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Autore: Opalix    28/06/2009    18 recensioni
PARADOSSO DI KIERKEGAARD: Se ti sposi, te ne pentirai. Se non ti sposi, te ne pentirai lo stesso.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4: IT’S NOT THAT YOU’RE ATTRACTIVE

Erano le nove di sera alla Tana. Un vento gelido fischiava tra le fronde degli alberi e faceva sbattere le vecchie imposte. La signora Weasley supervisionava con occhio di falco che le spugne incantate pulissero e sciacquassero le stoviglie con la dovuta cura. Il signor Weasley fumava la pipa sulla sua poltrona, con un libro tra le mani, godendosi il momento di relax… O meglio, cercando di godersi il momento di relax, cosa alquanto complicata, finchè la figlia continuava a girare come un’anima in pena per tutta la casa, urtando con le ginocchia ogni sedia o spigolo, e chiamando con voce lamentosa la sua decrepita Puffola Pigmea, che probabilmente si era ritirata in qualche angolo a morire di vecchiaia in santa pace.
“Ginny, tesoro…” tentò il povero signor Weasley, “sono davvero convinto di aver cercato bene oggi pomeriggio, cara… forse dovresti lasciar perdere.”
“Ma è la mia puffola!” puntualizzò la ragazza.
“Certo, cara, lo so. Ma era anche molto vecchia per essere una puffola… Ne compreremo un’altra, se non salterà fuori. O magari si è solo addormentata da qualche parte.”
Ginny urtò un calderone che evidentemente era spostato di una manciata di millimetri dalla sua abituale posizione. Il calderone urtò uno sgabello, che rotolò fino a fermarsi contro la gamba del tavolo, quest’ultimo traballò quel tanto che bastava per rovesciare il vaso di fiori posato su di esso, l’acqua si sparse sulla tovaglia ricamata di Nonna Prewett, mentre il vaso precipitava rovinosamente a terra, infrangendosi con un fracasso infernale.
Dal calderone ribaltato rotolò fuori una spelacchiata pallina lanuginosa che andò a fermarsi sui piedi di Ginny, spalancò due enormi occhi terrorizzati e rimase lì a tremare. Molly Weasley osservò il disastro e pensò che, decisamente, era ora che sua figlia si trovasse un altro fidanzato.

La valutazione del danno fu interrotta da un bussare furioso del becco di un barbagianni sul vetro della finestra della cucina. Molly aprì la finestra, il rapace si sporse dal davanzale quel tanto che bastava per lasciar precipitare sul pavimento un grosso involto di carta colorata, poi volò via lasciando chiaramente capire che in una topaia come quella non avrebbe assaggiato nemmeno un biscottino.
Il grosso pacco si rivelò un mazzo di dodici rose bianche e rosate, accuratamente incartate in modo che il volo e il vento non le rovinassero. Molly lanciò un’occhiata rapida al biglietto appuntato al nastro del bouquet.
“È un mazzo di fiori per Ginny” disse, con poco entusiasmo.
Bianche e rosa, pensò sconsolata.
Bah. Uno spasimante con un minimo di cervello le avrebbe mandate rosse.
Ginny si avvicinò con prudenza, cercando di non tagliarsi i piedi con i cocci del vaso. Prese tra le braccia il grande bouquet che la madre le porgeva e sfiorò i petali vellutati dei boccioli; dal mazzo si sprigionava un profumo intenso di rose, una fragranza dolce e fresca come la rugiada in un mattino di primavera.
“Sono rose, vero? Da parte di chi?”
Molly prese in mano il biglietto e controllò il mittente.
“Un certo Dan Jordon. Lo conosci?”
Ginny non fece in tempo a rispondere perché il biglietto saltò via dalle mani di Molly e si aprì a mezz’aria come una strillettera. Istintivamente la signora Weasley indietreggiò con un balzo, ma dalla busta uscì soltanto una voce calma ed educata.

“Ho visitato metà dei fiorai di Londra per trovare le rose più profumate. Non sono del colore che io avrei scelto, ma ho ritenuto più importante trovare dei fiori che tu potessi apprezzare davvero. Spero che il pensiero sia gradito. Sarò via per lavoro per qualche giorno, ma vorrei incontrarti di nuovo sabato mattina, al Paiolo magico alle dieci: sarò ad attenderti all’uscita della Metropolvere.
A presto,
Dan.”

