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Autore: Imperfectworld01    10/02/2018    1 recensioni
Amore [a-mò-re] s.m.
1. Forma di amnesia che colpisce una persona facendole dimenticare che al mondo ci sono altri 7 miliardi di individui.
"I hate you, I love you. I hate that I love you. Don't want to but I can't put nobody else above you"
Tratto dalla storia:
«Puoi avere tutte le ragazze che vuoi»
«Me ne frego di tutte. È te che voglio»
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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«E voilà!» esclama Vanessa togliendosi da dietro lo specchio e permettendomi di vedere il mio riflesso. 

 

«Che ne pensi?» mi chiede chiaramente entusiasta del suo lavoro. 

 

«Io... wow... è... Grazie. Non so come avrei fatto a prepararmi senza di te»

 

«Lo so. Senza di me saresti persa»

 

«La tua modestia è immensa come il bagno di un aereo» commento ironica.

 

«E la tua fantasia mi stupisce sempre» ridacchia.

«Sul serio? Bagno di un aereo?»

 

«Sì. O se preferisci, la tua modestia è immensa come la simpatia di Rovati»

 

«A me a dire il vero sta simpatico» dice Vane.

 

«Sì, anche a me» si aggiunge Francesca. 

 

«Non lo è» ribatto. 

 

«Si sta facendo tardi» dice Vanessa per cambiare discorso. 

«Oh, e mio padre è qui sotto. Scendiamo» aggiunge controllando i messaggi sul cellulare. 

 

Oddio. Ora arriva uno dei pezzi più difficili della serata. Scendere le scale con i tacchi, senza rischiare di morire. 

 

Mi appoggio al braccio di Francesca e pian piano scendo le scale. 

Usciamo di casa ed entriamo in macchina, dove c'è suo padre che ci accompagna in discoteca. 

 

Per tutto il viaggio non ho fatto che guardarmi attorno eccitata. Sono così contenta che persino un cane che pisciava mi è sembrato carino. 

 

Il padre di Vanessa parcheggia davanti alla discoteca. 

 

«Quindi per il ritorno c'è tua madre, Elisa?» mi chiede. 

 

«Sì, all'una finisce il suo turno in ospedale e poi viene a prenderci» rispondo. 

 

«D'accordo. Mi raccomando, comportatevi bene» dice e noi annuiamo. 

 

«Buona serata, ragazze» dice. 

 

Francesca apre la portiera e io, che sono seduta in centro, la spingo perché si sbrighi ad aprire. Per poco non cade e mi rivolge un'occhiataccia. 

 

«Ti voglio bene» dico per farmi perdonare ed esco dall'auto. 

 

«Su, entriamo» dice Vanessa entusiasta. 

 

Mettiamo finalmente piede nel locale e ci guardiamo intorno curiose e un po' spaesate. È una discoteca enorme, la musica è altissima e ci sono un sacco di giochi di luci che mi confondono un pochino. 

 

Si avvicinano a noi un ragazzo e una ragazza, sembrano un po' più grandi di noi. 

 

«Ecco a voi un cocktail analcolico di benvenuto» dice la ragazza, e il ragazzo ci consegna un bicchiere a testa.

 

«Grazie» rispondo. Si allontanano e io avvicino il bicchiere alla bocca. 

 

Non è male, sembra un cocktail di frutta. 

 

Dopo averlo bevuto, lo appoggiamo su un bancone e poi andiamo a scatenarci. 

 

È assolutamente uno schifo. Sono circondata da ascelle pelose e puzzolenti. Alcuni simpaticoni hanno persino deciso di fare delle trecce con i peli delle loro ascelle. 

In questo momento mi viene da vomitare. 

 

Cerco di allontanarmi dalla pista di ballo. Un paio di ragazzi ubriachi cercano di aggrapparsi a me, ma io tolgo le loro braccia dalle mie spalle e questi cadono a terra. 

 

Ma una festa organizzata dalla scuola non dovrebbe essere sicura? Inoltre i ragazzi non sembravano affatto maggiorenni, chi ha dato loro degli alcolici? 

 

Questa festa sta andando di male in peggio. Come al solito mi sono fatta mille illusioni e poi ho ricavato soltanto delusioni. 

Wow, ho fatto la rima. 

 

Questa sembra l'unica cosa positiva per ora. 

 

Chiedo il permesso per poter passare e andare verso l'uscita, ma solo dopo essermi accorta che ad ogni mio passo la musica aumenta di intensità, capisco di essermi diretta dalla parte opposta alla quale volevo andare: non ho fatto altro che avvicinarmi al palco del Dj.

 

Mi volto e mi viene angoscia soltanto a vedere tutta la fatica che dovrò fare per arrivare dall'altra parte. La mia sfiga come al solito non ha limiti. 

 

«Ehi, permesso... grazie... permesso... ecco, io dovrei... permesso...» e in tutto questo casino mi sarò spostata di due metri. 

 

Dopo circa dieci minuti o un quarto d'ora, riesco ad arrivare dalla parte del locale dove c'è meno caos. 

