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Autore: NotEvenChip    20/03/2018    2 recensioni
Mr. Gold possiede la maggior parte di Storybrooke, oscuro, tenebroso, con un passato turbolento, quasi tutta la città lo teme, tranne il figlio Neal.
Belle French è giovane, spensierata, determinata, ambiziosa ed in cerca di pace e tranquillità, grazie anche al suo nuovo lavoro.
Praticamente Rumbelle AU :)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Belle, Jefferson/Cappellaio Matto, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Ruby/Cappuccetto Rosso, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I giorni passavano lentamente. Belle aveva passato i primi giorni dopo la rottura, al costante fianco di Ruby, sentiva che da sola non avrebbe potuto farcela.

Si pentì amaramente di aver ascoltato Gary, di avergli permesso così tanto, si pentì di non essere riuscita a spiegare tutto a Robert. Fai la cosa coraggiosa ed il coraggio seguirà. Dov’era finita quella Belle? La reazione di Robert l’aveva spiazzata, sapeva di cosa era capace l’uomo, ma non si sarebbe mai aspettata che potesse reagire così con lei. Le aveva sempre detto che era speciale, le aveva  sempre detto che con lei era tutto diverso. 

Robert le mancava da morire, tutti i giorni quando le succedeva qualcosa di particolare, voleva solo prendere in mano il telefono per condividerla con lui, ma una volta trovato il numero in rubrica, si fermava bruscamente. Robert non c’era più. Lo aveva spiato qualche volta dalla biblioteca, ma ora l’uomo preferiva entrare ed uscire soprattutto dal retro del negozio, il massimo era vederlo salire rapidamente in macchina con Neal al seguito. Non poteva andare avanti così. Le mancava tanto anche trascorrere del tempo con il piccolo Neal.

 

 

 

“Sono passate delle settimane, Belle.”  Puntualizzò inutilmente Ruby. Belle sospirò.

“Lo so” sbuffò piano, appena un sussurro di voce.

“Ed hai intenzione di fare qualcosa in proposito o hai deciso di fare la miserabile per molto tempo ancora?”

Belle alzò lo sguardo, quasi offesa, per poi riabbassarlo sulla tazza di caffè che aveva tra le mani.

“E’ freddo…” sussurrò.

“Cosa?”

“Il caffè. E’ freddo.”

Ruby scosse la testa e si alzò per andarne a prendere un altro. Succedeva ogni volta che Belle andava alla tavola calda. Rimaneva lì, in uno stato quasi catatonico a fissare il suo caffè, fino a che si raffreddava e Ruby doveva cambiarglielo. 

“Ecco Belle. Hai intenzione di berlo o di fissarlo questa volta?”

“Berlo, certo.” Rispose assente.

Ruby non poteva più tollerare l’amica in quelle condizioni. L’idea di andare a scuotere un po’ il signor Gold le era certamente passata per la testa, ma poi si rese conto di non aver voglia di litigare con lui. La situazione era già complicata così.

 

 

Jefferson, che era pochi tavoli più in là, notò la scena. Non era la prima volta che veniva alla tavola calda e trovava Belle, seduta sullo stesso identico posto a fare la stessa cosa quasi tutti i giorni.

Robert non gli aveva detto molto, solo quello che aveva raccontato anche ai Nolan. Da chi fosse partito il messaggio, rimase un mistero, anche se lui aveva i suoi sospetti. Cora era in città, e non sarebbe stato nemmeno il primo tentativo di dividere i due. Molto probabilmente aveva architettato anche tutto questo. Non l’aveva ancora vista gironzolare dalle parti di Gold, questo era altrettanto strano. Se era lei ad aver pensato il tutto, avrebbe dovuto almeno farsi viva…

Con questo pensiero in testa, lasciò i soldi sopra al tavolo e si diresse dall’amico.

Entrò nel negozio, facendo dondolare la solita campanella sopra la porta, la richiuse dietro di sé e notò Gold alzare lo sguardo verso di lui.

“Ehi Gold!” 

Robert rispose con un cenno della testa.

“Qual buon vento, Jeff?” 

