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Autore: musike    18/03/2018    1 recensioni
Dal prologo:
“Io non conosco molte storie...” iniziai prendendola tra le braccia e sistemandola vicino a me. Il suo sguardo e le sue orecchie si fecero attente e vigili, pronte a captare qualsiasi parola uscisse dalla mia vecchia bocca. “però forse questa è quella che cerchi. Ti racconterò la storia di più persone, quelle persone che molti hanno dimenticato... che a modo loro si sono ribellate a quello che stava succedendo intorno a loro. Ti narrerò le loro storie, quelle storie che nessuno -e quando dico nessuno, intendo proprio nessuno- conosce, ma che solo pochi sanno. Tutti conoscono la storia principale della ribellione, ma quella loro è rimasta nel buio perché sempre inascoltata. Quindi... Sai mantenere un segreto?”
La piccola annuì vigorosamente, portandosi le mani al petto, simbolo di giuramento eterno. Sapevo che lo avrebbe mantenuto, ma era troppo buffo vederla così.
“Bene,” iniziai sorridente e prendendo fiato. “allora mettiti comoda e ascolta bene quello che sto per raccontarti. Perché questa è la storia dei Ribelli Dimenticati.”
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Cinna, Effie Trinket, Faccia di Volpe, Mags, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seconda storia:


IL VECCHIOCHE SI RIBELLÓ

ALLA MORTE DELLA PICCOLA GHIANDAIA.



C’era un vecchio nel distretto 11 che, nonostante le sue membra stanche e il corpo che si faceva sempre più pesante ogni giorno che passava, aiutava volentieri la gente durante il periodo del raccolto, uno dei più difficili per tutti, sia sul piano fisico che su quello dell’anima, già dilaniata dalla sofferenza da molto tempo.

Perché, ti starai domandando… 

Ebbene, quando arrivava il tempo del raccolto, quasi per ironia della sorte, arrivava anche il momento della mietitura per i giovani ragazzi. La paura iniziava a prendere possesso degli abitanti di quel distretto, i loro movimenti si facevano sempre più nervosi, quasi meccanici; la gente scattava al minimo rumore, gli occhi invasi da un terrore cieco e, come animali, cercavano solamente una via di fuga, che molto spesso non esisteva.
Perché, si sa… i giochi non hanno mai risparmiato nessuno.

In tutto quel nero, un timido spiraglio di luce cercava di prendere posto, illuminando tiepidamente ciò che lo circondava, cercando di essere portatore di sollievo in quel tempo difficile. Il vecchio portava sempre un piccolo sorriso con chi si intratteneva; si divertiva a scambiare piccole parole con chi incontrava per strada, anche se di argomenti di conversazione ce ne erano veramente pochi. E i più portavano solo con loro un alone di tristezza, che giorno dopo giorno intorpidiva sempre più i sentimenti della gente, gelandoli completamente. Altri invece erano proibiti e nessuno ne parlava mai. Anzi, molte volte le persone non gli rispondevano nemmeno, ma lui non si era mai disperato, perché sapeva cosa serviva alle persone. Sapeva che piuttosto di parlare la gente di quel distretto tanto grande quanto povero aveva bisogno di qualcuno che ascoltasse, che sapesse leggere nei loro cuori. Che sapesse capire anche i silenzi, le parole non dette. Perché niente avrebbe colmato quei vuoti di disperazione che si facevano strada tra le persone, niente ci sarebbe riuscito. 

O forse no.

Il vecchio parlava con tutti, ascoltava tutti, o almeno ci provava per quanto le sue orecchie stanche lo permettessero; tutti ci avevano scambiato due parole almeno una volta. Però nessuno era a conoscenza del suo nome. Nessuno sapeva la vera identità di quel vecchietto che sapeva ascoltare i problemi della gente. Che sapeva esserci, in un mondo in cui non c’era mai nessuno.
Il vecchio, invece, li conosceva uno per uno.
Sapeva che Frank, il sindaco, temeva per la sorte della moglie, costretta a rimanere a letto a causa di una paralisi che piano piano la stava spegnendo... come sapeva che la piccola Annabeth, una ragazzina timida e dolcissima, aveva paura di confessare a un altro ragazzino che si era presa una bella cotta per lui. 

Ascoltava tutti, il vecchio, senza distinzione alcuna. Si era affezionato a tutti loro… erano un po’ come se fossero figli suoi e piangeva anche lui quando altri due ragazzini erano mandati alla morte, in quel caso anche la sua luce e traballava leggermente, rischiando ogni volta di spegnersi. Perché sapeva chi erano stati e cosa sarebbero potuti essere se il mondo non fosse stato così ingiusto con loro. E ogni volta si dannava, perché non era riuscito a salvarli... non era riuscito a cambiare le cose. 

Mai una volta.

Ma... cosa può un ignoto vecchietto contro il potere dei giochi? Contro la morte stessa, cosa può? 

Se lo era domandato molte volte, eppure non riusciva sempre a trovare una risposta. Era arrivato alla conclusione che poteva solamente starsene lì, con le mani legate e sperare, pregare forse che si salvasse almeno uno dei due. Ma quasi mai questo succedeva e due ragazzi, ognuno con una propria storia, venivano spenti, la loro vita strappata da un volere più grande di loro e la gente poteva solamente star lì a guardare, inerme. E lasciare che solo il cuore gridasse al vento.

Ci fu però una volta in cui una goccia fece traboccare il vaso e il cuore del vecchio smise di gridare al vuoto, smise di rimanere inascoltato da molti. Ma si fece sentire, unendosi ai suoi compagni. E questa volta il popolo intero fece sentire al mondo la propria indignazione, la propria rabbia da troppo repressa. Fece sentire per la prima volta la propria voce.

