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Autore: Axel Knaves    05/03/2018    1 recensioni
Un patto di sangue involontariamente stretto e un'invocazione fatta per scherzo, portano Eva Rossi a condividere il suo appartamento con Helel (a.k.a. Lucifero) e Azrael (a.k.a. Morte).
Ma cosa potrebbe mai andare storto quando condividi la vita e la casa con la Morte, che entra nei bagni senza bussare, e il Diavolo, che ama bruciare padelle?
Eva non potrà fare altro che utilizzare le sue armi migliori per sopravvivere a questa situazione: il sarcasmo e le ciabatte.
~Precedentemente intitolata: Bad Moon Rising e Strange Thing on A Friday Night
~Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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[7]» Dove il fiume Sfortuna ha inizio «[7]


3rd POV

La pietra grigia, da cui era ricavata la sala, era lavorata a mano e i segni degli scalpelli ancora riflettevano la luce rossa che entrava dalle due alte e strette aperture nella parete, posizionata alle spalle del trono, e davano alla Sala del Trono quella penombra rossa cremisi per cui tutti la conoscevano.
La sala privata da ogni traccia di mobilio, a parte il trono solitario situato nell’esatto centro; era lo specchio esatto del minimalismo e dell’egocentrismo che caratterizzavano il suo creatore.
Il trono, che non era della stessa pietra grigia maculata della sala, era stato ricavato da un blocco di ossidiana lavorata a mano; il colore lucido e la forma imponente, che frastagliavano il rosso della luce esterna, incutevano tra i demoni minori un forte senso di rispetto e paura. Inoltre, non c’era nessuno che pensasse il contrario nei tre regni celesti, l’ossidiana del trono era una rappresentazione perfetta del Signore e Padrone di tutti i diavoli: un essere elegante e regale ma tagliente e letale allo stesso tempo.
Helel era sempre stato innamorato di quel trono.
Ma ora, dopo millenni, quel posto era occupato da qualcuno che non era Helel; da qualcuno che non si poteva rispecchiare in quel materiale così grezzo ma reale. Qualcuno che rendeva tutto il pregio e l’impegno, posti nel trasformare quella sala spoglia nell’esaltazione per eccellenza di uno dei Quattro Fratelli, solamente un mero miraggio. 
Nascosto nell’ombra, codesto demone, aveva finalmente occupato il trono che riteneva di diritto suo, ma ancora non gli bastava; la sua vendetta era solamente all’inizio.
Il demone era seduto, con sguardo perso sul pavimento di roccia; una mano a sostegno del mento, l’altra stretta attorno al bastone di argento che lo riconosceva come sovrano di quel Regno Celeste. La coda, che finiva a punta, era così lunga che scivolava giù dal trono ed arrivava a qualche centimetro dal terreno; i due corni erano asimmetrici: quello ancora intero era più corto rispetto a quelli di molti altri demoni, non più lungo di una spanna, e di quello infranto ne era rimasto un piccolo quarto; la pelle era di un rosso scuro, quasi dello stesso colore del sangue degli umani.
Colui si faceva identificare come Erezel, il demone protettore delle porte dell’Inferno.
Erezel era stato il demone a cui era stato affidato il compito di istruire Helel al ruolo di Monarca dell’Inferno; ma ben presto il demone sfregiato aveva compreso quanto l’angelo dai capelli neri mancasse degli elementi essenziali per essere il capo che l’Inferno meritasse: non era subdolo con le anime, era magnanimo. 
Non era crudele, era compassionevole. 
Era un angelo a cui era stato imposto quel lavoro, non era un diavolo.
Erezel aveva così iniziato ad odiare gli angeli: si era sentito tradito da quella razza nel momento stesso in cui avevano deciso di dichiarare Re quel ragazzino rammollito e non lui, forte e potente guerriero che aveva protetto gli altri reami dalle invasioni di anime peccatrici!
Erezel da quel momento aveva iniziato a tramare la sua vendetta proprio come una ragno tesse la sua tela: all’interno della casa degli angeli stessi. 
Aveva iniziato a manipolare la mente del giovane Helel, iniziando a fargli credere che i suoi famigliari e gli altri angeli lo ritenessero inutile, diverso, un morbo e che lo avessero messo a capo dell’Inferno per riuscire a sbarazzarsene.