Molly Weasley si stava letteralmente fregando le mani.
“Che tono gentile e di classe…” commentò, con finta noncuranza, “Dove hai conosciuto questo giovane, cara?”
“A ballare, qualche settimana fa… Ero uscita con Neville. Non è delizioso questo profumo, mamma? Li metterò nel vaso grande…”
“L’hai appena rotto, il vaso grande, Ginny.”
Ma Ginny, senza ascoltarla, si avviò con aria persa e sognante verso la sua stanza.
Arthur Weasley si grattò il mento, perplesso, mentre guardava la moglie che si accingeva a raccogliere i cocci rotti del vaso e sospirava felice tra sè.

LEGGE DEL CAPITANO PENNY
Si può fregare tutti per un certo periodo, e qualcuno per sempre, ma non si può mai fregare la mamma.

Draco scese le scale dell’ingresso di Malfoy Manor, allacciandosi pigramente una cravatta di seta sulla camicia blu scuro. L’ampio androne era silenzioso e scuro, nonostante le grandi vetrate: il cielo, fuori, era grigio cupo e prometteva pioggia. Draco prese al volo il mantello ben spazzolato che l’elfo domestico gli porgeva e infilò il corridoio che collegava il corpo principale della villa all’ala laterale in cui viveva e regnava Madama Narcissa.
Dopo aver più o meno felicemente sistemato l’erede ed essersi assicurata che il marito se ne stesse ad Azkaban per il resto dei suoi giorni, Narcissa aveva preso sotto la propria giurisdizione quell’ala in disuso del grande maniero e l’aveva eletta a sua fissa dimora, intraprendendo un’opera di restauro e decorazione che aveva dato lavoro a un numero esorbitante di muratori, restauratori, falegnami, carpentieri e giardinieri.
L’entrata dell’adorato unigenito non sembrava una ragione sufficiente perché Madama distogliesse gli occhi da ciò che stava guardando: la supervisione dei lavori che si stavano svolgendo in quel momento sulla parete sud del salone calamitava tutto il suo interesse.
“Che ne dici di questa sfumatura, caro? Io non sono del tutto convinta.”
Draco alzò gli occhi e il suo campo visivo fu occupato dalla figura di un ragazzo bruno in jeans aderenti e petto nudo che, arrampicato su una scala in equilibrio precario, passava ritmicamente sulla parete un pennello imbevuto di vernice color albicocca. Quando il ragazzo si chinò per intingere di nuovo il pennello nel secchio di vernice, uno strappo nei jeans mostrò agli astanti un’ampia porzione del fondoschiena abbronzato. Draco pensò bene di distogliere lo sguardo e portarsi una mano alla tempia.
“Non lo so, mamma… ma se non ti convince perché non hai prima fatto delle prove usando la bacchetta come farebbe una strega normale?”
Narcissa lo gelò con un’occhiata.
“E perché non dovrei offrire possibilità di onesto lavoro a questi ragazzi? Jackson è così disponibile nell’aiutarmi a ridecorare questa casa.”
Draco annuì, senza battere ciglio.
Eh si, bisogna dare qualcosa di onesto da fare al povero Jackson.
“Volevi dirmi qualcosa, Draco? È strano vederti in piedi così presto il sabato mattina…”
“Ho delle commissioni da fare stamattina” fece Draco, ignorando deliberatamente lo sguardo scrutatore di sua madre, “volevo solo informarti che ho saputo la data dell’udienza preliminare per il divorzio: sarà…”
“Tra venti giorni, lo so. Ho saputo che l’avvocato Granger ti farà da legale: ottima scelta caro, parleranno tutti così bene di te.”
Draco si astenne dal sospirare; doveva immaginarlo che sua madre avrebbe saputo tutto prima ancora dei diretti interessati.
“Ok, perfetto. E poi volevo dirti che Pansy starà fuori dai piedi per qualche giorno, parte oggi pomeriggio per una vacanza con Melanie.”
“Bene, immagino sia un sollievo per te non averla attorno in questo periodo.” Narcissa si voltò a squadrare il figlio dall’alto dei suoi tacchi a spillo. “Suppongo anche che non sia necessario consigliarti di aspettare che le trattative per il divorzio siano concluse prima di intrattenere altre compagnie femminili, soprattutto qui in casa.”
Draco sollevò un sopracciglio, incredulo, e Jackson scelse quel momento per saltare giù dalla scala con l’agilità di un gatto, facendo guizzare gli addominali scolpiti, punteggiati da goccioline di vernice. Sul viso abbronzato, dai lineamenti regolari e mascolini, brillavano due begli occhi color nocciola e un sorriso accattivante da fotomodello.
“Ho finito la prima mano, Signora Malfoy. Se mi permette, vado a mangiare qualcosa prima di iniziare con la seconda.”
“Fai pure, Jackson” concesse la Signora Malfoy, facendo scorrere lo sguardo sulle spalle quadrate e sui pettorali scolpiti.
Jackson si allontanò .
Narcissa seguì con gli occhi il movimento delle sue natiche da nuotatore.
Draco seguì lo sguardo di Narcissa, poi lanciò un’occhiata a Jackson e pensò che quei jeans erano troppo piccoli di almeno una taglia. Improvvisamente sentiva un po’ di acidità di stomaco.
Figurati se doveva farsi dare dei consigli da sua madre…
“Mamma, quel ragazzo dovrebbe essere ancora a scuola, invece di stare qui a… dipingerti i muri.”

