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CAPITOLO 18
Quando metto piede in campo noto
subito lo stadio
pieno. Migliaia di persone urlano e ci acclamano. Il frastuono
è talmente
intenso che mi stordisce. Così, immediatamente, decido di
mettermi in modalità
partita ed escludere il mondo, attingendo dalla mia concentrazione per
non
farmi distrarre dal pubblico.
Tuttavia quando le giapponesi
fanno il loro
ingresso sulla terra rossa, non posso fare a meno di cercare Clarke e,
quando
trovo i suoi occhi cercare i miei, senza pensarci troppo, le sorrido.
Il nostro
momento dura poco, ma la consapevolezza che ne avremmo molti altri mi
fa
esplodere di gioia.
Finito il riscaldamento sento il
mio cuore battere
come un forsennato. Ci siamo, si comincia. Inni nazionali, saluto e poi
il play
ball.
Anche questa volta cominciamo in
difesa, ma questa
volta nel cerchio di lancio ci sarà Kelly. Una tattica ben
congegnata dalla
coach Anderson. Le nostre avversarie hanno giocato una partita in
più e quindi
sono più stanche, alla battuta saranno più
impulsive e meno riflessive. Kelly è
una lanciatrice molto veloce e di potenza, con cui le asiatiche non si
sono
ancora scontrate, quindi le possiamo indurre più facilmente
a girare la mazza,
ma non credo faranno molte valide.
Gli inning si susseguono veloci.
Il punteggio è
ancora 0-0. Siamo alla fine del quarto, a metà partita.
Raven in battuta e
Clarke nel cerchio di lancio. I suoi lanci ci hanno tenuto a zero fino
adesso,
non abbiamo visto palla, ma si vede che comincia ad accusare la fatica.
La
conosco bene e quando comincia a perdere tempo tra un lancio e l'altro
e segno
che stia centellinando le forze.
Prima palla: strike in mezzo al
piatto. Seconda:
ball esterna. Terza palla: un bellissimo rise che Rae gira a vuoto. La
quarta
palla arriva e l'arbitro la giudica troppo interna. Clarke ha
rischiato, le
palle interne sono quelle che Rae preferisce. Le lancia un altro ball
portandosi sul conto pieno: 3 ball e 2 strike.
La prossima palla è
decisiva. Clarke rilascia la
palla e vedo la scena come se fosse a rallentatore. Potrei sbagliare,
ma mi
sembra una veloce interna, Raven gira la mazza e piazza una rimbalzante
che
passa il terza base e sta per passare anche l'interbase, ma con un
tuffo il
difensore riesce a fermare la palla e a tirare in prima per provare
l'eliminazione.
Rae sfreccia sul sacchetto un instante prima dell'arrivo della pallina,
aggiudicandosi la prima valida della partita.
La nostra panchina esplode in un
boato di
esultanza, caricandosi ancora di più per il possibile punto
del pareggio
arrivato in base.
Poi è la volta di
Costia entrare nel box di
battuta. Si avvia per arrivare a destinazione e vedo lo sguardo di
Clarke per
un attimo cercare il mio, per poi occuparsi di incenerire quello di
Costia. Mi
sembra quasi di assistere alla sfida dell'O.K. Corral. Un mezzogiorno
di fuoco
un po' alternativo visto che invece di esserci delle pistole ci sono
una
pallina e una mazza, ma l'aria è molto tesa e palpabile come
se entrambe
impugnassero un'arma.
Io osservo tutto quasi in prima
linea, vista che la
prossima nell'ordine di battuta sono io e mi sto scaldando nell'on-deck(*). Butto l'occhio su Gustus che fa il
segnale a Costia. La tattica e abbastanza prevedibile, le ha detto di
fare una
smorzata di sacrificio per far avanzare Raven in seconda, ma se fatto
bene un
bunt(**) piazzato è il
miglior
attacco, con zero eliminati ed un corridore in prima.
La smorfia di dissenso di Costia
mi fa quasi
sorridere. Solo io e poche altre persine sappiamo benissimo che Cos
odia fare i
bunt, nonostante ciò è una maestra nel farli.
