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Autore: VeganWanderingWolf    08/02/2018    0 recensioni
raccolta di momenti incentrati sul personaggio di Amanda, post 1a stagione (no spoiler sulla 2a). con grande partecipazione del Trio Chiassoso, e qualche comparsata (comunque notevole) di Dirk, Todd e Farah. Enjoy and stay punk!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’m Not A Fan Of Anything/Anyone. It’s Everyone/Everything That Should Be My Fan.

 

12.

 

«Merda. Dove diavolo è andato a cacciarsi il mio accendino?» borbottò Amanda, frugandosi in tutte le tasche del giubbetto, con una sigaretta ancora spenta tra le labbra.

Martin, che le sedeva di fianco sul bordo del terrapieno dove si erano fermati a godersi un tramonto particolarmente bello, sporse il braccio di lato porgendole tra le dita un accendino.

«Mhmm… no, grazie.» rifiutò gentilmente Amanda, alzandosi in piedi con aria imbronciata e determinata. «Voglio il mio.»

Ci teneva particolarmente a quell’accendino. Lo aveva trovato un giorno Vogel in una discarica, e non appena lei lo aveva visto innamorandosene gliel’aveva regalato. Era uno di quegli accendini squadrati che si accendevano automaticamente aprendo il coperchio, colorato di nero e viola con un disegno arabescato in oro; e lei lo ricaricava sempre, cosa che non si era mai presa il disturbo di fare prima con gli accendini.

Si stava dirigendo verso il portellone aperto del furgone parcheggiato lì a pochi metri da loro, con l’intento di proseguire la ricerca al suo interno, quando udì Gripps dire «Fumare non fa bene.»

Si fermò e si voltò su se stessa, rivolgendogli uno sguardo perplesso.

«Sì. Magari dovresti smettere. Forse.» aggiunse Cross, più innervosito ed esitante.

Amanda inarcò un sopracciglio, guardandoli come se stesse loro chiedendo se dicevano sul serio.

Cross distolse lo sguardo con aria singolarmente colpevole.

Lei aggrottò un poco la fronte, senza capire. Ma decise di rimandare un eventuale tentativo di capire che cosa fosse loro preso tutto d’un tratto, e riprese a marciare verso il furgone.

Trovare qualcosa in particolare all’interno del furgone, a meno che non fosse qualcosa di così grande che era impossibile non risaltasse in mezzo al caos di oggetti di ogni specie, era sempre una notevole impresa.

Ma diavolo, quell’accendino le piaceva sul serio!

Amanda iniziò a frugare in mezzo al di tutto e di più senza problemi e con fare abituato.

Fu così che di colpo, spostando diversi oggetti che sembravano essere stati particolarmente ammucchiati in un angolo, si ritrovò improvvisamente di fronte qualcosa che non solo non aveva mai visto prima lì dentro, ma che era particolarmente strano a vedersi.

Si trattava di un sacco dalla robusta costituzione forse di iuta, strettamente chiuso con una corda, grande pressappoco la metà di lei. Ma forse la cosa più singolare d’esso era la scritta che recava tracciata su un lato con della vernice spray nera, e che diceva: ‘non aprire. Segretissimo.’. A giudicare dalla grafia stentata, e soprattutto dalla scelta delle parole, sembrava qualcosa di scritto da Vogel.

Amanda corrugò la fronte e lo fissò per un poco, mettendosi seduta a gambe incrociate davanti ad esso, come per prendersi un momento per riflettere.

Dopo un poco sentì gli sguardi addosso e girò la testa. Gripps, Vogel e Cross se ne stavano affacciati al portellone aperto, spiando dentro solo sporgendo la testa; e a giudicare dalle nuvolette di fumo, Martin doveva essere fermo in piedi giusto dietro di loro.

«Che cos’è questo?» domandò Amanda, incuriosita e vagamente sospettosa.

«Questo cosa?» scattò subito Cross, nervosamente.

Amanda inarcò un sopracciglio.

«Io non ne ho idea…» disse Gripps, con fare serio, scuotendo appena la testa «Ma a giudicare dalla scritta, credo che sarebbe meglio non aprirlo.»

«Sì! Sono d’accordo!» disse subito Vogel, annuendo fervidamente, con aria ancora più colpevole degli altri.

