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Autore: LilyBennet    08/02/2018    2 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy sono follemente innamorati. O almeno così sembra.
Ai due è stata sbadatamente somministrata una pozione d'amore, che finisce per avvelenarli entrambi e causargli dei brutti effetti collaterali. Con il viso di un sinistro color viola lei, e delle disgustose pustole verdi su tutto il corpo lui, si ritrovano a condividere la stessa sorte ad appena un letto di distanza, separati da una sottile tendina dell'infermeria. Non ci vuole molto a capire cosa abbia spinto i due eterni nemici ad agire in un modo così insolito, ma ormai il danno è fatto, e tutta Hogwarts li ha visti girare mano nella mano e scambiarsi tenere effusioni.
In una scuola dove niente rimane segreto troppo a lungo, i due caposcuola si ritrovano a dover far fronte a pettegolezzi di ogni genere, fidanzati gelosi, e rivalità tra case che perdurano da secoli.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Dean/Ginny, Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Hermione era una strega temibile. E Wayne Hopkins poteva confermarlo.

Ma anche Draco Malfoy non scherzava mica, anzi.

Il Tassorosso non sapeva dire se lo spaventassero di più le velate minacce fatte a gesti del Serpeverde, che lasciavano perfettamente intendere il loro significato (« Parla e ti uccido »), o il piccolo rituale della Granger, che tutte le mattine si assicurava che la vedesse spostare ripetutamente lo sguardo dal recipiente dei punti dei tassi a lui, quasi a volergli ricordare che se avesse parlato l'avrebbe visto sempre mezzo vuoto.

Wayne non sapeva se i due caposcuola avessero seriamente il fegato di farlo sparire o di provocare una crisi depressiva ad un'intera casa, ma preferiva tenersi il dubbio e non sfidarli.

E comunque, nessun tasso seppe mai perchè il compagno si aggirava in evidente stato di shock.

 

Più o meno come nessun Grifondoro sapeva perchè mai Harry Potter avesse cominciato ad essere perennemente teso.

Non si poteva nemmeno affermare che temesse il ritorno del Signore Oscuro, dal momento che costui non si faceva vivo da circa due anni e che, se comunque avesse deciso di ripresentarsi, avrebbe come al solito atteso la fine delle lezioni.

 

Ron era parecchio preoccupato per quell'atteggiamento sempre sul chi va là. Per un po' tentò di non pressare troppo l'amico, ma dopo qualche giorno in cui aveva cercato disperatamente di vincere la curiosità e di non costringerlo a parlare, aveva ceduto in un modo abbastanza fallimentare: non si era curato di essere in sala comune, e aveva posto la domanda senza troppi giri di parole.

Povero sciocco. Perchè Calì Patil, intenta a ricamare su un fazzolettino di seta verde (« verde Serpeverde » aveva detto trasognante a Lavanda Brown) le sue iniziali, si era già messa in ascolto non appena l'aveva visto aprire bocca.

« Insomma, Harry, vuoi dirmi che ti succede? »

Per quanto riguarda quel che stava accadendo nella testolina di Harry, invece, basti solo dire che quel segreto lo stava rendendo pazzo. Sapeva qualcosa di cui nessun altro era a conoscenza, e allo stesso tempo non sapeva a sufficienza.

Inizialmente si era ripromesso di non dire nulla, ma adesso quei dubbi lo stavano facendo uscire lentamente di senno.

E fu così, che Ronald Weasley si ritrovò a dover far fronte ad un fiume in piena di parole – una meno confortante dell'altra.

« Ho visto Hermione e Malfoy andare molto d'accordo settimana scorsa. Ero lì lì per raggiungere la biblioteca, quando me li sono trovati davanti, tutti intenti a scherzare tra loro come vecchi amici » sputò tutto abbattuto.

 

Calì, non molto lontano da lì, trattenne il fiato scioccata.

Abbassò lo sguardo su quel fazzoletto di seta verde: e dire che aveva pensato di lasciarlo cadere davanti al biondo, nell'evenienza che lui lo raccogliesse e scoppiasse l'amore – più o meno come si era soliti fare un centinaio di anni addietro.

 

Ron si turbò molto, ma si rifiutò di credere che ciò fosse la verità.

« Non lo so, Harry... sei sicuro di non aver preso un granchio? »

Il ragazzo sopravvissuto lo guardò meravigliato: si aspettava di vederlo saltare in aria, dare di matto, e infine correre a cercare Hermione per dare il via al più memorabile di tutti i rimproveri – addirittura più degni di nota di quelli della caposcuola.

