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Autore: Emmastory    05/02/2018    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo LIX
 
Un mondo, uno scontro e una nuova vita
 
Come ogni giorno, era di nuovo mattina, e con le coperte tirate fin sopra la testa, mi sentivo pigra, eccessivamente pigra. Conoscendomi, sapevo di non esserlo, ma i costanti e continui allenamenti nelle segrete della donna che ci ospitava da tempo al suo castello mi avevano davvero stremata, e con l'arrivo della notte, dormire era per me il piacere più importante. La mia ansia mi faceva sempre tristemente compagnia, e non sembravo riuscire a guarire in alcun modo, ma per qualche strana ragione, la stanchezza mi portava a dimenticare ogni problema, incluso quello. Non ero guarita, ma da un ormai lungo periodo, avevo trovato il modo di controllarla, e il mio diario, unito alla presenza del mio Stefan al mio fianco e alla mia rabbia correttamente incanalata e riversata su quegli stupidi manichini pieni di sabbia, era un grande, grandissimo aiuto. Lentamente, il tempo continuava a scorrere, e con ogni giorno che passava, mi sentivo sempre più orgogliosa di me stessa. Finalmente, ero sicura di riuscire a dominare le mie paure e i miei orribili incubi, e quando questi svanivano, lasciavano spazio ai colorati sogni che avevo nascosto nei meandri della mia stessa mente e che non ero mai riuscita a liberare, troppo spaventata da tutto quello che mi succedeva, sempre paragonabile ad un vero film dell'orrore. Ormai non succedeva da giorni poichè avevo imparato a star calma e sfogarmi, ma ricordo ancora che addormentarmi di notte era una vera sfida. Sentivo il bisogno di dormire, eppure non volevo soddisfarlo, ed era come se cercassi di difendermi da me stessa, così da evitare gli incubi e cercare di vivere serenamente. Fu una pessima idea, e lo capii solo dopo molti lunghi anni, quando guardando la mia immagine riflessa in uno specchio, non notai altro che le occhiaie e le ferite di una ragazza, o per meglio dire una donna non aveva fatto altro che infliggersi da sola. Ci avevo impiegato anni, ma alla fine l'avevo capito. Avevo imparato ad amarmi e rispettarmi, e proprio per questo, tutti i miei cari erano orgogliosi di me, inclusi Stefan e i nostri figli, ma anche Rachel, Lady Fatima, e il caro, carissimo Chance. Sì, Chance. Un povero cane ormai attempato e non più giovane, a cui volevo veramente bene, e che non avrei mai abbandonato nel momento del bisogno, standogli vicina proprio come lui aveva fatto sia con me che con ogni membro del mio gruppo. Era ancora mattina, e sempre avvolta fra mille coperte, non volevo davvero alzarmi. Mi sentivo stanca, e dopo alcuni lunghissimi minuti trascorsi ad occhi chiusi e con un respiro calmo e regolare, sentii un leggero grattare alla porta, poi un altrettanto flebile uggiolio. Come ogni mattina alla stessa identica ora, il mio amico dal pelo biondo era venuto a svegliarmi, e stando seduto vicino all'armadio, aspettava che mi alzassi dal letto. Sorridendo alla sua vista, lo invitai ad avvicinarsi, e dopo qualche carezza, lasciai che mi leccasse il viso liberandomi dal sonno. Poco dopo, mi drizzai a sedere sul letto, mettendomi poi in piedi e raggiungendo subito la sala principale, così da aspettare la colazione e ingannare il tempo dando il buongiorno alla mia intera famiglia oltre che a Rachel e alla Leader. Stranamente, non le trovai vicine come al solito, e la gran sala sembrava davvero vuota senza di loro. Leggermente preoccupata, mi voltai verso lo spoglio trono della Signora, e sotto muto consiglio del cane nascosto sotto la tavola, che mi colpì più volte il ginocchio con la zampa, mi alzai dalla mia sedia per andare a controllare. Il primo luogo a balzarmi in mente fu la loro stanza, e bussando educatamente, chiesi di entrare. "Milady? Rachel? Va tutto bene?" Azzardai, abbassando lentamente la maniglia e spingendo per aprire la porta. "Va tutto alla perfezione, buongiorno, cara Rain." Mi rispose la Leader, intenta a sistemarsi per qualche attimo i capelli scuri quanto i miei davanti ad uno specchio, mentre la fidanzata non faceva che fissarla, totalmente rapita e innamorata. Poco dopo, la donna si avvicinò alla piccola culla presente nella stanza con cautela, rinunciando ai suoi alti e magnifici tacchi per evitare di far rumore. Il piccolo Gabriel dormiva beato tra le coperte ricamate. Silenziosa, posò una mano sul ligneo bordo di quel caldo nido e sorrise dolcemente. "Tesoro, è bellissimo." Disse Rachel, avvicinandosi a sua volta e guardando alternativamente il piccolo e l'amata. "Ed è tutto merito tuo e della tua forza, gattina." Le rispose la donna, iniziando ad osservare il bambino con più attenzione, inclinando leggermente la testa di lato. Guardandolo, scoprì che era molto somigliante alla sua Rachel, e fermandosi a pensare, sperò che ereditasse anche il suo dolce carattere."No, se questo bambino è nato è anche merito tuo, sai Fatima?" Continuò la ragazza guardandola, orgogliosa e innamorata. "Ma eri tu quella