“Solo così, una visita veloce. Come va?”

Gold alzò le spalle. “Come vuoi che vada, al solito.”

Jefferson annuì e si avvicinò. “In effetti c’è un motivo per cui sono venuto… Questo fine settimana ho un certo evento poco distante da qui, un’opportunità di mostrare qualche mio vestito a qualcuno di importante… Mi chiedevo se potessi accompagnarmi… O addirittura indossare qualcosa che ho fatto per te, come il completo che hai indossato per il ballo. Mi faresti il favore più grande della vita. Senza aggiungere che, come modello, non saresti per niente male. Diamine se lo sai indossare un completo!”

Gold lo guardò incerto per qualche secondo, poi sbuffò ed annuì. “Io e Neal ti accompagneremo, ma se vuoi far indossare a Neal il completo uguale al mio, dovrai supplicarlo tu. Farò finta di non aver sentito la seconda parte della frase. Ti accompagnerò soltanto.”

Jefferson gli sorrise e corse ad abbracciare l’amico. “Lo sapevo che potevo contare su di te!” 

Gold ricambiò l’abbraccio, ma solo per qualche secondo, per poi allontanarsi. Jefferson sorrise maliziosamente prima di dire: “Ehi, ora che sei di nuovo single, potresti far durare un pochino di più i nostri abbracci, così, solo per farmi sognare!”

L’amico sbuffò una risata. “Non credo sia possibile. Questo è il mio limite.”

Jefferson alzò le mani in segno di resa. “Ok, io continuerò a provarci, per sempre”.

“A proposito, vieni dalla tavola calda?”

“Sssi…!?”

Gold si irrigidì. “Hai visto… Belle?”

Jefferson annuì, prima di lasciarsi cadere su una sedia poco lontano. “Si.”

“Oh, bene. Si, bene.”

“Non vuoi sapere come sta?”

L’uomo si irrigidì di nuovo ed alzò lo sguardo verso l’amico. Non sapeva cosa rispondere a quella domanda. Come non sapeva cosa rispondere a tutte le domande di Neal su cosa fosse successo, fino a che il piccolo aveva smesso, notando che il padre non gli avrebbe mai risposto sinceramente. Aveva capito da solo, l’aveva probabilmente intuito dallo sguardo del padre, dalle serate intere che passava seduto davanti al fuoco con lo stesso bicchiere mezzo vuoto in mano, dal fatto che Belle non si era più fatta viva, aveva addirittura saltato tanti weekend con i Gold, che tanto diceva di amare.

Scosse la testa. Certo che lo voglio sapere. Sono trascorse solo poche settimane,  ed una vita nel cuore.

“Si. Come… Come sta?”

Jefferson sorrise. “Siete due miserabili. Lei passa giornate a fissare il suo caffè da Granny’s, a farlo diventare freddo almeno due volte al giorno, e tu qui, a far finta di lavorare, per poi scappare come un codardo a casa, senza dare uno sguardo alla biblioteca nemmeno per sbaglio, per paura di rivederla e metterti a piangere come un bambino e crollare ai suoi piedi.”

Gold abbassò lo sguardo, serio.

“Grazie Jefferson, fammi sapere a che ora ti serviamo per quell’evento e noi ci saremo.”

 

 

 

“Papà ho cambiato idea, non lo voglio più mettere il completo uguale al tuo.”

“Figliolo, lo hai promesso a Jefferson, non a me. Inoltre, stiamo per partire, non credi sia un pochino tardi per avere dei ripensamenti?”

Neal sbuffò ed annuì, aggiustandosi i capelli. “Bravo il mio ragazzo.”

“Papà? Mi chiedevo… Ci sarà anche Belle stasera? E’ per questo che siamo vestiti tutti belli e stiamo andando in un posto nuovo? Le devi chiedere di perdonarti o una cosa del genere?”

A Gold scivolò la boccetta della sua colonia preferita dalle mani, non potendo fare altro che guardarla cadere e frantumarsi in mille pezzi, uno sguardo di shock sul volto.