Brian: “How old are you, really?”
Justin: “20… 19… 18…”
Brian: “What is this, a missile launch?”
Justin: “17.”
Queer as Folk, Season 1, Episode 1

Ginny uscì dal camino del Paiolo magico insieme ad altre tre o quattro persone: era chiaro che la fermata del Paiolo magico le era familiare perché scese i gradini con sicurezza e si mise da parte per aspettare il suo accompagnatore.
“Ginevra.”
Draco la prese per mano e lei sorrise, riconoscendo la voce.
“Ciao! Grazie per le rose, Dan! Hanno un profumo meraviglioso, riempie tutta la mia stanza! Sei stato davvero gentile a cercare dei fiori così profumati, per me!”
C’era tanta semplice sincerità in quel ringraziamento che anche Draco si ritrovò a sorridere impercettibilmente, e fu lieto che l’incanto di dissimulazione non permettesse a nessuno di riconoscerlo in mezzo alla gente. Il sorriso di Ginny era così aperto e ingenuo, da non lasciare alcun dubbio su quanto quella semplice attenzione l’avesse colpita e resa ansiosa di rivederlo per ringraziarlo personalmente… E era solo un mazzo di fiori che sua madre non avrebbe giudicato degno nemmeno di decorare una scrivania. Draco pensò a quanto sarebbe stato facile per un uomo con i suoi mezzi, assicurarsi un sorriso come quello ogni giorno.
“Non è stato nulla. Vogliamo andare?”
Ginny cercò il suo braccio e sorrise di nuovo.
“Dove andiamo di bello?”
“Londra babbana,” rispose Draco spiando la sua reazione, “ho trovato i biglietti per una matinée.”
“Uno spettacolo?”
“Un concerto. Musica classica. Ti piace?”
“Certo!”

Uscirono da Diagon Alley e si trovarono tra i babbani che correvano avanti e indietro, trafelati come loro solito, tra una fermata della metropolitana e l’altra. Draco aveva trasfigurato il suo mantello in una giacca di foggia più moderna, ma il cappotto scuro e gli stivali di Ginny si adattavano perfettamente all’ambiente.
Passando davanti a un fioraio Draco si fermò qualche istante, pescando dalla tasca dei pantaloni qualche sterlina. Il tempo e la necessità avevano smorzato la sua repulsione nei confronti dei babbani: c’erano stati momenti, quando ancora tutti lo additavano come il figlio del mangiamorte, in cui l’anonimato di cui godeva in quella grigia Londra al di fuori di Diagon Alley gli era sembrato quasi confortante.
Un attimo dopo chiuse le dita di Ginny attorno allo stelo di una fresia. La ragazza si portò il fiore al viso e ne respirò il profumo.
“È buonissimo!”
“È una fresia. Bianca. Vuoi che ti aiuti ad appuntarla al cappotto?”
Ginny spezzò il gambo del fiore con attenzione e lo infilò tra i capelli, sopra l’orecchio sinistro.
“Come sto?” chiese, continuando a sorridere.
Beh. Ovviamente era ridicola.
Per il fatto che era novembre, per il fatto che indossava un cappotto di panno nero e che… Andiamo, chi è che va in giro per Londra con un fiore bianco tra i capelli?!?
Ma quel contrasto (il bianco del fiore, il nero del cappotto, e il cremisi intenso dei capelli) la rendeva attraente in un modo in cui Draco non aveva mai pensato di poter considerare attraente una donna: vistoso, divertente… libero. Ginny era libera di fare ciò che voleva, era libera di essere spettinata, di avere un baffo di fuliggine sul naso, e di mettersi un fiore tra i capelli in inverno, quando l’aria non faceva che promettere neve, e stava recandosi all’opera. E di sembrare per questo (o nonostante questo) ancora più giovane e graziosa.
“Sembri una ragazzina,” disse Draco, senza fare in tempo a frenare la lingua, “appena uscita da Hogwarts. Non dimostri la tua età.”
“Allora posso aspettare ancora un po’ a preoccuparmi delle rughe che non vedo!” rise Ginny.

