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Autore: Claire66    18/03/2018    2 recensioni
*Storia Continuerà entro le prossime settimane*
Cosa sarebbe successo se Draco si fosse ribellato al suo destino e avesse deciso di unirsi al magico trio, il giorno in cui furono portati a Villa Malfoy?
E se Harry avesse una sorella gemella, la quale farà breccia nel cuore del Serpeverde, facendogli compiere un cambiamento repentino ?
Preparatevi ad abbandonare il mangiamorte vile e codardo a cui siete abituati, e cominciate a dire "Coloro che sono sopravvissuti", non "Il bambino che é sopravvissuto"
(3)
“Ma quindi significa che se uno di noi muore, muore anche l’altro?”
Chiese Marie con voce tremante e carica di tensione a Silente.
(10)
“Ma allora…” “Vuoi dire che…” Fecero Harry e Marie, all’unisono.
“Il tempo si fermerà.”
(11)
“In fondo, non sarò la prima della nostra famiglia a fuggire da Azkaban. Si tratta solo di seguire le orme di Felpato.”
Harry non riuscì a trovare la forza di restituirle il sorriso.
(12)
Grandi, bui e tormentati voragini luccicanti lo osservavano.
“Come l’hai chiamata?” Domandò Marie.
“Niké.
(16)
“Marie!” Lei si voltò, e fu l’unica ad udirlo.
“…” A qualche passo da Draco, Marie non si mosse, Harry aspettava, paziente.
"Tu sei il mio angelo.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Radio Potter in diretta



L’unico rumore, nella camera da letto dei Malfoy dove Narcissa si era rifugiata per trovare un po’ di pace, era la sua piuma che grattava la pergamena. L’ennesimo passo verso il basso, pensò, amareggiata. Ma la sua determinazione rimase ferrea. Nonostante ordinare cinque bacchette false dai Tiri Vispi Weasley la ripugnasse, così come pagarle il doppio nella speranza che esaudissero entrambe le sue richieste. Sapeva che era solo il primo gradino di una lunga e tortuosa scalinata verso quelli che aveva sempre etichettato come Traditori del Proprio Sangue e Filobabbani.

Ma pur di rivedere Draco avrebbe fatto qualsiasi cosa: a Narcissa non importava più della sua vita, ora, tranne per quello che era ormai il suo unico scopo: evitare che Draco venisse macellato dalla furia di Bellatrix e consegnato al Signore Oscuro. Prima, aveva temuto di agire e compromettere la sua posizione. Ora che era stata costretta a prestare la sua immagine per quella sporca trappola ed aveva origliato la sorella discutere con il marito su cosa era disposta a fare per far sì che Draco “vuotasse il sacco” e chiunque lo avesse accompagnato non fuggisse, Narcissa era mortalmente determinata.
Non avrebbe lasciato che sua sorella torturasse Draco, il suo unico figlio, inostacolata, e che lo imprigionasse. Usando lei come esca. Avrebbe messo fuori combattimento i quattro Mangiamorte che li avrebbero scortati, senza scoprirsi, e priva di bacchetta Bellatrix aveva solamente la sua furia, che Narcissa sperava non bastasse per impedir loro di fuggire. Non pensò, tuttavia, di ingannare il marito. Di certo non temeva la sua reazione, ma voleva risparmiargli un’ulteriore umiliazione.
Il suo tradimento sarebbe stata un’onta sufficiente.
Conosceva Lucius, e sapeva che non si sarebbe mai rivoltato al Signore Oscuro fintanto che fosse in vita. Essere abbandonato da Draco aveva reso la sua determinazione altrettanto ferrea. Il figlio aveva scelto la sua strada, e lui, di continuare sulla sua. Sapeva che non avrebbe permesso che i Malfoy passassero alla storia come i traditori del Signore Oscuro. Negli anni di vita che avevano condiviso, Narcissa era divenuta forse una delle poche persone in grado di intravedere il nucleo valoroso che Lucius nascondeva.  Era quella fermezza di principio che l’aveva attratta, da giovane, quando le loro famiglie prosperavano. In lui, nulla era più forte che la determinazione nel difendere l’onore dei suoi antenati, e della sua presente famiglia. I tempi lo avevano messo con le spalle al muro, e così Draco: doveva impedire che quella parte virtuosa di Lucius, anche se contorta e compromessa dalla Magia Oscura, distruggesse ciò che insieme avevano fatto di buono.
Narcissa aprì la finestra e legò la lettera al fidato barbagianni, e lasciò che l’aria gelida, in cui la primavera era lontana quanto la felicità dal suo animo, le inondasse il viso e scompigliasse la serica chioma biondo chiaro. Agire la faceva sentire libera.
Un pensiero inaspettatamente positivo le attraversò la mente, come risvegliato dal gelo: Lucius avrebbe lasciato in eredità a Draco la forza di perseverare ed essere fedeli alle proprie convinzioni, e Draco aveva ereditato da lei la forza di agire. In fondo, si erano rivelati dei buoni genitori per Draco. La intristì che Lucius lo vedesse come un fallimento, e si domandò se avrebbe mai capito. E se Draco avrebbe mai capito.

***

Hermione, seduta sul divanetto celeste di Villa Conchiglia, era intenta a scribacchiare una traduzione delle rune che componevano Lo Stregone Dal Cuore Peloso, e Ron stava proprio per approfittare di quel momento di parziale solitudine per abbracciarla, quando quello che sembrava un colpo di pistola li fece sobbalzare entrambi. Ron estrasse la bacchetta e allargò un braccio, schermando Hermione. “Miseriaccia! Che cavolo…” sbottò Ron. Le Fiabe di Beda il Bardo rovinarono sul pavimento. “Leo! Pennuto rimbambito, mi sei mancato!” Esclamò sorpreso, ruggendo di gioia.
Il piccolo Leotordo, stordito, svolazzava stremato alla finestra della cucina.

“Poverino, deve esser planato e il peso della lettera gli ha impedito di fermarsi.” Disse Hermione, aprendo la finestra e prendendo fra le mani il batuffolo che tubava sfinito.
“Campione, ce l’hai fatta, dal Galles fin qui! Sotto quelle piume c’è un leone, te lo assicuro Hermione.”

Lei, intenerita dall’inedita dolcezza con cui Ron si rivolgeva all’impavido messaggero, gli appoggiò la testa sulla spalla ed accarezzò leggera il suo polso, passandogli il piccolo Leo, a cui aveva già sfilato la lettera.
I due rimasero così, le mani unite attorno al batuffolino il cui cuore batteva all’impazzata, come se fosse un microfono per quello che batteva nei loro petti. Quel breve attimo apparteneva unicamente a loro.

