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Autore: summers001    04/04/2018    2 recensioni
Post-MJ, pre-epilogo | POV Peeta | "Io e Peeta ricominciamo a crescere insieme."
Dal secondo capitolo:
"Aspetta!" la chiamo e sento la mia voce venire fuori con una certa urgenza. "Vuoi restare? Puoi aiutarci a ricostruire la recinsione, tagliare via le erbacce o..." continuo elencando una serie di mansioni che potrebbe coprire senza stancarsi troppo dopo una mattinata di caccia.
Devo essere pazzo, mi ripeto per la milionesima volta in questi ultimi mesi. Hai continuato a provare a parlarle per anni prima della mietitura, per mesi dopo i primi giochi, per settimane dopo i secondi e dopo la guerra. Perché ti aspetti qualcosa di diverso? Perché dovrebbe voler rimanere qui con me questa volta? Tra i detriti, la polvere e i ricordi che tanto la tormentano per di più.
[...] D'altronde la follia non è ripetere gli stessi gesti aspettandosi ogni volta un risultato diverso?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6

 

Bagnato. Bagnato. Freddo. Ma dove sono? E’ Capitol?

“Haymitch!” urla qualcuno affianco a me. E’ Katniss e sembra arrabbiata. Dove siamo? E’ l’arena? Neanche me ne rendo conto che sono già in piedi con le mani davanti alla faccia ed il petto piegato per proteggermi da attacchi all’addome.

Quando metto finalmente a fuoco, vedo Katniss, ancora arrampicata sul letto, che agita le mani per scrollarsi gocce d’acqua da dosso. Ha i capelli zuppi ed i vestiti appiccicati addosso. Davanti a noi il nostro mentore se ne sta in piedi a guardarci con un secchio di latta in mano che finisce di vuotare sul pavimento.

“Così impari, pazza!” dice guardando Katniss ed ignorando completamente me che non sono altro che un danno collaterale alla loro resa dei conti. E’ per questo la secchiata d’acqua? Un altro dei loro stupidi battibecchi?

Katniss si afferra il lembo della sua maglietta e lo strizza sul tappeto in modo teatrale, mi supera come se neanche ci fossi e, faccia a faccia con Haymitch, sembra volergli dire che non è finita, che ci sarà una prossima volta e si vendicherà. Paiono volare scintille tra di loro. Si guardano fissi con simil furia negli occhi, più ardente quella di lei e più saggia quella di lui, fino a quando Katniss perde quella battaglia e se ne va, ma non prima di avergli fatto cadere a terra quello stupido secchio di latta, rompendo così i timpani di tutti.

“E la prossima volta le vostre porcate andate a farle dall’altro lato del vialetto!” le urla appresso lui, ignorando di nuovo me, l’altra metà di quel voi. I vetri della finestra tremano allo sbattere della porta d’ingresso, richiamando la nostra attenzione. Poi finalmente Haymitch abbassa lo sguardo e sembra vedermi.
Forse forse stavo meglio prima. Il suo sguardo mi penetra nel cervello, mi scruta piegando il capo alla ricerca di risposte a domande che non vuole pormi.

“Non è successo niente!” gli dico alla fine per rassicurarlo con tono seccato. Mi metto a sedere sul letto bagnato e lo ignoro io adesso, concentrato come sono ad infilarmi le scarpe. Come si faceva? Prima la destra, poi la sinistra, poi il coniglio con due orecchie gira attorno all'albero e...

“Già, già…” mi risponde lui come se non mi credesse “La prossima volta…” ricomincia poi, distraendomi e costringendomi a ricominciare tutto d'accapo. Due orecchie, gira attorno all'albero e va nella buca. Sì!

“Dall’altro lato del vialetto, ho capito.” Continuo io per lui, chiudendo il discorso una volta e per tutte e me ne vado. Ma che gli importa? Dovrebbe essere felice per me, per noi, o no? Quelle stanze neanche le usa, che importa se ci dorme qualcun altro qui? Cavolo! Ci abbiamo dormito noi. Possibile che realizzi così all’improvviso che ero in questo letto, tra queste lenzuola con Katniss Everdeen? Nessuno potrà mai togliermi il sorriso dalla faccia. E sono riuscito ad allacciarmi anche le scarpe.

