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Autore: __roje    25/03/2018    2 recensioni
YUGEN. Seconda parte di Ikigai
Questa è la seconda parte e continuo di Ikigai dove appunto ritroviamo Aki e Hayato alle prese con i loro problemi. Due ragazzi che si sono scoperti innamorati, ma sono dei semplici adolescenti e intorno a loro c'è chi vuole dividerli.
Riusciranno i due ragazzi a stare insieme andando oltre il loro passato?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo [4]

Era un normalissimo venerdì pomeriggio. Uno dei tanti che si sarebbero susseguiti in quel periodo autunnale. Tuttavia quel giorno qualcuno aveva deciso di trasformarci in schiavi, costringendoci a spostare tavoli enormi, a montare festoni e luci. Tutto ciò per un compleanno molto speciale.
Si sentì il rumore dell’ennesima lampadina che si rompeva sotto il tocco poco delicato di Yoshida.Sapevamo tutti che questo avrebbe significato caos.
“Maledizione Yoshida! Che dici qualcuna resterà viva per la festa?” tuonò Saori che dirigeva l’operazione.
Quella sera avremmo festeggiato il suo compleanno e per l’occasioni i genitori le avevano concesso lo spazio del dojo per invitare un po’ di amici. Una cosa intima insomma, ma Saori stava realizzando le cose in grande. Aveva pagato un dj, aveva comprato alcolici e piazzato luci ovunque per fare atmosfera.
“Il sindaco l’hai invitato?” osservò Oija guardando la quantità di cibo che c’era sul tavolo.
Saori sistemò un vassoio, “Spiritoso, ora porta questo sul retro. Non voglio che gli ospiti vedano scatoloni in giro” e gli indicò cosa raccogliere a mo’ di ordine.
Oija sbuffò e si chinò per raccoglierlo. Andò a posarlo passando accanto a Yoshida, che in piedi su una scala, tentava di mettere in funzioni le luci. Guardò l’amico passare con lo scatolone tra le mani. “Sei sempre in tempo per scappare. Trovatene un’altra” gli suggerì ironicamente ma con un po’ di verità. Oija rise e andò sul retro.
Nel frattempo io stavo sistemando le varie cibarie sul tavolo, lo stavo facendo meticolosamente per non essere ripreso e osservai che c’erano molte cose buone.
Ero felice quel giorno, contento di quella festa. Era l’ideale per distrarsi un po’, e poi c’erano parecchi dei miei amici quindi non mi sarei sicuramente annoiato.
Senza accorgermene si era avvicinata proprio Saori, nel vedermi mi sorrise “Allora, cosa indosserai questa sera?” domandò e assaggiò un pasticcino dai vassoi.
“Non saprei. Jeans e maglietta?”
“Cavolo Aki, ma vuoi restare solo a vita? Capisco che non sembri minimamente interessato al sesso opposto ma almeno provaci.”
Abbassai la testa. Anche se indossavo qualcosa di carino nulla avrebbe cambiato il fatto che ero un vero disastro.
“Non fa alcuna differenza quello che indosso, credimi” dissi con un sorriso forzato.
“Perché ti fai del male da solo? Sei un bel ragazzo, hai degli occhi molto particolari e se ogni tanto ti pettinassi i capelli si vedrebbe il bel viso che hai” si avvicinò e mi spostò con una mano la frangia, “devi avere più autostima, non sei da buttare come credi.”
Feci spallucce “Chissà. Qui ho finito, che altro posso fare?”
Saori sospirò capendo che avevo volontariamente cambiato discorso e mi diede un altro compito da svolgere. Così facendo mi ero divincolato da quella conversazione. Non avevo alcun motivo per vestirmi bene, nè per me stesso, nè per chiunque altro. A quella festa non ci sarebbe stato nessuno di così speciale con me.
Arrivò molto presto la sera e gli invitati iniziarono ad arrivare in gruppi. Il dojo era irriconoscibile, pieno di lui e la musica era alta. Erano stati spostati tutti gli attrezzi, il campo era stato svuotato per creare una pista da ballo, mentre il giardino era stato riempito di luci che simulavano un cielo pieno di stelle cadendo sulle teste delle persone. Sempre li era stato collocato il buffet e il piccolo chiosco per le bibite.
“Wow questa Saori ha fatto le cose in grande!” commentò Mina stupita della bellezza del posto.
Yoshida si reggeva a fatica in piedi, era chiaramente stanco, “Già.. è ovvio che sia bello dopo averci fatto sgobbare come muli per tre giorni di seguito!” rispose adirato.
“Abbiamo fatto un ottimo lavoro però” intervenni per calmarlo “Saori è felice almeno.”
Dal piccolo chiosco tornò anche Mayu portandomi un drink a caso. Ovviamente era stata invitata anche lei visto che tutti pensavano che fosse la mia ragazza, ma non lo era affatto. L’unica a non pensarlo era proprio Saori, non aveva mai giudicato male il nostro rapporto ma non aveva mai fatto domande al riguardo. Neppure sul fatto che io e Hayato non ci parlassimo più, chissà perché.
