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Autore: cabin13    26/02/2018    1 recensioni
[WARNING: STORIA INCOMPIUTA]
Bibi adora raccontare storie e quei bambini adorano ascoltarle, una in particolare. Anche da grandi non si stufano mai di sentirla ripetere: un'avventura di pirati con il loro vascello attraverso i sette mari, divenuti padroni degli oceani.
Ma c'è una parte che Bibi ha sempre omesso ai suoi piccoli ascoltatori: il legame della storia con il loro passato, con quel vascello e quei pirati che sembrano solamente parte di una favola.
Una volta, quand'era piccola, Re Cobra le aveva questo: "Nelle fiabe c'era sempre un fondo di verità..."
E quella verità prima o poi va rivelata loro...
Nove ragazzi intraprendono un viaggio in mare alla ricerca del loro passato, di quei pirati divenuti pilastri della storia. Un'altra avventura che diventerà leggenda e presto sarà narrata ai posteri...
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaya, Mugiwara, Perona, Violet | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Amici finalmente riuniti

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Fu un attimo.

Un lampo blu e dorato invase il suo campo visivo, perse la concezione dello spazio. Un secondo dopo la sua guancia era sbattuta contro il terreno duro e polveroso. La mano di Sabo le premeva tra le scapole e la schiacciava a terra.

Una pietra grande come il suo pugno fischiò sopra di lei. Le avrebbe staccato di netto la testa se non fosse stato per il rivoluzionario. Attraversò il corpo di Sabo in un turbinio di fiamme.

Tra la polvere che si era sollevata davanti a lei, gli occhi di Lili individuarono la figura ghignante di Yago.

Il capo dei mercanti aveva utilizzato i suoi poteri per scagliare addosso che lei aveva afferrato. Le era sfuggito dalle dita – riusciva a intravedere le goccioline di sangue che fuoriuscivano laddove i polpastrelli erano rimasti graffiati – ed era schizzato verso il suo viso.

– Sei tornata dall’aldilà con una bella schiera di amici, signorinella – schioccò la lingua il sequestratore. I suoi occhi squadrarono a lungo Sabo e Dragon. – Hai incontrato persino il comandante dei Rivoluzionari e il suo secondo, sono parecchio colpito.

Lili non avvertì più pressione sulla sua schiena perciò si rialzò, ma non smosse lo sguardo dal nemico.

Sapeva che non sarebbero valse a nulla le pacifiche richieste di liberare i suoi nakama. La scintilla che si rifletteva negli iridi di Yago trasmetteva tutta la sua ferocia, la sua smania di affrontare e sconfiggere i suoi avversari. Non gli importava chi avesse davanti, un gruppo di ragazzini o dei rivoluzionari ben addestrati, lui fremeva dalla voglia di piegarli al suo volere.

Il mercante di schiavi chiamò i suoi complici, ordinò a Bern di lasciar perdere i ragazzi che stava malmenando: l’uomo ci impiegò a scendere dal veliero, picchiò gratuitamente i prigionieri senza una ragione per svariati minuti, fino a che il capo non lo minacciò dello stesso trattamento se non si fosse mosso subito.

I quattro sequestratori fronteggiavano i rivoluzionari e la piccola Nefertari, Bern si stava scrocchiando le dita.

Lo scontro era imminente. Vide Sabo evocare fiamme dai palmi, mentre Koala, Hack e Izumi si mettevano in posizione di guardia. La ragazza dai capelli ramati le aveva spiegato che aveva appreso il suo stile di combattimento, il karate degli Uomini Pesce, da sua madre.

La turchina era ben conscia di essere un inutile peso in quella battaglia, le sue capacità combattive erano inesistenti in confronto a rivoluzionari e mercanti di schiavi.

Il caos che si creò quando si scontrarono i due fronti fu tale che nelle zone circostanti si diffuse l’eco del boato prodotto e si sollevò un polverone che le fece lacrimare gli occhi. Appena si diradò, la scena che le si palesò davanti  fu più o meno la seguente: Koala e Iva impegnati con Bern, Izumi che evitava rapidissima i colpi di Hiroshi, Hack fronteggiava Rei e Sabo se la vedeva con Dragon. Non aveva idea di dove fosse finito Dragon e francamente non le interessava.

