Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: fantasy93    18/02/2018    5 recensioni
Questa storia si ispira più ai libri che alla serie tv. Sansa Stark è sotto la protezione di Ditocorto, che le dà una nuova identità: Alayne Stone, sua figlia bastarda. Qualcosa però andrà storto e Sansa si ritroverà a dover scappare. Incontrerà qualcuno che credeva fosse morto: Sandor Clegane. Niente, però, è come sembra... Quello che incontrerà potrebbe non essere affatto lo stesso uomo che aveva conosciuto in passato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petyr Baelish, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo smemorato
 
La luce filtrava appena attraverso la spessa coltre di nubi, a rischiarare la stanza c’erano solo il fuoco del caminetto e un moccolo di candela sullo scrittoio… Come se avesse avuto qualcosa da scrivere!

- Se è vero che mi conosci così bene, perché ti ostini a non volermi dire chi diavolo sono?! –

Erano trascorsi diversi giorni da quando si era risvegliato. Pian piano si era ripreso grazie alle cure del confratello anziano. Aveva appreso che si trovava sull’Isola Silenziosa, un luogo dedicato alla cura dello spirito e abitato esclusivamente da confratelli devoti ai Sette Dei. Una volta entrati a far parte di quell’ordine, gli uomini dovevano prestare voto di silenzio. Usavano la voce solo per pregare. Lo stesso confratello anziano poteva parlare un solo giorno alla settimana, a meno di non dover confessare qualcuno. Ecco che quindi pur di avere delle risposte, aveva chiesto di confessarsi ogni giorno. In realtà c’era una sola domanda ed era sempre la stessa.

- Perché credo che la tua amnesia sia un dono degli Dei! È la tua opportunità di ricominciare tutto da capo, di vivere una vita serena! –

Anche la risposta era sempre la stessa. Quello stupido vecchio era così certo di essere nel giusto! In alcuni momenti desiderava alzarlo per il collo e costringerlo a rivelargli ogni cosa, ma temeva che piuttosto che parlare si sarebbe lasciato uccidere. Inoltre la sua gamba a stento riusciva a sostenere il suo peso, figurarsi compiere questo tipo di sforzo. Doveva provocarlo e sperare che gli sfuggisse qualcosa…

- E se io non volessi?! –

- E cosa vuoi allora? –

- La verità. –

- Molto bene. La verità è che ti ho trovato sotto un albero, in fin di vita. Mi hai chiesto pietà, quando per te significava darti il colpo di grazia. Mi hai raccontato la storia della tua vita. Eri un uomo solo, solo come un cane, vivevi consumato dall’odio e dalla rabbia e sebbene vi fosse del buono in te, hai compiuto atti indicibili e sognavi di compierne altri. Non hai niente e nessuno a cui tornare. Vuoi davvero ricordare tutto ciò? –

Quindi era quella la verità. Era un mostro sanguinario. Non c’era nessuna famiglia ad aspettare il suo ritorno, nessuna donna, nessun affetto. Che senso aveva allora sopravvivere? Eppure era come se gli sfuggisse qualcosa…

- Perché dovrei fidarmi di te? Chi mi dice che tu non stia mentendo?! –

- Sono il confratello anziano di un ordine religioso: non posso mentire. Se questo non ti bastasse, pensa che ti ho salvato la vita, e che non avevo idea che avresti perso la memoria. Se questo non ti bastasse, sappi che sei libero, nessuno ti lega a questo posto, nessuno ti impedirà di andartene. Se anche questo non ti bastasse, allora guarda dentro di te. Ti ho sentito urlare. Tutte le notti. Grida strazianti. –

I suoi incubi.
Le fiamme tornavano a tormentarlo tutte le notti. Non era certo un mistero il motivo. Il suo corpo le aveva conosciute fin troppo bene. In un primo momento aveva perso anche la percezione di sé stesso e del suo aspetto. Quand’era ancora costretto a letto si era portato una mano al volto ed aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Si era sforzato di ricordare, ma era stato tutto inutile. Nella sua stanza non c’erano specchi, aveva quindi dovuto chiedere al vecchio. Quello gliene aveva portato uno il giorno dopo, almeno questo non glielo aveva rifiutato.

Non poteva negare di aver provato un certo sgomento e orrore nel guardarsi, ma dopo pochi istanti si era riconosciuto: quello era sempre stato il suo volto. Capelli e sopracciglia nere come il carbone, un naso aquilino a confine tra quella che era la metà di una faccia e un groviglio di cicatrici informe e deturpante. Grandi occhi grigi, di cui però non ne aveva colto lo sguardo, troppo spaventato forse. Aveva appoggiato lo specchio sul comodino senza dire una parola, il vecchio aveva capito e lo aveva lasciato in pace.

Si riscosse da quei pensieri scuotendo il capo.

- Dimmi almeno il mio nome. –

Il vecchio sembrò sul punto di vacillare. - Non sono certo che sia una buona idea, ma ti prometto che semmai tu dovessi ricordarlo o indovinarlo non mi tirerò indietro. –

- D’altronde non puoi mentire. Non è forse così? –

- È proprio così infatti. –

- Varrà per qualunque cosa io dovessi ricordare allora. –

- Così sia. Resterai dunque qui tra noi? –

- Sembro non avere scelta. Non ti assicuro che prenderò i voti, in ogni caso. –

- Non sei obbligato. –

- Se non vuoi rivelarmi il mio nome, dovrai pur chiamarmi in qualche modo. –

Il vecchio parve pensarci su un secondo. – Che ne dici di Rodnas? Mi sembra appropriato… Per gli amici Rod. Frate Rod. È perfetto! –

Non gli piaceva quell’espressione compiaciuta sulla faccia del vecchio, doveva avergli affibbiato un nome che trovava divertente forse, o che magari aveva effettivamente qualcosa a che fare con lui… Non volle dargli la soddisfazione di aver forse intuito i suoi giochetti. - Bah, probabilmente è un nome come un altro. Non ci sperare troppo nel “frate”! -

Il confratello anziano si concesse una breve risata. – Sai Rod, che tu scelga o no di unirti alla nostra fratellanza, dovrai rispettare le regole dell’Isola. Prenditi quest’ultimo giorno per riposare e recuperare meglio le forze. Ti aspetto domani per la preghiera dell’alba. Puoi cominciare a studiare da qui. –

Nel dirlo gli porse un piccolo libricino abbastanza consunto. Nel decifrare le scritte Rod si accorse di saper leggere, evidentemente il vecchio doveva saperlo. Forse era per questo che se ne stava lì tutto gongolante. Gli lanciò un ultimo sguardo e lo lasciò solo nella stanza. Rod si sedette allo scrittoio, alla luce della candela e aprì il libricino alla prima pagina.
Inno alla Madre
 
 

NOTE DELL'AUTRICE: Mi scuso tantissimo per il ritardo abissale con cui carico questo capitolo, per i prossimi cercherò di essere più rapida. A volte è difficile conciliare tutti gli impegni... Ringrazio tutti quelli che hanno letto i primi due capitoli e soprattutto chi mi ha lasciato una recensione. Spero continuiate a seguirmi! Grazie infinite! Alla prossima! :*
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: fantasy93