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Autore: Ginevra1988    02/03/2018    7 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Hai torto nel volere un cuore.
Rende infelice la maggior parte delle persone.
Se lo sapessi, ti convinceresti di essere fortunato a non averlo.
 
Il meraviglioso mago di Oz – Lyman Frank Baum
 
 
 
 
Leoni con un cuore
 
 
 
 
16 settembre 1998 – Ministero della Magia
 
   La sala in cui si riuniva il Wizengamot era troppo piccola per cinquanta persone, ma nessun Ministro della Magia era mai sfuggito al fascino delle pareti ricoperte di listelli di abete rosso finemente intagliato e al soffitto affrescato a motivi dorati ed incantato in modo da emanare luce propria. La moquette scarlatta, ravvivata a colpi di bacchetta da generazioni di maghi e streghe, dava alla sala un ulteriore tocco pomposo che proprio non le serviva. Con un sommesso brusio, i cinquanta membri del Wizengamot al completo si stavano stipando attorno ad un lungo tavolo ovale, schiacciati l’uno contro l’altro come sardine in un vasetto. Minerva McGranitt prese posto alla sua sedia, non molto distante dal Ministro, e il suo piede urtò una delle enormi zampe lavorate in avorio che sostenevano il piano di legno scuro; trattenne un’imprecazione e l’istinto di incenerire con la bacchetta quel dannato tavolo.
   Odiava trovarsi lì; come Preside di Hogwarts aveva diritto ad un posto nel Wizengamot e Minerva non era certo tipo da sottrarsi alle proprie responsabilità, ma decisamente non le piaceva quel ruolo. Avrebbe preferito mille volte rimanere a scuola a risolvere scaramucce tra studenti piuttosto che passare ore ed ore ad ascoltare tutte le nefandezze compiute dai Mangiamorte. E pensare che quelli erano solo i primi processi, a carico dei “pesci piccoli”, come li chiamava il Profeta; il peggio decisamente doveva ancora venire.
   “Buongiorno Minerva” Henriett Bishop e i suoi voluminosi boccoli biondi presero posto di fianco a lei, cercando di evitare il più possibile il contatto fisico, ma con scarso successo visto gli spazi risicati.
   “Buongiorno.”
   Henriett sbatté energicamente un plico di pergamene sul tavolo e prese a dividerle in fascicoli più piccoli; Minerva si concesse qualche momento per ricordare la signorina Bishop di quindici anni prima, quando era sua studentessa a Hogwarts: il Cappello Parlante non aveva avuto nessuna esitazione ad assegnare a Corvonero il brillante cervello di quella vivace Nata Babbana, che dimostrava una spensieratezza e una gioia di vivere che raramente Minerva aveva trovato in uno dei suoi allievi; anche il signor Gazza la ricordava molto bene, considerato il considerevole tempo che avevano trascorso insieme. Molto prima che si sentisse nuovamente parlare di Voldemort e con un certo stupore del signor Gazza, Henriett aveva studiato Legge Magica e Applicata, conquistandosi a pieno titolo un posto tra gli Accusatori del Ministero.
   Ma la Guerra aveva cambiato molte cose: Henriett era stata una delle prime persone a cui avevano tolto bacchetta e posto di lavoro e per quasi un anno di lei si erano perse le tracce. A giugno si era ripresentata da Kingsley, in condizioni pessime ma ancora in piedi, e adesso si era buttata anima e corpo nei processi a suoi vecchi persecutori. Della vivacità e voglia di vivere di un tempo più nessuna traccia, constatò ancora una volta Minerva, solo un’ostinata sete di vendetta.
   Percival Weasley, che occupava il posto da Segretario al fianco destro del Ministro, si alzò e declamò a gran voce l’apertura della seduta del Wizengamot. Tutti i membri tacquero e rivolsero l’attenzione a capo tavola.
   “Buongiorno a tutti” disse Kingsley con la sua voce profonda. “Prima di procedere con la suddivisione per i Processi del giorno, vorrei discutere il verdetto del signor Draco Lucius Malfoy, in modo da poterlo emanare questo pomeriggio. Una parte di noi hanno assistito al processo direttamente, i restanti come da protocollo hanno letto gli atti, quindi direi che il Wizengamot possiede tutti gli elementi per poter decidere.”
   Minerva sospirò il più piano possibile: un altro suo allievo a Hogwarts. Non che da lui non se lo fosse aspettato: fin dal primo anno Draco non aveva fatto altro che sbandierare il suo sangue puro e ciarlare di Magia Oscura. Tuttavia non era così semplice fare i conti con quello che il suo studente era diventato, specialmente per Minerva, che aveva la pericolosa tendenza a considerare le brutte pieghe prese dai propri allievi come fallimenti personali.
