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Autore: Axel Knaves    02/04/2018    1 recensioni
Un patto di sangue involontariamente stretto e un'invocazione fatta per scherzo, portano Eva Rossi a condividere il suo appartamento con Helel (a.k.a. Lucifero) e Azrael (a.k.a. Morte).
Ma cosa potrebbe mai andare storto quando condividi la vita e la casa con la Morte, che entra nei bagni senza bussare, e il Diavolo, che ama bruciare padelle?
Eva non potrà fare altro che utilizzare le sue armi migliori per sopravvivere a questa situazione: il sarcasmo e le ciabatte.
~Precedentemente intitolata: Bad Moon Rising e Strange Thing on A Friday Night
~Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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[11]» Guida di sopravvivenza per pranzi di famiglia «[11]

 

«Eva…» Disse con voce tremante Azrael alle mie spalle. Non mi serviva voltarmi per sapere che il Mietitore fosse bianco come le pareti dell’appartamento. «Quella è la tua…» Non riuscì neanche a completare la domanda da quanto fosse sconvolto.
«Sì», risposi disperata poggiando la fronte sulla porta d’ingresso e chiudendo gli occhi.
Oh per l’amor di Poseidone se sono nei guai!
«Vado a mettermi una maglietta e un paio di pantaloni», informò il Mietitore con tono imbarazzato prima di muoversi.
«Io vado a lavarmi». Disse Helel con tono tirato, appena sentii la porta di camera loro chiudersi alle mie spalle. Lasciai andare il sospiro frustrato, che avevo bloccato in gola, solo quando sentii la porta del bagno scricchiolare e chiudersi con il Diavolo al suo interno.
E veniamo alle questioni serie. Pensai aprendo la porta. Dall’altra parte la mia famiglia era in piedi, in attesa.
Mia madre, Cecilia, con i capelli color mogano, sbarazzini stava sorridendo euforica come una bambina. Accanto a lei, mia sorella minore Serena, aveva le mani intrecciate dietro la nuca fulva e il volto lentigginoso era distorto in un’espressione che diceva: “non male”.
Mio padre Giacomo e mio fratello Davide, uno dai capelli color paglia bagnate e l’altro dai capelli carota, erano tutt’altra storia.
Avevano la stessa identica espressione irritata in volto e le braccia incrociate al petto.
«Giacomo, calmati caro», stava dicendo mia madre con tono zuccheroso, «stiamo parlando di nostra figlia! Sono sicura che non sia quel genere di ragazza e che abbia una spiegazione, più che logica, del perchè aveva in sala un uomo completamente sudato e uno semisvestito». Oh! Quanto adoravo mia madre. «E poi, anche se fosse; non ci vedo nulla di male! Eva non è più una bambina e quei due ragazzi, devo riconoscere, non sono per nulla da gettar via».
«MAMMA!» Esclamai imbarazzata e tutta rossa in volto. Forse non l’adoravo così tanto.
«Oh, ciao cara!» Esclamò lei, notando la mia presenza.
«Eva!» Il tono di Davide era disperato mentre si slanciava attraverso la porta aperta e mi chiudeva in quella morsa omicida che lui aveva il coraggio di chiamare “abbraccio”.  «Chi sono quei due? Ti hanno fatto del male? Ti hanno toccato in qualche modo? Oh, Dio! Io li ammazzo a questi!».
Mi aggredì, urlandomi in faccia una domanda dietro l’altra, mentre mi scuoteva per le spalle.
Stavo iniziando ad avere il mal di mare.
«Davide se la scuoti ancora un po’, tutto ciò che otterrai sarà di staccarle la testa». Intervenne mia sorella minore, staccandomi mio fratello di dosso.
«Rena!» Esclamai, felice di vederla e l’ingoblai in un abbraccio, ignorando gli acidi intestinali che stavano ballando la Taranta nel mio stomaco. Lei lasciò cadere la facciata da boss mafioso e mi abbracciò a sua volta, ridendo contro il mio orecchio.
«Mi sei mancata ‘Va!» Esclamò.
Mia sorella aveva diciassette anni e, a sorpresa di molti, il nostro rapporto era come quello che di solito si trova tra gemelle e non tra sorella di un paio di anni di distanza.
«Ehi, ehi», attirò l’attenzione mio padre. Sia lui che mia madre erano entrati nell’appartamento e avevano chiuso la porta alle loro spalle. «Nessun abbraccio per il tuo genitore preferito?»
«Okay», risposi svelta, «darò un abbraccio a mamma da parte tua». Aggiunsi, abbracciando forte la donna dai capelli bruni che stava ridendo da matti alla mia ultima risposta.
«Oh, amore!» Esclamò mia madre abbracciandomi come se fossi il suo pupazzo preferito.  «Mi sei mancata così tanto!»
«Ehi!» Sbuffò mio padre, impettito. La sua reazione mi fece ridere di cuore.
«Mi sei mancato anche tu, papà». Gli dissi, dopo essermi staccata da mia madre ed averlo finalmente abbracciato.
«Mai quanto tu sei mai mancata a me, scimmietta». Mi sussurrò all’orecchio stringendo appena più forte.
«Eh-ehm». Qualcuno si schiarì la voce alle mie spalle. Sentendo mio padre irrigidirsi nell’abbraccio compresi che doveva essere per forza uno dei due angeli.