Dopo questa notte casa mia non sembra più così vuota ed in un certo senso mi sembra riconoscerla, almeno dall’esterno. Cerco le chiavi prima di ricordarmi di non aver chiuso ieri sera, quando un veloce scalpiccio rovina la quiete della mattina. Mi giro e vedo Sae.

“Peeta!” mi urla ed appena le alzo la mano per salutarla lei si ferma per riprendere fiato. Si piega con le mani rugose sulle ginocchia malconce, boccheggia rumorosamente supplicandomi senza usare una parola di raggiungerla e non farla correre di nuovo.

“Buon giorno!” la saluto cortesemente con un sorriso a trentadue denti, mentre lei si ricompone terminando la sceneggiata.

“Per te.” Mi dice alla fine, senza mezzi convenevoli, tirando fuori dalla tasca del grembiule diverse lettere.

Chi mi scrive? Incuriosito la ringrazio e seduto sui gradini di pietra antistanti la villetta studio la corrispondenza. Sono ben tre lettere: due bianche ed immacolate, sottili, e l'altra gonfia ed azzurrina. Metto da parte l'ultima, più interessante, e comincio dalle altre.

La prima viene dal dottor Aurelius. Riuscirei a riconoscere la carta bianca e sterile con cui compilava le sue ricette ovunque. Si complimenta con me e Katniss per la buona riuscita del nostro libro di cui lei gli ha parlato. Mi ringrazia di nuovo e mi avvisa che arriveranno pacchi con altra carta, colori e tutte le foto che ci servivano.

La seconda lettera è da parte di Delly. Dice di essere a Capitol City, che sta girando il paese ora che può finalmente e che probabilmente tornerà al Dodici quando ci saranno più persone, per insegnare ai bambini, aggiunge. Non riesco a pensare ad una persona più adatta.

La notizia che presto potrei rivedere una vecchia amica mi mette ancor più di buon umore se possibile. Vorrei risponderle o chiamarla per ringraziarla e raccontarle dei miei progressi. Mi è stata vicino nel Tredici e credo di doverglielo. Poi penso a Katniss. Anche a lei glielo devo. Le voglio raccontare tutto degli ultimi minuti, da come ho risposto ad Haymitch a come mi sono sbattuto fuori casa sua, da Sae che mi rincorre per tutto il villaggio alla lettera di Delly ed ai fogli che devono arrivarci.

Mi metto in tasca l’ultima lettera e corro da lei. La porta è aperta come al solito, tutte le luci sono spente e le imposte aperte lasciano filtrare i tenui raggi del mattino, colorando di bianco il salotto d'ingresso.

“Katniss!” la chiamo euforico a tutto volume, ma lei non risponde. “Katniss!” urlo ancora e mi decido a salire le scale ed andare a cercarla. Il mio umore cambia di punto in bianco e tutta l'esaltazione di prima scompare, lasciando il posto ad un'ansia che mi stringe il petto. Continuo a chiamarla e lei continua a non rispondere, scoprendo un’altra parte di me che non ricordavo, quella ansiosa, quella che ha paura in ogni momento che le sia successo qualcosa come quella notte dentro all’orologio o nella grotta. Gli hunger games mi hanno lasciato una cicatrice che sanguina di continuo.

Casa sua si è fatta all’improvviso più grande. Gira tutto e le forme si perdono. Non scorgendola neanche sul letto, varco in fretta e furia la porta aperta della sua stanza, dirigendomi direttamente verso il bagno. La chiamo un’ultima volta prima di scontrarmi contro qualcosa di morbido, bagnato, profumato e più basso di me. E‘ lei. La prendo per le spalle, la guardo e mi tranquillizzo.
Dovrei abbracciarla e dirle di non farlo mai più, di rispondermi e che mi ha fatto quasi venire un infarto, ma non so se va bene, non so se posso e così mi limito a guardarla cercando di controllare il respiro.

“Ciao!” mi dice piano lei imbarazzata, in piedi in accappatoio, tutta bagnata e con le spalle strette nella mia presa.