Costia si mette in posizione
dichiarando alla
squadra avversaria le sue intenzioni e la difesa si posiziona di
conseguenza.
Il prima base e il terza base fanno qualche passo avvicinandosi al
piatto di
casa base aspettandosi un palla corta.
Clarke lancia la palla e Costia
si sposta,
ricevendo il primo ball. Il secondo lancio è una dritta in
mezzo e la mia
compagna di squadra la spinge leggermente spiazzando il prima base, che
si era
avvicinano troppo. Costia avanza verso la prima spingendo Raven in
seconda. La
palla carambola oltre il difensore in una zona dove solo Clarke riesce
a
raccoglierla. Dopo aver dato un'occhiata in seconda e aver constatato
che Rae
fosse quasi arrivata decide di sparare in prima facendo il primo out,
ma il
gioco continua, infatti Raven gira la seconda e corre come un fulmine
conquistando anche la terza cogliendo tutti di sorpresa.
Wanheda chiede tempo all'arbitro
per poter parlare
con la sua difesa. Osservo con estrema attenzione ogni sua mossa, dire
che mi
fido poco di quel l'uomo sarebbe un eufemismo. La mossa più
intelligente, in
questo momento, sarebbe quella di sostituire Clarke, lo noterebbe anche
un
cieco che è esausta. Invece lei rimane in partita con un
eliminato corridore in
terza e me alla battuta. La cosa si fa interessante. Coraggio,
ora tocca a me!
Mentre mi avvicino al box respiro
a pieni polmoni,
guardo Clarke negli occhi cercando di escludere tutto il resto. La mia
concentrazione mi isola completamente, non sento nulla se non il
battito del
mio cuore che riecheggia impazzito nella mia testa. Guardo Gustus e
come
segnale ho una volata di sacrificio, prevedibile anche questo, ma
più che
giustificato visto la situazione. Faccio il segnale di conferma e mi
sistemo
nel box. Dopo aver preso la misura dal piatto stringo le mani sulla
mazza, non
troppo ne troppo poco. Sono pronta. Rivolgo lo sguardo verso Clarke e
attendo
che mi faccia vedere la palla. La prima è un ball, la lascio
passare. La
seconda è una curva che taglia il piatto, mi coglie di
sorpresa e giro a vuoto.
Mi aspettavo di tutto, ma non quell'effetto.
Chiedo tempo all'arbitro ed esco
dal box per un
istante. Respiro, guardando la mazza davanti a me come se in qualche
modo mi
aiutasse a ritrovare tutta la mia determinazione. Ed è
così, i miei muscoli si
tendono mettendosi di nuovo in posizione. I miei occhi si spostano
sulla mano
di Clarke e quando vedono il giallo della palla comparire sembrano
quasi
ipnotizzati a seguire la traiettoria della palla. Bassa
e leggermente esterna, non ci voglio credere, la mia preferita.
Carico il giro con tutta la mia potenza e quando colpisco la palla
stringo più
forte l'impugnatura accompagnando lo swing fino in fondo per spingerla
con ogni
fibra del mio corpo. La palla si alza velocemente, sembra lunga, sembra
fuori,
infatti esce dalla recinzione, dietro all'esterno sinistro che non
può nulla
per prenderla. Quando passo la prima esulto battendo le mani,
rallentando la
corsa. Faccio il giro delle basi e quando sto per arrivare a casa base
le mie
compagne sono tutte lì a festeggiarmi. Tocco il piatto
portando la mia squadra
in vantaggio sul 2-0.
Quando entro nel dugout vedo il
coach Wanheda
sostituire Clarke. Scuoto la testa pensando al fatto che il genio
avrebbe
dovuto farlo prima, non è certo colpa di Clarke se sono
riuscita a cacciarla
fuori... probabilmente è molto stanca e non è
riuscita a controllare il lancio
come avrebbe dovuto.
Al cambio della lanciatrice
giapponese, Indra
risponde facendo entrare Anya al posto di Kelly. Mi metto subito
d'accordo con
mia sorella dicendo di non brontolare perché le avrei
chiamato molti effetti.