“Oh, dannazione!!!” Esclamò furioso. Quando vide Neal che si stava avvicinando per aiutarlo, lo bloccò con la mano. “Tranquillo tesoro, ci sono i vetri, raccolgo io… Andresti a prendermene una confezione nuova?”

Quando Neal tornò ed allungò la boccetta al padre, cercò di sorridergli, allora Gold avvicinò il figlio davanti allo specchio e spruzzò la colonia su entrambi. 

Neal rise, guardando il papà attraverso lo specchio. “Ora profumo come te! Sono un vero uomo anche io!”

Gold non seppe trattenersi e passò una mano sui capelli del figlio. “Neal, riguardo a Belle… E’ difficile… Mi dispiace…”

“Non la ami più?”

L’uomo negò con la testa. “E’ proprio perché la amo ancora, ogni giorno sempre di più, che è tutto sempre più difficile.” L’uomo sospirò pesantemente prima di continuare: “Vedi… Ho messo fine io a tutto… L’ho vista fare una cosa che non mi è piaciuta e ho deciso così.”

“Un po’ mi manca… Lei ti faceva ridere… Faceva ridere tutti e due! E Cucina bene!” Gold non seppe trattenersi alla replica del figlio e lo prese tra le braccia.

“Mi spiace che soffri, papà”.

L’uomo annuì e deglutì per non mettersi a piangere. “Sai… Puoi andare a trovarla in biblioteca quando vuoi… Non significa nulla il fatto che non stiamo più assieme… Anzi è stata tutta colpa mia… Dovevo aspettare di più prima di portare una donna in casa, mi spiace figliolo”

Neal lo guardò con gli occhi spalancati, non afferrando del tutto cosa intendesse il padre. Nella sua testa era tutto chiaro, sarebbero tornati assieme prima o poi, non aveva mai visto il padre perdere la testa per qualcuno e Belle gli sembrava altrettanto innamorata.

Gli adulti! Trovano sempre il modo di complicare tutto!! 

 

 

 

 

 

“Allora, cari i miei Gold? Che ve ne pare?” 

“Wow Jeff! Tutte queste persone vedranno i tuoi vestiti?” cercò di urlare Neal sopra alla musica.

“Si! E sono un disastro emotivo questa sera, quindi vi ringrazio tantissimo per essere venuti. Sarei perso senza i miei due uomini!” Fece l’occhiolino prima di sparire nuovamente dietro alle quinte, per controllare se era tutto in ordine. 

Gold sorrise al figlio e gli appoggiò una mano sulla spalla, in segno di comprensione e sostegno.

“Guarda papà ci sono i Nolan! Ed Emma!” neanche il tempo di urlare la frase al padre, che stava già correndo verso di loro.

“Neal! Robert!” Salutò entusiasta Mary. “Anche voi incastrati da Jeff?” 

Gold sorrise ed annuì. “Non ha risparmiato nessuno questa sera vedo… E tutti indossiamo almeno una cosa che lui ha confezionato.“ Notò scuotendo la testa.

Si avvicinarono al bar per prendere qualcosa da bere ed iniziarono a chiacchierare del più e del meno. I Nolan non osarono fare altre domande a Gold e lui non sembrava per niente intenzionato di parlarne con loro.

 

 

 

 

 

“Non avrai bevuto troppo questa sera?” Ruby alzò un sopracciglio in direzione dell’amica.

Belle sbuffò una risata e fece cenno di no con la testa. “Mi ricordo ancora il motivo per cui sono qui, quindi ho bevuto troppo poco.” 

Ruby scosse la testa. “Lo sai che sono il tipo di ragazza che ha consumato abbastanza sere a bere fino all’oblio, ma tu non sei così Belle French. Domani mattina ti alzerai con un post sbornia apocalittico e Gold sarà ancora un pensiero fisso. Non serve a nulla…”

Belle alzò gli occhi al cielo. “Puoi non nominarlo per una sera? Ti prego… Sono così stanca di far passare i giorni pretendendo che non sia mai esistito! Ora devo solo svuotare la testa. Per una sera. Puoi aiutarmi?”

Ruby le appoggiò una mano sopra alla sua, in modo rassicurante.