Amanda inarcò anche l’altro sopracciglio e li fissò per un poco in silenzio con aria attentamente valutante, incrociando le braccia sul petto, la sigaretta ancora spenta che le pendeva da un angolo delle labbra.

«Hey, ossigenato.» interpellò infine.

«Che succede, batterista?» rispose quietamente Martin, ancora non visibile a parte le nuvolette di fumo di sigaretta.

«Qualcuno sa che cosa contiene questo sacco?» domandò Amanda, prima di pensarci meglio e specificare «Chiunque di noi, intendo. E intendo giusto per sapere se non abbiamo a bordo un sacco che nessuno ha idea che cosa contenga.»

Martin si prese qualche istante prima di rispondere. Gli altri tre continuavano a scambiarsi sguardi innervositi.

«Sono sicuro di sì.» disse infine Martin, volutamente vago.

Amanda rimase ancora per un poco a studiare le loro facce con un che di insospettito e comunque divertito. Alla fine alzò le spalle e decise di essersi stancata. «Okay, se lo dite voi…» risolse, alzandosi in piedi e spazzandosi distrattamente i pantaloni all’altezza delle ginocchia.

Dopo aver frugato per un’ora in tutto il furgone, Vogel scapicollò da lei stringendo vittoriosamente in una mano il suo accendino ritrovato.

Nei giorni successivi, Gripps le cucì nell’interno di una delle tasche del giubbetto un porta-sky-pass con il filo elastico rientrante – trovato in giro da Cross – a cui assicurare il suo accendino preferito per non perderlo più.

 

Amanda ebbe occasione di scoprire il segretissimo contenuto di quel sacco qualche giorno più tardi, quando Martin fermò il furgone e lei si risvegliò dal dormiveglia solo per scoprire che erano a Seattle.

Per un momento se ne stupì. Era pur vero che era qualche settimana che non passava a salutare gli altri, ma di solito Martin guidava fino a lì solo ed esattamente quando lei era nello stato d’animo di farci un salto, anche se non c’era mai bisogno di dirlo.

Amanda non si preoccupò troppo di quella stranezza, tuttavia, e balzò spensieratamente giù dal furgone scoprendo che Martin si era fermato davanti a casa di Farah.

Da quando villa Spring era andata rasa al suolo dalla CIA, Farah si era stabilita in un semplice appartamento in un condominio come un altro, strategicamente scelto per la sua posizione non troppo lontana né dal Ridgley né dall’ufficio della loro agenzia investigativa, in modo da potersi precipitare verso l’uno o l’altro a seconda di quale semi-catastrofe voluta dall’universo stesse capitando loro durante uno dei loro casi.

Amanda ebbe cura di controllare, consultando l’illuminazione del giorno e la posizione del sole ad occhio, che fosse un orario non troppo presto della mattina (escludendo automaticamente che fosse piena notte), prima di suonare il campanello. Non che ci si potesse sempre aspettare che Dirk, Farah e Todd fossero sintonizzati con orari umanamente standard, visto il ritmo a cui li costringevano i loro casi di solito, ma almeno Amanda ci provava a fare in modo di non svegliarli alle ore più improbabili dell’alba o della notte con le sue visite improvvisate.

Con sua sorpresa, Farah le aprì la porta quasi subito – persino eccessivamente prontamente per essere Farah, che era sempre almeno un poco più della media sul chi va là di suo – e la salutò con aria meno sorpresa del solito.

«Amanda! Che piacere vederti.»

Amanda inclinò appena la testa di lato, studiandola piuttosto divertita. «Ciao. Mi stavi aspettando?» chiese sorridendo.

Farah arrossì come se fosse stata scoperta, e abbassò lo sguardo. «No. Certo che no. Hem… non avevi detto che saresti passata oggi, giusto?»

Quello era ancora più strano. A volte Amanda li avvertiva che sarebbe passata a trovarli nei giorni a seguire, quando le capitava di saperlo e di trovare un telefono pubblico e di avere qualche monetina in tasca. Ma di sicuro Farah non dimenticava mai se glielo aveva preannunciato. Anche Dirk e Todd lo dimenticavano raramente, ma considerati i rocamboleschi eventi dei loro casi a volte erano un po’ troppo presi per non ricordarsene esattamente quando se la ritrovavano davanti.

