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Autore: Claire66    25/03/2018    3 recensioni
*Storia Continuerà entro le prossime settimane*
Cosa sarebbe successo se Draco si fosse ribellato al suo destino e avesse deciso di unirsi al magico trio, il giorno in cui furono portati a Villa Malfoy?
E se Harry avesse una sorella gemella, la quale farà breccia nel cuore del Serpeverde, facendogli compiere un cambiamento repentino ?
Preparatevi ad abbandonare il mangiamorte vile e codardo a cui siete abituati, e cominciate a dire "Coloro che sono sopravvissuti", non "Il bambino che é sopravvissuto"
(3)
“Ma quindi significa che se uno di noi muore, muore anche l’altro?”
Chiese Marie con voce tremante e carica di tensione a Silente.
(10)
“Ma allora…” “Vuoi dire che…” Fecero Harry e Marie, all’unisono.
“Il tempo si fermerà.”
(11)
“In fondo, non sarò la prima della nostra famiglia a fuggire da Azkaban. Si tratta solo di seguire le orme di Felpato.”
Harry non riuscì a trovare la forza di restituirle il sorriso.
(12)
Grandi, bui e tormentati voragini luccicanti lo osservavano.
“Come l’hai chiamata?” Domandò Marie.
“Niké.
(16)
“Marie!” Lei si voltò, e fu l’unica ad udirlo.
“…” A qualche passo da Draco, Marie non si mosse, Harry aspettava, paziente.
"Tu sei il mio angelo.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Sulle Orme di Felpato – Parte 1



“Il punto è che” cominciò Hermione tracciando con il dito una linea nella sabbia, “per viaggiare nel tempo, occorre racchiudere in un frammento di sabbia un istante” e tracciò una righetta a caso sulla linea, “che potrà essere spostato nel tempo già trascorso, permettendo al mago od alla strega di trasportarsi in quell’istante. Questo è ciò che avviene quando si ruota il giratempo.” Concluse la frase tracciando un arco nella sabbia e spostando il tratto in un altro punto della linea.

“Ora, questo è l’ultimo giratempo rimasto.”
Draco la interruppe, guadagnandosi un’occhiataccia che aveva in sé tutto lo spirito di Grattastinchi. 
“Come fai ad esserne certa?”
“Gli altri sono stati tutti distrutti quando entrammo all’Ufficio Misteri. Come se non bastasse, il biglietto di Silente ne è la conferma.” Gli rispose Hermione, piccata. 
“Se mi lasciate continuare capirete perché.” Aggiunse come ammonimento a Ron, che aveva già preso fiato per parlare. Harry la guardò incoraggiante.
“Allora” Fece un respiro profondo.
“L’istante racchiuso nella sabbia, ritorna nel flusso del tempo quando la clessidra va in frantumi. Dato che è ormai lontano dal momento in cui è stato catturato, si sovrapporrà al momento in cui verrà liberato.” Lo sguardo carico di significato di Hermione incrociò quello di Marie, ed Harry sgranò gli occhi, esterrefatto. Draco si sforzò di non incrociare lo sguardo di Ron, temeva di scoprire che avevano molto in comune.
“Ma allora…” “Vuoi dire che…” Fecero Harry e Marie, all’unisono.
“Il tempo si fermerà.” E così dicendo tracciò una croce in un altro punto della linea.
“Questo spiega perché Silente non voleva che lo usassimo.” Disse Harry, a bassa voce.
“Non voleva che ci saltasse in mente di viaggiare nel tempo.” Si allacciò Marie, amareggiata.
“Ma una volta distrutto il giratempo, nessuno potrà più viaggiare nel tempo.” Esordì Draco, realizzando il motivo per cui Hermione aveva ribadito quel dettaglio.
Lei non rispose, ma cancellò lo scarabocchio con un ampio movimento della mano, e tutti e cinque si misero a guardare l’orizzonte, ognuno seguendo il proprio filo dei pensieri, ognuno su una strada diversa.
Draco, dimentico del resto, si fermò a pensare cosa avrebbe fatto se avesse potuto usare la clessidra che aveva bramato, al sesto anno, per avere un alibi e per poter dedicare più tempo al progetto che gli succhiava ogni energia. Ci pensò l’ambiente che lo circondava a trasportarlo indietro nel tempo.

“Il vento primaverile accarezzava dolce l’erba alta e puntinata di colori vivaci, e la risata eccitata di un bambino veniva trasportata lontano, subito colta dall’orecchio attento della madre, che seguiva con passo leggero la traccia lasciata dal suo zigzagare spensierato nel campo confinante con il perimetro di Villa Malfoy.

