Serie TV > Veronica Mars
Segui la storia  |       
Autore: JEH1929    09/04/2018    1 recensioni
"Perché, per quanto si cerchi di fuggire dal passato, di lasciarselo alle spalle, quello è sempre lì dietro l’angolo, pronto a richiamarti indietro alla minima deviazione.
Non posso sfuggire all’attrazione fatale di Neptune."
Fanfiction ambientata 5 anni dopo la fine della terza stagione, senza tenere conto del film e dei libri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan Echolls, Un po' tutti, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dopo essere scesa dall’aereo, mi dirigo verso il gate di uscita. Il sole accecante di Neptune, dopo il cupo grigiore di New York, mi sembra ancora più brillante. Nonostante il volo in prima classe prenotatomi da Logan, sono comunque molto stanca e non vedo l’ora di poter dormire nel mio letto. Mi stupisco di come abbia rapidamente considerato il letto della casa di mio padre come il mio. Ripenso all’appartamento di San Diego, ai miei colleghi e a Frank, ma abbandono rapidamente il pensiero. Cosa succederà se non dovessi riuscire a risolvere il caso? Il pensiero di Logan in prigione mi tormenta. Eppure siamo a un vicolo cieco. Perfino il mio viaggio a New York è stato del tutto inutile, tranne per il fatto che ho scoperto il motivo per cui Logan sembra avere tanto a cuore Ann Carley. È maledettamente intelligente, oltre che bella da mozzare il fiato.
Mi fermo al bar a prendere una tazza di caffè, tanto so che Wallace non può venirmi a prendere prima di mezz’ora, visto che deve uscire da scuola. Ripenso al sorriso comparso sulle labbra di Jackie mentre parlava con Wallace nella mia stanza d’albergo e non posso fare a meno di sentirmi rincuorata. Almeno a qualcosa sono servita: ho aiutato il mio migliore amico a ritrovare l’amore della sua vita ed ho aiutato una mia vecchia amica ad uscire da una situazione pericolosa. So che Wallace ha prenotato un volo per questa sera e che domattina sarà a New York per aiutare Jackie e Winston. Questo non può che rendermi felice.
Poi ripenso alla strana telefonata di mio padre prima della partenza del mio volo. Sembrava molto eccitato, come se fosse successo qualcosa di importante durante la mia assenza. Tuttavia non ha potuto dirmi molto di più al telefono e ha detto che mi aggiornerà non appena arriverò a casa o quando lui tornerà dall’appuntamento. Ed è questo il motivo per cui non è potuto venire a prendermi ed ha incaricato Wallace di farlo. Guardo ansiosa l’orologio, in attesa dell’orario indicatomi dal mio amico, impaziente di arrivare a casa e scoprire la grande novità, probabilmente riguardo al caso di Duncan. Un brivido mi attraversa la schiena al pensiero, con tutto quello che ho dovuto fare nelle ultime ventiquattro ore non credo di aver ancora ben metabolizzato il suo ritorno.
Finalmente l’orario tanto atteso arriva. Finisco di bere il caffè in fretta e mi trascino verso l’uscita. Tuttavia Wallace spicca per la sua assenza. Provo a chiamarlo, ma scatta immediatamente la segreteria telefonica, alla fine mi rassegno a prendere un taxi, probabilmente c’è stata qualche incomprensione sull’orario. Proprio mentre compongo il numero per chiamarne uno, noto l’auto nera parcheggiata in disparte e l’uomo che ne esce fuori. Indossa gli occhiali da sole e un buffo cappello e mi sorride. Quando si avvicina e mi prende la valigia non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
- Mi trovi divertente? – chiede Logan, mentre ci dirigiamo verso la sua macchina.
- Direi di sì. – rispondo, continuando a sghignazzare.
- Sai, non volevo che qualcuno mi notasse.
- Forse in questo modo ti noteranno meglio. – gli sorrido.
E lui ricambia il sorriso, aprendomi in modo galante lo sportello dell’auto.
Quando si siede dall’altro lato, elimina cappello e occhiali e mette in moto, mi decido a parlare.
- Che ci fai tu qui? – chiedo.
- Cosa? Wallace non ti aveva avvertito?
- Avvertito?
- Mi ha chiamato un’ora fa, dicendomi di venirti a prendere all’aeroporto perché lui aveva un impegno improrogabile.
Dannato Wallace! Da quando si mette a fare il Cupido? Forse da quando mi metto a farlo anche io, rifletto.