“Ciao.” Le rispondo io che ancora cerco inutilmente di rallentare i battiti del cuore. La guardo e devo sembrarle così spaesato e perso da farle allungare il dorso della mano che mi sfiora la fronte e mi controlla.

Una manica le scivola morbida come una nuvola fino al gomito. Dall’altro lato la spugna bianca rivela un triangolo di pelle che dalle clavicole si allunga fino al petto, lasciando scorgere la curva appena accennata dei due seni dove un piccolo neo cattura la mia attenzione. Il profumo di sapone comincia a riempirmi le narici, mentre una nube di vapore mi tiene al caldo nella stanza.

La sua mano è fresca e piacevole a contatto con la mia fronte, che quasi mi sento febbricitante. Sulla pelle le scorrono numerose goccioline d’acqua che mi ricordano la rugiada sulle piante al mattino. Katniss è una bellissima alba. Guardarla oggi, adesso, mi regala calma e sollievo, niente a che vedere con la rabbia e la disperazione di quell’io che non riesco a controllare.

“Stai bene?” mi chiede confusa.

“S-sì” borbotto ed abbasso la testa perché adesso sono io quello imbarazzato che non riesce a guardarla negli occhi. Mi rendo conto che le mie dita la stanno ancora stringendo ed allora mollo la presa e mi porto le mani alla bocca, fingendo di grattare qualcosa tra i baffetti ispidi che mi stanno appena crescendo. Sapevo essere un attore migliore. “Scusa.” Le dico alla fine, rinunciando a tutti i miei tentativi dissimulatori. “Quando sei pronta vieni di sotto.”

Katniss mi fa cenno di sì con la testa, quindi fa qualche passo all’indietro e torna in bagno, mentre io le chiudo dietro la porta e ci sbatto contro la testa. Stupido, stupido, stupido. E non le hai ancora detto di Delly.

Al piano di sotto sfoglio le poche pagine del nostro libro. Lo abbiamo rilegato con un filo di cotone cercando di replicare in tutto e per tutto quello del padre di Katniss, ma ci manca una copertina ed è tutto in disordine. Riflette me e lei in fin dei conti.

Non passa molto tempo che lei mi raggiunge. Ha ancora il suo passo felpato e devo aspettare di vederla per sapere che è qui. I suoi capelli non sono più bagnati, indossa una maglia di lana grigia, vecchia ed infeltrita in cui sembra ancora ballare dentro. Da sotto spuntano come spilli le gambe lunghe che invece stanno recuperando tono, merito delle tante passeggiate nei boschi.

Katniss va in cucina, porta del pane vecchio e cioccolata per entrambi e mi si siede accanto sul divano. Sgranocchiamo in questa luce eterea del mattino che filtra dalle tende col suono del distretto che si risveglia a farci da colonna sonora.

Katniss nasconde i piedi tra i cuscini e si sfrega le mani. Quando mi guarda le sue labbra accennano ad un sorriso indeciso. Si sta ancora riadattando alla vita e così sorrido io più risoluto per farle coraggio. Pochi secondi e s'illumina anche lei, curva le labbra e le nasconde dietro ad una mano, mentre l'altra è schiacciata tra la sua coscia ed il divano per riscaldarsi. Senza pensarci le afferro entrambe le mani, me le porto alla bocca e le riscaldo io senza rompere il contatto visivo.

Mi guarda negli occhi e non mi lascia. I capelli che le cadono dritti ai due lati del capo le fanno risaltare il rossore delle guance, ma nonostante l'imbarazzo Katniss resta ferma, rigida e riconosco la cacciatrice che vive sotto la sua pelle.

Quando le lascio andare le mani, due dita le cadono sul mio mento e lei comincia a fissarle come se fossero la cosa più interessante del mondo. E' curiosa, come lo ero io delle sue labbra solo il giorno prima. Mi sfiora e poi decide che è abbastanza e si ritrae.

Non so se tirare un sospiro di sollievo o disperarmi.

“Continuiamo il libro?” le chiedo alla fine per distrarmi senza pensarci troppo su.

