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Autore: Dira_    10/02/2018    5 recensioni
Sono trascorsi cinque anni da quando Al, Tom e Lily hanno messo fine alla vicenda terribile che ha segnato la loro adolescenza. Grazie al mondo fuori da Hogwarts sembrano essersi lasciato tutto alle spalle. Chi è un promettente tirocinante, chi si è dedicato alla ricerca e chi, incredibilmente, studia.
Un'indagine trans-continentale, il ritorno di un vecchio, complicato amico e una nuova minaccia per il Mondo Magico li porteranno ad affrontare questioni irrisolte.
"Perchè quando succede qualcosa ci siete sempre di mezzo voi tre?"
Crescere, per un Potter-Weasley, vuol dire anche questo.
[Seguito di Ab Umbra Lumen]
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga'
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When I heard the thunder, I could feel the rain
(Into the Jungle, X Ambassador)
 
 
Mare del Nord.
Coordinate: N°59 55’ 33 64
E001° 17’ 44 94

Ultimo aggiornamento alle 1:01 UTC
 
Non c’era nulla di anormale in un cargo che solcava le acque del mare del Nord. Quello che era strano però, era la mancanza di delfini che solitamente amavano inseguire quei grandi pesci metallici.
Il cargo era diretto verso una destinazione che nessun uomo, dietro un radar, avrebbe saputo riconoscere.
Il cargo non aveva nulla di anormale, almeno all’apparenza.
Fino a quel momento.
L’occhio ignaro di un Babbano avrebbe visto soltanto un lampo di luce dorata, violento, barbagliare sul ponte del cargo. 
Quello che l’occhio di un mago avrebbe invece riconosciuto era l’uso di una Passaporta, inconfondibile soprattutto in pieno giorno.
Nulla cambiò sul cargo, che continuò la sua corsa verso la meta.
 
Ama strizzò gli occhi mentre teneva a bada l’ormai familiare nausea che la assaliva ogni qual volta doveva spostarsi magicamente su suolo britannico; la Materializzazione non era piacevole, ma le Passaporte erano persino peggio.
Almeno stavolta sono riuscita ad atterrare in piedi …
Si aggrappò con disinvoltura alla balaustra del ponte, fingendo di ispezionare l’intera area, anche se era evidente a tutti che fosse deserta; davanti a lei James Potter si stava sistemando i capelli mentre Malfoy tirò un respiro sospettosamente profondo.
“Dove siamo esattamente, che mi viene voglia di vomitare anche la cena di ieri sera?” Domandò disinvolto al Sergente Weasley, che ripose al sicuro il motivo del loro malessere, un orologio da taschino che toccò unicamente con un guanto e solo per metterlo nella tasca del mantello.
Si attiva con il tocco. Fantastico. Un metodo sicurissimo di viaggiare.
“Da qualche parte nel mare del Nord.” Rispose questo sfilando la bacchetta dal fodero. “Ci siamo tutti?”
Non commentò perché era davvero l’ultimo dei problemi di quel blitz.
A partire dal breve briefing con cui li avevano omaggiati prima di partire, Ama aveva subito intuito che l’intera operazione sarebbe stata condotta come erano state gestite le indagini che l’avevano vista coinvolta.
Come un affare di famiglia.
 
Il primo problema, si era detta, era sicuramente il fatto che Harry Potter in persona avesse preso il comando; l’uomo, che ormai come sua madre avrebbe dovuto avere un compito amministrativo, era sceso dal suo ufficio indossando l’uniforme d’assalto e questo non aveva lasciato dubbio sul suo ruolo, tanto che era stato accolto da applausi e schiamazzi da parte dei suoi uomini.
Il Sergente Weasley si era messo al suo fianco con la naturalezza di un secondo in comando e mentre gli agenti si facevano attorno in religioso silenzio si era schiarito la gola. “Harry, vuoi dire qualche parola?”
L’uomo gli strinse una spalla in segno di apprezzamento. Poi si voltò il proprio uditorio.

Devo ammetterlo …
Nonostante la bassa statura e i lineamenti ammorbiditi dall’età c’era qualcosa che l’aveva convinta ad ascoltare. Gli occhi, aveva realizzato, erano quelli; era come se tutta l’essenza di quell’uomo leggendario si condensasse là dentro.  
“Sapete che non amo i discorsi motivazionali, quindi la faccio semplice.” Aveva esordito. “Alcuni di voi sanno chi stiamo per affrontare, perché lo hanno cercato per mesi interi.” Si era rivolto al figlio e a Malfoy, che si erano scambiati un’occhiata prima di annuire come un mago solo. “Altri ne hanno solo sentito parlare. L’obiettivo, come sempre quando ci riguarda, è uno solo. Catturare il cattivo, salvare i buoni.” Un paio di risatine l’avevano fatto sorridere. Poi era tornato serio. “Non sono i soliti maghi oscuri quelli che ci troveremo davanti.”
“Ci sono dodici Mercemaghi, un Guaritore e Sören Luzhin, il mago dietro il rapimento di Albus.” Si era inserito il Sergente Weasley. “Albus ci ha detto che, come a Luzhin, a tutti i Mercemaghi è stato somministrato il Demiurgo, una versione stabilizzata, che permette loro di controllare l’aumento di magia … e agire di conseguenza.”
“È vero che hanno la forza di dieci maghi?” Aveva domandato un giovane auror che riconobbe perché aveva fatto parte della scorta di Sören. “Cioè … è una cazzata, giusto?”

“Perché non lo chiedi a Bobby Jordan?” Aveva ribattuto sarcastico James. “Sono sicuro che saprebbe dirtelo al volo.”
“La loro capacità magica è stata potenziata, sì.” Aveva confermato grave Ron, mentre il giovane Auror si era beccato uno scappellotto dal proprio responsabile, una strega dai brillanti capelli rosa cicca. “Non possiamo fare stime, ma non sarà uno scontro pari. Evitate assolutamente gli uno-a-uno.” 

