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Autore: Fielda    13/03/2018    4 recensioni
“Non puoi vergognarti per qualcosa che ha trasceso lo spazio e il tempo! Qualcosa che è venuto prima di loro!”
“Se voglio sotterrarlo non è perché me ne vergogno” ribatté lei, mantenendo la calma. “Le nostra strade si sono divise tempo fa. È inutile rivangare quello che avrebbe potuto essere”
“Quello che avrebbe dovuto essere!” sbottò lui al culmine dell’ira, alzandosi e andando a piantare le mani nella balaustra del balcone, come a voler sfogare contro il mondo il veleno che covava dentro.
***
Tratto dall’ultimo capitolo:
“Rukia, vuoi dirmi qualcosa?”
Rukia tornò a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi e le labbra tremavano dai pensieri che non riusciva a buttare fuori.
“Non lo so”
- Spudoratamente Ichiruki -
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Ichigo si era fermato a dormire da Uryu dopo la notte di folleggiamento; Orihime era già stata avvisata che non avrebbe rivisto il futuro marito fino al pomeriggio del giorno dopo.
 
Era infatti già l’alba quando i due entrarono nella casa del medico.
 
“Grazie dell’ospitalità, Ishida. È stata una buona idea farmi dormire qui, così non disturbo nessuno con la mia ubriachezza molesta”
 
“Nessuno a parte me, ovviamente” punzecchiò Uryu, anche se non lo infastidiva davvero.
 
“Senti chi parla. Mi pareva che anche tu avessi perso il controllo a un certo punto” ridacchiò Ichigo alludendo alla crisi di risa che l’amico aveva avuto a metà serata per una battuta tutt’altro che spiritosa.
 
“È stata colpa tua, Kurosaki. Ti avevo detto che non avrei retto un Quattro Bianchi” brontolò mentre tirava fuori da un armadio la biancheria per il divano letto. “E poi fortunatamente è durato poco”
 
“Fortuna tua. Noi ci stavamo divertendo” puntualizzò Ichigo mentre l’amico gli lanciava la biancheria con poco garbo.
 
Il rosso si apprestò a farsi il letto mentre Uryu si chiudeva in bagno.
 
Stese le lenzuola e coprì un cuscino con la fodera azzurra. Faceva abbastanza caldo, così sfilò scarpe, maglietta e jeans e si lasciò cadere di peso sul divano letto, fissando lo sguardo al soffitto.
 
Non aveva più visto Rukia dopo il loro incontro nei bagni. Gli era stato riferito che era dovuta scappare per un’emergenza alla Soul Society, ma né Toshiro né gli altri ne avevano ricevuto alcuna notizia.
 
Sarebbe stato uno stupido ad aspettarsi un’altra reazione da parte sua se non la fuga; in fondo, lui avrebbe sconvolto il suo mondo per lei, ma a lei aveva chiesto di sconvolgere il suo. E non era una decisione che potesse prendere in cinque minuti in un bagno di una discoteca.
 
Dal canto suo, allo stesso tempo, un’altra questione meritava la sua attenzione.
 
Il matrimonio.
 
Si era sentito un vigliacco, intimamente, quando aveva pronunciato quelle parole.
 
“Io manderei tutto all’aria per te. Tutto”
 
La sua decisione era presa, ma lui, né Orihime, potevano aspettare la risposta di Rukia.
 
Arrivare a pensare, a sostenere, una cosa del genere significava che quel matrimonio non aveva alcun significato, se non quello che aveva avuto l’intera relazione con Orihime.
 
Lei non se lo meritava, tutto questo. Ma lui si era ripromesso che avrebbe smesso di occuparsi degli altri prima che di sé stesso.
 
“Fatica a smaltire la sbornia, Kurosaki?”
 
Uryu era uscito dal bagno senza che Ichigo se ne accorgesse e si era seduto sul bracciolo dal lato opposto rispetto a dove l’amico teneva la testa.
 
Ichigo saltò. “Accidenti, come sei silenzioso”
 
“Questo è chiaro. Però tu sei un po’ troppo meditabondo, per i miei gusti”
 
Uryu incrociò le braccia al petto in posizione di attesa e guardò Ichigo, severo e riflessivo.
 