“Sì, certo.” risponde subito e sbrigativa lei, scivolando a terra sul tavolino e disponendo tutti i fogli in quel solito ordine caotico in cui si trova a suo agio.

“Qualche richiesta?”

“I vecchi tributi?” propone “Mags?” aggiunge in un tentativo di personalizzarli, di non limitarli solo agli Hunger Games.

“E Mags sia!”

Lavoriamo per i fatti nostri per un po'. Cerco di pensare a Mags, alle sue esche, ai capelli bianchi e quello sguardo dolce che amava tutta Panem. Traccio linee e sfumature e mi perdo tra le matite. Piano piano l'atmosfera cambia: una luce giallina fa capolino dalla finestra, puntandomi proprio un occhio, obbligandomi più volte a spostarmi. Katniss invece continua a scrivere fino a riempire una pagina intera che copia e ricopia un'infinità di volte fino ad ottonere finalmente un foglio pulito.

Quando la porta si apre ed entra Haymitch, in una mossa che sembra quasi studiata perdiamo entrambi il segno di quello che stavamo facendo e guardiamo verso di lui, per poi tornare sui nostri fogli.

“Ehi, maleducati!” ci appella lui. Alzo di nuovo gli occhi confuso, indeciso se stia parlando di stanotte o di adesso. Katniss prova invece ad ignorarlo.
Haymitch prende posto dietro di noi sul divano. Ha ancora una bottiglia in mano, questa volta sembra birra e quindi non deve essere completamente ubriaco. La sua scelta di bevande mi fa tirare un sospiro di sollievo ultimamente. Pare aver ridotto i super alcolici per passare gradualmente prima al vino e poi alla birra. Mi chiedo se abbia intenzione di smettere o se le sue scorte si siano semplicemente ridotte.

“E’ Mags?” chiede dopo qualche minuto, indicando il disegno che sto cercando di terminare. Il suo alito mi arriva al collo come una ventata calda e disgustosa che mi fa storcere il naso. Sa di vino scadente e vomito e mi fa rimuginare di nuovo sulle sue pessime scelte.“No, no, no.” Si continua a lamentare lui. “Gli occhi più piccoli” mi istruisce “e le mani più…” continua alla ricerca di un termine ed intanto mima un gesto, che forse mi ricorda proprio della donna, con una mano dentro l’altra e quasi ad altezza del petto. “Capito?” farfuglia alla fine.

“Credo di sì.” Gli rispondo. In realtà no, ma va bene, forse forse mi ha fatto venire un’idea.

“E tu che combini?” chiede a Katniss, sporgendosi per sbirciare prima che gli arrivi la risposta.

Katniss lo guarda e nelle sue pupille brucia ancora il fuoco che una secchiata d’acqua gelida non è riuscito a domare. Sta per rispondere e dalla sua espressione intuisco che quello che dirà sarà un'altra battuta cattiva ed acida che riaprirà la guerra. Non sopporto vederli litigare e prendo la parola al posto suo.

“Lei scrive, io disegno.” Rispondo ad Haymitch per semplificare le cose.

Li guardo entrambi. Prima lui e poi lei ed aspetto che uno dei due mi dia dello stupido per aver ripreso la parola ed averli oscurati entrambi. E’ in momenti come questi che sento la mancanza di Effie. Lei riusciva a contenerci tutti, sapeva come prendere ognuno di noi. E’ il collante che manca tra noi tre.

Alla fine sembrano entrambi soddisfatti e, mentre Katniss torna alla sua occupazione, Haymitch dice qualcosa di sorprendente. “Volete una mano?”

Finiamo così tutti e tre a lavorare sul libro. Io disegno, Katniss continua a scrivere tutto quello che ricorda: le esche, il suo sacrificio prima per Annie poi per Finnick, il suo modo accondiscendente di fare o quello di comunicare. Di tanto in tanto invece Haymitch corregge me e racconta qualche aneddoto di cui nessuno di noi due altri eravamo a conoscenza, aggiungendo pezzetti di storia alle nostre pagine.

Siamo così presi che non ci rendiamo conto come il tempo passi. Abbiamo superato l’ora di pranzo e solo quando ci fermiamo con gli occhi che bruciano, le nostre pance iniziano a brontolare.