Il mormorio che si era levato fu tacitato da un gesto della mano del Capitano Potter; davvero pendevano dalle sue labbra.
Almeno questo devo riconoscerlo. Ma basterà?
“Il vostro compito sarà di mettere in sicurezza i Mercemaghi. Solo in ultima istanza e solo se necessario colpite per uccidere.” Disse con tono definitivo. “Il vostro obiettivo sarà stordirli, togliere loro la bacchetta e metterli in un campo di stasi. A ciascuno di voi è stato consegnata una pergamena con l’incantesimo da usare. Confido che lo impariate in tempo.” Aveva fatto un sorrisetto ironico a cui era stato risposto con una serie di risatine; Ama aveva visto però più di un Auror affrettarsi a leggere la formula e ripeterla sottovoce con tanto di movimenti di bacchetta.
Il Sergente Weasley aveva quindi comunicato le assegnazioni. “Le squadre di Stump, la mia, e quella di Savage si occuperanno dei Mercemaghi. La squadra di Guglani si occuperà del recupero e messa in sicurezza di Albus.”
… e Prince?
Malfoy la precedette. “Mi scusi Sergente, e Sören?”
L’uomo esitò: era ovvio come il sole che non credesse alla teoria secondo cui il tedesco era sopravvissuto alla caduta in mare. “… Ci stavo arrivando.” Si riprese però. “Savage.” Chiamò il Sergente Caposquadra, che fece un passo in avanti. “A te la ricerca e messa in sicurezza dell’Agente Prince.”
“Ronald... con il dovuto rispetto, non abbiamo la certezza che l’americano sia ancora vivo.” Aveva ribattuto questo dopo un breve scambio di sguardi con i propri uomini; era l’unico team i cui membri esibivano tutti tempie argentate e cicatrici in più gradi di gravità. Dovevano essere i veterani. “Sarebbe azzardato utilizzare un’intera squadra solo per …”
“Le assegnazioni non sono negoziabili Peter.” L’aveva interrotto il Capo Potter con tono tranquillo, ma che lasciava trapelare come non si aspettasse ulteriori rimostranze.

Cosa che in effetti non avvenne anche se i volti corrucciati parlavano a chiare lettere.
… un momento. Manca il problema principale.
“E Luzhin?” Aveva domandato.  
Il Capo Potter l’aveva squadrata con espressione sorpresa, quasi ritenesse quella domanda superflua. “A lui penserò io.”
 
 
… eccerto. A lui penserà il Salvatore.
Un mago che mancava dalla prima linea da almeno trent’anni. Per un Auror equivaleva ad un secolo. Certo, Voldemort era materiale da leggenda, ma Luzhin non era nel passato.
È nel maledetto presente.
E le sembrava assurdo che nessuno avesse protestato all’idea che quell’uomo, da solo, affrontasse una belva del genere.
“Conoscete le vostre assegnazioni. Muoversi, ora!” Esclamò il Sergente Weasley riscuotendola dai suoi pensieri. Ama seguì James Potter e Malfoy, che a loro volta erano stati annessi alla squadra di Weasley vista l’inferiorità numerica. Si mossero in fila indiana come un unico uomo fino a che non furono al secondo piano del cargo. 
Gli unici rumori erano i cigolii delle giunzioni della nave e, lontano, il rumore delle onde: il corridoio di servizio che stavano percorrendo era illuminato soltanto dai neon delle luci di emergenza; era stato proibito di usare Lumos e la fluorescenza sui volti dei maghi faceva sembrare quel blitz una scena tratta da un film di fantascienza.
Alien …
Si concentrò sulla schiena fasciata dalla divisa dell’auror davanti a lei.
Per la prima volta in vita sua non stava pensando all’imminente scontro, anche se le mani le bruciavano per la voglia di lanciare incantesimi.
Prince …
Non si fidava della squadra che avrebbe dovuto trarlo in salvo; le espressioni con cui i membri avevano accolto il proprio compito avevano parlato chiaro. Non era sicura che avrebbero speso tutte le loro energie nella ricerca di un mago che credevano in fondo all’oceano. E se c’era una cosa che aveva capito degli Auror inglesi è che davano priorità assoluta ai propri compagni e non si facevano problemi a trasgredire gli ordini.
Sören non è uno di loro …
Era uno dei suoi. “Sergente.” Richiamò Weasley. “Se non le dispiace vorrei seguire la squadra del Sergente Savage.”
Il mago la guardò sorpreso, ma poi si lanciò un’occhiata con il nipote. “Sì, capisco.” Abbozzò un sorriso comprensivo. “I propri uomini prima di tutto.”
Appunto.
“Prince è una mia responsabilità.” Convenne, poi fece un cenno di commiato ai due giovani auror davanti a lei. “Buona fortuna.”
“Altrettanto! Trova il nostro tedesco preferito, okay?” Esclamò Malfoy stringendole la mano, mentre Potter aggrottava le sopracciglia come se volesse dirgliene quattro, cosa che non la stupì più di tanto.
“Grazie Scorpius.” Gli sorrise. Potter sembrò voler finalmente parlare, ma ci rinunciò voltandole le spalle e marciando via. “ … il solito costipato. Fa schifo in questo genere di cose.” Spiegò Scorpius con un sospiro. Poi le strizzò l’occhio. “Ci vediamo a terra!”
Ama rivolse un ultimo saluto al Sergente Weasley e poi seguì la squadra di salvataggio che l’aveva attesa all’imbocco di uno dei tanti corridoi che si snodavano lungo il piano.
Parlò prima che Savage, il classico agente vecchia scuola, taglio militare e gambe divaricate, potesse dar voce alla sua faccia scontenta. “Sono consapevole che il recupero del mio agente, se aveste potuto scegliere, non sarebbe stato tra le vostre priorità.” Doveva andarci piano; l’ultima cosa che voleva era inimicarsi la squadra di Auror che avrebbe dovuto pararle le spalle in caso di necessità. “Tuttavia è la mia. Aiutatemi a raggiungerlo, vi chiedo solo questo. Al suo recupero penserò io.”
Questo fece una smorfia. “Gli ordini sono ordini, Sergente Gillespie. Il Capo ci ha chiesto di trovare il ragazzo o quel che ne rimane, e così faremo.”  
“L’agente Prince è vivo.”
Lo sguardo che le venne rivolto era di sufficienza: non le credeva. Peggio, pensava si stesse impuntando. “Come vuole … Muoviamoci però, non abbiamo tempo da perdere.”
Ama non ribatté, seguendo i quattro uomini: aveva teso loro una mano, ma era stata rifiutata.
La qual cosa la preoccupava più che se fosse rimasta da sola in quell’enorme cargo pieno di ombre.
 
