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Autore: Yellow Daffodil    10/04/2018    3 recensioni
Questa raccolta contiene tutte le One-Shot relative a "Io e te è semplicemente complicato", ovvero "Io e te 3", di cui il link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3696063&i=1
Dalla OS 1:
Alessandro mi bacia di nuovo, appassionatamente e si insinua attorno alle mie forme con bramosia. So perché lo sta facendo: percepisce il mio momento di sconforto e cerca in tutti i modi, con tutti i mezzi che ha, di farmi stare meglio.
È così semplice e ingenuo, ma se non ci fosse lui, sarei persa.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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OS 3 - I'll do it my way

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ATTENZIONE
Questa One-Shot fa parte di una raccolta di One-Shot relative alla storia "Io e te è semplicemente complicato" (più conosciuta con il nome di "Io e te 3"), di cui trovate il link qui: https://www.wattpad.com/455486419-io-e-te-%C3%A8-semplicemente-complicato-prologo
o qui  https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3696063&i=1
In particolare, questa è la terza della serie di OS e si colloca, temporalmente, dopo il capitolo 14 di "Io e te 3" e circa un giorno dopo le OS 1 e 2.

P.S. Questa OS è scritta in prima persona, dal punto di vista di un personaggio che non parla italiano come prima lingua. Nonostante ciò, la narrazione è in italiano per ovvie ragioni XD Fate finta che stia pensando nella sua lingua natale con la traduzione automatica XD

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OS 3

I'll do it my way

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“For what is a man, what has he got
If not himself, then he has naught
To say the things he truly feels
And not the words of one who kneels
The record shows I took the blows
And did it my way"


― Frank Sinatra, My Way

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Più passa il tempo, più mi chiedo una e una sola cosa: com'è possibile che in una classe delle superiori si formino così tante coppie?

Io, davvero, sono allibito. 

Questi qui hanno fatto il liceo insieme. Si sono trovati nella stessa classe per puro caso, così, com'è capitato a tutti noi, frequentando la scuola. Hanno passato cinque anni con l'obbligo di vedersi ogni mattina, di sopportarsi ogni mattina, di condividere ogni singolo malumore e, nonostante tutto, passano ancora del tempo assieme, di loro spontanea volontà, tutti.

Ma l'aspetto che mi lascia più perplesso è il loro legarsi a vicenda attraverso amicizie di gruppo e/o inciuci amorosi. Voglio dire: quanto surrealismo c'è in tutto ciò?

Tralasciando le due coppie principali che, onestamente parlando, mi provocano grande disagio ed inquietudine, non posso fare a meno di notare come anche tutti gli altri non facciano che flirtare dalla mattina alla sera, nella maggior parte dei casi fingendo di odiarsi, ma in realtà amandosi alla follia.

È uno schema che coinvolge tutti; è assurdo. Secondo me, è una sindrome di Stoccolma di gruppo, non c'è altra spiegazione.

Le due coppie principali sono gli sposini e i proliferi. Gli sposini mi turbano perché stanno insieme da quando avevano sedici anni; nessuno dei due ha mai attraversato un momento di crisi nonostante la giovane età e solo guardandoli si percepisce un elevato livello di sdolcinatezza, che sembra andare in aumento, al contrario di quanto spesso capita, invece, in questo genere di coppie. Io non ho mai visto un fenomeno così: penso che siano le due metà della stessa mela, ma penso anche che il fatto di essere capitati nello stesso stato, stessa regione, stessa città, stessa scuola e stessa classe sia davvero paranormale. 

I proliferi, invece, sono gli altri due piccioncini perversi, che, a quanto vedo, non riescono a smettere di produrre prole. Fanno impressione; la maggior parte dei figli che hanno si motivano con un "Non l'abbiamo fatto apposta!" e questo la dice assai lunga. Se la ricciolina rimarrà fertile fino ai cinquant'anni, come da manuale, potrebbero arrivare ad avere circa venticinque/trenta figli. 

Questi sono i due esempi madre che, anche senza il contorno, mi lasciano confuso di fronte alla vita. Com'è possibile che tutto ciò sia potuto succedere tra compagni di classe? Voglio dire, quante probabilità reali ci sono?

