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Autore: Natory28    09/03/2018    5 recensioni
[Clexa AU]
Lexa e Clarke sono migliori amiche sin da piccole, entrambe hanno una passione/ossessione in comune: il softball. Crescono giocando insieme per molti anni, formando una delle migliori batterie (lanciatrice/ricevitore) della categoria giovanile, e diventando l’una il sostentamento dell’altra. All’età di quindici anni però, Clarke sparisce - letteralmente - dalla faccia della terra, senza lasciare traccia. Lexa dilaniata per aver perso la sua migliore amica - o forse qualcosa di più - si rifugia nel softball. Quello stesso sport che, insieme a Clarke, la rendeva viva. Diventa una professionista e dopo una serie di vittorie - dieci anni dopo - viene convocata in nazionale per partecipare alle olimpiadi di Tokyo. Il coronamento più importante per uno sportivo è alle porte per Lexa, ogni suo sforzo, ogni sua fatica, verrà ripagata partecipando a quella competizione… non può certo sapere che, proprio a causa di quella manifestazione sportiva, alcune ferite si riapriranno e i fantasmi del passato riappariranno.
Genere: Angst, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 18

 

Quando metto piede in campo noto subito lo stadio pieno. Migliaia di persone urlano e ci acclamano. Il frastuono è talmente intenso che mi stordisce. Così, immediatamente, decido di mettermi in modalità partita ed escludere il mondo, attingendo dalla mia concentrazione per non farmi distrarre dal pubblico.

Tuttavia quando le giapponesi fanno il loro ingresso sulla terra rossa, non posso fare a meno di cercare Clarke e, quando trovo i suoi occhi cercare i miei, senza pensarci troppo, le sorrido. Il nostro momento dura poco, ma la consapevolezza che ne avremmo molti altri mi fa esplodere di gioia.

Finito il riscaldamento sento il mio cuore battere come un forsennato. Ci siamo, si comincia. Inni nazionali, saluto e poi il play ball.

Anche questa volta cominciamo in difesa, ma questa volta nel cerchio di lancio ci sarà Kelly. Una tattica ben congegnata dalla coach Anderson. Le nostre avversarie hanno giocato una partita in più e quindi sono più stanche, alla battuta saranno più impulsive e meno riflessive. Kelly è una lanciatrice molto veloce e di potenza, con cui le asiatiche non si sono ancora scontrate, quindi le possiamo indurre più facilmente a girare la mazza, ma non credo faranno molte valide.

Gli inning si susseguono veloci. Il punteggio è ancora 0-0. Siamo alla fine del quarto, a metà partita. Raven in battuta e Clarke nel cerchio di lancio. I suoi lanci ci hanno tenuto a zero fino adesso, non abbiamo visto palla, ma si vede che comincia ad accusare la fatica. La conosco bene e quando comincia a perdere tempo tra un lancio e l'altro e segno che stia centellinando le forze.

Prima palla: strike in mezzo al piatto. Seconda: ball esterna. Terza palla: un bellissimo rise che Rae gira a vuoto. La quarta palla arriva e l'arbitro la giudica troppo interna. Clarke ha rischiato, le palle interne sono quelle che Rae preferisce. Le lancia un altro ball portandosi sul conto pieno: 3 ball e 2 strike.

La prossima palla è decisiva. Clarke rilascia la palla e vedo la scena come se fosse a rallentatore. Potrei sbagliare, ma mi sembra una veloce interna, Raven gira la mazza e piazza una rimbalzante che passa il terza base e sta per passare anche l'interbase, ma con un tuffo il difensore riesce a fermare la palla e a tirare in prima per provare l'eliminazione. Rae sfreccia sul sacchetto un instante prima dell'arrivo della pallina, aggiudicandosi la prima valida della partita.

La nostra panchina esplode in un boato di esultanza, caricandosi ancora di più per il possibile punto del pareggio arrivato in base.