“Draco, amore, cosa stai rincorrendo?” Disse con voce adamantina una giovane Narcissa con il sorriso sulle labbra sottili, osservando il suo piccolo di quattro anni correre in cerchio attorno ad un ciuffo particolarmente variopinto del campo.
Il bambino lanciò un gridolino di gioia, scomparve un momento tra l’erba, e prima che sua madre potesse preoccuparsi, la sua chioma d’orata rifletté di nuovo il tiepido sole d’aprile. Narcissa si fermò e lasciò che il birbantello, con le ginocchia tutte inzaccherate, le corresse incontro, gridando: “Mamma mamma, ti ho trovato!”
“Ma allora stavi giocando a nascondino? E perché non me lo hai detto, tesoro, mi sarei nascosta meglio.” Gli rispose la madre in tono morbido e divertito.
“Ti ho trovato fra gli altri fiori, questa sei tu mamma.” E il bimbo allungò la manina verso la madre, che si chinò portando il viso all’altezza del suo.
“Ma è splendido tesoro!” Esclamò Narcissa ridendo e affondando il viso nel Narciso che le porse il piccolo, per poi stringerlo forte a sé.
“Tu sei ancora più profumata mamma.” Constatò il bambino, beato fra le braccia della madre. Lei gli schioccò un bacio sulla guancia, ma si sforzò di assumere un’espressione seria e gli diede un buffetto con il narciso. “Ora si torna a casa mio piccolo cercatore! Tuo padre si starà già chiedendo perché siamo andati così lontano.”
“Ma mamma! Ci sono tanti altri fiori come te da raccogliere…” Si lagnò il piccolo, impaziente e facendo gli occhi grandi, speranzoso.
Narcissa gli sorrise maliziosa.
“Un altro giorno, furbetto!”
Questa volta avanzarono mano nella mano, ripercorrendo la traccia lasciata da Narcissa, per non calpestare altri fiori. All’improvviso Draco fece per lanciarsi in una corsa, e la madre lo lasciò andare, sapendo che si sarebbe diretto verso il mago che si stagliava appena fuori dal cancello della Villa, con una ruga sul volto abbellito da un sottile sorriso.
“Eih! Ma non te le ha insegnate nessuno le maniere, giovanotto?” Disse con tono severo quando il bambino fece per lanciarsi tra le sue braccia, ma gli accarezzò la testa con dolcezza quando il piccolo disse, euforico:
“Ho trovato il Narciso, come mi avevi chiesto! Ce l’ha la mamma.”
“Ben fatto figlio mio! Sarai un abile cercatore, a Hogwarts.”
“Ma io mi domando, Signor Malfoy,” Aggiunse Narcissa in tono giocoso, baciando sulla guancia il marito e tirandosi vicina Draco. “Come sia possibile che Narcisi crescano in un campo del genere.” Il marito assunse un’aria di finta innocenza, e disse
“Non sospetterà di me, Signora Malfoy?”
“Ho sempre sospettato di te, Lucius.” Fu la sua pronta risposta, lanciandogli un’occhiata tra il serio e il faceto.
“E facevi bene Narcissa, mia cara. Buon anniversario!
“Buon anniversario mamma!”
 
Tornerei a quell’istante, pensò Draco, e lo fermerei, anche se non ha senso.
Era l’unico pensiero con cui fosse in grado di produrre un Patronus corporeo; un pensiero che inavvertitamente, aveva appena condiviso con uno dei Potter. Esattamente come Marie era ignara del fatto che Draco avesse condiviso il suo sogno di Cedric, così Draco non si accorse che lei si era irrigidita e aveva afferrato la mano del gemello, che la fissava interrogativo.
La sua stretta strappò Harry dal suo sogno ad occhi aperti, in cui lui e Ginny avrebbero potuto passare pomeriggi interi in riva al lago nero, all’ombra di una quercia o sul campo da Quidditch, magari con Ginny davanti a sé che gli sorrideva malandrina, accomodata sulla sua Firebolt, come si erano azzardati a fare una sera, all’imbrunire e lontano dallo sguardo di chiunque.
Marie lo guardò assente, e poi sembrò tornare in sé e scosse la chioma sbarazzina, nostalgica e preoccupata. Harry pensò che fosse stata presa dalla tristezza al ricordo dei giorni passati con Cedric, e ciò sarebbe stato vero, se non fosse stata inondata dalle emozioni di Draco.
Harry era stato la sua sola ancora di salvezza, solamente la sua vicinanza le aveva impedito di chiudersi nel mutismo più assoluto e vivere nel passato. Nonostante il dolore che la straziava, non avrebbe mai potuto infliggere una pena del genere al fratello, e lui in cambio non la lasciò mai, in quell’estate orribile dopo il torneo. Un sorriso le si stiracchiò sul volto al pensiero di cosa avevano escogitato per non rimanere separati nemmeno durante la notte.

