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Amici finalmente riuniti
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Fu
un attimo.
Un
lampo blu e dorato invase il suo campo visivo, perse la
concezione dello spazio. Un secondo dopo la sua guancia era sbattuta
contro il
terreno duro e polveroso. La mano di Sabo le premeva tra le scapole e
la
schiacciava a terra.
Una
pietra grande come il suo pugno fischiò sopra di lei. Le
avrebbe staccato di netto la testa se non fosse stato per il
rivoluzionario.
Attraversò il corpo di Sabo in un turbinio di fiamme.
Tra
la polvere che si era sollevata davanti a lei, gli occhi
di Lili individuarono la figura ghignante di Yago.
Il
capo dei mercanti aveva utilizzato i suoi poteri per
scagliare addosso che lei aveva afferrato. Le era sfuggito dalle dita
–
riusciva a intravedere le goccioline di sangue che fuoriuscivano
laddove i
polpastrelli erano rimasti graffiati – ed era schizzato verso
il suo viso.
–
Sei tornata dall’aldilà con una bella schiera di
amici,
signorinella – schioccò la lingua il
sequestratore. I suoi occhi squadrarono a
lungo Sabo e Dragon. – Hai incontrato persino il comandante
dei Rivoluzionari e
il suo secondo, sono parecchio colpito.
Lili
non avvertì più pressione sulla sua schiena
perciò si
rialzò, ma non smosse lo sguardo dal nemico.
Sapeva
che non sarebbero valse a nulla le pacifiche
richieste di liberare i suoi nakama. La scintilla che si rifletteva
negli iridi
di Yago trasmetteva tutta la sua ferocia, la sua smania di affrontare e
sconfiggere i suoi avversari. Non gli importava chi avesse davanti, un
gruppo
di ragazzini o dei rivoluzionari ben addestrati, lui fremeva dalla
voglia di
piegarli al suo volere.
Il
mercante di schiavi chiamò i suoi complici,
ordinò a Bern
di lasciar perdere i ragazzi che stava malmenando: l’uomo ci
impiegò a scendere
dal veliero, picchiò gratuitamente i prigionieri senza una
ragione per svariati
minuti, fino a che il capo non lo minacciò dello stesso
trattamento se non si
fosse mosso subito.
I
quattro sequestratori fronteggiavano i rivoluzionari e la
piccola Nefertari, Bern si stava scrocchiando le dita.
Lo
scontro era imminente. Vide Sabo evocare fiamme dai
palmi, mentre Koala, Hack e Izumi si mettevano in posizione di guardia.
La
ragazza dai capelli ramati le aveva spiegato che aveva appreso il suo
stile di
combattimento, il karate degli Uomini Pesce, da sua madre.
La
turchina era ben conscia di essere un inutile peso in
quella battaglia, le sue capacità combattive erano
inesistenti in confronto a
rivoluzionari e mercanti di schiavi.
Il
caos che si creò quando si scontrarono i due fronti fu
tale che nelle zone circostanti si diffuse l’eco del boato
prodotto e si
sollevò un polverone che le fece lacrimare gli occhi. Appena
si diradò, la
scena che le si palesò davanti
fu più o
meno la seguente: Koala e Iva impegnati con Bern, Izumi che evitava
rapidissima
i colpi di Hiroshi, Hack fronteggiava Rei e Sabo se la vedeva con
Dragon. Non
aveva idea di dove fosse finito Dragon e francamente non le interessava.
La
sabbia che si alzava e si disperdeva di continuo
rendevano difficile vedere cosa stesse realmente succedendo, Lili ne
era
frastornata. Eppure la sua mente stava lavorando a mille, il suo corpo
era un
fascio di adrenalina.
Doveva
fare anche lei la sua parte.
Scattò
verso il veliero, approfittò della nuvola di polvere
per passare inosservata. I grani di sabbia negli occhi le fecero
perdere
l’orientamento un paio di volte.
Con
una capriola evitò un pugno di non capì neanche
bene
chi, schivò per un soffio Rei che stava indietreggiando,
scartò all’ultimo
secondo una figura mastodontica. Zigzagava, correva quasi alla cieca,
cambiava
spessissimo direzione e un paio di volte virò
così bruscamente che i suoi piedi
slittarono sul terreno sabbioso e rischiò di scivolare a
terra in mezzo alla
mischia.