"Lex perché non porti
le tue chiappe dietro al
piatto e chiudiamo una volta per tutte questa partita?", mi dice con il
suo solito atteggiamento da strafottente, ma sotto sotto so che
è agitatissima.
Non l'ho mai vista
così tanto spesso cercare lo
sguardo di Raven, in terza base, tra un lancio e l'altro.
Nonostante sembri annaspare un
po' con i primi
battitori che affronta, dopo ingrana non facendogli veder palla fino
all'ultimo
inning.
Nell'ultima ripresa Wanheda si
gioca il tutto e per
tutto. Ha già un eliminato. Fa rientrare Clarke e la mette
alla battuta. Lei
come lanciatrice è sempre stata anomala, oltre ad avere
molti effetti e una
potenza di lancio invidiabile, ha sempre avuto un'impressionante media
battuta.
Quando mette piede nel box di
battuta ci guardiamo
per un istante.
"Lexa".
"Clarke", ci diciamo a mo' di
saluto.
E un timido sorrido compare sui
nostri volti. La
sua presenza all'attacco un po' mi sorprende, ma non mi faccio certo
intimidire. E così chiamo i lanci che so per certo lei odi.
Non voglio per
nessun modo agevolarla.
Il primo lancio è un
filo alto che però non entra
nella zona di strike. Il secondo è un curva interna che la
lascia un po'
interdetta. Un ball e uno strike.
"Vedo che ti ricordi le palle che
detesto...", sussurra con un strano sorriso sulle labbra.
"Non avrai mica pensato che ti
avrei reso la
vita facile?", le domando con retorica.
"Ci sarei rimasta male
altrimenti. Allora che
aspetti? Fammi vedere quello che sai fare", mi sprona ritornando
concentrata su mia sorella.
"L'hai voluto tu", mormoro,
facendo il
segnale a mia sorella.
Chiamo una palla veloce interna,
il lancio che
Clarke odia di più in assoluto, ma che è anche il
punto di forza di Anya.
Quando mia sorella rilascia la
palla, la posizione
di Clarke cambia. Non faccio in tempo a realizzare la cosa che la mazza
gira
con una velocità impressionante incocciando la palla.
La battuta è forte, la
palla si alza in aria e
velocemente va oltre alla recinzione. Il mio sguardo incredulo rimane
stampato
sul viso per tutto il tempo in cui Clarke ci impiega a fare il giro
delle basi.
"Lexa, chiudi la bocca se no ti
entreranno gli
insetti!", afferma, con un tono soddisfatto pestando il piatto e
dimezzando così il nostro vantaggio.
Continuo a guardarla esterrefatta
mentre seguita
dalla sue compagne rientra in panchina.
Questa volta è Indra a
chiamare tempo per poter
conferire con noi. Ci raduniamo nel cerchio di lancio tutte in attesa
della
cazziata della coach, che però non arriva.
"Ragazze, siamo ad un passo,
lasciate perdere
il punto, non ci interessa. Ora voglio giochi semplici. Abbiamo ancora
due out
da fare. Anya, Lexa, giocate d'astuzia. La Griffin era troppo
imprevedibile da
gestire, ma le altre le conosciamo bene. Rae, Octavia, Lauren e Costia,
aggredite la palla e giocate in prima. Jessy, Stacey, Vichy, voi dovete
essere
più aggressive, non voglio doppi ragazze perciò
diamoci dentro. Qui le
mani", afferma spronandoci a mettere le nostre mani sulla sua.
"DURE!", urliamo in coro
l'istante
seguente.
Ripreso il gioco la prima a
mettere piede nel box è
Fujimoto. Batte la prima palla che viaggia verso Stacey che non ha
difficoltà a
prenderla al volo. Siamo a due out. Ne manca solo uno per conquistare
l'oro
olimpico.
Ovviamente non può
essere tutto così semplice.
Guardo il prossimo battitore e mi accorgo che sia Emoto, la
più forte del
line-up giapponese. Alzo gli occhi al cielo pensando alla strategia per
gestire
questa battitrice mancina. Sfiga delle sfighe, in questo torneo Anya ha
sempre
avuto la peggio contro di lei.