Il cimitero di Little Angleton continuava a tormentarli nei loro incubi, e sebbene zio Vernon avesse il sonno pesante, Petunia era stata svegliata più volte dalle urla di Marie, in soffitta, e con il suo fine udito di pettegola veterana, udiva Harry parlare ed a volte gridare nel sonno. Tuttavia, ci vollero ben tre settimane prima che Petunia si decidesse a permettere a Marie di condividere la stanza di Harry. Durante quelle notti, Harry sgattaiolava in soffitta, ma per raggiungerla avrebbe dovuto usare una scala di latta, ancorata parallela al muro, che produceva uno scricchiolio inconfondibile. Marie aveva naturalmente pensato al vecchio lenzuolo annodato, ma quello era talmente consunto che la prima sera in cui tentarono di usarlo si strappò e per poco Harry non si fracassò gli occhiali e il gomito. Così, un giorno Marie sorprese Dudley avvicinandolo e dicendogli
“Ehi Big D, lo sai che ieri tuo papà parlava di farti saltare la corda per un lunghissimo e tremendo quarto d’ora? Fa parte del suo programma per farti diventare un pugile provetto. Io se fossi in tè, mi disferei di tutte le corde che sono in giro, non si sa mai eh, Big D?” Dudley, con gli occhietti porcini diffidenti, non mollò subito. “Sei una bugiarda. Adesso lo dico a papà e vediamo.”
“Oh sì diglielo certo, così poi cominciate subito ad allenarvi e io ti guarderò sudare dalla panchina del giardinetto. Potrei anche fare il tifo.”
Dudley a quel punto diventò paonazzo, ma non per la rabbia, bensì per lo sforzo mentale richiesto al suo cervello quanto mai fuori forma. Marie lo lasciò lì, per schivare ulteriori domande, con una sviante pacca sulla spalla e un noncurante “Ci si vede Dudley”.
Il piano naturalmente funzionò, se c’era una cosa che Dudley faceva di tutto per evitare, era l’esercizio fisico. Harry spiò Dudley gettare le corde sotto la siepe potata ad arte, nascondiglio fallimentare, dato che zio Vernon curava in modo maniacale il giardino, e prima che potessero finire nelle grinfie dello zio, le due corde da ginnastica erano già nella soffitta di Marie. La fune che ne ricavarono si rivelò essere molto resistente, essendo praticamente nuove, e così Harry poté arrampicarsi nella soffitta di Marie indisturbato. Passavano diverse ore sdraiati sul materasso, che si trovava direttamente sul pavimento, guardando la piccola scheggia di cielo stellato che si intravedeva dalla finestra. Era l’unico lusso della soffitta sgombra e piuttosto claustrofobica, non fosse stato per gli striscioni di Grifondoro e per i disegni di Dean e Fred che tappezzavano ogni superficie, ravvivando le mura pallide.
“Marie?”
“Mhm?”
 “Non mi ero mai accorto di questo ritratto.” Borbottò a disagio, accennando al viso di Cedric che lo guardava serio. Il tratto era leggero e a matita, e non portava alcuna traccia di magia, il viso di Cedric non si muoveva di un millimetro, sebbene fosse dolorosamente fedele all’originale.
“Perché l’ho fatto io stamattina, subito dopo il sogno di ieri.” Il suo tono era piatto, freddo, ed Harry profondamente turbato. Marie non era mai fredda con lui, ed ora invece era inespressiva da quando aveva preso in giro Dudley.
“Da come ti agitavi, sembrava un incubo.” Si girò verso la sorella, che fissava il cielo con lo sguardo perso e non ricambiò il suo sguardo.
“Lo è diventato, quando come sempre siamo finiti nel cimitero. L’inizio per una volta era diverso.” Gli rispose semplicemente lei.
“Marie, ascoltami. Ripetimi quello che hai detto a me e Sirius, dopo che avevamo raccontato a Silente quello che era successo.” Cedric continuava ad inchiodarlo con lo sguardo, ed era come un magnete per le attenzioni di Marie. Harry agì d’istinto, afferrò il suo cuscino e lo lanciò a Marie, che si ritrovò il muro morbido sul naso.
“Ma sei impazzito??!” Sussurrò lei inviperita, rispedendo il cuscino al mittente, che salvò i suoi occhiali per un soffio.
“Era ora, una reazione come si deve!”
Si guardarono torvi, seduti sotto la finestra.
“Ora rispondi alla mia domanda: Ripetimi quello che hai detto a me e Sirius, quando lui ti ha fatto promettere di non lasciarti andare.”
“Vi avevo detto che non importava cosa mi sarebbe costato, ma Voldemort sarebbe passato sul mio cadavere prima che mi passasse la voglia di vivere e ammazzarlo.” Il suo tono era tornato combattivo, ed alla luce argentea della luna assomigliava di nuovo allo striscione con il leone di Grifondoro che Dean le aveva regalato dopo una partita.
“E allora mantieni la promessa!” E così facendo Harry fece una cosa che solo lui aveva la libertà di fare, chiunque altro sarebbe stato sbranato: staccò il disegno.
Marie non disse nulla, ma Harry sentiva la sua sofferenza scuoterlo con ondate sempre più soverchianti; si impose di non cedere.
Arrotolò il disegno e glielo porse.
“Va bene. Scriverò a Sirius.” Disse secca, ma risoluta.
Un picchiettio alla finestra la fece balzare in piedi.
“Ouch!” “Edvige!”
L’affetto per la loro civetta invase Harry, che la fece subito appollaiare sul suo avambraccio, non appena Marie la lasciò entrare. Era proprio arrivata al momento giusto.
“Puoi scriverla ora.” Propose Harry, beccandosi un’occhiata graffiante. “Edvige è pronta a ripartire dopo la caccia notturna, non è vero? Shhh!” La zittì poi, prima che potesse tubare il suo assenso.
“Ti spedirei io da qualche parte, Potter.” Borbottò, ma Harry si rallegrò a quella risposta piccata, era tornata la solita Marie, indomita e sensibile al tempo stesso. E dalla mira infallibile, pensò Harry. Per fortuna le voglio troppo bene per lanciarle nulla più di un cuscino, altrimenti sarei già impagliato.
Nello stesso istante Marie, dopo aver intinto una penna prendi-appunti molto sgualcita nel calamaio in bilico, per qualche assurdo motivo, sulla sveglia, si disse che senza Harry sarebbe ancora stata lì a fissare il ritratto di Cedric, immobile come una statua per chissà quanti giorni.