« Sì, ne sono sicuro » replicò con durezza Potter.

Ma Ron continuava ad avere dubbi.

« E' strano che Hermione e Malfoy non si stessero insultando, va bene, ma insomma, addirittura essere amici? »

Doveva aver bevuto qualcosa di nascosto, perchè il Ron che conosceva lui si sarebbe comportato in maniera molto più impulsiva.

« Ron? Che diavolo ti è successo? » gli domandò infatti Harry.

Il rosso lo guardò con uno sguardo accusatorio.

« Harry, per Godric, siamo già ultimi in classifica a causa di Ginny, vorrei proprio evitare di mettere in giro altre storie su Malfoy » spiegò « quindi preferirei non saltare subito alle conclusioni »

 

 

 

 

Qualcuno con un briciolo di malizia avrebbe anche potuto pensare che qualcosa di losco stesse accadendo tra i Corvonero. E per fortuna di Terry Steeval, Hermione Granger era il ritratto dell'ingenuità quando distratta da altro.

Padma Patil, infatti, le stava letteralmente impedendo di far caso al povero gufo che aveva recapitato a Terry un pesante tomo di “magie di soppiatto”.

Lo sventurato rapace si schiantò malamente sul tavolo dei corvi, e una volta ripresosi, cominciò a beccare le dita di Terry affinché pagasse il dovuto.

Padma – e con lei tutti i complici di Grifondoro – le fece notare, piuttosto, che Lavanda Brown stesse parlando concitatamente con Calì Patil; un segno che, in genere, non lasciava intendere nulla di buono.

Hermione si fece prendere dall'angoscia che Wayne Hopkins si fosse lasciato sfuggire qualcosa.

Di istinto, guardò verso il tavolo dei Serpeverde, per constatare se anche Malfoy avesse notato qualcosa, ma lui sembrava ignaro di tutto.

La guardò di sfuggita, e la Grifondoro abbassò subito il capo, colta in fallo.

A Lavanda quel breve scambio di sguardi non sfuggì, e fu così che Calì si beccò la solita pacca consolatoria sulla spalla.

« Via, via, non puoi farci niente » le disse.

Hermione tentò disperatamente di non riguardare la fazione verde-argento, ma la curiosità la stava consumando. Per ovviare al problema, decise di dargli le spalle – Anthony e Terry filarono via appena in tempo, prima che la ragazza potesse vederli.

E mentre Hermione faceva colazione in santa pace, cercando di ignorare il fatto che alcune testoline la guardassero con un po' troppa curiosità per i suoi gusti, a Theodore Nott veniva recapitata una scatolina colorata.

 

 

 

 

 

Pansy era cambiata. E con “cambiata” si intendeva “davvero cambiata”.

La settimana di convalescenza era finalmente terminata; la Serpeverde aveva fatto ritorno, ma della vecchia lei non rimaneva che solo il corpo.

Ma tutto ciò era subito saltato all'occhio sin dal primo momento che la ragazza aveva messo piede in sala comune, quando invece che correre a cercare Malfoy, scelse di sedersi in un angolo – con una piuttosto perplessa Millicent – a fare meditazione. Con tanto di respiri profondi e versi che, a detta sua e del suo psicanalista, l'avrebbero aiutata a trovare la pace interiore.

« E' proprio necessario? » domandò di punto in bianco la Bulstrode, arcistufa di tutti quei “uuuhm”, ripetuti – senza alcun ritegno – ad alta voce e con una frequenza a dir poco snervante.

« Che cosa, amica mia? »

La voce di Pansy, lenta e pacata, attirò l'attenzione di alcuni ragazzini, che la guardarono stupiti.

« Tutti questi versi » replicò Millicent « mi disturbano »

Pansy nemmeno aprì gli occhi.

« Pace e amore, Millicent, pace e amore »

L'amica, stupefatta almeno quanto gli altri presenti, si guardò attorno in cerca di un argomento che potesse riportare la Parkinson di prima – d'accordo, era scocciante, ma era pur sempre meglio della Pansy-figlia-dei-fiori!

« Sai, Pansy... »

« Sì, Millicent? » la interruppe lei con flemma.