   “E’ un Mangiamorte” prese la parola per prima Henriett. “Merita la reclusione come tutti gli altri.”
   “Non si è certo macchiato di crimini particolari” obiettò Elphias Dodge dall’altra parte del tavolo, consultando alcune carte davanti a sé. “Non ha ucciso, non ha utilizzato Maledizioni Senza Perdono…”
   “Ha ordinato ed assistito a torture sui suoi stessi compagni!” Henriett era molto vicina ad urlare; Minerva drizzò la schiena chiedendosi se non fosse il caso di intervenire. Dodge si limitò a lanciare una lunga occhiata alla Bishop da sopra gli occhiali da vista: come la maggior parte dei veterani, era sopravvissuto a due Guerre Magiche nazionali e una internazionale, aveva visto cose di gran lunga peggiori e non si sarebbe scomposto davanti a una ragazzina che faceva la voce grossa.
   “Da quanto tempo è detenuto il ragazzo?” chiese infine.
   “Il Mangiamorte” Henriett sottolineò la parola con foga. “è stato catturato durante la Battaglia di Hogwarts.”
   “Direi che un anno o due ad Azkaban possano bastare” concluse con un colpo di tosse Dodge; un brusio di assenso si sparse a macchia d’olio tra i presenti.
   “Non è ad Azkaban, è stato spostato a Villa Malfoy, non è così Ministro?” chiese acidamente Henriett voltandosi verso Kingsley.
   “E’ così, signorina Bishop. Villa Malfoy non è certo un luogo piacevole in cui soggiornare, se è questo che sta insinuando, ma vi risiede in pianta stabile una divisione di Auror che gestiscono anche il carcere nei sotterranei. E il suo nome ora Meadowes Fort, come sapete.”
   Minerva chiuse gli occhi per un attimo. Un’altra studentessa, una compagna dell’Ordine della Fenice, Auror reclutata personalmente da Kingsley, uccisa personalmente da Voldemort. I suoi colleghi avevano insistito molto perché fosse intitolato qualcosa a Dorcas Meadowes, anche se non erano particolarmente soddisfatti che fosse toccato a Villa Malfoy.
   “E’ molto giovane” gracchiò la voce di Griselda Marchbancks, diversi posti a destra di Minerva, che si dovette sporgere di poco in avanti per vedere chi aveva preso la parola. “Si potrebbe pensare ad un percorso riabilitativo, diciamo così.”
   “Cosa proponi?” chiese Kingsley.
   “Una libertà vigilata a Hogwarts.”
   Gli occhi grigi e acuti di Griselda si appoggiarono su Minerva, le cui orecchie cominciarono a pulsare.
   “Con una scorta di un paio di Auror che lo tengano d’occhio, in modo che non possa andare da nessuna parte” aggiunse incoraggiante la Marchbancks.
   Minerva si accorse di aver inarcato un sopracciglio e che il suo silenzio stava durando un po’ troppo a lungo, quindi distolse lo sguardo da Griselda e finse di riordinare le carte davanti a sé.
   “Temo non sia possibile” tagliò corto. “Ho già problemi a tenere al sicuro gli studenti che hanno come unica colpa quella di essere stati Smistati a Serpeverde, figuriamoci cosa succederebbe con un…”
   “In questo modo non farai che alimentare il clima di pregiudizio, Minerva” intervenne Tiberius Odgen, accarezzandosi i baffi con le dita. “Questo ragazzo può essere ancora recuperato. Ho letto le carte, come ha risposto sotto Veritaserum...”
   “Non ammetterò Mangiamorte nella mia scuola!”
   Minerva aveva alzato la voce. La cosa sconvolse lei per prima; represse l’istinto di portarsi le mani alle guance per raffreddarle, aveva la sensazione che fossero rosse oltre ogni contegno.
   “Mi risulta però che tu abbia dato un Diploma Honoris Causa a…” la voce di Henriett risultò mielosa e suadente, come quando poneva domande scomode in aula. Minerva la fulminò con lo sguardo, ottenendo un silenzio istantaneo come se fossero ancora nell’aula di Trasfigurazione.
   “Signorina Bishop, non parlare di cose che non conosci minimamente.”
   “D’accordo, niente Hogwarts” intervenne Kingsley alzando una mano per calmare le acque. “La pena è fissata ad un anno di reclusione più un altro di servizi alla Comunità Magica sotto sorveglianza. Chiederemo la collaborazione al San Mungo, sono certo che ci sarà qualche impiego adeguato al recupero del signor Malfoy. Passiamo ad altro. Signor Weasley?”
   Percival cominciò a distribuire la programmazione dei processi del giorno e a spiegare per sommi capi a che punto era ognuno di essi. Minerva prese le pergamene che le Levitavano con gentilezza davanti, ma non stava minimamente ascoltando quello che veniva detto, aveva ancora il respiro accelerato. Griselda pensava che la presenza della nipote nel corpo insegnanti le permettesse di fare qualunque proposta le passasse per la testa che comprendesse Hogwarts; doveva fare al più presto due chiacchiere con lei. E con la signorina Bishop.
 