Quando il cuoricino di Leotordo smise di galoppare, Ron si accigliò, turbato da un pensiero improvviso.
“E La lettera? Cosa dice?” Si era ricordato che era di Krum, e la loro bolla di felicità scoppiò.

“Hem, sì, la lettera…” Hermione si scostò a malincuore dalla spalla di Ron.
Con delusione, videro che era molto breve, tracciata con una grafia appuntita e un po’ zoppicante.

Hermione dovette faticare un po’ per leggerla ed ignorare gli errori di ortografia, ma il contenuto non poteva essere più chiaro.

“Cara Hermione,

la tua lettera è stata un grande sorpresa. Vado dritto al punto: fra noi studenti di

Durmstrang, ha fatto molto parlarre che Karkaroff sia stato trofato con un grande parte del

braccio tagliato da lui stesso. Persone dicono che ha cerkato di fermare maledizione del

Marchio, di cui tu mi chiedi. Ricordo che i proffessori a Durmstrang rifiutafano di parlarne,

ma si diceva che fosse un maledizione che uccide i traditori del stregone britannico che voi

chiamate Tu-Sapete-Chi. Mi dispiace dirti che cura è ignota, Karkaroff certo non sapeva.
 

Per rispondere alla tua seconda domanda, qui in Galles dico di allenarmi, ma dopo il simbolo

di quel idiota al matrimonio di Fleur, la nostra squadra, assieme con giokatori gallesi,
 
impedisce quei ladri ficcanaso e rapitori chiamati “Ghermidori”.
 

Se i due Potter vogliono aiuto, noi saremo subito dove serfe. Spero tu sta bene.


“Bill! Qui è Georgie, passo e chiudo, anzi, sto per aprire la porta!”

Per la seconda volta, i due innamorati sobbalzarono, “Ti siamo mancati dall’ultima volta, vero? Pensavi di poterti godere la tua villetta con Fleur hehe…” Un rumore di cavi, stivali e metallo rimbombò sull’uscio, assieme a qualche genuina imprecazione.
“Occhio a quei fili, Monoforo. Mi stai avvolgendo come un furetto stecchito. Ci ha già provato quella vecchia ciabatta di tua zia a farmi fuori con quel dannato cucù anti-intrusi.” Borbottò Lee Giordan, con due graffi sul viso scavato dal maltempo e dalla stanchezza, ma l’abituale energia.
Leotordo, risvegliato dal trambusto, decollò come la prugna dirigibile Molotov che aveva appena fatto prendere uno spavento ai loro compagni, a miglia di distanza, e si diresse con vertiginosi alti e bassi verso la fonte del rumore. “Ehi! Calma amico, sono Lee! Ma allora è una cosa di famiglia!” Dopo un civettare eccitato, Leo tornò a svolazzare attorno alla testa di Ron, seguito dai nuovi arrivati.
“Fred, George, Lee, siete proprio voi!” Ruggì Ron, e si gettò ad abbracciare i gemelli.
“Bon jour Ronnie!” Fece George “Proprio non ce la fai a stare lontano da Fleur eh?” Gli fece eco Fred; l’abbraccio che si scambiarono, tuttavia, fu di puro sollievo.
Hermione non gradì particolarmente la battuta, ma strinse più forte la lettera di Viktor, certa di poter replicare. Salutò con altrettanto entusiasmo i tre eredi dei Malandrini, curiosa.
“Ma cosa ci fate qui? Con la radio!” Hermione trattenne a stento l’entusiasmo. “Non vorrete mica trasmettere Radio Potter…” Esclamò con un mezzo sorriso. Quello che le rivolsero Lee, Fred e George invece fu a trentadue denti, e sincronizzato. “Brillante come sempre, Hermione.”
Bill e Fleur scesero in quel momento dalle scale, entrambi sorridenti, con sorpresa di Ron ed Hermione. Non sapevano che anche Bill e Fleur si erano isolati nella loro bolla, approfittando della notte e della casa tranquilla per qualche ora.
“Allora, quando si comincia?” Fece Bill, dando due pacche sulle spalle ai gemelli e strizzando l’occhio a Lee. “Visto che ormai Villa Conchiglia si è trasformata in una base dell’Ordine, non ci limiteremo ad un ospizio! Non sia mai detto che sono un tipo noioso” “Ma scerto che no” Cinguettò Fleur. Se Ginny fosse stata presente, avrebbe lamentato un grave caso di eccesso di flebo, ma Bill e Fleur trovavano nel loro amore decisamente sopra le righe la forza per sfidare il muro di tenebre che li opprimeva tutti.
“Ma dove si è cacciato Harry?” Domandò Ron, cercando con lo sguardo l’amico.
“Penso sia appena fuori dal giardino, a prender un po’ d’aria.” Disse Hermione, e il sorriso le si ghiacciò sulle labbra al pensiero di Marie, Luna e Malfoy di nuovo nei dintorni del Cilindro Lovegood.
“Vado a chiamarlo. Anche gli altri dovrebbero essere di ritorno!” Si diresse in fretta verso l’uscita, lasciando Ron a rallegrarsi con la compagnia dei gemelli e Lee Giordan.
Come poteva essersi dimenticata di loro, e aver accantonato tutte le preoccupazioni! Per quell’effimero istante, grazie alla morbidezza delle piume del piccolo gufo, era svanita ogni ombra al loro orizzonte, e poi la lettera e l’arrivo imprevisto dei garruli Fred e George e Lee l’aveva distratta ancora. Questo mentre Harry fissava l’orizzonte increspato dalle onde, con la mente distante, nei dintorni di Ottery St Catchpole. Hermione lo trovò seduto su un ciuffo d’erba, e capì immediatamente il motivo per cui cercava la solitudine. Quando lui e Marie erano costretti a separarsi, Harry spesso si chiudeva in un silenzio meditabondo e faticava a relazionarsi con gli amici, una parte della sua mente occupata dall’ansia. Metà di lui era assente, e l’unico linguaggio che lo faceva tornare quello di sempre era l’azione. Ma ora, solamente Marie era in avanscoperta, e le retrovie non facevano per lui. Ad Hermione ricordò Marie durante la terza prova del Torneo Tremaghi, prima che venisse trascinata via dall’impostore di Malocchio.
Hermione, senza dire nulla, si sedette accanto a lui.
“Harry, arriveranno, ne sono certa. È ancora presto.” “Dovrebbero essere qui a momenti. Mi sento come zia Petunia quando allungava il collo aspettando l’auto arrivare nel vialetto. Chissà come se la passa Dudley. Te l’avevo detto che prima che partissimo mi ha offerto una tazza di tè?” Ma Hermione non fece in tempo a rispondere. Un sonoro crack spezzò l’aria, e i tre fabbricabombe ricomparvero a qualche metro dal muretto di cinta, arruffati quasi quanto Leotordo e ben più maleodoranti.
“Finalmente!” Esclamò Harry, un po’ stizzito. Marie si avvicinò sventolando il bizzarro palloncino in cui galleggiava il sacco informe delle prugne dirigibili Molotov, e Draco lo adocchiò nervoso. “Fa piano con quegli aggeggi!” “Che c’è Malfoy, hai avuto tra le mani patate bollenti ben peggiori!” Gli rispose lei, piccata. Ma fece apparire robuste funi d’argento con cui assicurò la bolla ad una pietra dell’aiuola. In realtà Marie stava cercando di sfogare il sollievo di rivedere il viso occhialuto e spettinato di Harry, ed ogni modo per rassicurare l’altro era lecito, nel loro codice. Bill e Fleur non erano gli unici ad avere un rapporto ben al di sopra delle righe.
“Marie, Luna, Harry, ora devo proprio dirvelo, sono arrivati Fred e George e Lee Giordan e indovinate, vogliono trasmettere Radio Potter da Villa Conchiglia!”
A Draco andò di traverso il respiro. I gemelli Weasley avrebbero fatto esplodere tutto il loro lavoro! Decise immediatamente di rimanere a fare la guardia alle loro granate.
I quattro, come rinati dopo le rispettive fatiche, si precipitarono dentro, dove furono accolti dall’alquanto originale: “Avete deciso di sotterrare Voi-Sapete-Chi sotto il letame di drago? Potevate dircelo subito, reclutiamo Charlie!”
“Mon dieu, qui sci vuole un bagno!” “Certo Fleur, gliela diamo noi una lavata a questi campeggiatori della domenica!” Seguirono altre pacche sulle spalle e saluti, poi d’un tratto Lee si sfregò gli occhi. “Fred? Niente più whisky incendiario a colazione. Lo vedi anche tu?”
Fred sgranò gli occhi e sfoderò la bacchetta, altrettanto fece George. “Cosa ci fa Malfoy nel giardino? Bill, sei impazzito? Blocchiamolo!” Fece per uscire, quando Harry sbraitò per farsi sentire oltre al chiacchiericcio ormai quasi spento: “Fermi! Non è come credete! Sta con noi adesso!” Avrebbe potuto annunciare il proprio fidanzamento con Severus Piton, e dubitava che avrebbe sortito un effetto diverso. I gemelli non abbassarono la bacchetta. Guardarono prima Harry, e poi Draco in piedi vicino alle prugne dirigibili, che ricambiò il loro sguardo, apparentemente insofferente, e poi Marie. Senza curarsi di cosa potesse pensare Malfoy, lo osservarono in cagnesco come se fosse uno schiopodo in vetrina; poi lo spirito sperimentatore di George ebbe la meglio.
“A cosa fa la guardia la serpe?” Disse, incuriosito.
“Prugne Dirigibili Molotov.” Rispose prontamente Marie, orgogliosa.
“Prima che vi vengano idee, il copyright è mio e di Luna.”
“Prugne Dirigibili Molotov? Tu si che sai fare affari, Marie.” Gli occhi dei gemelli ora scintillavano, così come quelli degli altri due gemelli erano divisi fra preoccupazione e ilarità. L’espressione dei gemelli si spiegava da sé. “Draco dormiens numquam titillandus…tu che dici Georgie? “
“Concordo pienamente Fred.”
Harry e Marie si scambiarono l’occhiata che precedeva le loro decisioni importanti. Decisero di lasciarli fare, per il momento. I gemelli Weasley uscirono nel giardinetto, fischettando.
“Allora Malfoy, hai cambiato bandiera?” Domandò Fred con finta noncuranza.
“Ma che domande fai Fred, è lampante: ha finalmente trovato la casa adatta per lui: da Serpe si è degradato a cane da guardia.” Disse George, sparando il primo colpo e più ostile del gemello; ora più che mai ricordava il dolore bruciante della maledizione Sectumsempra scagliata da un professore che aveva sempre coccolato Malfoy.
Draco, con gran sorpresa degli altri spettatori, non reagì alle provocazioni, ma si limitò a rispondere freddamente.
“Brillante deduzione Weasley, vedo che lasciare la scuola ti ha fatto bene. D’altronde, il bisogno aguzza l’ingegno, non è vero? Scordati di toccare le Prugne Dirigibili, almeno finché Tu-Sai-Chi è in giro.”