“Allora andiamo a prendere da bere, questa sera non ci fermerà nessuno!” Esclamò Ruby con un sorriso malizioso, ed aiutò Belle a reggersi in piedi, su quei tacchi troppo alti, per niente adatti ad una serata del genere.

Si avvicinarono al bancone del bar e, al terzo shot, le luci si abbassarono e sul palco iniziarono i primi movimenti.

“Non sei stata invitata da Jefferson per guardare la sfilata?”

Belle annuì. “Si, ma preferisco guardarla da qui. Vicino al mio amato alcool.”

Ruby rise, Belle era ancora più divertente quando decideva di lasciarsi andare. Nelle ultime settimane era stata così depressa, che una serata come questa, non poteva fare poi così tanto male.

Improvvisamente Belle venne urtata leggermente dal braccio di qualcuno che stava cercando di prendere alcuni bicchieri.

“Oh, mi scusi signorina…” Le disse l’uomo. Belle non aveva nemmeno intenzione di girarsi fino a che… Quella voce… Belle si voltò di scatto e si ritrovò Robert Gold che cercava di districarsi tra la folla con tre bicchieri di birra tra le mani.

Spalancò la bocca e per poco non le cadde lo shot dalle mani. Gold fece lo stesso. Tra tutte le persone presenti in quella festa, si era scontrato proprio con Belle!

I due si fissarono per dei secondi che sembrarono interminabili, poi Belle perse la pazienza e lo salutò. “Ciao.”

“Ciao Belle. Che ci fai qui? Come… Come stai?” Robert non sapeva se la sua presenza fosse ancora gradita, ma voleva sapere da lei in persona come stava, probabilmente non sarebbe stata sincera, ma lui lo avrebbe capito. 

“Mai stata meglio” Disse sarcastica e per un secondo Gold socchiuse gli occhi. Poi Belle aggiunse: “Ho intenzione di bere fino a dimenticare per almeno due ore il bastardo che sei, quindi non può andare meglio. Tu invece come stai? Te la passi bene?”

Gold sgranò gli occhi. Non aveva mai visto Belle alzare il gomito, ma sicuramente quello non era il suo primo bicchiere della serata. 

“Ooooook, Gold è stato un piacere vederla qui questa sera, ora io e Belle andremo a fare un giretto per chiarirci un po’ le idee, buona serata!” Intervenne Ruby per salvare l’amica. Gold annuì distrattamente, gli occhi fissi su Belle, i pensieri ancora sulla frase che gli aveva appena rivolto.

“Non ho bisogno di chiarirmi le idee. Robert Gold è uno stronzo. Non è un segreto.” Ruby spalancò gli occhi, impaurita, ma quando si voltò per vedere la reazione di Gold, lo vide scomparire tra la folla, probabilmente arrabbiato. Cercò di portare Belle immediatamente il più distante possibile dal bar e da Gold, quando si sentì afferrare per un braccio. Si voltò e trovò proprio l’uomo in questione che le sussurrò delle cose all’orecchio, Belle non fu in grado di capire proprio nulla e questo la irritò ancora di più, soprattutto nel vedere che l’amica le sorrise e lasciò la presa sul suo braccio per farsi sostituire da Gold.

Belle cercò di dimenarsi, ma l’uomo la teneva stretta e la accompagnò in un posto appartato e più silenzioso.

“Cosa vuoi da me? Vuoi ferirmi ancora di più?” Gli chiese Belle, barcollando.

“Lo so che non porterà a niente di buono parlarti mentre sei in queste condizioni, ma sono serio, Belle. Come stai?”

Belle di tutta risposta gli rise in faccia e si dimenò violentemente per fargli mollare la presa dal suo braccio. Gold capì ed alzò le mani in segno di scuse.

“Ora ti interessa ascoltarmi? La sfilata di Jefferson. La stai perdendo”  e gli fece cenno con le mani di andarsene. Gold sbuffò e si passò una mano tra i capelli, poi la guardò fisso negli occhi. Era bello, col vestito che aveva indossato al ballo la sera in cui si erano finalmente chiariti. Questa sera, sembrava ancora più bello e decisamente più preoccupato. Lacrime cominciarono a formarsi negli angoli degli occhi, non poteva farsi vedere così, doveva solamente dimenticarlo, era stato tutto uno sbaglio, non avrebbe mai dovuto innamorarsene.