Alla
fine riuscì ad arrivare nei pressi della nave, quasi
precipitò in acqua da tanto era veloce e disperata la sua
corsa. Era arrivata a
pochi metri dalla prua, vedeva la chiglia stagliarsi di fronte a lei
sulla
destra, ma doveva spostarsi verso il centro per trovare la passerella
con cui
salire.
Si
mosse, rapida e guizzante. Il pontile del veliero si
ergeva di fronte a lei, sempre più vicino ad ogni passo che
compiva.
Dovette
trattenere un grido quando la sua testa venne
strattonata all’indietro e i muscoli del collo pulsarono di
dolore per
l’improvviso strappo. Provò a tirare una volta, ma
c’era qualcosa alle sue
spalle che la tratteneva. Con la coda dell’occhio la piccola
Nefertari vide che
si trattava di Hiroshi: l’uomo la teneva per la treccia e
aveva le dita
infilate tra le ciocche turchine.
–
Dove pensavi di andare, signorinella? – digrignò i
denti
scoperti un sorriso feroce.
Lili
sentì un brivido freddo lungo la schiena, doveva
liberarsi dalla sua presa ma non aveva idea di come: era almeno il
triplo di
lei e le stava praticamente staccando la testa dal collo.
Soffocò
un’imprecazione. Era totalmente disarmata,
dannazione! Se avesse avuto un piccolo coltello, avrebbe potuto almeno
tagliarsi la treccia per sfuggire al nemico.
–
Ehi, faccia di merda! Ricordati che sono io la
tua avversaria! – strillò una voce
acuta.
Da
non si sa bene dove spuntò una Izumi lanciata a mille con
il piede protesto verso la faccia di Hiroshi. Il mercante di schiavi
non ebbe
nemmeno il tempo di voltarsi verso di lei, venne centrato in piena
guancia da
un colpo fulmineo e violentissimo e per il contraccolpo finì
violentemente
lontano dalla piccola Nefertari. La ragazzina dovette puntare i piedi
saldamente a terra per non finire a gambe all’aria, ma si
ritrovò comunque in
una posizione quasi accovacciata sul terreno roccioso. Non si
curò del forte dolore
che avvertì sulla nuca laddove le ciocche in mano
all’uomo si erano strappate
di netto. Lo strattone che aveva subito al collo le causava un fastidio
lancinante, ma se ne preoccupò poco.
Strillò
un velocissimo “Grazie!” all’amica e
sperò che
quella l’avesse sentita, ovunque fosse finita: Izumi era
sparita dal suo campo
visivo di nuovo, ma non aveva il tempo di preoccuparsene, alla
rivoluzionaria sarebbe
stata solo d’intralcio. Doveva sbrigarsi e salire su quel
dannatissimo veliero.
Non
aveva un vero piano preciso, doveva in anzi tutto
ritrovare i suoi nakama, dopodiché avrebbe pensato a un modo
per liberarli, si
sarebbe inventata qualcosa, avrebbe improvvisato. Trovare le chiavi
delle
catene in quella marmaglia che le stava alle spalle sarebbe stato un
suicidio.
Dopo
aver schivato di nuovo uno dei combattenti impegnati
nella battaglia, riuscì finalmente a posare il primo passo
sulla passerella che
conduceva a bordo dell’imbarcazione.
Dapprima
procedette un pochino insicura, non certa che
quell’affare fosse stato abbastanza stabile per reggerla
– era piuttosto
stretto e alcune assi sembravano marce – ma poi
acquistò sicurezza e l’ultimo
tratto lo percorse quasi correndo.
Quando
fu sopra, il respiro le si bloccò in gola e la testa
prese a pulsare incessantemente. Sentì un’ondata
di rabbia implacabile
travolgerle l’anima, se avesse avuto forza avrebbe di sicuro
compiuto una
strage.
Jay.
Kai.
Erano
ridotti… Erano ridotti… Lili non sapeva nemmeno
come
definirlo, lo stato in cui i due amici si trovavano.
Avevano
i vestiti strappati e il sangue colava da ogni
angolo del corpo. Non era nemmeno certa che fossero ancora coscienti.