“La lingua biforcuta c’è la ancora però, eh?” Fece Lee.
“Di un po’ Malfoy, ti va di avere finalmente il tuo momento sul palcoscenico? Non dico il campo da Quidditch, lo sappiamo che messo su una scopa sei un ottimo buffone.” Disse George. Questa volta, Draco non reagì del tutto.
Harry e Marie erano sempre più convinti della propria scelta: il fuoco di battute di Fred e George era un’altra prova che Draco doveva superare, se voleva guadagnarsi la loro fiducia. Se la cava bene, tutto sommato, pensarono all’unisono.
“Abbiamo bisogno di fare scalpore oggi su Radio Potter, e non c’è dubbio che saresti proprio…inaudito.”
“Anche per chi ha un orecchio per ogni lato del corpo, Weasley?”
“Hai sviluppato il senso dell’umorismo eh, Malfoy?” Gli rispose Fred. “Potremmo sempre farti ritrovare con un organo in più, come ad esempio il cervello, ma così saremmo perfino più misericordiosi di ora.”
“D’accordo. Parteciperò a quella Radio…Potter.” E gli angoli della bocca gli si arricciarono per il disgusto. Malgrado tutti gli sforzi, il nome della trasmissione gli ricordava orribilmente un fan club. E l’idea di far parte di un fan club dei Potter era umiliante, per Draco Malfoy. Fino ad ora, aveva avuto il privilegio di sentirsi, imprevedibilmente, al loro livello. Era appena tornato da una missione, seppur minore, e come ringraziamento lo trattavano come un fenomeno da baraccone?
Con suo sbalordimento, mentre si radunarono nell’affollato salotto, Bill gli fece l’occhiolino. Draco credette di esserselo immaginato. Anzi, decise di esserselo immaginato, tanto per il momento faceva lo stesso.
L’atmosfera era peculiare: ilarità e battute cozzavano con la tensione ed il disagio.
Ron ed Harry aiutarono a dispiegare l’attrezzatura, che consisteva in una radio, tre microfoni e una lunga antenna che fu infilata nel camino, senza tanti complimenti.
“Abbiamo scoperto che così trasmette in modo ottimale” Fece Lee, in risposta allo sguardo esterrefatto di Hermione.
“Serve ad impedire che ci intercettino, è un’antenna incantata. L’abbiamo trovata mentre cercavamo merce utile da vendere al negozio.” Spiegò Fred ad Harry e Marie, che si erano avvicinati incuriositi a quello che si poteva ancora intravedere dell’antenna, che ronziva a singhiozzo.
I due notarono che i microfoni erano collegati all’antenna con un filo color carne che apparteneva senza dubbio a delle orecchie oblunghe.
“Geniale!” Fecero i gemelli Potter all’unisono. “Ora li usate per non essere intercettati, inceve che origliare!” Disse Harry.
“Eh sì Harry, la vita ne riserva di sorprese eh?” Rispose George, sorridendo ai due.