«Non direi…» sorrise Amanda divertita, gustandosi il lecca-lecca che aveva in bocca. Da qualche tempo gli altri del Trio Chiassoso le regalavano lecca-lecca per cercare di farla smettere di fumare. Non che ci fossero ancora riusciti del tutto, o che le facessero altre pressioni, o che gliel’avessero detto esplicitamente (come se ce ne fosse bisogno).

Farah si impegnò ad annuire. Sembrava ancora particolarmente imbarazzata e innervosita, ma Amanda la conosceva abbastanza da sapere che potevano esserci decine di motivi diversi per quello.

«Vuoi entrare o…?» la invitò Farah, aprendo la porta.

Amanda alzò un sopracciglio incuriosita «O…?»

«Ti… andrebbe per caso una corsa?» propose Farah.

Amanda sorrise raggiante. «Eccome!»

«Okay.» annuì Farah. Sembrava ancora relativamente imbarazzata, ma annuì e le sorrise spontaneamente. «E… nemmeno stavolta vuoi provare a fare footing con una tuta o scarpe da ginnastica…?» offrì, studiando la sua solita tenuta di jeans robusti, maglietta, giubbetto punk e anfibi pesanti.

«Nah. Va bene come al solito.» rifiutò Amanda tranquillamente.

«Okay… allora credo che possiamo andare…» disse Farah, annuendo di nuovo e uscendo dalla porta.

Solo allora Amanda realizzò che Farah era già vestita per fare footing. Ma decise di soprassedere. Dopotutto, Farah andava a fare footing praticamente tutti i giorni – posto che qualche loro caso olistico non le avesse completamente sconvolto se non occupato gran parte del giorno e della notte, e lei doveva essere arrivata per caso proprio mentre stava uscendo.

Il vecchio furgone nero era già ripartito, senza sprecarsi in saluti come se fosse un’inutile vezzo borghese. Amanda ci era abituata e non ci trovava nulla da ridire. In ogni caso non appena si reincrociavano gli altri la salutavano calorosamente – ognuno a suo modo – come se non si vedessero da un mese, che fossero in realtà passate poche ore o un giorno o due.

Amanda si sfilò giusto il giubbotto e se lo legò attorno alla vita: quella era la sua tenuta da corsa, anche se Farah continuava a trovarla incredibile, a metà in un modo incredulo e a metà in modo ammirato che qualcuno potesse riuscire a fare footing con abiti tanto inadatti.

E iniziarono a correre.

Dopo un poco, Farah buttò lì, con fare tanto volutamente casuale da sembrare davvero sospetto «Che ne dici se andiamo fino al Ridgley?». E subito aggiunse «Così puoi salutare anche gli altri.»

Amanda la fissò, ma trattenne altri commenti e domande, limitandosi ad un «Okay. Perché no?»

 

Amanda e Farah stavano riprendendo fiato e facendo un po’ di stretching finale fuori dal Ridgley.

Amanda sorseggiò un po’ dell’acqua dalla borraccia di Farah e studiò il modo in cui l’altra sembrava ancora relativamente nervosa e imbarazzata per qualcosa.

Sì, decise infine, c’era decisamente qualcosa nell’aria.

«Come va il caso di cui vi state occupando?» si decise infine a domandare Amanda.

«Humm… abbastanza bene. Abbiamo appena iniziato a… farci un’idea ma… penso che potremmo cavarcela.» riportò Farah, con la sua ragionevole prudenza in proposito.

Amanda sogghignò un poco tra sé e sé. «Questo significa che Dirk e Todd sono già riusciti a imbattersi in una grossa serie di eventi improbabili, vero?»

Farah corrugò riflessivamente la fronte, e infine annuì. «Vero.» confermò, sorridendo appena tra sé e sé.

Amanda escluse che la particolare stranezza dell’altra fosse dovuta al caso che stavano seguendo. Dopotutto, persino Farah e il suo bagaglio di ansie e insicurezze si erano abituati ai loro casi. Per quanto ci si potesse abituare ad essi, perlomeno.

«E quei due sono diventati ancora più strani e ingestibili, da quando stanno assieme?» domandò ancora Amanda.

Farah la fissò piuttosto confusa. «Da quando… cosa?» domandò, perplessa.

«Uops…» fece Amanda, con una smorfia più divertita che colpevole.

