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Autore: LilyBennet    07/03/2018    3 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy sono follemente innamorati. O almeno così sembra.
Ai due è stata sbadatamente somministrata una pozione d'amore, che finisce per avvelenarli entrambi e causargli dei brutti effetti collaterali. Con il viso di un sinistro color viola lei, e delle disgustose pustole verdi su tutto il corpo lui, si ritrovano a condividere la stessa sorte ad appena un letto di distanza, separati da una sottile tendina dell'infermeria. Non ci vuole molto a capire cosa abbia spinto i due eterni nemici ad agire in un modo così insolito, ma ormai il danno è fatto, e tutta Hogwarts li ha visti girare mano nella mano e scambiarsi tenere effusioni.
In una scuola dove niente rimane segreto troppo a lungo, i due caposcuola si ritrovano a dover far fronte a pettegolezzi di ogni genere, fidanzati gelosi, e rivalità tra case che perdurano da secoli.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Dean/Ginny, Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Malfoy mangiava lentamente l'aringa affumicata nel suo piatto, lanciando occhiate preoccupate in direzione di Hermione.

No, no, stava diventando pazzo.

« Un colpo da maestro » disse Theo ridendo.

Draco borbottò qualcosa.

« Guardatela, è così abbattuta ora »

Effettivamente, la Granger aveva l'aria di qualcuno sull'orlo delle lacrime.

Draco preferì evitare di guardare la ragazza troppo a lungo, terrorizzato dalla preoccupazione di confermare i suoi sospetti.

« Chissà quanto si è sentita felice all'udire che le restituivi ben venti punti » valutò Daphne ridacchiando.

Oh, Draco sapeva perfettamente quanta gioia avesse provocato quel suo gesto, e dopo averla cercata e trovata nel suo sogno, aveva fatto molta fatica a riprendere sonno.

Malfoy guardò in tralice Pansy, seduta accanto a Millicent e Vincent Tiger, tenere le mani unite come in una preghiera e fare respiri profondi: avrebbe fatto anche lui la stessa fine? Gli sarebbe stato imposto di scambiare quotidianamente gufi con uno psicanalista, com'era accaduto alla ormai ex pazza di Hogwarts?

« E pensate a quanto abbia desiderato sparire quanto Piton glieli ha sottratti tutti... più altri cinque »

Draco commise un errore madornale: sollevò lo sguardo verso la Granger, incrociando per un attimo quello della ragazza. Si sistemò la cravatta della divisa, sentendola stringersi attorno alla gola.

Ricominciò a mangiare in silenzio, questa volta non osando alzare gli occhi dal piatto, mentre al suo fianco i suoi amici ridevano di gusto.

« Però Piton non è stato abbastanza severo! » protestò Daphne « costringerla in biblioteca non è una vera punizione per lei... farlo a uno come Tiger lo sarebbe, insomma, guardatelo »

La Greengrass, Theodore e Zabini si voltarono all'unisono verso il Serpeverde corpulento – Malfoy, invece, non batté ciglio.

Vincent Tiger, forse in un disperato tentativo di far finalmente colpo su Pansy, si era unito alla meditazione mattutina della ragazza; seduti nel posto accanto, Millicent e Goyle si guardavano come se fossero stati entrambi colpiti dal medesimo lutto.

Quando Zabini riprese a mangiare i suoi fagioli ridacchiando per la scena, i suoi occhi scuri studiarono con preoccupazione il rampollo di casa Malfoy.

« Sembri turbato » valutò infatti.

I suoi amici lo osservarono con lo stesso cruccio di Blaise, e Draco non ricordò di essersi mai sentito tanto a disagio.

« Che occhiaie orrende » commentò Daphne « ma un infuso di petali di violetta dovrebbe farle sparire »

« Non mi spalmerò in faccia quella robaccia » replicò stizzito il biondo.

Avendo capito di non poter più fare colazione in santa pace, Malfoy preferì alzarsi e avanzare quasi tutta la sua aringa – tanto avrebbe potuto trafugare la cucina, gli elfi domestici si sarebbero strappati le vesti dalla gioia di averlo lì e poterlo servire di persona.

« Robaccia?! Mi è costata trentasette galeoni! » strepitò indignata la Greengrass.

« Ma insomma, va bene che non sei mai un eccesso di simpatia a quest'ora, ma adesso hai davvero un caratteraccio! » disse Zabini all'amico.

« Che la Granger gli abbia attaccato per davvero qualcosa? » domandò Theo ai due Serpeverde ancora seduti, non abbastanza a bassa voce perchè Draco non lo udisse.

Al biondo, infatti, si rizzarono i peli sulla nuca all'udire quel nome. Si voltò verso i tre alunni, che adesso lo studiarono con inquietudine – spaventati dall'idea che Malfoy potesse avere per davvero i giorni contati – con uno sguardo allucinato e la bocca semiaperta.

