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Autore: MM_White    22/02/2018    3 recensioni
[Eric x Christina][Spoiler!]
Buio totale. Tabula rasa. Knock-out.
Non è un doposbronza come tanti altri quello che Christina deve affrontare. Aperti con difficoltà gli occhi, infatti, scopre di essersi svegliata accanto ad Eric, il capofazione sadico e spietato degli Intrepidi. Ma non sa assolutamente come diamine sia potuto accadere. E la sua vocina da Candida esige che venga scoperta la verità...
* * *
Dal capitolo 16:
«Che ci fai qui?» Chiedo affiancandolo. «Credevo che i Capifazione avessero delle palestre private.»
«Ne abbiamo, infatti.» Mi guarda con la coda dell'occhio. «Ma oggi avevo nostalgia di questa...»
«Nostalgia...» Ripeto. «Non ti sembra un sentimento troppo profondo per te, Eric? Sai, per abituarti potresti cominciare con qualcosa di più semplice. Con l'ammirazione, per esempio, oppure con...»
«Smettila.» Si scosta dal sacco e mi lancia un'occhiata caustica. «Okei, non avevo nostalgia di questa merda di posto. Sono qui solo perchè speravo di vedere te.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christina, Edward, Eric, Will
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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33.
Scontro finale

 

 

Alcuni dicono che il tempo sana tutte le ferite.
Io non sono d'ccordo.

Le ferite rimangono.
Col tempo, la mente, per proteggere se stessa le cicatrizza,
e il dolore diminuisce, ma non se ne vanno mai.

Rose Kennedy




 