 
 
 
21 settembre 1998 – Hogwarts
 
   Il ricordo più felice.
   Solo Luna poteva fare una lezione del genere, si disse Hermione mentre evocava con semplicità il proprio Patronus. Nonostante l’ultimo agghiacciante anno, quasi non sapeva quale scegliere tra i suoi molti ricordi felici di quell’estate con Ron. Quasi. Il più forte, il più immediato, forse il più felice in assoluto riguardava una fresca sera di fine maggio, nei prati dietro la Tana, nascosti dagli Incantesimi migliori che Hermione sapesse produrre. La ragazza scosse la testa e non senza un certo sforzo riportò la sua concentrazione sulla sua lontra argentea che le danzava attorno snella.
   Anche gli altri ex membri dell’Esercito di Silente non avevano mostrato nessuna difficoltà con quell’Incantesimo e presto l’aula di Difesa contro le Arti Oscure si riempì di figure argentee che sfrecciavano da una parete all’altra, mentre la professoressa Ellis annuiva soddisfatta. Daphne Greengrass e Blaise Zabini impiegarono diversi tentativi, ma alla fine riuscirono a produrre un Patronus formato, scambiandosi un sorrisetto complice che a Hermione non sfuggì; la ragazza voltò loro le spalle, decisa a saperne il meno possibile. Fu così, per un puro caso, che vide Astoria di fianco alla porta dell’aula: si mordeva un labbro, l’espressione concentrata e furiosa allo stesso tempo mentre con movimenti bruschi del polso agitava la propria bacchetta, che si limitava a sputacchiare scintille argentate.
   “Va bene, ragazzi, giù le bacchette” disse la professoressa scacciando un gatto scintillante che stava tentando di leccarle un orecchio. “Adesso che sapete tutti scacciare un Dissennatore, usiamo questi Patroni per qualcosa di più utile.”
   Hermione lanciò un’altra occhiata veloce ad Astoria, che aveva lasciato cadere le braccia lungo i fianchi, le labbra stiracchiate per la frustrazione.
   “Impareremo a farli parlare!” esclamò la Ellis, assolutamente ignara del fatto che non tutta la sua classe fosse allo stesso livello. Hermione sospirò scuotendo leggermente la testa; riportò lo sguardo su Astoria giusto in tempo per vederla uscire dall’aula senza dire una parola. Si morse un labbro e cercò con gli occhi Ginny, che però era impegnata a mostrare a Dean il corretto movimento del polso; cercò di attirare la sua attenzione con la mano.
   Ti prego, Ginny, ti prego, guardami!
   Niente da fare; Dean doveva proprio essere il peggiore zuccone del mondo per non capire quel movimento di polso così semplice. Luna neanche a dirlo stava pendendo dalle labbra della Ellis. Hermione sospirò di nuovo.
   Non ci posso credere.
   S’incamminò verso l’uscita e seguì Astoria.
 
   Hermione trovò Astoria nel bagno più vicino: con le spalle all’entrata, provava e riprovava l’Incanto Patronus, bisbigliando la formula con rabbia e agitando la bacchetta come se dovesse scacciare un branco di Imp particolarmente fastidiosi.
   “E’ il ricordo più felice, non quello più irritante” disse Hermione cercando un modo per sdrammatizzare. Astoria si voltò di scatto e, nel momento in cui si accorse che si trattava di Hermione, abbassò la bacchetta e squadrò la ragazza come se fosse uno Schiopodo Sparacoda pronto ad esplodere.
   “Sì, ho afferrato il concetto di base” replicò asciutta. “Solo non ci riesco!”
   A dimostrazione della propria affermazione pronunciò ancora una volta: “Expecto Patronum!”, ma dalla bacchetta uscì solo uno sbuffo di nebbiolina argentea. Astoria sbuffò al limite dell’esasperazione.
   “Non so neanche perché seguo questo corso” la ragazza prese a misurare a lunghi passi il bagno, le braccia incrociate dalle quali spuntava la bacchetta di legno chiaro. “La professoressa Ellis non ci sta insegnando nulla!”
   “Stiamo ripassando le lezioni dell’Esercito di Silente” le parole uscirono dalla bocca di Hermione prima che lei riuscisse a bloccarle.
   “Grandioso.”
   Astoria sospirò pesantemente e si appoggiò con grazia ad uno dei lavandini; Hermione non poté fare a meno di provare un moto di invidia: la cosa che più elegante che riusciva a lei quando era infuriata era uno stormo di canarini incazzati.
   “Non hai mai la sensazione che…” Astoria misurava le parole una ad una. “Che quello che ci stanno insegnando sia… inutile?”
   La ragazza la guardò negli occhi e Hermione si sentì molto a disagio: quella era esattamente la sensazione che aveva avuto ogni singolo giorno da quando aveva rimesso piede a Hogwarts. Era sempre stata un passo avanti agli altri, aveva sempre letto molto di più rispetto a quello che era richiesto dal programma e per prepararsi alla ricerca degli Horcrux aveva dato fondo alla Biblioteca di Hogwarts, acquisendo capacità che probabilmente erano ben al di sopra del livello dei M.A.G.O. Quindi la risposta era sì, tutto quello che spiegavano loro i professori era storia già sentita per Hermione. Quello che le dava veramente fastidio era che l’unica persona che condividesse il suo disagio fosse Astoria Greengrass.
   Hermione percorse a passi misurati il bagno e si appoggiò vicino ad Astoria, incrociando le braccia a sua volta.
   “Sai che c’è? Dovremmo prenderla un po’ meno sul serio.”
   Si stupì sentendosi pronunciare quelle parole; se l’avesse sentita Ron avrebbe riso fino a farsi esplodere la milza. Astoria la guardò con un sopracciglio alzato ed un’espressione indecifrabile.
   “Sì, dovremmo divertirci un po’ ” proseguì senza pensarci troppo. “E’ il nostro ultimo anno a Hogwarts, abbiamo un sacco di tempo per preoccuparci di cosa faremo dopo o… o di un mucchio di altre cose.”
   “Cosa… stai dicendo, Granger?”
   La ragazza fissò per qualche momento la porta di un bagno davanti a sé prima di rispondere con un’altra domanda.
   “Ti piacciono gli Zuccotti di Zucca, Greengrass?”
   “Cosa?”
   “Gli Elfi delle cucine ne fanno di deliziosi. E a me sta venendo fame.”
   “Stai dicendo che vuoi andare nelle cucine… adesso?”
   Astoria la guardava con gli occhi azzurri spalancati; Hermione le rispose con uno sguardo di sottecchi e un mezzo sorriso.
   “Perché no?” chiese alzando le spalle.
   “La Ellis ci ucciderà!”
   “La Ellis non si è nemmeno accorta che siamo uscite dall’aula.”
   Le due ragazze si guardarono a lungo.
   “Tu sei fuori di testa” disse Astoria trattenendo a stento una risata.
   “Sì, è probabile.”
   Era molto probabile, ripeté a sé stessa Hermione mentre usciva dal bagno con Astoria. Non era nemmeno sicura che quella ragazza le piacesse, ma aveva davvero bisogno di uno Zuccotto di Zucca in quel momento. E di una ventata di fresca incoscienza.
 