Il canto della ribellione si accese e venne ascoltato per la prima volta e non venne spento, ma venne fatto cantare. E i cuori di tutti si unirono contro la morte stessa. Si unirono contro il potere che prima li aveva schiacciati, gettandoli nella polvere della disperazione.

Ma quale fu quella goccia riuscì a smuovere la gente?

Ci fu un tempo in cui il vecchio incontrò una piccola ghiandaia. Ne aveva già sentito parlare, ma non l’aveva mai vista.

Successe quasi per caso: stava camminando tranquillo per le vie del distretto, quando per la prima volta fermò il suo volo. Stava correndo verso i campi la ghiandaia e, a quanto pare, aveva pure una certa fretta.

Non appena si rialzò da terra ecco che la ghiandaia ricominciò il suo viaggio, veloce come il vento. Aveva fatto un cenno di scuse a quel vecchio a cui era andata contro, ma la ghiandaia non poteva fermarsi… doveva portare a casa la cena per la sua famiglia, come ogni giorno. Lui rimase stupito da quanto quella creatura così piccola potesse essere già tanto grande.

E da quel momento il vecchio non la perse d’occhio un istante.

Si era cacciata molte volte nei guai quella piccola ghiandaia canterina, per cose futili, ma che in quel remoto distretto venivano punite. Volevano tarpare le ali a quella ghiandaia, ma il vecchio non l’avrebbe mai permesso. Lei era riuscita a portare una ventata di felicità nella gente e nulla l’avrebbe fermata. Il vecchio era sicuro di questo. 

E l’avrebbe protetta ad ogni costo.

Ma, per quanto quella piccola ghiandaia potesse volare alto, per quanto potesse essere veloce, per quanto potesse essere magnifica non riuscì a scappare dalla morte. Non si può scappare da essa.

Ogni anno i giochi mietevano vittime tra i ragazzi e anche la piccola ghiandaia alla fine fu presa, fu catturata, come succede a molti lì dentro. Tornerà, continuava a pensare il vecchio, conoscendo il suo potenziale ci sarebbe riuscita.

Ma la ghiandaia non riuscì mai a ritrovare la strada di casa. Riuscirono alla fine a tagliarle le ali. Riuscirono alla fine a toglierle quel sorriso che l’accompagnava tutti i giorni, quel sorriso che illuminava i cuori bui della gente.

La sua vita messa fine dal colpo di una lancia. Una lancia che era volata più veloce di lei, che lo era più del vento stesso. Un’arma che la spense lentamente, ma che non le tolse subito il sorriso. 

Almeno quello non si spense subito.

Il vecchio serrava i pugni, rabbioso. Non riusciva a crederci, non riusciva ad accettarlo. Non poteva essere vero, non poteva. Semplicemente quella ghiandaia non poteva morire. 

Ecco che la storia si ripeteva come ogni anno: una vita spenta e lui lì, inerme che osservava quello che non poteva essere cambiato. Avrebbe dato la sua vita per quella della ghiandaia. Ma la morte ormai aveva scelto e non sarebbe ritornata sui suoi passi, non lo faceva mai.

Il vecchio stava per andarsene, quando un particolare lo fermò. Per un attimo aveva visto la tomba della piccola, coperta interamente da bianchi e candidi fiori. 

Puri come la ghiandaia che giace vicino ad essi. 

Una luce all’interno delle tenebre, della disperazione. La speranza che l’umanità per una volta non era stata sopraffatta. Per una volta aveva vinto contro la morte stessa. Contro gli stessi giochi... contro i quali non si vinceva mai.

Qualcosa scattò nel cuore del vecchio. Qualcosa si ruppe e una certezza si presentò chiara a lui. Un grido si rabbia si levò nel suo animo, un grido che non era mai riuscito a cogliere. Un silenzio che non era mai riuscito ad interpretare, o meglio, che non aveva mai voluto capire.

Il vecchio aveva solo ascoltato nella sua vita. Aveva solo guardato, aveva solamente fatto la parte dello spettatore, si era macchiato le mani tanto quanto gli altri. Sapeva tante cose il vecchio, ma non aveva mai avuto il coraggio di fare, come se fosse assopito in un sonno da cui nessuno si era svegliato prima. Un sonno che comprendeva la sottomissione e la passività.

Un sonno che la morte della piccola ghiandaia era riuscito a rompere.

Non doveva morire la piccola, nessuno di quei ragazzi meritava la morte. Nessuno meritava questo destino. Avrebbero dovuto fare il loro tempo, avrebbero dovuto semplicemente vivere in un mondo migliore. Un diritto era stato loro negato, la vita era stata negata a tutti.

La piccola ghiandaia avrebbe dovuto volare felice e spensierata e con lei tutti gli altri. Non meritavano la morte, la sofferenza, la paura .... meritavano solamente l’amore, la serenità, la fiducia. 

La vita. 

Ecco cosa meritavano quei ragazzi costretti a combattere. 

Semplicemente vivere. Perché nessuno ha il potere di mettere fine alla vita. Nemmeno la capitale.

E così il vecchio fece qualcosa che nessuno prima di lui aveva mai fatto, nessuno aveva mai osato fare: lottò per la vita di tutti quei ragazzi, si ribellò all’ingiustizia e prese in mano le redini della sua vita.

La sua piccola ghiandaia era morta, volata via in cielo, chissà dove. Forse ora li stava guardando con i suoi occhi ambrati e un sorriso dolcissimo in volto. L’ultimo che aveva fatto nel suo volo.

E fu per quell’ultimo sorriso che il vecchio decise di lottare fino alla fine.

  
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