Millicent la studiò bene, volendo memorizzarsi quella scena: era certa che la pazza di sempre sarebbe tornata dopo quella notizia. Fece un respiro profondo e ricominciò:

« Ho sentito, proprio poco fa, che tra i Grifondoro si vocifera che Draco – sì, il tuo Draco – e la Granger ora sono amici »

Si sarebbe messa a sbraitare, ne era sicura.

Tuttavia, invece che dare di matto, Pansy aprì gli occhi, la guardò con pietà, e allungò le mani per prendere le sue.

« Non va bene dare retta ai pettegolezzi » le disse « ti rende nervosa. Lo psicologo che mi è stato affidato dice che non devo ascoltare quello che sussurra la gente. Dice anche che devo lasciare Draco vivere la sua vita – dai miei racconti gli siamo sembrati tanto innamorati, quindi per lui tornerà presto »

Millicent, letteralmente a bocca aperta, preferì non contestare e tacere, troppo sbalordita anche solo per pensare ad una risposta decente.

 

 

 

 

Harry e Anthony Goldstein stavano passeggiando insieme fuori dal castello, in direzione del campo di quidditch – dove, tra l'altro, Draco e Theo ancora si divertivano a lanciarsi addosso bolidi e pluffe.

La cappana di Hagrid si stagliava all'orizzonte.

« Quindi hai deciso? » domandò il Corvonero, con le mani unite dietro la schiena.

« Sì, credo che stasera sia il momento migliore » replicò il cercatore di Grifondoro.

Dopo alcune riflessioni, Potter era giunto alla conclusione che fosse meglio agire quando gli altri prefetti erano occupati con le ronde e, soprattutto, Hermione e Malfoy erano chiusi da qualche parte – ergo, non rischiava più di ritrovarsi davanti a scene che gli avrebbero fatto dimenticare ciò che stava facendo.

« Devo ancora mettere fuori gioco Gazza? » si informò Anthony.

Visti da occhi esterni, quei due sembravano due anziani a passeggio.

« No, non credo ce ne sarà bisogno » rispose con tranquillità Harry.

Il campo da quidditch era sempre più vicino, e un ragazzo biondo sulla scopa sfrecciò verso l'alto per afferrare un boccino, troppo piccolo e troppo veloce per venir visto dai due studenti.

« Malfoy l'avrà chiesto il permesso? » domandò retoricamente Harry.

Tuttavia non ci teneva particolarmente ad andare a contestare questa infrazione, visto che l'ultima volta che l'aveva interrotto Grifondoro si era ritrovata quasi senza punti.

« Ne dubito » valutò il corvo « a proposito, perchè l'altra volta non ci sei riuscito? Cosa ti ha impedito di andare a frugare nel reparto proibito? »

Harry sentì il cuore martellargli a mille, e cercò disperatamente di mantenere la calma.

« Mi sono sentito male » spiegò « ma mi è passato subito, non ti preoccupare » si affrettò a dire.

 

« ...Allora è deciso: stasera! » strepitò allegro Theo, maldestro sulla sua scopa, cercando di farsi sentire dall'amico.

 

Anthony studiò il Grifondoro con rigida compostezza. Non credeva ad una parola, ma era sicuro che non avrebbe cavato un ragno da un buco interrogandolo.

 

Malfoy, afferrando per l'ennesima volta il boccino d'oro che sfrecciava in aria, notò i due ragazzi camminare fianco a fianco.

« Potter, hai già saltato il fosso e deciso di fare le corna alla Weasley? » urlò il biondo Serpeverde.

« Non con me, Malfoy » replicò il corvo tranquillamente « passa oltre »

« Cinque punti in meno a Grifondoro »

Così. Una penitenza data senza alcuna logica, né con una motivazione ben precisa.

Harry si sentì subito improvvisamente più irritato di prima, e cominciò a valutare l'idea di imitare la rossa e schiantarlo – magari mentre era in volo, cosicché l'impatto con il terreno sarebbe stato più brusco.

 

 

 

 

Al suo arrivo nella saletta mezza buia, trovò la Granger già agguerrita, con in mano uno straccio sporco.

Si lasciò andare in una risata liberatoria.

Era sicuro che sarebbe andata su tutte le furie. Dopotutto aveva tolto cinque rubini ai Grifoni proprio apposta.

Piton lo fece entrare nella stanza, e prima di andarsene lanciò una delle sue solite occhiate disgustate alla Grifondoro.

Solo quando la porta si richiuse alle spalle del biondo, Hermione aprì bocca.

« Come hai osato... » cominciò gelidamente « ...sottrarci cinque punti senza ragione? »

Malfoy camminò verso di lei, guardandola dritta in viso.