Poi è la volta di Costia entrare nel box di battuta. Si avvia per arrivare a destinazione e vedo lo sguardo di Clarke per un attimo cercare il mio, per poi occuparsi di incenerire quello di Costia. Mi sembra quasi di assistere alla sfida dell'O.K. Corral. Un mezzogiorno di fuoco un po' alternativo visto che invece di esserci delle pistole ci sono una pallina e una mazza, ma l'aria è molto tesa e palpabile come se entrambe impugnassero un'arma.

Io osservo tutto quasi in prima linea, vista che la prossima nell'ordine di battuta sono io e mi sto scaldando nell'on-deck(*). Butto l'occhio su Gustus che fa il segnale a Costia. La tattica e abbastanza prevedibile, le ha detto di fare una smorzata di sacrificio per far avanzare Raven in seconda, ma se fatto bene un bunt(**) piazzato è il miglior attacco, con zero eliminati ed un corridore in prima.

La smorfia di dissenso di Costia mi fa quasi sorridere. Solo io e poche altre persine sappiamo benissimo che Cos odia fare i bunt, nonostante ciò è una maestra nel farli.

Costia si mette in posizione dichiarando alla squadra avversaria le sue intenzioni e la difesa si posiziona di conseguenza. Il prima base e il terza base fanno qualche passo avvicinandosi al piatto di casa base aspettandosi un palla corta.

Clarke lancia la palla e Costia si sposta, ricevendo il primo ball. Il secondo lancio è una dritta in mezzo e la mia compagna di squadra la spinge leggermente spiazzando il prima base, che si era avvicinano troppo. Costia avanza verso la prima spingendo Raven in seconda. La palla carambola oltre il difensore in una zona dove solo Clarke riesce a raccoglierla. Dopo aver dato un'occhiata in seconda e aver constatato che Rae fosse quasi arrivata decide di sparare in prima facendo il primo out, ma il gioco continua, infatti Raven gira la seconda e corre come un fulmine conquistando anche la terza cogliendo tutti di sorpresa.

Wanheda chiede tempo all'arbitro per poter parlare con la sua difesa. Osservo con estrema attenzione ogni sua mossa, dire che mi fido poco di quel l'uomo sarebbe un eufemismo. La mossa più intelligente, in questo momento, sarebbe quella di sostituire Clarke, lo noterebbe anche un cieco che è esausta. Invece lei rimane in partita con un eliminato corridore in terza e me alla battuta. La cosa si fa interessante. Coraggio, ora tocca a me!

Mentre mi avvicino al box respiro a pieni polmoni, guardo Clarke negli occhi cercando di escludere tutto il resto. La mia concentrazione mi isola completamente, non sento nulla se non il battito del mio cuore che riecheggia impazzito nella mia testa. Guardo Gustus e come segnale ho una volata di sacrificio, prevedibile anche questo, ma più che giustificato visto la situazione. Faccio il segnale di conferma e mi sistemo nel box. Dopo aver preso la misura dal piatto stringo le mani sulla mazza, non troppo ne troppo poco. Sono pronta. Rivolgo lo sguardo verso Clarke e attendo che mi faccia vedere la palla. La prima è un ball, la lascio passare. La seconda è una curva che taglia il piatto, mi coglie di sorpresa e giro a vuoto. Mi aspettavo di tutto, ma non quell'effetto.

Chiedo tempo all'arbitro ed esco dal box per un istante. Respiro, guardando la mazza davanti a me come se in qualche modo mi aiutasse a ritrovare tutta la mia determinazione. Ed è così, i miei muscoli si tendono mettendosi di nuovo in posizione. I miei occhi si spostano sulla mano di Clarke e quando vedono il giallo della palla comparire sembrano quasi ipnotizzati a seguire la traiettoria della palla. Bassa e leggermente esterna, non ci voglio credere, la mia preferita. Carico il giro con tutta la mia potenza e quando colpisco la palla stringo più forte l'impugnatura accompagnando lo swing fino in fondo per spingerla con ogni fibra del mio corpo. La palla si alza velocemente, sembra lunga, sembra fuori, infatti esce dalla recinzione, dietro all'esterno sinistro che non può nulla per prenderla. Quando passo la prima esulto battendo le mani, rallentando la corsa. Faccio il giro delle basi e quando sto per arrivare a casa base le mie compagne sono tutte lì a festeggiarmi. Tocco il piatto portando la mia squadra in vantaggio sul 2-0.