“Questo drink è davvero buonissimo” osservò Mayu.
Quella sera indossava un vestitino che scendeva più vaporoso dalla vita in giù mentre più stretto su petto. Era tutto di vellutino blu, e aveva lasciato i capelli sciolti, cosicché le morbide onde ramate le scendessero lungo le spalle. Portava anche un velo di trucco, ma nulla di esagerato. Era molto carina, dovevo ammetterlo.
Se ne stava accanto a me e ogni tanto si sistemava i capelli dietro l’orecchio tenendo lo sguardo basso. Sorseggiava il suo drink e ogni tanto mi guardava di sfuggita.
“Allora chi è questa tua amica che festeggia?” mi domandò ancora.
“Ora te la presento.”
Dalla folla vidi in lontananza Saori che parlava con qualcuno così con la scusa di interrompere quell’imbarazzante momento la portai con me verso di lei. Lo feci senza neppure rifletterci, e senza guardare bene con chi stesse parlando. Quando mi fui avvicinato abbastanza era ormai troppo tardi, e mi ritrovai davanti proprio Hayato con in mano un drink e con lui c’era Kuro entrambi vestito di nero.
Saori mi vide “Ah Aki sei qui!” esclamò facendo ricadere l’attenzione su di me. Hayato allora si voltò a guardarmi, i suoi occhi blu mi fissarono e fu allora che mi resi di cosa stavo facendo e immediatamente lasciai andare il braccio di Mayu spingendolo via, lasciando perplessa quest’ultima che non capì nulla.
Hayato sorrise “Oh sei venuto anche tu” disse semplicemente.
Kuro dal canto suo, il quale portava anche lui i capelli neri da ormai tanto tempo, se ne stava immobile e mi scrutava serio senza dire una parola.
Mayu si avvicinò a Saori con un sorriso stampato in faccia “Tu devi essere Saori vero? Ti faccio i miei auguri.”
“Oh grazie... e tu sei?”
“Sono Mayu Shinohara.”
Saori non seppe che fare e le rispose con un sorriso “E’ una tua amica Aki?”
Ero assente in quel momento. Non facevo che fare. Ma Hayato nel trovarsi davanti Mayu non fece assolutamente nulla, anzi tornò a parlare con Kuro e lo vidi anche ridacchiare per qualcosa che l’altro aveva detto. Da quando erano di nuovo così amici? Stanno insieme? Fu la domanda che mi balenò per la testa in quel momento. Tutto ciò non fece che scavare ancora una volta una voragine dentro di me e stranamente tutto intorno a me aveva perso di significato, non sentivo più nulla. Davanti agli occhi non avevo altri che un Hayato diverso da prima, dai folti capelli neri, che rivolgeva la sua attenzione ad un altra persona che non ero io.
“Aki!” la voce di Mayu mi riportò alla realtà. La guardai intontito, “Va tutto bene? Sei pallido.”
Ridacchiai “Certo, io sono sempre di questo colorito. Beh, noi ora andiamo ci vediamo in giro” mi rivolsi a Saori, ma anche agli altri due che ci fissarono andare via. Volevo allontanarmi il prima possibile, non volevo pi incontrarli ma ciò sarebbe stato difficile in un luogo così piccolo.
Una volta lontani abbastanza Mayu mi osservò e diede un occhiata alle sue spalle. “Incredibile. Quello è davvero Hayato Maeda? E’ completamente diverso da prima.”
“Già...”
“Cerchiamo gli altri che dici? Ho voglia di ballare un po’” mi afferrò la mano per trascinarmi con se. Ma subito la lasciai andare. Mayu ci restò male e mi guardò cupa, “Non ti va?”
“Ho bisogno del bagno adesso. Cerca gli altri, ti raggiungo li.”
Mayu non obiettò e mi lasciò andare, o meglio fui io a lasciarla da sola.
Iniziai a girare a vuoto in cerca di un posto tranquillo dove poter restare un po’ da solo perché sentivo di aver bisogno d’aria. Altro che festa divertente. Si stava rivelando un incubo, e lo sarebbe stato ogni qual volta avrei beccato Hayato. Eppure tutto mi aspettavo ma non di trovarlo li con Kuro. Stavano insieme ora? Alla fine Hayato aveva capito che lui era l’unico che poteva renderlo felice?
Distante dall'area della festa, c’era un piccolo stagno con delle carpe. Mi rifugiai li sebbene quel luogo fosse un covo di ricordi. Rammentavo delle giornate passate a dare da mangiare ai pesci mentre Hayato si cambiava per fare judo. Ricordavo dei pomeriggi passati in quella struttura solo perché volevo stare insieme a lui.
Tutto si era consumato troppo in fretta e quei momenti erano svaniti nel nulla. Senza rendermene conto avevo versato una lacrima e gli occhi mi erano diventati lucidi, subito li strofinai per darmi una calmata. Presto sarei dovuto tornare indietro eppure non volevo. Restare li significava poter varcare le porte dei ricordi, e abbracciare ancora una volta Hayato.