Erezel sapeva di avere pochi burattini nelle sue mani ma era deciso di utilizzarli tutti; finché non sarebbe stato il momento di eliminare quelli più deboli, per sempre.
I fili che tenevano Helel legato si muovevano, in modo preciso e millimetrico, ad ogni gesto del suo maestro: Erezel gli installò il dubbio di essere considerato la pecora nera dalla sua stessa famiglia, Helel la diseredò;  Erezel gli disse che gli altri demoni non lo consideravano degno del trono poiché espansivo e caloroso, Helel prese un comportamento freddo, superiore e menefreghista; e fu proprio quando Erezel fu pronto ad installargli dentro l’idea di una guerriglia –per attaccare le porte del Purgatorio e risalire fino alla cima del Paradiso – che il giovane improvvisamente scomparve.
Il demone sfregaiato aveva festeggiato appena gli avevano dato la notizia: ora non c’era più nessuno tra lui e il trono, i suoi piani si sarebbero finalmente compiuti in poco tempo.
Ma ad un mese dalla scomparsa del giovane dai capelli neri e gli occhi bianchi, Erezel era sorpreso di quanti ancora fossero fedeli al loro Signore e Sovrano Helel.
Se da una parte c’era i demoni a lui totalmente fedeli – che avevano già iniziato a creare sommosse vicino al Purgatorio, quando lui aveva sparso la voce che l’assenza di nuove anime nell’Inferno era causata degli angeli – dall’altra c’era la maggior parte della popolazione demoniaca che non si sarebbe mossa senza il diretto ordine di Helel.
Il nuovo occupante del trono aveva, così, dovuto fingere di essere preoccupato per il benestare dell’Angelo ed era stato costretto a mandare demoni in perlustrazione sulla Terra.
Non sapeva ancora, però, che la risposta a tutti i suoi problemi si stava avvicinando proprio in quel momento alle porte della Sala del Trono; ed era proprio uno di quei demoni che pensava di aver mandato inutilmente sulla Terra.
Dove l’interno dell’importante Sala del Trono era stato lasciato grezzo con i colpi di scalpello ancora visibili, l’esterno era stato lavorato finemente.
La volta del lungo corridoio, che collegava le stanze di quel piano, era liscia e di un colore argentato che permetteva alla luce rossa naturale – lasciata scorrere all’interno del Palazzo Infernale attraverso le sottili fessure lungo la parate, che dava sulla selva delle anime dei morti suicidi – di essere riflessa e illuminare il lungo disimpegno senza la necessità di qual si voglia lampada.
L’unico vero mobilio dell’androne argentato erano le guardie armate, che rimanevano più impassibili di una qualsiasi amadia.
Esse erano tutte vestite uguali: contro la pelle rossa avevano una una corazza in stile vichinga dello stesso colore dell’oro arrugginito, che gli copriva spalle, petto, torso e fino al ginocchio. Stretta alla vita; dalla cintura di pelle pendeva una spada con lama larga e lunga; mentre stringevano nella mano destra una lancia argentea e nella sinistra uno scudo dello stesso colore dell’armatura.
Fu la guardia conosciuta nel Regno con il nome di Tridel, la prima a scorgere il giovane demone che stava avanzando verso il portone: la guardia lo riconobbe come uno dei demone che era partito per cercare Helel, con l’ultimo gruppi di ricognitori, un paio di giorni prima.
Dove il giovane era un demone comune come molti altri, Tridel era l’esatto opposto: infatti, era l’unico demone senza corna ed l’unico demone che era accanto ad Helel da ancor prima che questo fosse messo sul trono. 
Cosa aveva di così speciale questa guarda, vi starete chiedendo? Essa era il solo essere metà demone e metà umano: molti millenni prima un demone, un po’ “vivace”, si era fatto prendere la mano con un’umana, mentre era in ricognizione sulla Terra, e non sapeva che nel violentarla l’aveva lasciata in cinta.