La sabbia che si alzava e si disperdeva di continuo rendevano difficile vedere cosa stesse realmente succedendo, Lili ne era frastornata. Eppure la sua mente stava lavorando a mille, il suo corpo era un fascio di adrenalina.

Doveva fare anche lei la sua parte.

Scattò verso il veliero, approfittò della nuvola di polvere per passare inosservata. I grani di sabbia negli occhi le fecero perdere l’orientamento un paio di volte.

Con una capriola evitò un pugno di non capì neanche bene chi, schivò per un soffio Rei che stava indietreggiando, scartò all’ultimo secondo una figura mastodontica. Zigzagava, correva quasi alla cieca, cambiava spessissimo direzione e un paio di volte virò così bruscamente che i suoi piedi slittarono sul terreno sabbioso e rischiò di scivolare a terra in mezzo alla mischia.

Alla fine riuscì ad arrivare nei pressi della nave, quasi precipitò in acqua da tanto era veloce e disperata la sua corsa. Era arrivata a pochi metri dalla prua, vedeva la chiglia stagliarsi di fronte a lei sulla destra, ma doveva spostarsi verso il centro per trovare la passerella con cui salire.

Si mosse, rapida e guizzante. Il pontile del veliero si ergeva di fronte a lei, sempre più vicino ad ogni passo che compiva.

Dovette trattenere un grido quando la sua testa venne strattonata all’indietro e i muscoli del collo pulsarono di dolore per l’improvviso strappo. Provò a tirare una volta, ma c’era qualcosa alle sue spalle che la tratteneva. Con la coda dell’occhio la piccola Nefertari vide che si trattava di Hiroshi: l’uomo la teneva per la treccia e aveva le dita infilate tra le ciocche turchine.

– Dove pensavi di andare, signorinella? – digrignò i denti scoperti un sorriso feroce.

Lili sentì un brivido freddo lungo la schiena, doveva liberarsi dalla sua presa ma non aveva idea di come: era almeno il triplo di lei e le stava praticamente staccando la testa dal collo.

Soffocò un’imprecazione. Era totalmente disarmata, dannazione! Se avesse avuto un piccolo coltello, avrebbe potuto almeno tagliarsi la treccia per sfuggire al nemico.

– Ehi, faccia di merda! Ricordati che sono io la tua avversaria! – strillò una voce acuta.

Da non si sa bene dove spuntò una Izumi lanciata a mille con il piede protesto verso la faccia di Hiroshi. Il mercante di schiavi non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi verso di lei, venne centrato in piena guancia da un colpo fulmineo e violentissimo e per il contraccolpo finì violentemente lontano dalla piccola Nefertari. La ragazzina dovette puntare i piedi saldamente a terra per non finire a gambe all’aria, ma si ritrovò comunque in una posizione quasi accovacciata sul terreno roccioso. Non si curò del forte dolore che avvertì sulla nuca laddove le ciocche in mano all’uomo si erano strappate di netto. Lo strattone che aveva subito al collo le causava un fastidio lancinante, ma se ne preoccupò poco.

Strillò un velocissimo “Grazie!” all’amica e sperò che quella l’avesse sentita, ovunque fosse finita: Izumi era sparita dal suo campo visivo di nuovo, ma non aveva il tempo di preoccuparsene, alla rivoluzionaria sarebbe stata solo d’intralcio. Doveva sbrigarsi e salire su quel dannatissimo veliero.

Non aveva un vero piano preciso, doveva in anzi tutto ritrovare i suoi nakama, dopodiché avrebbe pensato a un modo per liberarli, si sarebbe inventata qualcosa, avrebbe improvvisato. Trovare le chiavi delle catene in quella marmaglia che le stava alle spalle sarebbe stato un suicidio.

Dopo aver schivato di nuovo uno dei combattenti impegnati nella battaglia, riuscì finalmente a posare il primo passo sulla passerella che conduceva a bordo dell’imbarcazione.

Dapprima procedette un pochino insicura, non certa che quell’affare fosse stato abbastanza stabile per reggerla – era piuttosto stretto e alcune assi sembravano marce – ma poi acquistò sicurezza e l’ultimo tratto lo percorse quasi correndo.

Quando fu sopra, il respiro le si bloccò in gola e la testa prese a pulsare incessantemente. Sentì un’ondata di rabbia implacabile travolgerle l’anima, se avesse avuto forza avrebbe di sicuro compiuto una strage.

