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Autore: piccolo_uragano_    12/02/2018    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Fleur stava raccontando a Kayla del suo abito da sposa con un entusiasmo che alla piccola Black dava notevolmente fastidio. Fred, dall’altra parte della cucina, le guardava sorridendo, parlando con George, Bill e Charlie; intanto, una vecchia radio trasmetteva ‘un calderon pieno d’amor bollente’ ad un volume imbarazzante.
“Oh, Molly!” si lamentò Martha. “Non ero nemmeno al terzo anno, quando ascoltavo queste canzoni!”
“Esatto!” esclamò Molly, entusiasta, cucinando con il sorriso.
Molly era felicissima: Percy era a casa, il giorno di Natale. Chiunque sapeva che il suo era stato un gesto dettato dalla strategia e dalla fame di potere, visto che era arrivato a fianco del Ministro, che aveva casualmente chiesto di parlare con Harry, in giardino. Per questo motivo, Martha se ne stava appollaiata alla finestra, con Sirius che le teneva una mano sulla spalla e le chiedeva di respirare.
“Silente lo aveva predetto.” Sospirò, rabbiosa.
“Come sempre.” le rispose il marito. “Ma devi stare tranquilla, Harry sa quello ch fa.”
In quel momento, Robert e Hermione rincasarono. “Qualcuno può spiegarmi perché Harry … Percy?!” esclamò lui vedendo il rosso. “Merlino, è proprio Natale!”
Percy gli si avvicinò e si abbracciarono sorridendo. “Come ti va, vecchio mio?”
Martha osservò il suo primogenito: aveva la capacità di far sembrare tutto naturale, di non far sentire mai nessuno fuori posto. Percy era sparito, deludendo tutti, lasciando i suoi genitori preoccupati e i suoi fratelli arrabbiati, eppure lui gli sorrideva, perché in quel momento, Percy era solo il ragazzo con cui Robert era cresciuto.
Martha sorrise. Era fiera di lui.
Lui la guardò, e seppe ciò che lei stava pensando.
Remus tornò alla Tana al crepuscolo, pochi minuti dopo l’arrivo di Damian, Gabriel e Nicole. Così, ad accoglierlo sulla soglia, trovò una Ninfadora Tonks nuovamente felice con in braccio la piccola, che a quasi un anno di vita, aveva lo sguardo furbo di sua madre.
La faccia di Remus fu il vero regalo di Natale per Sirius e Martha, che giocava con Gabriel e Anastasia seduti sulle scale.
Moony era sciupato, pallido, stanco, e smagrito. I capelli erano sempre più grigi e i vestiti erano sporchi, senza contare che sembrava essersi ingobbito.
Nel momento in cui vide loro due, però, si illuminò: Nicole tese le braccia verso di lui, che la prese immediatamente senza nascondere gli occhi lucidi, e poi, con una naturalezza spaventosa, baciò i capelli di Tonks e le posò un braccio attorno alle spalle.  
Sirius si voltò verso sua moglie, che lo guardò perplessa. “A cosa pensi, Padfoot?”
“Che hai visto, laggiù?” e fece cenno verso l’ingresso.
Lei ci riflettè qualche secondo. “Amore puro.  E tu?”
“Una famiglia.”