“It’s not that you’re attractive
but, oh, my heart grew active
when you came into view…”
Frank Sinatra
“I’ve got a crush on you”

All’uscita dal teatro, Ginny sorrideva e ciarlava come una gazza, senza la minima signorilità.
“Merlino, che meraviglia! Quel violinista suonava così… meravigliosamente! Scommetto che era anche un bel ragazzo! Era un bel ragazzo?”
“Questione di gusti, credo. Quel pizzetto aveva un che di vagamente caprino. Immagino che un altro ragazzino gay possa anche trovarlo attraente…”
“Oh, beh… Allora avremmo dovuto portarci Harry Potter!”
Draco si strozzò con un inesistente granello di polvere fluttuante per caso davanti alla sua bocca e si bloccò in mezzo alla strada, tossicchiando.
“Come prego?”
Ginny rise forte.
“Sto scherzando! Oh Dio, cosa darei per vedere la tua faccia!”
Meglio di no. Se non altro perché i conati di vomito non mi rendono giustizia.
“Era solo una delle tante balle uscite sui giornaletti scandalistici quando trapelò la notizia che non stavamo più insieme. Alcuni scrissero che Voldemort si era reincarnato, l’aveva posseduto e l’aveva fatto diventare così cattivo da lasciare la fidanzata cieca, sola e indifesa. Altri scrissero che era diventato gay ed era scappato con Draco Malfoy.”
Ugh.
“Immagino che la verità sia molto meno… esotica.”
O per lo meno, lo spero.
“L’ho lasciato io. Se l’è presa per un po’, ma poi ha trovato una ragazza carina, si è sposato e ha messo al mondo un paio di pargoli che mi chiamano zia Ginny. Che noia, eh?”
Draco non avrebbe potuto essere più concorde.
“Beh, che ne dici se andiamo a pranzo da qualche parte, così mi racconti qualcos’altro di te?”
Invece di raccontarmi particolari della vita dello Sfregiato di cui preferirei non essere al corrente.
“Si sta così bene fuori, l’aria profuma quasi di neve… Perché non ci prendiamo un panino e facciamo una passeggiata?”
Veramente Draco aveva pensato a un ristorantino francese, ma se la signorina desiderava una salsiccia chi era lui per contestare?

