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Autore: piccolo_uragano_    20/02/2018    4 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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L'ho scritto in quattro e quattr'otto dopo cena, perchè ci tenevo a pubblicare prima della mezzanotte. Oggi è il venti febbraio. Da qualche parte, è il compleanno di Martha Redfort, quindi anche il compleanno di tutte noi, di tutte voi. Grazie. Senza di voi non sarei andata più in là di un paio di capitoli. 
Vi devo molto. 
Questo capitolo è dedicato a chiunque sia passato per leggere anche solo due righe, per me vuol dire tanto; è dedicato a chi ha letto tutto, metà, un pezzo. A chi ha letto e ci ha creduto. Grazie. 


“E se fosse stata per Lumacorno, invece?”
Kayla guardò Robert, spaesata. “Credi che ci sia qualcuno che vuole avvelenare Horace Lumacorno?!”
“Non stupirti troppo.” Le disse George. “Non è un santo. Ed è rimasto nascosto un bel po’, mi pare.”
“Non mi sembrano motivi abbastanza validi per volerlo soffocare.”
“Forse il veleno era per Harry.” Ipotizzò Fred.
Kayla, che camminava avanti e indietro davanti alla panchina di pietra su cui erano seduti i tre Grifondoro, si fermò e rabbrividì. Non era per il vento, era un freddo che veniva da dentro. Un conto era l’idea che qualcuno volesse fare del male a Harry, ma la certezza che ci fosse un considerevole numero di persone disposte a fare di tutto perché non accadesse mai.
“Forse ha sbagliato bicchiere.”
Un conto, invece, era l’idea che non fosse successo per pura casualità.
Robert scosse la testa, accendendosi una sigaretta. “Lumacorno ha una considerazione di Harry troppo alta per fare una cosa del genere.”
“Tu non avevi smesso?” gli chiese Kayla.
“Solo se ci sono Hermione o la mamma nei paraggi. Anzi, per la mamma non ho mai iniziato.”
“Tua madre lo sa.” Gli disse Fred, accendendo la sua. “Tua madre sa sempre tutto.”
“Sai cosa non sa, questa volta?” domandò George. “Se il veleno fosse per Harry, Lumacorno, Ron o chiunque altro.”
“Secondo me l’Ordine sa anche quello.” Lo contraddisse Kayla. “Solo che non ce lo dicono.” Si guardò per un po’ le scarpe. “Se Lumacorno fosse sotto Imperius?”
“Un altro sotto Imperius tra le mura di Hogwarts?” la bloccò Robert.
Tecnicamente Crouch non era tra le mura di Hogwarts.” Precisò lei.
“Harry ha detto che Lumacorno ha versato in tutti e tre i bicchieri.” Ragionò George.
“Sì.” Continuò il gemello. “Ma solo Ron ha bevuto.”
“Quindi …” concluse Robert. “Il veleno era nella bottiglia.”
“La bottiglia era un regalo.”
“Era un regalo per Silente.” Puntualizzò Kayla. “Così come la collana di Katie …” sospirò. Smise di fare avanti e indietro per fermarsi e guardare i tre ragazzi sulla panchina. “Che diamine sta succedendo?”
“È la guerra, bambina mia.” Rispose la voce di Sirius, da dietro di lei. “E credimi, non avrei mai voluto e nemmeno pensato che voi due, Harry o Anastasia ci aveste a che fare.”
I quattro si voltarono, lo guardarono e non dire nulla.
“Smettetela di aspettarvi da me grandi discorsi, in questi momenti. Mi sedevo a fumare su quella panchina molto, molto prima di voi.”
“E per i grandi discorsi, a chi dobbiamo rivolgerci?” domandò Robert.
“A una delle sorelle Redfort.” Rispose Padfoot, accendendosi la sigaretta facendo i medesimi movimenti dei figlio poco prima. “Non dite a Martha che ho fumato a scuola.”
I ragazzi sorrisero.
“Hai detto che non lo avresti mai pensato.” Lo appellò Robert. “Perché?”
“Perché ce l’abbiamo messa tutta, vent’anni fa. Davvero. Anche quando eravamo pochi, soli, sprovveduti, scoperti. Anche quando ci hanno detto di nasconderci, che eravamo finiti. Anche quando … anche quando ho visto Lily e James stesi a terra, e Martha con Harry in braccio che mi diceva di non fare stronzate, ce l’ho messa tutta. Perché mai avrei permesso ai miei figli di fare questa vita.” Scosse la testa. “E invece abbiamo fallito.”
“Non credo abbiate fallito.” Gli disse prontamente Fred. “Avete vinto, in molti modi. In altri no, ma in molti si. Non ci sono vincitori che non hanno mai perso, per vincere devi perdere qualcosa, per perdere devi aver superato qualche traguardo. Non è tutto o bianco o nero. Non vinceremo, e non perderemo.”
Kayla lo guardò, accennando un sorriso. “Hai mai paura?”
“Spesso.”
“E come fai?”
“Penso alla vita che avremo.”
Sirius sorrise. “Kayla, forse devo dare a te la benedizione per lui e non viceversa.”