Ichigo ebbe la conferma che sospettasse qualcosa; ma non sapeva se poteva fidarsi di lui, conoscendo la profondità del suo affetto per Orihime.
 
“Forse non mi sento pronto per un matrimonio. Tutto qui” tagliò corto.
 
“Stai con Orihime da anni e avete un bambino. Direi che la tua relazione è solida abbastanza da compiere un passo del genere”
 
“Tu non puoi capire, Ishida” tuonò Ichigo, cercando di far leva sul suo orgoglio. “Apprezzo il pensiero, ma non sei nella posizione di dare consigli sul matrimonio”
 
Uryu si accigliò, punto sul vivo. Eppure, dall’espressione dell’amico poteva leggere che quel turbamento venisse da fonti esterne a quell’argomento.
 
“Hai ragione, non so molto sul matrimonio. Forse non so molto nemmeno sulle persone. Però capisco quando un amico ha bisogno di supporto” balzò in piedi, “E tu evidentemente non meriti il mio tempo”
 
“Aspetta” Ichigo scattò a sedere mentre l’amico si accingeva verso le scale. “...Scusa”
 
Ishida si fermò.
 
“Hai ragione, sei un buon amico. Ma ci sono cose che non posso dirti... per causa di forza maggiore” cercò di spiegare Ichigo sfruttando la migliore delle improvvisazioni, la verità.
 
Uryu tornò indietro e lo guardò da dietro la spalliera del divano letto. Dal suo sguardo corrucciato sembrava che tutti i suoi timori stessero trasformandosi in realtà.
 
“C’entra Kuchiki, vero?”
 
Gli istanti di silenzio furono una conferma più pesante di qualsiasi parola.
 
Ichigo stava ancora raccogliendo i pensieri quando si ritrovò scaraventato contro il cuscino, la faccia stretta nel palmo di Uryu che troneggiava su di lui minaccioso.
 
Ichigo era talmente sorpreso che non reagì.
 
Il viso di Uryu emanava odio come poche altre volte l’aveva visto.
 
“Se farai del male a Orihime, giuro su me stesso e su tutto ciò in cui ho mai creduto che ti ridurrò in polveri così sottili che nemmeno la tua anima riuscirà a ricomporli”
 
Ichigo attese che l’amico si placasse, che il fiatone trasudante rabbia si calmasse e il tremore alle mani cessasse, prima di scostare la sua mano dalla faccia per poter rispondere.
 
“Mi prendo tutte le colpe di quanto è successo. Non ho intenzione di giustificarmi”
 
Uryu era passato dalla furia incontrollata all’incredulità; forse sperava davvero di sbagliarsi, anche se la ragione gli aveva più volte suggerito la verità delle cose.
 
“Ma è giunto il momento di porre rimedio ai miei sbagli”
 
“Sbagli? Per te Orihime è uno sbaglio?” sbraitò Uryu, perdendo il controllo della sua consueta calma.
 
“Non Orihime. Ma la mia scelta di legarmi a lei” Ichigo si manteneva pacato mentre l’amico ribolliva di una rabbia eccessiva per essere dettata dall’amicizia.
 
“Non usare giochi di parole, Kurosaki! È quello che hai detto!”
 
Ichigo gli andò incontro per tentare di placare quell’esplosione. Gli afferrò i polsi, delicatamente, interrompendo un gesticolare collerico e incontrollato, ma l’altro sgusciò dalla sua presa e gli diede un violento pugno.
 
“Come puoi farle questo! Dopo tutto questo tempo! Dopo tutto quello che ha fatto per te! Se solo avessi mai trovato qualcuno che mi guarda come lei guarda te...” l’ira sembrò sedarsi un istante, solo per ritornare, più vivida di prima, accompagnata da amare lacrime.
 
“Tu non la meriti! Tu non ti meriti una donna così meravigliosa!”
 
“Hai ragione, io non la merito” proferì Ichigo, zittendolo d’un tratto.
 
“Dimostra di meritarla tu, allora”
 
 
 
***
 
 
 
Rukia rincasò nel più totale silenzio della notte.
 
Renji russava sommessamente, occupando metà della sua parte di letto. Sicuramente non si aspettava di vederla rincasare così presto, altrimenti la avrebbe per certo aspettata sveglio.
 