Beh, alla fine la Granger non era poi così orrenda, pensò in un momento di follia.

« Granger » la chiamò lui.

Si posizionò di fronte a lei senza distogliere lo sguardo.

« Malfoy » pronunciò la caposcuola con sdegno, quasi si trattasse di un insulto.

Lei lo guardò negli occhi, e ancora una volta fu come guardare quelli del ragazzo dei suoi sogni, con cui si intratteneva con piacere in chiacchiere. Un pensiero che la destabilizzò, ma che tuttavia non la fece esitare.

« Con che presunzione ti arrovelli del diritto di bersagliare Harry così? »

Malfoy mosse un altro passo verso la riccia, inspirando ancora quel buonissimo profumo che sentiva da ormai settimane, e le poggiò una mano sulla spalla.

La ragazza percepì chiaramente il calore della mano di lui, e si sforzò di rimanere concentrata nella sua collera.

« Granger » ripetè Malfoy con tono giocoso, quasi la stesse prendendo in giro.

Voleva spostare anche l'altro braccio per imitare quello che la toccava, ma lo sentì incredibilmente pesante, come se l'azione gli costasse diversi ripensamenti.

Temette addirittura che Hermione l'avrebbe schiaffeggiato.

« Si potrebbe quasi pensare che coltivi un amore segreto per lui »

 

 

 

 

Harry scivolò nella sala comune coperto dal mantello di suo padre.

Passò accanto a Ginny, che in quel momento stava litigando con Dean Thomas.

« Insomma, mi stai sempre attaccato da quando Malfoy ci ha tolto tutti quei punti! » si lamentava lei.

Sfiorò anche Seamus Finnigan e Neville Paciock, intenti a mangiare Gomme Bolle Bollenti; quest'ultimo, dopo un po' di ruminare, cominciò a lamentarsi di essersi appena ustionato la lingua.

Quando il quadro della signora Grassa si aprì ancora senza nessun motivo apparente, alcuni bambini si voltarono a guardarla terrorizzati.

« Whoa! E' successo di nuovo! » strepitò lo stesso che l'altra volta aveva assistito allo stesso spettacolo.

La signora Grassa chiamò invano qualcuno che non si fece vedere nel corridoio, confusa da quel suo muoversi da sola. Scrutò le scale buie, e non vedendo nulla saltò nella cornice della sua amica Violet.

« Non lo so, qualcosa deve essersi rotto » disse riferendosi al sistema di ingresso al dormitorio.

Harry scese le scale saltellando su ogni gradino, rallentando ogni qual volta sentiva una voce lontana. Ma nulla l'avrebbe fermato.

Sarebbe giunto alla libreria, si sarebbe infiltrato e sarebbe andato a cercare qualcosa di utile per quella dannata festa.

Incrociò Hannah Abbott in compagnia di un prefetto Corvonero del quinto anno, e li superò in silenzio.

Quando giunse di fronte alla biblioteca esitò un attimo per fare un respiro profondo; dopodiché spinse la porta quel tanto che bastava per permettergli di infilarsi dentro, e marciò a passo sicuro verso la zona proibita.

 

 

 

 

A Malfoy cadde lo straccio di mano.

« Come, prego? »

« Gli stai sempre con il fiato sul collo. Qualcuno potrebbe anche pensare che gli fai la corte » scherzò Hermione.

Draco si portò una mano sul cuore, scioccato. Quella, poi, era proprio bella!

Si allontanò dalla ragazza, che per un attimo credette di avergli fatto venire un colpo, e si poggiò ad una parete.

« Malfoy, ti senti bene? » si informò la caposcuola.

« Non dirlo mai più » ansimò lui « mai più. Ti schianto se ci riprovi »

Hermione lo guardò a disagio – ci mancava solo che finisse un'altra volta in infermeria, quella volta a causa sua.

Malfoy per una volta detestò essere al centro dell'attenzione.

Sentendosi incredibilmente stupido, preferì far rimontare su tutte le furie la Grifondoro.

« Bel tentativo per non pensare più al fatto che ho battuto Piton in quanto a punti sottratti » la provocò dopo un lungo silenzio.

Sul viso di Hermione si dipinse la stessa espressione vista appena entrato nella stanza. La grifona blaterò qualcosa, mangiandosi diverse parole per la rabbia, e le sue guance si colorarono di rosso. Ma come aprì bocca, lui la interruppe.