Quando entro nel dugout vedo il coach Wanheda sostituire Clarke. Scuoto la testa pensando al fatto che il genio avrebbe dovuto farlo prima, non è certo colpa di Clarke se sono riuscita a cacciarla fuori... probabilmente è molto stanca e non è riuscita a controllare il lancio come avrebbe dovuto.

Al cambio della lanciatrice giapponese, Indra risponde facendo entrare Anya al posto di Kelly. Mi metto subito d'accordo con mia sorella dicendo di non brontolare perché le avrei chiamato molti effetti.

"Lex perché non porti le tue chiappe dietro al piatto e chiudiamo una volta per tutte questa partita?", mi dice con il suo solito atteggiamento da strafottente, ma sotto sotto so che è agitatissima.

Non l'ho mai vista così tanto spesso cercare lo sguardo di Raven, in terza base, tra un lancio e l'altro.

Nonostante sembri annaspare un po' con i primi battitori che affronta, dopo ingrana non facendogli veder palla fino all'ultimo inning.

Nell'ultima ripresa Wanheda si gioca il tutto e per tutto. Ha già un eliminato. Fa rientrare Clarke e la mette alla battuta. Lei come lanciatrice è sempre stata anomala, oltre ad avere molti effetti e una potenza di lancio invidiabile, ha sempre avuto un'impressionante media battuta.

Quando mette piede nel box di battuta ci guardiamo per un istante.

"Lexa".

"Clarke", ci diciamo a mo' di saluto.

E un timido sorrido compare sui nostri volti. La sua presenza all'attacco un po' mi sorprende, ma non mi faccio certo intimidire. E così chiamo i lanci che so per certo lei odi. Non voglio per nessun modo agevolarla.

Il primo lancio è un filo alto che però non entra nella zona di strike. Il secondo è un curva interna che la lascia un po' interdetta. Un ball e uno strike.

"Vedo che ti ricordi le palle che detesto...", sussurra con un strano sorriso sulle labbra.

"Non avrai mica pensato che ti avrei reso la vita facile?", le domando con retorica.

"Ci sarei rimasta male altrimenti. Allora che aspetti? Fammi vedere quello che sai fare", mi sprona ritornando concentrata su mia sorella.

"L'hai voluto tu", mormoro, facendo il segnale a mia sorella.

Chiamo una palla veloce interna, il lancio che Clarke odia di più in assoluto, ma che è anche il punto di forza di Anya.

Quando mia sorella rilascia la palla, la posizione di Clarke cambia. Non faccio in tempo a realizzare la cosa che la mazza gira con una velocità impressionante incocciando la palla.

La battuta è forte, la palla si alza in aria e velocemente va oltre alla recinzione. Il mio sguardo incredulo rimane stampato sul viso per tutto il tempo in cui Clarke ci impiega a fare il giro delle basi.

"Lexa, chiudi la bocca se no ti entreranno gli insetti!", afferma, con un tono soddisfatto pestando il piatto e dimezzando così il nostro vantaggio.

Continuo a guardarla esterrefatta mentre seguita dalla sue compagne rientra in panchina.

Questa volta è Indra a chiamare tempo per poter conferire con noi. Ci raduniamo nel cerchio di lancio tutte in attesa della cazziata della coach, che però non arriva.

"Ragazze, siamo ad un passo, lasciate perdere il punto, non ci interessa. Ora voglio giochi semplici. Abbiamo ancora due out da fare. Anya, Lexa, giocate d'astuzia. La Griffin era troppo imprevedibile da gestire, ma le altre le conosciamo bene. Rae, Octavia, Lauren e Costia, aggredite la palla e giocate in prima. Jessy, Stacey, Vichy, voi dovete essere più aggressive, non voglio doppi ragazze perciò diamoci dentro. Qui le mani", afferma spronandoci a mettere le nostre mani sulla sua.

"DURE!", urliamo in coro l'istante seguente.