Un gruppetto di bambine del primo anno della sua stessa casa lo raggiunsero come uno sciame, ridacchiando e parlottando tra loro in un rossore emozionato unico. Draco le squadrò tutte da capo a piedi con un sopracciglio alzato.

Una ragazzina dai capelli neri e i tratti asiatici, probabilmente la capetta di quella cricca di undicenni, fece un passo avanti coraggiosamente; lo guardava dal basso verso l'alto, e le dita intrecciate tra loro dietro la schiena la facevano quasi sembrare un angioletto.

« Caposcuola Malfoy? » parlò con voce acuta.

Le amiche dietro di lei starnazzarono agitate.

« Sì? Cosa volete? » domandò il ragazzo senza mezzi termini.

Le bambine più lontane da lui si sussurrarono qualcosa nell'orecchio, e la leader del gruppetto si girò per cercare appoggio e supporto morale da tutta la squadra.

« E' vero che tu e la caposcuola Granger siete amichetti? » gli chiese dondolandosi sui suoi stessi piedi.

In lontananza, un ignaro Wayne Hopkins, stava uscendo dalla sala Grande. Draco seguì il suo saltellante ciuffo biondo scuro fino al portone con un'espressione carica di astio.

« Caposcuola Malfoy? » lo richiamò la bambina « dunque è vero? Siete fidanzati? »

« Ooooh » tubarono le altre amiche, sospirando sognanti.

« Cosa? No! » smentì indignato il biondo.

Lanciò un'occhiata all'ingresso, doveva sbrigarsi a liquidare quel branco di bambocce, o Hopkins gli sarebbe sfuggito.

« Davvero? Abbiamo sentito dire da... »

« Balle. Tutte balle » la zittì malamente Malfoy « e non provate a spacciarle per vere, o farò in modo che nessuna di voi tre riesca mai a trovare un buon partito di ragazzo »

Si indirizzò verso l'uscita, ma la voce della capetta dai capelli neri lo raggiunse di nuovo.

« Ma... »

« Un'altra parola a riguardo e vi tolgo venticinque punti a testa »

Bugia. Malfoy non avrebbe mai toccato il conteggio degli smeraldi di Serpeverde – o se proprio si fosse rivelato necessario farlo, avrebbe fatto sì che le altre case venissero penalizzate maggiormente per fesserie – ma questo ovviamente non poteva dirlo, e le bambine si ammutolirono spaventate, fuggendo via in preda al panico.

 

 

Il suo passo era svelto e rumoroso. Ad ogni gradino la suola delle scarpe picchiava contro la pietra della scala, e non gli ci volle molto per rintracciare il Tassorosso chiacchierone.

Wayne Hopkins si voltò con un'espressione rilassata, ma non appena scoprì di avere alle costole un Malfoy che mandava lampi, cominciò d'istinto a correre.

« No! Ti prego, non ho detto niente! » giurò.

Povero Hopkins: lui per davvero aveva tenuto la bocca cucita, ma con uno spergiuro talmente terrorizzato Draco non poté che prenderlo come un'inconfutabile prova di colpevolezza.

Nella sua mente passò in rassegna ogni genere fattura da scagliare, alla ricerca della più fastidiosa e umiliante.

Il Tassorosso inciampò nei suoi stessi piedi e cascò a terra con un tonfo. Continuò a indietreggiare sui gomiti e a scongiurare il caposcuola di risparmiarlo, ma vedendolo sempre più deciso a lanciargli contro qualcosa, prese a chiedergli di, quantomeno, scrivere ai suoi genitori per comunicargli che li avesse sempre amati.

Malfoy sollevò la bacchetta, e un lampo giallo acido colpi il tasso allo stomaco.

 

Era vivo, quindi ciò significava che Malfoy non aveva davvero intenzione di fargli la pelle. Wayne fece un respiro profondo, e guardò negli occhi colui che l'aveva risparmiato.

Voleva ringraziarlo, e per dimostrargli la sua infinita riconoscenza addirittura aiutarlo a scoprire chi fosse stato il vero pettegolo ma, non appena schiuse le labbra, un ripugnante lumacone verde gli sgusciò fuori dalla bocca.

 

 

 

 

Tutti i Corvonero erano d'accordo sul fatto che fosse strano che Harry Potter si fosse diretto in tutta fretta nella camera di Padma Patil, e che quest'ultima avesse sigillato la porta con qualche incantesimo strano cercato in biblioteca, ma essendosi convinti che i due avessero semplicemente raggiunto un qualche accordo per espiare i loro bisogni, avevano preferito non ficcarci il naso.

Per una volta che Padma ci dava dentro con un ragazzo, nessuno aveva intenzione di precluderla al divertimento.

