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Autore: capmirez98756    27/03/2018    2 recensioni
Ci sono persone, attimi, respiri, odori, sguardi, cieli, sorrisi che si incastrano proprio in quel punto di cuore dove devono incastrarsi. E non c'è accordo e musica più perfetta.
Il destino, però, si diverte a giocare con queste persone.
Callie si è trasferita a New York con la sua bambina e la compagna, vive la sua vita felice.
Arizona è a Seattle e da poco sta rimettendo insieme i pezzi del suo cuore distrutto qualche anno prima.
Ma se le carte in tavola cambiano?
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Più stagioni
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Il pensiero della fuga spesso diventa per molti una strategia per sentirsi sicuri da un’altra parte: il desiderio di allontanarci da ciò che ci fa male, che ci impaurisce o ci soffoca è un sentimento ricorrente in molti. Tuttavia, io che l'ho sperimentato, so benissimo che scappare non è mai la soluzione. La fuga non è mai la risposta, perché scappare significa volersi allontanare da qualcuno o da qualcosa, ma la fonte del nostro tormento ci seguirà sempre, ovunque andiamo. Anziché scappare da un fatto che è accaduto, bisogna superarlo. Se si tratta di una persona, avremo bisogno di imparare che il nostro esistere dipende solo da noi stessi però  quando la paura è forte diventa tutto molto difficile. Colui che ha paura non può essere chiamato codardo, poiché riconoscere le proprie paure significa volerle affrontare: i timori, i cambi vertiginosi, le delusioni, tutto questo ci fa credere di essere codardi, insicuri e deboli. Ma riconoscere di voler scappare è il primo passo per poter andare avanti. Mi sono sempre detta che non sarei scappata mai più eppure è quello che sto facendo da dieci giorni a questa parte, scappare ed evitare colei che in questo momento ha bisogno di me però mi è stato anche detto che ammettere di aver paura e di voler scappare è il primo passo verso la svolta. Non è possibile scappare da se stessi né dalle persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nella tua vita perché prima o poi si ritorna sempre da quella persona. Forse credevo che rimandare l’affronto di un problema sarebbe stato utile per cambiare aria e prospettiva, forse ho pensato che le cose si sarebbero risolte. L'importante, però, è tornare nel luogo da cui siamo scappati e concludere ciò che abbiamo lasciato in sospeso. Ciò che realmente conta è sforzarsi al massimo per uscire dalla situazione in cui ci troviamo, nonostante ciò implichi il più grande shock emotivo della mia vita. Devo guardare in faccia il dolore e cercare la felicità tra le cose che ci circondano. Ci sarà sempre qualcosa o qualcuno pronto ad aiutarci a sopportare le difficoltà, chi non ci farà scappare spingendoci, invece, a lottare con tutte le nostre forze. Lei ha bisogno di me. Io non posso più scappare, sono cresciuta e ho fatto una promessa quindi adesso, Arizona, apri questa porta e guarda in faccia la realtà. Scusati per la tua assenza, non sei scappata, avevi solo bisogno di riflettere e ora sei pronta a starle vicino.
Apro la porta e la richiudo alle mie spalle.
"L'orario di visita è finito" mi informa la voce alle mie spalle e sobbalzo
"Lo so, ma si può fare un'eccezione" dico in mia difesa
"Non dovrebbero permetterlo, dottoressa" è arrabbiata, questo tono lo conosco molto bene
"Callie" dico guardandola, lei mi lancia un'occhiataccia che mi fa capire che non mi perdonerà molto facilmente "Lo so, scusa se non sono passata in questi giorni ma ho avuto da fare" tecnicamente è vero perché ho lasciato Sofia dai suoi nonni per farla restare qualche settimana lontana da questa situazione e distrarla perché le sue domande erano abbastanza insistenti, ho informato tutti di non dire a Callie che ero sua moglie e sono rimasta rimasta a pensare e a capire se la situazione è alla mia altezza e dopo giorni di conflitti interiori ho capito di essere pronta ma ovviamente questo lei non lo sa
"Deve essere un da fare molto grosso visto che non sei venuta per dieci giorni mentre gli altri sono venuti a turno quasi ogni giorno"
"Scusa" dico abbassando lo sguardo
"No, non scusarti. Infondo non puoi restare con qualcuno che non ricorda nulla della sua vita precedente, non puoi farmi rivivere quello che è stato, è difficile per tutti però tutti ci hanno provato mentre TU no quindi questo mi fa pensare che il nostro rapporto di amicizia non era poi così forte."
"Non puoi dire questo"
"Non posso" scuote la testa e ridacchia nervosamente "Giusto, non posso perché non lo ricordo...ma è quello che mi hai fatto credere. Mi hanno tutti parlato bene di te e mi hanno detto che avevamo un legame molto forte però tu nonostante questo non ci sei stata." dice con le lacrime
"No, Calliope" mi avvicino velocemente e mi siedo sul suo letto facendo attenzione a non farle male  "Non piangere" le accarezzo il viso e una strana scossa mi attraversa ma non solo a me perché a giudicare dalla sua espressione anche lei ha provato la mia stessa sensazione.'
"Non chiamarmi così, per favore" dice togliendo la mia mano dal suo viso
"Perché?È così che ti chiami"
"Perché non voglio, Arizona" mi dice dura "Comunque, ti ho detto che l'orario di visita è finito" indica la porta con un cenno di testa e chiude gli occhi
"Non puoi cacciarmi" dico scuotendo la testa
"Oh si, posso" resta con gli occhi chiusi
"Ci siamo conosciute in un bar" accenno spostandosi sulla sedia "più precisamente in un bagno del bar di Joe"
"Arizona" apre gli occhi e mi fissa
"Strano posto per incontrarsi, vero?"
"Ti prego, va via" sta iniziando a cedere e quindi mi supplica, oh Calliope non funziona...Non con me
"Piangevi, piangevi perché la tua vita si stava sgretolando, io ero arrivata da pochissimo ma sapevo già tutta la tua storia."
"Si, al Seattle Grace le notizie correvano veloci. Me l'hanno detto"
"Esatto. Quando sono entrata non ho potuto fare a meno che fermarmi a parlare con te"


