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Autore: The Custodian ofthe Doors    27/02/2018    3 recensioni
[Spin off di “Una pista che scotta”]
New York si tinge di bianco per Natale, la neve ricama ghirlande tra i fili del telefono e merletti sulle fronde degli alberi.
È un freddo piacevole quello che soffia per le vie, da' quella sensazione di pace che scaturisce solo dall'essere al caldo, in casa propria, con chi si ama ed osservare le strade ghiacciarsi ed i cumuli nevosi crescere ai lati delle scalinate.
E che sia solo per una notte o che sia da tutta la vita, che siano le persone con cui condividiamo gioie e dolori o quegli individui che si sono affacciati alle nostre giornate per caso. Che siano lontani o vicini, che sia qualcosa di nuovo o un tradizione vecchia più di noi, nulla cambierà una delle più grandi verità della vita:
Il Natale, che ci piaccia o no, rimarrà sempre il periodo più magico che ci sai.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3- Christmas' Night.
 

 

 

Quando il sole era sorto, quel 25 Dicembre, c'erano tutti i presupposti per una giornata soleggiata e fresca. Il manto candido che copriva New York City era inregolare e macchiato in più punti dalle ruote delle macchine che avevano calpestato la neve compattandola in scivolosi assemblamenti cristallini o sciogliendola in una fanghiglia scura che aveva lavato le strade della città.
La maggior parte delle persone dormiva ancora il sonno dei giusti e Magnus sarebbe tanto voluto appartenere a quella schiera di poveri uomini sotterrati sotto le coperte se solo non avesse dovuto fare gli ultimi preparativi per la sua di festa.
Come ogni anno a casa Santiago aveva mangiato più di quanto non fosse legalmente consentito, Magnus lo sapeve che c'era, doveva esserci una legge che sanciva che ogni portata non poteva presentare più di tre piatti, come nei matrimoni, figurarsi riuscire a digerire sette primi e non si ricordava neanche quanti antipasti, oh, e i contorni. Il brutto di avere una famiglia numerosa, a stampo matriarcale, con così tante donne era che tutte loro volevano fare qualcosa, che tutte portavano qualcosa e che si finiva per avere tanto cibo da sfamare il quinto battaglione d'artiglieria del corpo militare amricanto, quello areonautico e pure i marins.
Si rigirò nelle coperte e fissò con aria crucciata la sveglia che segnava le otto di mattina. Che diamine gli era saltato in mente? Perché proprio le otto? Grugnì infastidito e fece scorrere il dito sul touch del suo Iphon, impostando la sveglia per l'ora successiva, le nove sembravano un orario decisamente più consono. Lanciò il telefono tra le coperte e chiuse gli occhi soddisfatto, poteva godersi ancora un'ora di sonno.
Il trillo deciso che lo scosse però gli fece rimpiangere di non aver tolto la suoneria. Non poteva essere così sfigato da esser chiamato alle… batté le palpebre fissando di nuovo, dopo poco tempo, lo schermo luminoso del cellulare che segnava le nove spaccate.
No, non poteva esser già passata un'ora, aveva appena chiuso gli occhi!
<< Questi sono i peperoni, mi fanno avere le allucinazioni… >> piagnucolò sconsolato.
Un colpo alla coscia lo fece saltare a sedere, la sensazione spiacevole di un livido colpito con forza che poi non era altro che il ricordo di quanto gli avesse fatto male la ferita che ora era solo una cicatrice.
Si voltò verso la fonte di quel movimento e la testa azzurra di Catarina uscì dalle coperte candide.
<< No mi lasciiare di nuvo il telefono in fascia.>> biascicò con la voce impastata di sonno.
<< Eh?>> gli chiese massaggiandosi quella sottospecie di stella bianca che l'operazione gli aveva lasciato, chissà se la sera prima si era ricordato di metterci l'olio.
<< Telefono. Faccia. Non di nuovo.>> telegrafò cercando di scandire le parole. << Ho mal di testa. Lily mi ha messo qualcosa nel vino.>>
<< Magari del vino?>> le chiese un po' più lucido, scostò le coperte e si controllò la coscia scoperta.
<< Pure.>> concesse l'amica rigirandosi nel piumone. << Ho comunque mal di testa. Devono essere state le sue chiacchiere. Le vostre chiacchiere. Non lo potrò più guardare in faccia. Due volte di seguito mi hanno uccisa.>> continuò a paralre a brevi frasi, quasi il suo cervello non potesse produrre pensieri più lunghi, ma Magnus la capiva perfettamente dopo tutti quegli anni e annuì.
<< Si, pensa io cosa devo fare ogni volta che lo vedo aprir bocca. Hai mai notato quanto la apre quando sbadiglia? Il mio Grand Canyon. >> sorrise con lo sguardo perso in ricordi lontani.
<< Vedi di non dirglielo davanti agli altri. Simon lo traumatizzi a vita.>>
<< Dici che gli blocco la crescita?>>
<< Se cresce ancora a quell'età è un miracolo della medicina. Caffé. E un digestivo. Che senso ha chiamare un piatto “insalata” se poi è più pesante di un piatto di pasta?>> gli domandò scoraggiata e anche vagamente nauseata, cercando a tentoni la bottiglietta d'acqua che aveva lasciato sul suo comodino.
<< Si chiama “insalata russa” infatti. Chissà perché poi.>>
<< Perché è fredda?>> rispose retorica tirandosi su e bevendo lunghe sorsate. << Ah, ci voleva proprio. Direi che la colazione la saltiamo, eh?>> fece più sveglia di prima, sistemandosi meglio sul materasso e guardando l'amico ancora sdraiato. << Su, alza il culo.>> lo spronò spingendolo.
<< Tesoro, l'ultima persona che mi ha detto di alzare il culo mi ha anche fatto venire dei successivi venti secondi, se riesci a farlo anche tu ti obedirò subito.>> le disse godendo della sua smorfia imbarazzata.
<< Cosa di “basta dettagli” non capisci?>>
<< Lily ha ragione, sei sempre rossa quando parliamo di porcate. Un po' come Alexander, dovreste parlarne assieme. E comunque Lily mi da più soddisfazione.>> sbuffò e si tirò a sedere anche lui.
<< Questo perché siete due maniaci.>> Catarina gli diede una manata sulla spalla e poi abbassò lo sguardo verso le sue gambre.
Magnus alzò gli occhi al cielo. << Ti prego, non dirmi che mi si è di nuovo alzato perché la mia digestione è ancora in corso e non posso proprio farmi un sega sotto la doccia ora.>>
Un altro schiaffo lo prese meglio sul braccio e le coperte gli vennero tolte di colpo di grembo.
<< Deficiente, stavo pensando alla tua gamba, t'ho dato un calcio sulla coscia prima, vero?>>
<< Ah, era un calcio? Non me ne sono reso conto.>> minimizzò cercando di non far caso allo sguardo attento e clinico che l'amica gli stava rifilando.
Forse perché era anche uno sguardo terribilmente spento e preoccupato, che la faceva tornare a cinque mesi prima e Magnus non voleva vederla triste, non a Natale.
Si alzò in piedi sul letto e saltò per il puro gusto di darle fastidio, sentendola urlare dalla sorpresa e gridargli contro quanto fosse un moccioso immaturo. Ma non importava, non importava niente finché Catarina rideva e cercava di prenderlo a cuscinate, finché gli ripeteva che era troppo grande e continuando così avrebbe sfondato la rete e finché lui avrebbe potuto dirle che quella rete aveva visto salti molto più forti e retto oscillazioni incredibili.
Era Natale e loro erano i soliti due cretini che si comportavano da bambini una volta l'anno.
Nessuno di loro disse che di solito quella scena si svolgeva nella camera di Ragnor, con il loro amico che cercava inutilmente di far sedere Magnus e lei che piangeva dalle risate, le lamentele di Rag che gli ripeteva che gli avrebbero distrutto casa e la voce meccanica di Raphael che arrivava dal telefono che li aveva svegliati, biascicando frasi comeMatali ora e sarò tuo fedele servitore per tutta la vita”.
Per il momento andava bene così, come se tutto fosse normale, a Natale la regola voleva che ci si divertisse e loro l'avrebbero onorata.

 

 

 

 

Non c'era un vero e proprio accordo, non ne avevano mai parlato apertamente e non si erano mai messi d'accordo, eppure ormai era la norma ogni volta che capitava loro di dormire nella stessa casa.
Quando erano piccoli Jace aveva sempre avuto paura del buio. Era una paura infantile ed irrazionale ma la cosa non serviva a fargliela passare. Avrebbe potuto scavalcare il problema accendendo una luce ma anche da bambino era stato così orgoglioso e testardo da voler a tutti i costi dormire nella completa oscurità, dimostrando di non aver paura di nulla.
Aveva continuato per anni a giurarlo, era rimasto per notti intere con gli occhi spalancati nel buio della sua camera, senza riuscire a vedere nulla e senza riuscire a dormire. Si era addormentato solo alle prime luci dell'alba, quando ormai il sole poteva assicurargli che nulla era nella sua stanza; si era addormentato nella doccia, sul water, a tavola, in macchina, nel bus e sui banchi di scuola. Aveva dieci anni e non il minimo coraggio di dire che la notte non riusciva a chiudere occhio perché temeva non tanto chi si potesse nascondere nelle ante del suo armadio, aiutato dall'oscurità, quanto dell'oscurità stessa, che risucchiava tutte le luci, tutti i contorni solidi degli oggetti a lui famigliari.
A dieci anni i suoi famigliari credevano che soffrisse di diabete infantile o di narcolessia, poi era arrivato Alec.
Una sera come tante era entrato in camera sua per dargli la buona notte e lo aveva trovato a fissare il muro. Gli si era avvicinato e poi gli aveva solo chiesto se poteva dirgli un segreto e se potesse aiutarlo. Se c'era una cosa che riempiva di innocente orgoglio il piccolo petto ossuto di Jace era una richiesta d'aiuto o una dimostrazione di fiducia da parte dei suo i fratelli. Se poi era Alec a chiederglielo era come avere una motivazione in più per fare del suo meglio, perché che la dolce Izzy gli chiedesse di prendere una cosa a cui lei non arrivava o che il piccolo Max piangesse perché voleva lui e nessun altro era piuttosto logico, dopotutto erano i suoi fratellini, ma che Alec, il fratello maggiore, quello per cui lui era un fratellino, ricercasse il suo aiuto, era solo la dimostrazione di quanto Jace valesse per lui.
Così era saltato a sedere, completamente vigile e attento ed aveva a stento trattenuto il sorriso, perché sapeva che se gli chiedeva una mano forse non doveva essere una cosa tanto bella e lui doveva rimanere serio.
Alec si era seduto anche lui sul suo letto ed aveva avvicinato la testolina alla sua, un nero così in contrasto con il suo biondo che tante volte era costato a Jace cattive prese in giro su quanto non fosse davvero figlio dei suoi genitori. Ma queste erano solo vaghe rimembranze che affioravano pallide tra i suoi ricordi mentre Alec gli diceva che il buio gli faceva paura.
Era rimasto a fissarlo a bocca aperta: Alec aveva paura del buio? Come lui? Ma aveva undici anni!
Il fratello aveva annuito alla sua espressione e forse, se fosse stato più grande o più attento, si sarebbe reso conto che non era arrossito, qualcosa che anni dopo lo avrebbe fatto sorridere al sol pensiero.
Così il moro gli aveva chiesto se, per quella sera, quella prima del rientro a scuola, Jace potesse dormire nel letto con lui.
E Jace era un buon fratello, lo era sempre stato, che figura avrebbe fatto a dirgli di no?
Maryse li aveva trovati così la mattina dopo, quando salita in camera del secondogenito l'aveva trovata vuota ed era rimasta bloccata senza comprendere la scena davanti ai suoi occhi. Non aveva pensato che il bambino potesse essere in bagno o da qualche altra parte, era andata dritta di filato in camera di Alec, quella dopo quella di Jace, ed aveva trovato i due fratelli abbracciati, Jace con la faccia premuta tra il collo ed il piccolo torace di Alec, stretto tra le sue braccia come protetto dalle mura più spesse ed invalicabili del mondo, le sue di braccia allacciate alla vita del fratello, infilate sotto la sua maglia per stare al caldo; le gambe un groviglio intrecciato, i pantaloni ammucchiati sulle ginocchia e solo un calzino al piede sinistro del più piccolo. La testa di Alec reclinata verso la zazzera bionda dell'altro, la guancia poggiata con delicatezza, quasi anche nel sonno avesse paura di pesargli troppo e dargli fastidio.
Quando Maryse aveva chiesto loro perché avessero dormito assieme Jace era stato muto, pronto anche a mentire pur di non rivelare il segreto del fratellone ed era stato proprio Alec a dire alla madre che era colpa sua.
Non appena Jace se ne fu andato e loro erano rimasti soli, il bambino le disse con semplicità che Jace quella notte aveva dormito e che quindi non lo avrebbe fatto a scuola. Alla faccia perplessa della donna Alec l'aveva guardata quasi confuso.
<< Gli ho detto che ho paura del buio e se poteva dormire con me.>>
<< Ma tu non hai paura del buio.>>
<< Io no, ma lui si. È per questo che non dorme la notte. Però non vuole dirlo perché pensa che sia una cosa da bambini e che lui ormai è grande. Ma se gli dico che ho paura io allora dorme con me e non resta sveglio
.>>
Maryse lo aveva fissato per una manciata di minuti e poi lo aveva abbracciato, dicendogli che era un fratello maggiore magnifico. Alec era sceso a far colazione tutto rosso in faccia.
Verso i suoi tredici anni Jace si era reso conto che Alec non temeva minimamente il buio, anzi, gli piaceva, lo amava quasi, lo ricercava perché in esso poteva nascondersi, poteva sparire ed essere solo Alec. Si rese conto di quanto suo fratello, il suo forte e gentile Alexander, celasse in sé qualche ombra ancora più spessa di quelle che affollavano la sua camera che nel buio di una stanza riuscisse a nasconderle meglio. A tredici anni capì che quel ragazzino pronto a difenderlo dal mondo ad ogni costo non era solo timido ma aveva paura di qualcosa che forse neanche lui comprendeva. Capì che non aveva paura del buio e che mai l'avrebbe avuta. A tredici anni andò da lui e gli disse che aveva capito, che sapeva che lo faceva solo per lui, perché in un qualche modo era arrivato alla conclusione giusta prima dei suoi genitori e lo aveva aiutato a vincere la sua paura del buio. Gli strinse le mani e gli disse che avrebbe ricambiato il favore, che non sapeva ancora di cosa avesse paura lui ma che qualunque cosa fosse stata Jace sarebbe stato al suo fianco, pronto ad aiutarlo a vincere tutto ciò che l'avrebbe intimorito. Non lo avrebbe lasciato al buio della sua stanza a fissare il nulla, temendo che qualcosa arrivasse da un momento all'altro ad inghiottirlo nelle tenebre.
Jace non lo sapeva, come non lo sapeva Alec, ma a tredici anni aveva intuito il disagio che si stava annidando nel cuore del fratello e gli aveva già dichiarato guerra, pronto a difendere Alec come aveva difeso lui a suo tempo.
Quella mattina del 25 Dicembre Izzy andò sicura ad aprire la porta della camera di Alec come faceva ogni anno, sapendo di trovarci entrambi i suoi fratelli.
Potevano avere anche ventisei e venticinque anni eppure non erano cambiati di una virgola.
Alec se ne stava disteso di fianco, dava la schiena al vuoto, intrappolando Jace tra il suo corpo ed il muro a cui era accostato il letto. Un braccio disteso sotto il collo del fratello per dargli il minimo fastidio possibile, l'altro attorno alle sue spalle per tenerselo più vicino. Teneva il capo piegato verso il basso, le labbra premute sulla testa scompigliata di Jace che dormiva nella pace dei sensi con il volto schiacciato contro il torace ampio e solido del moro. Le braccia erano legate attorno alla vita di Alec, intrufolate sotto alla sua maglia risalivano tutta la schiena sino a sbucare dal colletto, le dita della mancina affondate tra i capelli indomabili del maggiore. Gli aveva tirato su tutta la maglia e anche la canotta che portava per coprire al meglio le cicatrici ancora rosse, Isabelle poteva vedere quella sul costato e si rese anche conto che Alec doveva aver dormito tutta la notte sulla spalla ferita.
Il velo di preoccupazione che gli era sceso sul viso fu cancellato dall'espressione rilassata di entrambi i suoi fratelli, che ancora una volta si rivelavano essere più dolci di quanto non cercassero di apparire, distruggendo con una sola nottata di sonno tutta la loro aria da uomini duri, da poliziotti con il grilletto facile e dalla fama di essere tipi che sbattevano in prigione i cattivi.
Cercò con lo sguardo il telefono di Jace e lo trovò al volo, trovandolo però bloccato e sbuffando quando non riuscì ad accedervi.
Gli lanciò un'occhiata astiosa, intimando mentalmente ad entrambi di non muoversi e corse a prendere il proprio, tornado di volata, travolgendo quasi Max che usciva dalla sua di camera e tirando un sospiro di sollievo quando li ritrovò nella stessa posa.
Scostò il piumone rivelando le loro gambe intrecciate, quella di Jace tra le ginocchia di Alec, un singolo calzino al piede sinistro e l'altro incastrato tra le coperte chissà dove.
Cominciò a scattare foto da tutte le angolazioni, ignorando Max che le chiedeva cosa stesse facendo e che sbuffava dicendogli di lasciarli in pace.
<< Is, lasciali dormire, è Natale.>> fece con voce bassa e lamentosa.
<< Lo so, è per questo che gli sto facendo le foto, non trovi che siano adorabili? E questi due dovrebbero mettere paura ai criminali?>> sbuffò divertita.
<< Di solito ai criminali mi presento con il distintivo e la pistola.>>
La voce bassa e profonda di Alec fece congelare sul posto i fratelli minori. Aprì un occhio e fissò prima l'una e poi l'altra per quel poco che gli permetteva la posizione.
<< Lasciateci in pace e andate a far colazione o giuro che mi comporterò come il nipote preferito viziato che mi accusate di essere e dirò a nonna che mi avete svegliato per una volta che ero riuscito a dormire senza che il dolore mi svegliasse.>> minacciò con lo stesso tono monocorde di sempre.
Max si accigliò, ancora mezzo intontito dal sonno e Izzy mise su un broncio da bambina degno di nota.
<< Questo è fare la spia e dire una bugia. Non puoi dire di non essere il suo preferito e poi minacciarci con nonna.>> gli fece notare mettendosi le mani sui fianchi, anche se vestita con la sua camicia da notte di Minnie, lunga fino a metà coscia e con i mutandoni con merletto, al ginocchio, abbinati e le ciabatte di peluches gialle che imitavano le scarpe del personaggio non incuteva così tanto timore.
<< Questo è sfruttare i propri punti di forza, topolina. Dove le hai lasciate le orecchie?>> la prese in giro sorridendo e richiudendo l'occhio.
<< Lo sai che non ci dormo con il cerchietto, è scomodo.>> sbuffò.
<< Ma lo hai fatto?>> s'intromise di punto in bianco Max.
I maggiori lo guardarono perplesso.
<< Le ferite. >> disse solo inizialmente. << Ti svegli ancora la notte per il dolore? Ti fanno ancora male.>>
L'occhio medico di Isabelle scattò immediatamente sulla pelle esposta di Alec, poi sul suo braccio, neanche avesse i raggi x e potesse vedere attraverso il suo stesso corpo.
<< No, non mi fanno più male. Capita ancora che mi svegli ogni tanto, ma credo siano più sogni. È già successo, passerà.>> gli sorrise Alec tirando su la testa e fissandolo da oltre la sua spalla.
Max annuì. << Allora continua a dormire, bro.>> e così dicendo se ne andò. Poi riapparve sulla soglia della porta, marciò dentro strusciando i piedi a terra come suo solito e si trascinò via la sorella, tutta proteste e indignazione, ma a bassa voce, per non svegliare Jace.
La porta si richiuse con lentezza, urtando debolmente lo stipite senza però chiudersi.
Alec rimise la testa su cuscino e prese un respiro profondo.
<< Se ne sono andati?>> chiese la voce di Jace soffocata contro il suo petto.
Al suo annuire il biondo replicò il gesto, strofinando la faccia contro il torace caldo del fratello e inspirando a pieni polmoni l'odore famigliare, accogliente e rassicurante del moro. Spostò il viso solo per tirarsi più su e affondare il naso contro il collo bollente di Alec, che per tutta risposta si voltò e gli diede un bacio in fronte.
<< Se Izzy dovesse far vedere queste foto al Dipartimento saremo spacciati. Nessuno ci prenderebbe più seriamente.>> constatò tranquillo il biondo.
Alec rise piano. << Non lo farà, lo sai. E poi non mi interessa cosa pensa di me la gente.>>
Avvertì le labbra del fratello tendersi in un sorriso. << Ce ne hai messo di tempo.>>
Alec lo strinse ancora di più a sé, ricevendo in risposta un abbraccio della medesima forza.
<< Si, non ho più paura del buio.>> gli sussurrò come se fosse un segreto tutto loro.
<< Neanche io.>> gli rispose con lo stesso tono.
Rimasero per un po' così, semplicemente abbracciati come quando erano bambini. Come quando Jace aveva paura del buio ma troppo orgoglio per ammetterlo ed Alec si faceva carico di una paura non sua solo per toglierla dalle spalle del fratellino; quando ad appena undici anni si era reso conto che il modo migliore per dare forza a Jace era dargli un compito, uno scopo, fargli sapere che lo stava aiutando, che solo lui poteva farlo. Come quando erano piccoli e non c'era nulla che li potesse scalfire finché fossero stati al sicuro sotto le coperte, l'uno vicino all'altro a darsi eterna forza ed eterno coraggio. Come solo due fratelli possono stare.
<< Ora però dovremmo alzarci, Jace.>>
<< Mh, na… coccole.>>
<< Eh, il mio orso albino.>> sorrise Alec dandogli un altro bacio in testa e strofinando i naso contro i suoi capelli.
Jace serrò la presa contro la sua schiena e sorrise a sua volta.
<< Il mio supereroe.>>
 