Jay. Kai.

Erano ridotti… Erano ridotti… Lili non sapeva nemmeno come definirlo, lo stato in cui i due amici si trovavano.

Avevano i vestiti strappati e il sangue colava da ogni angolo del corpo. Non era nemmeno certa che fossero ancora coscienti.

Si avvicinò, le gambe traballavano pericolosamente, era scioccata. Scosse delicatamente il gemello, ma dal giovane arrivò in risposta solamente un gemito sofferente trattenuto tra i denti. I due ragazzi respiravano raucamente e pareva che costasse loro una fatica esorbitante.

Da sola non poteva aiutarli. Doveva trovare gli altri, liberarli e farsi raccontare cos’era successo. Si morse il labbro inferiore, non poteva nemmeno lasciarli lì immersi nel loro stesso sangue in attesa che lei trovasse il modo per salvare il resto del gruppo.

Le lacrime le bruciavano agli angoli degli occhi. In qualche maniera, con le mani che tremavano, girò i due giovani supini e con tutta la delicatezza possibile lacerò il tessuto inzuppato di sangue in prossimità delle ferite che le parevano più grandi; voleva evitare che la stoffa si appiccicasse alla carne viva.

– Mi dispiace, mi dispiace – continuava a mormorare a mezza voce, e non sapeva nemmeno lei bene perché.

– Resistete vi prego, tornerò subito! – sussurrò prima di allontanarsi – Tornerò! Tornerò con gli altri!

Come una scheggia imboccò la porta che conduceva in coperta. Correva con affanno, i corridoi bui del veliero le sembravano infiniti e  totalmente estranei, eppure li aveva percorsi mille volte in lungo e in largo durante il loro viaggio.

Non aveva idea di dove i sequestratori potessero tenere le chiavi delle catene, il suo timore era che ce le avesse con sé uno degli uomini. Rovistò dappertutto, nelle camere dei nakama che i mercanti avevano trasformato nelle loro – riducendole tra l’altro a un letamaio –, nella dispensa, persino nel piccolo bagno di cui disponeva la nave. Da ultimo capitò in cucina, aprì i cassetti e rischiò di ferirsi le mani frugando tra i coltelli e i vari attrezzi, ma la sua ricerca non produsse alcun risultato.

Sconfortata, Lili afferrò un coltello dalla lama abbastanza affilata. Ritornare sulla terra ferma e provare a capire quale nemico avesse le chiavi, schivare i suoi attacchi e sottrargliele sarebbe stata un’impresa a dir poco titanica. Con quell’arma improvvisata Lili non era certa di poter fare molto, ma avrebbe dovuto come minimo tentare.

La piccola Nefertari riprese la sua corsa e finalmente individuò la stanza. L’ultima in fondo al corridoio, la più angusta e con gli oblò più piccoli.

Sentiva dei rumori ovattati provenire dall’aldilà della porta sbarrata, sembravano chiaramente un cigolio di catene e delle grida di aiuto. I ragazzi avevano evidentemente visto i rivoluzionari combattere e tentavano di attirare la loro attenzione.

La ragazzina si avvicinò alla pesante superficie di legno che le sbarrava l’ingresso. Esaminò il buco della serratura, magari con il coltello avrebbe potuto provare a forzarla.

Ficcò la punta nella serratura e provò a girare in un senso, ma non si mosse nulla. Tentò nell’altro e avvertì qualcosa che opponeva resistenza al suo movimento. Non se ne accorse, ma intanto dall’altra parte le voci si erano ammutolite e ascoltavano ciò che stava facendo.

– Dannato arnese! – imprecò a denti stretti. Il meccanismo non accennava ad allentarsi e la frenesia e l’adrenalina che le scorrevano in corpo avevano decisamente ridotto la sua pazienza.

Quasi lanciò il coltello per aria quando udì qualcuno picchiare contro la porta. – Ehi, dall’altra parte! – chiamò Bells – Facci uscire da qui!

Lili boccheggiò un paio di volte, non riuscendo ad articolare una risposta sensata.

– Ehi! – gridò di nuovo la ramata – Ehi! Mi senti, ci sei ancora?

Le sinapsi della principessa di Alabasta, dopo quell’improvviso lapsus, sembrarono connettersi tutte insieme.

– Bells, – disse parlando tutto d’un fiato – sono io, sono Lili! Sto… sto provando a scassinare la serratura!