- Non mi aveva avvertito. – rispondo.
Logan alza le spalle, sorridendo di nuovo.
Mi rendo stranamente conto che mi è mancato, in queste ore di lontananza. Eppure, considerando che in questi cinque anni non ne ho avuto nostalgia neanche una volta, lo trovo ben strano. Ma davvero non mi è mai mancato in questi cinque anni? Scaccio il pensiero, decidendo di mettermi a parlare.
- Ho visto Ann.
- Ah, - ha un tono di nervosa attesa, che mi irrita, - e come è andata?
- Ha un alibi.
Lo osservo con la coda dell’occhio, cercando di non farmi notare. Stringe il volante più forte, in attesa. Ma sembra visibilmente sollevato, come se la notizia che gli ho appena dato fosse la migliore del mondo, come se gli avessi appena detto di aver trovato il modo per scagionarlo, invece che un altro vicolo cieco. È veramente fin troppo sollevato.
- Era a New York con il tuo amico Bobik. – lancio la bomba, aspettando di vedere la sua reazione.
Ma la reazione non arriva, anzi sembra ancora più sollevato. Inarco un sopracciglio, interdetta.
- Non pensavo che Ann potesse essere un’assassina. – risponde.
- Penso che lei sia ancora innamorata di te. – mi pento di quello che ho detto ancora prima di aver finito di parlare.
Logan distoglie per un secondo lo sguardo dalla strada, cercando di incrociare il mio, ma, visto che io lo evito accuratamente, torna a fissare la carreggiata.
- Che vuoi dire? – chiede.
- Niente.
Il silenzio si protrae per qualche imbarazzante minuto. E io maledico di nuovo Wallace.
 
 
Quando Wallace mi ha chiamato per chiedermi di andare a prendere Veronica, quasi non potevo credere alle mie orecchie. So che gli amici di Veronica non sono mai stati miei grandi fan, specialmente dopo quella storia del video e il modo in cui avevo ridotto Piz. In fondo Piz era il migliore amico di Wallace, potevo capire che ce l’avesse con me. E mi era anche chiaro che non potevo fargliene una colpa, se non poteva considerarmi un buon fidanzato per Veronica. Le avevo sempre portato una quantità non indifferente di guai. Per questo ero rimasto davvero molto stupito. Eppure lui aveva insistito molto perché fossi io ad andare.
Quando vedo Veronica uscire dall’aeroporto mi rendo improvvisamente conto che mi è mancata. Nei cinque anni in cui non ci siamo visti mi è mancata diverse volte, ho spesso sentito la necessità di vederla, ma mi sono sempre trattenuto. Sapevo che lei non sarebbe mai stata felice di vedere me. Ma adesso…
Quando mi nota scoppia a ridere, di fronte al mio ridicolo cappellino e agli occhiali: adesso sembra felice di essere con me. Mi ritrovo a ridere a mia volta e mi sento felice. È strano, data la mia condizione attuale; la felicità è l’ultima cosa che dovrei provare eppure adesso lo sono.
Quando si mette a raccontarmi di Ann, però, sembra lievemente nervosa, quasi a disagio. La osservo con la coda dell’occhio e non posso fare a meno di notare che sta stringendo un po’ troppo forte la tracolla della sua borsa, le nocche sono quasi bianche. Eppure non è per niente da Veronica palesare le sue emozioni in questa maniera. E non sembra neanche accorgersene. Per un attimo penso che Ann possa essere colpevole. Mi vedo davanti il suo bel volto, con le labbra carnose e quasi sempre color rosso vermiglio, l’ultima volta che l’ho vista, la sua scenata, la sua rabbia. E mi sento di nuovo in colpa nei suoi confronti. È eccentrica, forse leggermente pazza, ma non posso credere che sia stata lei a farmi una cosa del genere. Non dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Le ho aperto il mio cuore, rivelandole perfino le cose che tenevo più in profondità, addirittura alcune cose che non riesco ad ammettere del tutto neanche a me stesso. Lei era innamorata di me, ma io non sono mai riuscito a ricambiarla. Nonostante tutto le ho sempre voluto bene e per me rimarrà sempre una persona importante. Non posso davvero credere che sia stata lei a farlo.
- Ho visto Ann. – dice Veronica
- Ah, - riesco a dire, in attesa, - e come è andata?
- Ha un alibi.
Stringo il volante, tirando un sospiro di sollievo.