 

 

 

La casa era completamente addobbata ad arte, i mobili erano stati sgomberati dei loro oggetti per far posto a dolci, ciotole di caramelle, cioccolatini, patatine e snak vari. Un assortimento di bibite e liquori faceva bella mostra di sé sul lungo pianale del bar ed il fatto che per la maggior parte fossero analcolici lo rendeva solo terribilmente triste.
Magnus sospirò, le mani sui fianchi in una posa così teatrale da esser quasi ridicola. Volse lo sguardo verso il soffitto, dove festoni e luci erano stati fissati con tanto di quello scotch che non li avrebbe tolti mai più. Almeno davano atmosfera all'ambiente.
<< Dovrò far ridipingere tutte le pareti.>> borbottò.
<< Oh magari è la volta buona che cambi casa.>> gli suggerì una voce scocciata alle sue spalle.
Raphael se ne stava mollemente seduto all'isola della cucina, il gomito impuntato sul piano di pietra e la guancia schiacciata contro la mano.
<< Non trovo nulla che mi soddisfi qui nella Mela.>> fece con fare ovvio.
<< Ti ho fatto vedere tutti i posti più lussuosi e alla moda della città, la verità è che sei un sentimentale che non vuole lasciare la propria casa ma che la trova inquietante.>>
<< È inquietante solo la notte e solo il pavimento.>>
<< T'ho detto di farlo cambiare. Ti ho anche dato i nomi dei miei fornitori. Hanno rifatto tutto il parquet a mamà possono rifarlo anche a te.>> aggrottò le sopracciglia e scosse la testa.
Magnus lo ignorò e gli diede di nuovo le spalle, sistemando una grande terrina di metallo decorata con fregi d'oro che conteneva confetti colorati.
<< E io t'ho già spiegato perché non voglio farlo.>> puntualizzò stizzito. Era già stato abbastanza difficile ammettere che, in un qualche modo contorto e assolutamente illogico, togliere le tegole sporche del sangue di Alec gli pareva un affronto, come se volesse dimenticarsi tutto e gettarselo alle spalle, come se non gli importasse; figurarsi doverlo ripetere ogni volta.
<< Non smetterà di parlarti solo perché hai deciso di cambiare il pavimento. Probabilmente neanche se ne accorgerà.>> s'intromise Catarina entrando in sala ancora una volta con i capelli legati in quei suoi dannati bigodini.
<< Perché? Avete anche ricominciato a parlarvi?>> chiese sarcastico Raphael.
Magnus lo fulminò con lo sguardo. << Certo che ci parliamo, siamo anche usciti più di una volta.>>
<< Così lo fai sembrare un appuntamento Mags, mentre scommetto che non lo è stato.>>
<< Sta zitto bastardo immigrato.>>
<< Per la millesima volta, Bane: Sono. Cittadino. Americano. Sono nato in America!>> Il ragazzo alzò le mani al cielo come se stesse invocando l'intervento divino. << Se la pensi così sei un immigrato anche tu.>>
<< No, io ho un genitore americano!>> ritorse animoso.
<< Il cui una volta poteva camminare libero su queste terre ma che ora viene rinchiuso in osai protette come gli animali. Bello, davvero magnifico, almeno il mio di popolo l'ha fatta la rivoluzione e si è guadagnato la libertà.>>
<< Non vuoi metterti a discutere della politica contro i Nativi d'America a Natale, vero? Perché anche il mio popolo ha combattuto!>>
<< Metà del tuo popolo. Il mio non s'è fatto chiudere in una riserva.>>
<< Oh certo, il tuo s'è dato alla tratta di esseri umani e a quella di droga e armi!>>
<< Che c'è? Ti rode che i messicani riescano a spacciare meglio di te?>>
<< BAAASTA!>>
Catarina li guardò male entrambi, facendo scattare la testa verso l'uno e poi verso l'altro.
<< Ma vi rendete conto di quanto poco vi ci vuole per litigare? Dio santo, ma lo avete sempre fatto? Perché non mi ricordavo quanto voi due cretini riusciate a far diventare tutte le stupide battute un terreno fertile per scatenare la terza guerra mondiale? Di solito eravate in grado di fermarvi prima.>> li accusò puntando il dito su l'uno e sull'altro.
<< Non è vero!>> si giustificò subito Magnus, l'espressione irritata che scomparve non appena si girò verso Raphael per aver il suo appoggio.
<< Raph?>> domandò a voce bassa, preoccupato dall'espressione dell'altro.
Raphael si era fatto d'improvviso serio, tutto il fuoco che lo animava ogni volta che litigava per delle cavolate con Magnus si era spento in sul colpo. Teneva la testa reclinata verso il basso, le labbra una linea morbida ma piatta, gli occhi opachi e lontani puntati sul pavimento.
<< Una volta ci bloccava Ragnor.>> disse solo e tutti i colori delle luminarie e dei festoni vennero risucchiati dal vortice cupo che si era creato attorno alla sua figura.
Magnus lo fissò per un lungo istante, avvicinandosi lentamente a lui e fermandoglisi davanti. Gli prese il volto tra le mani e glielo alzò, scrutandolo con attenzione alla ricerca di qualcosa che forse non sarebbe mai riuscito a scorgere o forse aveva sempre avuto sotto gli occhi.
Fece scivolare le mani verso le sue spalle, sulla sua schiena e lo tirò verso di sé, abbracciandolo stretto, più stretto che poteva.
<< Era il nostro ago della bilancia.>> soffiò piano.
<< Era l'ago della nostra bussola.>> e in quel “nostra” Magnus e Catarina sentirono tutto il “Mia” che vi era sottinteso.
<< Che tu ci creda o no, Raph, Ragnor è sempre stato il porto sicuro in cui tornare, ma è da una vita che sei tu a indicarmi da che parte andare.>> abbassò la testa verso al sua, nascondendo gli occhi lucidi, << Da quando ci siamo riconosciuti e mi hai riportato a casa fino a quando sei venuto a prendermi in ospedale. Lo so, io...credo di saperlo almeno, che non è possibile cancellare tutto così, che non passa in un batter d'occhio. Ti capisco, lo sai. Ma ogni bussola ha quattro punti ed un ago.>> gli mormorò, beandosi della stretta che Raphael gli stava restituendo.
<< Lui era l'ago.>> ripeté.
<< E tu sei sempre stato l'ovest, dove tramonta il sole.>>
<< E tu l'est, dove sorge.>>
<< E Catarina è il nostro placito e tranquillo sud.
<< E il nord? Chi è il nostro nord?>> domandò allontanandosi da lui per guardarlo negli occhi.
Erano in momenti come quelli che Magnus si ricordava che Raphael era ancora un giovane di ventisette anni, che era un adulto ma era ancora troppo piccolo per la vita che faceva. Che non avrebbe dovuto avere sulle sue spalle l'impero che aveva, che non avrebbe dovuto saper far sparire una persona dalla faccia della terra come invece sapeva fare. Avrebbe dovuto essere più simile a Simon e forse quei due andavano d'accordo proprio perché in verità si somigliavano.
<< Era anche il nord. Ragnor era anche il nord. È sempre stato un po' tutto. Ha ereditato il posto di Malcom quando lui è andato a Los Angeles.>>
Raphael annuì. << Evitiamo di dire a Lily che lei non è nulla perché sarebbe solo capace di farci ammazzare.>>
Magnus rise a singhiozzi, quasi cercasse di trattenere le lacrime, abbracciò di nuovo il messicano che si lasciò sfuggire uno sbuffo infastidito.
<< Che Natale di merda.>>
<< Lo è, ma il prossimo sarà migliore, questo è solo il primo.>>
Catarina li fissò da lontano, la mano poggiata sul petto ed un sorriso malinconico sulle labbra. Quei due erano come cane e gatto, ma su una cosa Magnus aveva perfettamente ragione: da quando si erano incontrati sino ad ora si erano sempre spalleggiati, si erano urlati contro e minacciati di morte, quello si, ma erano sempre corsi in aiuto l'uno dell'altro.
Si avvicinò ai due li abbracciò, costringendoli in una stretta spacca ossa.
<< Cat! Mi soffochi! Mi sono fatto i capelli!>>
<< Madre de Dios! Catarina! Scollati di dosso!>>
<< Oh, state zitti e lasciatemi esprimere il mio amore.>>
Il borbottare infastidito dei suoi amici andò a scemare quando le loro mani si intrecciarono dietro la sua schiena ed il silenzio li avvolse.
<< Prima o poi ce lo dirai?>> chiese la donna rivolta palesemente a Raphael.
Lui rimase interdetto, poi strinse i denti e sospirò. << Non lo so. Non so se c'è qualcosa da dire.>>
<< Ma qualunque cosa sia, anche nulla, ce lo dirai?>>
Raphael la fissò dritta negli occhi, senza sapere cosa rispondergli e glielo disse.
<< Non importa.>> arrivò Magnus in suo soccorso. << Prima o poi lo saprai. Ci va bene anche se lo capirai e te lo terrai per te. Non vogliamo davvero saperlo se tu non ce lo vuoi dire, ma vogliamo seriamente sapere se stai bene.>> disse come un genitore apprensivo al figlio.
<< Perché, voi state bene?>> chiese sapendo perfettamente la risposta.
I due amici si guardarono e poi scossero la testa.
<< No, ma dobbiamo almeno provarci, okay? Per Ragnor.>> decise Magnus con sicurezza.
Catarina sorrise e porse una mano ad entrambi, venendo subito ricambiata dall'orientale che si voltò poi verso il più piccolo.
Raphael fissò per un po' la mano candida e piccola di Catarina, segnata solo da qualche graffio, e quella elegante e curata di Magnus, su cui facevano bella mostra un'esposizione d'anelli di varie misure.
Annuì e le afferrò entrambe.
<< Per Ragnor.>>
Ma non disse a nessuno che più che quelle mani avrebbe tanto voluto stringere di nuovo un paio grandi, morbide e delicate, così abituate a maneggiare oggetti pregiati da aver trasmesso quella cura e quell'attenzione nel toccare ogni cosa.
Mani che, lo sapeva fin troppo bene, non lo avrebbero più ripreso quando si sarebbe affacciato sul baratro, né lui né i suoi amici.
Mani che non avrebbe più rivisto, toccato o sentito.
Le mani di un morto che sarebbero sempre rimaste poggiate sulle sue spalle.

 

 

 

 