« Su, su, Granger, non fare queste storie »

Hermione lo guardò oltraggiata: prima la punzecchiava, e poi la zittiva.

Draco, invece, si stava divertendo un mondo – dopotutto, come lui stesso aveva detto, era così facile farla arrabbiare.

« Sei infastidita per i punti? Che caratteraccio » caricò Malfoy.

Hermione si tastò le tasche in cerca della bacchetta, dimentica del fatto che, come stabilito all'inizio di quella punizione, le fosse stata ritirata. A Draco quel gesto non sfuggì, e trovò molto più saggio compiacerla, piuttosto che continuare a fomentare la collera – cosicché, in caso di stranezze, non sarebbe stato il primo sospettato della lista.

« Dai, non fare così, ho deciso di restituirteli »

La Granger si immobilizzò per la sorpresa.

« Scusa? » gli domandò.

Era certa di aver sentito male; le orecchie le dovevano star giocando un brutto scherzo.

« Hai capito bene » la guardò con un impercettibile sorriso sulle labbra sottili « dieci punti per il tuo studio costante »

Il viso di Hermione si illuminò, e Draco studiò ogni reazione con attenzione.

« dieci per Weasley, che fino ad ora sembra l'unico a farsi gli affari propri »

Hermione non riuscì più a contenersi, e senza rendersi veramente conto del suo gesto, balzò verso il Serpeverde e lo abbracciò.

 

Malfoy si irrigidì all'istante. La Granger lo stava stringendo, il profumo che sentiva tutte le notti gli stava riempiendo le narici, e i capelli ricci gli solleticavano il mento; però, come constatò con crescente agitazione, non gli dava fastidio.

Lei lo aveva già toccato diverse volte in sogno, e in ognuna di quelle volte era stato al gioco con piacere; ma sentire che la stretta della di-lei-in-carne-e-ossa fosse uguale a quella della di-lei-astratta, e che non provasse alcuna irritazione, lo destabilizzò.

Le sue mani erano poggiate con delicatezza appena sopra i reni di lei, incerto se assecondare la ragazza e partecipare all'abbraccio, o invece allontanarla. Ma fu troppo lento a pensare: quando accarezzò l'idea di serrare maggiormente la presa, Hermione giunse alla conclusione di aver fatto una cavolata.

La ragazza fece un passo indietro trattenendo il fiato; guardò sconcertata il biondo, che le restituì uno sguardo pensieroso, e si voltò di scatto, cercando di nascondere le guance che cominciavano a imporporarsi.

Malfoy non si mosse ancora per qualche secondo, seguendo con gli occhi grigi la figura snella della ragazza – che sentendosi in imbarazzo aveva ripreso a strofinare con forza delle vecchie provette – inquieto dal pensiero appena elaborato.

Santi numi, che fosse attratto dalla Granger?

Le diede le spalle, spolverando distrattamente delle mensole vuote.

No, stava semplicemente diventando pazzo.

 

 

 

 

 

Da occhi esterni il tutto sarebbe risultato disturbante: nel buio della biblioteca, in mezzo a libri da titoli raccapriccianti che trattavano argomenti terrificanti, una mano che reggeva una bacchetta illuminata fluttuava da sola.

Harry aveva avuto qualche problemino a trovare ciò che gli serviva, ma alla fine, cerca qui, cerca lì, aveva radunato un paio di tomi che gli sembravano utili: “L'A-b-c del ladro di case” e “L'abusivo: tutto su come occupare una casa senza che nessuno se ne accorga”.

E, che venisse ringraziato il cielo, quella notte nessun testo si era messo a strillare appena aperto.

Li cacciò entrambi in una borsa e scivolò in corridoio, diretto verso la torre di Grifondoro – con un po' di altra fortuna, Hermione non sarebbe ancora giunta ai dormitori e avrebbe potuto farla franca.

Inghiottì ogni gradino con velocità, ansioso di raggiungere gli altri il prima possibile e ignorando il fiato che gli diveniva sempre più corto.

Intorno al sesto piano intravide Theodore Nott e Blaise Zabini correre qua e là ridacchiando, ma non ci si soffermò e continuò la sua corsa.

Ancora una volta il quadro della signora Grassa si spalancò da solo, ma dall'altra parte non c'era quasi nessuno alzato, solo Ginny e Ron, giunto pochi istanti prima. Harry si tolse il mantello di dosso senza esitare, e con il respiro pesante domandò:

« Hermione? E' già arrivata? »

« No » replicò Ginny, aiutandolo a nascondere la cappa nella borsa.