Con qualche difficoltà mi staccai dal petto - ancora ben messo - di mio padre e guardai chi dei due angeli era arrivato al macello: in piedi, ovviamente imbarazzato e agitato, c’era Azrael. Le mani erano sepolte nelle tasche dei jeans e con i piedi si continuava a dondolare dal tacco alla punta e viceversa; il tutto mentre cercava di guardare ovunque meno che la mia famiglia e si mordicchiava il labbro inferiore.
Involontariamente sorrisi addolcita a quel comportamento: non avevo mai visto il Mietitore così impacciato e, dovevo ammettere, era una visione che mi stava scaldando il cuore e mi stava facendo nascere un’intera fauna nello stomaco.
Decisi che era il momento di presentarlo ai miei genitori e rompere quello strato di ghiaccio che si stava iniziando a formare nella stanza.
«Papà, mamma, Davide e Serena; vi presento Azrael, uno dei miei due coinquilini». Dissi facendo due passi in dietro da mio padre, verso Azrael.
L’angelo alzò il capo quel tanto per sorridere timidamente ai miei e salutarli con la mano.
«Azrael», dissi poi, finalmente riuscendo a incrociare il suo sguardo, «questa è la mia famiglia: Cecilia, mia madre; mio padre Giacomo; mio fratello maggiore, Davide ed infine la piccola di casa: Serena».
«Una cosa devo proprio dirla». Avvertì Serena e mi lanciò un sorriso beffardo.
Sgranai gli occhi, conoscevo bene quell’espressione.
Oh no! Non lo stava per fare! Non si sarebbe permessa… Vero?
«Hai dei gusti in fatto di ragazzi davvero niente male, sorella». Dichiarò, ricevendo una risata da mia madre e delle occhiatacce da Davide e mio padre.
Con la coda dell’occhio cercai Azrael e vidi che anche lui era divenuto rosso pomodoro come me.
«Sì, so di essere un essere da sogno, ma sentirlo dire è sempre bello», le rispose la voce di Helel alle mie spalle; voltai il capo in direzione della voce e vidi il Diavolo entrare in sala vestito con un paio di braghe e una camicia bianca, le maniche arrotolate fino al gomito.
Non c’era nulla da dire: i miei coinquilini erano da stuprare con gli occhi.
«E chi ha mai detto che mi stavo riferendo a te…? » Gli chiese con tono saccente mia sorella, facendogli segno di presentarsi.
Seppur il suo comportamento e il suo linguaggio del corpo dicessero che si sentiva a proprio agio con davanti i due angeli; notai come le orecchie le fossero diventate improvvisamente rosse alla comparsa del Diavolo.
Sorrisi sotto i baffi. Dunque non ero solo io quella affetta dalla bellezza di questi due.
«Helel, fratello maggiore di Azrael», si presentò l’uomo dagli occhi argentei;  allungando una mano verso mio padre, il quale gliela strinse con forza. Ovviamente il Diavolo non fece una piega.
«Piacere di conoscerla, madame», disse a mia madre, prima di offrire anche a lei la mano da stringere. «Ha cresciuto una figlia magnifica, i miei complimenti» aggiunse e mia madre gli strinse la mano ridacchiando, un attimo in imbarazzo.
«Oh che gentiluomo!» Esclamò mia madre, ovviamente rapita dalla bellezza angelica che aveva davanti.
«Davide», il Diavolo si presentò allora a mio fratello, il quale non gli prese neanche la mano che gli stava venendo offerta. «Ho sentito parlare di te da Eva». Disse. «Credo che presto diventeremo amici».
Mio fratello sbuffò e alzò un sopracciglio che urlava: “MA SEI SERIO?!”
Infine, Helel si voltò verso Serena.
Nel preciso momento in cui i loro sguardi si incrociarono, sentii una strana elettricità nella stanza e qualcosa dentro di me cercava di dirmi che era causata dalla rossa e dall’albino che avevo davanti.
Mia sorella, che di solito era impassibile davanti a un qualsiasi essere senziente, aveva le labbra arricciate; e vedevo bene il grosso sforzo che stava facendo pur di continuare a guardare il Diavolo negli occhi, invece di fargli una scansione totale.
Helel, invece, si era avvicinato a Serena quel millimetro in più; risultando così invasore dello spazio personale di lei. Sulle labbra un sorrisetto affettato, negli occhi aveva quella scintilla che di solito si trova in un predatore a caccia.
«Serena», disse lui chinando appena il capo, in segno di saluto, «chiunque parli di “gusti di ragazzi davvero niente male” si riferisce a me».
Le orecchie di Serena divennero totalmente rosse a quell’affermazione e vidi come si strinse i jeans nelle mani, pur di rimanere composta.
«Dovresti tornare nell’altra stanza», rispose lei, stampandosi in faccia un sorriso identico a quello di Helel, «credo tu abbia lasciato la modestia sotto al cuscino stamattina».
E nel mentre che Helel sorrideva sornione, ovviamente contento di aver trovato qualcuno che gli sapesse tener testa, che Azrael cercava di camuffare una risata con dei colpi di tosse e che mia madre tratteneva Davide e mio padre dal decapitare il Diavolo; compresi ciò a cui avevo appena assistito: il Diavolo aveva flirtato con mia sorella davanti ai miei occhi; e Serena gli aveva risposto.
Per qualche strana ragione non ci trovai nulla di male.

