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Autore: cin75    28/03/2018    6 recensioni
Qualcuno di insospettabile arriva dal passato e i due Winchester dovranno affrontarlo. Ma questa volta sembra proprio che Dean debba pagare per ciò che è successo in quel passato.
Sam, ignorando la preoccupazione di ciò che sta accadendo a suo fratello, riuscirà a salvarlo?
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Quando riaprì gli occhi, non lo fece perché la pazza gli aveva dato tregua.

No!!, lo fece perché un dolore sottile e persistente gli arrivò fino al centro del cervello, stimolando dolorosamente i suoi sensi intorpiditi a reagire e a svegliarsi.

E quando mise a fuoco quello che stava succedendo, capì anche l’origine del dolore: un coltello.

Un coltello che, freddo e impietoso, gli procurava tagli più o meno profondi ovunque la sua lama venisse guidata. Sentiva il sangue caldo colargli lungo il corpo dolorante. E ora quella lama si stava addentrando lentamente nel suo fianco. Affondando, affondando, affondando fin quando il manico non ne impedì altro accesso tra le sue carni.

“Uccidimi e ….basta, puttana….psicopatica!” sibilò allo stremo delle forze. “E poi….” cercò di continuare nonostante le poche forze, nonostante sentisse che ormai era al limite. “...e poi, scappa e nasconditi…nel buco più lurido….e profondo….che tu….possa trovare...” le suggeriva comunque sarcastico.

“E perché mai?!” replicò lei, con altrettanta ironia mentre rigirava letteralmente la lama nella carne lacerata e godeva del dolore che stava procurando, dei gemiti di sofferenza che le riempivano la testa, appagandola ed esaltandola al tempo stesso.

Dean cercò di riprendere fiato così da poter continuare quella sua minaccia. “..perchè quando Sam ….ti troverà….e credimi, puttana….lui ti troverà...ti farà a pezzi. Ti rimetterà in sesto e poi ti …..farà di nuovo a pezzi….fin quando non sarai tu...e supplicarlo...di rimanere in mille pezzi.”

“Giuramelo, perché da come me lo hai appena descritto, il tuo fratellino mi sembra un killer perfetto. Il mio killer perfetto!!” lo canzonò, Sylvia, mentre sfilava via il coltello dal fianco di Dean, che gemette vistosamente.

“No, io sono il killer.” fece improvvisamente calmo. “Sam è la mente!” con tono compiaciuto.

“E con questo che vorresti dirmi?” fece ironica.

“Che lui...si godrà ogni tuo grido di dolore e penserà a...come farti...gridare e….soffrire di più!!” fu la conclusione minacciosa sibilata , ignorando il dolore lancinante al viso sfigurato dai colpi ricevuti.

Sylvia sorrise malefica e sprezzante.

“Sarà!!, ma prima dovrà decidere se dare la caccia e uccidere me, o salvare te!!!” e in quel preciso con un movimento veloce e preciso, infilzò Dean con il pugnale, colpendolo in pieno stomaco. Affondando con forza dentro la carne.

 

Dean sentì il respiro spezzarsi all’istante. Il cuore iniziò a pompare furioso. La vista gli si offuscò divenendo fastidiosamente opaca. La testa divenne pesante. I pensieri confusi. Le lacrime vigliacche, si rifiutarono di rimanere al loro posto.

Cercò di resistere, cercò di ignorare il dolore e lo choc che lo avvolse naturalmente, provò perfino a focalizzarsi sulla figura di Sylvia che fuggiva via da quella casa.

Poi, quasi arrendendosi, si concentrò su un solo pensiero, un solo viso.

Un volto stranamente sereno. Che gli sorrideva.

Poi tutto scomparve.

 

 

In ospedale…..

Aspettare in quel corridoio, in attesa che qualcuno andasse da lui per dirgli che cosa stava accadendo o come stesse Dean, fu estenuante. Svilente.

Sutton gli andò vicino e gli porse una tazza di caffè.

“Bevi, ragazzo. Ti farà bene!” fece paternamente. Sam accettò. Nessun grazie , ma un semplice cenno con la testa e il detective se lo fece bastare.

Si sedette accanto al giovane e sospirò pesantemente. “I miei ragazzi stanno cercando quella pazza psicopatica. La troveranno Sam. La troveranno e pagherà per quello che ha fatto. Sia a quelle povere persone che a ...tuo fratello!” concluse quasi tentennando.

Sam lo guardò. Intuì.

