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Autore: __roje    18/03/2018    2 recensioni
YUGEN. Seconda parte di Ikigai
Questa è la seconda parte e continuo di Ikigai dove appunto ritroviamo Aki e Hayato alle prese con i loro problemi. Due ragazzi che si sono scoperti innamorati, ma sono dei semplici adolescenti e intorno a loro c'è chi vuole dividerli.
Riusciranno i due ragazzi a stare insieme andando oltre il loro passato?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo [2]

Oramai il viso di Hayato era sempre più sfocato, e più cercavo di rammentarlo più sentivo che quei momenti mi venivano portati via dal tempo che trascorreva rapido e inesorabile.
Le settimane divennero presto altri mesi, e senza che me ne rendessi conto era quasi iniziata la stagione estiva. Tra un uscita e l’altra avevo tentato di riprendere dei ritmi normali, cercando in ogni modo di lasciarmi tutto alle spalle.
“Ecco a voi, ho preso due porzioni con la salsa teriyaki e una normale per te Aki” Mayu mi servì la mia con fare gentile. Fece così anche con Yoshida e Mina che se ne stava seduti l’uno accanto all’altro sulla panchina.
“Grazie” dissi afferrando la mia.
Mayu mi osservò attentamente mentre addentavo il mio pasto di quel sabato pomeriggio. No che avessi chissà quanta fame, o voglia di uscire ma di recente mi ero imposto di fare cose che normalmente avrei rifiutato. Dopo diversi tentativi da parte di Yoshida, mi ero fatto convincere e ormai sembrava diventato normale uscire tutti e quattro.
Da fuori potevamo sembrare due coppie, e forse lo credeva anche Mayu visto l'entusiasmo che mi dimostrava ogni volto che si andava in giro, ma dentro di me sapevo che una cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Per lei non sentivo assolutamente nulla.
La ragazza si mise a sedere accanto a me e fece un respiro profondo mostrandomi un viso sereno di chi si stava godendo completamente quella giornata insieme.
“Oggi è proprio una bella giornata vero?”
“Sì, fa abbastanza caldo” osservai a mia volta.
“Molto presto inizieranno anche le vacanze estive. Dovremmo andarcene tutti e quattro da qualche parte, che dici? Magari al mare, o in montagna.”
“Rischio i corsi di recupero, non credo sarà possibile farlo.”
Mayu si rattristì di colpo, “Aki lascia che ti aiuti nello studio.”
“No, ma ti ringrazio dell’offerta.”
Osservai il vassoio vuoto che tenevo sulle gambe, colsi l’occasione per allontanarmi cinque minuti, dritto verso la pattumiera non lontano da dove eravamo noi.
Era tutto così difficile. Dovevo contenermi dal trattarla male, e contemporaneamente tenerla lontano da me. Mayu però era tenace, non demordeva e non capivo bene cos’è che volesse da me. Ero suo amico, eppure sembrava non bastarle mai nulla. Lentamente iniziavo a chiedermi cos’è che mi avesse così colpito di quella ragazza a suo tempo, per lei un tempo avevo discusso con Hayato.
Il lunedì seguente arrivai come al solito in ritardo a scuola e correndo velocemente per evitare la chiusura dei cancelli mi dimenticai di prestare attenzione a certi dettagli che quel giorno aleggiavano nell’aria.
Percorsi rapidamente il corridoio, senza notare che avevo ancora dieci minuti di vantaggio prima dell’inizio della lezione. Eppure mi affannavo per arrivare in tempo e quando mi avvicinai a quella che era mia classe trovai qualcosa di anormale: fuori dalla porta c’era un sacco di gente e per lo più ragazze.
Una scena del genere mi era familiare e il cuore ebbe un capitombolo, quella sensazione fu così familiare che mi avvicinai lentamente con la speranza che fosse ciò che credevo. Mi feci largo tra quella folla, chiesi per favore di poter passare e dopo un po’ di fatica riuscii a varcare la soglia della mia aula.