La tensione non si alleviò di certo dopo che ci fummo seduti a tavola, anzi, quasi peggiorò.
Mio padre e mia madre erano a due capi opposti della tavola; io, Davide e Serena eravamo seduti su un lato - con me e Serena intrappolate tra nostro fratello e nostro padre - con di fronte a noi i due angeli.
Dove Azrael aveva il capo chino, pur di poter evitare di incrociare gli sguardi da avvoltoi di mio fratello e mio padre; Helel aveva la sua attenzione solo su Serena e su come poterle dare fastidio così da non permetterle di mangiare.
Mentre non sapevo come mia madre potesse mangiare tranquillamente, con un sorriso sulle labbra, in quella situazione; io mi stavo chiedendo se avessi potuto tenere una conversazione con la tensione che aleggiava sul tavolo da ben venti minuti, ero sicura che sarebbe stata una compagnia migliore di quella che avevo intorno.
I miei nervi arrivarono al limite quando mia sorella, dopo che Helel gli aveva dato fastidio per l’ennesima volta in dieci minuti, aveva cercato di dare all’angelo un calcio sotto al tavolo; ma l’unico risultato che aveva ottenuto era stato quello di fare sobbalzare tutti i piatti e di far saltare della pasta al pesto casareccio dal mio piatto sulla mia maglietta bianca… Bianca e pulita.
«ORA BASTA E CHE CAZZO!» Urlai lasciando cadere la forchetta nel piatto e sbattendo i palmi aperti sul tavolo.
«Eva!» Esclamò indignata mia madre. «Non usare parolacce!»
«Non è questo il momento, mamma». Le feci notare, indicando gli altri cinque con le mani. «Starei cercando di mettere a posto la situazione». Aggiunsi, con il tono che di solito hanno le persone in preda a una crisi di nervi.
«Primo: papà e Davide piantatela di arrostire A ed Hel con gli sguardi, non sarete di certo voi a far sì che i due se ne vadano dal mio appartamento.
«Secondo: Helel stacca gli occhi da Serena per cinque secondi e piantala lì di importunarla, prima che lei ti faccia male. Non sembra ma è da quasi sei anni che pratica Capoeria.
«Terzo: Azrael alza la testa e mangia composto».
Ordinai con quel tono autoritario da “mamma” che non mi piaceva usare.
I quattro uomini mi guardarono un attimo tra l’allibito e lo sconvolto, ma poi seguirono i miei ordini senza fiatare. In pochi minuti, finalmente, la tensione che prima aleggiava nella stanza scomparve: Azrael, anche se ancora imbarazzato per la sua prima impressione, stava chiacchierando con mio mio padre e mio fratello su un programma TV che tutti e tre guardavano; Helel si era perso con mia madre, che gli stava spiegando alcuni trucchi da poter utilizzare in cucina; mentre io e mia sorella finalmente avemmo il tempo di metterci al pari con le nostre cose da donne.
Cercai di farmi dire la sua prima impressione di Helel, ma con scarso successo.