“Usiamo cognomi diversi quando lavoriamo. Lo facciamo per evitare problemi ...come dire….familiari!” sembrò giustificarsi. Anche se in effetti era così. Usare il loro cognome, Winchester, avrebbe di certo creato problemi. “Mi dispiace..avremmo dovuto….” ma in quel momento giunse da loro il medico che aveva preso in cura Dean.

“Agente...Bohnam?!”

“Sam. Mi chiami Sam!” si fece avanti il giovane cacciatore in incognito. “Come sta mio fratello?”

“Suo….” e guardò sorpreso, il detective conosciuto. “Io ...io credevo foste colleghi. Non sapevo che...”

“No, siamo fratelli. Ma non è questo l’importante. Mi dica come sta Dean.” fece risoluto.

Il volto del medico mutò radicalmente.

Una cosa era dare una certa notizia spiacevole ad un collega di lavoro. Una cosa era riferirlo ad un familiare stretto.

Infatti, il medico, lanciò uno sguardo quasi allarmato anche al detective accanto a Sam.

“Dottore?!” lo richiamò il poliziotto.

Il medico, a quel richiamo, si schiarì la voce e sbirciò nella cartella clinica che aveva in mano.

“Le condizioni di suo fratello sono estremamente gravi. Ha molteplici lesioni da colpi contundenti, dovute quasi certamente alla mazza da baseball che è stata rinvenuta sul posto. Ha una massiva emorragia interna che continua a ripresentarsi. Il tessuto danneggiato è talmente mal messo che le suture non reggono. In sede operatoria abbiamo dovuto asportare la milza, il che non è una situazione positiva data l’emorragia ancora in atto. Ha numerose fratture ossee alle mani e alle costole. Una gamba rotta in tre punti e un ginocchio , dio!!...” esalò sconcertato. “...letteralmente in frantumi.” Poi continuò: “Una delle lesioni importanti riguarda due vertebre della zona lombare che purtroppo data la gravità ci fanno propendere per una possibile situazione di paralisi. ” sembrò finalmente concludere quella triste lista.

“Dottore, lui...lui..” ma davvero Sam non sapeva cosa chiedere dopo un aggiornamento del genere. Se da tutto quello che di assurdo il medico gli aveva appena detto, Dean fosse riuscito a riprendersi, la visione più rosea sarebbe stata una vita da paralizzato.

Ma Sam, si rese conto di aver ignorato l’eventualità più atroce e dolorosa, quando il medico concluse la sua “presentazione del caso”

“Mi dispiace , ma con la situazione attuale e se non ci sarà alcun miglioramento che ci permetta di intervenire in qualche modo, se l’emorragia continuerà a ripresentarsi non ...” e abbassò lo sguardo contrito e dispiaciuto.

“Dottore che sta cercando di dirmi?!” sussurrò incredulo Sam.

“Lo ripeto...mi dispiace ma...dovrebbe cominciare a prendere in considerazione la possibilità che suo fratello possa non superare la notte.” sentenziò in colpa.

“Noooo!” ringhiò furioso, il giovane. “No!” ripetè con più decisione.

“Sam, mi ascolti….”

“No. Voglio vederlo. Mi dica in che stanza è?”

“Sam...”

“Mi dica dov’è mio fratello!!!” gli urlò contro.

“Stanza 401. Infondo al corridoio alle sue spalle.” rispose mestamente mentre Sam si avviò a grandi passi verso la stanza indicata.

“Cavolo Frank!!” lo richiamò il poliziotto. “Non potevi essere più….che ne so...delicato?!” sembrò rimproverarlo.

“Amico, nelle condizioni in cui è quel ragazzo è fortunato se supera la prossima ora. Credimi, sono stato molto delicato.” replicò. “Quel tipo sembra essere finito sotto un tram che gli ha fatto anche retromarcia sopra. Avrei potuto dirgli semplicemente: rassegnati, tuo fratello è spacciato!” e andò via per consegnare una delle cartelle cliniche che aveva tra le mani.

 

Sam entrò cautamente nella stanza in cui riposava Dean. Deglutì dolore e amarezza quando vide il fratello in quel letto. Il viso tumefatto, le mani bendate, il torace scoperto a causa delle medicazioni alle due ferite da taglio più gravi. I lividi e i segni innumerevoli delle torture che aveva subito.

Senza rendersene conto, Sam, si fermò a pensare che nemmeno Alastair, in quello scantinato, aveva ridotto Dean come era ridotto in quel momento.

Il bip ritmico e flemmatico del macchinario che controllava il battito cardiaco, quasi lo terrorizzava per quanto era lento. A Dean era stata effettuata una tracheotomia a causa di una frattura alla mandibola, e il tubo che aveva appena sotto la gola, lo aiutava a respirare meglio.