Quel giorno pareva un alternarsi di alti e bassi.
Alec aveva dormito beato come un bambino, come ogni singola volta che dormiva con suo fratello, ed anche il semplice fatto di essere rimasto quasi mezz'ora al letto a far grattini a Jace era stato un gradito e piacevole ritorno al passato, che lo aveva fatto sentire piccolo per un po'.
Poi si era alzato, aveva fatto un paio di passi e se non fosse stato per Jace avrebbe avuto un bell'incontro ravvicinato con il pavimento.
Uno stupido e banale calo di zuccheri che aveva fatto rizzare i capelli a tutti, un giramento che aveva portato sua madre e sua sorella a minacciarlo di portarlo in ospedale, memori del famigerato frammento che lo aveva riconsegnato al tavolo operatorio quell'Ottobre e del mezzo infarto che si era preso Max, assieme alle due multe per eccesso di velocità annullate solo in virtù del fatto che stava portando un malato in ospedale perché minacciava di morire d'emorragia interna.
Se non ci fosse stata la nonna Phoebe che, impassibile come solo lei poteva essere, aveva scansato tutti e gli aveva rifilato un bicchiere di brandy, contro le proteste degli altri che le spiegavano il divieto di bere alcol perché vasodilatatore -ampiamente ignorato dalla donna- probabilmente Alec sarebbe stato steso su una barella il 25 di Dicembre.
La situazione si era calmata con il pranzo ed era riprecipitata quando stavano sparecchiando. Il braccio gli aveva mandato una fitta ed il piatto gli era scivolato di mano, salvandosi solo perché intercettato dal piede del moro e poi caduto sul tappeto. Secondo Izzy, che lo aveva voluto visitare malgrado Phoebe le ripetesse che in continuazione Mi pare che tuo fratello ancora respiri Isabelle, cosa vuoi visitarlo? Non puoi mica aprirlo.”, il tremore, - “Una cosa più che normale mi pare, Iz”- era dovuto al fatto che avesse dormito tutta la notte su quella spalla.
I rimproveri di sua madre, che erano cresciuti quando Alec aveva provato a rispondere dicendo che Jace stava comodo così e non voleva disturbarlo, gli avevano solo fatto venire il mal di testa. E Alec non credeva che avrebbe mai detto una cosa del genere ma fu immensamente grato dell'arrivo di Simon e di quel nano da giardino rosso che era la sua migliore amica e, ahimé, anche la ragazza di suo fratello.
Il fatto che le avesse riservato più battutine del solito, molte delle quali volte a farla arrossire come di solito faceva lui, era un chiaro sintomo di quanto quella giornata lo avesse provato, arrivando a far domandare a Clary stessa se si sentisse bene o preferisse rimanere a casa.
Suo padre lo aveva osservato da lontano come sempre, avvicinandosi solo con finta casualità quando non aveva nessuno attorno e riservandogli piccole ed impacciate accortezze che lo fecero sorridere nello stesso modo velato ed impacciato.
Max diceva che sembravano due istrici che provavano a confortarsi a vicenda senza sapere dove mettere le zampe.
Quel ragazzino era troppo intelligente e no, non gli importava che avesse diciassette anni, era un ragazzino e sempre lo sarebbe stato.
Sospirò e cercò di tirarsi su il cappotto scuro, venendo prontamente aiutato da qualcuno che poi si rivelò essere il fratello. Non sapeva spiegare bene il motivo ma durante le feste natalizie lui e Jace diventavano ancora più uniti, ed appiccicati diceva Iz, di quanto non lo fossero normalmente. Erano sempre l'uno tra i piedi dell'altro, pronti ad aiutarsi, infastidirsi o semplicemente stare in silenzio.
<< Tutto bene?>> gli chiese con leggera preoccupazione. Voleva sicuramente accertarsi che non stesse uscendo solo per dimostrar loro di poterlo fare, ma la verità era che voleva andare alla festa di Magnus, non poteva rinunciarvi.
<< Si, mi è solo preso male. Lo sai che quando mamma e Izzy ci si mettono sarebbero capaci persino di far bestemmiare un santo.>>
<< Ma tu non lo sei, un santo intendo, o non avresti fatto certe cose che hai fatto nella tua vita.>> sorrise e gli ammiccò, << Vogliamo parlare del tatuaggio dei guerrieri ribelli che hai sulla caviglia?>>
<< Church non è il simbolo dei guerrieri ribelli.>> puntualizzò piegando le labbra nel suo classico sorriso storto pur sapendo a cosa si stesse davvero riferendo il fratello. << Non trovi che ultimamente rimaniamo sempre insieme qui nel guardaroba?>> gli fece notare cambiando discorso.
Jace si strinse nelle spalle. << Se tu fossi una piccola rossa o io un bell'asiatico a quest'ora staremo limonando come nei migliori film di serie b. Ma purtroppo per me e per te siamo noi due e non le persone a cui mangeremo volentieri la faccia.>> gli sorrise. << E non cambiare discorso.>>
<< Non mangerei la faccia a nessuno, Jace. Non sono quel tipo di persona e non sto cambiando discorso.>>
<< Si, si, come no. Ora fai il serio.>>
<< Cosa vuoi che ti dica?>> si arrese alla fine.
<< Ti ho fatto male io sta notte?>>
<< Questo suona decisamente ambiguo.>> gli rifilò un sorrisetto che ebbe il potere di far arrossire Jace, un vero miracolo di Natale se non fosse che solo Alec e nonna Phoebe detenessero il sacro potere di infondergli più imbarazzo di quanto fosse umanamente possibile, neanche Maryse con la rivelazione scioccante su da dove venissero i bambini o quella inutile di Robert sul sesso sicuro c'erano riusciti.
Si sentì le guance calde. << Davvero uomo, come cazzo fai a vivere perennemente arrossito? A me sembra di andare a fuoco, è fastidioso e destabilizzante.>> disse sfregandosi la faccia.
<< Ecco come ho vissuto tutta la mia vita: in modo fastidioso e destabilizzante.>>
<< Si, beh, è una merda.>>
<< Grazie, ora che so qual'è il preciso termine per definire la mia vita puoi dirmi cosa vuoi?>>
<< Te l'ho detto. Ti ho fatto male a dormirti tutta la notte sul braccio?>>
<< Non mi hai dormito sul braccio, era sotto il tuo collo. Mi ha fatto molto più male il tuo ginocchio sui testicoli, sappilo.>> gli disse incrociando le braccia al petto.
Jace roteò gli occhi. << Dai, t'ho detto che mi dispiace, non volevo darti una ginocchiata sulle palle.>>
<< Ma lo hai fatto e devi solo che ringraziare il cielo che non procreerò mai o mi avresti tolto ogni possibilità dopo questa.>>
<< Stai di nuovo sviando!>> lo accusò il biondo prendendo la sciarpa che aveva messo anche il giorno precedente e legandosela attorno al collo malamente. Alec lo fissò con un sopracciglio alzato e si avvicinò per sistemargliela.
<< Quando ti ho dato quella gomitata sul fianco per riprendere al volo Max che stava scivolando mi hai tenuto il muso per una settimana, ripetendo ad ogni occasione come io ti avessi- >>
<< Mi hai bucato lo stomaco!>> protestò subito alzando al voce.
<< Per l'ennesima volta, Jace: Il tuo stomaco NON È nel tuo fianco! Al massimo ti ho preso il fegato! E almeno io l'ho fatto per una buona causa, non perché ti si era ammucchiato tutto il pantalone sul ginocchio e volevi tirartelo giù perché ti dava fastidio!>>
Jace alzò le mani in segno di resa. << Va bene, tu hai salvato Max e io la sensibilità della mia pelle.>> Alec sbuffò con palese sarcasmo, Jace lo fulminò. << Ma non cambia il fatto che non mi hai risposto: è colpa mia?>>
Il moro lo guardò espirando pesantemente: << No Jace, non è colpa tua. Senti, non farmi ripetere le cose all'infinito, sai com'è, ci sei passato, ogni tanto fa male perché hai sforzato troppo la parte, ogni tanto solo i muscoli che tirano sul tessuto cicatrizzato, altre è l'osso che si è solidificato e te lo ricorda quando cambia il tempo. Altre volte invece è solo nella tua testa.>>
Jace annuì piano e poi gli mise una mano sulla spalla buona. << Si, però non voglio che ti faccia male perché io dovevo dormire comodo.>>
Alec gli sorrise. << Sai che mi farei fare di tutto perché tu e i ragazzi stiate comodi.>>
Anche Jace sorrise. << Vero, ma preferisco dormire male che veder star male te. E poi andiamo, sai perfettamente che non posso dormire male se dormo con te.>>
<< Tutto ciò è così dolce che forse dovremmo fermarci, stiamo raggiungendo livelli da dichiarazioni a cuore aperto.>> gli fece notare ampliando il suo sorriso, il minore annuì con vigore.
<< Si, soprassediamo. Siamo uomini noi, dei duri, dei poliziotti che portano la pistola e sbattono i criminali dietro le sbarre.>> poi il suo sorriso si fece malizioso, << O se sono dei fighi ce li sbattiamo e basta.>>
Fu il turno di Alec di ruotare gli occhi. << Non te lo dovevo dire.>>
<< Se lo si venisse a sapere in giro acquisteresti la stima di molti. Di Izzy sicuro.>>
<< Ho bisogno di guadagnarmi la stima di mia sorella, serio?>>
Jace rise e annuì. << Concesso anche questo. Ora però, basta smancerie. Testosterone. Testosterone.>> ripeté velocemente con convinzione. Alec lo guardò quasi schifato.
<< Questo non ti rende più uomo. Sappilo. >>
<< Altre idee grande capo?>> chiese prendendo le chiavi dalla tasca del giaccone e facendole roteare attorno all'indice come sapeva irritare tanto il fratello.
Alec lo fulminò. << A me non serve, visto che malgrado io sia gay sono più uomo di te.>>
<< Oh! Questa è stata davvero una battuta da home run!> Simon entrò nell'anticamera tutto badato per affrontare il freddo di quella giornata che, volta all'imbrunire, si era dimostrata per la serata di fine Dicembre che sarebbe dovuta essere.
<< Sta zitto Lewis, che se non fosse per quei due peli di barba che ti crescono sul mento ti darei dell'asessuato.>> lo rimbeccò Jace.
<< Se, se, come vuoi. Rimane il fatto che malgrado tu sia un fiero membro della SWAT Alec ti batte a mani basse in quanto essere maschio. Il solo fatto che tu sappia fare i ricci a Isabelle e Alec si limiti alle trecce dovrebbe farti capire chi è il vero Alpha della famiglia.>>
<< È nonna Phoebe.>>
<< Nonna.>>
<< Palesemente nonna.>>
<< Nonna Phoebe.>>
Risposero in sincrono tutti e quattro i fratelli Lightwood generando lo sconcerto di Clary, appena entrata con gli altri due, che fece saltare lo sguardo da uno all'altro.
<< Siete inquietanti quando fate così. >>
Isabelle avanzò allungando una mano verso Jace e una verso Max, che si affrettò a seguirla e allungare la sua ad Alec.
<< Cinque di gruppo!>> urlò la mora mente tutti e quattro caricavano il braccio per battere la mano a chi gli stava di fianco, in un quadrato quasi perfetto.
<< Anche quando fate questo.>> disse Clary nascondendosi dietro a Simon che rise congratulandosi per la loro coordinazione.
<< Perché non hai mai visto come facciamo quando siamo troppo lontani per batterci il cinque.>> ammiccò Jace alla sua ragazza.
<< Mhpf! Per favore, vi conosco da quando avevate sedici anni, non è possibile che non vi abbia mai visto- >>
<< Cinque telematico!>> chiamò il biondo e di nuovo tutti in sincrono alzarono le braccia in alto battendosi da soli il cinque.
Simon li fissò a bocca aperta. << Okay, no, va bene, questa ci mancava. Cazzo. Siete davvero inquietanti.>>
I ragazzi risero alla faccia del castano e Isabelle spronò tutti ad uscire di casa e andare finalmente a quella beneamata festa.
<< Brooklin ci aspetta gente! Avete preso i regali? Alec, quello per Magnus?>>
<< Ce l'ho.>> fece lui senza guardarla, impegnato ad aiutare Simon a disincastrare un ciuffo della nappina del cappello dalla stecca degli occhiali, un'azione difficile per Clary che non ci arrivava.
<< E dove?>> lo guardò scettica notando che il fratello non aveva neanche un pacchetto con sé.
<< Io mi farei gli affari miei Iz, non vorrei che ti rispondesse “nei pantaloni” perché riderei davvero tanto ma temo sarebbe spiacevole per i nostri ospiti.>> sogghignò Jace beccandosi una manata dalla fidanzata.
<< Sarebbe spiacevole anche per me se solo questo non mi ricordasse qualcosa… >> fece Max cercando lo sguardo dei fratelli maggiori.
Alec e Jace si voltarono a guardarlo con le orecchie tese, come se aspettassero di sentire un comando che li avrebbe fatti scattare. L'ammiccare del diciassettenne li fece sorridere, di un ghigno malizioso per il biondo e di un sorrisetto storto per il moro.
Izzy alzò gli occhi al cielo. << Oh no, non di nuovo! Adesso la metteranno in macchina e la sentiremo per tutto il tragitto!>> si lamentò con voce lagnosa.
<< Ma cosa?>> domandò Clary e subito dopo desiderò non averlo mai fatto.
<< Attacca Alec!>> gridò Max e il fratello cominciò a battere il tempo con in piede a terra, poi a battere le mani sul ripiano dell'armadio mentre gli altri due cominciavano a cantare stonati:
<< Is a dick in a box!>>
La rossa guardò scioccata l'amica che indicò i suoi consanguinei come a dire “visto che mi tocca sopportare? L'avresti mai detto?”, poi si voltò a guardare l'amico e con suo sommo orrore vide gli occhi di Simon luccicare divertiti mentre si univa al coro.
<< Come fa a piacervi quella stupida canzone?>>
<< Lo dici solo perché non hai uno fisso con cui scopare, Iz. Scommetto che a Clary piacerebbe un regalo così.>> sorrise suadente Jace ponendo un braccio sulle spalle della ragazza e tirandosela contro per baciarla, coprendo i suoi urletti di protesta ed i suoi tentativi di picchiarlo.
Isabelle tornò con lo sguardo sul fratello maggiore e scosse il capo con aria di rimprovero.
<< Da te poi… nessuno si aspetterebbe mai che sei il più grande depositario di cultura trash del mondo.>>
<< Il Trash è uno stile di vita Iz. >> fece ovvio Alec, smettendo di battere il tempo ed avvicinandosi a lei. << Come fa a non piacerti? È divertente.>>
<< Come fa a piacere a te!? Jace! Smettila di stroppicciarla tutta!>>
<< No! È mia e la stropiccio quanto mi pare.>>
<< Dobbiamo andare sono le otto e mezza!>>
<< E quarantadue.>>
<< Sei fastidioso quando puntualizzi, Lewis.>>
<< Colpa di tuo fratello, mi ha attaccato la pratica.>>
<< Non darmi la colpa del tuo fastidio.>>
<< Guidi tu Jace?>>
<< Certo! Nessuno tocca la mia donna.>>
<< Come scusa? E io chi sarei?>>
<< La mia ragazza?>>
<< Ma c'entriamo tutti dietro?>>
<< Penso di si.>>
<< Io davanti!>>
<< Io davanti!>>
<< Io davanti!>>
<< Io davanti!>>
<< No, voi quattro dietro, io davanti perché sono il più alto e non c'entro.>>
<< Ma Alec! Non è giusto non lo hai detto in tempo!>>
<< Vince lui lo stesso sis.>>
<< Non è- >>
<< La volete smettere?>> la nonna Phoebe comparve davanti ai ragazzi, vestita in tutto punto per uscire. Li fissò male tutti quanti e poi li ammonì con il dito rugoso puntato verso di loro.
<< State zitti, consumate ossigeno. Jace Michael guida perché la macchina è sua. Clarissa sei piccola e in automatico vai dietro, non puoi occupare un sedile tutto per te, è spreco di spazio. Max, sei il minore e quindi anche tu ti siederai dietro. Isabelle, sei una donna, dentro anche tu, il posto davanti si lascia agli uomini per farli parlare in tranquillità. Simon, sei miope, non sei utile davanti se non per distrarre Jace Michael che si perderebbe a darti fastidio. Alec è il più grande, è il più alto e anche quello che non deve prendere gomitate nelle costole per colpa di una curva.
Chiudete quelle boccacce e andate alla vostra cena.>> sentenziò con gli occhi socchiusi in una fessura pericolosa.
Max deglutì. << Tu dove vai nonna? Papà ti riporta a casa?>>
La donna fece un verso di scherno e scacciò una mosca con la mano. << Non essere sciocco Maxwell, non torno a casa a Natale. Cosa ci faccio sola? La maglia? No, sono stata invitata ad un ricevimento, proprio come lo siete voi. Solo che il mio è più formale e decisamente degno di questo nome.>>
<< Infatti noi andremo ad una festa...>> provò a dire Izzy, ma si zittì preso.
<< Stessa cosa, meno formale, meno importante. Non discutere con i tuoi fratelli, non fatelo nessuno di voi. E neanche voi due, specie con Alexander. Lui è il maggiore e voi gli dovete dar retta.>> Poi annuì e si voltò verso la porta, uscendo con tutta la grazia che quella vecchietta incartapecorita aveva. Si chiuse il pesante portone alle spalle con un colpo secco e poco dopo apparve dal corridoio una Maryse quasi trafelata che si guardò attorno preoccupata.
<< Dov'è vostra nonna? La macchina che la doveva venire a prendere ritarda per il traffico, ditemi che non è davvero uscita a prendere la metro da sola.>> chiese con espressione guardinga.
I ragazzi si scambiarono uno sguardo gelato poi indicarono tutti la porta.
Maryse alzò il volto al cielo, una mezza imprecazione stretta tra i denti bianchi e le labbra dipinte di un rosso tenue. Afferrò il primo cappotto che le capitò sotto mano e si precipitò fuori la porta masticando qualcosa come “dannata vecchiaccia, è proprio la madre di suo figlio”, lasciandosi dietro un pubblico ancora più congelato e perplesso.

Alec si tirò dritto con la schiena e si schiarì la voce.
<< Voi non avete visto e sentito nulla. Non eravamo qui, nessuno di noi, o non ci siamo accorti di niente.>>
<< Io ero distratto.>> concordò Simon, << Che ne dite, andiamo?>>
<< Possibilmente prima che torni indietro mamma… o che torni indietro mamma con nonna.>> disse Max con una sfumatura di paura nella voce.
Il terrore di dipinse sul volto di tutti quanti che velocemente si guadagnarono la porta, quasi spintonandosi a vicenda.
Alec lasciò che tutti scappassero fuori e si fermò proprio sulla soglia di casa, domandandosi se dovesse chiudere a chiave, se sua madre si fosse portata appresso le chiavi o se avrebbe potuto semplicemente usare quelle di scorta nascoste da qualche parte nel giardino.
Un lampo gli attraversò la mente e si sporse per fissare la porta che conduceva al seminterrato. Un sorriso divertito gli si allargò sul volto, storto e grande come, ne era sicuro, era quello sul volto di suo padre.

Suo padre che era in casa a farsi gli affari suoi e non a lavorare come probabilmente aveva creduto sua madre quando era uscita lei a rincorrere la suocera invece di spronare Robert a recuperare sua madre.

<< Buon Natale papà!>> disse a voce alta, attendendo solo pochi secondi prima che gli venisse risposto.
<< Buon Natale anche a te!>>
Alec rise di gusto ed uscì, senza preoccuparsi minimamente di come avrebbe fatto sua madre a rientrare in casa, certo che l'avrebbe accolta il marito con una tazza di tea in mano.

 

Forse gli conviene più il rum.

 

 

 

 