- Era a New York con il tuo amico Bobik. – dice e poi mi guarda, in attesa.
Non mi importa dove si trovava, l’importante è che non sia coinvolta.
- Non pensavo che Ann potesse essere un’assassina. – rispondo.
- Penso che lei sia ancora innamorata di te.
L’affermazione di Veronica penetra nell’abitacolo dell’auto, come un coltello. Distolgo per un secondo lo sguardo dalla strada, cercando di incrociare il suo, ma lei mi evita accuratamente e quindi torno a fissare la carreggiata. Non riesco proprio ad afferrare il senso di quello che ha detto e soprattutto del tono in cui lo ha detto.
- Che vuoi dire? – chiedo.
- Niente.
Il silenzio si protrae per diversi secondi. L’atmosfera si è fatta di colpo tesa. Veronica continua a fissare fuori dal finestrino, evitando di voltarsi nella mia direzione.
- Che cosa abbiamo intenzione di fare adesso? – chiedo, tanto per rompere il silenzio.
So che Veronica non ha idea di quale possa essere la prossima mossa, altrimenti me lo avrebbe detto. Ann era la nostra ultima risorsa.
- Non lo so.
Rimango in silenzio, facendo un sospiro. Finalmente lei si volta nella mia direzione.
- Non ho intenzione di rinunciare. – dice.
La guardo e capisco che è veramente determinata. Non so come, ma quello che ha appena detto riesce a farmi sentire meglio. So che se Veronica ha deciso di arrivare in fondo alla faccenda allora ce la metterà davvero tutta e non mi abbandonerà fino alla fine. E Veronica ha risolto tutti i suoi casi. Finché lei sarà con me, c’è sempre una possibilità di arrivare alla conclusione di questa brutta faccenda. Le sorrido, lei ricambia ed io mi sento di nuovo felice.
 
 
Mentre salgo le scale non posso fare a meno di ripensare a quello che Logan ha detto durante il viaggio di ritorno dall’aeroporto. È rimasto meno sconvolto del previsto dal fatto che Ann fosse con Bobik, eppure era molto sollevato nello scoprire che lei non è colpevole di niente. Mi rendo conto di provare un certo sollievo. Anche se non riesco a capire perché.
Tuttavia adesso mi devo concentrare sulla prossima mossa, visto che Ann è del tutto scagionata. Chi altro poteva aver accesso al garage di Logan?
Sento qualcuno avvicinarsi alle mi spalle; ficco la mano nella borsa alla ricerca del taser, voltandomi di scatto.
- Glielo hai detto?
Riconosco la voce del mio “assalitore” e mi rilasso all’istante. Gli occhi azzurri di Duncan mi fissano da sotto un cappello nero con la tesa. Indossa anche un maglioncino nero a collo alto. Come al solito non è molto bravo a non farsi notare, finendo per essere più visibile che se si vestisse normalmente. Chi è che va in giro con un maglioncino a collo alto in una giornata calda come questa?
- Scusa se ti ho spaventata. – dice.
- No, non ho detto niente a Logan. – rispondo alla sua domanda di prima.
- Qualche progresso nel suo caso?
Scuoto la testa, scoraggiata.
- Riuscirai a tirarlo fuori dai guai, come fai sempre.
Il sorriso rassicurante di Duncan mi rimanda indietro di circa dieci millenni e mi ritrovo ad essere la ragazzina quattordicenne che si era innamorata di lui.
- Che ci fai qui? – gli chiedo, scuotendomi dai miei pensieri.
- Tu padre mi ha chiamato, dicendomi che c’era una cosa importante che voleva dirmi.
Mi concentro immediatamente, ricordandomi quello che mi ha anticipato mio padre quando ero a New York, che forse era entrato in possesso di una prova fondamentale.
- Ti ha detto di che si tratta? – chiedo.
Duncan scuote la testa.
- Andiamo.
Apro la porta. Nell’appartamento c’è mio padre, oltre a Clarence Wiedman e Cliff McCormack, che mi saluta con un cenno e un sorriso.
- Ah Veronica, sei già tornata? – mio padre non sembra troppo felice di vedermi.
Annuisco.
- Wallace ti ha riaccompagnata?
- Sì, certo. – non so perché sto mentendo, ma in questo momento mi sembra la via più semplice. Duncan mi lancia un’occhiata in tralice, ma non dice niente.
- Ho trovato Duncan per le scale. – dico.