Ripreso il gioco la prima a mettere piede nel box è Fujimoto. Batte la prima palla che viaggia verso Stacey che non ha difficoltà a prenderla al volo. Siamo a due out. Ne manca solo uno per conquistare l'oro olimpico.

Ovviamente non può essere tutto così semplice. Guardo il prossimo battitore e mi accorgo che sia Emoto, la più forte del line-up giapponese. Alzo gli occhi al cielo pensando alla strategia per gestire questa battitrice mancina. Sfiga delle sfighe, in questo torneo Anya ha sempre avuto la peggio contro di lei.

Le chiacchiere stanno a zero, non posso distrarla perché non parla inglese e il mio giapponese è veramente scarso, quindi, è meglio tacere e cercare di tirare fuori un coniglio dal cilindro di mia sorella.

'Pensa, Lexa, pensa...', mi ripeto mentalmente.

'Emoto adora le curve, ma non gradisce le palle veloci interne e i drop. Proviamo a giocarcela sui fili...', mormoro ancora con me stessa.

Chiamo la prima palla, veloce interna. L'avversaria la giudica fuori quindi non gira, quando la palla mi entra nel guanto lo muovo in modo fluido e quasi impercettibile posizionandolo leggermente all'interno della zona.

"Strike", sento la voce dell'arbitro chiamare.

Sorrido pensando che il mio framing(***) sia stato efficace. Ora ci vogliono altre due palle. Chiamo un drop che coglie di sorpresa Emoto e gira a vuoto. Ne manca uno. Chiamo un'altra palla interna, ma questa volta la giapponese anticipa il lancio e la colpisce forte. Parte una linea rasente il terreno verso la terza. Non so come, ma Rae si tuffa e la prende al volo.

"Abbiamo vinto", sussurro ancora incredula.

Ci pensano le mie compagne a far un gran casino andando tutte a festeggiare Raven ancora a terra con il guanto sollevato per far vedere a tutti dell'incredibile presa compiuta.

La panchina invade il campo. Cominciamo a saltare tutte insieme cantando come della matte 'We are the Champions'. Solo dopo mi accorgo degli sguardi tristi e sconfortati delle nostre avversarie. Ci metto un po' a trovare lo sguardo di cui ho bisogno, ma poi, eccoli lì, quegli occhi azzurri di cui non potrei più fare a meno. Clarke mi sta fissando con un timido sorriso sulle labbra.

Mima un 'ti amo' con le labbra senza destare troppi sospetti. E io faccio lo stesso. Mi lascio trasportare dall'emozione che mi sta avvolgendo ancora carica dell'adrenalina in corpo, se solo potessi correi da lei, la bacerei davanti al mondo intero, ma i nostri sforzi di trattenerci tutto questo tempo sarebbero stati vani. Quindi, continuo a sorridere facendomi trasportare dall'entusiasmo delle mie compagne di squadra, fino a che l'organizzazione non ci chiede di sistemarci per la premiazione.

L'Australia viene premiata per prima con la medaglia di bronzo, poi tocca al Giappone con quella d'argento. Trattengo a stento le lacrime quando mettono la medaglia a Clarke. In fondo abbiamo raggiunto il nostro obiettivo: giocare alle Olimpiadi e vincere una medaglia. Poi tocca a noi una alla volta ci mettono la medaglia d'oro e, per la prima volta in vita mia, vedo mia sorella piangere. Credo che la prenderò per il culo a vita per questo suo attimo di debolezza. Quando arriva il mio momento, l'emozione è incontenibile. Ringrazio il rappresentante della manifestazione che mi premia e subito dopo cerco Clarke e mi imbatto nel suo sguardo orgoglioso e fiero.

Ed così che mi sento orgogliosa e fiera, di aver raggiunto il mio obbiettivo per cui ho lavorato tutti questi anni versando sudore e fatica, ma soprattutto per aver trovato il mio unico e grande amore, Clarke, che nonostante tutte le difficoltà sta vivendo questo momento di pura gioia al mio fianco.

Mi giro verso di lei e con le labbra le mimo un 'grazie di esistere'.

Cantiamo tutte insieme l'inno nazionale e proprio in quel preciso momento mi rendo conto che questa avventura olimpica sia finita, ma che fra pochissimo comincerà un'avventura ben più importante: la mia vita con Clarke.