Il giovane prese una sedia e si accomodò accanto al letto.

Guardò ancora. E ancora. E ancora.

E mentre guardava, la sua mente gridava rabbiosa, una furiosa vendetta contro colei che aveva fatto questo a Dean.

“Non farmi questo, Dean.” sussurrò appena, forse per non disturbare il riposo del maggiore. “Ti prego...tu...tu non puoi….” e deglutì il magone che gli salì in gola. “Io...io ho chiamato Castiel. Gli ho detto di correre, di ignorare ogni semaforo o limite di velocità. Entro domani mattina sarà qui, ma tu...tu, fratello, devi resistere. Devi stringere i denti ed essere ancora quel guerriero che Inferno e Paradiso, temono. E che, a volte, fa paura anche a me!!” lo spronava a resistere.

Sam non avrebbe saputo dire quanto tempo restò accanto a letto di Dean, a fissarlo, a supplicarlo di resistere, a pregarlo di continuare a respirare, ogni volta che quel maledetto bip rallentava di un impercettibile secondo.

 

“Sammy….” sentì chiamarsi ad un certo punto.

“Ehi...ehi!!” fece avvicinandosi di più, così da non far sforzare Dean. “Sono qui. Sono qui!!”

Dean sembrò quasi sorridergli e poi: “Lei...lei….Jef- frey...” disse cercando di parlare nonostante il dolore alla mascella lesa.

“Lo so. Lo so. Io e Sutton abbiamo scoperto tutto. I suoi uomini la stanno cercando. La troveranno e se non ci riusciranno loro….ci penseremo noi. Come sempre, fratellone. Ok??!… e gliela faremo pagare. Io e te!” fece con tono rassicurante.

“Io e...te….insieme...” ripetè Dean, anche se con affaticamento. “Sempre...”

“Sempre, Dean. Sempre!!” lo rassicurò, il giovane.

Dean deglutì fatica e dolore. Poi sembrò rilassarsi contro il cuscino come a voler riposare ancora.

“Sammy...” disse ancora e poi un attimo dopo , tutti i macchinari a lui collegati, iniziarono a trillare rumorosamente. Dean girò gli occhi all’insù mostrando il bianco delle pupille ed esalò un respiro strozzato, come di uno che non riesce più a respirare.

“Dean...no...no… Dean….” lo richiamò Sam, in panico. “Deeaaannn!!” fece con più angoscia.

Poi corse nel corridoio e richiamò chiunque potesse aiutarlo.


Pochi minuti dopo, la stanza di Dean era piena di infermieri e anche del medico che lo aveva operato e con cui Sam aveva parlato.

“Battito assente!” fece un infermiera. “Pressione appena rilevabile.”

“Iniziamo massaggio cardiaco?!” fece un’altra.

“No!” rispose il medico. “Nelle condizioni in cui è ridotta la sua cassa toracica, causeremmo ulteriori danni. Preparate le piastre. Carica a 200!” ordinò indaffarato mentre fece spazio all’infermiera che sistemò le sagome di silicone sul torace nudo di Dean.

“Carica pronta!” lo avvisarono.

“Ok!” rispose mentre prese le piastre e posizionò i pollici sui pulsanti delle piastre. “Libera!!!” gridò e toccò Dean con i conduttori elettrici.

Il corpo del cacciatore si inarcò non appena la scarica elettrica lo attraversò e poi, a peso inerme, ripiombò sul materasso.

Il medico attese i valori.

“Ancora niente!” gli venne comunicato. “Saturazione in calo!”

“Carica a 270!” ordinò di nuovo. Attese e …. “Libera!!!” e ancora il corpo di Dean venne sfiancato dall’elettricità.

“Battito ancora assente!!” fu il ragguaglio.

“Carica a 320!” e ancora…. “Libera!!” disse quasi con rabbia e frustrazione.

 

In quegli assurdi momenti, Sam, in disparte , non potè far altro che assistere inerme a quello che stava accadendo a Dean. Non potè fare altro che continuare a sentire nelle orecchie il fischio fastidioso e terribile del monitor cardiaco che gli urlava che il cuore di suo fratello non batteva più e non ne voleva sapere di farlo di nuovo.

La sua voce non potè fare altro che sussurrare disperati “No” e “Ti prego non morire!” e quando vide che il medico abbandonò, sconfitto, le piastre elettriche e fece cenno all’infermiera di spegnere tutto, anche il suo cuore si fermò e l’ultima cosa che sentì, prima di chiamare il nome di suo fratello fu, come un assurdo , doloroso e tragico dejà-vu:


“Ora del decesso, 10.41.”