Ma come se l'interrogativo non fosse sufficiente, insorgono altre casistiche correlate: 

- i due pel di carota che si punzecchiano sempre e dichiarano di non sopportarsi, ma che dalla quinta superiore non ce la fanno a superare un bacetto che si sono scambiati da ubriachi;

- Federica, l'amica bacchettona di Nelli, che si è privata di ogni piacere della vita, per via di un amore non corrisposto ancora ai tempi dell'acne giovanile, che l'ha resa la donna acida e frigida che oggi è (della serie, come NON superare i traumi legati alla vita scolastica);

- i due gay che si passano malattie a vicenda, quando, anni or sono, potevano benissimo uscire da scuola e avere rapporti con gente sana;

- i disagiati mentali che continuano a chiamarsi Antonio e Cleopatra da cinque anni, invece di  avere un benedetto rapporto sessuale con persone normali che vivono la vita al di fuori delle chat di Messenger;

- l'unica ragazza con un po' di senno, Shymée, che anziché salvarsi da questo bordello e rappresentare l'innovazione e il progresso della cultura musulmana, si lascia fottere il cervello da una pazza con i codini che, naturalmente, era in classe con lei alle superiori;

- e, infine, il caso peggiore e più stupido di ognuno di quelli citati finora; la pazzia pura e la follia più radicata agli ideali malati di questo gruppo di persone: Marinella e il soldato. Io non lo so fino a che punto questa gente sia stata toccata nel cervello; probabilmente non è nemmeno colpa loro, ma di qualche esperienza ultraterrena che hanno vissuto durante le superiori o di un professore demoniaco, io, davvero, non lo so. Ma i danni che hanno subito, tutti quanti, ancora durante quegli anni bui della loro esistenza, li hanno segnati profondamente, tant'è che non solo le loro, di vite, sono state perennemente rovinate, ma anche quelle dei loro cari (vedi il povero Davide) e dei loro amici (vedi me).

Io non mi ci vedo nella definizione di amico di Marinella. Non l'ho mai voluto essere, e ora mi ci ritrovo proprio perché lei mi sta coinvolgendo in certi raggiri di cui è vittima. Ma io non voglio essere né amico suo, né amico di questi pazzi.

Sono capitato un po' per gioco e un po' per sfizio nella sua vita, ma senza sapere né desiderare il pacchetto prendi uno e ottieni venti. Non avevo la minima idea che nel privato lei, Marinella, vivesse questo morboso rapporto di affiliazione al prossimo ed attaccamento al passato, e invece lo sto scoprendo a mie spese proprio in queste ore. Se l'avessi saputo prima, probabilmente mi sarei ravveduto dal fare certe mosse.

In ogni caso, vi starete chiedendo come sia possibile che a sapere di tutti questi inciuci della classe sia proprio io, Sayid Matar, figlio di Kmer, della tribù di Istar, della terra desolata di Cfinir, uno degli ultimi sette saggi: Puvvurur, Ganer, Astafanirghecusar, Usust e Ghanir, colui che era, colui che è stato e colui che sempre sarà. Scherzo, sto solo citando tre dei miei artisti italiani preferiti, ma mi chiamo semplicemente Sayid Abù Matar.

Scherzo. Volevo solo vedere le vostre facce davanti al nome Abù.

Mi chiamo Sayid Matar, e basta.

Comunque, vi chiederete come faccio a sapere di tutte queste storie intestine, pur essendone stato estraneo fino a poche ore fa. Ebbene, la sera del mio arrivo, cioè ieri sera, me ne stavo un po' in disparte in salotto a cercare di capire che cosa ci fosse di strano nell'aria in questa villa. All'epoca ero ancora ignaro di tutto, ma a un certo punto mi si è seduta vicino una ragazza minuta dall'aria frizzante e allegra, che mi ha prontamente ricoperto di discorsi fino ad ipnotizzarmi.