“Allora, attenzione prego!” Fred si schiarì la voce. Tutti tacquero, frementi.
“Il piano è il nostro preferito: improvvisazione! Con l’eccezione del triste capitolo sui maghi e le streghe dispersi, dove la storia si fa seria. Ma ricordate, la gente ha bisogno di una buona dose di risate per tirare avanti, perciò sparatele grosse e a volontà. Useremo dei nomi in codice, e non possiamo assolutamente partecipare tutti.” L’espressione di Ron mutò da eccitata a delusa.
“Riveleremmo di essere riuniti, sarebbe troppo azzardato anche per i nostri standard inesistenti.”
Marie lo interruppe.
“Non credi che almeno uno di noi debba partecipare?” Aveva capito subito che Fred si riferiva a loro. Intervenne Bill. “Non fatelo, parlo da Spezzaincantesimi. Darebbe moltissima speranza Harry, so cosa stai per dire, ma se riuscissero a localizzarvi, cosa non impossibile se indovinassero la parola d’ordine, sareste in guai enormi una seconda volta, e non ne abbiamo bisogno.”
I gemelli Potter acconsentirono a malincuore, delusi quanto Ron, che invece aveva riacquistato entusiasmo. “Parleranno Ron, Luna, Bill e Malfoy per noi” Esordì Hermione, che preferiva agire da dietro le quinte. “Quale messaggio può essere più forte di un Mangiamorte che sfida Tu-Sai-Chi per difendere la libertà del mondo magico?”