- Qualcuno ti ha visto? – chiede Clarence Wiedman, sospettoso, esaminando con occhio critico l’abbigliamento di Duncan.
Lui scuote la testa.
- Che avete scoperto? – chiede poi.
Mio padre alza gli occhi verso Cliff.
- Credi sia il caso di coinvolgere Veronica? – gli domanda, come se non fossi nella stanza.
Aggrotto le sopracciglia e sto per replicare, quando Duncan mi precede.
- Pensavo che ne avessimo già parlato. Ormai non mi sembra più il caso di nasconderle niente.
Gli rivolgo un sorriso, prima di tornare a fissare mio padre in cagnesco, che alza le mani in segno di resa.
- Prima guardate, poi vi spiegherò.
Si inginocchia e aziona il videoregistratore, mentre io e Duncan ci spostiamo dall’altra parte della stanza per poter vedere meglio.
La scena riprende un ascensore con le pareti verdi e marroni e un pannello con una foresta di alberi che sembrano pioppi. Si vede un uomo in un angolo. Sussulto, riconoscendo Aaron Echolls; poi, io entro nell’ascensore…
 
 
Indossavo un impermeabile beige e guardavo il cellulare. Ricordo che stavo cercando di contattare Mac, per avvertirla del pericolo riguardante Beaver. Preoccupata com’ero, non mi ero accorta della presenza di Aaron nell’ascensore, fino a quando lui mi aveva rivolto la parola.
- Ciao, Veronica.
Avevo alzato gli occhi, sussultando. Aveva in mano una bottiglia di champagne e due calici, probabilmente per festeggiare il suo rilascio immeritato.
- Beh, non essere così sorpresa. È una piccola città…
Aveva fatto una piccola pausa.
- Ora che non sono più in prigione, può capitare di incontrarsi qualche volta. – aveva concluso, con un sorrisetto.
- Dovrò stare più attenta a dove vado, allora. – avevo replicato.
- Beh, è un paese libero… I padri fondatori sapevano il fatto loro.
Si era interrotto per qualche secondo, avvicinandosi a me, un sorriso sulle labbra che non arrivava agli occhi.
- Libertà. Ah… così dannatamente dolce. Mi piace
L’aveva detto con gusto, come se stesse assaporando ogni singola parola.
- Anche a Lilly piaceva. Peccato che tu l’abbia uccisa. – avevo risposto.
Aaron si era fatto serio.
- Sai, posso capire perché eravate così buone amiche. Siete così simili. Parlate sempre senza filtri.
Si era avvicinato ancora, con aria minacciosa.
- Sai, credo sia stata la parte migliore, il giorno che l’ho colpita col posacenere, sapere che, una volta per tutte, sarebbe stata finalmente zitta.
Poi era suonato il campanello dell’ascensore ed Aaron era sceso, augurandomi una buona giornata. Io avevo continuato a salire, in quel momento la mia priorità era salvare Mac e non avevo tempo per altro.
 
 
Il video si interrompe bruscamente ed io mi volto verso mio padre.
- Come ne sei entrato in possesso? – chiedo, stentando a controllare la voce.
- Tracy Rees. – risponde, come se dovessi capire al volo di chi si tratti.
- Chi sarebbe?
Duncan è come sbiancato e sembra incapace di proferire parola. La morte di Lilly deve essere ancora molto dolorosa per lui, specialmente visto che è ufficialmente accusato del suo omicidio.
- La figlia di Anthony Rees, incaricato della sicurezza al Neptune Grand la notte in questione.
- E come mai questo video non è uscito fuori prima?
- Anthony l’ha visto soltanto dopo la morte di Aaron, avvenuta, come tutti saprete, la notte stessa. Forse ha ritenuto che non fosse più necessario mostrarlo.
- E non ha pensato di farci un po’ di soldi? – chiede Cliff, pratico come al solito.
- Sua figlia, Tracy Rees, appunto, mi ha detto che suo padre era un accumulatore compulsivo ed è stato un caso che lei abbia trovato il video fra le montagne di cose che conservava nel suo seminterrato, dopo che è andata per buttare via tutto dopo la morte del padre.
- E perché lo ha portato proprio a te?
- Ha detto che, non appena lo ha visto, ha riconosciuto Aaron Echolls e si è ricordata del processo, in cui era stato scagionato. Lo ha portato in commissariato e lo ha consegnato a Vinnie. Ha detto che Vinnie le ha risposto che ne avrebbero tenuto di conto, ma non le ha fatto una gran bella impressione…
- Chissà perché… - sento Cliff sussurrare.