Peccato che la caposcuola avesse indetto quell'urgente riunione solo per poter sfogliare per prima i due tomi pescati dal reparto proibiti.

Sdraiata supina sul suo letto, “l'a-b-c del ladro di case” aperto le levitava davanti al viso olivastro.

Incantesimo per far sparire i proprietari di casa, ed evitare che qualcuno se ne accorga...

Incantesimo per seppellire i vecchi proprietari in giardino evitando gli odori...

Incantesimo per far svanire il sangue dalla moquette...

Come Padma stava appurando, esisteva una formula per ogni genere di orrore. Tranne che per trasformare una catapecchia in una discoteca.

« Oh » gemette demotivata la ragazza « è così frustrante! Ti prego, dimmi che su quel coso si dice qualcosa di più utile »

Harry, sul letto di un'altra Corvonero, stava sfogliando svogliatamente “L'abusivo: tutto su come occupare una casa”.

« Per ora non molto »

La Patil afferrò malamente il libro stregato per poggiarlo senza alcuna delicatezza sul copriletto e stendersi a pancia in giù.

« Ammettiamolo, Harry: non ce la faremo fai a organizzare questa festa » sospirò delusa la bruna.

Le pagine ingiallite dal tempo crepitavano al minimo tocco della ragazza, i cui occhi scuri scorrevano febbrilmente alla ricerca di un qualcosa che potesse farle da tornaconto.

« Abbiamo finito di festeggiare » commentò cupamente il Grifondoro.

Padma si stropicciò gli occhi stancamente, pensando a quanto avesse errato ad accettare di tentare quella sfida.

Davvero poco saggio, per una Corvonero, gettarsi a pesce in un affare così assurdo.

« Harry, è così frustrante! » ripeté la Patil « “Incantesimi per far dimenticare a tutti di una casa”, “incantesimi per convincere un affittuario a non farti pagare la locazione”, “incantesimi di serratura: consentire l'accesso a pochi eletti” »

Sbuffò la ragazza.

Voltò ancora pagina, prima di rendersi conto di aver appena letto un titolo interessante.

« Qui c'è una fattura che impedisce alle persone di chiedere aiuto al ministero! » rise Potter, leggendo le parole sbiadite sulla pergamena ruvida.

« Oh santo cielo! » strepitò Padma.

« Sì, lo so, è assurdo »

« Questo me lo devo scrivere » disse sempre la ragazza, parlando tra sé e sé.

Harry sollevò un sopracciglio e la guardò perplesso.

« Vuoi far sì che nessuno corra a denunciarci? Pensi davvero che rischiamo così tanto? »

« No, cioè... se qualcuno ci sorprende certo che sì, ma io non stavo parlando della tua maledizione... anche se, ora che ci penso, sarebbe meglio scriversi anche quella per sicurezza » meditò la caposcuola, non pensando affatto alla sua collega Grifondoro.

« Senti qua » continuò sedendosi sul letto, accanto ad Harry « “questo anatema permette l'accesso solo a persone delegate da chi lo esegue.

L'accesso è consentito solo ai maghi e alle streghe con autorizzazione, o ai loro accompagnatori purché in presenza del delegato” »

Potter sorrise contento: avevano appena trovato la soluzione ad uno dei loro problemi.

« E' perfetto » disse soddisfatto.

« Ma c'è un ma... »

« Oh » esclamò Harry, il cui entusiasmo era stato malamente bloccato.

« Terribili conseguenze si verificherebbero se qualcuno cercasse di irrompere senza permesso. Non ci sono scritte quali ma, considerando che questo libro proviene dalla sezione proibita, non sono impaziente di sapere quali. Per quanto ne sappiamo si potrebbero perdere le mani, o chissà cos'altro »

Dal tono e dallo sguardo di Padma, Harry capì che gli stesse per venir chiesto qualcosa di molto spiacevole. Sospirò profondamente.

« Cosa vuoi che non faccia? » le domandò infatti.

« E' di vitale importanza che Hermione rimanga fuori da tutto questo » saltò al punto la Corvonero « è una bravissima ragazza e, quando non ci sono in gioco le regole scolastiche, è anche molto simpatica... ma in questo caso si sta prendendo il regolamento di Hogwarts e le leggi del ministero, le si sta accartocciando e le si sta per gettare nel cestino. Harry, sul serio, non devi farle capire niente, è molto pericoloso »

Harry Potter non aveva idea di come avrebbe fatto l'intero settimo anno di Grifondoro a dover convivere con la Granger e non lasciarsi sfuggire niente, ma sapeva per certo che nulla avrebbe mai dovuto raggiungere le sue orecchie.

 

 

 

 

Partita di quidditch Serpeverde contro Grifondoro, uno scontro non solo sportivo, bensì anche tra eterni rivali.