Si
avvicinò, le gambe traballavano pericolosamente, era
scioccata. Scosse delicatamente il gemello, ma dal giovane
arrivò in risposta
solamente un gemito sofferente trattenuto tra i denti. I due ragazzi
respiravano raucamente e pareva che costasse loro una fatica
esorbitante.
Da
sola non poteva aiutarli. Doveva trovare gli altri,
liberarli e farsi raccontare cos’era successo. Si morse il
labbro inferiore,
non poteva nemmeno lasciarli lì immersi nel loro stesso
sangue in attesa che
lei trovasse il modo per salvare il resto del gruppo.
Le
lacrime le bruciavano agli angoli degli occhi. In qualche
maniera, con le mani che tremavano, girò i due giovani
supini e con tutta la
delicatezza possibile lacerò il tessuto inzuppato di sangue
in prossimità delle
ferite che le parevano più grandi; voleva evitare che la
stoffa si appiccicasse
alla carne viva.
–
Mi dispiace, mi dispiace – continuava a mormorare a mezza
voce, e non sapeva nemmeno lei bene perché.
–
Resistete vi prego, tornerò subito! –
sussurrò prima di
allontanarsi – Tornerò! Tornerò con gli
altri!
Come
una scheggia imboccò la porta che conduceva in coperta.
Correva con affanno, i corridoi bui del veliero le sembravano infiniti
e totalmente
estranei, eppure li aveva percorsi
mille volte in lungo e in largo durante il loro viaggio.
Non
aveva idea di dove i sequestratori potessero tenere le
chiavi delle catene, il suo timore era che ce le avesse con
sé uno degli
uomini. Rovistò dappertutto, nelle camere dei nakama che i
mercanti avevano
trasformato nelle loro – riducendole tra l’altro a
un letamaio –, nella
dispensa, persino nel piccolo bagno di cui disponeva la nave. Da ultimo
capitò
in cucina, aprì i cassetti e rischiò di ferirsi
le mani frugando tra i coltelli
e i vari attrezzi, ma la sua ricerca non produsse alcun risultato.
Sconfortata,
Lili afferrò un coltello dalla lama abbastanza
affilata. Ritornare sulla terra ferma e provare a capire quale nemico
avesse le
chiavi, schivare i suoi attacchi e sottrargliele sarebbe stata
un’impresa a dir
poco titanica. Con quell’arma improvvisata Lili non era certa
di poter fare
molto, ma avrebbe dovuto come minimo tentare.
La
piccola Nefertari riprese la sua corsa e finalmente
individuò la stanza. L’ultima in fondo al
corridoio, la più angusta e con gli
oblò più piccoli.
Sentiva
dei rumori ovattati provenire dall’aldilà della
porta sbarrata, sembravano chiaramente un cigolio di catene e delle
grida di
aiuto. I ragazzi avevano evidentemente visto i rivoluzionari combattere
e
tentavano di attirare la loro attenzione.
La
ragazzina si avvicinò alla pesante superficie di legno
che le sbarrava l’ingresso. Esaminò il buco della
serratura, magari con il
coltello avrebbe potuto provare a forzarla.
Ficcò
la punta nella serratura e provò a girare in un senso,
ma non si mosse nulla. Tentò nell’altro e
avvertì qualcosa che opponeva
resistenza al suo movimento. Non se ne accorse, ma intanto
dall’altra parte le
voci si erano ammutolite e ascoltavano ciò che stava facendo.
–
Dannato arnese! – imprecò a denti stretti. Il
meccanismo
non accennava ad allentarsi e la frenesia e l’adrenalina che
le scorrevano in
corpo avevano decisamente ridotto la sua pazienza.
Quasi
lanciò il coltello per aria quando udì qualcuno
picchiare contro la porta. – Ehi, dall’altra parte!
– chiamò Bells – Facci
uscire da qui!
Lili
boccheggiò un paio di volte, non riuscendo ad
articolare una risposta sensata.
–
Ehi! – gridò di nuovo la ramata – Ehi!
Mi senti, ci sei
ancora?
Le
sinapsi della principessa di Alabasta, dopo
quell’improvviso lapsus, sembrarono connettersi tutte insieme.
–
Bells, – disse parlando tutto d’un fiato
– sono io, sono
Lili! Sto… sto provando a scassinare la serratura!