"Ciao" dissi
"Ciao"
"Ortopedia, giusto?"
"Sì, giusto"
"Sono Arizona Robbins, chirurgia pediatrica. Ti ho vista in ospedale. ... Tutto bene?"
"Ma sì, sto bene"
"Le persone parlano sul lavoro, parlano tanto. Così per amor di onestà credo di doverti dire che so delle cose di te, perchè parlano"
"Oh, insomma... Che bello"
"In effetti sono chiacchiere belle, alla gente piaci molto. Ti stimano, ti rispettano, si interessano. Piaci a tutti. A qualcuno piaci di più.. Sembri triste e ho pensato che dovessi sapere che le chiacchiere sono buone. E quando non sarai più triste, quando la tristezza sarà passata, ci sarà una fila di persone per te"
 "Vuoi farmi qualche nome?" Rise
La baciai.
"Adesso lo sai" mi voltai e andai via.

Sorrido ripensando a quel momento, nessuno pensa che una storia d'amore possa iniziare in un lurido bagno di un locale ma noi siamo state l'eccezione, la nostra storia d'amore ha sempre avuto qualcosa di particolare
"Arizona, hai gli occhi lucidi" mi fa notare ed io mi ricompongo immediatamente
"Scusami. Dicevo che ci siamo incontrate in questo bar e poi in ospedale abbiamo stretto una bellissima amicizia"
"Vorrei tanto poter ricordare" mi dice abbassando la testa rassegnata
"Ehi...no, devi essere forte. Callie Torres è una persona forte, capito?" annuisce "E poi noi ricordiamo tutto quello che ci hai dato e te lo faremo rivivere"
"Non so se fidarmi"
"Puoi." Dico prendendole la mano "ti sei fidata subito di me quando ci siamo conosciute. Riuscirò a conquistarti" dico ridendo capendo dopo quello che ho detto, lei mi guarda perplessa ma poi annuisce
"Dovrei faticare e farti perdonare per la tua assenza. Da domani posso mangiare cibi solidi e siccome immagino che il cibo qui faccia schifo vorrei ricevere del cibo decente"
"Ah...iniziamo con le richieste?"
"Devi farti perdonare" ride
"Ti porterò la colazione, il pranzo e la cena"
"Va bene anche solo il pranzo per il resto mi accontento"
"Devo farmi perdonare" dico sorridendo "sappi che quella brava in cucina sei tu"
"Forse è meglio mangiare il cibo di qui" scoppio a ridere e lei mi segue
"Ehi...Non faccio così schifo in cucina"
"Non posso saperlo" dice facendo spegnere lentamente il suo splendido sorriso
"Lo saprai presto, tranquilla"
"Grazie"
"Non devi ringraziarmi" mi stringe la mano, una stretta debole, e altre scossa sia
"Ho un'altra richiesta da farti" dice mordendosi il labbro...No Calliope, non così
"Dimmi"
"Mi annoio e visto che ancora non posso muovermi sono costretta a stare qui e dormire ogni giorno"
"Ed è giusto, sei stata operata al cervello"
"Lo so, ma ti prego...ti prego, potrei avere la televisione in camera? Ho chiesto al dottore biondo, il dottor..."
"Owen Hunt."
"Si, lui. Abbiamo parlato però diciamo che mi viene difficile ricordare tutto, tra passato e nomi"
"Certo, è normale" rispondo annuendo "che ti ha detto lui?"
"Che devo riposare "
"Ha ragione, Callie. Non puoi stressarti così"
"Ma la guarderei poco"
"È un miracolo che tu ti trovi in queste condizioni in così poco tempo, devi essere paziente"
"Se perdere la memoria è un miracolo..."
"Non mi compri così. Devi darti tempo"
"Tu devi farti perdonare" dice mettendo il broncio, tipico
"Lo so, ma non posso andare contro il parere medico del dottor Hunt e della dottoressa Shepherd"
"La dottoressa Shepherd non ha detto niente a riguardo"
"Sono sicura che anche lei la pensa così"
"Ma..."
"Niente da fare"
"Va bene" dice rassegnata e quasi mi dispiace vederla così ma deve capire che non è uscita da un intervento semplice.