Il viaggio fino a Brooklin era stato piuttosto lungo, ma Simon gli aveva mandato un messaggio per avvertirlo di tutto il traffico che avevano beccato sulla 5th Ave. Quando il citofono aveva suonato con insistenza Magnus aveva riconosciuto immediatamente il tocco dell'amico, che anche durante la passata estate era solito attaccarsi al pulsante e cercare di replicare la Marcia Imperiale senza successo.
<< È inutile che ti ostini Septimus, solo a te pare il ritmo giusto.>> lo accolse sulla soglia della porta, poggiato alla stipite e con un bicchiere ricolmo di liquido aranciato in mano.
<< Sei tu che non la senti.>> gli sorrise Simon entrando di slancio e abbracciandolo come Magnus non aveva chiesto di essere salutato, costringendolo a posare il bicchiere sulla prima superficie libera.
<< Sei sempre terribilmente soffocante.>>
<< Ricordati che preferivi i miei abbracci alle sgridate di papà.>> ammiccò facendosi da parte e allargando il suo sorriso quando vide Raphael seduto su divano.
<< Amigos!>>
<< Per l'ennesima volta Lewis, se ci metti la 's' alla fine è plurale e non sono io qui quello che soffre di personalità multipla.>> ringhiò il messicano tentando inutilmente di scappare all'assalto di Simon che gli si lanciò addosso per salutarlo.
<< Magnus! Retómate el ratón antes que yo pueda hacer algo de que podría arrepentirme!>>
<< Te ne pentiresti davvero?>>
<< No, ma sarei perseguibile penalmente e non posso sparire dalla circolazione, mamà non approverebbe.>> spiegò mettendo una mano sulla faccia di Simon e spingendolo via.
Clary guardò l'amico preoccupata, lasciandosi abbracciare da quell'eccentrico uomo che aveva imparato a conoscere e apprezzare i quei mesi di degenza a cui era stato costretto e in cui era entrato praticamente a far parte della banda.
Se uno di loro rischiava di morire per salvarti la pelle eri assolutamente parte della banda.
<< Cos'ha detto?>>
<< Che Seween è un topo, che glielo devo togliere di dosso e che devo sbrigarmi prima che possa fare qualcosa di cui poi si pentirebbe.>> spiegò Magnus sorridendo e dandole un buffetto sulla testa.
<< Ho detto “potrei” non che lo farei sul serio.>> rettificò Raphael dopo essersi alzato in piedi, liberandosi di un divertito Simon che salutava Catarina, perfettamente consapevole che tutto quel teatrino era fatto solo per infastidire il riccio.
<< Fammi capire Fray, ho fatto spagnolo io che ero in una scuola privata super lusso in cui tutti pensavano che solo il francese fosse degno di nota e non tu che sei andata in una scuola pubblica?>> domandò Izzy reclamando tutta l'attenzione di Magnus e ondeggiando verso di lui su quei tacchi altissimi. Il loro ospite sorrise e la guardò con ammirazione, sillabando muto quanto apprezzasse il suo vestiti.
<< Cosa vorresti dire enterrador? Che la mia lingua non è degna di essere studiata nella tua scuola super lusso ma che è da rilegarsi nelle povere scuole pubbliche?>> sibilò Raphael.
<< E buon Natale anche a voi!>> esplose Jace ad alta voce. << Come riusciamo noi a far incazzare l'uomo del confine nessuno!>>
<< Come mi hai chiamato?>>
<< Come hai chiamato tu me!?>>
<< Credo che la traduzione sia “becchino” Iz. Ciao, io sono Max, il fratello più piccolo.>> si presentò il ragazzo porgendo la mano a Magnus.
<< E anche il più tranquillo, mi dicono.>> gliela strinse Magnus.
<< Ma come? Non hai conosciuto Alec?>> sorrise divertito ricevendo un occhiolino in cambio.
<< Mi ha chiamata becchino?!>> urlò Izzy facendo abbassare la testa il fratellino che con un mezzo sospiro si congedò dall'asiatico andando a calmare la sorella ed il fratello, che parevano far più danni che altro, intimando loro di abbassare la voce.
I ragazzi cominciarono a bisticciare come loro solito ignorando i tentativi di Max di farli star zitti e una rassegnata Catarina che andava a presentarsi al diciassettenne spiegandogli come quella fosse la norma, ma Magnus neanche li sentiva più, i suoi occhi completamente concentrati sull'ultima figura della fila.
Alexander se ne stava davanti all'entrata, le mani dietro la schiena e lo sguardo vacuo perso nella casa.
Magnus poteva perfettamente capire cosa stesse passando, come si sentisse. Anche lui la prima volta che era tornato a casa sua aveva impiegato più di qualche minuto per riuscire ad entrare, bloccato da un senso di nausea e di debolezza che non avevano nulla a che fare con il viaggio in macchina e con la gamba fasciata che gli pulsava, tanto meno con lo sforzo di reggersi sulla stampella. Era proprio il luogo, il ricordo. Magnus era svenuto sul parquet di casa sua, sfiancato dalla perdita di sangue. Alec c'era quasi morto, soffocato da quel sangue che si andava accumulando nel suo torace come invece fuggiva dalla coscia di Magnus. Su quelle assi di legno c'era la macchia enorme in cui era giaciuto mentre il para-medico lo rianimava. Alec, a conti fatti, era morto in quella stanza e poi era stato riportato in vita a forza.
<< Ehi.>> gli disse a bassa voce, facendo un passo verso di lui, pronto a tendergli una mano in ogni momento.
Alec portò lo guardo su di lui, scrutò tutta la sua figura e deglutì, si umettò le labbra, si risucchiò quello inferiore tra i denti e poi prese un respiro.
<< Ehi.>> espirò.
<< Va bene, prenditi il tuo tempo.>> fece con tono rassicurante e lo vide annuire.
<< Non mi serve, ci sono già passato, so che è solo un luogo. Non può riportarmi indietro.>>
<< Sembrano le parole di uno psicologo queste.>> gli fece notare con delicatezza.
<< Sono le parole di un chirurgo. Me lo ha detto quando- me lo ha detto anni fa. È tutto okay, so… davvero, tutto okay. Scusa se ti ho fatto bloccare sulla porta, ti si starà congelando casa.>> e così dicendo fece un traballante passo in avanti, superando la linea che divideva il pavimento del corridoio dall'interno della casa dell'altro, voltandosi poi per prendere la maniglia della porta e chiudersela alle spalle.
La mano gli tremò e Magnus si mosse veloce, poggiandovi sopra la sua e accompagnandolo nel gesto. Alzarono la testa per guardarsi, senza muovere le proprie mani, il sottofondo degli altri che chiacchieravano più o meno animatamente li toccava appena.
<< Non importa, ho il camino.>> disse stupidamente Magnus.
Non era la prima volta che si rincontravano, era successo spesso in quel mese, dopo che si erano rivisti nel suo ufficio, quando Alec gli aveva annunciato che sarebbe diventato Tenente.
Il ricordo di quel pomeriggio ne tirò sé un altro, molto più recente, risalente alla sera prima.
<< La tua promozione? Mi hanno detto che prima di diventare Tenente dovresti prendere il titolo di Sergente.>>
Alec lo guardò senza capire ovviamente il collegamento fatto dall'asiatico, batté le palpebre e poi abbassò la testa.
<< Si… >> soffiò piano.
<< Ma non ti sei sbagliato, anche Simon dice che ti promuovono Tenente.>>
<< Si… >> ripeté senza alzare il volto. << Io… è una storia lunga…>>
<< Non me lo hai mai detto.>> provò ancora.
<< Perché oltre ad essere lunga non è bella.>> lo stroncò subito alzando di scatto il capo. Poi si rese conto di essere stato troppo duro e piegò le labbra in una smorfia di scusa, storta come il suo sorriso. << Un giorno te la racconterò.>> disse, gettò un occhiata alla sala, << Magari quando saremo soli.>> fu una specificazione fatta con leggerezza, senza sottintesi, senza malizia, ma il semplice fatto che Alec sapesse che un giorno futuro- loro due avrebbero passato abbastanza tempo da soli -assieme- perché Alec potesse raccontargli una storia lunga -seria- e brutta -personale- gli fecero spuntare un sorriso sincero sul volto.
Annuì e gli tolse il berretto, liberando quella massa scompigliata che si era elettrizzata a contatto con la lana.
<< Va bene muffin, non c'è problema.>> disse togliendogli anche la sciarpa e appendendola all'appendi abiti. Lo aiutò a togliersi il cappotto e poi provò ad abbassargli qualche ciuffo che puntava verso il soffitto.
<< Diamine, neanche con il gel a me reggono così tanto gli spike!>>
<< Questo perché per gli spike servono gel e lacca. E poi li foni.>> gli disse regalandogli un timido sorriso, nulla più di un tendersi di labbra.
Magnus annuì poi si bloccò. << E tu come fai a sapere cosa sono gli spike e come si fanno?>> chiese guardandolo con espressione concentrata.
Il sorriso di Alec si allargò, dimostrando quanto si stesse rilassando. << Periodo punk.>> disse solo.
<< Pircig, tatuaggi e spike'? Ti facevi davvero la testa a porcospino?>> gli domandò ancora incredulo e divertito.
L'altro scosse la testa. << Ero più un tipo da cappuccio, ma se proprio dovevo ero da cresta unica.>>
<< OMMIODIO!>> fece Magnus portandosi le mani al cuore. << Non puoi dirmi queste cose Alexander! Se mi ti immagino vestito di pelle, con la cresta, il tira pungi e le borchie poi mi eccito e non mi pare il caso di presentarmi così ai nostri ospiti!>>
Alec rise a bassa voce e scosse la testa. << Andiamo, drama queen, prima che gli ospiti ci diano per dispersi.>>
<< Al massimo pensano che stiamo amoreggiando.> specificò lui.
<< Ma non lo stiamo facendo.>> rettificò Alec superandolo.
Magnus lo trattenne per un braccio. << No, non lo stiamo facendo. Ma non mi hai neanche salutato.>>
<< Ti ho detto “ehi” come tu lo hai detto a me.>> gli fece notare il moro.
L'uomo alzò gli occhi al cielo, << Cosa devo fare con lui?>> chiese al nulla, << Tesoro, non ho rischiato la mia vita su una scala per attaccare piante di dubbia provenienza al mio soffitto per poi sentirmi dire che ci siamo salutati con un “ehi”. Alza un po' quella bella testolina che ti ritrovi.>>
L'espressione confusa di Alec scemò quando fece come gli era stato detto e intercettò un ramoscello di vischio attaccato al soffitto. Non riuscì ad impedirsi di sorridere e riabbassò il capo guardando Magnus negli occhi.
Un brivido caldo gli scivolò sulla schiena all'occhiata dolce che Alexander gli rivolse ed un altro lo seguì a ruota quando il poliziotto gli si avvicinò e si chinò per depositargli un leggero e delicato bacio sull'angolo della bocca.
<< Buon Natale Magnus.>>
<< Buon Natale anche a te Fiorellino.>>

 

 

 

Lily era arrivata poco dopo di loro ed era stato il panico.
Il caratterino della ragazza non era minimamente ciò che gli altri si aspettavano, ma come disse Clary, non c'era da stupirsi che lei e Raphael andassero così d'accordo. Se si poteva dire “andare d'accordo” due persone che si dicevano cattiverie gratuite sogghignando in modo preoccupante e poi si univano in un duo micidiale per prendere per il culo gli altri.
Isabelle stava fumando dalle orecchie, Lily scrutò il suo abbigliamento e poi annuì ancora.
<< Si, è proprio un classico abbinamento da manichino. È incredibile la quantità di gente che si fa trasportare dalla moda senza capirla, poi ci stupiamo del fatto che tutti ci rassomigliamo.>> sorrise alla vena che pulsava sulla fronte della ragazza e poi alzò il bicchiere allungando il braccio verso Simon, << Topo, già che stai in piedi, versami altro vino, la bella bottiglia verde sul mobile, se non dovessi vederla.>>
<< Sono miope non daltonico.>> sospirò Simon sporgendosi verso il mobile e afferrando la bottiglia. Raphael, seduto di fianco a Lily, ridacchiava come un bambino che assiste sadico alla sgridata dei genitori al fratello.
<< A no? Scusa, ma da come sei vestito credevo di si.>>
Clary aprì la bocca in una posa indignata, Jace le strinse la mano ma fulminò Lily con lo sguardo, venendo palesemente ignorato. O quasi.
<< Magnus, non mi avevi detto di aver preso un altro animaletto, un po' over-size, c'è da dire.>> continuò lei alzando le sopracciglia ed indicando il biondo.
Magnus e Catarina se ne stavano invece ai lati del divano, indecisi se ridere del classico trattamento che Lily riservava a tutti coloro che non conosceva, o se intervenire e chiarire il grandissimo malinteso che stava andando creandosi in quella stanza.
Ma forse non era un caso la loro amicizia con Santiago ed il sorriso sempre più largo sui loro visi ne era una prova schiacciante.
<< Non è un animaletto, si chiama Jade.>>
<< Jace!>> ringhiò quasi il ragazzo.
<< Mh, che nome banale.>> Lily annuì, << E il fungo che gli sta affianco? Ti sei dato al contrabbando di ordigni nucleari o hai solo deciso che lo stile “foresta” ti piaceva?>>
Max alzò un sopracciglio e si tirò su gli occhiali, volse un poco la testa verso Alec e chiese a bassa voce: << Sta parlando di Clary?>>, ricevendo solo un assenso dal moro che scrutava con attenzione la giovane.
<< O forse è un elfo di Babbo Natale? Pensavo che ormai avessi superato quel periodo, hai rubato anche un bambino che era lì a fare la fila per la letterina? I genitori lo sanno? Credo che nessuno di loro abbia l'altezza giusta per uscire senza una freccia che indichi dove si trovino, non lei almeno.>
Max drizzò la schiena, ora stava parlando decisamente di lui.
<< E vorrei dirti che i tuoi racconti mi stanno davvero deludendo, mi immaginavo un uomo, non un soprammobile.>> concluse con una smorfia, indicando Alec senza neanche degnarlo di uno sguardo.
I fratelli Lightwood si fecero immediatamente più indignati che mai, pronti a rendere pan per focaccia a quella tipa che li stava tutti insultando.
Sul volto di Magnus invece si dipinse quel velo di sadismo che aveva illuminato Raphael.
<< Mi spiace, ma forse se smettessi di aprir bocca solo per lamentarti di nostri ipotetici difetti solo nel tentativo di mortificarci e mettere in chiaro che sei superiore a noi, adesso staremo avendo una conversazione piacevole e festeggiando il Natale, invece di perdere tempo ad assistere al tuo piccolo show.>>
Lily voltò di scatto la testa fissando allibita il moro. Gli occhi scuri truccati alla perfezione sgranati come se non credesse a ciò che aveva appena sentito.
<< Come scusa?>> lo provocò.
<< Oh, non pensavo che oltre ad essere stronza fossi anche sorda, perdonami.>> ritorse Alec con tranquillità.
Il silenzio avvolse la stanza, pesante e imbarazzante come poteva esserlo solo in quella situazione.
Gli altri alternavano la loro attenzione dall'uno all'altra, incerti se essere fieri della risposta di Alec, indignati dalle parole di Lily o se maledire il poliziotto per quell'uscita del tutto indelicata.
Cinque minuti di puro silenzio che si concluse come Magnus, Catarina e Raphael si aspettavano.
Lily annuì convinta. << Sono stronza ma non sorda.>> disse sorridendo. Si volse verso i suoi amici. << Lui mi piace. Non si sta zitto solo perché non mi conosce e non vuole sembrare maleducato.>>
Scoprì i denti in un ghigno irritante guardando gli altri e le loro facce scioccate.
<< Cosa? Vuol dire che- ?>> chiese Clary lasciando la frase in sospeso.
<< Che sei bassa e sembri un fungo è vero però.>> la stroncò subito la ragazza.
<< Ha ragione.>> s'intromise Alec con aria ragionevole.
<< ALEC!>> urlò Jace alla presa di posizione del fratello, del tutto contro la sua ragazza e del tutto concorde al normale comportamento del detective.
<< Andiamo, è oggettivamente bassa. Come fate a baciarvi? Beh, il lato positivo è che non si deve mettere in ginocchio per farti una se- >>
<< ALLORA! Il traffico era causato dalla neve o dalla migrazione per il 25? Ho sentito che molti locali alla moda hanno preparato spettacoli di ogni tipo.>> disse allora Magnus saltando su e attirando l'attenzione, sperando che nessuno avesse sentito ciò che aveva cominciato a dire Lily. Ma dalla faccia schifata di Simon, quella divertita di Max e quella palesemente trattenuta di Izzy dovevano averlo tutti ben sentito.
Lanciò un'occhiata ad Alec e gli sorrise: sapeva che sarebbe riuscito a capire anche lei, dopotutto il ragazzo pareva saper sempre come prendere tutti i suoi amici.
Sì, si disse Magnus, sarebbe piaciuto anche a Malcom, li avrebbe fatti conoscere prima o poi, e anche Quinn e Meliorn, forse si sarebbe addirittura azzardato a farlo conoscere ai fratelli Santiago, magari anche a Guadalupe.
Scosse la testa e si diede un pizzico da solo, non doveva pensare al fatto che avrebbe volentieri fatto conoscere Alec alla sua famiglia, pareva così intimo, così da coppia. Sospirò, era i vischio questo, gli dava alla testa.
<< Cominciamo a mangiare? Direi anche che possiamo mettere della musica natalizia.>>
<< Purché sia qualcosa di movimentato>> rettificò Lily.
<< Per te movimentato vuol dire “sconcio”.>> Catarina scese dal bordo del divano e si avvicinò ad una delle tante ciotole ricolme di cibo, prendendo una manciata di popcorn e mangiandoli uno alla volta.
<< Non è vero!>>
<< Oh, vi prego, ho già passato tutto il viaggio in macchina a sentire quella stupida canzone, non fatemi sentir altre cose del genere.>> si lamentò Izzy storcendo il naso.
<< Che canzone?>> domandò allora l'asiatica incuriosita.
<< Dick in a box!>> risposero in coro Max, Jace e Simon.
Magnus si voltò con lentezza verso Alec, come chiedendogli la conferma di ciò che aveva appena sentito. Catarina si schiaffò una mano in faccia, attenta a non colpire il trucco e Raphael si limitò a sogghignare.
Tre.
Due.
Uno.
<< MA È LA MIA CANZONE NATALIZIA PREFERITA!>>

Alec gli sorrise e annuì: sì, i loro amici avevano appena trovato un punto d'incontro.
<< Direi che la serata può iniziare allora.>>

 

 

 

Il tempo preciso era dodici minuti e quarantatré secondi, quanto era servito a tutti per sciogliersi anche se i ragazzi continuavano a prendere con le molle tutto ciò che diceva Lily, che più di una volta venne stroncata dalla brutale sincerità di Alec che l'attirava come una candela con una falena. Si divertiva a parlare con il moro, gli faceva battute a sfondo così palesemente sessuale, volte tutte a farsi dare informazioni sulle sue capacità, che alla fine Raphael era dovuto andare a staccargliela di dosso e schiaffargli un martini in mano. Poi era tornato sul divano a litigarsi la ciotola degli m&m con Simon che per poco non l'aveva rovesciata a terra per lo spavento che gli aveva fatto prendere il messicano sussurrandogli all'orecchio di sganciare il malloppo.
Come da lì fossero arrivati a parlare di chi sarebbe riuscito a mettere in bocca più marshmellows possibili, a Magnus era del tutto sfuggito, ma i suoi ospiti sembravano così presi...
Isabelle si era seduta sul bordo del divano, la ciotola dei dolcetti davanti e lo sguardo serio.
<< Le regole sono semplici: devi riuscire a metterti più marshmellows possibili in bocca. Uno alla volta e non li puoi ingoiare. Se li sputi, hai perso. Se li mandi giù, hai perso. Se soffochi hai perso ma per tua fortuna sono una dottoressa e posso salvarti la vita.>>
<< Sei un patologo forense Iz, al massimo dichiari la nostra morte e ci fai l'autopsia.>> sbuffò Jace bevendo un lungo sorso di non sapeva bene cosa. Assaporò la bevanda e poi, convinto, la buttò giù tutta d'un fiato.
<< E ditemi, fate spesso queste gare?>> domandò con nonchalance Magnus alzando un sopracciglio ed accomodandosi sulla coda del divano ad L, guardando male Raphael che si era rubato l'angolo e deteneva il possesso dei vermi gommosi. Catarina alla sua destra mangiava un tramezzino decisamente più sottile di Lily, che invece ne aveva messi due uno sopra l'altro e riusciva a mantenere comunque quella sua aria da bambolina di porcellana che aveva.
<< Sì, è praticamente una tradizione a casa Lightwood, abbiamo sempre qualche sfida a tema cibo.>> confermò Max tirandosi su gli occhiali che gli erano scivolati quando si era chinato per prendere il suo bicchiere di birra.
Simon sospirò imbronciato. << Perché a lui hai dato subito qualcosa di alcolico anche se sai perfettamente che non è maggiorenne e invece a me, che lavoro addirittura per la polizia, non hai voluto dare neanche un aperitivo?>>
<< Perché ancora non sono convinto della tua età, Sheppard, malgrado Alec ti prepari birra, cola e rum.>>
<< OH! Alec è da un botto che non me la fai! Saranno tipo-- >>
<< Tipo sei mesi Iz?>> chiese retorico Alec facendo sorridere imbarazzata la sorella.
Poi si riscosse.<< Allora! Cominciamo?>>
<< Certo! Quest'anno vinco io!>> affermò Jace, seduto sul tappeto con Clary in braccio.
<< Non credo proprio fratello.>> lo stuzzicò Max al suo fianco, dandogli una gomitata per farlo reagire e sballottare Clary a destra e manca.
<< Attenti ragazzi, Raphael è un divoratore di dolci provetto.>> li avvisò Catarina.
<< Ma non li deve mangiare! Li deve tenere in bocca!>>
<< Allora a prendere tanta roba in bocca il migliore è Mags!>> farfugliò Lily masticando l'enorme pezzo di panino che le pendeva dalle labbra. Raphael al suo fianco la guardava schifato.
<< Non lo metto in dubbio...>> borbottò il biondo a bassa voce.
La sua ragazza gli si rigirò tra le braccia per guardarlo con fare accigliato, lui scosse la testa.
Alec lo avrebbe ucciso se avesse raccontato a Clary che era più che convinto delle capacità di Bane di prenderlo in bocca viste le dimensioni del fratello.