 
****
 
“Potty…”
James sentiva la presenza di Scorpius dietro di sé; e non solo perché era virtualmente a pochi centimetri da lui, ma anche perché gli stava sussurrando nelle orecchie con tanto di manina morta sulla spalla.
“… e non chiamarmi così! Almeno in azione!” Brontolò lanciando un’occhiata a Bhatt, l’Auror secondo in comando della squadra di suo zio; aveva una reputazione da difendere, soprattutto quando stavano andando in bocca al pericolo.
Essere chiamato come un suppellettile igienico non era come voleva essere ricordato casomai ci avesse rimesso le penne.
“Okay Potterino, ma senti … stai pensando quel che sto pensando io?”
James alzò gli occhi al cielo; stavano tutti procedendo in formazione compatta verso la parte più remota della nave, dove stavano i laboratori. Era pronto allo scontro, le orecchie erano tese nel captare ogni minimo rumore sospetto … e Malfoy, sciroccato come sempre, giocava agli indovinelli come se fossero al primo anno di Hogwarts.
“Che cazzo ne so che stai pensando?” Sibilò. “Falla poco lunga, dimmi che hai.”
“Sei preoccupato per Ama.” Lo disse come un’attestazione.
… e per Merlino, se aveva ragione.
Scrollò le spalle. “È una strega adulta. E poi è con la squadra di Savage … sono della vecchia guardia, gente tosta.”
“… la stessa gente tosta che mi chiama ancora Figlio di Mangiamorte alle mie spalle?” Chiese disinvolto. “La stessa gente che crede che il mondo finisca ai confini della Gran Bretagna e che chiunque non sia inglese non meriti la loro augusta protezione?”
Si voltò scoccandogli un’occhiataccia. Scorpius esibiva la solita faccia da schiaffi e quanto avrebbe voluto dargli un pugno. Perché stava dando voce ai suoi dubbi. “Dove vuoi andare a parare?”
“Dove volevano andare a parare le tue smorfie quando Ama ha deciso di andare a recuperare Ren da sola.”
“Non è da so…”
“Sì che lo è.” Il sorriso lasciò il posto ad un’espressione preoccupata. “Papino Ron li ha scelti perché sono decani e okay … peccato che Peter Savage sia il Sergente con il punteggio più basso in Recupero&Salvataggio.”
“E tu come lo sai?”
Scorpius si strinse nelle spalle. “Bisogna sempre conoscere i propri nemici … o chi ti sta sull’anima. Così al momento giusto puoi rovinarli. Me lo ha insegnato papà!”
“Tuo padre è agghiacciante.”
“Sì, gli voglio tanto bene.” Convenne allegro. “Allora che si fa?”
James si morse un labbro: una parte di sé voleva tornare sui propri passi, raggiungere Ama e salvare il culo al maledetto pipistrello; che al di là della preoccupazione per una strega che aveva imparato a suo modo a stimare, c’era la questione Prince; ora che se l’era preso sua sorella il figlio di Troll faceva parte della famiglia.
Gusti di merda.
Ma comunque rimaneva il fatto; la squadra di Savage avrebbe seguito gli ordini, ma se si fossero trovati di fronte un Infetto, ne era sicuro, avrebbero rincorso quella bandoliera senza troppi rimorsi.
… anche perché non c’è certezza che il pipistrello sia ancora vivo.
L’altra parte di sé però era con suo padre: l’uomo era ad inizio della fila, e li stava guidando seguendo un Incantesimo di Tracciamento che avrebbe portato dritto da Albus e, probabilmente, anche Luzhin e combriccola.
Suo padre, con l’uniforme da combattimento che gli cadeva un po’ larga sulle spalle e gli occhiali senza il quale era cieco come una talpa.   
Suo padre, il cui piano era lasciare il salvataggio agli altri, e il boss finale per sé.
E che avrebbe preferito morire, piuttosto che lasciare che uno di loro venisse ferito.
“Non posso mollare papà.” Sussurrò stringendo l’impugnatura della bacchetta. “Se, come ha detto Tom, sono tutti dentro al laboratorio, sarà un macello quando irromperemo e … devo assicurarmi che non affronti quel pazzo furioso da solo.”
“Ci sarà Ron, no?”
Scosse la testa, perché Scorpius era un novizio: aveva ancora una cifra da imparare sulle dinamiche che regolavano il suo multiforme clan. “Zio Ron è uno stratega.” Spiegò. “… pianifica, organizza, supervisiona. Farà in modo che il blitz funzioni, che tutti facciano quello che devono … come su una scacchiera. Papà …”
“Gioca ad un gioco diverso.” Concluse Scorpius con un sospiro. “Non te la prendere amico, ma a volte mi chiedo come diavolo sia riuscito a mettersi a Capo dell’ufficio visto che non è proprio capace di lavorare in team.”