Hermione se ne stava avvolta in una coperta, in piedi in un punto indefinito nel giardino, con il collo teso e lo sguardo perso nelle stelle. Robert camminava verso di lei, indossando il maglione con la lettera R che Molly gli aveva regalato come ogni anno.
Quando la abbracciò da dietro, lei non si spaventò: non poteva essere che lui. Si appoggiò semplicemente sulla sua spalla, baciandole leggermente il collo e godendosi i brividi ed il sorriso che il suo gesto provocò.
“Ti perdi mai a guardare le stelle?” chiese lei.
“Spesso.”
Lei sembrò stranita. “Davvero?” domandò, ruotando leggermente la testa verso di lui.
“Mia … mia madre lo faceva quasi ogni sera, quando mio padre non c’era. Spesso io e mia zia ci mettevamo accanto a lei sul dondolo, per farla sentire meno sola.”
“Non si può essere soli, con una famiglia come la vostra.”
Lui si pose davanti a lei. “Notizia bomba, Hermione Granger. Anche tu fai parte di questa famiglia.”
“E perché?”
“Perché sei la parte migliore di me.”
Lei sorrise e lo baciò. “Buon Natale, Robert Black.”
“Ovviamente gli ho detto di no.” disse Harry, fissando la sua tisana. “Insomma, perché mettere in piedi un simile circo?”
“Per apparire.” Rispose Sirius, seduto al tavolo davanti a lui.
“E per rafforzare la propria immagine. Chi sta dalla tua parte, se sa che tu stai dalla parte del Ministro, starà automaticamente anche dalla parte del Ministro.” Continuò Remus.
“Hai fatto bene a dirgli di no.” commentò Tonks. “A te non sarebbe venuto nulla in tasca, se non una folla di falsi disposti anche a pulirti il naso per poter mettere piede al Ministero.”
“Hai detto naso?” si stupì Remus.
Tonks fece un cenno verso Gabriel, seduto sul tappeto: sembrava stesse giocando con Anya, ma tutti sapevano fin troppo bene che stava ascoltando.
“Hai detto naso! Quanto sono stato via?”
Martha sorrise. “Te lo avevo detto di non partire.”
“Oh, ci risiamo!” sbuffò Moony. “Non fare la …”
“La Lily Evans della situazione? Perché l’unica che ti abbia mai detto di non fare certe …” abbassò notevolmente il tono della voce. “… stronzate è Lily!”
Remus mantenne un tono basso. “Abbiamo già avuto questa conversazione.”
“Abbiamo questa conversazione ogni volta che vai a giocare a fare l’amichetto dei Lupi Mannari!”
“Che hai fatto?” chiese Kayla, sedendosi al tavolo con loro.
“Niente che la mia figlioccia possa sentire.”
“Vuoi proteggere lei da quello che fai ma non te stesso?!”
“Abbiamo già avuto questa conversazione.” Ripeté.
“Avrai questa conversazione con me fino a quando sarò in grado di intendere e di volere, Remus Lupin, e credimi, questo significa molto, molto tempo.” Disse, alzandosi per dare ascolto al pianto di Anya, che aveva battuto la testa contro la poltrona.
“Lo dice perché ti vuole bene.” Disse Kayla, alzando le spalle.
“Meno male!” ironizzò Remus.
I ragazzi tornarono a scuola con la Metropolvere, quell’anno. Per la sicurezza, avevano detto. Robert aveva coccolato Anastasia fino all’ultimo minuto, Kayla aveva lasciato la mano di Fred con le lacrime agli occhi e Harry aveva dovuto promettere a Gabriel che avrebbe vinto alla prossima partita di Quidditch.
Così, quella sera a cena, i fratelli Black avevano negli occhi un velo di malinconia, mentre Ginny, Hermione e Ron parlavano della visita di Percy il giorno di Natale.
“Quella bambina sarà una tosta.” Sospirò Robert.
“Nicole?”
“No, Anya. Dico davvero, avremo un gran bel da fare con lei.”
“Non so dove o cosa o chi sarò quando dovremo preoccuparci per lei.” Disse Kayla.
“Credo anche io che avremo un bel da fare. Avrà una fila di pretendenti che dovremo minacciare di morte.”
“Di quell’aspetto della sua vita, per fortuna, mi occuperò io.” disse la Serpeverde.
“No.” esclamarono i due maschi.
“Perché dovresti?” domandò Harry.
 “Perché appena cammina e siete già gelosi marci!”
“Perché è giusto che sia così!”
Kayla scosse la testa, senza nascondere un sorriso. “Vi odio.”
“No, tu ci adori.” La corresse Robert.
“Vi odio e vi adoro.” Si alzò. “E vi do anche la buonanotte. Spero che abbiate gli incubi e che vi svegliate urlando.”
“Ti vogliamo bene  anche noi!” le disse Harry, mentre se ne andava. “Comunque è strana.” Disse, scuotendo la testa e finendo il suo pasticcio di carne.
“È nata strana.” Gli disse Robert. Di nuovo, risero. “Non dirle che ho detto questa cosa.”