 
 
 
12 ottobre 1998
 
La Tana
 
   La tazza rossa e ammaccata in diversi punti sfrecciò senza esitazioni attraverso il tavolo tra le mani di Harry, che alzò gli occhi a scambiare uno sguardo di intesa con Ron; l’amico nascose un sorriso soddisfatto dietro un sorso di tè bollente. Si erano allenati durante il fine settimana, come quasi tutti quelli dall’inizio del corso, e finalmente Harry era in grado di padroneggiare senza problemi gli incantesimi non verbali. Ron non l’avrebbe mai ammesso, ma Harry sapeva che lo aveva riempito di orgoglio vestire per una volta i panni dell’insegnante; probabilmente aveva scritto tutto a Hermione, ma poco importava in fondo.
   “Ragazzi, è tardissimo!” squittì Molly entrando in cucina con Teddy aggrappato al braccio sinistro e un cestone della biancheria sotto a quello destro. “Dovete sbrigarvi, vostro padre ha già preso la Metropolvere un quarto d’ora fa!”
   Harry sorrise, imbarazzato; Molly ormai non distingueva più tra lui, Teddy e i suoi figli: si considerava madre di tutti a pieno titolo. Ron trangugiò l’ultimo fondo di tè e si alzò, dando una pacca sulla spalla dell’amico. Il caffè nella tazza rossa si sparse un po’ dappertutto, ma un Tergeo – rigorosamente non verbale – risolse subito la situazione e Harry si affrettò a raggiungere il salotto.
 
 
 