“La gente lo adora.” Mormorò. “… ed è davvero bravo ad ispirare e quelle robe lì. Gli uomini lo seguirebbero fin dentro ad un rogo di Ardemonio.”
Scorpius fece la sua migliore faccia Malfoy. “Con tutto il rispetto … io no.”
James sogghignò. “Bugiardo. Sei come zio Ron … ci metti il cervello ma alla fine segui il cuore.”
Venne graziato da un’occhiata schifata, a cui non seguì però alcuna rimostranza: tanto aveva ragione. Suo zio e Malfuretto, sotto sotto, avevano lo stesso spirito leale.  “Cosa vuoi che faccia?” Chiese infatti.
“Devi andarci tu da Ama … e dovete salvare Prince, perché se è ancora vivo di sicuro non è messo bene. Avrà bisogno di protezione, e forse anche di cure mediche sul posto.”
Scorpius annuì, perché al suo primo anno in Accademia, a differenza sua, aveva seguito tutti i corsi di pronto soccorso organizzati dal San Mungo: il perché, a detta di Rosie, aveva a che fare con vecchi traumi. Lui non aveva chiesto altro.
Ognuno ha i suoi fantasmi. È okay però quando tornano utili.
“Zio!” Chiamò l’uomo che si voltò di scatto, come se avesse urlato. E non aveva urlato.
“Avete finito di chiacchierare o devo farvi una Pastoia sulla lingua?” Borbottò irritato palesando che non avevano sussurrato impercettibilmente come pensavano, ma ovvio, Malfoy berciava sempre. “Vi rendete conto di dove vi trovate? Non è la sala caffè!”
“Puoi venire qui?” Domandò senza lasciarsi intimidire. “È importante.”
L’uomo borbottò qualcosa a mezza bocca ma fece cenno a Bhatt di scambiarsi di posizione. “Beh?”
“Ama ha bisogno di rinforzi Signore.” Intervenne a gamba tesa Scorpius.
“Il Sergente Gillespie è di rinforzo alla squadra di Savage.”
“Sì, ma…”
“Avete altro da dire o possiamo fare quello per cui siamo qui?”
Scorpius lo guardò a corto di idee, ma James se l’era studiata bene. Quasi.
Sperava almeno. “Zio, il pip… Prince potrebbe essere ferito e ci vuole qualcuno in grado di portarlo via di qui senza far danni.” Indicò il compagno dietro di sé. “Malfuretto ha fatto il corso di pronto soccorso. Quello facoltativo che non si calcola mai nessuno!”
“Con un Oltre ogni Previsione, aggiungerei.” Disse questo alzando leggermente il mento in segno di sfida.
Suo zio si grattò la fronte, squadrandoli poco convinto. “Ragazzi, capisco che siate preoccupati, ma non è una nostra priorità. Inoltre, c’è già una squadra dedicata soltanto al suo recupero.”
“Ma nessuno di loro potrebbe prestargli i primi soccorsi.” Insistette tacitando il compagno con un’occhiata; dovevano metterla sul piano del razionale, o suo zio non avrebbe mai dato loro il permesso di separarsi.
“E se fosse ferito? Prendere una Passaporta potrebbe farlo schiattare sul colpo! Hai detto che non è una nostra priorità … ma io … ecco, io credo che lo sia.” Disse dopo una breve pausa. Gli faceva strano dirlo, ma si rendeva conto man mano che lo pensava, che era vero. “Se non fosse stato per lui non avremo mai trovato la nave, ed ha protetto Albie finché ha potuto. Ha fatto parte della nostra squadra … fa ancora parte della squadra.”
Malfoy intervenne. “Il nostro lavoro è catturare maghi oscuri … ma il fine ultimo è salvare la gente, no? Vorrei che fosse questa la mia priorità oggi, Signore.”
Suo zio rimase in silenzio; poteva permettersi un attimo di riflessione dato che si erano fermati per mandare in avanscoperta la prima squadra, quella capitanata da suo padre, e stavano aspettando che fosse loro dato il via libera per muoversi di nuovo.
Poi sospirò. “Spero che non diventiate mai sergenti voi due, o farete vedere i sorci verdi all’intero Ministero.” Alzò le mani. “Va bene, permesso accordato … ma scordati che andrai da solo.” Fece un cenno a Bhatt che lo raggiunse. “Deva, tu e l’agente raggiungerete la squadra di Savage. Non perderlo di vista.” Aggiunse guardando Scorpius come se avesse già combinato qualche mortale cazzata. “Mia figlia è troppo giovane per diventare vedova.”
“Non ho intenzione di…”
“Zitto, o potrei cambiare idea e buttarti a calci dentro una cabina.” Sbottò facendolo ammutolire. “Sbrigatevi a raggiungerli.”
Scorpius si voltò verso di lui. “James…” Iniziò pieno di buone intenzioni e, con suo sommo orrore, vaga commozione.
Gli diede uno scappellotto sulla nuca: era meglio di un abbraccio. “I migliori Malfuretto. Mi raccomando, torna intero. Ci vediamo sulla terraferma.” Gli mostrò il pugno.
Scorpius lo batté contro il suo. “I migliori.”
 