Harry Potter, con il cuore leggero per aver finalmente fatto un passo avanti con i preparativi della festa, faceva dei rilassati giri di campo. Inoltre, di ritorno dal dormitorio di Corvonero – dove, per motivi a lui sconosciuti, molti studenti gli erano andati incontro per dargli pacche colme di orgoglio maschile e complimentarsi con lui per delle sue misteriose “doti amatorie” – Ginny era stata talmente felice di udire di quella grande novità, da non riuscire a trattenersi e saltargli al collo per stampargli un bacio sulla guancia.

E adesso Harry non riusciva proprio a concentrarsi, soprattutto perché la rossa gli sfrecciava davanti in continuazione. Probabilmente nemmeno se il boccino d'oro gli si fosse schiantato in faccia sarebbe riuscito a prenderlo.

E sempre con la stessa probabilità, quella partita sarebbe durata un'eternità proprio perché nessuno dei due cercatori sembrava particolarmente in pista.

Dalla fazione verde-argento, Malfoy svolazzava con pigrizia qui e lì, gettando occhiate preoccupate agli spalti.

Il Serpeverde, infatti, manifestava i classici sintomi di uno stress post-traumatico – neanche a dirlo, proprio come era successo a Pansy non molto prima.

 

Pansy era seduta tra il pubblico con la sua fidata amica Millicent. Il suo psicanalista le aveva detto che, magari, una persona dall'ego smisurato come Draco Malfoy, si sarebbe sentito onorato al pensiero che lei, reduce da una recente e spiacevole permanenza al San Mungo, avesse compiuto un simile sforzo solo per lui.

Pansy seguiva con gli occhietti scuri il mago svolazzare pigramente lungo un lato del campo.

« Pansy, io vorrei andarmene » le disse Millicent, che non impazziva per il quidditch.

Inoltre la sua dieta a base di infusi le imponeva di bersi una tisana alla radice di bubotubero essicata e puzzalinfa zuccherata proprio a quell'ora: una brodaglia con il tanfo della morte, doveva riconoscerlo, e che ancora non l'aveva fatta rientrare in un vecchio paio di jeans attillati, ma la Bulstrode era sicura che prima o poi avrebbe fatto invidia.

« Pace, Millicent » sospirò l'amica « va' pure, io non ti fermerò, amica mia »

Malfoy, disgraziatamente, in quel momento guardò proprio nel settore delle due Serpeverdi – l'unico a non aver ancora passato al setaccio. Pansy pensò subito che il ragazzo stesse cercando proprio lei, e per un attimo la vecchia psicopatica fece ritorno.

« Millicent! » tuonò « guarda! Che ti dicevo? Mi vuole ancora! » starnazzò.

La sua mano saettò verso l'alto e salutò convulsamente il cercatore verde-argento, ma vedendo lo sguardo vuoto di Malfoy, la Parkinson capì di essere passata inosservata. Ritirò il braccio lentamente, non nascondendo l'espressione delusa.

Millicent Bulstrode temette di vederla alzarsi e cominciare a strillare per la disperazione, ma con immensa sorpresa, Pansy chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.

« Pace e amore. Il mio psicologo dice di non soffermarsi troppo su qualcosa che mi ferisce »

 

 

 

 

Dopo un intero pomeriggio passato in biblioteca a studiare, Hermione si disse di potersi concedere una piccola pausa e andare a controllare a che punto fosse la partita di quidditch, visto che aveva sentito molti studenti spettegolare a proposito di una contemporanea distrazione dei due cercatori.

Al quinto “Malfoy sta pensando a qualcosa che non è dorato e non vola” Hermione aveva ceduto alla tentazione e si era decisa ad abbandonare i libri su un tavolo – tanto quella stessa sera sarebbe stata lei a doverli riordinare a causa della punizione di Piton – e a verificare lei stessa questa fantomatica mancanza di concentrazione del biondo.

Ma non era stata fortunata: segno che la sua ultima lettura degli astri fosse sbagliata, e che in realtà avesse contro di sé qualche pianeta ostile, Hermione si era mossa troppo lentamente.

Neville Paciock, con il viso dipinto di rosso e di oro, le stava venendo incontro trionfante, e come la vide accelerò il passo.

« Hermione! Abbiamo vinto! »

Neville era talmente felice da non riuscire a mettere un freno alla lingua.

« Tre ore e mezza di partita: né Harry, né Malfoy erano molto in pista »

« Ah sì? » domandò incuriosita Hermione, fingendosi sorpresa.

« Harry continuava a sorridere da solo e a girare in tondo, e Malfoy invece sembrava... preoccupato »

« Preoccupato? »

La Granger si piegò in avanti verso il compagno di casa con fare confidenziale, ansiosa di sapere di più.