- … Per fortuna ha fatto una copia del video e, riguardandolo, ha riconosciuto Veronica e si è ricordata che noi eravamo coinvolti nel processo e che abbiamo testimoniato contro Aaron. Per questo ha deciso di portarmi il video.
Il silenzio scende nella stanza, Duncan non sembra ancora in grado di parlare. Gli poggio una mano sulla spalla e lui finalmente sembra riscuotersi.
- Quindi è finita? – chiede alla fine.
Mio padre lancia un’occhiata in direzione di Cliff.
- Beh, - inizia lui, - diciamo che questa è una cosa molto positiva, ma ci sono ancora tutte le prove montate da Echolls contro di te e quelle non si cancellano facilmente, a meno di non riuscire a provare che sono appunto state montate e che sono finte.
Duncan abbassa gli occhi, deluso.
- Ed è qui che entro in gioco io. – dice mio padre.
Fa una pausa, per godersi l’attenzione generale puntata su di lui.
- Oggi avevo un appuntamento con l’avvocato di Aaron Echolls. Abbiamo parlato a lungo.
- Lui non può violare il segreto professionale o rischia di essere espulso dall’albo degli avvocati. – fa notare Clarence.
- Infatti è quello che mi ha fatto notare, dopo che gli ho fatto vedere il video.
- Ma? – lo incalzo.
- Ma, in via del tutto eccezionale, mi ha detto che potrebbe aver saputo di alcune prove falsificate che Aaron ha fatto posizionare sulla scena del crimine, senza il suo intervento, ovviamente.
- Ovviamente. – commenta Cliff, con un sorrisetto.
- E quindi? – adesso anche Duncan si è fatto impaziente.
- Mi ha detto che i capelli con il tuo DNA sono stati presi da Kendall Casablancas, alias Priscilla Banks, nella suite che Duncan condivideva con Logan…
Kendall Casablancas. La ricordo chiaramente: bellissima, con un corpo perfetto, un sorriso ammaliante, una femme fatale. Amante di Logan per giunta. Quindi era così che Aaron era riuscito a procurarsi le false prove contro Duncan, perché Kendall era stata l’amante di Logan, perché Logan era e sarebbe comunque sempre rimasto un idiota. Un idiota patentato. Mi accorgo di aver perso il filo del discorso di mio padre, mentre pensavo a Kendall.
- … a piazzare le prove però non è stata Kendall.
- E allora chi è stato?
- Ti ricordi il tizio che aveva ingaggiato la prostituta per rubare la valigetta, oltre che il cuore, di Cliff? – mi chiede mio padre.
- Accompagnatrice. – borbotta Cliff.
Annuisco.
- Logan mi disse che lo aveva visto in cella con suo padre. – commento.
- Esattamente.
- Quindi è stato lui a piazzare la statuetta dell’Oscar di Aaron con i capelli che Kendall gli aveva procurato dalla suite al Neptune Grand. – concludo.
- Esatto. Tutto quello che dobbiamo fare è trovare quell’uomo e costringerlo a dire la verità, il resto è fatto.
Duncan non sembra convinto.
- Come facciamo a trovarlo? – chiede.
- Hai o no a che fare con il migliore detective di Neptune? – chiede mio padre, poi mi fa l’occhiolino, - con rispetto per i presenti…
Gli faccio una linguaccia.
- Sulla testa del ragazzo rimane comunque la denuncia per rapimento di minore. – dice Clarence.
- Tutto quello che dobbiamo fare è parlare con Lizzie e convincerla, e soltanto io posso farlo. – dice Duncan.
Poi si volta a guardarmi.
- Che ne dici di venire con me? – chiede.
Alzo un sopracciglio.
- Non penso sia una gran bella idea, come vi ho già detto.
- Ho bisogno di te. – dice, continuando a fissarmi.
Sento gli occhi di tutti addosso. Deglutisco.
- D’accordo, verrò con te a parlare con Lizzie Manning.
 
 
Quando il telefono inizia a squillare, Duncan, Cliff e Clarence sono usciti da circa mezz’ora e mio padre sta preparando la cena. Ho deciso di portare fuori Backup a fare una passeggiata.
- Ciao, Veronica!
Riconosco la voce di Leo al telefono.
- Ciao!