Camulus’ Stronghold
 
   Harry e Ron arrivarono appena in tempo nella Stanza delle Riunioni, dove tutti i loro compagni e i due Istruttori avevano già preso posto attorno al tavolo ovale; la Shacklebolt si limitò a guardarli con un sopracciglio alzato, ma non disse nulla.
   C’erano due sedie vuote di fianco a Nott, probabilmente conservate per Harry e Ron dal ragazzo stesso; da quando lui e Harry avevano passato il pomeriggio insieme al Paiolo Magico dopo l’udienza di Malfoy, Theodore aveva cominciato ad essere una presenza fissa nelle giornate di addestramento. Non che stesse realmente stringendo amicizia con Harry e Ron, ma a lezione e durante il pranzo si sedeva puntualmente di fianco a loro invece di trovarsi un angolo lontano da tutti. Non parlava molto, a meno che non si trattasse di argomenti di studio, e per il resto si limitava ad annuire e a sorridere alle loro battute. Ron all’inizio sembrava infastidito, ma in un paio di settimane si era abituato alla sua presenza e non aveva mai obiettato nulla.
   “Buongiorno a tutti” sospirò Leatherman, che aveva l’aria particolarmente contrariata quella mattina. “Nott e Fletcher, oggi termina la vostra – quante ne avete già collezionate?”
   “Tre” disse a denti stretti Theodore.
   “La vostra terza punizione! Complimenti ragazzi, una a settimana!” concluse Leatherman tra l’ironico e l’ammirato.
   L’evidente e reciproca antipatia tra Theodore ed Ella era velocemente degenerata, più che altro a causa dei continui commenti acidi della ragazza. Nott aveva sopportato in silenzio per un certo periodo, poi aveva cominciato a rispondere; immancabilmente i battibecchi – che più di una volta erano arrivati alle bacchette – venivano intercettati da uno degli Istruttori. I due ragazzi avevano quindi passato gomito a gomito lunghe serate a pelare patate per un soddisfattissimo Clobhair o a pulire i bagni degli spogliatoi, tutto rigorosamente senza magia. L’ultima punizione era costata loro l’intero week end, speso completamente a riordinare la biblioteca all’ultimo piano dell’Accademia, mettendo da parte i libri che necessitavano di un qualche tipo di manutenzione – e che probabilmente sarebbero stati i compagni della loro prossima punizione.
   “Reclute, avete riflettuto sui vostri comportamenti?” chiese la Shacklebolt in tono formale; Thoedore ed Ella annuirono stancamente. “Avete qualcosa da dirvi?”
   Era una domanda retorica, dovevano scusarsi reciprocamente o la punizione sarebbe stata allungata; i ragazzi lo avevano imparato a proprie spese la prima volta. Nott e la Fletcher si scambiarono un lungo sguardo risentito.
   “Non avrei dovuto tentare di Trasfigurarti in uno scoiattolo” sibilò alla fine Ella. “Mi dispiace” le ultime due parole uscirono come se le avesse vomitate. Theodore aspettò un lungo momento prima di rispondere, tanto che Harry cominciò a pensare che non lo avrebbe fatto.
   “Io mi sono solo difeso” disse piano, stringendo i polsini della propria veste con le dita finché le nocche non sbiancarono. Leatherman tossì eloquentemente e Nott si voltò verso di lui con le labbra strette. “Ma mi scuso comunque per la Fattura Orcovolante.”
   La Shacklebolt si ritenne evidentemente soddisfatta e drizzò la schiena, le mani giunte davanti a sé.
   “Bene” trillò. “Passiamo ad altro. Reclute, io e l’Istruttore Leatherman pensiamo che tra novembre e dicembre sarete pronti per i vostri primi turni di guardia affiancati ad Auror esperti.”
   La Shacklebolt fece una pausa, lasciando che il mormorio eccitato si diffondesse tra i suoi studenti.
   “Ma prima” disse a voce un po’ più alta per zittire i ragazzi. “Abbiamo pensato di rispolverare una tradizione, neanche tanto vecchia a dire il vero.”
   Lena voltò il viso verso Leatherman, che ricambiò il sorriso di lei stirando le labbra a disagio; l’uomo incrociò le braccia e per un attimo guardò Harry.
   “Fino a qualche anno prima della Guerra” proseguì Roy a voce bassa. “Prima che le Reclute cominciassero il proprio addestramento su campo andavano qualche giorno in ritiro, in luoghi sempre diversi ma in qualche modo significativi; abbiamo pensato di riprendere a farlo, è molto utile per unire un po’ il gruppo” aggiunse lanciando una breve occhiata verso Theodore ed Ella; Harry dubitava seriamente che quei due si sarebbero mai anche solo sopportati.
   “Staremo via dal trentuno ottobre al due novembre” riprese la Shacklebolt. “Ma ancora non vi diremo dove. Diciamo che ho in mente una piccola prova per voi, oggi pomeriggio.”
   Di nuovo il mormorio eccitato riempì la stanza; le Reclute vennero congedate bruscamente da Leatherman e i ragazzi uscirono commentando rumorosamente le novità.
   “Oooh spero sia Stone Age!” trillò Hannah stringendo il Manuale delle Reclute Auror al petto. “Ho letto tutto su quel posto e sarebbe favoloso!”
   “Non c’è un gran ché, tre pietre messe in cerchio” commentò acidamente Ella.
   Il resto della conversazione si perse nel corridoio, mentre Harry, Ron e Theodore rallentavano appositamente il passo per mettere un po’ di distanza tra loro e le ragazze.
   “Continuo a pensare che sia una pessima idea.”
   Harry sentì Leatherman bisbigliare non troppo piano e trattenne Ron per un braccio, voleva sentire quella conversazione. Nott si fermò a breve distanza.
   “Sciocchezze” ribatté Lena. “Lo facciamo per lui, no?”
   “Poi mi dirai che faccia farà.”
   “Roy, perché non puoi darmi ragione per una volta?!”
   Qualcosa sbatté sul tavolo.
   “Fa’ come ti pare.”
   Leatherman uscì a grandi passi dalla Stanza delle Riunioni e si ritrovò faccia a faccia con Harry, Ron e Theodore; li guardò per un lungo momento, forse avrebbe voluto anche dire qualcosa, ma alla fine prese Harry per una spalla e lo spinse lungo il corridoio.
   “Andate a cambiarvi, ragazzi, vi voglio in campo tra dieci minuti.”
 
