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Autore: Spoocky    19/03/2018    0 recensioni
[Parte della challenge natalizia del gruppo Hurt/Comfort Italia - fanfiction & fanart https://www.facebook.com/groups/534054389951425/]
Svenimento - PTSD - Famiglia
Dopo essere stato quasi ucciso da Dean alla fine della 10x22, Castiel rimane traumatizzato al punto che la sua Grazia smette di funzionare.
Dovrà quindi guarire 'alla vecchia maniera' mentre lui e Sam cercano di rimettere insieme i cocci di una famiglia spezzata.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Io non guadagno niente da questa storia.

Come al solito, io l'ho scritta e pensata come Gen, se però volete interpretarla come slash siete libere/i di farlo, nessun problema :3

Avviso: più avanti verranno descritte procedure mediche e ferite varie, a mio avviso i particolari non sono tanto definiti da giustificare un rating Rosso ma se vi disturba non fatevi remore a farmelo sapere e provvederò a sistemarlo. ^.^


Buona Lettura ^.^

“La prossima volta non sbaglierò!”

Quelle ultime parole rimbombavano ancora nella mente sconvolta di Castiel come se Dean gliele avesse scolpite nel cervello con un ferro rovente.
E mentre il cacciatore se ne andava, l’angelo pianse.
Troppo debole anche solo per evocare un singhiozzo dal suo torace devastato, si limitò a voltare la testa verso il libro in cui era ancora conficcata la sua lama angelica.
Calde, lacrime salate colarono dai suoi occhi addolorati e non trovò nemmeno la forza di gemere quando il liquido entrò in contatto con le ferite aperte sul suo viso, facendole bruciare.
Percepiva con chiarezza il dolore di ogni livido, di ogni osso spezzato e di ogni ferita ma non riusciva a reagire: lo shock di essere stato pestato tanto brutalmente dall’uomo che considerava un fratello lo aveva traumatizzato al punto che la sua Grazia si era paralizzata.
Era, in tutto e per tutto, umano.

Mentre le sue ferite continuavano a sanguinare e le ossa rotte mandavano insopportabili ondate di dolore lungo tutto il suo corpo, non poteva distogliere i suoi occhi gonfi dalla lama argentata che avrebbe potuto tanto facilmente mettere fine alla sua esistenza.
Continuò a fissarla mentre tutto si dissolveva in una macchia confusa, intrappolandolo in una bolla di agonia infinita in cui nulla sembrava avere più un senso.

Finché prese coscienza di una mano robusta che lo stava scrollando con una certa urgenza.
Solo allora il suo sguardo offuscato abbandonò il libro e si concentrò sull’uomo chino su di lui.
Lottando contro un grumo di sangue che gli scorreva tra le labbra, riuscì a rispondergli: “S-S’m?”
Il più giovane dei Winchester smise di scuoterlo e raccolse il volto insanguinato della creatura tra le proprie mani, iniziando ad scostargli dolcemente i capelli dalla fronte.
Le sue dita tremavano tanto da indurre Castiel a pensare che il giovane non fosse del tutto cosciente di cosa stesse facendo, ma il gesto era stranamente rassicurante e lo lasciò fare, anche se aveva raddoppiato le sue lacrime.
Finalmente anche le parole del cacciatore ebbero la meglio sul tintinnio che infestava le orecchie dell’angelo: “C-Cas … Cas! Grazie a Dio! Grazie a Dio sei vivo! Ero talmente spaventato! E’ stato Dean, vero? Gli Styne … anche quel povero ragazzino … pensavo … pensavo che fossi …” non riuscì a sforzarsi di concludere la frase: il solo pensiero di Dean che uccideva il loro angelo custode, il loro fratello adottivo, lo devastava.
Ma Castiel c’era ancora: un corpo massacrato e scosso dal pianto, ma che aveva ancora la forza di respirare.