« Sì, non smetteva di controllare gli spalti... sono convinto che sarebbe in grado di dire con precisione chi fosse presente e chi no »

Hermione, che fino a poco prima si era limitata a rivolgergli l'orecchio e a fissare la sciarpa colorata del ragazzo, sollevò gli occhi verso quelli scuri di lui.

Chi fosse presente, e chi no.

« E com'è finita? » domandò la caposcuola.

« Oh, nessuno dei due riusciva a mantenere la concentrazione abbastanza a lungo perché gli consentisse di prendere il boccino senza rischiare di cadere dalla scopa. Ritchie Coote era talmente frustrato che, appena è riuscito a entrare nella sua traiettoria, l'ha colpito con la mazza e l'ha spedito dritto dritto in faccia a Harry, che per risparmiarsi un naso rotto e difendersi l'ha afferrato »

Hermione sorrise soddisfatta e si gettò al collo del ragazzo: stavano recuperando punti.

Ma il cieco entusiasmo di Neville e la un-po'-troppa-confidenza data sempre dal suddetto, rovinarono decisamente tutto.

« Ma è vero quel che si dice? » si informò senza pensare alle conseguenze.

La caposcuola si congelò sul posto. Dopo sette anni nei corridoi di Hogwarts, aveva imparato ad associare il pettegolezzo a guai di qualsivoglia genere.

E l'ultima volta che ne era rimasta coinvolta, la gente la dava per incinta di Malfoy e in procinto di mandare i suoi genitori snob all'altro mondo per un infarto fulmineo.

« Che cosa, Neville? » chiese non riuscendo a trattenere un cipiglio irritato.

Le sue narici cominciarono a fremere impercettibilmente.

« Beh... »

Alle spalle di Neville una una folla vestita di scarlatto stava facendo ritorno cantando a squarciagola “perchè Weasley è il nostro re”, e Paciock si portò una mano al lato della bocca per evitare che qualcuno riuscisse a leggere il labiale.

« ...E' vero che te e Malfoy vi frequentate? »

Ancora una volta, Hermione divenne rossa di rabbia.

 

 

 

 

Malfoy era stato tra gli ultimi a tornare tra i corridoi di Hogwarts – principalmente per evitare di dover incontrare troppe persone. La sua performance sportiva era stata... deludente? Tragica.

Non c'era con la testa, e questo era sotto gli occhi di tutti.

Come unica consolazione, la consapevolezza che quell'altro idiota di Potter avesse fallito almeno quanto lui.

La Granger non si era presentata alla partita, saccente e incredibilmente decisa a non farsi vedere alla luce come una diciassettenne normale, si era sicuramente rintanata in biblioteca a leggere.

Malfoy era confuso sui suoi pensieri, e se da una parte pensava che – per qualche bizzarro motivo – trovasse la Grifondoro intrigante e fosse desideroso di approfondire meglio quel “rapporto di battibecchi”, dall'altra non poteva fare a meno di raccapricciarsi da solo per i suoi stessi pensieri.

Oh, se solo i suoi amici l'avessero saputo... se solo fosse arrivato alle orecchie dei suoi genitori...

Diseredato e internato in una clinica psichiatrica, ecco che fine avrebbe fatto.

Alle sue spalle, Wayne Hopkins – che aveva finalmente smesso di rigurgitare lumache sguscianti – lo raggiunse.

« Ehi, Malfoy! » lo richiamò picchiandogli una manata sulla spalla.

Un rozzo e impacciato tentativo di riabilitarsi davanti ai suoi occhi, che il biondo ignorò alla grande. Difatti, Draco nemmeno lo guardò.

« Che cosa vuoi, Hopkins? »

Una persona saggia o furba avrebbe finto di essersi dimenticato quanto aveva da dire e se la sarebbe svignata, ma Wayne non era un Corvonero, né tanto meno un Serpeverde, e perciò si ritrovò a dire la peggior cosa che gli potesse venire in mente: menzionare il quidditch.

« Per me sei stato grande in campo, non importa cosa dicono gli altri »

« Ah-ha? » fece laconicamente Malfoy.

« Seriamente. Tu rimani un grande cercatore, non è una giocata a rovinarti la carriera »

« Ah-ha? »

« Penso che, se ci fossi stato io sulla scopa, tu mi avresti sicuramente batt... »

« Potresti tirare dentro la lingua? Mi dà fastidio sentirla che mi solletica il culo » lo zittì Draco, finalmente posando gli occhi grigi su di lui con un'espressione minacciosa.

Wayne rimase a bocca schiusa, preso in contropiede da quella battuta cattiva.

 

Malfoy era nervoso, Wayne aveva assistito ad una scena scomoda e, dal senso opposto, Hermione Granger, nera d'ira, si stava dirigendo con lunghe falcate verso i due ragazzi.

Ogni cosa affinché il disastro si verificasse era presente.