“Sei assunta Hermione!” Le disse Lee con un gran sorriso, che lei restituì timidamente.
“Allora, quali soprannomi volete? Niente di troppo chiaro come ad esempio won won Ron.” Tossicchiò George.
“Dacci un taglio George!”
“Ci ha già pensato Piton, grazie won won
“Gorgosprizzo, io sarò gorgosprizzo.” Disse Luna, entusiasta.
“Bella scelta Luna, nessuno saprà mai di chi –anzi, volevo dire cosa– si tratta” Fece Fred.
“Contami come Zanna, Fred.”
“Vedo che non perdi mai l’ironia, Bill.”
Ron si stava arrovellando, poi Leotordo gli sfrecciò sotto il naso e lui si illuminò.
“Tordo, passo e chiudo, Stocco!”
“Bene Ron, vedo che ti sei già calato nella parte, del resto hai talento per un gufo rimbambito!” Fece Fred, pronto. Ma Ron non aveva sentita una parola, perso negli occhi di Hermione e nel suo dolce sorriso.
Scese il silenzio. Mancava solo una persona. Draco pensava che gli avrebbero appioppato loro un soprannome, invece evidentemente gli lasciavano spazio libero. Cosa avrebbe dovuto scegliere? Decise di mirare alto e sorprendere.
“Grifone, chiamatemi Grifone.”
Ci fu un attimo di silenzio assoluto, poi George lo ruppe ruggendo
“Alias Pallone Gonfiato, forte e chiaro grazie!”
L’emozione salì alle stelle. Erano pronti. Bill per sicurezza stese un incanto interferente sul gruppetto riunitosi accanto ai tre microfoni che lievitavano a mezz’aria. Fred diede un’occhiata all’orologio, picchiettò i microfoni con la bacchetta e Lee azionò l’antenna, che cominciò a vibrare senza interruzione. Hermione lanciò due biscottini a Leotordo, per evitare che tubasse euforico.
George mimò, con fare teatrale, il conto alla rovescia di 5, 4, 3, 2, 1…Azione!
“Egregi Maghi, Gentili Streghe, complimenti per essere riusciti a sopravvivere fino ad un'altra puntata di Radio Potter! In diretta da un affollato cesso di Londra – no, cari ascoltatori, non siamo nel Ministero, anche se è vero che ultimamente è popolato da elementi che apparterrebbero ai contenuti di un tubo di scarico, per usare un elegante parafrasi.”
“Parlando di scarichi, Stocco” intervenne George, “sconsigliamo di tentare di creare gabinetti svanitori, ci è giunta voce che una strega nel Kent, benedetta fattucchiera, ha tentato di usarlo come armadio svanitore, finendo nelle fogne della contea.”
“Qui a Radio Potter oggi vogliamo darvi un motivo per non gettare le speranze giù per il cesso…” Riprese Fred.
“Piuttosto, spediteci i volantini Purosangue del Ministero, purgherete la casa dalle scemenze.” Intervenne Lee/River.
“E abbiamo in serbo delle sorprese River…” Continuò Fred, in crescendo. “Ma prima, l’elenco dei caduti, che oggi, forse per il sollievo di alcuni, è breve e viene dall’estero.” Cominciò Lee, sbirciando su un frammento di pergamena. “Con grande sconforto annunciamo l’assassinio di Gregorovich, rinomato fabbricante di bacchette in Europa, ucciso con la Maledizione Senza Perdono. Malgrado le dubbie simpatie di Gregorovich, si tratta senza dubbio di una pesante perdita per la popolazione magica.” Fece una pausa.
“Dall’Inghilterra invece, la Signora Augusta Paciock, nonna di Neville, si è data alla macchia, ma non prima di aver spedito Dawlish al San Mungo con un paio di grosse orecchie d’asino, che siamo certi gli stessero a meraviglia. Il nostro pensiero ora va a Neville, nella speranza che continui ad organizzare la resistenza ad Hogwarts, senza lasciarci le penne. Neville e compagni, se ci siete, rimanete in ascolto, siamo tutti con voi!” E con questo Lee concluse l’elenco di disgrazie.
 “Ascoltatori, è con enorme piacere che per la nostra rubrica Amici di Harry Potter vi presento Gorgosprizzo, Tordo e Grifone, direttamente dalla macchia britannica!”
“Allora, fece George, rivolgendosi a Luna, “Gorgosprizzo, qualche consiglio su come sfuggire ai Mangiamorte?”
“Grazie Sorcino. Senza dubbio portare le scarpe con le stringe allacciate con il doppio nodo può fare miracoli: spesso i maghi si dimenticano di usare gli oggetti a loro disposizione, una volta privi di bacchetta. Le stringhe delle scarpe sono un ottimo sostituto del gas strozzante, ma nel caso in cui i Mangiamorte vi assaliscano mentre siete in pantofole, allora accertatevi di tirarvi fuori dai piedi con un incanto rimbalzerino: le pantofole rimbalzeranno contro ogni superficie per ore, creando un bello scompiglio.”
“Gorgosprizzo, concordo con te: mai lasciarsi mettere i piedi in testa!” intervenne Ron, trattenendo a stento le risate.
“Ben detto Tordo, che per chi non ne fosse al corrente, non è per nulla tardo.”
“Niente affatto Sorcino, sono tanto sveglio da aver capito che Il Cavillo, signori, non è più stampato da Xenohilius Lovegood, se vi foste persi la puntata precedente, perciò non credete ad una lettera stampata sotto quel nome. Credete invece a Radio Potter, che vi garantisce che i gemelli Potter sono concentrati -ma sono ancora due, badate, non si sono sintetizzati- nel salvare il mondo magico. Se non ne siete convinti, allora qui con noi c’è Grifone a dimostrarvi come si fa.”  Concluse Ron, con le orecchie rosse. Poi sembrò ricordarsi di qualcosa, e fece segno a George di lasciarlo parlare.
“Ma prima, vorrei dare un consiglio a coloro che sono in fuga: se non volete lasciare il paese, dirigetevi in Galles, con la dovuta cautela: due squadre di Quidditch pattugliano il paese per liberare chi si ritrova prigioniero dei Ghermidori e dare una bella sistemata a questi predoni.”
Hermione lo guardò con affetto e ammirazione, e le orecchie di Ron divennero ancora più rosse, e tacque.
“Grifone, Alias Pallone Gonfiato, è il tuo momento” Disse George.
Draco, pallido ma risoluto, aveva ormai deciso cosa dire.
“Qui è Grifone che vi parla.” Si interruppe un momento, come se avvertisse lo sgomento degli ascoltatori, poi riprese.
“Sono qui per dirvi che per quanto le forze di Tu-Sai-Chi vi facciano sentire soli ed indifesi, non è mai troppo tardi per sostenere la causa della Libertà del Mondo Magico dall’oppressione che è calata su di noi. Lasciatevi gonfiare dalla speranza, e Grifondoro diventeranno persino i palloni gonfiati come me.
Nessuna situazione è troppo disperata per sostenere la causa della libertà dalle sofferenze e la cessazione degli omicidi, e le discriminazioni, che i seguaci di Tu-Sai-Chi ci infliggono tutti i giorni. Quando l’occasione si presenterà, fate le vostre scelte, e fatele in cuor vostro già ora. Arriverà il momento in cui potrete schierarvi e non sarete più costretti a nascondervi.” Fece una seconda pausa, poi il suo tono solenne mutò ad uno scherzoso, nuovo agli organizzatori di Radio Potter, e sempre sorprendente per i quattro.
“Tra parentesi, questo cesso mi fa quasi sentire a casa, è squisitamente umido.”
Tutti gli ascoltatori di Villa Conchiglia erano senza parole.
Bill, tuttavia, non si lasciò cogliere alla sprovvista.
“Signori, qui vi parla Zanna. Ringraziamo Grifone Alias Pallone Gonfiato per le sue parole di incoraggiamento, sicuramente preziosa testimonianza di prima mano. Tuttavia, Radio Potter continua a raccomandare una linea difensiva, fino a che non arriverà il momento, e vi assicuro, lo saprete.
Nel frattempo, proteggete voi stessi e i vostri cari come meglio potete. Ai Nati Babbani e fuggiaschi consigliamo, dopo aver saputo del successo di alcuni di questi, di tentare la via dei trasporti babbani. I Mangiamorte non sono pratici della metropolitana, treni, aeroplani e traghetti, e per il momento non pianificano azioni distruttive di massa, stando alle nostre fonti interne. Cercate di non fornir loro l’ispirazione, tuttavia.”
“Bene, da Radio Potter è tutto per oggi. La prossima parola d’ordine sarà Mandragola, gente, non scordatevela, ma soprattutto non annotatevela, se un certo studente di Hogwarts ci sta ascoltando.”

Dopo quella trasmissione, i quattro ebbero molti meno dubbi, e molta più fiducia in Malfoy.