E cazzo, io l'ho visto solo a riposo, non voglio sapere com'è dritto.

<< Lily Chang, cosa vorresti insinuare?>> le chiese Magnus mettendosi le mani sui fianchi e fissandola tra il divertito e il rimprovero.
Lei si strinse nelle spalle. << Non sono io che mi faccio chiamare “Sommo Stregone del sesso orale”.>>
<< Credevo che la dicitura di Sommo Stregone fosse per il tuo lavoro, non per i tuoi lavoretti.>>
<< Questa era davvero fine Seamus, complimenti, se avessi un cappello me lo toglierei.>>
Magnus gli fece un segno ossequioso con il capo e Simon glielo restituì ridacchiando.
<< Va bene, va bene, ora basta convenevoli.>> Lily si tirò a sedere mandando giù l'ultimo pezzo di tramezzino. Si sistemò per bene e mandò indietro i capelli. << Vediamo un po' chi di noi due è più bravo a prendere le cose in bocca Bane!>>

La ciotola era passata di mano in mano, per cominciare cinque marshmellows a testa, ma Catarina aveva cominciato a ridere al terzo e non era più riuscita a fermarsi, guadagnandosi l'ultimo posto e il titolo da arbitro.
La seconda a cedere era stata Clary, sei Marshmellows erano troppi per la sua piccola bocca ed erano stati il terreno fertile della prima azione congiunta di Lily e Izzy, che avevano preso in giro la rossa senza pietà, lanciando frecciate a Jace che avevano fatto storcere il naso al biondo e piagnucolare Simon che non voleva sapere certe cose.
<< Beh, ma allora è inutile avere dalla propria parte l'altezza se poi ti entra in bocca a mala pena la punta!>>
<< Lily!>>
Il terzo ad uscire era stato, sorprendentemente, Simon, ma per il semplice fatto che Jace gli aveva rifilato un coppino a tradimento facendogli sputacchiare ovunque pezzi di caramella. Persino su di lui visto che il tecnico gli si era voltato contro per dirgli di lasciarlo in pace. Per quella sleale mossa e per le troppe risate Izzy si era quasi ingoiata uno dei suoi ed era stata squalificata.
Magnus era a nove marshmellows quando il biondo aveva rischiato il soffocamento per colpa del decimo e alzandosi per andare a sputare quell'agglomerato di zucchero aveva urtato Raphael che ne aveva sputato uno dritto nel suo vino.
Il fatto che suddetto vino non fosse finito in testa al secondo dei Lightwood era dovuto solo ed unicamente al fatto che era il suo preferito e che il ragazzo era scappato via in tempo.
Lily ora lo fissava con aria di sfida, gli occhi a mandorla assottigliati, l'undicesimo marshmellow in mano e le guance piene come quelle di un criceto.
<< Andiamo Lily, non puoi vincere, Magnus è un uomo, è un fatto anatomico, ha la bocca più grande della tua.>> le disse Catarina posandole una mano sulla spalla.
La Chang mugugnò qualcosa di assolutamente non comprensibile, poi strinse la caramella gommosa tra indice i pollice e la premette contro le proprie labbra.
Magnus la guardò trionfante quando non riuscì nell'intento ed esultò quando la ragazza cominciò a masticare a fatica tutto quello zucchero.
<< FOFO FIFFIFOFE!>> alzò le mani al cielo.
<< Non so cosa tu abbia detto Magnus, ma ti ricordo che andate per gli undici tu, Max e Alec.>> lo informò Jace felice di distruggere i suoi sogni di gloria.
Max guardò il fratello maggiore, poi scosse la testa e alzò anche lui le mani, solo in segno di resa.
<< A quanto stai piccoletto?>> gli domandò dolcemente Isabelle.
Il ragazzo aprì entrambe le mani.
<< Magnus?>>
Lui invece alzò anche due dita.
<< Dodici? Wow, Mags! Hai praticamente vinto.>> Catarina gli batté il cinque ma Simon invece scosse la testa.
<< Na, non credo proprio.>>
<< Perché?>>
<< Alec?>> chiese voltandosi verso di lui.
Il giovane se ne stava a bocca chiusa, le guance leggermente gonfie ma neanche tanto. Aprì e chiuse la mano destra tre volte e Magnus aprì le sue labbra in una 'o' tutta bianca, rosa e appiccicaticcia di caramella.
<< Foffe faffo oi foffo a feffefene foffi faffi?>>
Max deglutì. << Credo che fosse un “come hai fatto”. Fossi in te non mi stupirei, se ne metteva quindici in bocca a dodici anni, ora potrebbe mettersene il doppio, ma non lo fa mai per non umiliarci troppo.>>
Alec alzò gli angoli delle labbra, poi prese altri due marshmellows e se li ficcò in bocca con facilità.
<< Non ci credo! Per me se li è mangiati!>> fece Clary ridendo sconcertata.
<< Da quel che so io, Mr Detective qui è più che capace di ficcarsi tanta roba in bocca. Forse dovresti cedere al lui il titolo di Sommo Stregone del sesso orale.>> constatò Lily rubando comunque una caramella e addentandola con gusto.
Max storse il naso. << Questa non la volevo sapere...>>
<< Cosa? Andiamo Max, sappiamo perfettamente che Alec sarebbe capace di ingoiare intero anche un hotdog!>> Jace sorrise scuotendo il fratellino per una spalla mentre Isabelle rideva di gusto e Alec si faceva rosso in viso.
<< Avevate promesso di non tirare più fuori l'argomento…>> borbottò imbarazzato.
<< Ehi! La mia è tutta ammirazione, fratello! Ci riuscissi io!>> gli fece Iz allungandosi per dargli una pacca sulla gamba e facendo così ridere ancora di più gli altri.
<< Puoi sempre farti insegnare la tecnica!>> suggerì l'asiatica.
<< Dai, lasciatelo perdere…>>
<< Cat sei troppo protettiva, stiamo solo elogiando le sue doti!>>
<< Scusate, perché ho la vaga sensazione di essermi persa qualcosa?>>
La domanda di Clary fece girare tutti verso di lei, Simon compreso che non capiva tanto quanto la sua amica, fatto che non sfuggì a Max che si rese conto ben presto che i due erano gli unici che parevano non saper niente di quella storia.
<< Un momento. >> disse infatti il ragazzo, << Perché invece voi sembrate non esservi persi nulla?>> chiese assottigliando lo sguardo.
Raphael alzò un sopracciglio e si portò l'ennesimo bicchiere di vino alle labbra, ignorandolo. Catarina invece si voltò a sorridere imbarazzata ed un poco mortificata verso Alec che, senza dar il minimo peso allo sguardo malizioso di Lily, si girò verso Magnus a bocca aperta.
<< Glielo hai detto!>> lo accusò scioccato.
Magnus gli sorrise colpevole.
<< Non è che gliel'ho proprio detto, non quello che mi hai detto tu...gli ho solo raccontato, beh, insomma, il resto.>>
La bocca di Alec si aprì ancora di più, senza che il giovane riuscisse a proferir parola, le sue guance sempre più rosse e quello stesso rossore che cominciava a scendergli sul collo.
Lily si sporse in avanti ed inclinò la testa. << Beh, ad essere bella grande lo è!>>
<< GLIELO HAI DETTO!>> urlò allora il poliziotto.
<< Ma detto cosa?>> chiese Simon senza capire.
<< Piuttosto: Tu lo hai detto a lui?>> gli parlò sopra Izzy sorpresa.
Jace invece tenne la testa bassa, lo sguardo perso tra le bottiglie che avevano trascinato lì vicino, nel tentativo di trovare qualcosa da bere per non essere interpellato. Se avesse anche solo sfiorato Izzy con lo sguardo sua sorella avrebbe subito capito tutto, avrebbe intuito che Alec gli aveva raccontato qualcosa che lei non sapeva e che sicuramente implicava Magnus e Jace avrebbe mentito come solo lui sapeva fare.
<< Gli ho accennato la cosa...>> farfugliò a bassa voce il moro.
<< Che hai la gola abbastanza profonda da- >>
<< Lily, credo che queste siano cose private, lascialo in pace. >>
La voce di Raphael aveva avuto un effetto immediato sulla ragazza che si era voltata a guardarlo, lo aveva scrutato per bene, leggendogli in faccia qualcosa che probabilmente solo loro sapevano, e poi aveva annuito.
Alec non poteva credere a tanta fortuna.
<< Comunque io sarei orgogliosa di dire in giro che sono in grado di prendere interamente anche i venti centimetri di Magnus.>>
Lo schiaffo che risuonò nella stanza era quello che Alec si era dato da solo in piena faccia, gli altri mantennero il silenzio più totale. Poi Isabelle si voltò verso il fratello, pronta per ribattere.
<< Tu- >>
<< Venti centimetri? Cazzo Bane! Hai davvero un- uhg, beh, cazzo da applauso!>> proruppe Jace stroncando sul nascere Izzy, che lo guardava incerta se continuare a battere il ferro finché era caldo, e così seguire l'insinuazione di Lily a cui, in un qualche modo, Alec aveva dato veridicità, o se concentrarsi su Jace che effettivamente le stava facendo notare altro.
<< Davvero amico, complimenti!>> s'intromise Simon battendo una mano sul ginocchio di Magnus e ricevendo uno sguardo di silenzioso ringraziamento dal biondo: la solidarietà maschile era una cosa senza prezzo.
<< Si, vero.>> corse in suo soccorso anche Max, che aveva intuito probabilmente molto e cercava di sviare il discorso. << Ma aspetta: te lo sei misurato? E poi, per favore, dimmi che lo hai misurato da dritto se no mi sentirò davvero, davvero una persona piccola ed insignificante.>> continuò senza lasciar ad Izzy la possibilità di intromettersi, il che era un miracolo dovuto solo alla sua sorpresa.
<< Ovviamente dritto.>> disse con nonchalance Raphael. << Ma probabilmente era ubriaco e non ha visto bene i numeri.>>
<< Ti piacerebbe Santiago, ma no, ero lucidissimo.>> gli soffiò contro Magnus.
<< Già il semplice fatto che tu fossi abbastanza eccitato per avere un'erezione da per scontato che non eri lucido.>>
<< Che c'è? Vuoi vederlo ora?>> lo provocò scattando in piedi e guardandolo dall'alto.
<< So che può sembrare strano per il tuo smisurato ego, ma non ho proprio voglia di vedere il tuo pene a Natale.>> fece schifato.
<< Questo è perché sai di aver torto.>>
<< No che non ho torto.>
<< Allora me lo misuro ora!>>
<< Non saresti obbiettivo!>>
<< Ca- >>
<< Non ci pensare Mags! Non ho la minima intenzione di prendere le misure del tuo pene.>> mise subito in chiaro la donna, allungandosi poi per prendere una bottiglia colorata e versarsi una buona dose di non sapeva cosa. Era incredibile che stessero mettendo su tutto quel teatrino solo perché Lily aveva la lingua lunga e biforcuta e non era riuscita a far a meno di spifferare in un qualche modo, seppur implicito, cosa avessero fatto Magnus e Alec. Un Alec completamente paonazzo che resisteva dallo scappare a gambe levate solo perché era un poliziotto.
No, non è vero. Solo perché il dottore gli aveva detto che non poteva ancora correre.
 

Dannate prescrizioni mediche!

 

Max gli passò un bicchiere gigante di cola e il moro lo apprezzò infinitamente.
Bevve i primi generosi sorsi come se fosse un alcolico, qualcosa che avrebbe dovuto farlo ubriacare fino alla morte, quando-
<< Allora ci viene Alexander con me! Lui è sempre imparziale, me lo misurerà lui!>>
<< E magari ti darà anche una mano a farlo alzare...>>
Con molto più dolore di quanto non avrebbe dovuto fargli, Alec si sentì la gola esplodere contro il sorso di coca cola che aveva ingoiato in un blocco unico e compatto. Gli andò in fiamme la trachea, gli lacrimarono gli occhi e cominciò a tossire come non faceva da troppo tempo, avvertendo una serie di piccole fitte al costato che lo fecero piegare in due per il male.
I ragazzi scoppiarono a ridere alla sua reazione ed Alec tirò un sospiro di sollievo: ci mancava solo che lo minacciassero una seconda volta di portarlo al pronto-soccorso.
Solo Catarina lo fissò con espressione preoccupata, ma ad un suo cenno del capo gli regalò un piccolo sorriso.
<< Credo che sia ora di smetterla di parlare di cazzi e fare qualcosa di costruttivo.>> sentenziò Lily alzandosi. Si girò verso Magnus e sorrise pericolosa.
<< Tira fuori la roba forte, dolcezza. Voglio andare in coma etilico e risvegliarmi senza ricordi mentre mi vomito l'anima.>>

 

 

 

Quando Lily aveva detto di voler andare in coma etilico, Alec non le aveva creduto.
Davanti a lui la ragazza teneva saldamente una bottiglia di birra, vicino a lei Jace rideva come un deficiente ad ogni minima battuta squallida che la sua compagna di bevute gli faceva. Izzy, seduta a terra, le gambe distese sotto il tavolino, teneva le testa reclinata sul divano e ridacchiava assieme al fratello.
Clary se ne stava accovacciata sul divano vicino al fidanzato, le scarpe con il tacco abbandonate ai piedi del mobilio e il bicchiere di capiroska alla fragola in mano, conversava amabilmente con Catarina che di tanto in tanto rifilava qualche colpetto a Raphael che si stava impedendo a Simon di infilare la mano della ciotola dei famosi vermi di caramella frizzante, aiutato da Magnus che scacciava il ragazzo per mangiare lui stesso i dolci.
Alec era poggiato allo stipite delle porta della cucina, fissando tutti gli altri ridere e scherzare mentre nella sua mente l'unica cosa che dominava era una notte afosa di inizio Agosto e la disposizione di quattro persone in quella stessa casa.
Scosse la testa, la frangia che gli ricadeva davanti agli occhi e gli ricordava, per l'ennesima volta, quanto avesse bisogno di un taglio di capelli. Avvicinò il bicchiere di tea alle pesca alle labbra, lasciando che i cubetti di ghiaccio al suo interno s'ammassassero verso il fondo, senza cercare di imprigionarli tra i denti come faceva sempre d'estate.
Fece cadere lo sguardo su Magnus e Raphael che continuavano a far fastidio a Simon, a passarsi le caramelle per non fargliele prendere proprio come dei bambini. Poi su le due ragazze che chiacchieravano e poi… era una bottiglia di vodka quella che Lily teneva in mano? Ma non stava bevendo birra cinque minuti prima?
<< Ehi Mags! Racconta ai ragazzi di quella bella serata a Maliboo!>> esplose Lily alzando la bottiglia in alto.
L'uomo si voltò verso l'amica e sorrise sornione. << Intendi quando sono stato eletto “Re indiscusso della sbronza”!>> asserì fiero di sé.
<< Nel senso che sei stato il primo a crollare?>> lo provocò scherzosamente Jace stringendo un braccio attorno alla vita di Clary.
<< No Trace, vuol dire che ho battuto marinai e scaricatori di porto, perché io, a differenza tua probabilmente, sono molto resistente.>> finì ammiccando ogni possibile doppio senso esistente.
Il ragazzo si tirò su dritto. << Io sono resistentissimo!>>
<< Anche io!>> gridò Izzy. << Io e Jace andavamo sempre in discoteca insieme e ci siamo temprati con i peggiori alcolici a basso prezzo del mondo!>>
Magnus sogghignò. << Mhpf, scommetto che non reggereste contro di me.>>
I due fratelli drizzarono le orecchie e lo guardarono ad occhi socchiusi.
<< Non farlo Bane, mai mettersi contro il Lightwood più bello!>>
<< Oh, tesoro, ma lo so benissimo che non devo sottovalutare Alexander!>> gli rispose staccando la testa ad un verme di gomma.
Izzy aggrottò le sopracciglia. << E ora che c'entra Alec?>> chiese mentre Lily le riempiva il bicchiere di un liquido giallo acido.
<< Ha detto che non devo mettermi contro il Lightwood più bello. Ovviamente tu non giocheresti mai d'azzardo contro di me, vero Fiorellino?>>
Alec gli fece un piccolo sorriso, imbarazzato dalla sua posizione sulla soglia della cucina.
<< Sai che non sono uno scommettitore...>> quasi bisbigliò e Magnus annuì felice della risposta.
<< Lily, bambolina, versa un po' di vodka anche a Jade, così la buttiamo giù al goccio e vediamo chi va meglio.>>
Il detective lo guardò improvvisamente accigliato: Ma non gli avevano detto che poteva bere un bicchiere, massimo due? Che era conveniente per lui non far un uso troppo intenso d'alcol?
Provò a dir qualcosa ma Izzy, che agitava di nuovo il suo bicchiere davanti al naso dell'asiatica, stroncò ogni possibilità di conversazione.
Lily sogghignò come il suo amico e versò due generose dosi ad entrambi i ragazzi, poi alzò la bottiglia al cielo. << Alla salute!>> trillò attaccandosi direttamente al collo e lasciandolo sporco di rossetto.
Alec osservò i suoi fratelli scolarsi un bicchiere di Vodka mentre Magnus si finiva di colpo quella che, lo sapeva perfettamente, era semplice acqua minerale.
Evidentemente quando Lily aveva millantato di voler svenire e non ricordare nulla era in perfetta sintonia con i suoi amici.
Alec cominciò a temere quando Raphael stappò la terza bottiglia di vino e, dopo averlo versato a Clary, Catarina e Simon si voltò verso Max:
<< Bevi vino?>>
<< Non sono abituato, non lo conosco bene, devo ammetterlo.>> sorrise il ragazzo passandosi una mano tra i capelli e tirandosi su gli occhiali in un gesto spontaneo.
Il messicano si strinse nelle spalle e riempì il bicchiere. << Il momento per imparare ad apprezzare il vino è ogni momento.>> sentenziò.

Alec ebbe un brivido lungo la schiena.
Perché non gli piaceva la piega che stava prendendo la serata?