“Caro Sirius,

Ti ho fatto una promessa. Voglio mantenerla.

Puoi tenere questo disegno al sicuro, lontano da me? Non potrei mai gettarlo via, e sento

che tu comprendi quello che provo ora più di chiunque altro.

Ti prego di non farmi domande: se mai avessi bisogno di confidare qualcosa, sarai il primo a

cui mi rivolgerò. Sì, questa volta avrai il primato anche sul mago spettinato accanto a me

ora, che è la vera ragione per cui ho la forza di scriverti.

Salutami il pennuto


Tua Marie”

Marie rimase a lungo alla finestra osservando la civetta delle nevi allontanarsi con tutto ciò di concreto che le era rimasto di Cedric, ora le restavano solo i ricordi. Appoggiò il capo sulla spalla di Harry, al suo fianco, ed insieme assaporarono l’aria notturna.
“Vedrai, Sirius risponderà subito, ed Edvige è infallibile.” La rassicurò.
Lei non rispose, ma Harry questa volta se lo aspettava.
“Allora, che scherzo combiniamo oggi a Dudley?”
La mezzanotte era passata da un po’, ma anche senza la luce fresca e languida della luna Harry avrebbe indovinato il sorriso malandrino che si stiracchiava sul volto provato di Marie.
“Niente di troppo ovvio, se zia Petunia non ci ha sentito parlare questa volta, giuro che mi annodo la bacchetta. Che ne dici di incasinargli i cavi dell’unica playstation rimastagli? Così magari fa prendere il volo anche a quella. Muoio dalla voglia di veder qualcosa volare.”
“Ci possiamo lavorare su. Mi accerterò io che nessuno sia in giardino, e tu puoi guardare dal vialetto. Scommetto che la vista sarà spettacolare.”
Marie punzecchiò il disegno della fatina combinaguai, al momento piuttosto imbronciata, che la guardava furbescamente. Fred e George l’avevano incantata a tradimento per riflettere i suoi stati d’animo, quando le stava vicino. Quella andò su tutte le furie e trillò, con la voce adamantina tutt’altro che innocente:
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!”