Nelle acque dello stagno vedevo il suo volto, i suoi biondi capelli e tutto l’amore che mi aveva sempre dimostrato ma che io non avevo mai colto finché non lo avevo lasciato andare.
Decisi dopo un a mezz’ora di tornare indietro, feci un lungo sospiro e mi diedi la forza di affrontare ciò che avrei visto alla festa. Non importava se Hayato stava con Kuro, dovevo dimenticarlo e forse aveva ragione Saori, dovevo cercarmi qualcuno anch’io.
“Un fiorellino come te non dovrebbe bere così tanto non credi?”
C’era però qualcun altro lì, oltre me? Me ne stupii ma tanto male, era il momento giusto per tornare indietro dagli altri e fingere di divertirmi un po’. Magari se buttavo giù un po’ di alcool mi sarei divertito davvero.
“Indossi delle mutandine colorate sotto questa gonna eh? Dimmi.”
“Ti prego smettila! Sono qui per cercare un mio amico!”
Quella voce fu familiare, fin troppo, al punto che preso da una brutta sensazione andai nella direzione da cui proveniva e una volta girato l’angolo, alle spalle del grosso dojo e lontano dalle altre persone c’era Mayu intimidita da un ragazzo più grande che, completamente ubriaco, stava cercando di alzarle la gonna.
“Prima indossate certa roba e poi fate le trattenute. Ipocrite!” continuò a gridarle contro cose a caso.
Vendendola in difficoltà, e così spaventata sotto le parole orribili di quell’individuo non potei fare altro che intervenire.
“Ehi lasciala stare!” gridai per interrompere la cosa.
Il ragazzo ubriaco si voltò a guardarmi, barcollò un po’ nel farlo e mi fissò con un grosso punto di domanda dipinto in faccia. “E tu chi cazzo sei?”
Mayu sorrise contenta di vedermi “Aki!” squittì stringendosi nelle braccia.
“Dacci un taglio amico, sei troppo ubriaco per capire qualcosa è meglio se torni a casa. Vieni Mayu torniamo dagli altri” allungai la mano per invitarla a muoversi e subito corse verso di me catapultandosi tra le mie braccia. La spostai, lei mi sorrise. Era tutto finito e ne ero felice.
“Non è giusto... quella ragazza era mia... e tuuuu te la sei presa...” continuò a borbottare il tipo.
Non vi diedi peso ma feci male, senza preavviso e ancora sotto l’effetto di alcool mi si catapultò addosso e cercando di colpirmi mi diede un pugno molto debole che però mi prese il labbro e questo lo sentii spaccarsi. Mayu vedendo ciò e vedendomi barcollare per il colpo gridò con tutta la voce che aveva.
L’individuo scrollò la mano dolorante per il colpo e continuò a buttare giù altra birra.
“Aki stai bene? Aki ti ha fatto male?” cercò di soccorrermi.
Ero in ginocchio e mi asciugai la bocca notando del sangue. Ero furioso, e lo ero già per fatti miei e non ero certo venuto li per prenderle da un tipo del genere. Era solo un verme così preso dalla rabbia che avevo dentro ignorai Mayu spingendola via, e mi scagliai contro quel tipo mandandolo a terra. Lo sovrastai assestando due pugni ma poi chissà come questo rispose allo stesso modo e cominciai ad incassare anche io. Colpo dopo colpo sentivo la testa girarmi così come l’adrenalina di prima si era esaurita.
Il tipo invece non sembrava neppure stanco e i miei colpi non lo avevano neppure fatto sanguinare un po’. Mi accasciai a terra, seduto e stanco per le botte. Mi venne da ridere che da uomo non ero neppure capace di difendere me stesso o una ragazza. Ero una schiappa, ero un fallimento in tutto. Avevo perso ogni cosa che contava. Hayato non era più mio e gli avevo fatto del male.
Senza accorgermene il mio avversario era furioso, più di prima e si stava rialzando ma nel farlo raccolse la bottiglia rotta della sua birra. Voleva chiaramente usarla ma non lo vedevo come un nemico, semplicemente non era in se. L’alcool può avere un brutto effetto sulla gente e chissà su di me cosa poteva creare. Chi ero io per dire che lui era il cattivo e io il buono, semplicemente eravamo due persone normalissime che si erano trovate li nel momento sbagliato.
“Ora ti uccido bassssardo!” bofonchiò da ubriaco.
Sorrisi ancora nel sentire il modo assurdo che usava per parlare. Mayu era sparita, forse era scappata e aveva fatto bene. Una persona intelligente avrebbe fatto così ma io ero un maledetto stupido, e lo ero stato dall’inizio rinnegando ciò che avevo sempre sentito.
Chiusi gli occhi, aspettando che quel ragazzo mi colpisse, e nella mia testa non riuscivo a pensare a nient'altro. C'era solo Hayato.



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