Sam doveva ricomporsi e concentrarsi su questo, ora. I cadaveri degli Styne e il suo fratello disperso in azione sarebbero venuti dopo.
Fece un rapido inventario delle ferite sul corpo dell’angelo: il braccio destro era decisamente rotto, il viso gonfio e coperto di sangue, il torace sembrava essere stato sfondato e – visti i rumori che accompagnavano ogni atto respiratorio e il sangue che continuava ad uscirgli dalla bocca – un polmone poteva essere stato danneggiato, probabilmente insieme ad altre lacerazioni interne.
Con un sospiro, il cacciatore raccolse la nuca della creatura nel palmo della propria mano mentre con l’altra gli accarezzava i capelli.
Non stava guarendo da solo e lui non sapeva cosa fare: “Mi dispiace, Cas. Mi dispiace così tanto! Ti prego, cerca di guarire: non posso gestire Dean da solo. Non posso … non voglio perdere anche te!”
A quel punto anche Sam sentiva le lacrime bruciargli negli occhi ma strizzò le palpebre e strinse i denti: doveva essere forte adesso, per Dean, per Cas.
Aveva fallito ed ora l’angelo stava morendo tra le sue braccia.
“S’m?”
“Sì. Sono qui, Cas. Ci sono io qui con te.”

La mano pallida di Castiel si posò sul suo polso e il giovane la prese nella sua: era fredda e sudata.
Era in stato di shock e stava lentamente peggiorando.
Sovrappensiero, Sam massaggiò quell’arto tremante con il pollice nella speranza di infondervi un po’ di calore.
L’angelo si lasciò sfuggire un singhiozzo soffocato e cercò di ricambiare la stretta ma aveva le dita talmente deboli da non riuscire neppure a piegarle.
La sua vulnerabilità ferì il cuore del giovane Winchester e la consapevolezza che il responsabile fosse Dean lo fece sentire anche peggio.

“M-mi dispiace … per Dean … n-non … non sono … ho c-cercato d-di farlo ragionare … ma non … non ho potuto … f-fermarlo.”
Il tentativo di fornire spiegazioni precipitò l’angelo in un violento attacco di tosse e altro sangue gli colò dalle labbra.
“Shh, shh. Tranquillo, Cas. Non parlare.”

Con dolce premura, Sam gli inclinò la testa perché non soffocasse. Il denso rivolo rosso colò sul pavimento ma non importava.
Contava solo aiutare Cas a guarire quelle ferite.
Mentre l’angelo lottava per respirare, il cacciatore gli strofinò il collo, aiutando i muscoli contratti a rilassarsi.
Ormai il messaggio non detto era arrivato forte e chiaro: niente superpoteri, Castiel non poteva guarirsi da solo.
Questo lo preoccupava più di ogni altra cosa.

“Perché non riesci a guarirti? Cosa c’è che non va nella tua Grazia?”
La creatura tremò violentemente ma riuscì a sussurrare: “N-non … riesco … a sentirla … n-non … capisco …” Il dolore e la fatica gli portarono via la voce.
Non era mai stato così indifeso e la cosa lo spaventava più di quanto riuscisse a spiegare.
Tossì di nuovo e l’ennesimo rivolo di sangue scivolò sul pavimento mentre i brividi peggioravano. I suoi occhi terrorizzati incrociarono quelli di Sam, inquietandolo per la paura nuda e cruda che vi si annidava.
Poi le sue palpebre iniziarono a calare.

“Ehi! Resta con me. Cas! Ti prego!”
“Stanco…fa male…”
“Lo so, lo so. Ma devi resistere! Resta sveglio, Cas!”
Non serviva a niente: Sam doveva prendere una decisione: “Senti, Cas. Adesso ti porto all’ospedale, ok?”
“Ok…ok..”
“Pensi di riuscire a camminare?”

L’angelo annuì ma Sam era consapevole di quanto stupida fosse la sua domanda ancora prima di esplicitarla: il suo amico non stava in piedi, figurarsi se potesse camminare!
Avrebbe dovuto portarlo. Il ‘come’ rappresentava un problema serio: anche se più basso del cacciatore, Cas era troppo pesante per essere tenuto in braccio per tutto il tragitto e di certo non poteva caricarselo in spalla e rischiare di aggravare il danno al polmone o alle fratture.
Non c’era verso di trasportarlo: per quanto doloroso fosse, avrebbe dovuto camminare.
Con la maggior delicatezza possibile, Sam gli sfilò il cappotto e la giacca del completo per alleggerirlo e dargli maggior libertà di movimento.
Gli aveva già allentato la cravatta per aiutarlo a respirare meglio, ora la usò per bloccargli il braccio contro il fianco.
L’idea sarebbe stata di appenderglielo al collo ma, togliendo le giacche, si era accorto di come il gomito ed il polso fossero slogati e non voleva rischiare di muoverli.
Poi raccolse l’angelo ferito tra le proprie braccia e se lo portò al petto, facendolo sedere.
I capogiri sopraffecero Castiel e tutto, per lui, divenne nero.