Un attimo dopo , Sam, fu accanto al letto del fratello.

Dimentico di chiunque fosse presente e lo stesse guardando. Non sembrava avere la forza di fare qualcosa, di gridare ancora, di piangere di nuovo.

L’unica cosa che riuscì a fare, almeno in quel momento di dolorosa stasi, fu sedersi accanto al corpo inerme dell’amato fratello. Gli staccò ogni filo che ancora lo collegava a quei macchinari oramai inutili, gli toccò con la mano tremante ma delicata, quasi senza rendersene conto, la fronte e poi il profilo inerme. Stranamente rilassato e senza più dolore.

“Dean….no!” sussurrò. La voce spezzata. Gli occhi colmi di lacrime.

Poi gli passò le braccia intorno al torace fin dietro la schiena e con movimenti gentili e lenti, tirò su Dean, contro il proprio petto. E in quella posizione , in quella sorta di ultimo abbraccio, si strinse il fratello a sé. Lo strinse forte, gli poggiò una mano dietro le nuca per evitare che la testa di Dean si abbandonasse all’indietro. Senza rendersene conto, un leggero dondolio prese a farli cullare, uniti per l’ultima volta.

“Dean….Dean...Dean…..”

“Sam…..Sam….” faceva la voce accanto al giovane disperato.

“Dean...no...no...”

“Sam...andiamo….” ancora quella voce, con più apprensione.

“Dean….”

 

“Sam….Sammy, cazzo!!….svegliati, fratellino, andiamo!!! Apri gli occhi!”

 

E solo a quella più che agitata esortazione, il minore obbedì e aprì gli occhi. Sconcertato e confuso, Sam si ritrovò a guardare il volto di suo fratello, i suoi occhi vivi e brillanti che lo scrutavano preoccupato.

“Ehi!?” lo richiamò ancora Dean, decisamente impensierito.

“Tu...tu...sei vivo?!” balbettò Sam e un attimo dopo gli aveva gettato le braccia al collo, abbracciandolo.

“Whoa!!!” esclamò sorpreso dal gesto , Dean, ma che comunque non si sottrasse all’abbraccio, ricambiandolo.

“Oddio...io...devo essermi addormentato e ….o cazzo!! sei vivo….sei vivo!!” ripetè ancora, guardando il maggiore!! Abbracciandolo di nuovo.

“Dio, Sammy!!” fece confuso ma anche un po’ divertito, Dean. “Dimmi che non siamo di nuovo in una sorta di Mistery Spot, perché non ho intenzione di farmi accoppare altre cento volte!!” scherzò ironico.

“No, no, no….” lo rassicurò Sam, mettendosi a sedere dritto. “….ho fatto ...ho fatto un sogno assurdo!!” cerco di giustificarsi.

“Strano? Clown o nani?!” chiese scherzoso, il maggiore. Ma non ebbe risposta poiché, Sam, si alzò di scatto dalla sedia su cui, a quanto pare si era appisolato e prese il suo cellulare, notando solo allora le buste con il panino di Dean e la sua preziosa insalata.

“Chi chiami?!” chiese Dean, perplesso e un tantino confuso.

“Fidati di me!” rispose solo, l’altro. E poi quando dall’altro capo del telefono risposero….

“Detective Sutton?..sì, sono io. Ha già i referti dell’autopsia della Havelock?”

Si, stavo per chiamarla?!”

“Mi lasci indovinare. E’ morta già da tre giorni!”

Sì, ma come fa a...”

“Ho fatto dei controlli. La ringrazio, la terrò informato!” fece poi, chiudendo la comunicazione.

Si passò nervosamente le mani tra i capelli e sospirò frustrato.

Dean osservò quei movimenti e mise da parte ogni ironia.

“Ok, fratellino!” fece serio. “Dimmi che succede.”

Sam sospirò. Respirò affondo e si sedette invitando il maggiore a fare lo stesso.

Gli raccontò tutto, ogni cosa, ogni particolare di quello che , fortunatamente, si era rivelato essere un sogno. Della Havelock e la sua morte, il suo rapimento, le torture, la morte e Dean lo ascoltò. Ascoltò ogni parola e percepì perfino la disperazione che il fratello minore aveva provato in quel sogno assurdo.

“E’….assurdo!” sussurrò il maggiore, mentre si alzava e raggiungeva la finestra della stanza.

“Ti prego, Dean….devi fidarti di me!!” sembrò supplicare, Sam.