“Belle.”

“No, niente Belle. Vai.”

“Vuoi davvero che me ne vada?”

Belle annuì. “L’ultima volta tu non hai ascoltato me, ora io non ascolto te. Sciò.”

Gold sbuffò una risata sarcastica. La trovava bella anche così, gli occhi acquosi per l’alcool, la camminata instabile, i movimenti più goffi del solito.

“Non c’era niente che avresti potuto dire.”

Ora era Belle a ridere, alzò un dito e glielo puntò contro il petto. “Tu non sai niente, Robert Gold.” 

L’uomo la guardò come se si aspettasse che continuasse. Belle non perse tempo e continuò: “Tu non sai cos’è successo quel giorno. Non sai che ho accettato di vedere quel viscido solo perché diceva di essere cambiato, di volermi parlare per chiudere tutto e tornarsene a casa, per poter ricominciare un altro capitolo della sua vita.”

“Oh, si sembrava proprio così.” 

“Sssh. Sto parlando io. Perché devi essere sempre così dannatamente stronzo.” 

Gold le sorrise, questa versione di Belle non aveva limiti.

“E’ quello che sono…”

“Smettila di esserlo per due minuti. Poi torna a farlo con tutto il resto del mondo, per quello che mi interessa.”

Gold la fissò e poi annuì, notando che si appoggiò al muro per cercare sostegno. Non doveva essere facile tenersi in equilibrio con dei tacchi così alti.

“E’ stato distante ed educato fino a quando mi ha accompagnata a casa. Qui è successo tutto. Quello che evidentemente non hai visto, è stato il modo in cui mi sono allontanata e l’ho mandato al diavolo. Dopo aver parlato tutto il pomeriggio di te e di quanto ti amo.” Belle scosse la testa, chiedendosi se era riuscita a dire tutto, senza dimenticare dettagli importanti. 

“Non sono rimasto a lungo. Ho visto che vi baciavate e… Diavolo. Ho perso la testa. M-mi spiace. Non so cosa dire.”

“Se ti convincessi per solo un attimo che sei amato e rispettato da molte persone, questo non sarebbe successo. Devi sempre occupare del tempo ad odiarti e a farti odiare.”

Gold si ritrovò a fissare il pavimento, una lacrima gli scese piano, bagnandogli il volto.  Belle se ne accorse ed istintivamente allungò una mano per asciugargliela dolcemente, Robert chiuse gli occhi, beandosi del contatto, facendo scendere così altre lacrime. Troppo presto la mano di Belle si ritirò ed un’espressione di dolore gli si dipinse in volto.

“Ora devi andartene e lasciarmi in pace.” Sussurrò Belle.

Gold spalancò gli occhi, ferito. Aprì la bocca per parlare, ma qualsiasi tipo di discorso gli morì in gola. Annuì semplicemente e si voltò per andarsene, pochi istanti dopo sparì tra la folla.

Belle si sentì improvvisamente vuota e sola. Una folata di vento la fece rabbrividire  e fu allora che si rese conto del peso delle parole che aveva appena detto a Robert.  Devi andartene e lasciarmi in pace. 

Si sentì stringere una spalla ed alzò lo sguardo per trovarsi Ruby davanti.

“Tutto bene? Mi spiace per prima, ma dovevate parlare. A proposito, che hai detto di così preoccupante? Quando Gold è venuto a dirmi dov’eri, sembrava quasi in lacrime…”

“Lo era. Gli ho chiesto di andarsene e di lasciarmi in pace. Gli ho spiegato tutto e quando ha iniziato a sentirsi un’idiota, non ce l’ho fatta e l’ho mandato via, sapendo che se gliel’avessi chiesto se ne sarebbe andato.”

“Oh. Quindi…”

“Quindi riportami a casa Ruby…”

L’amica annuì e si diressero verso l’auto. 