Tridel era nato senza corna e coda, simbolo della sua parte umana, ma con la pelle del distinto rosso scarlatto dei demoni infernali. La madre aveva cercato di ucciderlo quando ancora il piccolo era in fasce ma venne fermata dalla madre dei Quattro Fratelli, Malika; la donna prese con sé il piccolo e lo accolse in casa quando i Quattro Fratelli erano ancora dei bambini.
Tridel non si era mai dimenticato di come quella donna gli avesse donato la vita che stava vivendo e così, quando ella gli aveva chiesto di occuparsi del figlio che sarebbe sceso nell’Inferno, lui aveva chinato il capo e aveva seguito Helel come sua guardia personale.
Qui il giovane aveva dovuto assistere, inerme, alla trasformazione di Helel in una persona che non era lui: Tridel aveva provato a far ragionare l’angelo, ma questi lo aveva etichettato solo come un’invidioso del suo titolo.
Il semi-demone, tuttavia, non aveva ancora perso la fiducia che un giorno sarebbe riuscito a rivedere il suo amico d’infanzia.
«Presentati ed elenca i motivi per cui ti stai avvicinando alla Sala del Trono!» Esclamò Tridel alzando lo scudo e puntando la lancia al giovane che si stava ancora avvicinando.
Per quanto Tridel odiasse Erezel per come aveva manipolato Helel e lo avesse trasformato in suo burattino, egli era l’attuale sire del Regno e lui aveva il dovere di proteggerlo con la vita.
«M-M-Mi chiamo Alioti» disse il giovane demone stringendosi nella sua giacca di pelle, che aveva rubato sulla terra. «Sono qua per riportare le mie scoperte al nuovo Sire».
Tridel osservò un attimo il giovane. Non poteva avere più di centocinquanta anni, la pelle era di un dolce color fragola; le corna, che stavano ancora crescendo, erano già più lunghe del corno di Erezel e la coda era avvolta attorno a una gamba, segno che era impaurito della lancia puntatagli contro.
Era vestito in modo umano con un paio di jeans, una maglietta e una giacca di pelle.
«Se come gli altri ricognitori non hai scoperto nulla, ti consiglio di andartene giovane Alioti». Gli consigliò la guardia. «Non vorrei sentire Erezel urlare un’altra volta e uccidere un altro giovane demone».
Alioti inghiottì rumorosamente, totalmente terrorizzato all’idea dell’ira di Erezel rivolta verso di lui.
«Credo che quello che ho scoperto, il grande Erezel, lo voglia sentire». Disse Alioti cercando di parlare con tutto il coraggio che aveva, ma il tono rimase comunque di un’ottava superiore rendendolo molto simile a una ragazza isterica.
Tridel abbassò la lancia nello stesso momento in cui un suo sopracciglio scattò verso l’alto. Che il giovane stesse proprio intendendo ciò che pensava stesse dicendo?
«Mi vorresti far crede che sei riuscito a trovare delle informazioni sul nostro Signore e Padrone, Helel?» Chiese scettico come quella volta che Mikael aveva scommesso di riuscire a batterlo.
Tridel voleva darsi uno schiaffo: doveva smetterla di pensare a quella donna. Sì, Mikael aveva una bellezza angelica mischiato a una prontezza e combattività degni del miglior combattente dei Quattro Regni; ma sapeva benissimo che tra lui e l’angelo non sarebbe mai potuto esserci nulla.
Eppure il suo cuore, dopo millenni, era ancora di quella donna dai capelli bianchi.
La guardia venne riportata alla realtà, dal brusco rumore che una Converse di Alioti fece contro il pavimento; quando questi postò il peso da un piede all’altro.
«Non delle “informazioni”», lo corresse Alioti, con un sorriso beffardo; finalmente si sentiva più a suo agio in quel posto. «Sono riuscito a trovare il Padrone Helel, stesso».
La mandibola di Tridel quasi cadde ed egli notò, con la coda dell’occhio, come anche le altre guardie ebbero sgranato gli occhi all’affermazione del ragazzo.
Con due veloci falcate la nostra guardia preferita aprì la porta della Sala del Trono.
«Erezel è appena tornato un altro ricognitore!» Esclamò eccitato Tridel. Si tratteneva dall’urlare di gioia, per il ritrovamento del suo amico, solo perché era sul posto di lavoro ed Erezel non apprezzava certe manifestazioni emotive.