“Ho detto di no.”
“Per favore!”
“Sono commossa nel sentirti dire queste parole, Harry, ma la mia risposta rimane no.”
“Kayla!”
“Non posso farlo!”
“Certo che puoi! Ha un debole per te, lo sanno tutti! Potresti capire che cosa ha in testa con un paio di occhiate!”
Kayla aggrottò la fronte. “Praticamente mi stai chiedendo di sedurre Draco per capire cosa vuole fare!”
“Per finta!” specificò Harry. “So che stai con Fred.”
“Io amo Fred, e Draco mi fa abbastanza schifo!”
Harry si guardò attorno, nella biblioteca vuota.
“Te lo dicevo” gli disse Hermione. “che avrebbe detto di no.”
“Tu lo faresti, al posto mio?”
“Assolutamente no.”
“Lei sta con nostro fratello!” si irritò Harry.
“E io sto con il fratello del tuo migliore amico!” specificò Kayla, chiudendo rumorosamente un libro. “Farò finta che tu non mi abbia chiesto nulla. Ma sappi che ti tirerò i capelli nel sonno.”
Harry la guardò senza capire.
“Lo facevo a Robert quando eravamo piccoli e mi faceva arrabbiare.”
“I miei capelli non si toccano.” Specificò lui.
“Allora non chiedermi mai più certe cose.”

Martha guardò Sirius entrare nella loro camera da letto con un vassoio fluttuante davanti a lui, e non poté fare a meno di sorridere. Quel gesto voleva dire una sola cosa.
“Padfoot, è di nuovo il mio compleanno?”
“Così pare.” Rispose lui, facendole arrivare il vassoio.
“Avremmo dovuto decidere che dopo i trenta non avremmo più festeggiato.”
“Beh” rispose, stendendosi accanto a lei. “quando ne hai compiuti trenta non c’ero. Permettimi di recuperare il tempo perso.”
Martha prese la tazza di caffè con due mani. “E come?”
“Avevamo una certa tradizione, da giovani.”
Giovani? Sei sempre un anno più vecchio di me, ti ricordo.”
Quattro mesi.”
“Quattro mesi tra un anno e l’altro.”
“Sono più in forma di te.”
Martha soffiò sul caffè e lo guardò di sottecchi. “Allora direi che per un mese vai in bianco.”
Lui si allarmò per un secondo, poi sorrise. “Stamattina sei bellissima.”
“E tu sei un venduto.”
“Un marito venduto ma premuroso, innamorato, sexy, intelligente …”
“Ho detto che vai in bianco.” Sorrise, bevendo il caffè.
“Certe tradizioni sarebbero da onorare.”
In bianco fino a marzo.”
“Ho accennato al fatto di essere un gran baciatore?”
Lei finse di irritarsi. “E questo chi mai te lo ha detto?”
“Parecchie.”
Fino ad aprile.”
“Martha.”
Maggio.”
“Martha!”
Forse anche giugno.”
“Ti amo.”
“Sei un idiota.”