Malfoy, avvistata la ragazza, strinse i pugni per lo stress – non aveva ancora ben chiaro se necessitasse solo di un riposo rigenerante, o di un ottimo psichiatra, e vedere la Granger gironzolare non lo aiutava certo. La sera stessa avrebbe dovuto vederla per le solite ronde, ma perlomeno lì era sicuro che non gli avrebbe rivolto la parola se non strettamente necessario o se la sfortuna non li avesse ricombinati insieme.

« Ciao, Malfoy » lo salutò lei.

Per tutta risposta, il Serpeverde si limitò a borbottare qualcosa tra sé e sé e a defilarsi; ma fatto qualche passo, Draco fu costretto a girarsi per assistere allo spettacolino messo in atto dalla caposcuola.

« Tu! » strepitò contro Hopkins, che impallidì.

« Che cosa? » domandò spaventato.

« Cosa ti avevo detto?! »

Wayne, collegando subito al giuramento fatto qualche sera prima, e all'identica furia vista sul viso della serpe quella stessa mattina, capì di essere davanti al medesimo malinteso per la seconda volta.

« No, ti prego! L'ho detto anche a Malfoy: io ho tenuto la bocca chiusa! »

Hermione si voltò, d'istinto, a cercare il biondo.

Draco, invece che fermarla o condannare definitivamente il Tassorosso, si limitò a sollevare le spalle, quasi a dirle “fa' te”.

Quando gli occhi scuri di lei si riposarono sul tasso, ora in ginocchio per supplicarla di credergli, quest'ultimo capì di non avere scampo.

« Saluta i punti della tua casa. Ti avevo avvertito, Hopkins »

 

 

 

 

I Tassorosso si accorsero di essere ultimi in classifica più o meno con le stesse modalità avvenute quando Malfoy si accanì con Potter e la Weasley: qualcuno per puro caso aveva sbirciato le clessidre e si era messo a strillare d'orrore.

A fine serata i bambini del primo anno avevano versato fiumi e fiumi di lacrime, gli studenti dell'ultimo invece avevano l'umore che oscillava dalla nera disperazione, alla collera cieca.

Inutili le mille domande fatte a ciascun caposcuola, nessuno capì di chi fantasticare la morte, né perché Wayne Hopkins se ne tornò al dormitorio con gli occhi lucidi.

 

Hermione e Malfoy tennero la bocca chiusa sull'accaduto – per paura di ritorsioni la prima, per evitare di dover avere contatti con la ragazza l'altro. Inoltre, come valutò Zabini dopo aver udito di quel colpo di scena, finché la Granger non dava i numeri togliendo alla loro casa punti, poteva giocare al poliziotto corrotto quanto più la compiacesse.

 

 

 

 

La sala dei prefetti era affollata dai ragazzi muniti di spilla, e ognuno si teneva alla larga da qualcuno.

Ad esempio, i prefetti del quinto e del sesto anno di Grifondoro evitavano di parlare a quelli di Serpeverde; Hermione aveva appositamente scelto un angolo della stanza libero dai Tassorosso, che ancora piagnucolavano tra loro per l'allontanarsi della vittoria della coppa delle case; Malfoy cercava di non guardare la Granger, e più o meno tutti preferivano non rivolgere la parola a Pansy Parkinson, che ora come non mai si comportava in modo strano.

Tanto per dirne una aveva addosso dei pantaloni a zampa di elefante e una coroncina di margherite in testa.

Ma il particolare più sconvolgente in assoluto era il ritardo della Mcgranitt. Un segno che i professori stessero iniziando a mollare la presa, secondo i Anthony Goldstein.

In attesa dell'arrivo dell'insegnante, Draco se ne stava con le spalle al muro e si torturava nervosamente le dita. I suoi occhi grigi finivano sempre, che lo volesse oppure no, sulla Grifondoro che ignara parlava con Weasley.

L'aveva abbracciata di sua spontanea iniziativa. Non nella vita vera, ma ciò comunque non toglieva che in sogno l'avesse attesa per diverso tempo, e che non vedendola arrivare avesse cominciato a correre per i corridoi invocando il suo nome.

E quella frase finale...

“lo dicevo che prima o poi avresti pregato affinché non me ne andassi

Draco assottigliò gli occhi. Che bastarda, l'aveva sempre saputo in qualche modo. Ma c'era un concetto che andava avanti ripetendosi: lui non era attratto da quella saccente della caposcuola-in-carne-ed-ossa.

Magari di quella in sogno – che ammettiamolo – sapeva come giocare le proprie carte, ma di quella che lo tormentava durante le giornate proprio no.

« Non fa bene alla salute stressarsi troppo »

Una voce vellutata interruppe i pensieri di Malfoy, che subito ruotò la testa verso la fonte del suono.

Hippy-Pansy era accanto a lui, e lo stava guardando con lo stesso sguardo che si rivolgerebbe ad un cucciolo accoccolato sulle proprie gambe.