Ginny aveva la preoccupante capacità di continuare a ciarlare incessantemente anche mentre mangiava. E camminava. Vergognandosi di se stesso come uno schiopodo in piena muta, Draco si rese conto che la cosa non lo irritava quanto avrebbe dovuto.
Malfoy venne così ad apprendere molto più di quanto avesse mai lontanamente desiderato sapere sulla famiglia Weasley e sui vari animali domestici annessi… Fratelli, cognate e nipoti di Ginevra compresi. I protagonisti di quel racconto sconclusionato non lo interessavano minimamente, ma era affascinato da Ginny, dall’espressività anomala del suo viso privo di sguardo, dal suo mutevole umore, quel passare senza fatica dalla timidezza all’espansività. Era intrigante il modo in cui Ginny affrontava quella vita a metà… Come un uccello che, privato delle ali per volare, impara a zampettare nell’erba con una dignità maggiore dei suoi simili in salute. Ma non era certo così stupido da credere che quella pacata serenità fosse giunta senza il pagamento di un dazio molto salato.
Ginny restò in misericordioso silenzio per qualche secondo, poi gli strinse leggermente la mano sul braccio.
“Devo averti rintronato con le mie chiacchiere…” mormorò.
“Un po’…” ammise Draco.
Ginny rise sommessamente, un suono dolce, sexy con naturalezza, senza essere affettato. Draco conosceva donne che si erano allenate per anni per poter riprodurre una risata del genere.
“Scusami, davvero. Mi capita così di rado di poter chiacchierare con qualcuno che non è già al corrente di ogni singolo avvenimento della mia vita...”
“Non preoccuparti. Non mi dispiace: sono abituato a donne che scelgono così attentamente ogni singola parola e il tono con cui pronunciarla, da farti pensare che non ci sia nulla nella loro esistenza che sia degno di essere raccontato con sincerità.”
“Oh…l’alta società…”
“Esattamente. Proprio con quel tono.”
Risero insieme mentre si sedevano su una panchina.
“Senti…” disse Ginny, tornando seria, “Posso chiederti…?”
Sembrava tornata di nuovo sulle spine, come qualche giorno prima quando si era seduta sul suo divano preoccupata per le pieghe sul vestito che non poteva vedere.
“Che c’è?”
“Volevo…” alzò una mano, ma si fermò vicino al viso di lui, “posso guardarti?”
Draco rimase interdetto per qualche secondo, poi capì.
Beh. O la va o la spacca.
Mica poteva tirarsi indietro, non sarebbe stato educato. Voleva toccargli la faccia, non palpargli il sedere.
Prese la mano fredda di Ginny e la posò sulla propria guancia. La donna sorrise e gli sfiorò il naso, poi scese lentamente sulla bocca, sul mento e risalì sugli zigomi ossuti e sulla fronte… Quando le sue dita gli sfiorarono le palpebre Draco chiuse gli occhi.
“Di che colore sono?”
“Grigi,” sussurrò Draco.
Le dita di Ginny salirono di nuovo ed incontrarono una ciocca di capelli che cadeva, liscia e morbida, sulla fronte.
“E questi?”
Draco trattenne il respiro. Poi sganciò la caccabomba.
“Biondi.”
Ginny si congelò per un brevissimo istante, ma sorrise quasi subito.
“Wow. Chissà che sguardo…” mormorò.

PRIMA LEGGE DI ARTHUR
Le persone che ti piacciono pensano immancabilmente che tu gli ricordi qualcuno.

*******

Si ringrazia Susan per il prestito dell’imbianchino Jackson, al secolo Gale Harold.

Poiché più di una di voi mi ha detto di non digerire, o di non aver inquadrato ancora Ginny… forse è un po’ pretenzioso dire che la cosa è voluta, ma il punto è che non l’avete inquadrata perché è Draco a non averla ancora inquadrata. Vi avevo abituato a storie in cui è Ginny il primo protagonista introdotto, poi di solito i un modo o nell’altro arrivava Draco e vedevate lui attraverso gli occhi di lei. Per forza di cose qui ho dovuto fare il contrario ed è stata la cosa più difficile dell’ideare questa trama.
Grazie a Ciii, yellowrose (grazie mille davvero! Per curiosità la long fic a cui ti riferisci qual è?), rebby, parisienne (sinceramente non è tra le mie priorità sapere con chi se la spassa Potter… magari più avanti mi verrà in mente, ma ti dico già da subito che un’illustre sconosciuta, non rilevante ai fini della storia), Vulcania (molto onorata di essere il tuo cocktail rinfrescante per l’estate! Grazie!), Danyyy (non so esattamente quanto sarà lunga, più o meno come Legend credo, non ho più la forza di scrivere tragedie greche…), cl33 (grazie per i complimenti sullo stile! Non aggiorno con una regolarità maniacale perché il lavoro mi impegna abbastanza, ma faccio il possibile per non far passare troppo tempo tra un aggiornamento e l’altro… conta ogni 10-15 giorni, non dovrei sforare di più! Un bacio!), Saty (Tesor, tu sai quanto amo Frank, non mi lascio sfuggire un’occasione per venerarlo apertamente! No, non credo che racconterò per filo e per segno quali colossali balle abbia raccontato Draco a Ginny, in fondo non è rilevante, no? Mi piace raccontare alcune scene e lasciarne intendere altre. Grazie come sempre per le recensioni esilaranti!), seven (sempre prodiga di complimenti! Grazie mille!), Curiosity (Draco non è esattamente comprensivo… Draco e rassegnato a Pansy e, in ultima analisi, non gliene frega un cavolo. Grazie, cara!!! Baci!).

   
 
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