La risposta di Sirius non si era fatta tardare quell’estate, nonostante venisse da lontano. Marie la conservava fra gli oggetti più preziosi che possedeva, tra cui c’era anche la lettera di Lily trovata da Harry a Grimmauld Place. Solamente allora aveva scoperto l’origine del suo nome. Sia lei che Harry avevano assillato più volte i Dursley con quella domanda, da bambini, ma Petunia era sempre stata irremovibile e irritabile, ogni qualvolta menzionassero i loro genitori.

Mia Cara Marie,


Se non sapessi che Harry sa prendersi eccellente cura di te, e la tua lettera ne è la prova,


potresti vedere un grosso cane nero all’angolo del vialetto proprio ora, e così ogni mattina.

Mi portereste a spasso ogni giorno e mi divertirei un mondo a far prendere un bello

spavento a vostro cugino, al diavolo la prudenza.

Conserverò il disegno come mi hai domandato, assieme ai miei oggetti più cari, e se un

giorno lo rivorrai, saprai dove trovarlo.

Lasciatelo dire Marie, hai ereditato la mano leggera e vivace di tua madre.

Ogni volta che ritraeva James, si lamentava sempre di come lui non stesse mai fermo, lei

era la sola a riuscire a catturarlo sulla pagina.

Sono piuttosto sicuro che abbia ritratto anche voi due, ma purtroppo ne avevo potuti

conservare solo alcuni, appena le acque si saranno calmate farò di tutto per trovarli.

Mi hai chiesto di non fare domande, e non ne farò, ma le risposte me le hai già date tu: sono

tutte lì, nello schizzo che mi hai affidato.

Il motivo per cui non ti lascerei mai sola, Marie, sta anche nel tuo nome. Immagino che tu

non sappia il motivo per cui ti chiami Marie, quando invece hai tutto il diritto di saperlo.

Hai
preso il nome da una strega coraggiosa e bellissima, che non si è mai lasciata intimorire

da
Voldemort e lo ha sfidato fino alla fine, combattendo per coloro che amava.

Quella strega era Marlene McKinnon, la donna che ho amato alla follia e che fu uccisa da

Voldemort, assieme a tutta la sua famiglia, poco prima che voi compiste un anno. Se avessi

la tua mano, Marie, avrei preso una pietra e tappezzato le mura di Azkaban con il suo viso,

e mai avrei potuto separarmene. Avrei perso il senno.

Tu invece ti sei dimostrata più forte, non c’è strega più degna di te di portare il suo nome, Marie.

Senza amore non è vita, Marie, ma dobbiamo vivere per amare.

Coloro che abbiamo amato come tu hai amato Cedric e io Marlene, saranno sempre con noi,

non occorre cercarli nella morte.

Sono lì, nel nostro cuore, come lo sono Lily e James. Li troverai sempre, quando ne hai bisogno.

Scrivimi, se un pensiero ti tormentasse, promesso? Becco vi manda i suoi saluti.