Amore mio, hai perso la scommessa… non c’è storia… ti toccherà passare il resto della tua vita con me!

 


****

 

Sono passati dieci anni da quel giorno ed io e Clarke non ci siamo più separate. Ci siamo sposate, lei insegna il giapponese all’università, io invece sono diventata avvocato. Il nostro rapporto è cresciuto insieme, quasi fosse ripartito dalla nostra adolescenza. Ci siamo riscoperte l'un l'altra, amandoci ogni giorno sempre di più. Non abbiamo più partecipato a competizioni olimpiche, nonostante Indra spingesse per averci, tuttavia non abbiamo lasciato il mondo del softball. Ora alleniamo insieme una squadra giovanile, dove gioca nostra figlia, Maggie, che ha solo 8 anni.

Vederla crescere e giocare proprio allo stesso gioco che ha fatto incontrare ed innamorare le proprie mamme, con lo stesso impegno ed entusiasmo, ti riempie di gioia. Chi se lo sarebbe mai aspettato... dopo tutto quello che ci era successo non avrei mai pensato di avere una seconda chance, invece eccoci qui, insieme, con una figlia che sta crescendo e che ci ricorda ogni giorno quanto siamo fortunate.

"Ehi tesoro dobbiamo andare, abbiamo la prima partita di campionato e Maggie non sta più nella pelle", la voce di mia moglie mi ridesta ed io non posso far altro che sorridere.

"Andiamo", le dico baciandola.

Ho solo una parola per te, Clarke: grazie.



THE END

 

(*) Essere on-deck (generalmente tradotto come "in attesa") significa essere il prossimo nell'ordine di battuta. Nei giochi professionali, il battitore che è on deck aspetta in una zona del territorio di foul chiamata cerchio d'attesa.

(**) Il bunt o smorzata è una particolare tecnica di attacco, effettuata dal giocatore in battuta che colpisce intenzionalmente la palla con poca forza, in modo da tenerla vicina alla casa base e consentire un avanzamento sulle basi delle proprie compagne, o sorprendere la difesa avversaria e raggiungere la prima base.

(***) Il Framing è l’abilità preziosa di un ricevitore che riesce a trasformare un lancio sugli angoli in uno strike “chiamato”.



___________

 

NOTE AUTRICE.

E siamo arrivate in fondo anche a questa storia. Tutte le volte devo ammettere che un po’ mi dispiace, ma sono anche contenta di averla finita.

Spero che vi sia piaciuta, spero di non aver illuso le aspettative, il rischio c’è sempre e dire che mi dispiacerebbe sarebbe un eufemismo. Ammetto che non sia stata una di quelle storie profonde ed impegnative, ma era partita come una one shot, che però si è allungata.

Ringrazio il sito EFP, Wattpad, e AO3, per avermi permesso di pubblicare la storia… ma soprattutto ringrazio tutte voi che vi siete prese la briga di leggere, seguire, preferire o ricordare e commentare, la mia storia. Alcune di voi sono diventate una piacevole costante, una certezza. Le vostre parole - spesso e volentieri - mi aiutano tantissimo a proseguire queste storie, voi non ne avete nemmeno idea di quando siete indispensabili.

Al solito sto scivolando nel melenso quindi è meglio fermarsi qui.

Ora mi dedicherò corpo ed anima a Something Called Love, credo mi manchino veramente pochi capitoli alla fine. Poi però mi sa che debba smettere per un po’. Quest’anno oltre al lavoro sono molto impegnata anche a livello arbitrale. Oltre al lavoro anche il softball mi farà impazzire quest’anno. Infatti, per stare in tema ho due competizione Europee, l’europeo Under19 solo che questa volta gioco in casa invece di Barcellona è in Friuli e la Premier Cup a Forlì, in quest’ultima dovrò sostenere anche l’esame per diventare arbitro internazionale, e sto già tremando. Credo di avervi già annoiato a sufficienza.

Spero di rileggervi presto.

Un grande abbraccio

Lory

 

 


   
 
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