Nell’ingresso vi trovai Yoshida con una faccia pallida, mi guardò preoccupato cercando di fermarmi nel proseguire. Ebbi il terrore che fosse successo qualcosa di brutto ma osservando meglio la cosa notai che quasi tutti i miei compagni avevano circondato un unico banco dove sedeva un ragazzo nuovo che non avevo mai visto. Lo fissai più attentamente e sgranai gli occhi, l’incredulità della cosa e di quel momento furono tali da paralizzarmi. Per un momento pensai di avere davanti un fantasma o una qualche allucinazione ma non fu così e più guardavo, più mi rendevo conto che si trattava proprio di Hayato anche se era completamente diverso.
Al posto dei biondi capelli di una volta, ora c’era una macchia nera. Li aveva tinti tutti e di quell’oro di un tempo non vi era più traccia. Non sembrava nemmeno più lui a guardarlo meglio, sembrava un altro. Se ne stava seduto al suo posto circondato dai nostri compagni e ci scambiava chiacchiere e risate che un tempo non avrebbe fatto. Il burbero ragazzo di una volta sembrava scomparso del tutto. Il principe che un tempo se ne stava lontano da tutti e tutto aveva lasciato posto ad un suo alter ego completamente diverso.
I capelli neri facevano risaltare i suoi occhi blu, che erano rimasti di stessi ma che emanavano una luce completamente diversa. La pelle era ancora bianca come la porcellana e ogni dettaglio del viso era come sempre perfetto, dovevo ammettere che anche scuro non aveva certo perso il suo fascino. Era sempre lui.
Il cuore mi si riempì di diverse emozioni contrastanti, da una parte volevo corrergli incontro e stringerlo a me, dall’altra volevo scappare prima di soffrire ancora. Era tornato e questo significava ulteriore sofferenza.
Ad un certo punto sembrò accorgersi della mia presenza, mi rivolse un occhiata e tutto parve fermarsi. C’eravamo solamente noi due, uno di fronte all’altro e quel momento sembrò come un sogno. Il cuore mi batteva forse nel petto, quegli occhi erano nuovamente rivolti verso di me in un espressione enigmatica ma dopo pochi secondi Hayato sfoderò un sorriso e mi salutò con un cenno di mano per poi tornare a rivolgere la sua piena attenzioni verso i compagni ancora incollati al suo banco.
Tutto era accaduto in pochi secondi eppure per me era sembrato un tempo lunghissimo. Hayato mi aveva rivolto un sorriso, un saluto ma non avevo sentito lo stesso calore di un tempo. Era chiaro che ormai per lui non ero altro che un comunissimo compagno di classe come tutti gli altri, aveva rimosso ogni cosa di me.
Yoshida aveva osservato tutta la scena e quasi immediatamente mi tirò via di lì portandomi fuori dall’aula. Lo fece per non so quale motivo ma lo apprezzai, mi portò in infermeria con la scusa di un calo di pressione improvviso e una volta avuto il permesso dell’infermiera, mi fece sedere su uno dei lettini.
“Stai bene?” mi scrollò per le spalle preoccupato.
“Non sono malato Yoshida, smettila di fare così” mi liberai dalla sua presa.
Yoshida cominciò a camminare avanti e indietro.
“Non ci posso credere... è tornato. Nessuno se lo aspettava, tutti sono rimasti così colpiti che la notizia ha fatto presto il giro della scuola e immediatamente ci siamo ritrovati a vivere il caos dell’anno scorso.”
“Ha i capelli neri...” commentai senza prestare attenzione a ciò che stava dicendo. Sollevai il viso per guardarlo mostrando un velo di tristezza che tentavo di tenere celato.
“Si ho visto anch’io, sembra completamente diverso da prima.”
“Sono stato io a ridurlo così.. è colpa mia se ora ha i capelli neri?”
Yoshida mi afferrò con forza per le spalle e mi si avvicinò improvvisamente guardandomi in maniera severa, “Non è colpa tua. Non devi addossarti la colpa di tutte le cazzate che fa quel ragazzo, ormai questa storia appartiene al passato!”