 

 

 

 

Il giorno seguente, Belle si svegliò con un mal di testa tremendo, scese dal letto non con poca difficoltà e si diresse all’armadietto dove teneva i medicinali, non trovò niente per il mal di testa e si maledisse mentalmente per non aver fatto rifornimento. Fece colazione, si vestì ed aprì la porta di casa. Fece per chiudere a chiave, quando notò un pacchettino per terra ed una rosa rossa. Si chinò e vi trovò anche un bigliettino.

 

“Per il tuo probabile mal di testa di oggi… Scusami per ieri sera, per le ultime settimane, per tutto. Buona giornata, R.G.”

 

 

 

Belle aprì l’involucro e vi trovò delle aspirine. Tornò in casa per prenderne immediatamente una, poi prese un vaso, lo riempì e vi mise la rosa. Scese le scale di corsa e si diresse in strada, le gambe la portarono velocemente all’entrata del negozio, entrò come una furia, facendo traballare pericolosamente il campanello sopra alla porta.

Gold alzò lo sguardo di scatto dalle sue scartoffie, vedendo Belle, non seppe trattenere un mezzo sorriso, accorgendosi poi dello sguardo furente della donna.

“Quale parte del lasciarmi in pace, non hai capito? Non puoi fare così! Dici di vedere cose, salti alle conclusioni senza ascoltarmi, finisci le cose tra di noi in una maniera orrenda, mi eviti per settimane, poi presentarti ad una festa, approfittartene del mio stato per piangermi davanti e infine, fare il carino il mattino seguente!”. Belle si accorse di non aver quasi mai respirato durante tutto il discorso e soprattutto, quando gli era finita così vicino, addirittura dietro al bancone?

Gold parve spaesato da tanta furia e passione. Belle aveva il fiatone e non seppe spiegarsi come e in che modo le cose cominciarono, ma nel giro di pochi istanti si ritrovò le labbra premute a quelle dell’uomo.

Il bacio era furioso, disordinato e totalmente diverso da quelli che si erano scambiati in passato. Gold la prese possessivamente per i fianchi, facendola aderire al proprio corpo, rendendo chiaro immediatamente il suo desiderio per lei.

In un tacito accordo, si ritrovarono a camminare, con difficoltà, verso il retro del negozio, finendo in pochi istanti sulla brandina che Gold teneva lì da sempre.

Il baciò si trasformò in una guerra per il controllo, dove nessuno osava proferire parola, dove nessuno sembrava rinunciare al voler prevalere sull’altro.

Dopo una serie di capovolgimenti, Belle riuscì a trattenere Gold disteso sulla schiena. Interruppe il bacio e lo fissò intensamente. Avevano entrambi il fiatone e nonostante Gold fosse finito steso sotto di lei, il suo sguardo le comunicò che la guerra non era ancora finita. Inaspettatamente Belle cominciò a slacciarsi i bottoni della camicetta che aveva infilato pochi minuti fa, prima di uscire. Robert sembrò capitolare. Allungò una mano per aiutarla a sfilare l’inutile indumento, per poi passare al reggiseno. Lo sguardo di Robert si oscurò e si alzò con la schiena dal lettino per stringerla tra le sue braccia ed assaporare con passione il petto della ragazza, che non perse tempo ad infilare le dita tra i capelli e graffiarne dolcemente il cuoio capelluto. Gold grugnì di piacere, mentre continuava a baciare più pelle che poteva, allo stesso momento. L’uomo poi, con uno scatto, capovolse la situazione ed in pochi attimi le fece sparire scarpe, gonna e mutande. Si trovava completamente nuda, lui completamente vestito. Belle, tra un sospiro ed un altro, lo trovò altamente eccitante.