« Oh, per favore, Pansy... questo non è proprio il momento » borbottò lui.

« Il mio psicologo dice che non è mai inopportuno sfogarsi » continuò lei imperterrita « perciò se vuoi una spalla, la mia è qui »

Draco sbuffò.

« No, fidati: questo non né il momento adatto, né il luogo adatto » ribadì il biondo, lanciando un'occhiata casuale alla Granger.

La Grifondoro, che per distrazione aveva fatto scivolare la bacchetta, si piegò subito per raccoglierla, e Malfoy non poté fare a meno di allungare il collo per guardarle il fondo schiena.

D'accordo, forse ne era un po' attratto. Giusto un po'.

« Vuoi parlarne più tardi nei dormitori? » colse al volo l'opportunità la Parkinson.

« Cosa? No, lasciami stare! » quasi strepitò Malfoy.

Pansy scrollò le spalle senza lasciarsi abbattere.

« Va bene. Ma sappi che ti fa male tenerti tutto dentro, danneggia la tua psiche e inquina la tua aura »

Draco si voltò a guardarla con estrema lentezza, senza nascondere l'espressione disgustata o, quantomeno, attenuarla.

« Tu sei matta »

« Matta d'amore, mio Draco » soffiò lei.

Si guardò attorno per assicurarsi che nessuno la stesse ascoltando, e solo allora si alzò sulle punte per avvicinare il suo viso a quello del rampollo di casa Malfoy. Quest'ultimo, temendo che la compagna di casa stesse cercando di baciarlo, si tirò indietro terrorizzato.

« Il mio psicanalista dice che a volte può essere dura di provare qualcosa per qualcuno, ma dice anche che, in questi casi, la scelta migliore è lasciarsi andare e non combattere »

Draco la guardò con gli occhi strabuzzati, e Pansy si allontanò tutta felice, certa di aver colpito con una freccia il cuore di Draco.

Sempre su consiglio del suo psicoterapeuta, che le aveva messo in testa quel detto babbano secondo cui “in amore vince chi fugge”, lo lasciò da solo a elaborare quelle parole; e vedendo quant'era pensieroso, Pansy si disse di aver fatto centro, e che il caposcuola stesse finalmente considerando l'idea di riprendere il loro vecchio rapporto.

Ed era talmente allegra, talmente sulle nuvole, che non si accorse nemmeno che il ragazzo non avesse guardato lei.

 

Quando la professoressa Minerva Mcgranitt si presentò all'incontro, tutti furono ben lieti di appurare il fatto che l'aria pesante che si respirava da ormai settimane era finalmente terminata. Certo non vennero estratti bigliettini con leggerezza, ma almeno la donna non stava a controllare tutto come se si fosse trattato del Calice di fuoco; Padma fu anche così fortunata da capitare di ronda con Ronald Weasley.

Purtroppo per Hermione e Draco, entrambi finirono per pescare due Tassorosso sull'orlo della depressione. La Grifondoro, che aveva assistito al crollo umorale dei tassi durante la cena, e che aveva avuto un'intera ora di punizione in biblioteca per rifletterci, cominciava ad accusare i sensi di colpa.

Hermione abbandonò l'aula a disagio, sperando di non finire per ammettere il suo crimine – già la gente ce l'aveva con lei e Malfoy per la storia della festa, figurarsi se ora se ne usciva fuori confessando di aver dimezzato i topazi dei Tassorosso senza alcuna ragione valida. Draco Malfoy, al contrario, non sembrava minimamente dispiaciuto per aver spedito uno di loro in infermeria.

 

Padma Patil faticò a mantenere la sua compostezza fino a quando non udì solo il silenzio dei corridoi bui, interrotto dai loro passi cadenzati. Solo allora, la caposcuola aprì bocca.

« Non so se Harry ti abbia raccontato qualcosa o se invece non abbia ancora avuto l'occasione... »

Ron si voltò a guardare incuriosito la ragazza.

« Che cosa? »

Padma lo guardò con i suoi occhi scuri e, per sicurezza, si lanciò attorno occhiate circospette: Peeves non era nei paraggi.

« Questa mattina, abbiamo iniziato a guardare i libri che ha “preso in prestito” dal reparto, e abbiamo trovato qualcosina interessante. La festa alla Stamberga sembra un'idea fattibile »

Weasley le restituì uno sguardo carico di gioia, felice che finalmente qualcosa stesse andando per il verso giusto.

« Padma, è meraviglioso! » alzò la voce e si bloccò nel bel mezzo del corridoio.

La ragazza lo zittì facendo sibilare la lingua.

« Abbassa la voce, qualche professore potrebbe ritrovarsi a passare da queste parti » lo ammonì.

Ron abbassò gli occhi al suolo per il dispiacere.