“Sono un disastro Yoshida. Non riesco a farne una giusta e non faccio altro che fare del male a tutti quelli che mi circondano. Per colpa mia anche tu devi sorbirti tutto questo... mi dispiace davvero!”
Accadde velocemente, fui colpito in pieno viso da uno schiaffo non troppo forte ma capace di zittirmi. Davanti mi trovai Yoshida, completamente diverso da prima, adirato nei miei confronti ma con gli occhi lucidi di chi voleva trattenere le lacrime. Lo guardai basito per quel gesto.
“Sei uno stupido!” mi gridò contro con rabbia, “Credi che io lo faccia perché sono costretto dalla nostra amicizia? Credi sul serio che tutti pensino a te come ad una sciagura nella loro vita? Se parli in questo modo non fai altro che ferirci tutti: io, Mayu, Mina e anche Hayato. Tentiamo di starti accanto ma tu scappi sempre via, come sei scappato quel giorno di quasi un anno fa lasciando l’unica persona che ti abbia mai amato davvero. Sei stato uno sciocco anche allora!”
Non avevo mai visto Yoshida versare delle lacrime, quella fu la prima volta. Mai avrei creduto che un tale ragazzone, così frivolo e possente potesse sciogliersi in quel modo davanti ad un amico. Mi dimostrò ancora una volta il bene che provava nei miei confronti.
Aveva ragione non facevo che scappare via da tutto. Un tempo mi ero incolpato di un qualcosa che nemmeno ero certo, aveva gettato tutto all’aria e rinnegato i miei sentimenti per un senso di colpa che magari nemmeno aveva ragione di esistere. Se anche ero stato io la ragione del suo infortunio, Hayato non me ne aveva mai addossato la colpa. Avevo fatto tutto da solo come uno sciocco.
La giornata trascorse molto velocemente, quasi come un soffio di vento e senza rendermene conto erano terminate tutte le lezioni. Mi resi conto di aver trascorso quasi la maggior parte del tempo a guardare Hayato da lontano. Era rimasto lo stesso genio di prima anche se tutto del suo aspetto era diverso e in lui non brillava più quella luce di principe.
Al suono della campanella lo avevo visto raccogliere le sue cose, gli si erano avvicinati alcuni compagni (tra cui anche maschi stranamente), gli avevano chiesto qualcosa ma Hayato aveva scosso la testa chiedendo scusa con un sorriso e si era divincolato dalle loro richieste. Mi chiedevo quand’è che anch’io avrei potuto rivolgergli la parola, o meglio se potevo avere il permesso di farlo dopo tutto quello che era successo.
Raccolsi tutto il mio coraggio e corsi fuori dalla classe munito della mia borsa, mi piazzai nel corridoio e con una buona dose d’aria chiamai il suo nome.
“Hayato!” era così strano pronunciare nuovamente quel nome. Il suo suono era dolce come sempre.
Hayato mi camminava davanti e sentì chiaramente la mia voce. Potevo osservare l’attaccatura dei suoi capelli, era rimasta la stessa così come le sue spalle erano come sempre larghe e perfette.
Nel sentirmi si voltò a guardarmi ma non mostrò stupore nel trovarmi lì, “Mi hai chiamato?” domandò.
Non sapevo più che dire, visto che nemmeno mi aspettavo che mi rispondesse con tanta facilità. Distolsi lo sguardo cercando un nuovo punto da osservare. Che cosa dovevo fare?
“E-ecco i-io...”
Hayato sorrise “Perdonami ma sono in ritardo per un impegno, ci vediamo domani.” Si girò e mi diede le spalle nuovamente camminando per andare via.
Non mi aveva nemmeno dato il tempo di parlare, non si era fermato nemmeno ad ascoltare cosa avessi da dire. Mi aveva trattato come i compagni di prima. Era come se neppure sapesse chi ero, tutto ciò fece più male che mai e non riuscivo a credere che si fosse arrivati a quel punto. Era tutta colpa mia se ora Hayato nemmeno mi mostrava interesse, mi ero giocato il suo amore definitivamente.


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