Erezel staccò gli occhi dal pavimento di pietra e li fissò sulla guardia con sguardo stanco che, nel momento in cui notò l’eccitamento del semi-demone, si tramutò in uno sguardo indagatore.
Tridel era sempre stato il vero ostacolo nel piano del demone albino.
Il legame che legava il giovane semi-demone con il Signore dell’Inferno era molto più profondo e forte di quanto avesse mai pensato: seppur essere riuscito a far incrinare ad Helel il rapporto che aveva con la famiglia, il rapporto che il giovane sovrano aveva con la sua guardia di fiducia era rimasto quasi intatto.
Perciò se quella stessa guardia ora sembrava così euforica, non poteva significare altro che qualcuno era tornato portando informazioni su Helel stesso.
Erezel stava iniziando ad odiare tutte queste inaspettate sorprese: avrebbero potuto posticipare il suo piano anche di migliaia di anni, se non avessero smesso di arrivare.
«E perché il ritorno di un ricognitore dovrebbe essere portatore di cotale buon umore?»  Domandò allora l’albino, infastidito.
Quello stupido semi-demone non sapeva proprio contenere la sua parte umana. Pensò disgustato Erezel.
«Dice di avere localizzato Helel!» Esclamò, sul punto di scoppiare, Tridel. La guardia non era un essere da lasciarsi governare dalle emozioni, eppure in quella situazione non riusciva proprio a trattenerle.
Helel era stato trovato!
Tridel avrebbe raccolto più informazioni possibili e poi sarebbe volato al Purgatorio ad informare Mikael… Non che la guardia stesse utilizzando la situazione per poter rivedere e parlare con la donna… Ma non era colpa sua se la sorella era proprio quella più legata ad Helel, no?
Erezel avrebbe voluto urlare a quell’informazione. Se fino a quel momenti la maggior parte dei demoni erano rimasti leali ad Helel, e del Sire dell’Inferno non si avevano informazioni, ora nessuno gli avrebbe più prestato orecchio.
Il suo piano, che fino ad allora aveva proceduto senza problemi, rischiava di andare in fumo e tutto per colpa di un ricognitore.
E, ovviamente, perché la sfortuna non gli bastava, non poteva neanche uccidere il ricognitore e farlo passare come uno degli altri demoni assassinati: Tridel sapeva che cosa aveva scoperto.
«Fallo entrare», ordinò l’usurpatore. «Voglio conferire con lui».
Tridel fece spazio e il giovane Alioti sgusciò nella Sala del Trono.
La guardia si inchinò e richiuse la porta alle sue spalle, appena Erezel le fece segno di andarsene. Appena ebbe chiuso la porta, comunque, incastonò il suo orecchio contro di essa; cercando di origliare al meglio possibile la conversazione che si sarebbe tenuta in breve tempo dall’altro lato.
«Perciò hai trovato il nostro Signore scomparso?» Chiese il demone mono-corno. «Tutto da solo?» Aggiunse scettico dopo aver studiato il giovane che aveva davanti.
«In effetti “da solo” non è la definizione giusta, Sire». Rispose Alioti abbassando gli occhi a terra, la coda si era attorcigliata attorno a una gamba; segno distintivo di quanto fosse a disagio in quella situazione. «È stata presente molta fortuna nel mio viaggio sulla Terra».
«Spiegati giovane ricognitore! Non ho tutta l’eternità da passare qua a parlare con te!» Abbaiò Erezel, andandosi a massaggiare le tempie. Perché era circondato da così tanti idioti nella vita?
Alioti saltò sull’attenti all’ordine di Erezel, la coda si strinse dolorosamente attorno alla coscia da quanto era impaurito. Erezel poteva non essere il Signore delle Lande Rosse, ma in tutto il regno era conosciuto per essere un assassino senza rimorsi.
«Mentre perlustravo il settore che mi era stato affidato», raccontò il giovane, «ho visto gli Arcangeli Mikael e Gavriel. Essendo che trovavo il fatto strano, ho deciso di seguirli a una distanza di sicurezza. Questi mi hanno portato a uno di quegli strani stabili che gli umani utilizzano per vivere. Helel vive lì ora, con un’umana…»
Alioti si interruppe non sapendo se doveva raccontare, o no, ciò che aveva visto.