Quello stesso pomeriggio, dopo una lunga discussione con Unci-Unci sulla sicurezza alla Gringott, Hermione mostrò la lettera di Viktor Krum ad Harry e Marie, che rimasero piuttosto delusi.
“Non dice nulla su come contrastarlo…” Fece Harry, con disappunto. “Però è bello sapere che Krum dà man forte ai Gallesi contro i Ghermidori! Sembrerebbe perfino disposto a lottare più apertamente.”
“Ma il fatto che abbia tentato di tagliarsi il braccio è significativo!” Disse Marie, mentre Hermione rabbrividiva al pensiero, “Ci dice che sapeva che la maledizione si espande. Dobbiamo evitare che proliferi, o lo ucciderà!”
“Beh, io sono d’accordo, Pallone Gonfiato ha fatto un bel discorso oggi e mi dispiacerebbe quasi se ci lasciasse le penne, ora che si dice Grifone.” Fece Ron.
“E poi senza di lui chi prenderemmo in giro?”
L’armonia tra lui ed Hermione l’aveva reso baldanzoso.
“Ma non possiamo abbandonare la ricerca dei Voi-Sapete-Cosa, no?”
Sia Harry che Marie scossero con decisione la testa.
“E se non c’è riuscito Karkaroff o chiunque prima di lui, ci resta solo il rimedio di Luna, per alleviare il dolore.”
Si voltarono tutti e quattro verso Draco, che non poteva udirli. Si era avvolto in un mantello e dava loro la schiena, sempre a guardia delle prugne dirigibili. Era triste pensare che fosse destinato a morire.
“Gli faccio leggere la lettera, anche se non sono buone nuove” Disse Harry, alzandosi. Gli altri tre non si mossero, e osservarono Fred e George rovistare fra una pila torreggiante di lettere, prima che tornassero da zia Muriel, che aveva minacciato di mummificarli se l’avessero turbata anche quel giorno con gli ordini via gufo e altre stramberie.
Marie, incupita e pensosa, passò al volo il ciondolo di Silente ad Hermione, che la guardò sorpresa e l’afferrò con la punta delle dita. “Marie, ma che ti prende?”
“Penso stia molto meglio a te, provalo, se ti va. A me ora impedisce di pensare; oltretutto non ne ho ancora cavato un ragno dal buco!” Disse, amareggiata.
“Marie ha ragione Hermione, ti sta d’incanto” Disse Ron, cavalcando l’onda della giornata, e se la passò liscia, sebbene fosse assolutamente sincero, questa volta.
Hermione gli strinse la mano in risposta, e prese a giocherellare con il ciondolo.
“Ti spiace se lo tengo per un po’? È davvero bella la strofa sul retro.”
“Tutto il tempo che vuoi” Le rispose Marie, con un sorriso un po’ mesto.
Guardò Harry passare la lettera a Draco, faticando a distinguerli fra le tenebre che stavano calando, ma sapendo esattamente cosa Harry stesse dicendo a Malfoy.
“Sai Hermione, non riesco a rassegnarmi al pensiero che non ci sia cura per quell’orribile maledizione del Marchio. Insomma, guarda Luna cos’è riuscita ad ottenere con delle banalissime ostriche zannute! Non sarebbe la prima volta che Tu-Sai-Chi sottovaluta le soluzioni più banali.”
“Vorrei darti speranza Marie, ma realisticamente, anche se ci fosse le possibilità che lo trovassimo sono infinitesimali! Probabilmente ci sarà un ingrediente raro che nessuno ha mai utilizzato, ma chi lo sa. Noi abbiamo letto molto e non mi viene in mente nulla!”
“Mhm…Chissà se quel viscido di Piton ne sa qualcosa in più. Silente lasciava curare la sua mano annerita solo da lui.”
“Perfetto, perché non bussiamo alla porta del suo ufficio e domandiamo?” Fece Ron, con la solita ironia.
“Bè, è da prima che facessimo quella disastrosa visita a Godric’s Hollow che io ed Harry vi ripetiamo che dobbiamo andare ad Hogwarts, perché no? Abbiamo un conto in sospeso con il nuovo Preside.”
“Qualcuno ha detto Hogwarts? Intervenne Fred, finendo di sigillare un pacco. “Perché non provate a presentarvi con una selezione di Shampoo in omaggio? Ginny pianificava di stregarne un plotone per insozzare il suo vecchio ufficio, ma gli usi sono infiniti!” Gli fece eco George, intento a studiare incuriosito una missiva.
“Ehi Fred, l’ho trovata! Ci aveva effettivamente dato il doppio dei galeoni, i conti tornano!”
E Fred tornò dal gemello.
“Non ha tutti i torti.” Ridacchiò Ron, accarezzando i capelli ad Hermione, che era ancora assorta nella contemplazione del ciondolo. Proprio in quel momento Harry e Draco rientrarono, e con sorpresa di Ron ed Hermione Malfoy si portò dentro il palloncino.
Harry si unì a loro.
“Pensiamo che lo sgabuzzino sia un buon posto per tenere le prugne dirigibili, per finire. Fleur non vuole vederle in giro, la mettono di malumore, ed in giardino dobbiamo continuare a tenerle d’occhio. Per di più non potevamo trovare custode più solerte di Malfoy.”
“Che dice della lettera?” Chiese Ron.
“Cosa vuoi che dica…Il braccio è peggiorato molto però, non ha voluto mostrarlo.”
“Sei sempre il solito ficcanaso, Potter.” Disse Draco, con tono piatto ma privo di ostilità.
“Anche voi alla presa con missive misteriose?” Domandò Fred.
“Cos’e misterioso?” Chiese Ron.
“Bè, che Burgin & Burke abbia bisogno di cinque bacchette finte!”
“Burgin & Burke?” Sbottò incredulo Draco.
“Ti suona familiare Malfoy? Scommetto che andavate spesso a farci shopping.”
Draco, avvicinatosi a Fred, era sbiancato e si stringeva convulsamente il braccio.
“Quella lettera…chi l’ha scritta?” Domandò, trattenendo il fiato.
“Non c’è il mittente, anche di questo ci interrogavamo!” Gli rispose George.
Harry e Marie si avvicinarono a loro volta, preoccupati.
“Malfoy, pensi vogliano stregarle?” Domandò Marie, che tacque quando vide la sua espressione. Sembrava avesse visto un fantasma.
“È la grafia di mia madre. Ne sono certo.”
Tutti quanti si scambiarono sguardi increduli, ma nessuno parlò, finché Ron non poté più trattenersi e domandò:
 “Perché mai dovrebbe ordinare cinque bacchette false da voi?”
“Perché siamo i migliori!” Rispose Fred, fingendosi offeso.
“Per ostacolare i loro piani.” Disse Draco con un filo di voce. “Bellatrix è priva di bacchetta. Le altre quattro saranno per Mangiamorte scagnozzi…”
“Ma allora vi aiuterà a fuggire!” Esclamò Hermione.
“Aspetta un momento, se è ad Azkaban non può essere stata lei. Quando vi è arrivata, George?”  Domandò Harry.
“Tre giorni fa.”
“Allora avrebbe potuto averla scritta appena prima che la rinchiudessero, se è arrivata tre giorni fa. La notizia è di ieri, e le cose si muovono molto velocemente.” Concluse Harry.
“Che l’abbiano incriminata per l’ordine?” Domandò Ron. “Ma è ridicolo!”
“Non credo abbiano intercettato la lettera, il barbagianni era sano e la lettera come nuova.” Disse Fred. “Abbiamo già spedito le bacchette. Ci abbiamo pensato un po’. I clienti di Burgin & Burke sono Mangiamorte o gente losca, e abbiamo pensato che volesse truffarne qualcuno. In ogni caso, non durano a lungo, quindi dovrebbero essere inoffensive.”
Una cortina gelata sembrava essere calata sul salotto, ed il polo freddo era proprio nel punto in cui si trovava Draco.
“Beh, noi dobbiamo andare.” Fece Lee. “Fleur ci ha invitato a cena ma preferiamo togliere il disturbo, la casa è già piena ed è meglio tornare prima che calino le tenebre. Ci hanno già ospitato per Radio Potter.”
Fred stiracchiò un sorriso, ma Harry ebbe l’impressione che preferissero levarsi dai piedi Malfoy. Forse era meglio così, ma Fred e George portarono via con sé l’allegria che era sopravvissuta per quelle poche ore.
La cena fu silenziosa, nemmeno Luna parlò, e il tintinnare delle posate rimbombava. L’atmosfera frizzante di Radio Potter sembrava appartenere a settimane prima.
Ciò che avrebbero dovuto affrontare, e le mille incertezze che scheggiavano i loro piani, aleggiava sui quattro come uno spettro foriero di disperazione.
Draco, perso nelle sue ansie, era tormentato dall’immagine della madre in una cella di Azkaban, con i dissennatori ad evocare i suoi peggiori ricordi. Non riusciva a perdonarsi di aspettare, e di essersi completamente dimenticato di lei, durante la trasmissione di Radio Potter. I rimorsi lo divoravano quanto il Marchio, che sentiva farsi strada nella propria carne anche in quel preciso istante.
Non potendo più sopportare la compagnia dei quattro, che lo studiavano di nuovo come se fosse una bestia pericolosa, uscì, per l’ennesima volta, diretto verso la discesa che dava sul mare. Harry e Marie, dopo qualche istante, lo seguirono, facendo cenno a Ron ed Hermione di non seguirli.
“Mentre giocavi a fare l’eroe lei probabilmente era sola in una cella ad Azkaban, solamente perché ha tentato di aiutarti. Anche se non fosse rinchiusa, è determinata ad aiutarti, ciò significa che Voldemort potrebbe decidere di ucciderla.”
Se solo avesse potuto trarla in salvo! Sperò, contro la logica, che fosse davvero rinchiusa, e che potessero farla fuggire, ma anche così la loro idea di lasciarla andare non avrebbe più funzionato. Avvertì di essere seguito, ma non gli importava.
“Draco, non è detto che l’abbiano imprigionata per quello. L’avevi detto tu, è una trappola architettata da Bellatrix. Lucius non avrà lasciato che le facessero del male!” Gli urlò Marie, ancora lontana, sopra lo sciabordio delle onde.
Quelle parole lo fecero stare peggio. Se solo avesse potuto avere almeno quella certezza, ma non poteva mentire a sé stesso: non aveva mai compreso se per suo padre fosse più importante la loro famiglia o i Mangiamorte.
I passi dei gemelli frusciarono fra l’erba che ricopriva il ciglio della duna sabbiosa.
“Non sei solo. L’hai detto tu oggi. Non dobbiamo farci schiacciare dall’angoscia, ma continuare a lottare. Nessuna situazione è troppo disperata, e non lo è nemmeno la vostra.” Disse Harry, stranamente calmo.
“Ci abbiamo pensato, e l’unico modo per salvarla, ammesso che sia ad Azkaban, è nasconderla ad Hogwarts. Ne abbiamo discusso con Ron ed Hermione, ed Hogwarts sarebbe il luogo ideale in cui ritrovarci, dopo Azkaban e la Gringott. Voi fuggirete lì con tua madre, e così faremo noi tre. Ci ritroveremo nella Stanza delle Necessità. È un buon nascondiglio.”
Draco non si girò a guardarlo, ma disse:
“Non funzionerà! Non sappiamo come entrare ad Hogwarts, e se mia madre non fosse ad Azkaban? È anche probabile che non sia lì, è una trappola, lo so. Ma devo accertarmene. Ma la uccideranno, se scoprono quello che ha fatto! Se lo hanno già scoperto la stanno usando come esca, ed è comunque spacciata. Ma devo sapere, devo vederla, e cercare di proteggerla!” Si voltò, e fronteggiò i gemelli.
“Ma voi, perché mi appoggiate?” Quasi li attaccò, e si rivolse direttamente a Marie.
“Non posso portarti ad Azkaban come lasciapassare, è troppo rischioso, se ti prendono siete finiti! Mia madre potrebbe morire per la scelta che ho fatto, e non posso distruggere la sua vita e la vostra missione in un sol colpo”
“Se ci prendono entrambi alla Gringott siamo spacciati!” Ribatté lei.
“Che c’è Malfoy, non reggi più il carico di preoccupazioni ed ansie dopo così pochi giorni? Eravamo pronti ad aspettarci di meglio da te dopo oggi!”
Lo aggredì Marie, ma poi tornò sulla difensiva.
“Adesso che noi abbiamo cominciato a fidarci di te, sei tu a doverci fidare di noi! Non dimenticare che combattiamo in svantaggio spaventoso da molto più tempo di te, e ora giochiamo tutto per tutto.”
“Sappiamo cosa vuol dire essere in pena per una persona cara. Sappiamo anche come ci si sente se si fallisce, se le cose vanno storto. Abbiamo visto morire davanti ai nostri occhi alcune delle persone a cui tenevamo di più. Tu hai appena cominciato a lottare per Narcissa. Devi, e dobbiamo, andare avanti.”
Quando Harry pronunciò queste ultime parole, Marie ripiombò nel passato, e fu come se le avessero tirato un bolide nello stomaco. Draco si voltò ed incrociò il suo sguardo.
Le emozioni la travolsero, e fu catapultata di nuovo nel teatro dei suoi incubi.