Farah spalancò gli occhi come se avesse infine interpretato correttamente le sue parole. «Con ‘stare insieme’ intendi… proprio stare insieme?» chiese comunque, con il suo tono impegnato di quando cercava di capire esattamente se ci si stava capendo davvero, e che probabilmente usava assai spesso soprattutto con i due in oggetto.

«Mhm-mhm.» annuì Amanda pacificamente, attorno al lecca-lecca che si era tratta dalla tasca del giubbetto e si era ricacciata in bocca.

Farah sbatté le palpebre, fissando nel vuoto come cercando di capacitarsi di qualcosa. «Oh.» disse solo infine.

Amanda sorrise divertita, guardandola. «Oh?» ripeté.

«Beh… questo potrebbe spiegare alcune cose… a ripensarci ora…» ragionò lentamente e circospettosamente Farah.

Amanda ridacchiò. «Non sono sicura di volerle sapere… » scherzò «Ho come l’impressione che quei due siano terribilmente… smielosi

Farah inarcò un sopracciglio con una piccola smorfia incerta. «Più che altro direi… ancora più strani del solito…»

«Il che è tutto dire.» completò Amanda con sicurezza, annuendo saputamente.

Farah rise. Amanda si rese conto che Farah non rideva spesso, o almeno, lei non l’aveva mai sentita ridere molto, o così apertamente e sinceramente, e si ritrovò a pensare che fosse una bella risata.

Tuttavia, improvvisamente un altro suono attirò la sua attenzione. Un suono per lei inconfondibile che si stava avvicinando.

Si voltò subito a guardare il furgone nero del Trio Chiassoso che stava girando l’angolo della strada, e lo seguì con lo sguardo sorpreso mentre si avvicinava a loro e si accostava davanti al Ridgley.

«Che cosa ci fanno già qui?» si chiese Amanda ad alta voce.

«Non ne ho idea…» disse Farah. Ma qualcosa nel suo tono, qualcosa di segretamente divertito e complice, indusse Amanda a guardarla stupita.

«Batterista…» disse Martin a mo’ di saluto, scendendo dal furgone. «Questo è per te.» e le lanciò il segretissimo sacco di iuta che lei aveva trovato per caso settimane prima dentro il furgone.

Amanda lo afferrò al volo di riflesso, troppo sorpresa ancora per reagire in altro modo.

Gli altri tre si erano scaravoltati fuori dal portellone laterale del furgone e la stavano fissando pieni di aspettativa.

Qualcuno sbuffò sonoramente in protesta, facendola voltare su se stessa.

«Questo è veramente un modo inelegante di dare un regalo.» protestò Dirk, fermo in piedi in cima agli scalini dell’ingresso del Ridgley, con un Todd sorridente fermo di fianco a lui che reggeva in mano una busta.

Amanda finì per voltarsi di nuovo a guardare Farah, solo per scoprire che questa le stava sorridendo luminosamente e porgendo un piccolo pacchettino avvolto in una carta da regalo e con in cima un fiocchetto.

«Hem… buon compleanno, Amanda.» le disse.

Amanda spalancò gli occhi, ora del tutto incredula.

«Sorpresa!!» esclamò celebrativamente Dirk, gettando in aria le braccia.

Vogel iniziò a saltellare intorno a loro canticchiando ‘tanti auguri a te’, inventandosi le parole nei punti dove non le ricordava affatto, mentre Cross e Gripps tentavano di intonare la canzoncina un po’ più correttamente, con aria così seriamente impegnata da sembrare una singolare versione di un coro natalizio, e con Gripps che rifilava piccole manate sulla nuca di Cross ogni volta che questo sbagliava colossalmente le parole. Martin sogghignava largamente.

Amanda abbassò lo sguardo per un momento sul grosso sacco di iuta che ancora teneva tra le braccia e… sì, evidentemente doveva essere una serie di regali per lei da parte del Trio Chiassoso.

Scoppiò a ridere di gusto, estremamente divertita. La sua risata risuonò cristallina per metà strada almeno.

 

«Ancora non capisco…» biascicò Amanda, gesticolando piuttosto pericolosamente con la mano che impugnava l’ennesima lattina di birra mezza vuota.