Harry aprì gli occhi a fatica. Vide tutto bianco per qualche secondo. Poi, gli apparve chiaro il volto di Martha, seduta sul letto accanto al suo. Subito dopo, riconobbe odori di vari disinfettanti e capì di essere in Infermeria.
“Sai, tra tuo padre, te, Rose e Robert, ho perso il conto di quante volte io mi sia trovata qui perché siete caduti da quelle maledette scope.”
Lui sorrise. “Buon compleanno, mamma Martha.”
Lei sorrise. “Non dirlo troppo forte, qui dentro.”
“Abbiamo perso?”
“Ora ti riconosco! Sì, comunque. Spudoratamente.”
Harry scosse la testa. “Di quanto?”
“Non te lo dico.”
In quel momento, ai piedi del letto su cui era sdraiato Harry, sputarono due manine e in tutta l’infermeria riecheggiò una risatina.
“Hai visto Anastasia, Harry?” chiese Martha con tono scherzoso.
Harry si illuminò. “Mi hai portato Anastasia?”
Martha rise. “Era con me, quando sono entrata. Ora non so dove sia. Sai, abbiamo imparato a camminare. E a correre, grazie a Sirius e Remus.”
Harry si mise seduto e si sporse verso i piedi del letto. “Non vedo Anastasia, vedo delle manine.”
Anya si sporse dal nascondiglio per guardare Harry, e lui non poté fare a meno di trovarla ancora più cresciuta. La faccia era più tonda, gli occhi più grigi, il sorriso era completo e i boccoli chiari erano più lunghi e folti. Indossava un maglioncino rosa pallido chiaramente fatto da Molly Weasley, forse per Kayla, pensò Harry, visto che era più lungo di quanto sarebbe dovuto essere, così come i pantaloni.
“Buongiorno, Anastasia Elizabeth Helen Black.” Disse Harry ridendo.
“Sei sveglio?” chiese lei con tono dolce.
Harry non fece in tempo a rispondere che la piccola si era posizionata sulle ginocchia della madre.
“Secondo te?” domandò Martha in risposta.
Harry rise, quando le porte dell’infermeria si spalancarono ed entrarono i restanti membri della famiglia.
“Oh!” esclamò Sirius quando vide Harry. “Buongiorno, principessa!”
Robert prese subito in braccio Anya e Kayla si sdraiò accanto a Harry, rubando delle bacchette di liquirizia che Ron (o forse Hermione) avevano lasciato sul suo comodino. “Come stai?” chiese la Serpeverde.
“Se sto male mi fai il favore che ti ho chiesto?”
“No!” risposero lei e Robert all’unisono.
“No!” ripeté Anastasia.
“Brava, Anya. Hai capito da che parte stare.” Le disse Robert, alzando la mano come se dovesse battere il cinque. “Papà, le insegniamo a battere il cinque?” 
Sirius sorrise. “Sai quanto ci si mette, ad insegnare qualcosa a quella bambina?”
“Quanto?”