3rd POV - Azrael

«Ah! Da quanto non facevo un’abbuffata del cibo di mia sorella!» Esclamò Serena stiracchiandosi. «Mi era mancato tanto!»
«Vuoi dire che non ti piace il cibo che cucino io, figlia?» Chiese Cecilia con tono melodrammatico. «Così mi ferisci il cuore!» Aggiunse e fece finta di svenire con una mano sul cuore.
L’Angelo della Morte sorrise e ridacchiò alla scena.
Doveva ammettere che la famiglia di Eva era fantastica, non avevano il solito rapporto genitori-figli che somigliava a una dittatura - in parte era così, ovviamente si vedeva quanto i figli rispettassero i genitori e avevano paura dei loro rimproveri - ma un rapporto che si avvicinava più a quello di un gruppo di amici.
E di certo, Azrael si era accorto, dopo neanche dieci minuti che Giacomo e Davide avevano smesso di cercare di ucciderlo con lo sguardo, da dove Eva avesse preso la sua dose di sarcasmo: tra sua madre e suo padre era inevitabile che i loro figli diventassero re e regine indiscussi di quell’arte.
«Mamma sai che intendevo!» Esclamò la piccola di casa Rossi, esasperata dal comportamento della madre.
Azrael si soffermò un attimo sulla figura della diciassettenne fulva.
L’uomo dagli occhi neri sapeva bene cosa era successo neanche due ore prima quando Serena ed Helel si erano conosciuti: suo fratello maggiore aveva avuto il così detto “colpo di fulmine”, aveva trovato quella persona che avrebbe occupato il suo cuore per il resto dell’eternità.
Alla faccia della pedofilia.
Pensò divertito il giovane angelo.
«Ehi, Mr. Occhi belli», richiamò la sua attenzione la giovane umana, «smettila di fissarmi, non voglio avere una sorella maggiore gelosa che cerca di uccidermi durante la notte».
Azrael a quell’affermazione sgranò gli occhi e iniziò a tossire: gli era andata di traverso la saliva. Dall’altra parte del tavolo, di fianco alla responsabile, le orecchie di Eva stavano fumando da quanto la donna era rossa in viso.
«È-È-È meglio sparecchiare». Disse quest’ultima, cercando disperatamente di togliere l’attenzione da lei e l’Angelo della Morte e quello che poteva esserci o no tra di loro. Di certo non voleva parlarne con il diretto interessato!
«Oh! No, no, no». La interruppe Giacomo, quando lei era già in piedi e con un paio di piatti in mano. «Ora tu prendi il cappotto e vieni con me a fare una passeggiata». La informò. «Abbiamo tante cose di cui parlare, cara».
Azrael, che aveva appena smesso di tossire, iniziò la sinfonia da capo, comprendendo ciò di cui l’uomo voleva discutere con la figlia.
«Tranquilli andate», disse loro Cecilia, «ai piatti sporchi e alla tavola penseremo io e Rena».
«Vi aiuto anch’io», aggiunse Helel.
Eva sbuffò, rossa in viso e rassegnata al imbarazzante conversazione che si sarebbe svolta con il padre.
«Va bene». Aggiunse e, posati i piatti, si diresse all’appendiabiti accanto alla porta. Suo padre era alle sue spalle e la seguiva neanche fosse stata la sua ombra.
«Ci vediamo dopo!» Salutarono i due in coro prima di uscire di casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Azrael si era appena alzato - con l’intento di aiutare il fratello, Cecilia e Serena a sparecchiare - quando una mano lo fermò.
«Non così veloce». Disse la voce di Davide alle sue spalle.
Il Mietitore guardò oltre la sua spalla e vide come l’uomo avesse uno sguardo quasi da psicopatico negli occhi. Azrael dovette ammettere a sè stesso che il ragazzo dai capelli fulvi lo stava spaventando in quel momento, e lui era un angelo.
«Dobbiamo parlare io e te».