 

 

 

<< AH! NO! È MIO RIDAMMELO!>>
La voce ad ultrasuoni di Isabelle superò la musica che Simon aveva sparato a tutto volume dal home teatre di Magnus.
Jace rise tenendo il cioccolatino smangiucchiato di Izzy fuori dalla sua portata.
<< Avresti dovuto tenerti i tacchi, senza sei bassa quasi quanto Clary!>> rise ancora e saltò in piedi sul divano.
La rossa si lasciò cadere all'indietro sui cuscini, singhiozzando dal divertimento, Raphael la scansò all'ultimo e diede uno spintone a Simone, lo sguardo lucido di chi aveva bevuto molto ma non abbastanza da non capirci niente. Mostrò i denti al castano e soffiò come un gatto, stringendosi al petto i confetti alla frutta.
<< Está lejos de mis confites!>>
<< Non sono tuoi!>> gli urlò contro Lily allungando inutilmente il braccio per raggiungerli.
<< DAMMI IL MIO CIOCCOLATINO!>>
<< NO!>>
<< E IO LO DICO A MAMMA!>>
<< Io li ho e io me li tengo. Quindi sono miei!>>
<< Oddio! Non respiro! Simon togliti di mezzo, mi sei caduto addosso!>>
<< Raaaaph! Eddai, dammi quei dannati cosi! Non puoi tenerli tutti per te tutta la notte!>>
<< Estoy haciéndolo, ratón!>>
<< Non vale parlare in spagnolo!>>
<< È MIOOOO!>>
<< Come ci siamo arrivati a questo punto?>>
Max si voltò verso Catarina, che teneva stratta in una mano una bottiglia trasparente e nell'altra una azzurra.
<< Credo che sia iniziato quando siete entrati qui dentro.>>
<< O quando avete lasciato Lily vicino agli alcolici.>> borbottò Alec. << Sono l'unico sobrio, vero? Odio essere l'unico sobrio.>> concluse incrociando le braccia al petto.
<< Questo solo perché poi i ragazzi ti dicono che sei un guasta feste.>> gli sorrise il fratellino.
Alec alzò gli occhi al cielo. << Certo: voi volete uscire, obbligate me a non bere perché qualcuno debe essere abbastanza sobrio per tornare a casa e per impedirvi di fare cazzate, ma poi quando lo faccio mi date contro. La trovo una cosa molto logica e gisuta, specie nei miei confronti.>>
<< Ma poi ti rifai riprendendoci o facendoci foto imbarazzanti di noi che facciamo cazzate.>> gli ammiccò Max facendo saltare gli occhiali sul naso in un sussulto buffo.
<< Facciamo un gioco!>> saltò su improvvisamente Simon.
Magnus, ora seduto al bar a mescolare alcolici senza un'apparente logica, sorrise benevolo al ragazzo.
<< E cosa vorresti fare, Shappard?>>
<< Mi pace Shappard! Come Dottor Stranamore di Gray's Anatomy!>>
<< Alec, voglio sapere perché Simon conosce Gray's Anatomy?>> chiese Catarina rivolta al detective.
Lui scosse la testa. << No, non lo vuoi sapere.>>
<< Okay, mi fido.>>
<< Catarina!>> urlò ancora il ragazzo. << Dammi una bottiglia vuota! Si fa un giro di gioco della bottiglia!>> cantilenò soddisfatto, ridendo poi a crepapelle quando un tonfo sordo avvertì che Izzy era caduta dal divano cercando di rincorre il fratello che si era mangiato il suo cioccolatino.
<< ERA IL MIO PREFERITO!>>
<< E ME LO SONO MANGIATO IO!>>
<< Lo sanno che ce ne sono altri venti identici?>>
<< No, lasciali stare.>>
<< E sarei io il ragazzino?>>
<< Io sarei il guasta feste, tu sei il ragazzino, si.>>
<< SIIIII!>> Clary applaudì la proposta dell'amico. << Però se devo baciare qualcuno non dobbiamo dirlo a Jace!>> fece portandosi l'indice davanti alla bocca e farfugliando in direzione di Lily.
<< Che non devo sapere?>>
<< Se devo baciare qualcuno al gioco della bottiglia!>>
Jace si strinse nelle spalle. << Non devi baciare solo Simon! Tanto Izzy non è lesbica e non credo neanche Catarina e Lily- >>
<< Io non disprezzo nulla.>> disse l'asiatica. << Anche se preferisco il pene.>>
<< Raphael è asessuato e quindi ti schiferà prima ancora che ti avvicini.>>
Max sbuffò. << Viva la grammatica.>> poi buttò giù il contenuto del suo bicchiere. Fece una faccia strana e batté le palpebre. << Che cazzo era?>>
Alec gli sfilò gentilmente il bicchiere di mano e lo annusò. << Sex on the beach.>>
<< Ma è- >>
<< Dolce da far schifo? Lo so, a me piace.>>
<< Ma non puoi berlo.>> si girò a guadare i fratelli maggiori. << E dovrebbero smettere anche loro.>>
<< Oh, no, per carità. Loro devono dimostrare a Magnus che reggono l'alcol meglio di lui.>> fece con voce trasudante sarcasmo.
<< TUTTI IN CERCHIO!>> urlò Clary, la voce acuta oltre il sopportabile.
Raphael grugnì e bevve il fondo del vino. << Io non ci gioco a quella roba. È da niños.>>
<< Eddai Ralphy!>>
<< Non mi chiamare in quel modo abominevole!>> gracchiò schifato. Ma ogni sua protesta morì quando Lily gli si sedette in braccio, le mani occupate da due bicchieri alti e colmi fino all'orlo.
<< Gira tu Sam!>> troncò le proteste dell'amico.
Il ragazzo non se lo fece dire due volte, mente tutti prendevano posto gli uni affianco agli altri, chi sul pavimento, chi sul divano.
Alec si accomodò sul bracciolo, dietro a Jace che subito allungò un braccio per cercare quello del fratello e individuata la sua mano se la schiaffò in testa in una muta ma palese richiesta di grattini.
<< Le regole le sapete tutti. Raphael, passami una gommosa.>>
<< Attaccati.>>
<< Il solito.>> sbuffò. << Lily, passami una gommosa.>> provò allora.
La ragazza prese una manciata di caramelle e gliele lanciò contro. A bocca aperta Simon cercò di prenderne il maggior numero, le altre le raccolse da terra senza problemi, offrendone anche una a Clary e una a Izzy.
<< Primo giro! E…. >> fece girare la bottiglia di birra sul tavolino, dove ovviamente slittò e cadde a terra, salvata solo dal tappeto. Il collo indicò comunque Catarina.
<< Catarina! Deve- >>
<< Fare la verticale!>> ululò Jace.
<< Fare la verticale!>> concordò Simon. << Contro...>>
Girò di nuovo, la bottiglia cadde ancora e si andò a fermare contro Isabelle.
<< SI!>> Izzy scattò come una molla e tese le mani verso Catarina, che sorridendo divertita, si lasciò trascinare in uno spazio semi libero e, toltasi le scarpe, alzò le braccia in alto e anche la gamba destra per prendere la ricorsa.
<< Tu tienimi però.>> fece seria come non era.
Izzy sgranò gli occhi. << Parola di scout! Non ho mai lasciato cadere neanche Alec e lui è il triplo di me.>>
<< È il doppio di te, se no sarebbe il quadruplo di Clary- >> disse Jace.
<< Perché mi tiri sempre in mezzo?>> si lamentò lei.
Il suo ragazzo l'agguantò per un polso e la trascinò giù dal divano facendola urlare. << Perché sei la mia cosina rossa preferita!>>
Alec alzò gli occhi al cielo e poi cercò quelli del fratello minore. << Magnifico, comincia già con i nomignoli e sono… quanto? Le dieci di sera?>>
Max annuì. << Sto aspettando quando le farà una serenata.>>
Un grido ed un tonfo, beh, due tonfi, fecero voltare tutti verso Catarina, sdraiata a terra sopra Izzy con la testa tra i suoi piedi. La mora rideva con le gambe dell'altra sulle spalle.
<< AVEVI DETTO CHE MI REGGEVI!>>


 Lo schiamazzo proseguì con alti e bassi, con Clary che obbligata a ballare sul tavolo mentre Raphael le lanciava contro pop corn, che finì inevitabilmente con una gara tra Jace, Simon, Magnus e Max a chi riuscisse a prenderne di più al volo. La sfida tra Jace e Lily a chi mangiasse più gelato, che si concluse con entrambi con le sinapsi ghiacciate mente Alec e Magnus, seduti vicini, mangiavano il gelato al cioccolato direttamente dalla scatola come avevano fatto quell'estate. Magnus e Simon che si esibirono in un agghiacciante quanto perfettamente sincronizzata Caramel Dance; Calry che teneva Izzy per le caviglie mentre lei doveva mangiare tutti gli skittes nella ciotola, sino a quando la bottiglia non capitò proprio in mano alla mora.
<< Oooookay gente! Io obbligo… >> girò. << Alec!>> sorrise divertita e brilla al fratello.
<< A baciare come nella scena di un film- >>
<< Iz, sta già diventando troppo complicato… >> si lamentò Simon.
<< Questo perché non hai bevuto abbastanza. >> gli disse Lily passandogli il suo bicchiere. << Tieni, butta giù che dopo sarà tutto chiarissimo.>>
Isabelle intanto fece girare la bottiglia, ora sotto il tavolo, e attese. Max si appiattì per terra, seguito a ruota da Jace che si alzò così in fretta da dare una capocciata al mobilio e ribaltarlo assieme ai bicchieri che vi erano sopra e alle patatine.
In un trionfo di cips gialle e rossastre di paprica il biondo saltò in ginocchio e urlò indicando il malcapitato:
<< MAGNUS!>>
Alec li guardò scioccato. << Non ci credo, avete barato!>>
<< È IL MIRACOLO DI NATALE!>> Gridò Izzy.
<< Non tirare in ballo Dio, ragazzina! Non in mia presenza!>> gli rigridò dietro Raphael prima che Catarina gli ficcasse una manciata di salatini in bocca facendolo quasi strozzare, esattamente come poco prima Isabelle con le caramelle alla frutta.
<< Come che film?>> domandò l'infermiera tutta eccitata.
<< Come….come...>> tentennò la mora.
<< SPIDERMAN CAZZO!>> urlò Simon saltando in piedi e poi mettendosi a rimbalzare sul divano.
<< SIIII!>> Gridò Clary, ancora sul tavolino, lanciandosi verso il sofà e prendendolo per grazia divina.
Alec boccheggiò senza sapere cosa dire, voltandosi verso Magnus in una silenziosa ed allarmata richiesta di soccorso.
Lui gli sorrise divertito e pacato.<< E come dovremmo fare secondo voi geni?>> chiese affondando ancora il cucchiaino nel gelato e infilando a forza una paio di cioccolatini nella crema semisciolta.
<< Barra da trazione!>> fece Jace, un colpo di genio di cui andava fiero. << Dimmi che hai una barra da trazione! Quelle che si attaccano nell'infisso della porta!>>
Magnus alzò un sopracciglio. << Ti paio forse quel genere di persona? No, mio non caro Trace, non ho una barra da trazione, io le mie trazioni le faccio sul letto, se sei ancora abbastanza lucido per capire cosa intendo.>> infilò il cucchiaino in bocca e masticò con gusto. << E in ogni caso non si potrebbe fare comunque: io non posso rimanere attaccato per le gambe, Alec non può issarcisi su e per di più non c'entrerebbero le nostre belle cosce.>> sorrise contento di aver smorzato l'entusiasmo del biondo.
<< E per la cronaca, Stewe, sei schifosamente romantico.>>
<< Lo sei anche tu se hai subito capito di cosa parlavo.>> lo rimbeccò offeso.
<< Lo sanno tutti cosa intendi quando dic- >>
<< IL MIO PALCO!>> l'urlo di Clary fece saltare tutti. La rossa si strinse al braccio del suo miglior amico e indicò il tavolo muovendo freneticamente un braccio.
<< Spiederman si sdrai sul tavolo e Mary Jane si siede per terra!>> Poi si calmò e divenne subito seria. << Ovviamente Alec è Spiderman a testa in giù e Magnus è Mary Jane.>>
<< Perché devo essere io la donna?>> si lamentò subito l'uomo.
<< Ce la giochiamo a carta, sasso, forbice?>> propose Alec togliendosi di grembo il barattolo del gelato e passandolo a Catarina assieme al suo cucchiaio.
Si avvicinò al tavolo e cominciò a mettere le cose a terra, certo che non ci sarebbe mai entrato se le avesse solo spostate sui lati. Magnus lo osservava da lontano, notando come il giovane non si fosse minimamente opposto alla proposta di sua sorella e non seppe dire se fosse nello spirito del gioco o se, come lui, non fremesse dalla voglia di baciarlo di nuovo.
<< Se ti metti a gambe incrociate ci arrivi, basta che Alec si sporga un poco.>> costatò Lily annuendo.
<< Basta che stai comodo con la spalla, bro.>> corresse Max.
<< Starò comodo, trovo la posizione migliore.>> aggirò il tavolo e diede le spalle a tutti, salendo di schiena e poi trascinandosi al centro. Si sdraiò e si fece avanti lentamente, la testa che sporgeva già fuori, fino a quando non raggiunse il livello delle spalle.
<< Dovrebbe bastare.>>disse a testa in giù, le guance che già si coloravano di rosso, per il caldo, per la posizione, per tutto quel cibo spazzatura e anche e soprattutto per la situazione.
Magnus annuì vacuo e si avvicinò, sedendosi a terra e sistemandosi al meglio sotto il bordo del tavolo.
<< Un bacio vero eh! Come quello del film!>>
<< E io e Simon lo abbiamo visto troppe volte per non sapere che quei due stavano limonando!>> aggiunse Clarissa.
Magnus alzò il volto incontrando gli occhi azzurri di Alec, gli sorrise: << Comodo Fiorellino?>>
Lui annuì. << Ci arrivi?>>
Il ghigno che tirò le labbra piene e lucide dell'uomo fece rabbrividire Alexander.
<< Oh, tesoro, lo sai che arrivo ovunque.>> e poi, senza neanche dargli il tempo di replicare, gli prese il volto tra le mani e lo baciò, sporgendosi in avanti e alzandosi un poco sulle gambe.
Posò le labbra sulle sue in un bacio dolce e morbido, mentre dietro di loro esplodeva un boato di fischi, applausi e grida entusiaste.
I due sorrisero senza rendersene conto, a quella manifestazione, finché Raphael – Raphael!- non ricordò loro che doveva essere come il film e senza farsi pregare troppo Magnus leccò il labbro inferiore di Alec e ottenne facilmente accesso.
Il bacio si trasformò in qualcosa di più intenso e profondo, i fischi aumentarono mente Magnus e Alec li ignoravano, concentrati solo su di loro, sul sapore delle loro bocche, sul movimento delle loro lingue e la consistenza delle loro labbra.

Isabelle gridò ancora più forte e prese il telefono che non aveva mai abbandonato per tutta la serata. Scorse veloce il blocco schermo e si ritrovò su una chat già aperta. Premette di dito sul vocale e avvicinò il cellulare per tentare di sovrastare il chiasso degli altri.
<< SI STANNO BACIANDO PA'! SI STANNO BACIANDO! IO LO SAPEVO!>> urlava con voce palesemente alterata dall'alcol. << ODDIO PA' NON POSSO CREDERCI! AVEVI RAGGIONE TU! DIO AVEVI RAGGIONE COME SEMPRE! SI STANNO BACIANDO- >> Jace gli si avvicinò, premendo al testa contro la sua e mangiandosi anche un paio di capelli. << E CHE CAZZO DI BACIO PA'!>> il pollice scivolò via dallo schermo, sudato e sporco di sale o zucchero o chissà cos'altro, facendo finire il vocale con una serie di fischi spacca-timpani che Lily lanciò come il miglior pastore dei monti.
Dopo quello che a loro parve un secondo ed un' ora al contempo, Magnus si allontanò lentamente da Alec, le labbra protese in avanti per rimanere il più tempo possibile in contatto. Aprì gli occhi con la stessa lentezza con cui si era distanziato, le ciglia lunghe gli regalarono una visione sfocata del volto di Alec, la stessa che il moro stava avendo di lui.
Si guardarono senza parlare, un leggero sorriso ad increspargli le labbra, sempre affascinante quello di Magnus, sempre storto quello di Alec.
Dietro di loro qualcuno stava saltando insistentemente sul divano e per quanto fosse nuovo Magnus dubitava fortemente che avrebbe retto Simone e Clary ubriachi e sovreccitati.
<< Vai a salvare il tuo divano.>> bisbigliò Alec senza staccare lo sguardo dal suo.
<< Non dovrebbe essere Spiderman quello che salva la situazione?>> gli domandò retorico.
Alec annuì al contrario. << Io andrò a salvare i nostri timpani dalle urla ultrasoniche di Izzy e dai fischi tremendi di Lily.>>
<< Le ho sempre detto che ha l'animo da pecorara.>>
Ridacchiarono come due adolescenti di uno scambio di battute che solo loro potevano sentire, durante un gioco ancor più da adolescenti di tutta quell'intera situazione.
Alec non disse che lui, quegli stupidi giochi, non li aveva mai fatti perché aveva paura a baciare le ragazze dopo che si era reso conto che non gli piacevano, che aveva la folle paura che loro lo capissero solo poggiando le labbra contro le sue. Non disse nulla eppure Magnus si sporse un'ultima volta in avanti, gli lasciò un bacio a fior di pelle che venne perfettamente mascherato dallo slancio che si diede per tornare in piedi e poi si voltò per fronteggiare i due scalmanati. 
<< OKAY VOI DUE, GIU' DAL MIO DIVANO!>>



Max aveva avuto la pessima idea di ricordare ai suoi fratelli che non avevano fatto la “classica sfida di Natale dei Lightwood”. Era nata come una constatazione innocente, con lo sdegno di Izzy che gridava come non fosse giusto che i loro genitori l'avessero scampata, poi Catarina aveva chiesto in cosa consistesse.
E lì era scoppiato il finimondo.
Di nuovo.
La Classica sfida di Natale dei Lightwood era una tradizione vecchia di anni, più precisamente del primo Natale di Alec, quando suo zio Max se lo era preso in braccio, un cosino di appena quattro mesi, e si era seduto al tavolo con gli altri invitati a giocare a poker. Quella sera Maxwell non aveva perso una singola mano, neanche una, aveva vinto in modo così assoluto e schifoso che si era stabilita una regola: si gioca a poker con i soldi solo a Natale, una volta l'anno e solo per riprendersi la rivincita sull'uomo.
Convintissimo che la fortuna fosse nell'ultimo arrivato di casa, Max l'anno dopo sedeva ancora allo stesso tavolo con un Jace di quasi un anno in braccio, pronto a vincere di nuovo tutto.
Alec, seduto invece in braccio al padre, aveva solo chiesto, con la sua piccola voce timida già a un anno, di poter tenere in mano le carte. Robert lo aveva aiutato e gli aveva sempre chiesto che carta volesse, per renderlo partecipe di quella piccola tradizione.
Quell'anno Robert stracciò suo cognato come lui lo aveva stracciato l'anno prima.
Non si era mai capito bene come fosse possibile, il poker era calcolo e strategia e Alec non era proprio il migliore in matematica, eppure ogni volta che prendeva in mano le carte, di qualunque genere, vinceva.
E lo faceva in modo scandaloso.
Jace aveva schiaffato una mano sulla bocca della sorella prima che lei potesse raccontare tutta la storia, fermandola al “è una vecchia tradizione che risale al primo Natale di Alec”, che aveva commosso ben o male tutti -Raphale escluso- e aveva spinto Magnus ad andare a cercare le sue carte al grido di:

<< E CHE POKER SIA!>>
Era stato un gravissimo errore.
Soprattutto accettare la proposta di Max secondo cui chi perdeva doveva pagare penalità.