Sirius si lasciò cadere sul letto, sotterrandosi con le coperte. Martha gli dava le spalle, ma lui sapeva che non stava dormendo. Probabilmente aveva anche gli occhi chiusi, credendo di illuderlo, pensò sorridendo e posando la testa sul cuscino.
Aveva fatto addormentare Anastasia, come ogni sera, e Gabriel, che dormiva accanto a lei. Stavano diventando amiconi. Adorava passare del tempo con Anya, adorava l’idea di averle insegnato a parlare e adorava i riccioli chiari che le stavano crescendo. Adorava il fatto che fosse diversa da Robert e Harry alla sua età, e gli piaceva immaginare Kayla quando era così. Tutti gli avevano raccontato tutto di Kayla, dal momento in cui era nata al momento in cui lo aveva conosciuto, presentandosi. Come se non si conoscessero già.
Era quella la base del magico legame con Kayla: si erano trovati tardi, ma si erano pensati ogni giorno.
Martha si girò verso il marito.
Ecco.
“Sirius?” disse, con un filo di voce.
“Non ti annoi con me?”
Lui la guardò stranito. “Che intendi?”
“Non ti annoi a stare con me da così tanto tempo?”  
Sirius sorrise. “In effetti, ormai ti conosco a memoria.”
“E perché sei ancora qui? Perché stiamo ancora insieme, se ci conosciamo a memoria?”
“Martha, stiamo ancora insieme perché ci conosciamo a memoria. C’è chi si annoia, c’è che arriva a non sopportarsi più, c’è chi cerca altre persone, e poi non so perché, ma ci sono io, che ti amo anche perché ti conosco a memoria. Perché riconosco il rumore dei tuoi passi anche senza vederti, perché sento il tuo profumo anche in mezzo a tutto il Quartiere Generale degli Auror, perché so perfettamente cosa ti fa ridere e cosa ti fa incazzare, e so come ridi e come ti incazzi. Perché ho dormito con te così tante volte che dalla posizione in cui dormi so se stai dormendo bene o se sei agitata, perché quando ti guardo uscire dalla doccia, anche se ti conosco a memoria non riesco a non guardarti e a non sorprendermi.” Si bloccò. “Che cosa è successo? Perché mi hai fatto questa domanda?”
“C’era una bionda col tacco dodici al Ministero oggi che chiedeva di te con una certa insistenza.”
Sirius scoppiò a ridere. “E hai pensato che potessi annoiarmi con te e scegliere lei?”
“Ho pensato che … non lo so cosa ho pensato. Ma ho avuto paura, Sirius, anche dopo vent’anni, ho avuto paura di perderti.”
Sirius le baciò la fronte e rise. “E, per completare il monologo degno di nota, vorrei dire che ti amo anche perché, con Lord Voldemort che non aspetta altro che farci fuori, tu hai paura di una bionda col tacco dodici.”
E  risero, come se fosse la prima volta che ridevano insieme.
Robert Sirius Black aveva un mondo di difetti; ne riconosceva forse solo un paio (e sempre sotto costrizione di Hermione), ma li aveva. Molti di questi erano tali e quali a quelli di suo padre. Tra questi, il fatto che ogni mattina ci mettesse un quarto d’ora a rendersi conto di essere al mondo.
Così, quando raggiunse la Sala Comune e trovò Harry che fluttuava appeso per la caviglia, ci mise qualche secondo a realizzare che sì, stava succedendo davvero.
“Buongiorno, Robert.” Disse Harry con tono calmo.
“Che cosa … che cosa hai fatto?” domandò Robert, riducendo gli occhi a due fessure.
“L’ha insultata!” esclamò Ron, con la bacchetta tesa dietro al Cercatore. “Ha detto che è uno scherzo!”
Chi è uno scherzo?” domandò di nuovo, cercando la bacchetta nei pantaloni mentre Kayla faceva il suo ingresso.
“Quante volte Remus ti ha detto di non tenere la bacchetta nella tasca die- Harry!”  Kayla fu più veloce. Con un colpo secco di bacchetta, riportò Harry con i piedi a terra. “Che cosa cazzo sta succedendo?”
“L’ha insultata!” ripeté Ron.
“Chi, Lavanda?” chiese Kayla.
“Ecco come si chiama!” esclamò Robert.
“Non Lavanda …” sospirò Harry. “Ho insultato Romilda.”
Romilda?” chiesero i Black all’unisono.
Romilda Vane?” domandò di nuovo Kayla, evidentemente sotto shock. “Pensavo stessi con Lavanda Brown!”
“Io … io credo di essere innamorato di Romilda. Tu la conosci, Kayla? La conosci, vi ho viste parlare. Me la puoi presentare? Per favore?”
Romilda Vane?” domandò di nuovo corrugando la fronte.
“Sei la ragazza di mio fratello, Kayla, dovresti volere la mia felicità.”
Tu stai con Lavanda!”  esclamò Kayla. “Ti ammazzerebbe alla babbana se sapesse quello che stai dicendo!”
“Ma io sono innamorato di Romilda!”
“Tu stai con Lavanda!”
Romilda!”
Lavanda!”
Robert si avvicinò a Harry. “Ha mangiato o bevuto qualcosa?” chiese, in un sussurro.
“Dei cioccolatini che erano per me da parte …”
“Da parte di Romilda Vane, vero?”
Harry annuì.
“Oh, Merlino.”