Gli occhi di Edward sono puntati su di me ed io ho il fiato corto. Potrei voltarmi e cercare di scappare, potrei guardarmi intorno e cercare qualcosa con cui difendermi ma la verità è che non riesco a distogliere lo sguardo da lui.
«Ho aspettato tanto tempo, ragazzina.» Mormora Edward con un sorriso compiaciuto stampato in faccia. «Ma lo sapevo che non mi avresti deluso.»
«Deluso?» La voce mi esce tremula, spenta.
«Sì, alla fine sei tornata da me.»
«Io...»
«Oh, lo so cosa stai per dire. Che non puoi controllare la tua mente, giusto? Che siamo qui contro il tuo volere.» Passo in avanti. «Ma non è così, credo che in fondo tu lo sappia molto bene. Perchè non lo ammetti?»
«Perchè è tutto falso...»
«Certo, questo sarà anche quello che ti ripeti da anni cercando di convincere te stessa che in tutto questo la vittima sei tu. Oh, povera piccola Christina, tutta sola a combattere il lupo cattivo.»
Non è vero, penso. Sarebbe bello se riuscissi a sentirmi vittima anche solo un pò. Sarebbe gratificante. La verità è che, con me stessa, sono sempre stata incazzata.
Dovevo essere più forte, più combattiva, più orgogliosa...
E dovrei esserlo anche ora.
Con un ringhio mi muovo verso la porta, scuotendomi di dosso la paura che fino a un attimo prima mi ricopriva come un velo gelido. Afferro la maniglia e la percuoto, ma la porta non si apre.
Okei, sento il fiato di Edward alle mie spalle ma io troverò un'altra uscita. Ci deve pur essere un modo per andare via di qui. Provo con la finestra, chiusa anche questa.
Con la coda dell'occhio posso scorgere Edward in piedi al centro della stanza, immobile ma ancora sorridente. Afferro un tavolino e lo sollevo, facendo cadere per terra e rompendo tutto quello che vi era appoggiato sopra: un vaso di fiori, un orologio da tavolo, una cornice con una foto che ritrae me e mia sorella da bambine. Alzo il tavolino sopra la mia testa e poi lo scaglio con tutte le forze verso il vetro della finestra. Ma questa non sembra subire alcun danno, neanche una crepa. Il tavolino, invece, adesso è ridotto a tanti pezzi di legno.
«Non è così che funziona, amore mio.» Sentenzia il ragazzo. «Non è per evadere da una stanza che sei qui.»
No, ha ragione, sono qui per affrontare lui. Lo sapevo sin dall'inizio ma dovevo provarci comunque.
E confesso che mi viene da piangere perchè sono tanto, tanto stanca...
Stanca di combattere questa guerra infinita, di affrontare Edward ancora una volta. Sempre Edward, sempre e solo lui. Poi, come un lampo, un pensiero mi rischiara la mente. Perchè c'è un'altra persona, adesso, nella mia vita. Eric.
Quando sei in uno scenario della paura come questo, non ragioni come faresti normalmente perchè ogni tuo pensiero è concentrato sulla paura che ti è di fronte. Ma adesso che penso ad Eric la domanda che ritorna ad assillarmi è: «come interpreterà lui tutto questo?»
Ricordo la nostra prima volta, dopo la sbronza al bar. Parlammo per ore. Io parlavo perchè ero sempre all'assurda ricerca di risposte, lui perchè... bhè forse per smorzare la tensione o solo per avermi accanto. Ricordo la sua titubanza al momento della penetrazione, titubanza che mi fece pensare che fosse sorpreso. Il fatto che lo avessimo già fatto ma che io non lo ricordassi era una menzogna, quindi Eric si aspettava che fossi vergine. Avrà pensato che la mia prima volta fosse stata con Will, no? Cosa sarebbe accaduto se avesse saputo la verità?
Dopo quella notte io ed Eric ci parlammo a malapena. Per settimane lui mi evitava e io cercavo di convincermi di non aver commesso niente di sbagliato. Poi ci fu la festa di Compleanno, l'incontro con Kaimy, sua moglie. Non stiamo parlando mica di una qualunque ex fidanzata! Lo stratagemma per scoprire dove abitasse dato che evidentemente non conviveva con Eric, il siero della verità, la sconvolgente scoperta sul passato di Eric ovvero una relazione clandestina con Jeannine e l'ambiguo risultato durante le sue simulazioni. E poi ci siamo avvicinati ancora e siamo stati ancora insieme, nonostante i litigi, gli insulti, i rimproveri. Stare insieme è ciò che di più sbagliato possa esserci ma separati è ancora più assurdo.
E adesso l'ennesima prova. Io non voglio che scopra tutto, non così. Non voglio mostrarmi debole o distrutta.
«Amore mio...» ripete Edward con voce lasciva. Fa un altro passo verso di me ed io lo odio, lo odio con ogni cellula del mio corpo.
«Non. Chiamarmi. Amore.» Protesto indurendo il tono di voce. «E se fai un altro passo, giuro che ti ammazzo
«Devi solo provarci.» Sibila Edward accantonando ogni falsa dolcezza.
Con un salto mi fionda addosso, stringendomi un braccio. Cerco di divincolarmi, lottiamo. Cado per terra ma riesco ad afferrare un grosso coccio del vaso distrutto poco prima. Lo agito davanti agli occhi, urlo, piango. Lottiamo ancora, cerco di difendermi come meglio mi riesce finchè Edward mi sferra un pugno sul viso.
All'improvviso non riesco più a sentire nulla, solo un ronzio incessante. Poi la voce di Edward, ovattata. Blatera qualcosa sul non opporre resistenza. E come potrei. L'urto improvviso mi ha stordita, riesco solo a pensare al dolore e all'assurda convinzione che il punto dove mi ha colpito stia andando a fuoco.
Quindi eccomi qui. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, che un giorno o l'altro mi sarei ritrovata a rivivere questa scena. Sono di nuovo in questa casa con lui e per quanto mi sia preparata psicologicamente ad affrontarlo di nuovo, la realtà è che ancora una volta non mi sento per niente pronta. E ho perso ormai il conto di quante volte ho chiesto alla vita di non mettermi più alla prova, di quante volte ho implorato un basta. Perchè, che senso ha continuare a combattere e per cosa poi? Ogni volta che mi rialzo, una difficoltà ancora più grande mi ributta a terra. E sempre così, all'infinito. E questa volta non riesco neanche a sollevare il capo, figuriamoci il resto del corpo.
Sono stanca, stanca...
«Andiamo», sussurro tra i fremiti dovuti ora non solo alla paura ma anche al dolore e alla frustrazione. «Fa quello che devi e facciamola finita».
A causa della vista appannata non riesco ad osservarlo bene, ma mi pare di scorgere sul suo viso un sorriso trionfante. Questa volta gli sarà sembrato più semplice e la prossima lo sarà ancora di più, perchè non credo che avrò la forza di reagire, se so già in partenza che il risultato, a dispetto di qualsiasi mio sforzo, non cambia.
Edward mi sputa della saliva in faccia, polverizzando anche l'ultima briciola di orgoglio che mi era rimasta, poi si scaraventa su di me.
Mi strappa gli abiti di dosso senza nessuna delicatezza. Sento le sue mani ovunque. E mentre si abbassa la zip dei pantaloni, la mia unica speranza è: «perlomeno fa che faccia alla svelta».
So che sarà orribile, ma so anche che questa volta, mentre Edward sarà indaffarato a violentarmi, la mia mente potrà viaggiare in un altro posto. In questo posto c'è un lucernario e c'è l'uomo che amo, l'uomo che mi ama. E potrò far finta che siano le sue mani a toccarmi, le sue labbra a posarsi sulla mia pelle, il suo corpo ad adagiarsi sul mio.
Ricordi Christina? Mi sussurra la vocina che in tanti momenti mi ha tenuto compagnia. Ricordi cosa pensasti su Eric e te quella notte? Io sono il letto su cui può adagiarsi prima di andare a dormire, la stella alla quale può esprimere un desiderio, il sogno che lo culla nel dormiveglia e il primo raggio di sole che lo ridesta.
Sì, ricordo. E sarà sempre così. Non mi importa cosa penserà Eric di tutto ciò, non mi importa se in questo momento sto dimostrando di non essere una vera Intrepida. Questa è la resa dei conti, lo scontro finale. Questa è la mia Paura ed io ho intenzione di affrontarla così. E qualsiasi cosa accadrà d'ora in poi, ho appena deciso che sarò sincera. Sarò sincera con me stessa, con Eric, con il resto del mondo. Sarò sincera, sempre.
Anzi, adesso che ne ho preso coscienza, mi sembra perfino meno paurosa. È esattamente per questo motivo che, un attimo prima che Edward entri dentro di me, un sorriso mi trapassa il viso e, all'improvviso, tutto si fa ancora più buio.