Tuo Sirius



Al momento la lettera riposava, dopo essere stata letta e riletta innumerevoli volte, piegata in quattro, nella saccoccia regalata da Hagrid che Harry e Marie si passavano a seconda del bisogno. Ron ed Hermione, se avessero potuto, avrebbero cristallizzato quell’istante, per un tempo infinito. Il silenzio dei compagni e la loro vicinanza li aveva fatti dimenticare di qualunque altra preoccupazione, ed il sole pomeridiano carezzava caldo i loro visi. Ron sarebbe rimasto lì immobile, cingendo la vita di Hermione, lasciandosi cullare dal suo profumo e dalla risacca del mare, ed ad Hermione non occorreva altro per essere felice, in quel piccolo istante di pace, che l’abbraccio di Ron a scacciare gli spettri del giorno successivo, quello in cui avrebbero lasciato Villa Conchiglia.
Draco stava per rompere il silenzio e dir loro che sapeva come arrivare ad Hogwarts, quando Fleur corse loro incontro dal cottage, sorprendensoli tutti con un sorriso raggiante.
“Harrì, Marie, scè qualcuno per voi!” Disse soave, con la chioma argentea che luccicava nel sole del tardo pomeriggio. Tutti e quattro si riscossero, perplessi e curiosi.
All’interno, Marie non fece in tempo ad abituarsi al cambio di luce che fu stretta in un abbraccio travolgente, ed Harry con lei.
“È un maschio!” Ruggì Remus Lupin, felice come non mai. “Vostro figlioccio è un maschietto!” Li lasciò respirare, e schioccò due baci sulla guancia a Marie, che cominciò a saltare sul posto per l’euforia e scuotere Remus, che dal canto suo non se ne accorse nemmeno, tanto tremava dalla gioia. “Remus! Sei! Papa!” Sottolineò ogni parola con un salto ed una scossa, ed Harry gli si era aggrappato al collo con un braccio, sollevando l’altro in segno di trionfo, per poi dargli un’affettuosa e sonora pacca sulla spalla. Nessuno dei due aveva realizzato che la parola “figlioccio” implicava che fossero appena diventati padrino e madrina, ma la loro felicità aveva già raggiunto l’incredibile. Ci arrivarono dopo, nonostante il brindisi che Bill e Fleur proposero appena Harry e Ron sbraitarono, ridendo all’unisono,
“Qui – Si festeggia!”
“Facci vedere una foto del piccolino, Remus.” Civettò Hermione sorridendogli incoraggiante.
Remus si frugò nelle tasche e mostrò loro il suo bambino, tutto orgoglioso, ed il piccolo Teddy sorrise dalla sua foto, con uno sparuto ciuffo di capelli turchesi sul testolino rotondo.
“Somilia a Dora, Remus, è parfait!” “E ha i tuoi occhi, Rem!” Aggiunse Bill, incoraggiante, distribuendo bicchieri a tutti, anche a Draco, che lo prese con esitazione.
Non poteva credere che Lupin non l’avesse notato, anche se era fuori di sé dalla gioia. Probabilmente Bill l’aveva informato, pensò Draco.
Deciso ad onorare l’evento che dava gioia anche a lui, seppur in modo più distaccato, levò in alto il calice. Nelle famiglie di maghi, quando si brindava per il nuovo arrivo, per scaramanzia si teneva nella sinistra, dando così simbolicamente forza al braccio più debole (aveva raccontato Hermione a Marie, leggendo “Folklore Magico e le sue origini”, al terzo anno). Naturalmente Draco questo lo sapeva per esperienza.
Nessuno si accorse del rumore del vetro infranto, erano tutti troppo impegnati a festeggiare; nessuno tranne Luna, che lo prese da parte con gentilezza e gli estese la medicazione fino alla spalla. Questo attirò l’attenzione di Lupin, che se ne stava andando, e con l’entusiasmo e l’affetto per il figlio neonato ancora negli occhi, gli diede una calorosa pacca sulla spalla buona e guardandolo senza timore, gli disse incoraggiante:
“Ti ho sentito a RadioPotter, Draco, parole degne di un mago coraggioso, Serpeverde o Grifondoro, non ha importanza!” Non si soffermò ulteriormente, ma il suo sguardo fresco di una nuova vita rincuorò Draco quasi di più del decotto di Luna, senza il quale non sarebbe riuscito a restare lucido.
Quando Lupin se ne andò, ai quattro ci volle un po’ per smaltire quella sbornia di felicità, ma quello che avrebbero dovuto affrontare il giorno successivo gli rovinò presto addosso, e si ritirarono con Malfoy e Unci-Unci a ripassare il piano. Appena poterono, si allontanarono dallo sguardo arcigno e avido del folletto e ripeterono le poche basi che avevano per irrompere ad Azkaban.