****
 
Il rumore metallico di una porta che si apriva violenta fece sobbalzare Albus e così Loher. Entrambi si voltarono verso l’entrata: Luzhin scese le scale puntando dritto verso di loro e sia lui che Tom sentirono distintamente un gemito sfuggire dalle labbra del Pozionista.
Con la faccia che ha, ci credo che ha paura …
“Preparateli.” Li apostrofò indicando con un cenno i Mercemaghi stesi sui lettini. “Svegliateli adesso.”
“Non abbiamo ancora terminato …” Tentò Loher, ma Al si guardò bene dal dargli manforte. I lineamenti di Luzhin erano tesi, frementi di una rabbia mal contenuta.
“Cos’è successo?” Chiese invece.
Non gli rispose, ma una lieve flessione nella mascella lo fece per lui; era nervoso, glielo aveva visto già fare al San Mungo.
 
… e questo può voler dire solo una cosa. Ha paura.
Di qualcosa. O di qualcuno.
 
“Mi servono adesso.”
Al si rifiutò di sperare. Ci avrebbe messo un po’ ad usare di nuovo quel verbo con tanta leggerezza. “Il Siero è appena stato inoculato, potrebbero non essere come li vuoi.” Obiettò. “… e non possiamo ricominciare da capo dopo.”
 
Al, se gli servono adesso …
 
Sta’ zitto.
Lo pensò con rabbia, e Tom fece silenzio. Doveva farlo o non sarebbe riuscito a mantenere la concentrazione.
“Devo risolvere un problema.” Tagliò corto. “Svegliateli. Non lo ripeterò ancora.”
Albus si guardò con Loher e poi entrambi si affrettarono a recitare gli Innerva. Luzhin rimase alle loro spalle; Albus lo poteva sentire respirare ed era come percepire un’onda di tensione infrangersi sulla propria schiena.
 
Al.
 
Chiuse gli occhi e gli lasciò finalmente la parola. Perché dopotutto continuava a sperare che fosse finalmente quella la volta buona, il momento in cui tutto sarebbe finito e qualcuno l’avrebbe portato in salvo.
“È arrivato qualcuno?” Domandò Tom, mentre lui controllava rapido i parametri vitali del Mercemago che si stava svegliando di fronte a loro.
“Tuo padre.” Disse e Al si rifiutò di voltarsi. Ogni singolo muscolo del suo viso avrebbe potuto tradirlo. “Il Salvatore in persona … l’ho conosciuto.” Aggiunse. “Allora mi sembrò un ometto banale. Ma oggi non è venuto da solo.”
 
Harry è arrivato!
 
L’esclamazione di Tom gli scoppiò in testa.
 
Dobbiamo avvertirlo. Dobbiamo dirgli dei Mercemaghi, avvertirlo che sanno che è qui.
 
Al lo ignorò. “Mio padre non è un uomo banale.” Mormorò. “Ha sconfitto il mago oscuro più grande di tutti i tempi.”
“Più di vent’anni fa. Non mi spaventano le vecchie glorie.” Gli si affiancò, studiando la sua espressione. “Mi preoccupano più gli Auror che si porta dietro … non vorrei che qualcosa andasse storto. Non adesso che siamo così vicini.”
 
Vicini a cosa? Siamo nel bel mezzo dell’oceano.
 
Al doveva pensare velocemente.
 
Al … dobbiamo avvertire Harry. Contano sull’effetto sorpresa, ma Luzhin li ha sentiti arrivare.
Al, mi stai ascoltando?
 
Continuò a ignorarlo, preferendo guardare Luzhin. “Sono venuti a prendermi.” Scelse con cura le parole. “Mio padre non si arrenderà finché non mi porterà via di qui.”
“Lo immaginavo.” Convenne. “Dovrò ucciderlo allora.”

Albus. Cosa stai facendo?
 
Tom finalmente aveva capito. No, conoscendolo probabilmente aveva frainteso alla grande, troppo preso dalle sue stesse emozioni.
 
Frainteso cosa? Al, dannazione, dimmi a che diavolo stai pensando!
 
“ …. Non te lo lascerò fare. È mio padre.” Levò la bacchetta, ma Luzhin lo bloccò ancor prima che potesse puntare a chiunque fosse nelle vicinanze. Gli bastò stringere la presa sul braccio per fargliela mollare con un grido.
 
Al!
 
Il tedesco lo lasciò, facendolo incespicare fino a Loher, che fu lesto ad afferrarlo e puntargli la bacchetta al fianco. “Sei ancora un ragazzino bisognoso di una tunica dietro cui nascondersi.” Fece una smorfia. “Pensavo fossi diverso, fossi come noi.”
“Va’ all’inferno…” Replicò. “E portati dietro i tuoi deliri!”
Luzhin fece una smorfia irritata, ma non parve considerare il suo insulto come valevole di risposta. Lo sguardo gli dardeggiava alternativamente alla porta e ai mercemaghi. “Levamelo dai piedi.” Apostrofò Loher. “A lui penseremo dopo.”
Loher lo trascinò via, aprendo con un colpo di bacchetta la barriera magica che  li separava dall’adiacente laboratorio di pozioni improvvisato. “Sei fortunato che ci servi ragazzino, o saresti già morto.” Commentò prima di spingercelo dentro senza troppe cerimonie.
Quando la barriera dietro di lui si fu richiusa si permise finalmente un sospiro.
 
… ti è di troppo disturbo spiegarmi che diavolo ti è preso?!
 
Albus sorrise tra sé e sé, guardandosi attorno; era esattamente dove aveva progettato di essere. Era stato un pensiero repentino e aveva funzionato.
Dove credi che siamo Tom?
La risposta gli arrivò subito, pronta ed irritata come si aspettava.
 
In un laboratorio di pozioni. E quindi?
 
“Signor Potter?”
Al si voltò e la sorpresa fu sua quanto di Tom quando videro Sophia Von Hohenheim uscire da un cono di penombra.
 
È la madre di Sören?
 
Lei in persona.
Le sorrise avvicinandosi. “Sophia … sono felice di vedere che sta bene.”
“Sono prigioniera. Di nuovo.” Rispose asciutta. “E il mio compagno è morto.”
Albus fece una smorfia imbarazzata. “Sì, non è … non è proprio una situazione ideale, vero?”
“Sören è morto?” Gli domandò guardando alle sue spalle. “Quel ragazzo l’ha ucciso?”
 
Non si somigliano affatto.
 
Infatti assomiglia a te. Avete gli stessi occhi.
E questo lo rendeva più bendisposto di quanto fosse logico. “… non credo. Penso … penso che sia vivo e che abbia aiutato gli auror ad entrare nella nave. Gli uomini di mio padre sono sulla nave. Verranno a prenderci!”
La strega per tutta risposta guardò di nuovo alle sue spalle. “Sarà come scambiare una prigione per una più grande, suppongo…”
“Come?”
 