Le chiacchiere stanno a zero, non
posso distrarla
perché non parla inglese e il mio giapponese è
veramente scarso, quindi, è
meglio tacere e cercare di tirare fuori un coniglio dal cilindro di mia
sorella.
'Pensa,
Lexa, pensa...', mi ripeto mentalmente.
'Emoto
adora le curve, ma non gradisce le palle veloci interne e i drop.
Proviamo a
giocarcela sui fili...', mormoro ancora con me stessa.
Chiamo la prima palla, veloce
interna. L'avversaria
la giudica fuori quindi non gira, quando la palla mi entra nel guanto
lo muovo
in modo fluido e quasi impercettibile posizionandolo leggermente
all'interno
della zona.
"Strike", sento la voce
dell'arbitro
chiamare.
Sorrido pensando che il mio
framing(***) sia stato efficace. Ora
ci
vogliono altre due palle. Chiamo un drop che coglie di sorpresa Emoto e
gira a
vuoto. Ne manca uno. Chiamo un'altra palla interna, ma questa volta la
giapponese anticipa il lancio e la colpisce forte. Parte una linea
rasente il
terreno verso la terza. Non so come, ma Rae si tuffa e la prende al
volo.
"Abbiamo vinto", sussurro ancora
incredula.
Ci pensano le mie compagne a far
un gran casino
andando tutte a festeggiare Raven ancora a terra con il guanto
sollevato per
far vedere a tutti dell'incredibile presa compiuta.
La panchina invade il campo.
Cominciamo a saltare
tutte insieme cantando come della matte 'We
are the Champions'. Solo dopo mi accorgo degli sguardi tristi
e sconfortati
delle nostre avversarie. Ci metto un po' a trovare lo sguardo di cui ho
bisogno, ma poi, eccoli lì, quegli occhi azzurri di cui non
potrei più fare a
meno. Clarke mi sta fissando con un timido sorriso sulle labbra.
Mima un 'ti
amo' con le labbra senza destare troppi sospetti. E io faccio
lo stesso. Mi
lascio trasportare dall'emozione che mi sta avvolgendo ancora carica
dell'adrenalina in corpo, se solo potessi correi da lei, la bacerei
davanti al
mondo intero, ma i nostri sforzi di trattenerci tutto questo tempo
sarebbero
stati vani. Quindi, continuo a sorridere facendomi trasportare
dall'entusiasmo
delle mie compagne di squadra, fino a che l'organizzazione non ci
chiede di
sistemarci per la premiazione.
L'Australia viene premiata per
prima con la
medaglia di bronzo, poi tocca al Giappone con quella d'argento.
Trattengo a stento
le lacrime quando mettono la medaglia a Clarke. In fondo abbiamo
raggiunto il
nostro obiettivo: giocare alle Olimpiadi e vincere una medaglia. Poi
tocca a
noi una alla volta ci mettono la medaglia d'oro e, per la prima volta
in vita
mia, vedo mia sorella piangere. Credo che la prenderò per il
culo a vita per
questo suo attimo di debolezza. Quando arriva il mio momento,
l'emozione è
incontenibile. Ringrazio il rappresentante della manifestazione che mi
premia e
subito dopo cerco Clarke e mi imbatto nel suo sguardo orgoglioso e
fiero.
Ed così che mi sento
orgogliosa e fiera, di aver
raggiunto il mio obbiettivo per cui ho lavorato tutti questi anni
versando
sudore e fatica, ma soprattutto per aver trovato il mio unico e grande
amore,
Clarke, che nonostante tutte le difficoltà sta vivendo
questo momento di pura
gioia al mio fianco.
Mi giro verso di lei e con le
labbra le mimo un 'grazie di esistere'.
Cantiamo tutte insieme l'inno nazionale e proprio in quel preciso momento mi rendo conto che questa avventura olimpica sia finita, ma che fra pochissimo comincerà un'avventura ben più importante: la mia vita con Clarke.