   “La prima forma di contraffazione e in assoluto la più usata è la dissimulazione dei messaggi scritti, a partire dalla semplice comunicazione di ordini fino all’alterazione di intere leggi. Per un Auror saper distinguere un testo contraffatto è assolutamente indispensabile.”
   La voce della Shacklebolt rimbombava lontana, da qualche parte nella testa di Harry che guardava distrattamente le labbra dell’Istruttrice muoversi: il pranzo di quel giorno, spezzatino di maiale in salsa di mirtilli, stava decisamente mettendo alla prova la sua concentrazione.
   “A pagina quarantadue del vostro manuale troverete alcuni esempi degli Incantesimi più comunemente usati, ci eserciteremo prima di tutto su questi, poi passeremo a qualcosa di più interessante.”
   Ron rifilò una gomitata al fianco destro di Harry.
   “Che c’è?”
   “Pagina quarantadue.”
   Harry si accorse di non aver nemmeno tirato fuori il manuale dalla borsa, mentre tutti gli altri stavano già studiando una pagina del proprio. In un moto di pigrizia Appellò il libro con un Incantesimo non verbale; Nott, seduto alla sua sinistra, alzò gli occhi al cielo e stiracchiò le labbra in un mezzo sorriso.
   Harry aprì il manuale, solo per scoprire che la pagina quarantadue era completamente bianca; si voltò verso Ron per fare qualche commento acido, ma l’amico stava picchiettando la bacchetta contro la pergamena: la pagina vibrò leggermente e diverse parole comparvero attorno al punto toccato.
   “Non male come primo tentativo, Weasley” commentò la Shacklebolt, che stava passando tra i banchi. “Ma pensa più in grande. Major, se tenti ancora di leggere la mente di uno dei tuoi compagni ti spedisco da Clobhair, sono sicura che sente la mancanza di una mano in più” aggiunse voltando appena la testa verso la prima fila; Kiky abbassò lo sguardo con le guance arrossate. Harry aveva la curiosa sensazione che ogni tanto la ragazza cercasse ancora di sbirciare nella sua testa, come uno spiffero che entrasse da una finestra lasciata aperta per sbaglio; tuttavia in quel momento non aveva avvertito nulla e forse Kiky stava solo cercando di capire quale incantesimo avesse usato Ron.
   “Aparecium” borbottò Nott; Harry girò appena la testa e vide la pagina davanti al ragazzo riempirsi completamente di parole.
   “Ottimo” la Shacklebolt si portò a passi leggeri davanti a Theodore, poi si rivolse al resto della classe. “Questo è un Incantesimo base che insegnano al primo anno di Hogwarts, sono contenta che almeno uno di voi se lo ricordi.”
   Il tono era tutt’altro che contento.
   “Ed è il primo Incantesimo che dovete usare quando avete il dubbio che il foglio che avete davanti non sia proprio quello che sembra essere” proseguì mentre faceva ritorno alla cattedra. “Tutti gli… stratagemmi babbani sono sensibili ad Aparecium, quindi se la contraffazione resiste a questo significa sicuramente che c’entra la magia.”
   Le due ore successive trascorsero tra pagine bianche e pagine che modificavano il proprio testo ogni due minuti, altre sulle quali sembrava scritta una poesia per bambini e che invece nascondevano un messaggio in codice, altre ancora che apparivano illeggibili o semplicemente disegnate, ma che dissimulavano indicazioni per questa o quell’azione criminosa. Gli Incantesimi di Rivelazione, che andavano ben oltre il semplice Aparecium, dovevano essere usati solo quando si era sicuri che non ci fosse una Trappola, cioè un meccanismo magico che avrebbe distrutto la pergamena nell’istante in cui si fosse tentato di forzarne il codice. In quel caso c’erano una serie di Controincantesimi, uno più complicato dell’altro, che era necessario tentare con cautela e non senza una certa dose di fortuna.
   “Davvero molto bene, classe!”
   La Shacklebolt appariva sinceramente compiaciuta di quello che le Reclute erano riuscite a padroneggiare in poco tempo. Forse era ancora l’effetto euforizzante degli Incantesimi non verbali appresi durante il fine settimana, ma anche Harry si sentiva molto soddisfatto delle sue prestazioni.
   “Trasferiamoci nella Sala degli Allenamenti, vi aspetta la prova finale!”