“Cinque secondi al massimo. Guarda.” Alzò la mano e Robert gli batté il cinque. Poi rivolse l’altra mano ad Anastasia, e lei ripeté il gesto del fratello.
“Grazie, Anastasia.” Disse Sirius, per niente sorpreso.
“Prego.” Rispose la bambina.
Martha sorrise. “Dovreste smetterla.”
“Tonks le sta insegnando a farmi le trecce.” Si lamentò Sirius. “E tu non le dici niente.”
“E ci riesce?” domandò Kayla.
“Si, ma non le finisce mai, quindi Tonks deve inseguirlo per legargliele.” Commentò Martha. “Vero, amore?” chiese sorridendo e accarezzando i capelli di Sirius.
“Vi annoiate, alla Tana.” Rifletté Harry.
I due si fecero seri.
“No.” rispose Martha a bassa voce. “Greyback ha attaccato un altro bambino, e … sono morte due famiglie di babbani, a Londra, questa settimana. Il punto è … che i bambini queste cose non le possono sentire. Tu non te lo ricorderai, ma forse Robert si. Dopo le riunioni dell’Ordine …”
“Giocavamo.” Continuò Robert. “Io, te, e Tonks. Tantissimo. Tonks era anche caduta dalle scale in un inseguimento.”
“Questo perché Rose e Remus anziché tenervi d’occhio stavano litigando.” Precisò Martha.
“Comunque cerchiamo di dare loro qualche ricordo felice.” Concluse Sirius. “E il fatto che lei impari così in fretta ci diverte.”
“A me divertirebbe di più vedere te con le treccine.” Sdrammatizzò Kayla.
I Black risero. Tutti, all’unisono. Madama Chips si affacciò dall’ufficio. “Meno caos!” disse, cercando di fare la faccia cattiva. Ma quando Martha le sorrise, lei rientrò nell’ufficio scuotendo la testa.
“In realtà ci adora.” Commentò la Grifondoro. “Ha medicato più volte Robert che chiunque altro.”
“Allora ci odia.” Rispose il diretto interessato. “Anche perché mi portavi qui anche se perdevo sangue dal naso.”
“Eri caduto dalle scale!”
“Voleva imitare Tonks.” Commentò Kayla.
“In realtà mi avevi spinto.”
“Davvero?”
“Te lo sarai meritato.” Disse Harry.  “Forse ti aveva chiesto un favore e tu avevi detto di no.”
“Ricordami di non fare le scale accanto a  te, allora.” Scherzò Kayla.
“Stiamo ancora parlando del fatto che ti abbia chiesto di scoprire cosa combina Draco?” domandò Sirius.
Harry guardò Kayla con aria scocciata. “Glielo hai detto!” disse, irritato.
“No.” rispose Martha.  “Non ci ha detto niente.”
“Lo sospettavamo, ce lo hai appena confermato.”
Robert rise di gusto, e Anastasia, che intanto si era arrampicata per sedersi sulle sue spalle, lo guardò perplessa.
“Perché ridi?” domandò, dopo qualche secondo.
Lui la prese per le braccia e la fece scendere, tenendola a pochi centimetri dal suo viso. “Perché è una famiglia di matti!”
Matti!” ripeté la piccola.