- Come te la passi?
- Non male e tu?
- Bene, ma mi mancano i nostri pranzi settimanali. – risponde.
Riesco a vederlo come se fosse davanti ai miei occhi, mentre sorride. In questi anni siamo diventati veramente molto amici.
- Mancano anche a me. – rispondo.
- Quando pensi di tornare? – adesso la sua voce si è fatta seria.
- Non lo so, Leo.
- Mi ha chiamato Travis, chiedendomi se so qualcosa di te. Per questo ho deciso di telefonarti.
- Leo, sto bene…
- Veronica, non credo proprio. – mi interrompe, bruscamente, - Ormai ti conosco bene. Ti conosco da otto anni e da cinque sono tuo amico. Il tuo lavoro è sempre stato al primo posto per te.
- E lo è ancora.
- Ne sei certa?
Sospiro. Dopo una giornata come questa non ho veramente voglia di mettermi a discutere di questo con Leo, specialmente considerando il fatto che non capirebbe, non ha mai capito. Nessuno ha mai capito. Eppure io sento che devo agire in questo modo.
- Non ti riguarda. – rispondo, più duramente di quanto vorrei.
- Ok, Veronica, ma stai attenta ai cattivi ragazzi. – dice.
Sussulto, ricordandomi che ha detto più o meno la stessa cosa la sera in cui l’avevo lasciato, dopo che avevo baciato Logan per la seconda volta.
- Lo farò. – rispondo.
- A proposito, come sta il buon vecchio Keith? – chiede, cambiando totalmente tono e argomento.
- Sta bene.
- Mi piacerebbe venire a trovarlo.
- Sei il benvenuto, lui è sempre felice di vederti.
- Quando pensi che possa venire a trovarlo?
- Penso che adesso debba fare un piccolo viaggetto per un caso, ma per la prossima settimana non ci dovrebbero essere problemi.
- Perfetto.
Fissiamo di incontrarci per la prossima settimana e poi ci salutiamo.
Backup mi tira su per le scale, ansioso di andare di nuovo a stendersi sul divano del soggiorno, il suo posticino preferito. Davanti all’ingresso un rettangolo bianco attrae la mia attenzione. Riconosco immediatamente la carta e mi irrigidisco. Backup sembra percepire quello che mi sta succedendo e si irrigidisce a sua volta, abbassando le orecchie e scoprendo i denti. Soltanto qualcuno che mi ha vista uscire con il cane poteva sapere che sarei stata io a trovare la lettera. La prendo da terra e la apro, con le dita tremanti.
“Ciao Veronica,
spero che tu ti sia divertita durante la tua gita a New York, la tua amica Jackie deve essere stata davvero felice per il tuo aiuto. E Ann Carley… lasciami dire che è veramente una gran figa, oltre ad essere molto intelligente. Dovresti essere rimasta colpita anche tu. E devi anche essere molto gelosa, non è vero?
Ah, a proposito del tuo amichetto Logan. Chissà come deve sentirsi a nascondersi dietro le gonnelle della sua ex in un momento come questo? Deve essere proprio divertente adesso che non è lui a salvarti, ma sei tu a doverti fare il culo per aiutarlo. Chissà com’è umiliante per il grand’uomo.
Saluti e baci e alla prossima, mia cara.”
Rimetto la lettera nella busta ed entro in casa, mettendo su un sorriso perfettamente credibile.
- Fra dieci minuti la cena è pronta. – dice mio padre.
- Ok, vado a cambiarmi. – rispondo e mi chiudo in camera.
Ciò significa che ha trovato il modo di tenermi d’occhio perfino a New York? Questo tizio è dannatamente bravo, quasi fosse un esperto del settore. Ma questa volta non è stato abbastanza attento a quello che ha detto. Si è esposto troppo, facendo dei commenti inutili su Logan. Se sa qualcosa dei miei rapporti passati con Logan allora non deve essere qualcuno dei miei casi più recenti, deve per forza essere qualcuno che mi conosceva prima, qualcuno del mio passato.




Ciao, ecco il nuovo capitolo! Scusatemi per il ritardo, ancora una volta, ma come vi avevo già detto è veramente un brutto periodo per me, ho anche avuto qualche problema di salute (niente di grave!)
Spero che il capitolo nuovo vi piaccia!
A presto!

Come al solito ringrazio L Ignis_46
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Veronica Mars / Vai alla pagina dell'autore: JEH1929