   L’Istruttrice virgolettò con le dita le ultime due parole, lasciandosi trasportare da un entusiasmo forse eccessivo. Nella grande stanza con il pavimento di legno li aspettava un arazzo che copriva circa la metà di una parete e che rappresentava un piccolo lago montano dall’acqua pura; al centro una ragazza era cristallizzata in una danza, le mani rivolte al cielo e il sorriso sulle labbra. Alla sua destra un giovane vestito di bianco ammirava il proprio riflesso nell’acqua.
   “A prima vista cosa vi sembra?” chiese la Shacklebolt.
   “Un disegno babbano” rispose con semplicità Ron. “Le figure se ne stanno lì impalate!”
   “E’ un arazzo” sentenziò la Fletcher con l’insopportabile tono di chi mette i puntini sulle i.
   “Un arazzo babbano” replicò Ron incrociando le braccia ed evitando di guardare Ella.
   “Quelli sono Eco e Narciso” disse Roger Davies tra lo stupore generale. “Eco era una Ninfa delle montagne, di cui Zeus si servì per distrarre la moglie mentre lui, beh… sì, si divertiva con qualcun'altra. Quando Era se ne accorse le tolse la parola ed Eco fu costretta per sempre a ripetere solo le ultime parole che ascoltava. Non poté mai confessare il suo amore a Narciso e si consumò fino a che di lei non rimase che pura voce tra le montagne.”
   Hannah e Kiky sospirarono come due gatte in calore, mentre Ella finse di vomitare.
   “Amico, dove le hai imparate certe stupidaggini?” chiese Micheal con l’aria schifata.
   “Mia madre è Nata Babbana, stupito idiota, mi ha raccontato i miti classici e…”
   “Basta così, Davies. Grazie” la Shacklebolt interruppe la discussione sul nascere. “Andiamo un pochino oltre la storia della nostra povera Eco?”
   Tutte le Reclute si avvicinarono di un passo all’arazzo, come se la vicinanza potesse fornire loro informazioni che da lontano erano sfuggite. Nott tentò un Aparecium, giusto perché l’Istruttrice aveva detto loro di usare come primo approccio quell’Incantesimo; esattamente come si era aspettato, non successe nulla. Prima Micheal poi Ella sondarono la superficie dell’arazzo per capire se ci fosse qualche sorta di Trappola, ma dopo qualche minuto decretarono che fosse sicuro provare un Incantesimo di livello superiore. Harry fece un passo avanti e tentò davanti a tutti i suoi compagni il movimento che aveva visto fare centinaia di volte durante la degenza al San Mungo.
   Specialis Revelio!
   Si concentrò sul potere che scorreva dalle sue dita alla bacchetta e si liberava come una scarica sull’arazzo davanti a lui; centinaia di piccole stelle fredde aderirono alla figura della Ninfa, di Narciso, del lago e delle montagne attorno e pulsarono una, due, tre volte, con intensità sempre maggiore. Le tinte del disegno cambiarono, si incupirono; l’acqua tramutò in acciottolato, le montagne divennero casette di un piccolo paesino, Narciso fu sostituito dalle vetrate colorate di una chiesa e la sagoma di Eco si rimodellò in quella di un monumento di metallo scuro. Quando le piccole stelle infine si spensero a Harry si mozzò il fiato.
   “Ecco la meta del nostro ritiro!” annunciò entusiasta la Shacklebolt; di nuovo si alzò il brusio eccitato dai suoi compagni, mentre riconoscevano la statua di un uomo spettinato e con gli occhiali, una donna con i capelli lunghi e un viso bello e gentile che teneva in braccio un bambino piccolo.
   Un piccolo bambino, felice e senza cicatrice.
   “Oh mio Dio, andremo a Godric’s Hollow!”
   La voce squillante di Hannah sembrò arrivare da un altro pianeta. Harry non sapeva cosa dire, non riusciva nemmeno a togliere lo sguardo dall’arazzo; si era chiesto se la scelta delle date del ritiro avesse un qualche significato, ora sapeva che ne aveva uno ben preciso. All’improvviso sentì quella sensazione, come di uno spiffero che entrasse da una finestra lasciata aperta; si voltò di scatto, incontrando lo sguardo di Kiky che lo osservava inespressiva dall’altro lato della sala.
   Sta fuori dalla mia testa!
   Chiuse quella finestra con rabbia e per la prima volta fu certo di aver praticato un po’ di Occlumanzia decente. Fece appena in tempo a vedere lo sguardo deluso di Kiky prima di voltarle le spalle.
 