Soprattutto perché Raphael si era illuminato più dell'albero di Natale sovraccarico e che rischiava l'autocombustione che scintillava in sala.
Soprattutto perché dopo neanche due giri Izzy si era tirata fuori, costretta a farsi imbrattare la faccia con il gelato sciolto rimasto che le macchiò il vestito e rovinò il trucco.
Soprattutto perché poi uscì Simon che non era capace a giocare a poker e dovette ballare la polka finendo per scivolare sul tappeto e dare la culata più epica della sua vita.
La situazione cominciò a prendere pieghe serie quando Max alzò le mani e si tirò indietro, beccandosi il secchiello del ghiaccio rovesciato in testa.
Rimasero al tavolo, o meglio al tappeto, Magnus, Jace, Clary, Lily, Raphael, Catarina e Alec.
I ragazzi si scambiarono uno sguardo attento e sospettoso, tutti presi nei loro calcoli mentre Alec fissava le sue carte e si domandava che cazzo ci si faceva con tre numeri uguali.
Jace bussò sul pavimento, facendosi lanciare una carta da Raphael e storcendo la bocca quando la scorse. Osservò con attenzione i suoi avversari e poi sorrise. << Io sto fuori gente.>> fece buttando le carte a terra e allungandosi verso le patatine fritte.
<< Allora credo proprio che Isabelle dovrebbe divertirsi a truccarti.>> sentenziò Magnus con un sorriso sadico.
Jace storse ancora la bocca e guardò la sorella schifato. << Azzardati a mettermi di nuovo quella merda di ciglia finte e ti brucio le tue scarpe preferite, te lo giuro.>>
<< Che vuol dire di nuovo?>> domandò Lily divertita, sbirciando le proprie carte e chiedendone una al mazziere.
<< Che l'ho già truccato una volta per andare ad una festa in maschera, ma il signorino qui si lamentava che le ciglia gli calavano così ho- >>
<< Così ha pensato bene di svuotarmi al colla sugli occhi.>> concluse il biondo sbuffando e raggiungendo a carponi la sorella e gli strinse le braccia al collo e lo ribaltò a terra assieme a sé.
Rise divertita delle sue proteste. << Non è vero!>>
<< Si! E la mia minaccia è valida!>> fece punzecchiandola sul fianco e facendola ridere ancora.
<< Noooo!>>
<< Tranquilla tesoro, Armani ha appena rilasciato l'ultimo modello dell'anno, si chiama proprio New Year”. >> la informò Magnus facendo cenno ad Raphael di passare a Lily.
<< ODDIO! MA COSA STAI DICENDO! AVEVA DETTO CHE SAREBBERO USCITE IL PRIMO!>> Urlò liberandosi dalla presa in cui si era lei stessa incastrata e guardando Magnus ad occhi sgranati.
<< Giuro. Per tutti i comuni mortali sarà così, ma ci sono dieci pezzi in anteprima.>>
L'acuto che cacciò a quell'affermazione fece chiuder egli occhi a tutti.
<< Si, molto interessante, ma ora umiliamo Jace, Magnus posso prendere i tuoi di trucchi? Tanto li tocca Izzy!>> fece Simon prima che la ragazza lo bloccasse.
<< NO! Ho la trous nella borsa, me la prendi?>>
Gli eliminati cominciarono a chiacchierare per affari loro, mentre Clary cambiava una carta e sorrideva.
<< Non capisco come possa essere una loro tradizione se sono usciti tutti al primo colpo.>> disse Lily, più per far conversazione e tenersi sveglia che per altri, tutto quell'alcol non la stava aiutando a restare vigile. << Max! Apri una finestra, fa un caldo boia.>>
<< Infatti, da Simon me lo aspettavo, ma da loro no. Di solito giocano sempre bene, sei tu che non giochi mai Alec.>> fece Clary buttando due fiches al centro del tappeto. << Punto 200.>> sentenziò.
Era cresciuta con Lucian Garroway, era stata temprata dalle centinaia di partite di poker dei ragazzi della stradale, aveva la pelle dura per quelle cose.
Raphael controllò le sue carte e annuì, << Ci sto.>>
Lily fece lo stesso e lanciò le sue fiches, seguita da Magnus e da Catarina.
Il silenzio si fece denso e Alec quasi saltò sul posto quando Jace gli urlò che toccava a lui.
<< Ah. Ehm, si, io… passo?>> domandò voltandosi verso il fratello. Quello alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, senza speranze.
<< Come fai, dopo venticinque anni che ci giochi, a non sapere ancora cosa fare?>> lo guardò male.
Il maggiore si strinse nelle spalle e Catarina gli sorrise incoraggiante. << Dai, io ho già puntato, fammi vedere, ti dico cosa fare.>> si propose sporgendosi verso di lui. Alec le mostrò le carte contro le proteste dei fratelli e Catarina alzò le sopracciglia.
<< Credo convenga vedere anche a te, metti due.>> lo esortò.
Clary sorrise. << Full.>> disse mettendo giù le sue carte.
Lily si morse la guancia. << Cazzo.>> buttò le carte sul piano, due figure e tre carte diverse.
Raphael sorrise. << Scala.>>
<< Colore.>> seguì Magnus.
<< Scala anche io, Raphael.>> gli sorrise Catarina, poi si rivolse a Clary che già sorrideva soddisfatta, << Ma temo tu debba dare il piatto ad Alec.>> lo guardò e sorrise, << Metti giù.>>
Alec si guardò attorno un poco spaesato. Riusciva ad essere sicuro e lucido con una pistola puntata contro ma andava nel panico davanti a delle stupide carte.
<< Ehm, cos- cos'era… >> cominciò voltandosi verso i fratelli, << Cos'erano quattro carte - >> alzò la sua mano per mostrarla agli altri e Max ridacchiò scuotendo la testa.
<< Si chiama “poker” fratello. E quello è pure d'assi.>>
Alec annuì soddisfatto della spiegazione mentre abbassava le carte davanti allo sconcerto generale. Quattro assi ed un K.
<< Poker.>> ripeté.
I ragazzi si guardarono sconcertati.
<< Cazzo.>> sputò Lily.

 

Due giocate dopo Lily era fuori con due cannucce nel naso e l'obbligo di tenerle per un'ora. Raphael aveva quasi staccato una mano a Simon quando il ragazzo gli aveva scompigliato i capelli con il gel brillantinato di Magnus, ma Jace che rideva così forte da lacrimare e farsi sciogliere il mascara ne era quasi valso la pena. Quasi, perché quello schifo dai capelli non se lo sarebbe più tolto, Raphael se lo sentiva.
Catarina, Clary, Magnus e Alec si fissavano, chi più animatamente chi meno, seduti gli uni davanti agli altri.
Magnus caricò il braccio e buttò le carte a terra, con i numeri rivolti al pavimento. << Punto tutto.>> disse sicuro.
Catarina alzò un sopracciglio. << Stai bluffando, vedo.>>
<< Anche io.>> la seguì Clary assottigliando lo sguardo.
<< Io… io anche?>> provò Alec.
<< SI CHE VEDI!>> ringhiò Raphael torcendosi le mani per non toccarsi la testa, lo avevano obbligato a non farlo fino al mattino seguente.
<< Allora vedo?>> ritentò il detective.
<< NON E' UNA DOMANDA! VEDI E BASTA!>>
<< Su Raphael, calmati, ti giuro che poi va via...>> provò a rabbonirlo Simon.
<< Tu stai zitto e portami delle caramelle! Voglio quelle frizzanti di prima!>>
<< Ma le abbiamo finite col gioco della bottiglia...>>
<< Allora vammene a prender altre!>>
<< Vuoi gli skittles?>> chiese il castano con la gentilezza che si usa con i pazzi e le donne incinte.
<< SI!>>
<< Su Bane, facci vedere il tuo bluff.>> sogghignò Catarina. << Ma ti avverto che se è davvero grande a te toccherà la penalità sadica.>>
<< Perché a me la sadica e a loro quella imbarazzante?>> si lamentò l'asiatico.
<< Perché ce ne siamo andati prima.>> disse Max.
<< E poi io mi sono distrutta abito e trucco.>> precisò Izzy.
<< Io sono truccato.>>
<< E io ho due cannucce nel naso. Non rompere il cazzo.>>
<< E poi perché non potresti imbarazzarti più di quanto già tu non faccia da solo ogni giorno.>> finì Raphael.
Magnus mese un broncio più finto del rosso dei suoi capelli e sospirando mise a terra il suo tris di nove e le due carte dispari che lo seguivano..
Catarina sogghignò. << Quello non è abbastanza neanche per puntare.>>
<< Spero tu stia scherzando! È un tris!>> disse incredulo.
<< Di nove tesoro, ma io ho un un Full di Jack.>> mostrò le sue carte.
<< Io rilancio con un Colore.>> sorrise Clary, tornata stranamente lucida da quando aveva preso in mano le carte. Poi guardò Alec. << Tu?>>
<< Uhm… Tre Donne e due dieci cosa sono?>> arrossì il moro.
Clarissa sospirò pesantemente, indecisa se essere felice per l'amico che non sarebbe stato buttato fuori, essere intenerita dal suo spaesamento, rosicare perché non ci capiva nulla ma aveva sempre carte buone, o sbattere la testa al muro.
<< Anche quello è un Full, Alec e più forte di quello di Catarina.>> si risolse a dire.
L'infermiera annuì con vigore e guardò l'asiatico con una scintilla preoccupante negli occhi.
<< Preparati dolcezza.>>
<< Odio quando mi chiami “dolcezza” o in altri modi, non promette mai nulla di buono.>> disse Magnus allargandosi il collo della camicia già sbottonato, il papillon che pendeva al suo collo.
<< Dovevi pensarci prima di Bluffare.>> cantilenò Lily supportata subito da Izzy.
L'uomo le guardò male. << State andando troppo d'accordo voi due.>>
<< Tranquilli, il mio preferito resta Alec.>> lo rassicurò Lily.
<< Anche il mio!>> rise l'alta.
Catarina batté le mani e attirò l'attenzione: << Bene, parola d'ordine “SADISMO”!>> si contorse in una posizione scomodissima solo per poter guardare Raphael. << Cos'è che Magnus odia e che non implica la distruzione di oggetti o della sua persona?>> chiese mettendo subito in chiaro le cose.
Raphael sbuffò. Staccò il tappo della bottiglia della Tequila con i denti e lo sputò via. Ne bevve un sorso enorme e la passò alla prima persona che gli capitò, Jace. Bevve anche lui.
<< Che si tocchi la sua persona.>> disse schifato.
La bottiglia passò a Simon mentre Jace ci pensava su.
<< Che si rovinino i suoi abiti?>>
<< Che gli si mandi a puttane tutta la sua preparazione.>> gridò il castano alzando la mano e passando la bottiglia a Max.
<< Non ne ho idea.>> fece semplicemente il ragazzo bevendo un sorso e poi storcendo il naso.
<< Non mi piace la Tequila, mi passi qualcos'altro?>> la diede a Izzy.
<< Non rovineremo i suoi vestiti.>> sentenziò lei.
Catarina le strappò la bottiglia di mano e la schiaffò tra quelle di Clary.
<< Andiamo! Ma dove lo avete il sadismo voi? Alec, almeno tu!>> lo pregò.
Il moro ci pensò un attimo. << Avere davanti agli occhi qualcosa che desidera tantissimo ma non poterla prendere, toccare o avere?>>
Il sorriso di Catarina si tese in modo inquietante e Alec seppe d'aver fatto colpo.
<< Oh, Alexander, non sai quanto ti adoro! Poi mi darai una mano. Per il momento sei salvo, voglio stracciarli tutti e poi godermi le loro penitenze una ad una!>> disse battendo il pugno a terra. << Mazziere! Dia le carte!>> gridò alla rossa che era intenta a bere, la testa reclinata all'indietro ed il collo teso.
<< Clary ti sei finita tutta la Tequila?>> fece Isabelle oltraggiata.
<< Ho la Sambuca qui! Magnus se la fa spedire per il locale.>> Max l'agitò tutto felice sotto il naso della sorella che gliele rubò e vi si attaccò, tenendo sott'occhio Catarina.
Raphael invece si avvicinò al tavolo dove a terra, come li aveva lasciati Alec, c'erano ancora dolci e caramelle. Si risedette pesantemente al suo posto con i capelli tutti sparati in aria, neanche gli avessero acceso il reattore di un razzo in faccia.
<< Che me ne dai un po'?>> chiese Simon.
Lui ringhiò. << Vatti a prendere i tuoi pasticcini.>>
<< Iz, hai scritto come sta andando la partita?>> domandò d'improvviso Jace.
La ragazza lo guardò stralunata. << Mh?>>
<< Lascia stare...>>

 

<< Via!>> gridò Clary.
<< Io punto 200.>>
<< Ci sto.>> sorrise la ragazza. << Alec?>>
<< Pure.>>
<< Su bellezze, cos'avete?>> chiese Catarina gongolante.
Clary assottigliò lo sguardo. << Non mi piace quando fai così. Vedo.>>
<< Mettimene altri 200 allora!>>
<< Stai alzando la posta?>>
<< Oh si.>>
<< Posso essere spaventato?>> Alec si sporse verso Magnus che gli sorrise con fare rassicurante. Gli poggiò la mano sulla spalla e si abbassò al livello del suo orecchio.
<< Guarda il lato positivo, visto quello che ci hanno fatto fare prima, se verrai eliminato, probabilmente la nostra penitenza sarà congiunta...e mi pare che tu abbia dato uno spunto molto interessante...temo che ti faranno spogliare e che io dovrò restare a guardarti senza poterti toccare...>> soffiò piano contro il suo padiglione.
Alec rabbrividì e si schiarì la voce, arrossendo leggermente all'idea di doversi spogliare davvero davanti a tutti loro. Lo sapeva che non aveva nulla di strano, ma oltre all'imbarazzo generale sperava proprio che non lo costringessero a far vedere le nuove cicatrici.
Cercò di riscuotersi e pensare ad altro. << Come se anche solo guardare ti dispiacesse.>> borbottò.

Magnus scoppiò a ridere estasiato.

 

Raphael diede una spallata a Simon. << Togliti dal mio cuscino.>>
<< È il divano di Magnus questo, non il tuo posto Sheldon.>> lo rimbeccò.
<< Oh, ma che carino, ora prendi anche i suoi stessi modi di fare. Si vede che passate troppo tempo insieme, ma il gioco consiste nel trovare un altro nome con la stessa iniziale.>>
<< Bhe, per quanto siete stronzi entrambi credo che ne abbiate già passato troppo voi, invece.>>
Simon gli sorrise allegro e prese uno degli intrugli che aveva fatto prima Magnus. Lo odorò.
<< C'è da fidarsi?>> chiese alzando un sopracciglio.
<< Possiede un pub dove la gente va principalmente per bere e per avere attacchi epilettici che spacciano per mosse di ballo, se non li sa fare lui i cocktale...>>
Il ragazzo si strinse nelle spalle e buttò giù tutto d'un fiato.
Un calore insopportabile gli esplose in gola, facendolo tossire e lacrimare.
<< O Signore.>> fece con voce stridula, che raschiò le pareti della sua trachea infiammata.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare contro il divano in tempo per non vedere il sogghigno di Raphael. Si sentiva improvvisamente così spossato, assonato, intorpidito… che cazzo c'era lì dentro?
Forse avrebbe dovuto dire a qualcuno come si sentiva, magari erano i sintomi di qualche malattia o stava per andare in coma etilico come aveva augurato prima Lily. Poteva chiamare la polizia, c'era di sicuro qualcuno in servizio, povero sfigato, gli avrebbe movimentato la serata… aspetta.
<< IZZY!>> scattò aprendo gli occhi.
La mora lo guardò con fare interrogativo, attaccata al suo cellulare come una teenagers.
<< Mh?>>
<< Gli auguri alla centrale!>>
<< Io li ho fatti.>> disse inizialmente sicura. Poi si accigliò. << Credo.>>
<< Devo farglieli subito!>>

 

Alec si massaggiò le tempie, adesso avrebbe dato tutto in fumo e si sarebbe ritirato, che gli facessero fare cose imbarazzanti o meno. Era stato a stretto contatto con Simon e Magnus per un mese, aveva praticamente vissuto vicino e con l'imbarazzo fatto persone. Per non contare la sua adolescenza. Poteva sopportare di tutto. Ma non quelle due che si fissavano con la freddezza di due giocatrici professioniste.
Guardò di nuovo le sue carte e poi le sue avversarie.
Glielo avevano detto due turni prima cosa significava quella combinazione. No, forse tre?
Beh, lui si era stufato.
<< Posso mettere giù?>> chiese timoroso.
<< NO.>> fu la risposta coordinata.
Alzò gli occhi al cielo sconfortato: ecco perché non gli piaceva il poker, proprio per-
Si congelò e aguzzò l'udito.