Detto ciò l’umano trascinò di forza l’angelo nel bagno e richiuse la porta alle loro spalle. Di certo lì nessuno li avrebbe disturbati. Magari Serena avrebbe fatto qualche battuta… Avrebbe fatto molte battute; si corresse Davide nei suoi pensieri; ma questo non gli importava: qua si stava parlando della felicità della sua Eva e gli sarebbe andato benissimo passare per uno che aveva appena fatto qualcosa di losco in un bagno.
Anche se Serena sapeva benissimo che lui era demisessuale come lui sapeva benissimo che lei fosse pansessuale.
Azrael finalmente si riprese dal mini rapimento di cui era stato vittima, si raddrizzò la schiena e incrociò le braccia. Per quanto amasse Eva, quella situazione lo imbarazzava molto.
«Di che cosa vuoi parlare?» Chiese, cercando di sembrare più temerario possibile.
Davide lo guardò con un sopracciglio alzato.
«Lo sai benissimo». Gli rispose duro il fulvo.
«Eva».
«Vorrei sapere cosa c’è tra di voi». Lo corresse Davide appoggiandosi con le spalle alla parete e incrociando le braccia al petto.
L’Angelo fece un profondo sospiro prima di sedersi sul water chiuso e massaggiarsi il volto con le mani.
«Non c’è nulla tra noi». Disse l’uomo dai capelli neri, con tono tirato, dopo alcuni minuti di silenzio.
«Potrei essere rincoglionito - a far parte di questa famiglia lo si diventa a un certo punto che lo si voglia o no - ma non sono orbo, Azrael». Gli sibilò contro l’umano, guardandolo storto.
Azrael si morse il labbro inferiore agitato e distolse lo sguardo dall’uomo diritto.
In realtà l’angelo non sapeva esattamente che dire. Cosa c’era tra lui ed Eva? Nulla. O almeno, nulla che si fosse detto. C’era flirt, c’erano abbracci, c’erano baci casti sulla fronte e sulle guance. C’erano ancora notti in cui Azrael le dormiva accanto quando aveva ancora gli incubi. C’erano giorni in cui lei si distanziava, come se avesse paura che rimanendo vicino a lui avrebbe fatto un passo di cui si sarebbe pentita.
«Mettiamola così», gli cercò di spiegare, «da parte mia c’è qualcosa. Forse non l’ho detto ad Eva a parole, ma glielo sto’ mostrando con i fatti e con la mia presenza.
«Da parte sua… Non lo so. A volte sembra che ci sia qualcosa, altre è come stare accanto a un blocco di ghiaccio».
Davide guardò le spalle dell’uomo abbassarsi sconfitte e comprese quello che stava succedendo.
Ho una sorella particolarmente idiota. Pensò Davide.
Era da quando Thomas l’aveva tradita con la sua ex-migliore amica che sapeva che Eva aveva iniziato ad avere problemi di fiducia verso gli altri esseri umani.
Quando pochi mesi prima gli aveva detto che, finalmente, dopo anni, aveva fatto amicizia con un piccolo gruppo di ragazzi universitari ne era rimasto estremamente felice. E, doveva ammetterlo, anche quando aveva presentato i due fratelli come suoi coinquilini aveva pensato che finalmente Eva era tornata a fidarsi degli altri.
Non era così, a quanto pareva.
«Sai come è finita la storia con il suo ex?» Gli chiese dopo che furono rimasti in silenzio per lunghi minuti. L’altro lo fissò un attimo e scosse la testa.
E ovviamente ‘Va non gli raccontato nulla! Argh! Io la strozzo, anche se è mia sorella e le voglio bene.
«Dopo quasi un anno di relazione lui ha tradito mia sorella con quella che lei pensava essere la sua migliore amica». Gli rivelò, nascondendo le mani nelle tasche dei jeans.
Azrael a quelle parole sentì una strana rabbia crescergli dentro. Come aveva usato quel ominide a tradire Eva?! Come aveva potuto tradire una ragazza così perfetta e pura?!
Ma la rabbia sciamò via quando il suo cervello comprese ciò che Davide stava cercando di fargli capire.
«Ha paura». Dichiarò, cercando di capire se aveva interpretato bene il messaggio che il fulvo stava cercando di far passare. «Eva ha paura che io la possa tradire come ha fatto il suo ex».
Davide non disse nulla, semplicemente annuì con il capo.
 

