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Autore: The Custodian ofthe Doors    26/03/2018    2 recensioni
Sei volte in cui Robert Lightwood è stato un padre esemplare ma solo Alec se n'è accorto ed una in cui tutti lo hanno visto.
♦ First memory.
♦ A little secret for us.
♦ The fourth son.
♦ Have a quality.
♦ Eyes of glass.
♦ Remember.
♦ Father.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Robert Lightwood
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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7- Father.


 

Ovvero la volta in cui Robert Lightwood è stato un padre esemplare e l'hanno potuto ammirare tutti tranne Alec.
In verità di momenti come questi ce ne sono stati diversi nel corso del tempo: Maryse non avrebbe mai dimenticato la luce accecante che era brillata negli occhi di suo marito la prima volta che li aveva posati sui suoi figli. L'azzurro limpido di un cielo solcato appena da qualche pigra nuvola, che non ne danneggiava la bellezza e lo splendore ma che aiutavano a segnare punti di luce in quelle iridi cangianti, sprazzi bianchi illuminati dal sole che vi filtrava attraverso disegnando dense pennellate come un pittore esperto replica i riflessi sul mare infinito. Quando la consapevolezza di stringere tra le braccia una nuova vita, un pezzo di loro, lo aveva fatto tornare ad essere il ragazzo felice che era agli albori del Circolo, quando tutti loro non erano altro che amici uniti da un'idea e da un'ambizione, da un affetto ed un senso d'appartenenza che li avrebbe avvicinati solo per rendere ancor più dolorosa la separazione.
Allo stesso modo non avrebbe mai scordato la dedizione e la sua determinazione nel voler crescere Jace, nel poter finalmente, in un qualche modo per lei incomprensibile, riavvicinarsi a Michael e dimostrargli quanto gli avesse voluto bene volendone a sua volta al figlio.
E né lei né Izzy avrebbero mai potuto cancellare dai loro ricordi lo sguardo di puro orgoglio, lucido di quel sentimento che gli gonfiava il petto e lo faceva sembrare più giovane, più forte e più felice, il semplice e complesso reticolato di emozioni che gli era affiorato in volto il giorno in cui Alec e Jace divennero parabatai, illudendosi forse che così le cose sarebbero tornate al loro posto, che lui e Michael sarebbero stati di nuovo vicini, che suo fratello ora sarebbe stato fiero di lui, di suo figlio e del proprio. Convinto che da qualche parte quell'anima affina li stesse guardando felice e soddisfatto.
Molte più persone sarebbero state testimoni, un giorno, dell'aura di melanconica gioia che lo avvolgeva al matrimonio di suo figlio, come ogni padre che vede allontanarsi definitivamente il proprio bambino, che forse ha ancora molto da dirgli, da raccontargli, da spiegare e farsi perdonare, ma che decide di fare un passo indietro e lasciare che la luce di quel giorno continui a brillare nella vita di suo figlio senza essere oscurata dai suoi demoni e dai suoi rimpianti. Che si faceva da parte e accettava l'implacabile scorrere del tempo senza proferir parola, sereno, ormai, nella serenità della sua progenie.
Ma solo le persone più vicine, quelle più importanti, la famiglia, avrebbe ricordato al tempesta d'emozioni che l'uomo racchiudeva entro di sé il giorno in cui vide Alec stringere tra le braccia quel piccolo stregone blu.
Per una frazione di secondo l'aria era diventata elettrica e tutti si erano girati verso di lui, accorso alla chiamata della sua famiglia alla notizia di un evento inaspettato e che doveva ancora ben classificare come buono o cattivo.
C'era incomprensibile sul suo volto, come se stesse febbrilmente cercando di capire, di comprendere, e nessuno aveva osato fiatare, in attesa che Robert Lightwood se ne uscisse con una delle sue solite sparate che avrebbero rovinato tutto il clima gioioso della camera.
Maryse aveva alzato gli occhi dal figlio, che non aveva ancora notato la presenza del padre o forse non gliene importava nulla, e dal bambino che sonnecchiava tranquillo e silenzioso solo in braccio ad Alec, quasi avesse già riconosciuto in lui una figura protettiva, come se già lo avesse scelto. Incontrò quegli occhi stupendi ma sbiaditi dal dolore e dalle battagli, lontani anni luci da ciò che erano stati e rimase affascinata come lo fu in passato ma in modo del tutto diverso davanti all'immagine di Robert Lightwood completamente perso nella contemplazione di suoi figlio con in braccio il proprio.
Maryse non si rese conto neanche di aver dato per scontato che quel bambino sarebbe entrato a far parte della sua famiglia, troppo sconvolta da ciò che poteva leggere negli occhi di un uomo che aveva tanto amato, che l'aveva tanto amata, e che a volte amava ancora.
Tutti erano rimasti folgorati, mentre gli occhi di Robert tornavano lucidi, vigili e limpidi come un tempo, giovani e vitali come una vita fa.
<< È così piccolo. >> aveva detto Alec senza alzare la testa, ignorando la scena davanti a lui, mentre suo padre si avvicinava piano per veder meglio il bambino e posare la mano sulla spalla del figlio.
<< Non ha ancora un nome, ma potremmo chiamarlo Max...>> Continuò carezzando la testa del bambino con un dito e perdendosi così la lacrima che scivolò lungo la guancia dell'uomo.
<< La trovo una bellissima idea.>> sussurrò con voce atona, stentata, quasi balbettando.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dai due ma ciò che vi era riflesso dentro non era la loro immagine, non c'erano dubbi o paure, risentimento o disgusto, confusione o incomprensione. Nei suoi occhi c'era posto solo per l'amore.
<< Davvero bellissima, figliolo.>> avvicinò la testa alla sua, pochi centimetri dal suo orecchio. << Sono fiero di te.>> mormorò appena.

Questo, era solo per lui.

 






 
Un giorno saremo genitori, probabilmente mai come ce lo eravamo immaginato, magari non di figli nostri, magari non verremo mai chiamati papà o mamma, forse saremo genitori senza rendercene conto. Ma su una cosa sono abbastanza certo: più che chi ci da la vita è importante chi ci ha amato e ci ama durante questa. È una delle poche certezze che abbiamo.
   
 
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