«Continua». Ordinò Erezel, sentendo l’esitazione del demone. «Cosa c’è che non mi vuoi dire?»
Il giovane inghiottì a vuoto per l’agitazione.
«Sire, io credo… Ecco… Penso che l’umana possa aver stregato il nostro Signore con un qualche incantesimo e averlo fatto suo schiavo».
Erezel aggrottò le sopracciglia, non comprendendo ciò che il giovane aveva tentato di dirgli.
«Elabora la tua affermazione».
Alioti spostò il peso da un piede all’altro, sentiva il sudore freddo scendergli dalla fronte.
«Vede il comportamento che aveva il nostro Signore nei confronti di questa certa umana non era quello conosciuto e venerato da tutti», spiegò, «era… umano. Il nostro grande Re era soggiogato ai voleri di questa umana e ai suoi bisogni carnali; sia fisici che alimentari. Era come se Helel fosse posseduto da questa donna».
La mandibola dell’usurpatore si strinse. Millenni a passare a fare il lavaggio del cervello e tutto il suo lavoro era stato mandato in fumo da una stupida, ridicola, insignificante, umana?! Millenni che la parte umana di Helel dormiva assopita nella mente del Re e ci era voluta solo una donna che gli mostrasse “amore” per farlo tornare a come era all’inizio del suo regno?!
Però, pensò poi il diavolo sul trono, questo potrebbe facilitare i miei piani… Se facessi credere che quell’umana ha davvero Helel sotto un incantesimo, e che l’umana è stata inviata dal Paradiso… Mi manca solo una prova da poter mostrare alla comunità demoniaca…
Erezel continuò a pensare per molti altri minuti, lasciando Alioti fermo e rigido a una decina di passi dal trono, finché non trovò la risposta che cercava. Quando i suoi occhi si posarono di nuovo sul giovane, il suo volto era distorto in un sorriso affettato.
«Dimmi, giovane demone», ordinò con voce soave, «secondo te, sarebbe giusto assumere che, se davvero il nostro Signore è impossessato, l’unico modo per liberarlo è uccidere l’umana che lo ha stregato, giusto?»
Alioti si morse le labbra guardando il diavolo che aveva davanti. Se davvero ciò che aveva visto era stato frutto di una stregoneria e il suo Sire era davvero forzato a comportarsi così – anche se una parte del suo cervello ammetteva l’idea che quello fosse Helel, senza nessun possedimento – allora…
«Sì».

 

»Angolo Autrice«

Ordunque, sono viva XD Sotto quale pietra mi ero nascosta in questo periodo? Beh, sotto a molte a dire la verità :3
Infatti ho finito il periodo di sessione e sono andata a trovare mia sorella per una decina di giorno. Lì a causa di un forte raffreddore e della febbre (sì, bellissime vacanze, lo so >.> In compenso io e mia sorella ci siamo ammazzate di Just Dance XD) mi è venuto un assillante blocco della scrittrice T^T
Così ho dovuto riscrivere questo capitolo per la bellezza di 3 volte poiché non mi stava piacendo affatto...
Infine, avendo trovato una beta, sia lodata quella donna, gli ho spedito il capitolo e lo abbiamo cercato di correggerlo al nostro meglio.
Ed eccomi qua! Primo capitolo davvero serio di questa storia, presenta il cattivo della situazione: Erezel. Un demone con qualche para di troppo e una meganomalia che Helel levati propio.
Si fa la conoscenza di Tridel inoltre, personaggio che all'inizio non era in scaletta, ma che sono felice di aver creato, mi diverto troppo a scrivere di lui quando pensa a Mikael <3.
Cosa accadrà ora ad Eva che è presa di mira da Erezel, il piano del malvagio demone funzionerà? Per scoprirlo rimaete sintonizzati su questo canale!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che avrete la pazienza di aspettare il prossimo (io e la mia beta cercheremo di essere il più veloce possibili, tra una lezione una lezione universitaria e l'altra) :*
Al prossimo capitolo!

Axel Knaves

   
 
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