«Hum… che cosa?» domandò gentilmente Farah, abbandonata a sedere di fianco a lei sul tetto del Ridgley e con testa e schiena appoggiate pesantemente contro il muro della copertura delle scale che portavano fino a lì, e che aveva bevuto probabilmente almeno quanto lei, corrugando la fronte per cercare di concentrarsi comunque meglio.

Amanda gesticolò distrattamente verso gli altri del Trio Chiassoso che stavano complessivamente e disordinatamente sparsi per il tetto, tracannando altra birra e/o improvvisando danze selvagge sulla musica dello stereo che si erano portati fino a lì, o accendendo la miccia di qualsiasi cosa tra fuochi artificiali e petardi e altro che si erano procurati facendo man bassa in un magazzino pirotecnico qualche tempo prima, e che avevano tenuto da parte in attesa della giusta occasione.

«Vi siete tutti organizzati… cioè… voi! Con loro! Per… organizzare tutto questo?» riuscì infine a esprimere nonostante la leggera sbronza.

«Hummm…» mugugnò Farah tra sé e sé, immergendosi in un altro sforzo di concentrazione attraverso i fumi dell’alcool. «Sì… qualcosa del genere.» annuì infine, cercando di mettersi un po’ più dritta nella sua posizione seduta, cosa che stava continuando a fare di tanto in tanto, visto che continuava a scivolare un po’ più giù.

Amanda la guardò strabuzzando gli occhi. «Come??»

Farah cercò nuovamente di concentrarsi. «Principalmente… Una delle ultime volte che sei passata di qui… mentre stavi chiacchierando con Dirk ho… proposto la cosa a Martin.» disse infine.

Amanda continuò a fissarla incredula, spalancando anche un poco la bocca. «Davvero??»

«Hummm… sì.» confermò Farah, semplicemente annuendo.

Amanda le sorrise luminosamente. «Quindi è stato tutto un tuo piano…?» chiese lentamente, come se stesse riflettendo su qualcosa in particolare, ponderando attentamente.

Farah la spiò di sbieco, stringendosi un poco nelle spalle, e occhieggiandola con un che di incerto e imbarazzato. «Credo di… Hum… Sì… sì.» ammise infine.

Amanda ridacchiò.

Poi si sporse e le piantò un bacio su una guancia.

Farah si irrigidì e arrossì.

 

«Todd!» gridò Dirk, volandogli praticamente addosso di peso nella sua foga agitata.

«Off…!» borbottò Todd, cercando di recuperare l’equilibrio e di evitare di cadere o di rovesciare troppa birra, nonostante il fatto che Dirk stesse cercando di aggrapparsi confusamente al suo braccio o alla sua giacca o alla sua maglia glielo stesse rendendo particolarmente difficile.

«Che cosa succede??» domandò subito Todd, relativamente allarmato. Dopotutto, con il Trio Chiassoso al completo riunito sul tetto del suo palazzo, poteva essere qualsiasi cosa. Senza cioè contare quello che normalmente succedeva loro di assurdo su una base quotidiana a causa della connessione particolare di Dirk con l’universo.

Per buona misura, si guardò intorno per tutto il tetto, in generale cercando automaticamente la più vicina fonte di minaccia, e nello specifico cercando di capire se si trattasse di quattro punk selvaggi assorbi-energia e pieni di birra che avessero tranquillamente deciso di punto in bianco di braccare Dirk per farsi uno spuntino a sua spese.

«Todd!!» ripeté Dirk, quasi urlando «Ho appena visto una cosa!»

Todd non aveva ancora visto niente di allarmante. A parte quelli del Trio Chiassoso che lanciavano allegramente in giro per il tetto petardi e fuochi d’artificio cioè. Giusto per sicurezza abbassò rapidamente lo sguardo controllando Dirk da capo a piedi, alla ricerca di eventuali segni di bruciacchiature o altre ferite da piccole esplosioni. A causa del suo stato alcolico, si ritrovò in particolare a contargli le dita accuratamente con lo sguardo, e a verificare l’assenza di ciocche di capelli o sopracciglia o ciglia strinate.

«Okay…» disse infine, lentamente «Che cosa, esattamente? Qualcosa di… potenzialmente mortale o… e/o potenzialmente collegato a qualche caso?» indagò meticolosamente, tornando a guardarlo dritto in faccia.