Tra le tante cose, dopo aver esordito con i complimenti per la bellissima voce di cui sono dotato (grazie, grazie), mi ha anche rivelato tutte le belle notizie di cui sopra. Ovviamente le sue descrizioni non avevano lo stesso tono denigratorio delle mie; anzi, lei sembrava parecchio eccitata nel parlarmene, soprattutto quando si è soffermata sull'ultimo punto, che ha illustrato con tanto di dettagli, gentilmente mimati per il sottoscritto. Mi ha apertamente detto che sperava di innescare qualche lotta per il territorio tra me e quel Zingaretti, ma era talmente scoppiata che ho preferito allontanarmi da lei senza dire troppo. Mi sembrava che si chiamasse Eva, ma ricordare i nomi di tutti è difficile; specialmente quando usano soprannomi imbarazzanti come El Vallinator, o Pierpetua e Frufru.

Come già detto, io sto vedendo cose che voi umani...

In tutti i casi, ciò che voglio fare oggi è davvero semplice: dare un senso al mio viaggio fin qui e cercare di riportare un po' di controllo intorno a me. Anche solo ventiquattr'ore in questo ambiente mi hanno distrutto.

Così, entro nella spaziosa cucina della villa, sapendo di non trovare molte persone, ma una in particolare. Senza troppa fatica, mi sono fatto informare da Eva sulla routine del signor Sono confuso sul mio futuro e per questo cambio idea all'ultimo minuto spezzando il cuore alla mia fidanzata Zingaretti (no, nessun rancore con lui) e ho scoperto che si alza sempre presto per fare una salutare colazione da soldato e poi qualche salutare flessione da soldato, per poi proseguire la sua salutare vita da soldato.

Ovviamente questo non è stalking: la vera stalker della situazione è la mia ex che sto cercando di riconquistare, ma posso dire di aver imparato molto da lei. 

Mattia Zingaretti si trova come previsto davanti al bancone della cucina. Ha appoggiato dinanzi a sé un bicchiere di succo e alla destra di esso, un cornetto ripieno. Alla faccia del salutare; immagino che con l'allenamento che gli fanno fare potrebbe mangiarsi anche un bue e smaltirlo in mezza giornata. Vivrà di rendita come ha sempre fatto; anche la sua relazione con Marinella non è nient'altro che del tempo, tanto tempo, lasciato passare sulla base di un sentimento che li ha fatti sentire potenti in passato. Se non ci fosse stata qualche fortuita circostanza, come capitare nella stessa classe, non si sarebbero mai nemmeno calcolati nella vita, dato che sono compatibili come la metà di una mela e la metà di una banana. Come ho detto, questo idiota vive di rendita.

Già, sicuramente vi dispiacerà sentirlo, ma sono fortemente convinto che quello a dover stare con Marinella sia io. 

Probabilmente vi starete chiedendo con quali diritti e pretese oso pronunciare una tale osservazione, dato che siete tutti, inspiegabilmente, dalla parte di questi straordinari ragazzi, ma magari grazie a me qualcuno aprirà gli occhi. Forse odiate me, e non loro, perché per anni vi hanno fornito dell'intrattenimento gratuito (beh, quasi), o forse perché hanno fatto il lavaggio del cervello pure a voi, facendovi credere che Sì! È possibile rimanere amici del cuore con i compagni di classe delle superiori! e Sì! È possibile trascinare una storia d'amore per dieci anni senza che nessuno si stanchi e si rifaccia una vita!, ma soprattutto Sì! È possibile che Marinella e Mattia coronino il loro grande amore mai sbocciato e non ci sia mai più alcuna incomprensione!. Ma io non sono un cattivo sfasciafamiglie; sono solo un ragazzo che aveva un buon piano per accasarsi con la ragazza giusta e che si è visto rovinare tutto da questi oscuri personaggi.

Non sono loro la vittima della situazione, sono io.

"Ehi, amico!" saluto Mattia, entrando in cucina e controllando che non ci sia nessuno. Sono le sette; difficile che qualcuno, eccetto maggiordomi e schiavitù varia, sia già in piedi.

"Amico." ricambia lui, caricando il tono di disaccordo.

Sarò anche non nativo della lingua, ma le intenzioni hanno un codice internazionale.