distesa sul letto a spingere." Replicò la donna di rimando, con un sorriso dolce e assai fiero. "Zitta e baciami, infermiera." Disse a quel punto Rachel, prendendole il viso fra le mani e continuando a guardarla. "Senza farselo ripetere due volte, Lady Fatima le alzò il mento con due dita fino a quando le loro bocche non si scambiarono il bacio tanto atteso da entrambe. Sensuale, dolce e calmo, In quel bacio, la donna concentrò tutto l'amore che provava e aveva sempre provato per la sua ragazza. Quel contatto non durò molto, certo, ma la cosa non importò minimamente a nessuna delle due. Subito dopo, il silenzio calò nella stanza, e dalla culla si levò un vagito. Avvicinandosi, Rachel si sporse per controllare, e a quanto sembrava, il piccolo aveva freddo. Dolcemente, gli rimboccò la copertina azzurra, e con tutta calma, il bimbo si addormentò di nuovo. In silenzio, la Leader osservava  con quanto amore Rachel si occupava di loro figlio e non riuscì a trattenersi dal dirglielo. "Sei fantastica, tesoro. Gabriel è in ottime mani con te come madre." Rivelò semplicemente, dandole un lieve e veloce bacio sulla fronte con fare amorevole. "Dici davvero?" Non potè evitare di chiedere lei, sorpresa da quel giudizio inaspettato. "Assolutamente, micina. Assolutamente." Le disse soltanto, rivolgendole uno sguardo sincero. Sorridendo, Rachel la baciò di nuovo, e non appena si staccò da lei, prese in braccio il bambino. "Come stai adesso?" Le chiese poi la donna, preoccupata. Era riuscita ad alzarsi dal letto, e stava visibilmente riprendendo colore e salute, ma nonostante tutto, non poteva fare a meno di preoccuparsi. "Bene, e tu?" Rispose lei, rigirandole la domanda. "Rachel..." La chiamò quasi con rimprovero mentre le accarezzava dolcemente una guancia con il dorso della mano. "Sì, Fatima?" azzardò lei, attendendo con pazienza una risposta. "Come stai?" Le ripetè, scandendo bene le due parole. "Fatima, amore, sto bene, dico davvero." Disse allora lei, sincera sia con la sua donna che con sè stessa. A quelle parole, la Leader addolcì lo sguardo, e sollevata, le sorrise. "Dì, vuoi tenerlo?" Propose poi la ragazza, sorridendo leggermente e guardandola negli occhi. Per tutta risposta, la donna la guardò sbalordita. Rimase per qualche secondo lì a fissarla senza sapere cosa rispondere. Vedeva il piccolo Gabriel come una creatura così fragile, che quasi temeva di romperlo come una bambola in porcellana. Divertita dalla sua improvvisa goffaggine, Rachel sorrise di nuovo, poi le posò in braccio il bambino. Tenendolo con dolcezza, la cara Leader se lo sistemò fra le braccia come se fosse stato una preziosa reliquia. "È... leggero." Osservò, leggermente sorpresa. "Dorme poco e mangia anche meno, mi pare ovvio che lo sia." Rispose Rachel, illuminando la sua amata con quelle parole. "Certo." Rispose tranquillamente, ridacchiando divertita nel vedere il piccolo fare delle smorfie buffe in quel sonnolento dormiveglia. Poco dopo, il bambino aprì gli occhi, e alla vista della Lady, rise. "Sembra che tu gli piaccia." Osservò allora Rachel, divertita. "Tu dici?" Chiese la donna senza neanche pensarci sopra, iniziando poi ad imitare il bambino nelle smorfie, con quest'ultimo che rimaneva quasi interdetto e fissava Lady Fatima in silenzio. "Ne sono certa, tesoro mio." Rispose soltanto, spostando lo sguardo dal piccolo al suo viso. Di nuovo felice anche se leggermente incerta, la cara Leader ricambiò il dolce sorriso della sua gattina, e in silenzio le ridiede indietro il piccolo. "Sta molto meglio fra le tue, di braccia." Commentò, in divertente imbarazzo. "Io credo di no, sai?" Le disse Rachel, per poi piegarsi leggermente sulla culla e depositarvi il bambino, così che potesse fare dolci sogni. "Vieni, lasciamolo riposare. Continuò poi, prendendola per mano e allontanandosi lentamente. Da quel momento in poi, anch'io mi unii a loro, lasciando il bimbo a riposare nella stanza e tornando lentamente nella sala principale. In silenzio, consumai il mio pasto con mille pensieri intenti a vorticarmi in mnete, ma con una singola certezza a rassicurarmi. La guerra che combattevamo andava avanti da lunghissimi anni, ma ormai sentivo che mancava poco, e le uniche cose a importare erano un mondo, un ultimo scontro e una nuova vita.
 
 
Salve di nuovo a tutti, e come sempre grazie di tutto il vostro supporto. Quello che avete appena letto era il penultimo capitolo di questa lunga saga, scritto come alcuni altri assieme alla mia amica, che ormai conoscete e sarete stanchi di sentirmi nominare, Karon Migarashi. In qualche modo, è grazie a lei se ho scelto di far comparire il piccolo Gabriel in questa storia, dando a Rachel e Lady Fatima la gioia di diventare madri di un bambino. Ormai manca un solo capitolo alla vera conclusione,  e mentre aspetto i vostri pareri, vi ripeto solo una cosa. Sentitevi liberi di esprimere il vostro parere, e fantasticare sul finale. Alla prossima, e grazie ancora a tutti voi,
 
Emmastory :)      
   
 
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