Dirk scosse fervidamente la testa, poi corrugò la fronte con aria riflessivamente impegnata. «Beh, tutto potrebbe essere collegato a un caso. Anche se, in questo caso…» si fermò per ridacchiare per l’involontario gioco di parole.

Todd sospirò divertito. «Dirk. Sei ubriaco.» sancì.

Dirk lo fissò con aria attenta e relativamente seria di colpo. «Beh… ho una notizia per te, Todd.» annunciò, prendendogli il viso tra le mani e stampandogli un bacio sulle labbra. «Anche tu non sei esattamente sobrio.» gli confidò serio, guardandolo negli occhi.

Todd rise un poco, sorridendogli automaticamente e avvolgendolo mollemente tra le sue braccia. «Ma davvero?» ironizzò, alzando un sopracciglio.

Dirk annuì con convinzione. Poi sembrò colpito da un pensiero e tornò ad agitarsi, aggrappandosi alla sua giacca. «Todd! Ho visto una cosa!»

«Sì… questo l’avevo capito. Eravamo al punto in cui mi dici che cosa avresti visto esattamente.» replicò Todd pazientemente, con un sorrisetto.

«Ah, giusto.» fece Dirk, calmandosi come per riflettere meglio. Infine esclamò «Si tratta di Amanda e Farah

Todd alzò un sopracciglio, con aria incuriosita. «Humm… vai avanti…»

 

«Sei ancora viva?»

Amanda iniziò a svegliarsi, o più o meno qualcosa del genere, e aprì uno spiraglio tra le palpebre. Dopo un poco riuscì a indirizzare lo sguardo ai piedi del letto, individuando Todd in piedi che la guardava con un sorrisetto divertito.

Emise un verso lamentoso e si coprì gli occhi con un braccio. «Non lo so. Ripassa più tardi. Magari per allora ne sapremo di più.»

Todd sornacchiò un accenno di risata divertita, e si allontanò. Amanda lo sentì armeggiare in cucina.

«Caffè!!» gridò.

«Come minimo…» commentò lui in risposta dalla cucina.

Amanda sentì un lamento di fianco a sé e aprì gli occhi, girando la testa. Dirk era abbattuto sull’altra metà del letto, gli occhi chiusi e una smorfia infastidita.

Lei sorrise divertita. «E tu sei ancora vivo?» domandò allegramente.

«Perché continuate tutti a chiedermelo…?» si lagnò Dirk, senza muovere un singolo muscolo.

«Buona domanda…» considerò Amanda, schioccando appena le labbra. Senza cercare veramente di togliersi il terribile gusto che aveva in bocca, una combinazione di sonno e postumi da alcool, o di sentire di meno il mal di testa che stava pazientemente e spietatamente facendo capolino.

Qualcosa di ancora più vivace della luce del sole attirò il suo sguardo, e abbassando gli occhi si ritrovò a fissare l’intenso magenta fiammante della giacca di Dirk. Le sembrava di ricordare di averla già vista il giorno precedente, ma non ci avrebbe giurato.

«Mi piace questa nuova giacca.» disse.

Dirk mosse giusto le labbra, sorridendo a occhi chiusi. Un sorriso particolarmente dolce e felice. «Regalata Todd…» mugugnò, relativamente sconnesso.

«Davvero…» replicò retoricamente Amanda, sorridendo.

Dopo un poco aggiunse distrattamente «Chi l’avrebbe mai detto. Che avesse buon gusto in fatto di vestiti.»

«Stai parlando di me per caso?» le domandò la voce di Todd.

Amanda tornò ad abbassare lo sguardo ai piedi del letto. «Come l’hai capito, fratello?» replicò con una smorfia innocente e relativamente amichevole.

Dirk aveva ripreso a russare piano di fianco a lei.

Amanda sorrise un poco, mentre Todd sospirava.

«Così hai finalmente tirato fuori la testa da sotto la sabbia.» osservò.

Todd la fissò, inizialmente serio, ma poi con un sorrisetto divertito. «Anche tu, a quanto pare…» replicò con calma.

Amanda corrugò la fronte. «Io?»

«Dirk sosteneva che l’hai fatto ieri sera… tirare la testa fuori dalla sabbia, in un certo senso.» riportò tranquillamente Todd, ancora con quel sorrisetto divertito.