«Sei stata brava piccola, è tutto finito. Ci sono io, sono qui con te... sono qui con te.»


 

*


 

Sono passati giorni da quella notte. A volte, quando ci ripenso, non riesco ancora a crederci. Mi sembra impossibile che sia riuscita ad affrontare Edward, a non provare più timore nei suoi confronti.
Eric mi è stato vicino per tutto questo tempo, mi ha chiesto perfino di trasferirmi da lui. È pazzo! Quando glielo ho detto ha risposto di sì, che lo era, ma che non gliene fregava nulla.
«Voglio solo accertarmi che tu sia al sicuro ogni ora del giorno e della notte.»
Sorrido con un lieve imbarazzo. Ho sempre pensato che nel momento in cui Eric fosse venuto a scoprire la verità mi avrebbe trattata con disprezzo, guardata con occhi schifati. Invece è avvenuto esattamente il contrario. Anche se di poco, mi sono accorta che è diventato più affettuoso, più allegro, più... positivo.
E sembrava davvero che sarebbe andato tutto in maniera meravigliosa, per una volta. Che avrei avuto anch'io il mio piccolo lieto fine. Fino al suicidio di Al.
Combattere i miei demoni non è stato affatto semplice, ma nel momento in cui poso lo sguardo sul corpo inerte del mio amico, capisco che una battaglia contro gli eventi spiacevoli della vita non termina mai, per quanto sia ingiusto.
«Silenzio tutti quanti!» la voce di Eric. «Come sapete, siamo qui perchè la scorsa notte Albert, un iniziato, si è gettato nello strapiombo.»
A questo punto non riesco più a contenere il dolore. Mi getto tra le braccia della prima persona pronta ad offrirmele. Quando sollevo lo sguardo, senza un minimo di sorpresa, mi accorgo che si tratta di Will. Mi stringe forte e io ricambio la stretta. In questo momento vorrei solo potermi sfogare con Eric, ma il mio uomo è un capofazione e ha degli obblighi nei confronti di tutti noi. Adesso il suo obbligo è di rendere onore alla memoria di Al e di placare il dolore di chi gli ha voluto bene infondendo loro coraggio.
«Noi lo celebriamo ora e lo ricorderemo sempre!» grida mentre qualcuno gli passa una bottiglia scura. La solleva. «Ad Albert il Coraggioso!»
La folla strepita con lui, beve con lui, grida il nome di Al finchè non sembra più neanche il suo nome ma solo un urlo antico e primitivo.

 

«Che coraggio dire quelle cose su Al quando sei stato tu ad ordinare a Quattro di lanciargli contro dei coltelli.»
Eric entra nell'appartamento strisciando i piedi per terra. In mano una bottiglia di Vodka. Quando solleva lo sguardo su di me, una scintilla gli balena negli occhi di ghiaccio.
«Come sei riuscita ad entrare?»
«La porta era già aperta.»
Alla mia risposta lui si ridesta di colpo. Improvvisamente sembra essere sparita la sbronza, il mal di testa, il senso di vertigine. Controlla la porta, la finestra, guarda adirittura sotto il letto.
Paranoioco, penso, ma dopo un pò incomincio a guardarmi intorno anch'io.
«Che succede?»
«Schhh,» mi blocca le labbra con una mano. Mi abbraccia, poi sussurra: «questo posto non è più sicuro.»
«Allora dove andiamo?»
«Ho un'idea. Per adesso però credo sia prudente farci vedere solo in pubblico.»
«Alla mensa fra mezz'ora?»
Eric si stringe piano la fronte con due dita, sembra stanco.
«Sì,» mi bacia. «Sii più cauta la prossima volta.»
Sto per uscire, quando mi ferma un'ultima volta.
«Ah, Christina?»
«Sì?»
«Non credere che non me ne sia accorto, poco fa.»
«Di cosa parli?»
«L'abbraccio con Will. Sii più cauta anche in quello.»
«Altrimenti?» Sollevo un sopracciglio. Della serie: geloso? Fatti tuoi. Ma non appena lo vedo muovere un passo nella mia direzione, mi affretto ad uscire chiudendo la porta alle mie spalle. E, nonostante la tristezza e il dolore per la scomparsa inaspettata di Al, mi ritrovo a frenare un inizio di sorriso.

   
 
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