Se verranno a prenderla sarà solo per metterla di nuovo ad Azkaban.
Anche se Doe è morto lei rimane sua complice e sai quanto il nostro Ministero ami strombazzare un colpevole all’opinione pubblica.
 
Al si morse un labbro. Non poteva fare ciò che aveva in mente senza avere la certezza che la strega fosse dalla sua parte.
 
Hai bisogno di lei?
 
Tom gli stava dando una mano senza chiedere spiegazioni e questo doveva dargli la misura di quanto fosse preoccupato: purtroppo non aveva tempo per soffermarsi su quello.
Ho bisogno che non spifferi quello che sto per fare e considerando che le sue alleanze sono sempre state un po’ traballanti…
 
Allora offrile una speranza di uscire di qui da donna libera.
 
Tom aveva ragione.  “… forse no. Forse … forse può aiutarmi e aiutare sé stessa.”  
Sophia gli scoccò un’occhiata che poteva definirsi solo come calcolatrice. “La sto ascoltando.”
… cavolo se ti somiglia.
 
Non mi somiglia affatto.
 
Il che era una bugia bella e buona ma lasciò correre. “Devo addormentarmi.” Le spiegò. “Qui dentro c’è tutto il necessario.” Inspirò, perché lì arrivava la parte difficile, la parte in cui avrebbe dovuto riporre sé stesso nelle mani di una persona che aveva sempre scelto il lato vincente e conveniente: e lui al momento era tutto fuorché quello. “Il punto è che sarò indifeso e … ho bisogno che lei dica una bugia se le persone là fuori dovessero chiedere spiegazioni. Può farlo?”
La donna gli sorrise. “Chiedi ad una strega Von Hohenheim se può mentire? Ci devi conoscere molto poco …”
“Gli unici due Von Hohenheim che conosco sono suo nipote e suo figlio, e non sono capaci, quindi spero che la risposta alla mia domanda sia sì, sono nata per questo.” Un lampo inequivocabilmente divertito passò nell’espressione della donna. “Cosa devo dire?”
Si voltò verso gli scaffali, scegliendo con cura gli ingredienti per versarli dentro un pestello. “Che cercando un modo per forzare la barriera mi sono messo fuori gioco da solo.”
“Mi crederanno?”
“Questo sta a lei.” Mischiò gli ingredienti: lui e Tom dovevano risvegliarsi al San Mungo velocemente, o suo padre sarebbe stato accolto da una schiera di Mercemaghi in assetto da guerra. “… ma le conviene, per tutti e due.”
L’esclamazione improvvisa di Tom lo fece sorridere: lo avrebbe preso in giro per mesi per averci messo tanto a capire il suo piano.
 
Per questo hai fatto quella ridicola scenata prima!
 
Annuì, aggiungendo l’ingrediente finale e versando la pozione dentro una fiala.
Sapevo che mi avrebbero sbattuto nel primo posto che avevano sottomano per impedirmi di scappare o fare danni. Le cabine sono troppo distanti e qui dentro non ci sono ingredienti tali da rompere una barriera di magia.
 
… ma abbastanza per farci addormentare.
Al …
 
Lo so. Sono un genio.
“Posso contare su di lei?” Domandò a Sophia che era rimasta a guardarlo in silenzio. “Perché…”
“Mi è chiaro cosa mi aspetta là fuori.” Lo interruppe. “Si addormenti, Signor Potter. Farò in modo che nulla la disturbi.”


Ci fidiamo veramente di lei?
 
Sorrise alla strega, prima di sedersi a terra e svuotare la fiala in un colpo solo. Le palpebre gli si appesantirono subito mentre il torpore del sonno lo avvolgeva. Si stese e chiuse gli occhi.
Non abbiamo scelta.
 
 
 
“Certo che quando mi ero immaginato a fare, tipo, il lavoro di papà mica mi ero immaginato di sedere sul mio culo per ore …”
Lily rivolse un sorriso ad Hugo che per tutta risposta le sbadigliò in faccia. “Grazie, tesoro … Dovresti dormire, sai.” Gli suggerì indicando un letto accanto a quello dove era disteso Tom. “Sembri un Infero.”
“Anche tu mica sei fresca come una rosa.” Replicò l’altro con una scrollata di spalle. “Sei quasi cessa.”
“Figurati!” Sbuffò affatto turbata, anche se si premurò di dargli una gomitata nel punto più tenero del fianco. “Sono sempre belliss…”
Tom si alzò di scatto sul letto, voltandosi verso di loro come un pupazzo a molla.
Agh!
“Luzhin sa che papà è dentro la nave!” Esclamò la voce di Al. “Dovete avvertirli!”
Hugo fu il primo a riprendersi dallo spavento; scattò in piedi correndo a chiamare l’Auror che era rimasto a sorvegliare la stanza.
“ … cosa sta succedendo?”
Tom, o Al, o entrambi, fecero una smorfia. “Luzhin si è accorto che le squadre Auror sono arrivate sulla nave e ci ha fatto svegliare i Mercemaghi trattati con il Demiurgo …” Spiegò Al mentre il corpo di Tom si alzava a sedere sul letto. “Glieli scatenerà contro, ancora prima che possano raggiungere il laboratorio e accerchiarli.”
“Come ha fatto ad accorgersene?”
“Non ne abbiamo idea.” Rispose Tom. “Credo stesse aspettando una reazione da parte di Harry … dopotutto ha preso in ostaggio suo figlio. Avrà messo delle sentinelle.” Esitò. “Non lo so.”
Lily guardò verso la porta dove Hugo stava avvertendo i due Auror; uno di questi corse via, forse verso il primo camino portatile, mentre l’altro rivolse qualche breve parola al cugino e poi si rimise in posizione di piantonamento.
Hugo tornò indietro, passandosi una mano tra i capelli. “Questo tipo … cioè. Luzhin, no?” Sbuffò come suo solito per non dimostrare enorme ansia. “È davvero tanto forte?”
“È stato cresciuto dalla Thule, come Ren … è un soldato, una … una specie di marines Hugo.” Rispose Al. “È addestrato e adesso addirittura potenziato magicamente. Se riuscirà ad usare i Mercemaghi come temo, papà e gli altri avranno grossi problemi.”
“Per questo hanno portato tre squadre, no?”
Lily si morse un labbro; stare lì e non poter fare nulla era terribile.  “… Sören?” Domandò. “Ci sono notizie?”
Tom scosse la testa, con l’espressione dispiaciuta di Al. “Nessuna … ma io sono rinchiuso nella stiva, anzi, al momento nel laboratorio di pozioni. Sono fuori dai giochi.”
“E cerca di rimanerci.” Sospirò sedendoglisi accanto. “… almeno tu.”
Tom, o più probabilmente suo fratello, le passò un braccio attorno alle spalle. “È esattamente quello che voglio fare, credimi.”
Lily gli strinse un ginocchio; era quello ossuto di Tom ma le sembrava quasi di avere accanto Al. “Almeno non sei solo.”
“Non che sia di particolare aiuto.” Borbottò Tom.
“Siete gli occhi di papà.”
“… già. A questo proposito …” Al sospirò. “Credo sia arrivato il momento di tornare sulla nave.”
 