« Scusa, è che aspetto da così tanto notizie che, adesso che le ricevo, mi sembra un sogno »

« Sì, non vorrei correre troppo, ma penso che presto avremo un numero sufficiente di incantesimi che ci permetterà di dare una sistemata a quella catapecchia »

Ron rise per la felicità, gettando la testa all'indietro con spensieratezza.

« Davvero, non posso crederci »

Poi allungò una mano e diede un paio di pacche prive di delicatezza tra le scapole della caposcuola.

« Grazie, Ron, sempre molto premuroso » commentò ironica Padma, massaggiandosi la zona colpita.

« Scusami, mi sono fatto prendere dall'agitazione » replicò Ron, lasciandosi andare in un'altra risata lieta.

Ma poi, una domanda più che valida ronzò per la mente del rosso.

« Ma scusami, la Mcgranitt mi è sembrata molto più rilassata questa sera, e se anche alla prossima ronda dovesse dimostrarsi così tranquilla, perchè non riorganizzarci nella stanza delle necessità? I professori si stanno lasciando andare » si fece meditabondo Ron tutto ad un tratto.

Padma sospirò.

« Sì, è vero, se il buon umore di poco fa dovesse rivelarsi un allentarsi di cinghie, allora quella fasticciola intima potrebbe anche venir tenuta dentro il castello... ma ammettiamolo: il proibito eccita sempre » replicò.

Weasley sollevò le spalle annuendo.

« Ad ogni modo » continuò la Corvonero « ho una notizia bella, e una cattiva abbastanza prevedibile »

Il buon umore di Ron si incrinò, avendo già capito dove volesse andare a parare l'amica.

« Hermione non deve saperne nulla » sospirò « lo so, lo so, non gliene avrei parlato in ogni caso... solo che adesso sa che qualcuno l'anno scorso le ha infilato un sonnifero nel bicchiere è tutto molto più difficile »

« Sì, ma questa volta è... aspetta, cosa?! L'ha scoperto? E sa anche chi è stato a farlo? » domandò allarmata la Corvonero.

« Diciamo che poco prima della festa di inizio anno mi è sfuggito un commento di apprezzamento per quella dell'anno prima, lei si è domandata come mai non abbia sentito nessuna delle sue coinquiline uscire dalla stanza e ha fatto due più due. Ma no, non ha idea di chi sia il colpevole del sonnifero » sbuffò Ron.

Una risata in lontananza di un prefetto Serpeverde del sesto anno mise in allarme entrambi i ragazzi, che arrestarono di nuovo la loro camminata. Capendo di rischiare di venir spiati da qualche ragazzino non invitato al party, e che questo decidesse di raccontarlo in giro, Padma si sollevò sulle punte e Ron si piegò in avanti per ridurre la distanza tra il suo orecchio e le labbra della ragazza.

« Senti, Ron, abbiamo trovato un incantesimo fichissimo che permette l'accesso solo a determinate persone prestabilite e ai loro accompagnatori. Il problema è che non viene indicato cosa accade a coloro che osano tentare la sorte senza l'invito, e se a Hermione viene la brillante idea di presentarsi a sorpresa come a inizio anno, rischia grosso »

Ron la guardò con un misto di ansia e spavento.

« E come facciamo ad abbandonarla nei dormitori, durante un sabato o una domenica pomeriggio, senza che lei se ne accorga? » domandò lui.

Padma si strinse nelle spalle.

« Non ne ho la minima idea » ammise « forse riusciamo a farle bere del sonnifero a sua insaputa, come l'altra volta, no? »

Il “re” sospirò atterrito.

« Non lo so, Padma, non lo so »

***
E' passato tanto tempo, lo so :( 
Ho avuto un periodo di crisi creativa che mi ha reso difficile finire il capitolo in breve tempo. Pensate che ero ferma alla depressione dei tassi da più o meno due settimane! E pensate che non sapevo proprio decidermi sul finale adatto per questo capitolo: ne ho scritti e cancellati tre, per la precisione, e nessuno mi soddisfaceva. 
Ma spero che questo capitolo sia valsa l'attesa e che situazioni di questo tipo si verifichino il meno possibile.  


Allora, arrivati a questo punto ci sono parecchi punti da tenere in considerazione e sui cui spremersi le meningi: chi ha fatto scivolare il sonnifero nel bicchiere di Hermione? Chi le ha spedito la famosa lettera che l'ha fatta finire in punizione? 
E i sentimenti di Malfoy? Hippy-Pansy che fine farà? Hermione si innamorà? Ho fatto anche la rima! 
Ma le domande più importanti, e allo stesso tempo quelle a cui si può solo rispondere con supposizioni, in questo capitolo sono: la festa alla Stamberga si farà? E se sì, come faranno i nostri eroi a tenere alla larga Hermione? 
Alla prossima, 
Lily:*

   
 
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