Gold sembrò leggerle il pensiero, ma con altri rapidi movimenti fece sparire la giacca ed il panciotto, le scarpe e la cintura furono i successivi pezzi di abbigliamento che finirono sul pavimento del negozio. Belle sembrava non poterne più e lo afferrò per i lembi della camicia, cominciando ad aprirne i bottoni. Non fece in tempo a togliergli la camicia dalle spalle che Robert si era abbassato i pantaloni quanto bastava per prenderla lì, in quel momento. Si fissarono negli occhi ed ora Belle poteva vederlo di nuovo per quello che era. Un uomo costantemente intimorito dall’amore. Per quanto tutto si stava dimostrando frenetico, lo vide inumidirsi gli occhi nuovamente. Questa volta non fece nulla per impedirglielo, stava provando le stesse sensazioni. Robert era frenetico ma attento sopra di lei, le prese il viso tra le mani e fissò gli occhi a quelli di lei ad una distanza distruggente, senza baciarla, per non rovinare quel gioco di sguardi. Belle portò le mani sul suo petto, sentendone il calore ed i muscoli muoversi sotto ai suoi palmi, a ritmo con le spinte. Pochi istanti dopo, entrambi trovarono il piacere e Robert si accasciò sopra la ragazza. Tutto sembrò rallentare, quando Gold asciugò con i polpastrelli una lacrima dal viso di Belle, che fece lo stesso con le sue. Non c’erano altri rumori nella stanza se non i loro respiri affannati. Continuavano a guardarsi negli occhi, entrambi troppo lucidi, date le azioni appena commesse.

“Belle” sussurrò roco l’uomo, si schiarì la voce e si spostò definitivamente da lei, che ne sentì immediatamente la mancanza. Si allontanò per pochi secondi, solo per prendere una coperta e, stendendosi nuovamente al suo fianco, la stese sopra ad entrambi. Successivamente riprese Belle tra le sue braccia, avvicinandola il più possibile, fregandosene se così facendo stava sgualcendo i suoi vestiti sempre immacolati.

Le affondò il viso sull’incavo del collo e ne inspirò il profumo che gli era mancato per troppo tempo.

“Non di certo quello che mi aspettavo venendo qui…” Sussurrò la ragazza.

Di tutta risposta, si sentì stringere ancora più forte, come se avesse paura che se ne sarebbe andata nuovamente, senza dire nulla.

“Vorrei dirti che mi dispiace, ma la verità è che non mi dispiace affatto.” Disse seducentemente, baciandole leggermente il collo. “Per una volta sono stato coerente con i miei pensieri, per una volta non mi sono trattenuto, ho preso la palla al balzo. Mi sono sentito così stupido ieri sera. Non ho pensato nemmeno per un momento che…”

“Che avrei respinto Gary?”

Gold annuì contro la sua pelle. Allora Belle si voltò per guardarlo negli occhi.

“Continuo a pensare che un giorno ti stancherai di me, che troverai un uomo più giovane e che ti merita molto più di quanto ti meriti io e, giustamente, te ne andrai, dimenticandomi.”

Lo sguardo di Belle si intenerì. “Oh Robert! Quando lo capirai che non ho intenzione di andare da nessuna parte. Praticamente sono innamorata di te da quando avevo sedici anni.” 

A quello Gold sorrise e le avvicinò il volto per baciarla dolcemente. “Allora…Ti sei pentita di…”

Belle alzò un sopracciglio: “Oh no. E’ stato un impulso reciproco, non trovi?” E gli fece l’occhiolino. “Ora ho proprio bisogno di andare in biblioteca, sono già in ritardo.”

Robert annuì e scostò la coperta, rabbrividendo all’istante, notando Belle fare lo stesso, mentre cercava i vestiti sparsi per la stanza. Si resero presentabili in una manciata di minuti e quando Robert la accompagnò alla porta, le diede un altro bacio. “Quando posso vederti? Credo che dovremmo continuare la nostra discussione… Questo non aggiusta niente se non ne parliamo.”

La ragazza gli sorrise e lo trascinò in un altro abbraccio prima di aggiungere: 

“Ti telefono più tardi.”

“Ti amo Belle.”

“Ti amo anche io!”

E con un sorrisino imbarazzato,  attraversò la strada in direzione della biblioteca, con il cuore più leggero di quello delle ultime settimane.








** Non sono morta! Sono sempre qui xD Gli aggiornamenti un po' a rilento ma ci sono! Grazie per tutt* quell* che inseriscono la storia tra le preferite/seguite... Siete più del previsto :D 

   
 
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