****
 
“La sala radio è da questa parte.” La informò Savage. Ama annuì, apprezzando che perlomeno la stessero coinvolgendo nell’operazione. Al di là delle sue personali convinzioni in merito allo stato di salute di Sören, il Sergente Savage stava rispettando gli ordini che gli erano stati dati; non poteva chiedere di più.
“Una volta che avremo trovato l’agente Prince sarò io ad occuparmene.” Trovò comunque giusto ribadire, mentre questo faceva passare avanti uno dei suoi uomini. L’auror si mise a lavorare sulla porta di fronte a loro; ne avevano trovate diverse chiuse da incantesimi ben al di sopra del livello di un semplice Colloportus.
Semplice precauzione o Luzhin ci stava aspettando?
“Sergente Gillespie…” Iniziò l’uomo. “Abbiamo già…”
“Discusso della cosa, sì … ma mi rendo conto delle contingenze in cui ci troviamo. Al Capo Potter serviranno tutti i suoi uomini ed io sono in grado di occuparmi dell’estrazione dell’agente Prince anche da sola. È il motivo per cui sono qui, dopotutto. Il mio Ministero non ha particolare interesse nella cattura di Luzhin, e ora che John Doe è morto la priorità è riportare a casa il mio agente.”
Savage le scoccò un’occhiata indecifrabile, ma poi annuì. Erano pari grado, gli bastava questo per essere esonerato da ulteriori responsabilità nei suoi confronti. Le porse la Passaporta, un tagliaunghie che prese con un fazzoletto e si infilò nella tasca dell’uniforme, ben attenta a non sfiorarla con nulla che potesse essere pelle nuda dato che era il trigger di attivazione.
“Posso lasciarvi due uomini.” Considerò guardando lo spezza-incantesimi al lavoro. “Come scorta.”
Ama fece per rispondere ma il barbagliare di una luce alla fine del corridoio li mise in allerta. Puntò la bacchetta nella direzione del bagliore e fu immediatamente imitata dal resto della squadra.
Savage fece cenno di attendere, mentre andava a controllare. Ama lo seguì a stretta distanza. “Chi è là?” Esclamò. “Abbassa la bacchetta e fatti vedere!”
“Agente Malfoy e Agente Bhatt!” La voce di Scorpius pareva quasi sorpresa dall’accoglienza riservata e così la sua espressione quando svoltò l’angolo. “Devo anche alzare le mani?”
“Idiota…” Sbuffò l’uomo facendo un cenno all’agente più anziano, Bhatt, che si strinse le spalle, come se fosse venuto a patti da tempo con l’eccentricità del giovane collega. “Deva, che diavolo ci fate qui? Non eravate nella squadra di Weasley?”
“Cambio di piani.” Spiegò. “Malfoy ha un’abilitazione in Primo Soccorso Magico. Se Prince è in cattive condizioni può dare una mano.”
“E così eccomi qua!” concluse Scorpius con un largo sorriso. “Ehi Ama.” La salutò. “Tutto okay?”
Ama fu incerta se sorridere o emettere lo stesso grugnito esasperato di Savage. “Ci mancava solo il piccolo Lord a questa spedizione inutile.” Fu il commento di questo.
… ripensandoci il sorriso era l’unica opzione corretta. “Sì, ma sono comunque felice di vederti.” Gli si rivolse con calore; poteva aver rassicurato Savage circa la sua capacità di lavorare in solitaria, ma non sapersi più da sola era un sollievo enorme.   
Scorpius fece spallucce come se si fosse semplicemente offerto di portarle la spesa fino a casa. “Sören è un amico … al mio posto avrebbe fatto lo stesso.”
 