 

Appena in tempo, perchè la caposcuola in questione si presentò un'istante dopo che Harry ebbe ricominciato a salire le scale per andare in camera sua.

« Oh » esclamò vedendo Ginny e Ronald ancora alzati « pensavo foste già a dormire »

Cercò di ricomporsi e non far notare il proprio turbamento: quell'abbraccio le stava dando parecchio da pensare.

« E' venerdì » le ricordò Ron.

La ormai-non-più-piccola Weasley la condusse verso il fuoco scoppiettante del camino.

« Vieni, sediamoci un po' qui, è da tanto che non parliamo tra amici » disse Ginny.

Fece accomodare la Granger sui cuscini polverosi di un divano, e lei le si sedette vicino; Ron, invece, si sistemò su uno dei braccioli.

I due fratelli la fissavano con insistenza, entrambi con in viso un sorriso tirato, facendo venire alla caposcuola dei dubbi alquanto preoccupanti.

Che Wayne Hopkins avesse parlato troppo? Che le si leggesse in faccia quanto accaduto in quella stanzetta?

« Va tutto bene, ragazzi? » domandò preoccupata caposcuola.

« Sì, certo » rispose Ginny Weasley con la voce un po' più acuta del normale « a te? Va tutto bene, Hermione? »

A Ron era stato riferito da Harry del rapporto ambiguo della Grifona e del caposcuola Serpeverde, e Ginny... Beh, quando si parla di un simile argomento davanti a Calì Patil, non si può certo pretendere che rimanga segreto a lungo.

Ai due Weasley non c'era voluto molto per capire che entrambi fossero a conoscenza di quella confidenza scomoda, e che entrambi sotto sotto morissero dalla voglia di far un po' di luce.

Per fortuna di Draco e Hermione, però, la tristezza della Patil stupida – come l'aveva chiamata il biondo – l'aveva rallentata parecchio, e per ora quel pettegolezzo era circoscritto alla torre di Grifondoro.

« Sì... voi due siete strani... »

Ginny e Ron si guardarono negli occhi, prima di scoppiare a ridere nervosamente.

« Cosa? Noi due siamo strani? Non dire sciocchezze, Hermione! »

La Granger sollevò un sopracciglio, e a quel punto il “re” capì di aver appena fatto un passo falso.

Hermione ricordava perfettamente di aver usato quella frase, “non dire sciocchezze, Ronald”, per tutto il suo terzo anno, quando appariva e spariva magicamente grazie alla giratempo.

Ron Weasley, e a quel punto anche la sorella, le stavano nascondendo qualcosa e, come se non bastasse, stavano anche cercando di sviare ogni sospetto facendola sentire stupida.

Ma non appena fece un respiro profondo per prepararsi ad alzare la voce, una letterina si infilò nell'angusto passaggio che c'era tra la cornice del quadro della signora Grassa e il muro, e sfrecciò dritta dritta verso Hermione.

La ragazza la afferrò con la fronte corrugata per la perplessità, e la spiegò rivelando una scrittura stirata e elegante.

 

Granger,

che ti piaccia o no, sono in giro per i corridoi fuori orario.

Mi sto divertendo un sacco e me ne sto infischiando delle tue regole.

Alla faccia tua.

Pensi di volermi fermare? Ti sfido a prendermi,

firmato: qualcuno con il coraggio di infrangere il regolamento e con un forte senso dell'umorismo

 

Hermione si cacciò la missiva in una tasca, rossa di rabbia per un simile affronto.

« Cosa fai? » la fermò Ginny.

« Non posso sopportare che qualcuno si rivolga in questo modo a me, e permettergli di passarla liscia » esclamò la riccia.

Con passo svelto si parò davanti all'ingresso dei dormitori e uscì dal buco del quadro.

« Signorina Granger, dove vai a quest'ora? » le domandò la signora Grassa.

Gli occhietti di tutti i quadri la guardavano assonnati; alcuni in silenzio, altri protestando per la luce che scaturiva dalla bacchetta della ragazza.

« Affari da caposcuola, non posso tirarmi indietro » rispose vagamente la ragazza, senza tuttavia perdere la sua solita gentilezza.

Una risatina acuta attirò la sua attenzione, e si voltò giusto in tempo per vedere la debole luce di una lanterna sparire per la rampa di scale.

« Tu! Fermati! » urlò.