Nel frigo abbiamo gli avanzi conservati dalla cena prima. Katniss si alza, accende il forno e ce li mette dentro. Nel frattempo mi ricordo della busta azzurrina e la tiro fuori dalle tasche. Con accortezza faccio per aprirla senza rompere la carta e mi vuoto il contenuto sulle gambe. Ci sono due fogli dentro, molto sottili e ripiegati più volte. E' carta del Distretto Quattro ed in mezzo al mazzo spicca invece una foto, quadrata col bordo inferiore bello spesso, scattata forse da una macchina istantanea.

“Chi ti scrive, ragazzo?” mi chiede Haymitch incuriosito. Lo capisco, le uniche persone che vorrebbero scrivere a noi tre sono tutte in questa stanza. Persino Katniss si incuriosisce e ci raggiunge.

“E’ Annie.” rispondo e gli allungo la lettera con la foto che mi strappa quasi di mano per la fretta.

L’immagine mostra una Annie visibilmente incinta, che si tiene la pancia ed incredibilmente sorride. Accanto a lei c’è Johanna, ben messa in posa con una mano attorno alle sue spalle e sorride anche lei. Sembrano entrambe stare meglio. Dietro di loro il mare azzurrino del Distretto Quattro completa la cartolina. E’ un quadretto delizioso che mi mette di buon umore. È un’altra fantastica testimonianza di vita che va avanti a dispetto di tutto e nel migliore dei modi.

Non tutti però devono essere d’accordo. Dietro il mio mentore con il collo allungato Katniss guarda prima la foto e poi me. Sul suo viso riesco a leggere una serie numerosa di emozioni: prima confusione, poi incredulità, scetticismo e alla fine, per qualche strana ragione, rabbia.

“Guarda, guarda.” Fa Haymitch con un mezzo sorriso stampato sul viso “Centro al primo colpo!” dice compiaciuto e mi strizza l’occhio alla ricerca di un qualche tipo di solidarietà maschile.

“Finnick è…” comincia Katniss mettendosi tra noi due. Lo so che vorrebbe dire: Finnick è morto e adesso nel mondo c’è un altro bambino senza padre. Avrebbe dovuto stare attento, non avrebbe dovuto sacrificarsi, avrebbe dovuto dircelo, non avrebbe dovuto sposarsi…

Katniss disapprova ed ha ragione, ma non le lascio il tempo di finire, non questa volta. “E’ stato veloce.” Rispondo allungando un occhio verso Haymitch, sperando che il nostro scherzare le tolga quel broncio dal viso.

“Fate schifo.” Dice invece a tutti e due e si volatilizza lasciandoci soli.

“Non si può dire che abbia perso il suo caratterino.” Sospira Haymitch mentre spiega la lettera “Sempre la sorella?” chiede fingendo interesse e poi invece comincia a leggere. Sorride man mano che gli occhi gli corrono sulle parole.

“O il padre.” Ipotizzo io.

Haymitch alza gli occhi, mi fa un cenno distratto col capo e poi riprende la lettura. Il sorriso gli si apre sul volto ed il discorso cade. Non ho avuto il tempo di guardarla e voglio sapere anch’io cosa dice, così gli giro attorno, prendo il posto di Katniss e leggo più veloce che posso, prima che lui cambi pagina.

“Che fai, non vai a controllare?” mi chiede il mio mentore, nascondendomi quasi i fogli. Se non lo conoscessi abbastanza direi che si preoccupa anche lui per la nostra ragazza di fuoco!

Quando Haymitch si preoccupa per Katniss, fa la stessa cosa di quello che fanno i ragazzi del distretto: si rivolge a me. Qualunque cosa la riguardi, suppone sempre che io debba sapere cosa fa o cosa le succede. E’ come se tutti attorno a noi abbiano deciso che siamo una strana coppia, non in senso romantico, ma come compagni di vita. Siamo due pezzi spaiati e rotti di meccanismi simili, che stranamente insieme fanno girare qualche ingranaggio.

Katniss ha un problema? E’ a Peeta che chiedono cos’ha e di andare a controllare. Sono il primo filtro che hanno gli altri per raggiungere lei e viceversa. Quando sono stato io quello a letto, è a lei che tutti hanno chiesto che mi fosse preso.