“Devi giocare bene la tua parte Malfoy, è cruciale.” Disse Harry, mortalmente serio. Non gli andava per niente di affidare la sorte della sorella al talento per l’inganno di Malfoy, ma nemmeno l’idea di poter rimanere incastrato nei sotterranei della Gringott lo entusiasmava.
“Sì, questo mi è chiaro.” Rispose Draco, stringendosi il braccio.
“Pensi di farcela con il braccio sinistro così mal messo?” Gli domandò Hermione.
Lo sguardo critico con cui lo guardò punse sul vivo Draco. Che fosse pur moribondo, ma non era incapace!
“Ce la devo fare, e ce la farò.” Rispose deciso.
“Bene, questo è lo spirito giusto, se non altro.” S’inserì Ron, ancora baldazoso per la buona notizia di Lupin ed il brindisi.
“Allora, controlliamo di avere tutto quello che serve.” Cominciò Marie in tono pratico.
“Mantello con tasca incantata, all’interno del quale ci sono la passaporta” E sventolò la spazzola “Un timer da cucina e le prugne Molotov. Draco userà la bacchetta di Lucius, così quando lo disarmeranno non perderà la sua, e la terrà nascosta assieme al secondo timer, sincronizzato al mio. Terrò la mia nella manica. Ah, e anche quella di Narcissa, così una volta liberata non la lasceremo inerme.” Fece una pausa e guardò gli altri, in cerca di conferma.
“Io fingerò di avervi tradito ed esser tornato con Marie come merce di scambio per salvare mia madre, e di averle tolto la bacchetta, che invece è una finta, dei Tiri Vispi Weasley. Se qualcuno dei Mangiamorte o delle guardie cerca di bloccarci, Marie userà la maledizione Imperius, e se alle strette lo farò io. Farò rinchiudere Marie nella cella accanto a quella di mia madre, dopodiché dovrò vedermela con mio padre e Bellatrix, presumibilmente.
“Io faccio partire il timer una volta nella cella, e speriamo che tua madre abbia escogitato qualcosa di efficace con le bacchette finte che ha ordinato.” S’inserì Marie.
“Già, speriamo.” Disse Harry, cupo.
“Dopodiché avrai quattro minuti, Draco, per liberare tua madre e proteggervi con uno scudo, prima che faccia saltare in aria il muro, e ci smaterializzeremo a Inverness con la Passaporta.”
“E ora siamo di nuovo al solito problema! Come arrivare ad Hogwarts!” Proruppe Hermione, spazientita.
“Per questo ho io la soluzione” Disse Draco, piano.
“Fai sul serio?” Disse Harry incredulo, dopo un momento, e tutti e quattro lo fissarono allibiti.
“Certo. Ho passato un anno intero cercando di far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts.”
“E ci sei riuscito” Si lasciò sfuggire Ron in tono accusatorio.
“Beh, ora ci torna utile!” Si difese Draco.
“Possiamo usare gli armadi svanitori. Sono ancora lì, ne sono certo. Nessuno dei Mangiamorte si ricorderebbe di liberarsi di quegli sgangherati armadi, nessuno si ricorda mai delle cose nella Stanza delle Cose Nascoste, a meno di averci passato giorni!”
Draco era entusiasta e anche orgoglioso dell’idea, e lo sguardo estremamente diffidente dei quattro lo spiazzò. Cosa c’era che non andava?
“Quindi tu proponi di entrare ad Hogwarts per la stessa via che hanno usato i Mangiamorte per tendere un agguato ed uccidere Silente?” Sbottò Marie, disgustata.
“Scusa tanto, puoi sempre provare a prendere il treno se non è abbastanza raffinato per sua signoria!” S’infuriò Draco, sentendosi umiliato e minacciato.
Intervenne Hermione, ragionevole.
“Devo ammettere che nemmeno a me piace l’idea, ma può funzionare, ed è molto meno rischiosa che Hogsmeade. Il problema è che noi tre non possiamo usarla.”
Harry e Ron la guardarono interrogativi.
“Andiamo, pensate che usciremo dalla Gringott passeggiando allegramente per Diagon Alley? Non penso proprio che potremo restare lì mezzo secondo di troppo! Barricheranno tutto, e sarà rischioso anche per voi, ma di meno, essendo che non sarete immediatamente ricercati per il furto alla Gringott.”
“Già, in fondo loro evadono solamente da Azkaban.” Fece Ron, con debole sarcasmo.
Per un po’ tutti tacquero, poi Harry prese in mano la situazione.
“Sentite, lo so che sono due piani che fanno acqua da tutte le parti. Dovremo improvvisare. Voi tre entrerete dall’armadio da Burgin & Burke, e noi da Hogsmeade. Se uno dei due gruppi rimane incastrato, l’altro proverà a liberarlo, possiamo mobilitare l’Ordine.”
Con quelle ultime parole chiusero la discussione, salutarono Bill, Fleur e Luna e si ritirarono nei loro sacchi a pelo. Li attendeva una levataccia, ma quello che li preoccupava era che avrebbe potuto essere l’ultima.