Con un lamento crollò sulla spalla dell’amico, che lo sostenne pazientemente mentre aspettavano che passasse.
Qualche minuto dopo riuscì ad aprire gli occhi.
“Eccoci qua. Pronto?”
Un secco cenno del capo e il cacciatore aiutò Castiel ad alzarsi.
Come previsto, le gambe cedettero subito e Sam dovette praticamente a trascinarlo fino alla scalinata, dove fu costretto a prenderlo in braccio e portarlo fino alla sua auto.

L’intero procedimento doveva essere stato un’agonia per l’angelo ma questi non emise un fiato fino a quando il giovane non lo stese sul sedile del passeggero reclinato, solo allora si lasciò sfuggire un flebile lamento.
Poi il Winchester si tolse la giacca e, appallottolandola, gliela pose sotto la testa come cuscino.
Castiel gemette di nuovo e Sam si fermò, chinandosi su di lui e avvolgendogli una guancia con il palmo della mano: “Ehi, sei ancora con me?”
“Sì…S’m…”
“Come ti senti?”
“Fa…male…ho freddo…e sono…molto stanco…”
“Ok. Ok. Stringi i denti per un momento: ti porto una cosa.”

L’angelo si accasciò nel sedile e continuò a tremare finché non sentì qualcosa di caldo avvolgerlo.
Aprì occhi che non si era accorto di aver chiuso e trovò il volto preoccupato di Sam sopra di lui mentre il cacciatore gli aggiustava una coperta leggera sulle spalle.
I loro sguardi s’incrociarono e il giovane gli fece un sorriso che si sforzò di ricambiare prima di stringergli una spalla e chiudere la portiera.
Sam aveva appena acceso il motore quando il respiro di Castiel cominciò a peggiorare.

Alla prima curva gemette perché il movimento peggiorava il dolore.
Il suono attirò l’attenzione del cacciatore che staccò una mano dal volante e la intrecciò con quella sana dell’amico.
Cas ricambiò la stretta con tutta la forza che gli restava, aggrappandosi a quella mano come se la sua vita dipendesse da essa.
Le ferite continuarono a pulsare dolorosamente e l’angelo sentì che i polmoni gli si stavano riempiendo di liquido mentre il suo stomaco era contratto per la nausea e la testa sembrava sul punto di esplodere.
Ma la mano di Sam era calda e forte nella sua, un conforto in quel mare di dolore.
Sentendo il pollice del giovane strofinargli le nocche, l’angelo si calmò un poco. Sapeva di potersi fidare del suo amico: Sam non gli avrebbe fatto del male, non lo avrebbe abbandonato a soffrire da solo.

Il giovane Winchester padroneggiava l’arte di guidare con una mano sola da quando si era rotto la spalla quindi il veicolo non sbandava e il ronzio del motore accompagnò Castiel in un dormiveglia mentre il respiro si sincronizzava agli spasmi, aiutandolo ad aspettare che passassero.
Era quasi sopportabile.

Finché una ruota prese una buca e la creatura ferita gridò per il dolore che il sobbalzo gli aveva provocato.
“Merda! Scusa, Cas, scusa!”
“S-S’m…fa male…”
“Shh, shh. Tranquillo. Resisti, manca poco.”
“Stanco…”
“Shh. Non parlare: risparmia le forze. Continua a respirare e resta con me, d’accordo? Ti giuro che ci siamo quasi.”

Sottolineò la promessa dando una stretta alla mano dell’angelo e sentì che veniva ricambiata dalle sue dita ghiacciate.
Solo allora si rese conto che le mani dell’amico erano illese: non aveva potuto – o voluto? – assestare un solo colpo durante la colluttazione.
Sarebbe stato proprio da lui: arrivare agli estremi per salvare i suoi protetti. Il Winchester si accigliò, fece un respiro profondo, e atterrò l’acceleratore.
Fanculo i limiti di velocità, la sicurezza stradale e la polizia!
Non avrebbe rischiato la vita di Castiel per rispettarli.
L’angelo aveva già sacrificato troppo per loro.


E' Sam a pensarla così sulla guida spericolata: voi guidate prudenti e rispettate i poliziotti, ok?

Adesso che mi hanno tolto le manette non mi resta che attendere i vostri commenti. 
Ricordate: più recensioni, più CFU!
  
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