Kayla faceva avanti e indietro davanti all’ufficio di Lumacorno, mentre Robert era seduto a terra a fissarsi le scarpe.
“Ma Fred lo sa che i suoi prodotti riducono la gente in questo stato?”
Robert scosse la testa, sconsolato. “In realtà, non lo so. Può anche essere che certe persone reagiscano in modo più esagerato rispetto ad altre.”
Fu Kayla a scuotere la testa. Poi, si sedette accanto al fratello. “Spero che Lumacorno sappia davvero come aiutarlo.”
“Anche perché tra Romilda Vane e Lavanda Brown …” sogghignò Robert.
Kayla gli tirò una gomitata, cercando di nascondere il fatto che anche lei stesse sorridendo.
“Ma davvero la conosci?”
La Serpeverde alzò gli occhi al cielo. “La maggior parte delle ragazze si avvicinano a me e si fingono mie amiche per poter arrivare a Harry. Romilda Vane è la prima.”
“E tu? Dai loro corda?”
“Loro credono di prendermi in giro, non sanno che sono io che prendo in giro loro.”
Robert sorrise e le passò un braccio attorno alle spalle, lasciando che lei si appoggiasse.
Dall’altra parte della grossa porta di legno accanto a loro, si sentì un tonfo sordo, e poi la voce di Harry che chiamava il nome di Ron. Mentre Kayla rimase ferma qualche secondo, Robert si alzò con notevole rapidità e spalancò la porta, trovando Ron steso a terra, immobile, con la schiuma alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite. Nel tempo in cui Kayla aveva raggiunto la soglia e Robert si era inginocchiato accanto a Ron, Lumacorno aveva recuperato un bezoar e glielo aveva ficcato dritto in gola. Dopo alcuni lunghissimi secondi, Ron fu scosso da un brivido e abbandonò la posizione rigida per tornare a respirare.

“Quindi il veleno era nel vino?” domandò Martha, seduta davanti a Silente.
Lui annuì.
“E il vino era per te.”
Silente annuì di nuovo. “Ci hai messo quasi vent’anni a smetterla di chiamarmi ‘professore’.” Disse, con sguardo dolce.
“Perché sono quasi vent’anni che per me sei come un padre, e non voglio che ti succeda qualcosa.”
“Mia cara, questo è inevitabile.”
Sono stanca delle cose inevitabili.”
Silente le sorrise. “Ron starà bene.”
“E tu?”
“Ron starà bene. Questo è l’importante.”
Martha si alzò e si mise a guardare i quadri dietro di lei, facendo respiri profondi.
“Se ti può tranquillizzare” esordì Silente “non l’avrei bevuta.”
Martha tornò a guardarlo, senza dire una parola.
“Suvvia, Martha, nemmeno tua figlia di due anni berrebbe qualcosa da una bottiglia regalata da un mittente ignoto.”
“Non era ignoto, cazzo, non era ignoto  era Lumacorno.”
“E chi ha dato la bottiglia a Lumacorno?”
Martha fece un altro respiro profondo. “Tu lo sai, vero?”
“In ogni caso, non te lo direi.” Rispose lui con tono pacato.
“Sono stanca, Albus Silente dei miei stivali, sono stanca. Sono stanca delle cose inevitabili, sono stanca di dovermi sempre guardare le spalle e di perdere il sonno perché non so se vedrò Anastasia o Nicole mettere piede in questo castello, sono stanca di aspettare novità dai ragazzi come se aspettassi Merlino in persona, sono stanca di tirare l’alba cercando di capire le strategie di un gruppo di stronzi tatuati che cercano ogni giorno un modo diverso per alimentare il loro potere e distruggere il nostro mondo. Sono più di vent’anni che combattiamo questa guerra.”
Si passò una mano nei capelli, e Silente la vide per quella che era: una guerriera di quasi quarant’anni che aveva messo sempre sé stessa a disposizione di coloro che amava. Aveva amato e aveva perso tanto, però aveva vinto tanto altro: aveva vinto un uomo che l’amava ed era tornato dall’inferno per lei, aveva vinto l’amore di quattro figli e due nipotini francesi, aveva vinto la gratitudine ed il rispetto.
Eppure, era visibilmente stanca: la luce dell’alba evidenziava le prime rughe attorno agli occhi e la magrezza del viso, il pallore e le occhiaie.
“Mia piccola Martha” disse Silente, dopo un po’, “benvenuta.”
“Benvenuta?”
“Benvenuta nel mondo dei grandi.”
Martha non aveva bisogno di dire ‘vaffanculo’: tante volte, glielo si leggeva in faccia.
“Tu la vincerai questa guerra Martha, tu avrai la meglio su quel gruppo di stronzi tatuati.”
Martha scossa la testa, sorrise dolcemente e fece per uscire, ma si bloccò sulla porta.
“Nulla.”
“Come?”
“Non c’è nulla di inevitabile.”




Chiedo enormemente scusa a tutti quanti per il ritardo con cui sto pubblicando, ma sono presa da mille altre cose. Vorrei comunque rispondere a una domanda frequente: no, non sono gli ultimi capitoli. No, non sta finendo. Ho idee ben precise fino alla fine del settimo libro. Solo, ho sempre meno tempo. Abbiate fiducia, se vi va. Intanto, grazie. Di tutto. 

 
   
 
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