 

È più isolato qui, a dire il vero non c'è quasi nessuno, se non fosse per qualche coppietta che pomicia allegramente, e un ragazzo talmente ubriaco (e forse anche fatto) che sta pomiciando con il muro. 

 

Forever alone, come si suol dire. 

 

Una delle coppiette si separa e io sussulto non appena riconosco i volti dei due ragazzi. 

 

In questo momento vorrei non riuscire a vedere da lontano come Francesca e Vanessa, così da non poter vedere quello che ho visto. 

 

Quindi è questo il famoso cuore spezzato. Fa parecchio schifo. Ma perché lei? Ok, è molto carina, forse più di me, non che ci voglia molto... però perché? Già immagino che inferno sarà stare in classe con quei due che fanno i piccioncini tutto il tempo. Non penso che potrò sopportarlo, ma del resto non ho scelta. 

 

Stefano e Sara stanno insieme. 

 

Mi viene da piangere, ma lotto per trattenere le lacrime e prendo dei profondi respiri. 

 

Forse è meglio così.

 

Ora posso finalmente togliermi Stefano dalla testa. Dimenticarlo. Non pensare più a lui e mettermi il cuore in pace. A pensarci, non capisco neanche perché mi piace. Sì, insomma, è carino, dolce, divertente, ma a parte questo non è niente di che. 

 

Ma perché gli piace quella?

 

Ok, Elisa, smettila di essere ridicola e non pensarci. 

 

Vado a sedermi su una sedia vicino al bancone del bar e prendo il cellulare per distrarmi un po'. È da quasi una settimana che cerco di superare un livello ad uno stupido giochino. 

Questa volta però ci sono quasi riuscita, sono davvero concentrata. Ci sono quasi e... 

 

«Smettila di stare attaccata al telefono!» dice qualcuno, strappandomi il cellulare dalle mani. 

 

Ora ci mancava solo lui. 

 

«Rovati, che cosa vu...» non mi da neanche il tempo di finire la frase che mi prende per un braccio e mi trascina verso la massa di persone da cui ho cercato di allontanarmi con fatica. 

 

«Ridammi il telefono» dico scocciata. 

 

«No. Sei ad una festa per divertirti, non per usare questo» dice indicando il mio cellulare. 

«Te lo ridarò più tardi» aggiunge, infilandolo nella tasca dei jeans. 

 

«Tanto non ballo» affermo con le braccia incrociate, guardando da un'altra parte. 

 

«Vuoi vedere?» dice e mi afferra le mani, avvicinandomi a lui. 

 

Intreccia le sue dita alle mie e comincia a farmi muovere le braccia su e giù, a destra e a sinistra, ma io resto rigida e seria. 

 

Cerca di farmi fare una giravolta, ma io perdo l'equilibrio e per non cadere mi tengo alle sue braccia. Senza neanche accorgermene, mi ritrovo vicinissima ai suoi occhioni azzurri. 

 

Non appena i nostri occhi si incrociano, ci allontaniamo istintivamente uno dall'altra. 

 

Ma la cosa non dura per molto. Ci sono un ragazzo e una ragazza che ballano alle nostre spalle e ci spingono di nuovo l'una verso l'altro.

 

Non penso di essere mai stata così in imbarazzo. Per fortuna Vanessa mi ha messo il fard, così non si nota neanche che sono rossa come il naso di un pagliaccio. 

 

Rovati ha uno strano sorriso stampato in faccia. O forse è strano solo perché si tratta di lui che sorride.

 

«Che c'è?» chiedo. 

 

«Io... ecco... Anna?» chiede guardando dietro di me. 

 

Io mi volto e vedo Anna entrare in discoteca. 

 

«Pensavo non saresti venuta!» esclama correndo da lei. 

 

Già, lo pensavo anch'io... 

 

«All'ultimo ho cambiato idea» risponde lei sorridendo. 

 

«Ciao, Eli» aggiunge guardandomi. 

 

«Ciao» dico. 

 

Rovati smette di degnarmi di qualsiasi attenzione e va subito a ballare con Anna. 

 

Mi dispiace interrompere il loro grande momento, ma vorrei almeno il mio telefono. 

 

«Ehi, ragazzi» dico avvicinandomi a loro, i quali sono troppo occupati a guardarsi negli occhi per cagarmi. 

 

«Rovati» dico, ma lui non mi ascolta. 

 

«Ehi!» ci riprovo, aumentando il tono della voce. 

 

Finalmente si gira. 

 

«Che cosa c'è?» mi chiede seccato. 

 

Ecco il Rovati che conosco. Scontroso e per niente gentile. 

 

«Il mio telefono» 

 

Alza gli occhi al cielo e mi dà il cellulare. 

 

«Ti ringrazio» dico urtandolo con la spalla quando mi allontano. 

 

Controllo l'ora. 00:15. Non ci credo, dovrò stare qui per almeno un'altra ora? 

 

Sento qualcuno toccarmi le spalle e mi volto spaventata. 

 

Sospiro. È soltanto Vanessa. 