Reduce dal cimitero di Little Angleton, con il corpo freddo e senza vita di Cedric stretto tra le braccia ed Harry aggrappato alla sua spalla, furono sbattuti sull’erba di fronte agli spalti, e un turbinio di colori, baccano e urla arrivò loro attutito alle orecchie, ma Marie non vedeva nessuno, nessuno tranne gli occhi della persona che dopo Harry amava di più, guardarla con gli occhi spalancati ed inespressivi della morte.
Trovò a malapena la forza di cullarlo tra le sue braccia, con Harry sempre aggrappato a lei, ed accarezzargli il viso, aspettando una risposta, ma gli occhi di Cedric rimanevano inespressivi, ed allora lo chiamo, urlò il suo nome, disperata per una risposta, ma il freddo, gelido e inerte corpo sembrava rifiutarsi di rispondere alle sue suppliche.
Crollò, incapace di sostenere quel peso, ed appoggiò la testa sul suo petto, ma il cuore che aveva sentito vivace poche ore prima ora era muto, e muta singhiozzò la sua disperazione nei suoi capelli, aggrappata ad Harry con un braccio e a Cedric con l’altro, accarezzandolo e baciandogli la fronte per quella che sapeva essere l’ultima volta. Poi, mani estranee la strattonarono con violenza, riaprendo il taglio che le bruciava sulla schiena, ma non se ne accorse, perché le stavano squarciando il cuore.
Volevano portarle via Ced, ma non l’avrebbe permesso, lei l’aveva amato e loro no, come osavano toglierle anche quel piccolo, freddo istante. La rabbia esplose dentro di lei, ed un sortilegio scudo apparì dal nulla gettando lontano tutti gli altri maghi, tranne il padre di Cedric, che cadde in ginocchio accanto a loro. Anche lui aveva amato Cedric, e non tentò di strapparlo dalla sua presa.
A quel punto, il sortilegio scudo svanì, ma quando i maghi del ministero e Silente tentarono di avvicinarsi di nuovo, Marie raccolse le forze rimastele e sempre con una mano stretta attorno a Cedric, gridò:

“Expecto Patronum!”
Un cardellino scaturì dalla sua bacchetta, e cinguettò allegro, tracciando un cerchio attorno ad Harry, Marie e Cedric ed Amos Diggory, ed a quel canto la Morte si rintanò nel labirinto, per pochi istanti, lasciando loro il tempo di congedarsi in pace.
Quando Marie sentì le forze abbandonarla, il cardellino si adagiò sul petto di Cedric, spalancò le ali e si abbandonò con la testolina piumata vicino al suo viso, prima di scomparire.