***

Narcissa lottava per sfuggire alle grinfie della disperazione. Domani sarebbe stato l’ultimo giorno prima che inscenassero il processo fasullo, e se Draco avesse tentato di liberarla allora, al Ministero, non avrebbe avuto scampo. Il tempo stringeva, e non era ancora riuscita a trovare un modo per rifilare la bacchetta finta a Bellatrix. Non che avrebbe potuto affidargliela in anticipo, se ne sarebbe accorta, dato che le bacchette dei Tiri Vispi eseguivano incantesimi semplici solamente per breve tempo. Il problema era che non sapeva ancora come.
Proprio in quel momento i tacchi di Bellatrix risuonarono sul marmo del salone deserto in cui lei si trovava.
“Ancora niente per oggi, Cissy. Tuo figlio si fa attendere. Non credevo fosse così sciocco da aspettare che ci spostiamo al Ministero, ma d’altronde ho sopravvalutato Draco già una volta.” E così dicendo gongolò felice, come un ragno che ha intravisto la mosca dirigersi verso la sua tela.
“Resta ancora un giorno.” Le ricordò Narcissa fredda.
“Come hai risolto la questione della bacchetta?” Il viso di Bellatrix mutò da compiaciuto a disgustato, ed arricciò le labbra in una smorfia.
“Ho dovuto prendere dai Ghermidori quella di quel Mezzosangue schifoso che ha sposato quella disgraziata di nostra sorella, quel Tonks. Quanto vorrei esser riuscita ad ammazzare la sua mocciosa filomannara!” ringhiò Bellatrix a denti stretti, tremando dalla rabbia.
“Non credi che ti troveresti meglio con quella di nostra madre?” Domandò casualmente Narcissa.
“Non essere sciocca Cissy, è stata sotterrata con lei, come da tradizione.” Fece Bellatrix, infastidita.
“Questo lo credi tu.” Bellatrix si voltò verso di lei, spalancando la bocca in modo teatrale e fingendo una sorpresa che certo non le apparteneva.
“Hai rubato a nostra madre Cissy? L’ho sempre saputo che facevi la finta santarellina!”
Narcissa ignorò la sua risata di scherno.
“Te la presterò per tendere la trappola ad Azkaban, domani.”
Bellatrix la guardò con sfida.
“Come sai che Draco arriverà domani?”
“Lo sento. Tu non potresti mai capire, Bella.”
Bellatrix sbuffò in modo teatrale, fece un inchino canzonatorio ed esordì
“Se la metti così, Narcissa, mi concedi l’onore di ricevere la bacchetta di nostra madre?”
Tese la mano. Narcissa era riluttante, ma non poteva permettersi di farla aspettare oltre, sarebbe stato sospetto. Sperò ardentemente che l’incanto che le aveva imposto la facesse durare per almeno un giorno.
Con questo era uscita allo scoperto. Se Draco non si fosse presentato domani, come presagiva, sarebbe stata spacciata.
Aveva passato ore ed ore, ogni giorno, tormentandosi per trovare una soluzione per salvare lei e Draco, ed una sera era stato proprio Lucius a darle l’idea.
“Se i Potter saranno tanto stupidi da credere ancora alle parole di Silente, che “Un aiuto verrà sempre dato ad Hogwarts a chi lo richederà!” Si era interrotto, sprezzante. “Allora li prenderemo senza sforzo, e magari anche Draco con loro. L’unico accesso rimasto è tramite Hogsmeade, ma l’incanto gnaulante scatta non appena qualcuno si smaterializza, di notte, e di giorno non hanno speranza con tutta la sorveglianza dei Carrow.”
Narcissa non aveva nemmeno sentito il resto della frase.
Lei, a differenza degli altri Mangiamorte, aveva sofferto ogni giorno dell’incarico di Draco, al suo sesto anno, come se fosse stata al suo posto, e perciò non si sarebbe mai potuta dimenticare del corridoio formato dai due armadi svanitori. Per di più, si era da poco accertata che funzionassero, quando era andata a trovare il Preside.
Il fatto che non avesse fatto domande su come era riuscita ad arrivare al castello, nonostante dovesse sapere che nessuno se ne era accorto, essendo che non era stato avvisato, era l’unico dettaglio che le permetteva di essere certa della parzialità di Severus, e del significato nascosto nella loro ultima conversazione.
Ora ne era sicura. L’unico modo per salvare sé stessa e suo figlio era fuggire e nascondersi ad Hogwarts, nella Stanza delle Necessità. Lì Piton avrebbe potuto fornirgli il necessario per preparare l’antidoto, e Narcissa sentiva che il suo autocontrollo era agli sgoccioli. Non ce l’avrebbe fatta ancora per molto a nascondere ciò che sapeva.
Doveva andarsene.


Angolo dell'autrice


Questo capitolo è stato un vero imprevisto, e per questo ho deciso di dividerlo in due parti, altrimenti sarebbe stato davvero troppo lungo. I ricordi ci hanno permesso di scoprire qualche dettaglio in più su Harry e Marie e su Draco. Fatemi sapere cosa ne pensate, sarebbe di grande aiuto per i prossimi capitoli.
Per chi non se lo ricordasse (anche se sono sicura che avete tutti un’eccellente conoscenza dei 7 libri) l’incanto gnaulante, presente nell’originale, è un allarme, chiunque si smaterializzi ad Hogsmeade dopo il coprifuoco sarà rivelato dal baccano di una sirena spaccatimpani, che avvisa i Mangiamorte.
Ringrazio di cuore tutti i lettori, in particolar modo coloro che recensiscono, ma anche chi ha messo la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate.

A presto,

Claire





  
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