“Tutto pur di non andare in prima linea. Tipico di quella famiglia …”

Il commento fu fatto a bassa voce, e Ama non capì neppure da chi fosse partito, ma le bastò vedere Scorpius irrigidirsi per capire che era rivolto a lui.
Ah, ma certo …
Prima di venire in Inghilterra aveva studiato la documentazione di ciascun membro della squadra Flannery e aveva letto di come la famiglia di Scorpius fosse Purosangue, antica e soprattutto con un passato dalla parte sbagliata della storia.
Seguaci di Voldemort per due generazioni …
Ricordava di aver trovato abbastanza strano, quindi, che il loro ultimo erede avesse deciso per una carriera nell’Ufficio Auror.
… e adesso so esattamente perché l’ha fatto.
Ama fece per ribattere, ma l’inglese la fermò toccandole la spalla e scuotendo la testa con una smorfia.
… e pensare che facevo gli stessi commenti su Sören.
Naturalmente prima di conoscerlo davvero, ma questo non la fece sentire meglio.
“Meno chiacchiere, più lavoro!” Disse Savage rompendo l’atmosfera tesa che si era creata. “A che punto stiamo con quella porta Cleave?”
“Quasi fatto, Sergente!”
“Non ne vale la pena.” Le sussurrò Scorpius prendendola da parte. “Non sono cattivi diavoli, sai. Hanno combattuto la Seconda Guerra. Probabilmente si sono dati delle gran mazzate con mio nonno. Io ho la stessa faccia … e niente, non ce la fanno, è più forte di loro.”
“È ridicolo. Non sei tuo nonno.”
Scorpius le sorrise. “Sei una brava persona.”
“ Non direi …ma imparo dai miei errori.” Gli sorrise di rimando. “E poi …”
Aspetta.” Scorpius voltò di scatto la testa guardando un punto oltre di loro. “Ho sentito dei…”
Non fece in tempo a finire la frase che un improvviso scoppio di incantesimo esplose a pochi centimetri da loro. Bhatt e Savage, gli ultimi della fila e quindi quelli più vicini alla deflagrazione, fecero in tempo a gettarsi a terra e furono anche i primi a rispondere al fuoco.
“Ci hanno trovati!” Ruggì quest’ultimo. “Cleave, quella cazzo di porta! Copritelo! Non devono arrivare alla porta!”
Furono solo pochi secondi, ma ad Ama parvero secoli mentre scaricava addosso tutto il suo arsenale di incantesimi contro quello che sembrava un’enorme magma di magia che stava cercando di sfondare le loro difese.
Alla luce artificiale intravide due sagome.
Sono solo due?!
Lo spezzaincanteismi diede un ultimo, esasperato, colpo di bacchetta contro lo stipite e finalmente quella cedette.  
Ama si sentì afferrare da dietro. “Tu e Malfoy! Fuori!” Le intimò Savage. “Raggiungete Prince, agli Infetti pensiamo noi!”
“Ci stanno massacrando!” Esclamò Scorpius. “Peter, per Morgana, non posso…”
“Muoviti Scorpius!” Ripeté tirandogli una spinta. “Vi copriamo le spalle, sbrigatevi!”
Ama vide l’incertezza agitarsi sul volto del ragazzo.
Non vuole lasciare nei guai i suoi compagni.
Bhatt, l’agente che l’aveva accompagnato, si voltò senza smettere di lanciare incantesimi. “Malfoy, qua ce la facciamo. L’americano ha bisogno di te, vai! È un ordine!”
Scorpius si riscosse di colpo, annuendo e saltando oltre la porta forzata.
Ama lanciò un’ultima occhiata verso quel mulinare impazzito di incantesimi. Era questo, pensò, il cuore del loro lavoro; oltre le personali antipatie, rischiare la vita perché era giusto farlo.
Proteggere e Servire.
Non rendeva comunque facile lasciare i propri compagni.
 
Sören riprese i sensi perché aveva passato l’adolescenza a guardarsi le spalle; dai nemici della Thule, da John Doe in vena di insegnamenti …
Riprese i sensi perché sentì qualcosa muoversi nella sua direzione. Aprì gli occhi, e benché fuori fuoco, vide una figura avvicinarsi.
Un Mercemago …
Non vedeva bene, continuando a scivolare tra incoscienza e veglia, ma percepiva la magia del suo avversario pulsare violenta, come una ferita aperta.
… no, un Infetto.
Non poteva scappare, non poteva difendersi. Non riusciva neanche ad alzarsi. Sarebbe morto prima dell’arrivo dei soccorsi.
Tentò di cercare la bacchetta; doveva essere da qualche parte, caduta vicino a lui.   
Non così …non …
 
“Sören!”

La voce di Malfoy?
No, stava avendo le allucinazioni. Tentò di aprire nuovamente gli occhi, ma un lampo e un rumore di schianto lo costrinsero a serrarli di nuovo. Rumore di vetri rotti.
 
“… l’hai fatto volare giù con un Expelliarmus?”
“Beh, ehm … avevi idee migliori?” Una pausa. E poi l’inequivocabile parlantina del biondo inglese. “James lo usa sempre quando vuole fare lo stronzo durante gli allenamenti, e ho pensato, se lo spingo abbastanza forte, ecco, sotto c’è l’oceano e da quello non si scappa, Demiurgo o meno. Giusto?”
“…  Ottima pensata. Stramba, ma ha funzionato.”
“Grazie!”

 “ … Sergente?” Articolò mentre un’ombra che aveva decisamente i contorni di Ama gli si parava davanti. La sentì soffocare un’esclamazione.
“Sören…” Mormorò. “Sören, mio Dio…”
Doveva essere conciato decisamente male per suscitare quella reazione nel suo solitamente inflessibile Sergente.
“… va tutto bene, sei al sicuro adesso. Sei salvo.”
Ama doveva avere la mano bagnata perché quando gli sfiorì la guancia sentì umido. E poi qualcosa di caldo che gli avvolse il braccio.
Dove c’era il braccio.
“Dobbiamo stabilizzarlo. Se lo trasportiamo così….” Mormorò Scorpius e poi si bloccò. “Amico, tranquillo, okay? Ti portiamo al San Mungo.”
Lily.
No, non era Ama ad avere le mani bagnate. Era lui; ma supponeva potesse farlo, per la prima volta da quando era bambino.
Piangere. Perché era vero: era salvo, finalmente.
 
****
 
Note:

Avevo pensato di finire con un cliff-hanger, ma poi, considerando che aggiorno ogni mezza stagione, dai, ma anche no.
Questa la canzone del capitolo.
Nel prossimo capitolo tante botte, ma anche un po’ di fluff. Lily se lo deve sprimacciare bene, il suo Ren mezzo morto.
 
  
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