Sei Horcux?!”
Martha batté il pugno sul tavolo. “Sei?” Alzò una mano aperta ed il pollice dell’altra.
“Ne abbiamo già distrutti due.” Specificò Silente.
Martha abbassò due delle sei dita alzate.
“Hai idea di quali siano gli altri?” domandò Sirius, servendo il tè con un colpo di bacchetta.
“Parecchie idee.”
“Oh, beh, menomale. Ci avremmo messo altri vent’anni, altrimenti.”
Silente sorrise.
“Che idee ha, al riguardo?” domandò Tonks.
“Oggetti di valore appartenuti ai quattro fondatori.”
Ci metteremo altri vent’anni.” Si corresse Martha.
“Prova a essere ottimista!” le disse Tonks.
“Non è nella settimana in cui può essere ottimista.” Specificò Sirius. “E fossi in te non glielo chiederei di nuovo.”
Martha sbuffò. “Albus, come … Harry come ha ottenuto il ricordo di Lumacorno? Non credevo avrebbe ceduto, credevo si sentisse troppo colpevole.”
Silente annuì. “Il ragazzo ha talento da vendere.”
Martha sorrise, perdendosi a guardare la tazza di tè. “È figlio di Lily Evans, dopotutto.”

“Non puoi averlo chiesto ai tuoi elfi!” si lamentò Kayla.
“Lo avevo chiesto anche a te!” rispose Harry.
“Quindi valgo quanto Dobby o Kreacher?!”
“Non ho detto questo.” Sbuffò Harry. “Ma gli elfi mi sono sembrati una buona soluzione.”
“Io sono d’accordo.” Disse Robert, addentando il pollo. “Alla fine, posso Smaterializzarsi nel castello e andare ovunque.”
“Io non sono d’accordo nel far seguire Draco, al di là del metodo.” Specificò Kayla.
“Dì un po’, sorellina” la incalzò Harry “non è che il ben noto interesse di Malfoy ne tuoi confronti è ricambiato?”
“Non è che ce l’hai tu, questo interesse?” rispose lei, prontamente. “Sei fissato con lui! Devi dirci qualcosa?” Robert e Ron sorrisero.
“Già, Harry. Non c’è nulla di male, eh, persino i babbani sono avanti su questo argomento.” Disse Robert.
“Però dovresti dircelo, visto che sei in camera con noi.” Commentò Ron. “Per correttezza. O per pietà, almeno Robert la smetterebbe di girare nudo.”
Hermione divenne del colore della sua cravatta e Kayla scoppiò a ridere.
“Non è ciò che state pensando.” Specificò Harry. “C’è sotto qualcosa.”
“Se ci fosse Fred” disse Kayla “farebbe un sacco di battute.”
“Potrei farle io” le rispose Robert. “ma sarebbero scontate. E non giro nudo. Non sempre.”
Harry scosse la testa. “Continuate a prendermi in giro. Vedrete, vedrete.”
“No, noi non ti prendiamo in giro.” Gli disse Kayla. “Zia Rose una volta mi ha fatto tutto un discorso sugli omosessuali, e …”
“Scoprirò un sacco di robe.”
“… e anche la nonna era d’accordo.”
“Vi stupirò.” Sibilò Harry. “Rimarrete senza parole e mi chiederete scusa in coro.”
“Non lo farò mai.” Disse Robert. “Ma datti pure all’avventura, Harry, se anche la nonna era d’accordo allora non c’è davvero nulla di male!”
In coro!” ripeté Harry, mentre Kayla e Ron erano troppo impegnati a non soffocare dalle risate.

Kayla se ne stava seduta a fissare il Lago. Lo faceva spesso, ormai. Si sedeva a terra e fissava le acqua calme. Si illudeva, così, di poter calmare anche tutto il resto. Lasciava che il vento freddo di quello strano inverno le scompigliasse i capelli.
“La Stanza Vai e Vieni.” Annunciò Harry, sedendosi accanto a lei.
Lei lo guardò perplessa. Poi, capì. “Non è neanche lontanamente abbastanza perché io ti chieda scusa.”
“Ci passa delle ore.”
“Lo facevamo anche noi, lo scorso anno, e lo facevano anche i nostri genitori e forse anche la generazione di Silente.”
“Si ma lui è solo.”
Kayla posò la testa sulle ginocchia e guardò Harry. “Sai quale è la vera notizia del giorno?”
“Questa!” esclamò lui.
“No, affatto. La tua notizia non prova nulla.”
“La tua, invece?” domandò beffardo.
“Ginny e Dean hanno rotto.”
Harry spalancò gli occhi e piegò gli angoli della bocca per una frazione di secondo, per poi tornare impassibile.
“E la tua faccia prova un sacco di cose.”
“Smettila!”
Kayla rise. “Non ti preoccupare.” Lo tranquillizzò. “Gli unici che ancora non sanno che tu e Ginny finirete insieme siete tu e Ginny.”
“Qualcuno una volta ha detto così anche di te e Fred.” Contestò Harry.
“Esatto. E adesso non potrei chiedere di meglio.”
Harry guardò Kayla per qualche secondo, con quei grandi occhi grigi stanchi e quei ricci scompigliati. “Beh, neanche lui, scommetto.”


 
   
 
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