Ma il ridacchiare era sempre più lontano.

Hermione si lanciò al suo inseguimento, volando sui gradini e strillando contro l'alunno indisciplinato che non accennava a fermarsi. Anzi, più lo rimproverava, più quello se la rideva.

« Torna qui! » strepitò così forte da farsi male alla gola.

Alcuni ritratti avevano preso a seguirla nella sua folle corsa, dicendole cose che lei non aveva alcuna intenzione di ascoltare – no, non sarebbe tornata nel suo letto come se nulla fosse, se questo era ciò che le stavano suggerendo di fare con tanta insistenza.

Il colpevole continuava a ridacchiare con quella sua vocetta acuta, sinceramente divertito dall'affanno della ragazza.

« Non costringermi a schiantarti! » lo avvertì furibonda Hermione.

Ma il ragazzino lanciò uno sghignazzo più forte a quelle parole, e la Granger, nera di rabbia, gli scagliò contro un fascio di luce rossa, che si abbatté sul suolo.

L'aveva mancato.

I quadri continuavano a cercare di comunicare con lei, ma non aveva tempo per loro.

L'indomani sarebbe rimasta senza voce per tutto quello sgolarsi, e avrebbe anche avuto dei fastidiosi crampi alle gambe per tutte quelle scale, ma era pronta ad affrontare tutto quel dolore per punire uno studente maleducato.

Continuava a lanciargli dietro incantesimi su incantesimi per arrestare la folle corsa del colpevole – che, tra l'altro, sembrava non sfiancarlo minimamente – ma quest'ultimo sembrava riuscire a sfuggire a ognuno di loro.

 

Alcuni elfi domestici nei corridoi le fecero capire di essere già nei sotterranei, al piano dei Tassorosso e delle cucine; ne mandò a terra un paio e per poco non ne travolse un altro, che terrorizzato si rannicchiò comunque al suolo tenendosi le orecchie da pipistrello.

« Scusate! » urlò Hermione mentre si allontanava a gran velocità.

Il ragazzino misterioso imboccò le scale per i sotterranei di Serpeverde e Hermione strepitò frustrata.

Sempre e solo colpa loro, si disse, avrebbe dovuto capirlo sin da subito che un simile arrogante non potesse appartenere a nessun'altra casa.

Ma la stanchezza era ormai divenuta impossibile da ignorare, e in un batter d'occhio la debole luce della lampada ad olio era scomparsa ad un bivio.

Hermione si fermò davanti ad esso.

Dove avrebbe dovuto svoltare? Verso i dormitori delle serpi, o verso l'aula di pozioni?

Ma verso le camerate, che domande.

Riprese a camminare il più velocemente possibile, impossibilitata a correre da un forte dolore alla milza.

« Dove sei finito? » domandò.

La sua voce rimbombò sinistramente per tutto l'androne, e Hermione si costrinse a tenere il braccio steso davanti a sé per vedere meglio. La luce della sua bacchetta illuminò qualcosa e fulminea la ragazza urlò:

« Stupeficium! »

Qualcuno parò senza troppa difficoltà l'incantesimo, e temendo di non aver a che fare con un bambino, bensì con qualcuno del settimo anno, Hermione si preparò a doversi difendere da chissà quali fatture.

« Lumos » pronunciò l'avversario con un'inconfondibile voce grave.

Il viso furioso di Piton la colpì con violenza.

Oh santo cielo, aveva quasi steso un professore.

« Signorina Granger » sputò lui.

« Professore! Non volevo colpirla, mi creda... » tentò di spiegarsi lei disperata.

« Non dovresti essere quaggiù a quest'ora » continuò Severus Piton « deve essere dura per te interrompere la tua saccenteria e la tua mania di controllo durante le ore notturne, ma non è un problema della mia casa »

Hermione rimase in silenzio.

« Venti punti in meno per Grifondoro » vomitò « e per punizione dovrai fermarti tutti i giorni in biblioteca, quando questa chiude, per riordinare i libri »

« Ma professore, un alunno si aggirava per il castello » tentò di giustificarsi.

Estrasse dalla tasca la lettera stropicciata, si avvicinò a grandi passi verso l'insegnante, e gliela tese.

« Guardi, ha anche avuto la faccia tosta di spedirmi questa! »

Piton guardò la pergamena con interesse, e uno sgradevole sorriso gli si dipinse sulle labbra.

« Io qui non vedo nulla » disse con voce melliflua.