Amore
mio, hai perso la scommessa… non c’è
storia… ti toccherà passare il resto della tua
vita con me!
****
Sono passati dieci anni da quel
giorno ed io e
Clarke non ci siamo più separate. Ci siamo sposate, lei
insegna il giapponese
all’università, io invece sono diventata avvocato.
Il nostro rapporto è
cresciuto insieme, quasi fosse ripartito dalla nostra adolescenza. Ci
siamo
riscoperte l'un l'altra, amandoci ogni giorno sempre di più.
Non abbiamo più
partecipato a competizioni olimpiche, nonostante Indra spingesse per
averci,
tuttavia non abbiamo lasciato il mondo del softball. Ora alleniamo
insieme una
squadra giovanile, dove gioca nostra figlia, Maggie, che ha solo 8
anni.
Vederla crescere e giocare
proprio allo stesso
gioco che ha fatto incontrare ed innamorare le proprie mamme, con lo
stesso
impegno ed entusiasmo, ti riempie di gioia. Chi se lo sarebbe mai
aspettato...
dopo tutto quello che ci era successo non avrei mai pensato di avere
una
seconda chance, invece eccoci qui, insieme, con una figlia che sta
crescendo e
che ci ricorda ogni giorno quanto siamo fortunate.
"Ehi tesoro dobbiamo andare,
abbiamo la prima
partita di campionato e Maggie non sta più nella pelle", la
voce di mia
moglie mi ridesta ed io non posso far altro che sorridere.
"Andiamo", le dico baciandola.
Ho solo una
parola per te, Clarke: grazie.
THE END
(*) Essere on-deck (generalmente tradotto come "in attesa") significa essere il prossimo nell'ordine di battuta. Nei giochi professionali, il battitore che è on deck aspetta in una zona del territorio di foul chiamata cerchio d'attesa.
(**) Il bunt o smorzata è una particolare tecnica di attacco, effettuata dal giocatore in battuta che colpisce intenzionalmente la palla con poca forza, in modo da tenerla vicina alla casa base e consentire un avanzamento sulle basi delle proprie compagne, o sorprendere la difesa avversaria e raggiungere la prima base.
(***) Il Framing è l’abilità preziosa di un ricevitore che riesce a trasformare un lancio sugli angoli in uno strike “chiamato”.
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NOTE AUTRICE.
E siamo arrivate in fondo anche a questa
storia. Tutte le
volte devo ammettere che un po’ mi dispiace, ma sono anche
contenta di averla
finita.
Spero che vi sia piaciuta, spero di non
aver illuso le
aspettative, il rischio c’è sempre e dire che mi
dispiacerebbe sarebbe un
eufemismo. Ammetto che non sia stata una di quelle storie profonde ed
impegnative, ma era partita come una one shot, che però si
è allungata.
Ringrazio il sito EFP, Wattpad, e AO3, per
avermi permesso
di pubblicare la storia… ma soprattutto ringrazio tutte voi
che vi siete prese
la briga di leggere, seguire, preferire o ricordare e commentare, la
mia storia.
Alcune di voi sono diventate una piacevole costante, una certezza. Le
vostre
parole - spesso e volentieri - mi aiutano tantissimo a proseguire
queste
storie, voi non ne avete nemmeno idea di quando siete indispensabili.
Al solito sto scivolando nel melenso
quindi è meglio
fermarsi qui.
Ora mi dedicherò corpo
ed anima a Something Called Love, credo mi manchino veramente
pochi
capitoli alla fine. Poi però mi sa che debba smettere per un
po’. Quest’anno
oltre al lavoro sono molto impegnata anche a livello arbitrale. Oltre
al lavoro
anche il softball mi farà impazzire quest’anno.
Infatti, per stare in tema ho
due competizione Europee, l’europeo Under19 solo che questa
volta gioco in casa
invece di Barcellona è in Friuli e la Premier Cup a
Forlì, in quest’ultima
dovrò sostenere anche l’esame per diventare
arbitro internazionale, e sto già
tremando. Credo di avervi già annoiato a sufficienza.
Spero di rileggervi presto.
Un grande abbraccio
Lory