Draco boccheggiò, e per un momento pensò di essere ancora ad Hogwarts, al Torneo Tremaghi in quella tragica sera. Il cardellino c’era ancora, svolazzava attorno al suo capo, cinguettando spensierato, non poteva essere vero. Eppure, era lì, e si rese conto di essere ancora a Villa Conchiglia quando volò verso Harry, che si beò un istante dell’aura di calore che emanava, per poi appollaiarsi sulla spalla di Marie. Lei, appoggiata al fratello, senza guardarlo negli occhi gli disse le ultime parole per quella sera.
Ron ed Hermione osservavano meravigliati la sagoma luminosa e vivace del cardellino dal giardino. Fleur strattonò la manica del marito, e dalla finestra della loro camera, anche loro videro quel piccolo incanto.
  “Questo Patronus sono i ricordi che ho di Cedric. Ha scacciato la morte, anche per un solo istante, e vola persino ora. È la prova che anche la morte può essere sconfitta.”
“Non lasciare che la sua ombra ti schiacci, come non ha schiacciato Cedric, nemmeno una volta che l’ha rubato a mia sorella.” Gli disse Harry, serio come non mai.
“L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.”

*

I giorni seguenti passarono senza eventi particolari, e la situazione a Villa Conchiglia aveva finalmente trovato un equilibrio. Marie e Draco scelsero di ignorare il fatto che il Pathos Cogitatio era fuori dal loro controllo, e sebbene Harry avesse intuito cosa era successo, non lo menzionò. Avevano abbastanza a cui pensare.
I quattro passavano la maggior parte del tempo ad elaborare il piano della Gringott e a discutere i dettagli della fuga da Azkaban con Draco, che dopo la discussione della sera di Radio Potter era più tranquillo, ma non meno determinato. La Passaporta che Malfoy aveva fabbricato una mattina, una piccola spazzola dai denti spezzati, riposava su una mensola. Il Marchio non faceva che peggiorare, ed una mattina, mentre Luna medicava la ferita, videro che il serpente, agonizzante, stava scavando la sua strada di inchiostro nero nella pelle di Malfoy, ed era quasi arrivato all’altezza del bicipite. Ci volevano molte più garze, ora, e Draco cominciava ad essere impedito nei movimenti, con un braccio irrigidito.
“È una fortuna che la fuga è tra due giorni. Non so come sarò messo fra una settimana.” Disse una sera Draco. Hermione alzò lo sguardo e sospirò, continuando a giocherellare con il ciondolo.
“Forse ad Hogwarts riusciremo a trovare un antidoto.” Lo disse più per dare una risposta che perché ci credesse veramente.
“Non sappiamo nemmeno ancora come arrivare ad Hogwarts” Disse Ron, stanco.
“Potremmo provare da Hogsmeade” Ripeté Harry.
“Ma è troppo azzardato!” Esclamò di nuovo Hermione. “Se lo aspetteranno.”
“Non più azzardato che derubare la Gringott.” Disse inespressiva Marie.
Hermione, contrariata, continuò a giocherellare con il ciondolo, facendoselo rigirare tra le mani, sovrappensiero.
Poi, d’un tratto, balzò in piedi con un gridolino, facendo sobbalzare Ron.
“Cosa succede?” “Che c’è Hermione, cosa…?”
Il ciondolo aveva cominciato a vibrare, ed Hermione vide chiaramente che il motivo celtico si stava animando. I nodi avevano cominciato a ruotare e a spostarsi, formando un’apertura.
“Il ciondolo, si sta aprendo!” Disse senza fiato.
Marie scattò dalla sedia, facendo cadere per terra il libro che le aveva regalato Sirius anni prima, sugli incantesimi protettivi. Non ci poteva credere.
“Cosa c’è all’interno? Hermione, cosa contiene?” L’amica era senza parole.
A bocca aperta, Hermione sollevò un minuscolo, fragile oggetto di vetro fra il pollice e l’indice: la clessidra di un giratempo scintillò al riflesso della lampada.
“C’è anche un biglietto: Non usare.”

Nel frattempo Draco, sebbene fosse poco distante da loro, non si era accorto di nulla, ed aveva lo sguardo fisso nel vuoto, al di là di Luna. Un’idea l’aveva appena fulminato: lui sapeva come entrare ad Hogwarts, lo sapeva dal suo ultimo, tormentoso anno passato al castello.



Angolo dell’autrice


Lo Stregone Dal Cuore Peloso è una delle cinque favole di Beda il Bardo, si tratta di una tragica storia di desiderio e Magia Oscura. (Le altre quattro sono Il Mago E Il Pentolone Salterino; La fonte Della Buona Sorte; Baba Raba E Il Ceppo Gigante e naturalmente La Storia Dei Tre Fratelli.)
I giorni a Villa Conchiglia sono giunti agli sgoccioli…I quattro e Draco si confronteranno presto con i loro dubbi e le loro paure, e le tante supposizioni saranno messe alla prova.

Nel frattempo, avete visto che diversi nuovi elementi sono giunti in superficie.
Vi chiedo di pazientare fino a quando si svilupperanno, ma non esitate a lasciare un commento, di qualsiasi tipo. Cosa ne pensate delle molte novità? Se desiderate chiarimenti o approfondimenti, sono a vostra disposizione.
Mi domandavo se gradite la lunghezza dei capitoli. Li preferireste più brevi, o forse più estesi? Fatemelo sapere, se vi va.

Ringrazio di cuore l’amata autrice Francy/Inzaghina per le sue approfondite recensioni, sono il migliore incoraggiamento! Un grande grazie anche a coloro che hanno recensito in precedenza e aggiunto la storia tra le preferite o le seguite.

A presto,

Claire


  
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