 
 
Di nuovo la Tana
 
   Harry si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò di peso. Quando lui e Ron erano tornati a casa avevano trovato due lettere, una di Ginny e l’altra di Hermione; scrivevano sempre in coppia, quelle due. Harry aveva messo da parte la propria: non credeva ci fosse scritto niente di ché, ma era sicuro di non volerla leggere davanti ad anima viva, non quella sera almeno. Aveva atteso con pazienza il termine della cena e una bella doccia calda, poi, non sapendo dove altro andare per avere un po’ di intimità, si era infilato in una delle poche camere libere della casa: quella di Ginny.
   Forse, doveva ammetterlo con sé stesso, non era stata la scelta migliore, ma ormai era lì e tanto valeva darsi una mossa. Accese una lampada con un colpo di bacchetta e si sistemò con cautela sul letto di Ginny, aprì la lettera e sorrise alla calligrafia disordinata della sua ragazza.
 
   Ciao Harry,
   come stai?
   Oggi ho tenuto la mia lezione di Difesa, devo dire che è andata bene. Ti avevo scritto su cosa la stavo preparando? Incantesimi, Pozioni e altri piccoli rimedi di automedicazione in casi, beh sì insomma, in battaglia, diciamo così. Sono quasi tutte cose che mi ha insegnato la mamma, le abbiamo usate parecchio nell’ultimo anno. La Ellis è stata molto contenta, mi ha dato addirittura una E!
   Naturalmente Daphne Greengrass ha commentato che era una lezioncina che poteva farci anche Madama Chips. E’ insopportabile, mi ricorda molto Malfoy ai tempi d’oro, sai? Non manca un’occasione per rompere le scatole. Pare sia convinta che noi tre le abbiamo rubato la sorella. Nessuno le ha detto che Astoria ha un cervello pensante? Non l’abbiamo certo portata via di peso dalla Sala Comune di Serpeverde. Una di queste volte mi stufo e le rifilo una Fattura Orcovolante delle mie. L’altro giorno ha incrociato Hermione in bagno e ha fatto letteralmente eruttare il suo gabinetto – Hermione ha dato di matto e per poco non l’ha Schiantata. Poi si è ricordata che è Caposcuola e adesso Daphne è in punizione con Gazza.
   E dire che Hermione non è nemmeno sicura che Astoria le vada a genio, anche se devo dire che ultimamente sembra si sopportino un po’ di più.
   E’ strana, Astoria. Sempre così compassata, tutta un ci mancherebbe e un ti dispiace se. Sembra che abbia una scopa perennemente infilata su per il… beh, ci siamo capiti. Eppure ci prova, sai? Ce la mette tutta per rendersi simpatica. Ieri ha addirittura fatto una battuta; Luna si è quasi soffocata dal ridere.
   A proposito di Luna, continua a ricevere tonnellate di lettere da Rolf, ma insiste a dire che è un amico. Non si parla d’altro che del falco di Rolf, della bella scrittura di Rolf, di quella cosa divertente che è successa a Rolf in un rifiugio nella Foresta Nera… nemmeno io parlavo così tanto di te al terzo anno – quando mi ero completamente bevuta il cervello tanto mi piacevi.
   In mezzo a tutte queste chiacchiere da donna, c’è anche la partita di Quidditch che si avvicina! Sabato giocheremo contro Serpeverde – gli insegnanti si vogliono togliere la partita peggiore per prima, te lo dico io! Di certo non ci perdo il sonno, ma la mia prima partita da Capitano, eh… mi agita! Sto facendo degli allenamenti supplementari ad Abercrombie e a McDonald, ma per il resto direi che ci siamo. Dean sembra rinato: deve aver fatto pace con Seamus, perché adesso li vedo di nuovo sempre insieme a ridere e scherzare. E’ un vero sollievo, credimi.
   Ah, l’ultimo fine settimana di ottobre andiamo a Hogsmeade! Riuscirete a venire, vero? Non vedo l’ora di abbracciarti, Harry.
   Occhi sempre aperti, Potter.
   E pensami!
   Gin
 
   Harry si appoggiò la lettera sullo stomaco e sospirò rumorosamente. Aveva fatto bene ad aprire la lettera da solo. L’ultimo sabato di ottobre era il trentuno. Tempismo perfetto, non c’è che dire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di Gin
Santo Cielo, sono in un ritardo imperdonabile.
Teoricamente ero in ferie, praticamente ho preso l’influenza più ostinata che mi sia mai capitata e ho passato l’ultima settimana come uno zombie.
Detto ciò, la storia mi sta richiedendo una certa cautela e un certo studio, confido nella vostra pazienza e comprensione!
 
Ho messo insieme diversi pezzetti di vita quotidiana e diverse voci.
Con la McGranitt abbiamo chiuso il capitolo Draco, almeno per il momento. Con un piccolo riferimento ad un altro personaggio, se l’avete colto ;)
Hermione sta vivendo una fase decisamente sopra le righe per le lei – non che gli Zuccotti di Zucca siano chissà quale trasgressione! Ma sta reagendo in modo decisamente particolare al post guerra e alla vita senza Ron e Harry.
Nel frattempo il povero Harry tranquillo non ci può stare: cento punti alla brillante idea della Shacklebolt sulla meta del ritiro. La cosa porterà un certo scompiglio, e non solo per Harry.
Prima che lo dica qualcun altro, sì, la descrizione della statua dei Potter è una citazione letterale da “I Doni della Morte”, mi sembrava un bell’omaggio e un buon richiamo per gli accaniti fan come la sottoscritta.
 
Giuro sto già lavorando al prossimo capitolo – anzi una parte è già scritta.
 
Grazie di cuore come sempre a chi legge e leggerà e soprattutto a chi mi lascia le sue opinioni!
 
Smack
Gin
   
 
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