E’ strano. Non ci sono abituato. E’ come perdere parte della propria identità, quando io stavo già disperatamente cercando di ritrovarla. Eppure mi piace, mi dà una certa adrenalina, una scossa che fa il solletico.

Quando arrivo al piano di sopra, trovo Katniss nel suo letto distesa su un fianco con una mano sotto al cuscino e l’altra chiusa a pugno sul petto coi capelli le coprono il viso.
"Lo so che non stai dormendo." le faccio come si fa coi bambini, quando non vogliono andare a scuola o affrontare le loro piccole realtà. Katniss si rigira a guardarmi. Il naso che spunta tra i capelli li separa come se fossero una tendina, rivelando il suo viso nascosto dietro alle quinte.
“Allora,” le dico sedendomi sul letto accanto a lei “me lo vuoi dire che succede?”

Katniss alza gli occhi, mi guarda e ci pensa fino a che si decide e con uno sbuffo comincia a parlare. “Mia madre.” comincia e mi indica con un cenno del capo una serie di lettere accanto al comodino.

La sua risposta enigmatica mi lascia con ancora più dubbi di prima. Mi alzo ed afferro il blocco. Su tutte le buste c’è un francobollo di Capitol City, che conosco bene, da parte del dottor Aurelius. Solo una busta spicca tra tutte: è azzurrina proprio come quella che mi ha mandato Annie, ma riporta una firma completamente diversa. E' della signora Everdeen. Un'unica lettera, solo una e proveniente dal distretto Quattro, il posto in cui evidentemente ha scelto di stare, lontano da qui per andare avanti cercando di ignorare quella vita in cui c'era anche Prim con loro.

“Si è dimenticata di avere una figlia" mi dice allora con voce furente, afferrando un cuscino e tenendoselo stretto al petto, dove forse le manca qualcosa. Istivamente penso a Prim e vorrei quasi dirle che non è possibile che l'abbia dimenticata, che è lì proprio perché non ci riesce, ma subito capisco che non era alla sua sorellina che si riferiva. Parla di sé stessa, del fatto che sia rimasta orfana con un genitore in vita. Sento solo perfino dalla sua voce quanto ha bisogno di sua madre per piangere sua sorella, ma lei non c'è. Fuggita di nuovo, ha preferito di nuovo qualcun altro a lei.

Mi sento ferito come deve sentirsi pure lei. Vorrei piangere e strappare questa lettera e quella di sotto e mi chiedo come abbia fatto lei a trattenersi.
Mi giro a guardarla ed ha ancora le labbra contratte in uno sforzo rabbioso e disperato di contenere le sue emozioni dentro.

“Non guardarmi con quella faccia.” Si lamenta poi, come se persino la mia faccia le facesse saltare qualche corda in questo precario equilibrio.

Non so davvero a quale faccia si stia riferendo, ma ha una voce da bambina capricciosa ed il suo stringere il cuscino mi fanno ridere e non riesco a trattenermi, facendomi dimenticare subito di tutto il resto. “Ho solo questa!” mi lamento, ma non attacca ed allora mi faccio serio di nuovo. "Io non ti lascerei mai qui da sola." le dico e le accarezzo una guancia morbida.

Katniss sorride, chiude gli occhi e si lascia coccolare. "Lo so." risponde solo.

Lo sa.

 



Angolo dell'autrice
​Ragazzi, perdonate l'importante ritardo, ma ho avuto un (chiamiamolo così) problema col PC -.- Ho dovuto letteralmente comprarne uno nuovo ed ecco il risultato. 
​Dunque, non è un capitolo emozionante come gli altri a mio parere. I capitoli di passaggio sono sempre così. Mi serviva per creare più intimità (es Peeta che non si fa problemi a prendere le mani di Katniss per riscaldargliele) e per mostrare Kat sempre più curiosa ed intraprendente. Prometto progressi nel prossimo capitolo e soprattutto di essere puntuale :) 10 giorni!
​Fatemi sapere se questo vi piace o no. Bacioni e abbracci xoxo

  
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