Quando Hermione sbirciò incredula e vide semplicemente una pagina vuota, sentì il cuore accelerarle in petto.

« No, impossibile! Deve essere stata stregata! Era una lettera di sfida, io glielo giuro... »

« Altri cinque punti » la interruppe lui « per esserti presa gioco di me »

 

 

 

 

Era seduto sul suo letto nel più completo silenzio e la stava aspettando.

Aveva trovato strano catapultarsi nei suoi sogni e scoprire di essere in camera da solo, di solito la Granger-in-sogno era lì da molto più tempo, quasi fosse lei ad attenderlo.

Doveva essersi trattata di un'anomalia – magari si stava vestendo, pensò ironicamente. Ma con il passare dei minuti si era reso conto di quanto ciò fosse impossibile: d'accordo, lei affermava sempre con sicurezza di essere vera, ma era piuttosto sicuro che, in momenti come questi, la realtà fosse relativa.

Magari doveva solo provare a chiamarla, e lei sarebbe entrata dalla porta.

« Granger? »

La sua voce risuonò alle sue stesse orecchie come ovattata, e la caposcuola ancora non si faceva vedere.

Attese ancora un po', picchiettando il piede contro il pavimento di pietra, nella speranza che ciò lo lo distraesse, ma niente; allora si mise a frugare nel suo stesso baule, lo riordinò, lo rimise in disordine e lo risistemò una seconda volta.

Hermione ancora non era arrivata.

Deciso a trovarla abbandonò la sua stanza per cercarla in altre, ma non gli ci volle molto per arrivare alla conclusione di dover direttamente uscire dal dormitorio verde-argento.

Imboccò la rampa di scale e inghiottì i gradini con fretta, ignorando la fatica crescente e la sensazione di star sudando copiosamente, chiamando a gran voce la ragazza.

Arrivato al terzo piano, qualcosa gli disse di allontanarsi dalle scale e di cominciare a setacciare i corridoi più vicini.

« Granger! »

Draco spalancò tutte le porte che si ritrovò davanti, ma Hermione sembrava essere sparita. Che se ne fosse andata? In passato avrebbe stappato un'ottima bottiglia di Ogden stravecchio, ma adesso sentiva il tipico peso sul cuore della malinconia.

Ma quando svoltò l'angolo, ecco lì la tanto ricercata caposcuola.

Non indossava minigonne, né top scollati, né aveva i capelli raccolti, non era nemmeno truccata.

Era... la Granger.

Malfoy balzò in avanti per raggiungerla e l'abbracciò. La ragazza rispose alla stretta con altrettanto entusiasmo.

Il suo profumo raggiunse in un batter d'occhio le narici del biondo, il calore del suo corpo si stava irradiando a quello del Serpeverde e i capelli ricci di lei gli solleticavano il mento. Proprio come non molto tempo prima, solo che questa volta era stato lui a prendere l'iniziativa.

Sentì il cuore battere freneticamente nella cassa toracica, e una preoccupazione simile farsi spazio con irruenza nella sua mente:

Che fosse attratto dalla Granger?

« Lo dicevo che presto o tardi avresti pregato affinché non me ne andassi » soffiò lei, con il viso poggiato contro il suo petto. 

***

E rieccomi con un nuovo capitolo. Siamo ad un punto cruciale, che dite? Quel testone di Draco ha aperto gli occhi, e Hermione è stata messa in punizione... di nuovo. Grandioso.
Chi pensate che sia questo "qualcuno con il senso dell'umorismo" che l'ha messa nei guai?
Come pensate che impatterà la nuova Pansy con la storia?
Wayne Hopkins sparirà dalla faccia della terra?
Lo scopriremo solo vivendo. No, beh, non siamo così melodrammatici :) ad ogni modo, se qualcosa dovesse sembrarvi poco chiaro, sappiate che è tutto calcolato

Ho un consiglio da chiedervi: trovo difficile dare voce a personaggi appartenenti a Grifondoro (tranne Hermione, che è una rompi e non ho alcun problema a parlare di persone così); forse perchè sono una Serpeverde e non capisco la controparte rosso-oro, forse perchè sono proprio complicati loro, non lo so.
Difatti, quando mi ritrovo a parlare di Harry, Ginny o Ron, sento sempre di non star facendolo nel migliore dei modi. Anche a voi sembra così? Avete qualche suggerimento da darmi?

Ci vediamo al prossimo capitolo,
Lily :*

   
 
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