«Mhmm…» mugugnò Amanda «Non credo di ricordarmi proprio tutto quello che potrei aver fatto ieri sera. Non da un certo punto in poi, soprattutto.»

Todd emise un piccolo verso sardonico. «Immagino…»

Dopo qualche istante, Amanda riportò uno sguardo deciso su di lui. «D’accordo. Che cosa?»

Todd attese giusto qualche momento per lasciare la suspense del caso. Poi disse «Pare che tu abbia baciato Farah

Amanda continuò a fissarlo. Poi sbatté le palpebre, o almeno ci provò, visto che si sentiva come se qualcosa l’avesse investita in pieno. Poi spalancò gradualmente gli occhi. «No…»

Todd alzò appena le spalle. «Beh, puoi sempre chiedere a Dirk… quando si sveglia…» disse, con strategica tranquillità, tornando in cucina.

Amanda si tirò a sedere praticamente di scatto e gridò «Hey, torna indietro!»

Todd sembrò ignorarla. Amanda mugugnò una serie di imprecazioni e di propositi di tremenda vendetta al suo indirizzo, quindi si girò a guardare Dirk che russava beatamente.

Considerò per un momento la possibilità di sentirsi in colpa per quello. Poi la scacciò e lo prese per le spalle iniziando a scuoterlo. «Dirk

Lui emise un verso lamentoso e non si mosse di un millimetro.

«Okay. Dirk. Devi svegliarti. Ora!» sancì Amanda, scuotendolo un po’ più forte e ignorando le sue proteste sconnesse e lamentose.

 

«Devo andare in un posto.» annunciò Amanda.

Un generale e assoluto stupore sembrò calare completamente all’interno del furgone del Trio Chiassoso.

Per lunghi istanti, nessuno fiatò.

Quindi Martin emise un semplice grugnito d’assenso, e fermò il vecchio quattroruote. Aprì lo sportello, scese lasciando il motore acceso e lo sportello aperto, fece il giro del furgone e aprì lo sportello di Amanda.

Lei era semplicemente rimasta per tutto il tempo a guardarlo, tranquillamente ma attentamente.

Martin mosse la testa indicandole il posto del guidatore.

E Amanda sorrise raggiante, spostandosi dietro il volante.

Nessuno le chiese dove volesse andare esattamente, per tutti i cinque giorni di viaggio che occorsero per raggiungere Seattle.

E quando lei fermò il furgone e balzò giù lasciando il motore acceso, davanti ad una casa in particolare, ancora nessuno di loro commentò assolutamente niente. Semplicemente ripartirono, e lei non si girò nemmeno a guardarli allontanarsi. Sapeva perfettamente che sarebbero tornati esattamente al momento giusto, quando lei fosse stata pronta per ripartire.

Ferma in piedi davanti alla porta ancora chiusa, si prese un momento di raccoglimento. Quindi prese un lungo respiro e pigiò il campanello.

Dopo qualche momento, la porta si aprì.

«Amanda? Oh, ciao.» disse Farah, tradendo un miscuglio di gioia, emozione e imbarazzo per via della sorpresa inaspettata.

Amanda sorrise.

Dopotutto, arrivare e ripartire senza che mai nessuno – nemmeno lei – potesse sapere con certezza il giorno o l’orario, aveva l’indiscusso vantaggio di poter vedere chiaramente sul viso delle persone le loro reazioni più sincere al riguardo.

«Hey. Passavo da queste parti…» scherzò Amanda.

E Farah rise.

Sì, decise Amanda tra sé e sé. Aveva proprio una risata bellissima.

 

 

 

 

 

Note sciocchezze dello scribacchiatore: sì, lo so. Questa cosa è così senza arte né parte che… no, non ho ancora idea esattamente del perché/percome l’ho scritta, o forse anche perché sono passati mesi e mesi. It sort of happened, ecco. Ma breve e indolore com’è, e ormai che era lì già scritta, la mia filosofia è diventata sostanzialmente: perché no? :p

Però ho decisamente un rammarico: decisamente troppe poche scene di punk olistici che portano spensieratamente caos in giro. Già. Verosimilmente è esattamente quello che succede in tutto il tempo che intercorre tra ognuno di questi momenti di questi capitoli, ecco, sì, indubbiamente!

Bye-bye

  
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