Si
preoccupò quando non sentì nessuna risposta da
parte
della ragazza e perciò mosse il polso più in
fretta, sperando che il
chiavistello si decidesse finalmente a collaborare. Il metallo produsse
un cric sinistro, come di qualcosa
che si
spezzava, ma la giovane percepì il meccanismo opporre una
resistenza minore.
I
cardini cigolavano. I nakama all’interno le stavano
agevolando il compito, tiravano la porta e facevano forza sul
chiavistello
indebolendolo.
–
Ci sono quasi! Preparatevi! – avvertì sistemandosi
dietro
l’orecchio una ciocca sfuggita alla sua treccia.
Un
sonoro clack
riecheggiò nell’aria e finalmente, dopo giorni e
giorni, i suoi compagni
rividero la libertà.
La
ragazzina si piazzò in piedi, proprio sulla soglia e si
dovette asciugare col dorso della mano le lacrime che premevano agli
angoli
degli occhi.
L’aria
era fetida, stantia e puzzava di sudore. Erano
emaciati, zozzi e coi capelli arruffati e avevano vistose occhiaie
violacee. In
prossimità dei polsi la pelle era segnata da graffi, sangue
secco e sporcizia.
Se
li ritrovò tutti intorno, increduli e sgomenti. Ariel non
riuscì a resistere e le buttò le braccia al collo
in un tintinnio di catene,
quasi la soffocò nel suo abbraccio.
–
Non ci posso credere! – singhiozzò – Ti
credevamo tutti
morta durante la tempesta!
Lili
ricambiò la stretta, beandosi della felicità di
aver
ritrovato finalmente tutti i suoi amici.
Quando
la verdina si staccò, la piccola Nefertari mostrò
l’arma
che aveva usato per forzare la serratura e si mosse per spezzare anche
i ceppi
che imprigionavano i nakama. Gli altri non le chiesero spiegazioni,
sapevano
che prima bisognava uscire da lì.
E
soprattutto dovevano tornare sul ponte da Jay e Kai.
Riuscì
a liberare per prima la giovane Roronoa, impiegò vari
tentativi ma poi capì in quali punti degli anelli i suoi
colpi erano più
efficaci e in poco tempo furono tutti liberi.
Non
avevano tempo per i baci e gli abbracci, corsero tutti
verso l’esterno. La piccola turchina si tormentava
nervosamente le mani,
pregava tutti i kami che conosceva che le condizioni dei due sedicenni
non
fossero peggiorate. Ad ogni passo che compiva l’angoscia
prendeva il
sopravvento sull’adrenalina che aveva avuto fino ad un
momento prima.
Il
sole li accecò con i suoi raggi, dovettero schermarsi gli
occhi per non restarne feriti. Ariel si precipitò dai due
ragazzi distesi a
terra seguita da Shiro, erano coperti di sangue e i loro volti erano
tumefatti.
La giovane girò supino il fratello con molta delicatezza.
Gli carezzò la
guancia e gli diede un bacio sulla fronte, dopodiché si
voltò verso i nakama
con sguardo deciso.
– Io e Shiro rimaniamo a prenderci cura di loro. – asserì – Voi andate ad aiutare quelli che stanno combattendo contro quei bastardi. Vendicate quello che hanno appena fatto, fategli pagare tutto quello che ci hanno fatto passare. E, vi prego, massacrateli.
..
Hola gente
Sì, non sono morta... Dopo quasi un anno ce l'ho finalmente fatta a scrivere questo capitolaccio(?)
Praticamente è stato un parto, perché le idee in testa ce le avevo, ma per un primo tempo non riuscivo a metterle per iscritto in una forma vagamente decente (non che questa sia tanto meglio ^^') e poi ho perso pure un po' di interesse per One piece dato che la prima parte della saga di Big Mom mi ha annoiato un po' e ho recuperato qualcosa come 30 episodi in tipo 3 o 4 giorni...
Tralasciando tutti i miei problemi che mi affliggono, spero che questo capitolo vi piaccia e non risulti troppo lungo o ripetitivo^^ So di essermi focalizzata amggiormente su Lili rispetto agli altri personaggi, ma se scrivevo le sensazioni e i pensieri di ognuno non veniva fuori un capitolo, ma un poema (e inoltre mi sarei addormentata io nel scriverlo, figurarsi voi nel leggerlo XD)
Ringrazio chi lascia una recensione e anche chi legge e basta
Alla prossima gente
Adios