Comunque non sono venuto qui per litigare con lui, lo giuro. L'ultima cosa che voglio è accontentare quella Eva e fornire a Marco, Lorenzo e Federica altri motivi per rinchiudermi in una stanza a persiane abbassate (dico, ma non vi rendete conto della gente a cui siete affezionati?). Con Mattia voglio solo essere sincero; mettere in chiaro le cose. Per quanto anche lui sia sicuramente corrotto da questo sistema di amichetti felici, mi sembra comunque uno scaltro e anche più di Marinella. Con lei devo fare il buono e l'accondiscendente: ok, ora che mi hai ufficialmente lasciato, saremo amici del cuore per sempre! e cazzate varie. Ma con Mattia se non parlo ora, perderò la mia motivazione, e resterò un passo indietro a lui. 

E, comunque, anche se non ci voglio litigare, lo odio. E lo odierò per sempre, indipendentemente da tutto.

E no, non solo perché è mio rivale in amore.

"Come mai colazione così presto?" gli domando fingendo che mi interessi.

"Anche se provo a dormire di più, mi svegliano i crampi della fame. Ormai sono abituato." risponde portandosi il bicchiere alla bocca. "E tu?"

Allargo le braccia: "Jet lag."

"Oh, capisco." 

Apro il frigo e cerco qualcosa di appetibile. Questo Magno ha un sacco di latte e cereali, ma nulla che assomigli a una decente colazione americana.

Mattia mi imita e finge di interessarsi a me: "È stato un volo molto lungo?" 

"Pensavo peggio. In tre ore ero già in Italia."

"Tre ore?" si scandalizza. "Non ci vogliono tipo dieci ore dall'America?"

"Non arrivo dall'America." gli rispondo pacato, ma pungente, provvedendo ad appoggiarmi sul bancone con i gomiti per fronteggiarlo adeguatamente. "Ero a Beirut. In Libano."

Mattia si zittisce e inizialmente subisce il mio sguardo fisso su di lui, poi afferra il motivo di questa ostilità non dichiarata.

So benissimo, e lo sanno anche tutti gli altri, che una delle prime missioni militari di questo stronzo è stata in Libano. Non voglio entrare nel merito delle scelte politiche dei nostri paesi o discorsi analoghi, ma diciamo solo che l'idea di un ospite non desiderato, e soprattutto armato, in casa propria, è sempre molto difficile da digerire. 

Questo ragazzo non mi piacerà mai, perché è schierato dalla parte opposta alla mia, perché ha invaso il mio territorio, fisicamente e sentimentalmente parlando, e perché ha una grandissima e fastidiosissima faccia di culo. Non so come a Marinella possa piacere; chi si accompagna meglio alle sue fattezze morbide e calde sono io, non questo grattacielo qui che di caldo ha solo il posto in poltrona dove fino a un mese fa c'ero io.

"Perché ho l'impressione che tu sia venuto qui per un motivo preciso?" chiede l'arguto soldato italiano, violatore di confini ed esecutore eccellente di ordini che nemmeno capisce.

Marinella avrebbe potuto infatuarsi di chiunque, chiunque all'interno di questo stupido branco, e invece ha scelto proprio lui. Ma poco male; il pensiero mi crea solamente più eccitazione. Non c'è gara tra me e questo qui... anzi, sarà davvero un piacere batterlo in tutti i modi e campi possibili. 

Lo so, forse la prima impressione che avete avuto di me è stata diversa. Ma vi correggo; non è diversa, è solo incompleta. Io sono il Sayid pacato, affascinante e diplomatico che avete conosciuto, solo che quando c'è di mezzo qualcosa o qualcuno che voglio, non c'è barriera che abbia paura di superare. Questa parte agguerrita non è mai troppo evidente in me, ma vi assicuro che c'è ed è anche pronta per essere sfoderata.

Marinella io la voglio: la voglio perché è la ragazza giusta per me, la voglio perché mi piace e la voglio perché ho già pianificato una vita con lei. 

"Perché sei un soldato come si deve e fiuti il nemico." rispondo a Mattia con abbondante sarcasmo, poi poso una mano sul bancone con vigore per dare solennità alla mia seguente affermazione: "Sono venuto qui per chiedere a Marinella di sposarmi."