Dean si voltò verso di lui e vide convinzione negli occhi del fratello.

“Certo che mi fido di te, Sammy. Dimmi solo che vuoi fare!” lo rassicurò, sorridente e complice.

 

Circa un’ora dopo, Dean, era comunque seduto al bancone del locale e aveva ordinato per lui e per il fratello.

Dieci minuti dopo, accompagnava fuori una ragazza spaventata all’idea di dover passare la notte nella sua macchina guasta.

E quando il cacciatore , intento a sbirciare nel motore fallato, stava per essere colpito alla testa, un clic alle spalle della donna la fece rinunciare.

Si voltò e si ritrovò di fronte Sam Winchester che le puntava una pistola alla testa.

“Salutami tuo fratello quando lo rivedrai all’inferno, puttana!” fu il saluto sprezzante.

Un attimo dopo, una lama angelica trapassò da parte a parte il busto dell’assassina. Il grido di dolore le rimase in gola , dato che Dean, prima di pugnalarla, le aveva messo una mano davanti alla bocca.

“Mai toccare un Winchester e sperare di passarla liscia!” le sibilò Dean all’orecchio, mentre sfilava il pugnale angelico e lasciava che quel corpo si afflosciasse al suolo, ormai morto.

 

 

Era appena l’alba, quando il detective Sutton ricevette una telefonata dall’ufficio dei due federali in visita:

Ci dispiace richiamare i nostri due agenti, ma se ci fossero sviluppi sul caso Havelock e simili, e nel caso in cui ce ne fosse bisogno, non esitate a contattarci. Grazie per la collaborazione.”

 

 

In viaggio di ritorno verso il bunker, i due fratelli, erano stranamente in silenzio. Perfino quando Dean alzò il volume della radio, Sam sembrò accettarlo, senza discutere.

“Ehi?” lo richiamò il maggiore.

“Mmmh!!” ricevette in risposta.

“Tutto bene , fratellino?!”

E questa volta nemmeno un brontolio come replica.

“Sammy?!”

“Tutto bene, Dean!” tentò di rassicurarlo, il più giovane. “Sto bene!”

“Non mi sembra che vada bene e che tu stia bene. Andiamo ….sputa il rospo. Non mi diverto a viaggiare in macchina se non riesco a tormentarti almeno un po!!” provò ad alleggerire i pensieri del minore.

“Idiota!”

“Fesso!” replicò prontamente, Dean. “Ora, forza!! dimmi che hai!” fece serio.

“Mi dispiace per Nora!” ammise realmente dispiaciuto.

“Anche a me!” e anche Dean era sincero, ma sapeva che non era tutto. “Ma dimmi la verità, andiamo!”

“E’….è che quel sogno….è stato così...così reale, Dean!” confessò finalmente. “Cavolo!! a volte mi sembra di sentire ancora il tuo sangue sulle mani...il rumore dei macchinari dell’ospedale e poi...poi l’ora della tua morte...” fece rimanendo in sospeso.

“L’ora della mia morte….cosa?!” chiese perplesso.

Sam lo guardò e poi tornò a fissare il paesaggio fuori dal finestrino.

“Sammy???...l’ora della mia morta, cosa???!” insistette , il maggiore.

“10.41” disse solo, guardando Dean e capendo immediatamente che il maggiore aveva capito tutto.

“Ok! Vedila così, Sammy….” iniziò Dean mentre Sam si sistemava meglio sul sedile per ascoltarlo. “..ce ne capitano di cose strane. Magari questa volta la cosa sarebbe stata talmente strana che...lui...ci ha guardato le spalle a modo suo!”

“Tu credi...tu pensi che lui...” fece sorridente e incredulo Sam. “Tu..Dean Winchester che crede ai segnali premonitori dall’oltretomba?!”

“Ehi!! tu pensavi che Dio ti parlasse in sogno con le sembianze di papà!!..io posso pensare che sia davvero papà ad averci salvato il culo questa volta!!?” fece con tono fintamente offeso.

“Aver-ti” fece Sam.

“Cosa??” chiese perplesso Dean.

“Aver-ti salvato il culo. Il mio culo stava decisamente bene nel sogno!!” replicò oramai scherzoso, Sam. "Io ero a posto. Sei tu quello che ha tirato le cuoia!!"

Dean boccheggiò incredulo.

“Fratello ingrato.” affermò deluso. “Gesù!! a volte mi chiedo chi dei due...”

“...è stato adottato!” finì per lui, Sam, scoppiando a ridere un attimo dopo, mentre invece Dean imprecava e rimproverava il fratello che non era divertente.

 

   
 
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