» Angolo Autrice «

E quando si poteva postare un capitolo con questo titolo se non durante Pasquetta? XD Devo ammetterlo, il livello di sarcasmo di questa coincidenza ha spaventato anche me!
Ma veniamo alle cose serie! Finalmente la famiglia Rossi conosce i due angeli! È la prima volta che scrivo un intero capitolo con così tanti personaggi da dover manovrare, e anche se a volte l'ho trovato particolarmente frustrante è stato divertente.
E FINALMENTE sono arrivatu Helel e Rena
<3 <3 La mia ship preferita <3 Ho aspettato così tanto di scrivere di loro due che quasi mi sono commossa quando li ho fatti incontrare. Che ne sarà di loro? Abbiamo capito che Helel è cotto, ma Rena?
Ed Azrael come si comporterà ora che sa la verità su Thomas?
Non dimenticatevi però di Eva! Come andrà il colloquio con suo padre? Giacomo la incoraggerà a mettersi  in gioco o la proverà a persuaderla di buttare fuori casa i nostri amati angioletti?
E non vi sembra che manchi una figura demoniaca da un po'?
Se siete curiosi di come continuerà la storia, continuate a leggere!
Se vorrete lasciare una recensione, non mi offendo mica!
Al prossimo capito,


Axel Knaves

P.S. Buon pesce di Pasqua, in ritardo e buona Pasquetta! Mi raccomando: mangiate come se non ci fosse un domani! :*

 
   
 
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