Sono uscita dalla sua camera da circa due ore e siccome mi è dispiaciuto vederla triste perché sono andata via sto cercando Owen per chiedergli un favore, mentre cammino per il corridoio lo vedo parlare con Amelia e lentamente mi avvicino
"Dottor Hunt" lo chiamo
"Dottoressa Robbins, cosa posso fare per te?"
"Devo chiederti una cosa, spero sia possibile"
"Se è per la televisione puoi dire alla signorina Torres che non è possibile" mi dice scuotendo la testa
"Lo so e si è convinta ad aspettare qualche altra settimana ma...mi chiedevo se posso rimanere con lei qualche ora in più"
"Ora lo chiedi?" dice ridendo "come se non fai di testa tua" mi prende in giro "Certo che puoi, Arizona. Le fa bene stare con te o con chiunque altro lei conosca"
"Ci sarebbe un'altra cosa"
"Cosa?"
"Ha fatto gli esami di routine?"
"Si, ma non abbiamo i risultati"
"So anche questo. Il punto è un altro" dico passandomi la mano tra i capelli
"Sputa il rospo, Robbins"
"Posso portarle da mangiare? So che può mangiare del cibo solido da domani ma se anticipiamo di qualche ora?"
"Qualche ora? Sono dodici ore"
"Si però ho già detto di no alla televisione"
"Ti sta comprando eh?"
"Non sono mai stata brava a dirle di no" rifletto
"Possiamo anticipare, però, qualcosa di leggero"
"Un piccolo tramezzino?"
"Piccolo" dice ridendo
"Affare fatto, corro a prenderglielo" poi rido di me stessa "cioè corro si fa per dire. Grazie Owen, sei un angelo" gli stampo un bacio sulla guancia e mi incammino.


"Sorpresa" dico mostrandole il tramezzino e lei mi guarda strano
"Cos'è questo mini triangolo?" Chiede scoppiando a ridere
"Come? È la tua cena" dico guardando il tramezzino
"Mi porterai questo nei prossimi giorni?" chiede ridendo ancora
"Non ridere di me, ti ricordo che dovresti mangiare cibi solidi da domani e invece io sono riuscita a corrompere Hunt" dico incrociando le braccia, lei mi guarda e sorride
"Giusto, hai ragione" continua a guardarmi "sei tenera con il broncio" dice prima di addentare il tramezzino, io arrossisco
"Ti piace?" chiedo
"Non ricordavo cosa si provasse a mangiare cibi solidi, nel vero senso della parola" dice sorridendo " Mi piace. Grazie, Arizona"
"Ho chiesto per la televisione" mento
"Davvero?" chiede speranzosa
"Tra una o due settimane"
Sbuffa.
"Però questa sera avrai me a farti compagnia, so che non è la stessa cosa ma dovrai accontentarti"
"Accontentarmi? Di certo sei di gran lunga migliore di una televisione" mi dice ingenuamente ed io sento lo stomaco fare uno strano movimento "Ma tu hai mangiato?"
"Eh?" chiedo distrattamente osservandola
"Medico distratto è un male" ride "Ho chiesto se hai mangianto" ripete
" Si, ho preso qualcosa prima"
"Bene, perché non l'avrei diviso"
Scoppiamo a ridere entrambe.

Spesso non si scappa per allontanarsi, ma per sopportare, per guadagnare il tempo necessario a diventare più forti e maturi rispetto alla paura e al dolore che ci affliggono.

   
 
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