 

«Eli! Eccoti, finalmente. Non ti trovavo più» 

 

Io non rispondo. 

Vedo che continua a sorridere come un ebete e allore le chiedo: «C'è qualcosa di cui dovresti parlarmi?».

 

«Indovina? Il ragazzo che ha organizzato la festa è proprio lui! Quel ragazzo di quarta che mi piace. Ed è venuto a parlarmi»

 

«Ah sì? Bene! E com'è andata?»

 

«Be', dall'agitazione non sono riuscita a dire una parola, però è andata bene. Pensa che sia straniera e non capisca la sua lingua»

 

«Ok...» dico un po' perplessa mentre cerco di capire che cosa sia andato bene in tutto ciò.

 

«Ehi!» dice un ragazzo.

 

«È lui! Oh mio Dio, mio Dio, fa che venga a parlarmi»

 

«Ehi! Ciaaaaaao» dice salutandola con la mano.

 

Vanessa si guarda intorno smarrita.

 

«Cavolo, non riesco a farmi capire! Ehi, tu sei una sua amica? Sai che lingua parla?» dice rivolta a me.

 

«È?» chiedo smarrita.

 

Vanessa nel frattempo mi fa dei gesti e mi prega di aiutarla.

 

«Oh, sì, lei è... ehm, uh... t-tedesca»

 

«Ja» afferma lei.

 

«Oh... tedesca? Ma prima stavate parlando, mi sembrava che parlasse italiano...»

 

«Sì, ma... ecco... in realtà... stavo cercando di farle imparare qualche parola... è arrivata da poco in Italia e non conosce una parola»

 

Rimango stupita di me stessa. Non sapevo di saper mentire così bene e di sapermi inventare certe bravate in così poco tempo.

 

«Ok... Conosce l'inglese?»

 

«Sì»

 

«Bene. What's your name?»

 

«Vanessa» risponde lei arrossendo.

 

«Perché si chiama Vanessa se è tedesca?» chiede rivolto a me.

 

«Ehm... il fatto è che lei... ha origini italiane. Be', comunque io vi lascio soli. Bye bye Vanessa!»

 

«Nein!» urla lei.

 

Ma io mi sono già allontanata. Vado di nuovo a sedermi sul bancone, mi scoppia la testa.

 

Ma Francesca dov'è finita? Oh, eccola lì. Sta andando da Vanessa. 

 

«Oh cavolo, speriamo che non le parli» esclamo, e un ragazzo seduto di fianco a me mi guarda come fossi una pazza. 

 

«Sì, parlo da sola, hai qualche problema?» 

 

Il ragazzo non risponde e torna a farsi i fatti suoi.

 

«Ehi, Vane, io devo ballare, non ho voglia di tenere la borsa. Me la tieni tu?» chiede Francesca a Vanessa.

 

Oh merda.

 

«Non parla italiano» le dice il ragazzo.

 

«Ah no? E allora cosa parla?»

 

«Dico la verità, è tedesca»

 

«Tedesca? Ma che...? Vanessa, che sta succedendo?»

 

«Sì, infatti» fa il ragazzo, che sta cominciando a diventare sospettoso.

 

Devo fare qualcosa.

 

Mi alzo in piedi (e per poco non cado) e corro da loro.

 

«Francesca! Te la tengo io la borsa, tu vai pure a ballare!» dico cacciandola.

 

«Ma...»

«Vai! Quella ragazza! Non ha rispetto per gli stranieri» dico scuotendo la testa in segno di disapprovazione. 

 

Poi vado a riattaccarmi al cellulare. 

 

«Dai, Vanessa! Davvero hai intenzione di non rivolgermi più la parola?» domanda Francesca una volta in macchina.

 

Vanessa non risponde.

 

«Ma che succede?» domando io. 

 

«Prima, poco dopo che tu mi hai cacciata, sono tornata da Vanessa per chiederle se poteva prestarmi il lucidalabbra. Ma lei non rispondeva e non capivo il perché. E quello stupido ragazzo continuava a parlarmi di tedeschi o cose del genere, al che Vanessa ha perso il controllo e mi ha urlato di andarmene. Allora il ragazzo ha detto una cosa del tipo ma allora non sei tedesca? e se n'è andato. E Vanessa da quel momento non mi ha più parlato»

 

«È il ragazzo della mia vita e per colpa tua ora mi odia»

 

«Colpa mia? Sei tu che hai mentito»

 

«Ma stava andando tutto bene e tu hai rovinato tutto!»

 

«Be', quando avresti avuto intenzione di dirglielo?»

 

«Dopo il nostro matrimonio. O prima della mia morte»

 

«Ti rendi conto che quello che dici non ha senso?»

 

«Ok, ragazze, smettetela» mi intrometto, cercando di calmarle. 

 

Ho un mal di testa allucinante, e l'ultima cosa che vorrei in questo momento è sentirle urlare. Fortuna che domani iniziano le vacanze e potrò dormire quanto voglio.

 

Ecco l'undicesimo capitolo! Che ne pensate? Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma sono stata molto impegnata.

   
 
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