Si spogliò e si infilò sotto il leggero lenzuolo di fianco a suo marito, muovendosi con lentezza e cercando di fare meno rumore possibile.
 
Appoggiò il viso sul cuscino rivolta verso Renji, a pancia in su e bocca schiusa.
 
Quando dormiva, con i capelli sciolti riversati su ogni lembo del cuscino, era davvero bellissimo.
 
Ma nemmeno di fronte a quella celestiale visione riuscì a smettere di pensare per un singolo istante a ciò che le aveva detto Ichigo.
 
Durante quella serata si era spesso soffermata a fissarlo mentre beveva, scherzava e rideva con gli altri, senza la capacità di distogliere lo sguardo, come se la sua sola vista le trasmettesse un calore al cuore senza cui sarebbe stata inghiottita dal gelo più infernale.
 
Renji non le era mancato, affatto. Tutto ciò di cui sentiva di aver bisogno era di vedere Ichigo felice; nient’altro.
 
Eppure, dopo il misfatto nei bagni, dopo che lui aveva palesato la peggiore delle intenzioni, Rukia era dilaniata da sensazioni tutt’altro che chiare.
 
Era felice, innegabilmente e perdutamente felice.
 
Era come se si fosse svegliata da un torpore metastatico ed eterno accorgendosi di non aver mai tenuto davvero le redini della sua vita.
 
Dall’altro lato, Renji.
 
Lui non faceva parte di quel sogno, o almeno, solo in parte.
 
Renji era la persona più importante della sua vita – dopo Ichigo. Era colui che l’aveva accompagnata, cullata e supportata lungo il faticoso tragitto che l’aveva condotta dalla più misera alla più elevata delle condizioni.
 
Era il suo più caro amico, era colui a cui avrebbe volentieri donato la sua vita.
 
E, in un certo senso, l’aveva fatto.
 
Ma era davvero ciò che voleva? Era ciò che in cuor suo desiderava?


La felicità che l’attanagliava le suggeriva già la risposta.
 
Le scappò un sospiro, più rumorosamente di quanto intendesse, tanto che riuscì a destare il marito dal sonno più profondo.
 
“Non sei un po’ troppo sobria?” osservò Renji stropicciando gli occhi pesti.
 
“Lo sai che sono astemia”
 
“Sì, però era l’addio al celibato di Ichigo...” Renji si girò verso di lei, trattenendo uno sbadiglio, poi le sorrise. Dio, quant’era bello quando sorrideva.
 
“Renji, tu hai mai pensato che Ichigo ed io saremmo finiti insieme?”
 
Il sonno abbandonò del tutto le membra dell’uomo. Rukia non le aveva mai fatto una domanda del genere, anche se il pensiero lo aveva governato più di quanto potesse ricordare.
 
“Certo che l’ho pensato” rispose, con la medesima franchezza. “Credo che ce l’aspettassimo tutti”
 
“E secondo te, perché non è successo?”
 
Il tono serio della donna lo fece visibilmente preoccupare, tuttavia l’assecondò. Sentiva che aveva il bisogno di parlarne.
 
“Non lo so” ammise. “In effetti, me lo sono chiesto spesso”
 
Rukia abbassò lo sguardo.
 
A Renji non piaceva per niente quella situazione, ma sentiva che era attanagliata da un peso che non riusciva più a tollerare.
 
Le sfiorò il mento col dorso di un dito.
 
“Rukia, vuoi dirmi qualcosa?”
 
Rukia tornò a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi e le labbra tremavano dai pensieri che non riusciva a buttare fuori.
 
“Non lo so”
 
Renji s’incupì.
 
Rukia cominciò a piangere.
 
L’uomo si alzò dal letto e si vestì in fretta. I suoi movimenti facevano trasparire un’agitazione soffocata e il suo respiro si fece irregolare e irrequieto.
 
Arrivò alla porta e, prima di oltrepassarla, si fermò.
 
Il suo tono era rotto da un insieme di sensazioni negative che andavano dallo sbigottimento fino alla delusione più cocente.
 
“Quando vorrai parlare, io ci sarò”
   
 
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