 

<< … e auguri a tutti quelli che sono lì! Siete in tanti? Ma non mi dire! Che sfiga!… ah-ah, volevo farvi gli auguri a tutti, si, quello, te l'ho detto! OH! Adesso attacco qui e chiamo la OCCB! Grazie per avermelo ricordato!>> Simon si allontanò la cornetta dall'orecchio e poi compose il numero, sin sottofondo si sentì chiaro e forte:
<< 911 come posso aiutarla?>>
<< AUGURI! BUON NATALE! Che mi passa la OCCB? Si, la Crimine Organizzato sa?>>
<< Signore, sta bene? Per quale motivo deve parlare con la OCCB? È forse un collega?>>
<< Oh, si si, sono un collega! Del reparto informatico! Ma sa, tra poco non lo sarò più, ho fatto gli esami pratici e tra un po' passo a- ALEC!>> la voce lamentosa del ragazzo attirò a mala pena l'attenzione di Izzy che stava confabulando con Jace su come qualcuno non rispondesse o visualizzasse almeno i loro messaggi. Fu completamente ignorato da Raphael, che continuò a mangiare, mentre Lily e Max, che avevano individuato Presidente e si erano sdraiati a terra nel tentativo di vederlo meglio da sotto il mobile, neanche lo avevano sentito.

Alec si stagliò su di lui come un Angelo inquisitore, torreggiava dal suo metro e novanta, aiutato dal fatto che l'amico fosse seduto sul divano. Lo guardò malissimo e avvicinò il telefono all'orecchio solo per dire poche e concise parole.
<< Sono il Detective Lightwood, non c'è nessun problema, solo un ubriaco.>> poi attaccò.
<< Ma Alec io- >>
<< Non ti azzardare mai più a chiamare il 911 per delle cazzate.>>
<< Ma volevo fargli gli auguri.>> piagnucolò lui.
<< Non mi interessa. Non-chiamare-il-9-1-1-per-le-cazzate. Sono stato chiaro? >> chiese con voce imperiosa.
Simon annuì ed un singhiozzo gli scappò dalle labbra. Se le tappò con le mani e rise.
<< Diamine, quella roba era forte.>>
Alec lo guardò ora ancora più attento. << Cos'hai- >>

<< ALEC!>> gridò Clary, la voce alterata dall'alcol come quella del suo amico.

 

Perfetto.

 

<< Vieni qui e dimmi che non hai qualcosa di più alto di una coppia.>> ordinò la rossa con un broncio infantile in volto.

<< Ho di nuovo tre e due carte uguali.>> rispose senza distogleire lo sguardo da Simon.
<< Non bere più nulla che non sia nella sua bottiglia originale. Non bere la roba che prepara Magnus, ti uccide. Non sei abbastanza resistente.>> si girò e si risedette sul tappeto, facendogli cenno che lo teneva d'occhio.

<< A quanto pare siamo rimasti solo io e te Alec!>> sorrise Catarina.

 

<< Ti dico che non visualizz- ah.>> singhiozzò Izzy.
Jace le rise in faccia. << Quanto hai bevuto?>>
<< Io non abbastanza.>> sbuffò Clary cadendo di fianco a loro. << Sono stata battuta da uno stupido Tris e da uno che non sa neanche cos'è un kicker.>> cercò qualche bicchiere ancora pieno e ne vutò il contenuto. << Me ne serve altro, la mia autostima è sotto terra.>> si girò verso Simon. << Sim, dammi qualcosa di forte.>>
Il ragazzo la guardò per un attimo senza vederla, poi la mise a fuoco. << Questo mi ha steso.>> sorrise come un ebete porgendogli la bottiglia.
Clary neanche lo annusò, bevve avidamente strizzando gli occhi e poi barcollando anche da seduta. Scosse la testa e puntò il dito contro l'amico d'infanzia.
<< Voglio la musica. ALTA!>> girdò e si alzò in piedi gettando le mani al cielo.

 

<< Passo.>>
<< Anche io.>>
<< Nuovo giro.>>

 

<< Non uscirà mai da lì, vero?>> chiese mogio Max.
Lily scosse la testa. << No, ma se usciamo fuori forse troviamo il nido del piccione viaggiatore di Magnus!>> disse lei alzandosi e battendo le mani.
<< Magnus ha un piccione viaggiatore?>>
La sua domanda venne coperta dallo stereo che improvvisamente alzò tutti i suoi bassi, facendo quasi tremare la casa.
Quella palla bianca che era Presidente Miao schizzò via verso la camera da letto e Lily rise, afferrando il ragazzino per le spalle e tirandolo su con forza incredibile.
<< Andiamo a ballare!>> gridò tirandolo verso Clary e gli altri.
 

 

<< Okay, punto. O la va o la spacca Alec, qui ci giochiamo il tutto per tutto. Se fossimo in un altro contesto sarebbe All In. >>
Alec guardò Catarina con un groppo in gola, la donna sembrava più agguerrita che mai e la storia di Magnus, che probabilmente lui si sarebbe dovuto toglier i vestiti, lo faceva sudare freddo.
Dio se non voleva spogliarsi. Magari se gli avesse spiegato il motivo… o forse era alticcia anche lei e non lo avrebbe capito?
<< Va bene...>> provò cauto.
Lei lo fissò con gli occhi da falco, poi mise giù le sue carte.
<< Poker di K.>> disse con tono sicuro.
Alec si sarebbe voluto seppellire: il K era la carta più alta, quindi quattro K erano il punteggio più alto. Perciò lui che aveva un K, un Q, un Jack, un dieci ed un asso, nessuna uguale alle altre, solo una semplice scala dello stesso colore, aveva perso.
Sospirò affranto e Catarina sorrise.
<< Non mi dire, hai vinto tu?>> chiese Raphael storcendo il naso.
<< Oh, andiamo, Alexander! Eri la mia unica speranza per poterle infliggere la stessa penitenza sadica che lei riserverà a me!>>si lamentò Magnus.
<< Con quanto hai perso?>> urlò Lily dal balcone cercando di sovrastare la musica.
<< Con una Scala...>> borbottò lui triste.
<< Mh?>> fece il messicano. << Di quanto?>>
Alec lo guardò perplesso. << Come quanto?>>
<< Che carte hai? >> specificò già infastidito.
<< Oh, un dieci, un K, un Q, Jack e un asso. >>
I quattro lo fissarono attoniti. Clary smise di muovere le braccia come una medusa e girò la testa di scatto verso il divano. Max diede di gomito ai fratelli e poi sorrise.
<< Alec, so mica tutti dello stesso colore?>> domandò gongolante.
Il giovane aggrottò le sopracciglia e annuì.
<< Stesso segno?>>
Annuì ancora.
Pochi secondi e Magnus e Lily scoppiarono a ridere.
<< OOOOH! A QUANTO PARE QUALCUNO HA BATTUTO CATARINA MAGA DEL POKER!>> saltellò su e giù l'uomo.
La donna dai capelli bianchi batté le palpebre incredula, allungando la mano per prendere le carte del rivale e scoprire la sua Scala Reale in asso di picche.
<< Non ci credo.>> esalò.
Max rise di gusto assieme ai fratelli. << E questo è il motivo per cui Alec non gioca mai con noi a carte se non a Natale. La regola impone che il vero vincitore sia colui che riesce ad arrivare in finale.>>
<< Si Catarina, non prendertela troppo a male.>> rise tra le lacrime Izzy.
Clary quasi fece cadere la bottiglia che teneva in mano. << Non ci credo neanche io.>>
Risa generali, battute ed aneddoti riempirono la stanza per una mezz'ora, prima che Catarina si riprendesse dalla sua catalessi da shock e si voltasse come folgorata verso Magnus.
<< Tu devi ancora fare penitenza!>>
<< La devi fare anche tu cara, attenta a quello che mi dici.>> La mise in guardi lui.
<< Sarà Alec a scegliere la mia, non tu.>> precisò lei prima di afferrarlo per la camicia e ribaltarlo sul divano. Senza troppe cerimonie gli alzò la maglia sino a scoprirgli l'ombelico e poi cercò con lo sguardo qualcosa.
<< Ehi, Rossa, passa quella roba!>>
<< Che cosa vuoi fare?>> domandò lui titubante.
Lily si precipitò in casa ridendo. << Dimmi che è quello che penso io!>> gridò felice.
<< Alec! Ci servi tu! Magnus ha la penitenza sadica!>> gli ricordò la ragazza.
Il moro ancora fissava le carte buttate sul tappeto e le si avvicinò senza neanche sapere bene cosa fare.
<< E, mh, come ti aiuto?>>
Catarina sogghignò e lasciò cadere il liquore sullo stomaco scoperto dell'amico.
Istintivamente Magnus fece per girarsi ma due mani forti lo tennero con le spalle inchiodate al divano.
<< Ti prego, dimmi che è quello che penso io!>> pregò Jace.
Magnus fece vagare lo sguardo da uno all'alta, poi si bloccò.
<< Non oseresti. E poi Alec non lo farebbe mai.>>
<< Certo che si. Bro ha le palle per farlo.>>
<< Ed anche il giusto sadismo.>> confermò Max. << Anche se non lo da a vedere.>> rettificò.
<< Ma che devo fare?>>
La domanda spontanea di Alec fece sorridere ancora di più gli altri.
Jace si chiese che diamine stesse facendo Izzy in quel momento, invece di essere lì a registrare la scena, ma la individuò a smanettare sul telefono come stava facendo da quando il padre aveva smesso di visualizzare la loro chat.
<< Non puoi bere alcolici, Alexander, se non in piccolissime quantità. Sarebbe davvero cattivo però fare Natale senza un po' d'alcol e oh! Guarda caso nell'ombelico di Magnus c'entra giusto giusto una quantità perfetta.>> spiegò Catarina.
Le guance di Alec si tinsero in poco tempo di rosso, le macchie si allargarono prima sugli zigomi e poi cominciarono a scendere fino al collo e ad allargarsi sino alle orecchie.
Jace gettò uno sguardo alla sorella, al fratello e agli amici e accertatosi, per quanto la Tequila nelle sue vene lo permettesse, che nessuno di loro lo sentisse, soffiò a bassa voce.
<< Andiamo fratello, so che avete fatto di peggio di questo.>>
Il moro fece scattare gli occhi verso Max, ma lui pareva solo confuso dal ciarlare di Clary sulla fortuna di Alec a carte e ciò gli diede il tempo necessario di trovare la forza per inginocchiarsi a terra, poggiare le mani sullo stomaco e sulla coscia sinistra di Magnus e piegarsi sino a poggiare le labbra su quella piccola e liquorosa cavità.
 

Una serie di brividi lo scossero da capo a piede.
Catarina gliel'avrebbe pagata, eccome se non l'avrebbe fatto. Si sarebbe pentita seriamente delle sue azioni, anche perché tutte quelle piacevoli vibrazioni stavano volando dritte al suo bacino e se la tortura era farlo stare con un'erezione davanti alla persona che gliel'aveva provocata senza poterlo toccare...beh, la sua amica -non poi così amica- era davvero una fottuta bestia del demonio.
Altro che lui!
Le labbra di Alec si posarono su suo bassoventre, precise sul lembo di pelle che precedeva l'ombelico, le avvertì scorrere lente verso la loro meta in un contrasto sorprendente con la velocità con cui Jace aveva tolto le mani dalle sue spalle per andare ad urlare assieme ad Izzy non sapeva cosa a chi.
Si godette il momento chiudendo gli occhi e assaporando ancora la sensazione di quelle labbra morbide sulla sua pelle, conscio del fatto che potevano essere gentili depositarie di baci e carezze tanto quanto celatrici di fameliche zanne aguzze pronte a graffiare e mordere.
Strinse le sue di labbra quando la punta della lingua calda guizzò su quella pelle così sensibile eppure tanto diversa da quelle zone che di solito lo mandavano in tilt.
La lingua di Alec sembrò modellarsi per quel piccolo spazio, bevendo anche la goccia più infinitesimale dalla sua pelle.
Con un sospiro pesante aprì gli occhi e posò una mano sulla testa del giovane che senza dire una sola parola si tirò su e lo baciò.
Il suono dello schiocco del cinque che si batterono Catarina e Lily lo sentirono solo loro.
Si separarono con lentezza da quel languido contatto che non era stato minimamente approfondito, solo un premersi di labbra socchiuse ed umide. Si guardarono attentamente sorridendosi a vicenda, Alec fece per aprire bocca quando la voce di Jace lo trapassò da orecchio ad orecchio e subito dopo quella di Izzy che litigava con lui per il possesso del… suo cellulare?
Il moro si voltò verso di loro mentre Magnus imprecava contro il tempismo del cazzo dei mezzani di casa Lightwood. Mai una volta che fossero a suo favore.
 

<< MAAAAA! PAPA' NON RISPONDE AL TELEFONO! DIO SANTO! COME SI DIVIDE UNA COZZA DA UNO SCOGLIO? VOGLIO LE NUOVE ARMANI USCITE QUESTO MESE! AH! JACE MOLLA IL MIO TELEFONO- >> Jace gli strappò brutalmente il telefono di mano, facendola volare a terra con un grido indignato << MAMMA!? SONO JACE, NON PUOI CAPIRE! ALEC STA- no, okay, forse non lo vuoi sapere. No, non lo vuoi decisamente sapere. Perché io e Iz abbiamo la cattiva nomina in famiglia e poi Alec è capace di fare queste cose?>> Isabelle si alzò e cercò di riprendersi il cellulare.
<< DAMMI SUBITO QUEL COSO!>>
<< No, Izzy, ci sto parlando io, ti attacchi.- >> le fece la lunguaccia e le mostrò il dito medio ma lei gli saltò letteralmente contro e si riprese l'apparecchio malgrado Jace continuasse a cercare di toglierglielo. << MAMMA! SONO DI NUOVO IO! -NON URLARE CAZZO!- IO NON URLO MA TU MOLLA IL MIO TELEFONO!- >> l'oggetto volò nel vuoto, preso al volo da Max che era accorso alla baruffa dei fratelli maggiori.
Prese un respiro profondo e sperò che non ci fossero troppi testimoni, anche se sua madre bastava e avanza per fargli paura.
<< Mamma? Sono Max, si, ascolta lascia perdere, non li stare a sentire. Dicono un botto di cavolate, hanno bevuto...un bel po', Magnus li ha sfidati ad una gara a chi beveva di più e quei due deficienti non si sono resi conto che lui non stava bevendo perché non po'...okay, forse Iz e Jaz avevano già bevuto prima. Comunque c'è Alec che guarda male tutti quelli che pensano anche solo di fare qualcosa di pericoloso...non di stupido, se vogliono fare qualcosa di stupido gli dice solo di aspettare perché così li riprende o gli fa le foto, ma è Natale anche per lui no? Comunque non preoccuparti, qui tutto apposto, ci siamo io, Alec e Magnus che siamo sobri...okay, io non proprio ma senti che sono ancora coordinato. Va beh, passate una buona serata, Alec sta requisendo i telefoni a tutti e- >>
Un picchiettare sulla sua spalla lo fece girare, il diciassettenne si trovò faccia a faccia con Magnus che, alzatosi dal divano, si era avvicinato con l'intento di far prendere un bello spavento alla signora Lightwood e di conseguenza una bella strigliata quei due coglioni che gli avevano rubato Alec a suon di grida stupide, quando una voce famigliare lo aveva colto di sorpresa.
<< Max, piccolo pulcino, con chi stai parlando? No perché quella che sento in sottofondo è Miranda, ne sono più che sicuro. Chi si sta vedendo Sex and the City?>>
Max lo guardò confuso e scosse la testa. << Non so di cosa tu stia parlando Mags… >>
Alec apparve alle spalle del fratellino con in mano le bottiglie che prima erano allineate a terra vicino al tavolino. Teneva d'occhio i suoi fratelli e anche il resto della combriccola in giro per la casa.
<< Magnus, smettila di importunare Max. >> Cominciò ponendo un braccio attorno al fianco di Magnus e allontanandolo da Max prima che potesse dire qualcosa di compromettente che i suoi genitori potessero sentire.
Assurdo, era un uomo fatto e finito e doveva preoccuparsi di ciò che giungeva alle orecchie di sua madre, sarebbe mai cambiato questo? Probabilmente no.
Ignorò il sorrisetto compiaciuto dell'asiatico che gli si schiacciò contro e rimase a fissare i fratelli. << Jace, scendi dal tavolo, Iz se cadi da lì e ti fai male stai certa che prima riderò e poi ti darò il resto. >> li indicò con una delle bottiglie e poi le poggiò su un mobile lì vicino. Regalò un piccolo sorriso di scuse a Magnus e si allontanò da lui, fulminando Lewis con lo sguardo. << Simon se ti mangi un altra caramella giuro che ti ficco un dito in gola e ti faccio vomitare a forza. Santiago solo perché non ti conosco da così tanto tempo non vuol dire che non lo farò anche con te.>> minacciò.
Poi si volse verso Clary, che ancora non si capacitava di aver perso ad un gioco a cui veniva letteralmente addestrata da una vita, un bicchiere mezzo pieno in mano e uno vuoto nell'altra.
<< Clary, posa quel bicchiere, hai già bevuto troppo, no ti ho detto di posarlo... e Catarina? Potresti riprendere la vostra amica? Non voglio nessuno sul balcone, anzi, chiudi proprio le finestre. E Max, di a mamma e papà di passare un buon natale e lasciali in pace. A ME I TELEFONI, FORZA, NESSUNO CHIAMERA' ANCORA LA POLIZIA PER FARE GLI AUGURI IN CENTRALE. SI SIMON PARLO DI TE.>> continuò ad alzare la voce, avviandosi per abbassare il volume della musica, visto che alle tre di notte del 26 Dicembre magari la gente comune dormiva.
Si passò le mani sul volto, stanco e affaticato mentre Magnus rinfacciava a Catarina che avrebbe dovuto fare la sua penitenza, e si chiese seriamente se ci fosse qualcuno che lo capiva in quella casa.
Sorrise quando si rese conto che, mesi addietro, una frase come quella l'avrebbe usata solo con la sua famiglia.
Si voltò verso la sala, abbracciando tutti quei curiosi individui con lo sguardo e sorrise ancora.
Forse era giunto il momento di allargare la sua famiglia e lo aveva fatto senza neanche rendersene conto. I suoi nuovi componenti erano arrivati proprio come quelli originari: per caso e senza possibilità di scelta.
Ma ad essere onesti, si disse Alec, non avrebbe potuto farne di migliore.

 












 

Siamo arrivati al terzo e penultimo capitolo di questa mini long, riprendendo i fili di un'altra storia che si ricollega nello stesso arco temporale.
Abbiamo lanciato uno sguardo su il risveglio dei nostri uomini e sulle loro piccole tradizioni e al prossimo capitolo il resto della serata.


Oh! E cercatevi "Dick in a box", quello originale, non la versione rifatta. Il Natale è bello anche grazie a gente come loro.

 

   
 
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