Si preoccupò quando non sentì nessuna risposta da parte della ragazza e perciò mosse il polso più in fretta, sperando che il chiavistello si decidesse finalmente a collaborare. Il metallo produsse un cric sinistro, come di qualcosa che si spezzava, ma la giovane percepì il meccanismo opporre una resistenza minore.

I cardini cigolavano. I nakama all’interno le stavano agevolando il compito, tiravano la porta e facevano forza sul chiavistello indebolendolo.

– Ci sono quasi! Preparatevi! – avvertì sistemandosi dietro l’orecchio una ciocca sfuggita alla sua treccia.

Un sonoro clack riecheggiò nell’aria e finalmente, dopo giorni e giorni, i suoi compagni rividero la libertà.

La ragazzina si piazzò in piedi, proprio sulla soglia e si dovette asciugare col dorso della mano le lacrime che premevano agli angoli degli occhi.

L’aria era fetida, stantia e puzzava di sudore. Erano emaciati, zozzi e coi capelli arruffati e avevano vistose occhiaie violacee. In prossimità dei polsi la pelle era segnata da graffi, sangue secco e sporcizia.

Se li ritrovò tutti intorno, increduli e sgomenti. Ariel non riuscì a resistere e le buttò le braccia al collo in un tintinnio di catene, quasi la soffocò nel suo abbraccio.

– Non ci posso credere! – singhiozzò – Ti credevamo tutti morta durante la tempesta!

Lili ricambiò la stretta, beandosi della felicità di aver ritrovato finalmente tutti i suoi amici.

Quando la verdina si staccò, la piccola Nefertari mostrò l’arma che aveva usato per forzare la serratura e si mosse per spezzare anche i ceppi che imprigionavano i nakama. Gli altri non le chiesero spiegazioni, sapevano che prima bisognava uscire da lì.

E soprattutto dovevano tornare sul ponte da Jay e Kai.

Riuscì a liberare per prima la giovane Roronoa, impiegò vari tentativi ma poi capì in quali punti degli anelli i suoi colpi erano più efficaci e in poco tempo furono tutti liberi.

Non avevano tempo per i baci e gli abbracci, corsero tutti verso l’esterno. La piccola turchina si tormentava nervosamente le mani, pregava tutti i kami che conosceva che le condizioni dei due sedicenni non fossero peggiorate. Ad ogni passo che compiva l’angoscia prendeva il sopravvento sull’adrenalina che aveva avuto fino ad un momento prima.

Il sole li accecò con i suoi raggi, dovettero schermarsi gli occhi per non restarne feriti. Ariel si precipitò dai due ragazzi distesi a terra seguita da Shiro, erano coperti di sangue e i loro volti erano tumefatti. La giovane girò supino il fratello con molta delicatezza. Gli carezzò la guancia e gli diede un bacio sulla fronte, dopodiché si voltò verso i nakama con sguardo deciso.

– Io e Shiro rimaniamo a prenderci cura di loro. – asserì – Voi andate ad aiutare quelli che stanno combattendo contro quei bastardi. Vendicate quello che hanno appena fatto, fategli pagare tutto quello che ci hanno fatto passare. E, vi prego, massacrateli.

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Hola gente

Sì, non sono morta... Dopo quasi un anno ce l'ho finalmente fatta a scrivere questo capitolaccio(?)

Praticamente è stato un parto, perché le idee in testa ce le avevo, ma per un primo tempo non riuscivo a metterle per iscritto in una forma vagamente decente (non che questa sia tanto meglio ^^') e poi ho perso pure un po' di interesse per One piece dato che la prima parte della saga di Big Mom mi ha annoiato un po' e ho recuperato qualcosa come 30 episodi in tipo 3 o 4 giorni... 

Tralasciando tutti i miei problemi che mi affliggono, spero che questo capitolo vi piaccia e non risulti troppo lungo o ripetitivo^^ So di essermi focalizzata amggiormente su Lili rispetto agli altri personaggi, ma se scrivevo le sensazioni e i pensieri di ognuno non veniva fuori un capitolo, ma un poema (e inoltre mi sarei addormentata io nel scriverlo, figurarsi voi nel leggerlo XD)

Ringrazio chi lascia una recensione e anche chi legge e basta

Alla prossima gente

Adios

   
 
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