Il soldato, il gran soldato protettore dei civili libanesi afflitti dalle guerre, si strozza con il succo e tossisce mentre gli esce addirittura dal naso.

"Ma che cazzo hai nel cervello?" sbotta tra un soffocamento e l'altro, composto come solo un militare sa essere.

"Perché, c'è qualcosa di sbagliato?" ribatto, sicuro di me. "Stiamo insieme da sei mesi, è la donna giusta per me, non ho nessun dubbio."

"Non state insieme." si permette di correggermi. 

"Non attualmente, ma lo siamo stati."

"Sei sparito per un mese intero!"

"E tu per cinque anni."

Mattia si alza dallo sgabello con un'espressione a dir poco omicida, il succo ancora un po' sparso sul naso, senza preoccuparsi del rumore che crea quando trascina i piedi di metallo contro il pavimento.

"Lei è sparita." decreta, a bassa voce, ma controllandosi a fatica. "Io non l'ho mai abbandonata."

"Fisicamente, si può dire di sì." gli faccio notare. "Ed è la stessa cosa che ho fatto anche io. Ma vedi, luogotenente, io l'ho fatto per uno scopo ben preciso."

"Sentiamo la stronzata." mi invita, recuperando apparentemente la calma e ritornando seduto, mentre si mangia metà cornetto in un morso solo.

"La nostra relazione non andava benissimo." gli spiego, passeggiando un po' attorno al bancone ma non avvicinandomi troppo a lui per evitare di essere azzannato come il cornetto. "Marinella era molto, molto stressata perché nella sua vita c'erano troppe cose unsolved. Mi aiuti con la traduzione?"

"Comprati un vocabolario."

"Ok, ok." alzo le mani, ridendo in modo strafottente e decidendo di ficcare più parole straniere nel mio discorso, giusto per dargli un po' fastidio. "Anyway, prima che arrivasse quel periodo stavamo bene assieme. Avevamo iniziato a fare discorsi importanti. Lei era sempre stata bloccata con me per colpa tua e di quello che era successo, ma io piano piano ero riuscito a farla aprire. Mi apprezzava davvero e me l'aveva detto. She still likes me, actually."

"Possiamo passare direttamente ai pugni in faccia, se vuoi."

"Eva l'aveva predetto." rido, ripensando a lei come a una sorta di folle visionaria. "Ma comunque preferirei finire di parlare. Sai, Nelly e io avevamo pensato di fare un passo avanti nella relazione ed essere più seri. Vederci di più, fare cose tradizionali, etcetera. But then la sua vita universitaria e di lavoro si è complicata e in più Fatima ha lasciato l'appartamento quindi lei è entrata in crisi, facendosi influenzare anche dai suoi amici, tipo Federica e Lorenzo. Sai com'è, Marinella..." gli faccio l'occhiolino.

Anche se non voglio litigare con lui, comunque non resisto al provocarlo.

"Sì, so com'è, direi che lo so."

"Relax, my friend."

"Relax un cazzo, Sayid." si altera di nuovo, alzandosi di spalle per posare (o meglio gettare) le stoviglie sporche nel lavabo. "Concludi questa recita rapidamente, così posso passare a ridere per la tua faccia tosta e possibilmente spaccartela quando ho finito."

"Sono arrabbiato come te." gli ricordo, in un moto di finta comprensione. "Perché è anche colpa tua se a ogni ostacolo che trova, non sa che cosa fare e rovina tutto. Le hai causato un trauma che ha danneggiato sia lei che tutti i ragazzi dopo di te."

"Per lei mi dispiace, per gli altri no."

"Comunque l'ho lasciata per questo motivo."

"Quale motivo?" mi fissa confuso.

"Era chiaro che la sua crisi aveva preso anche il nostro rapporto." gli spiego. "E sapevo che quello che temeva era perdere la persona che ama. Così pensavo che andando via, lei avrebbe capito quanto ha bisogno di me."

Mattia sorride per la prima volta, e anche compiaciuto: "Credo che questo giochetto funzioni solo con me."

"Può darsi." annuisco, dandogli ragione. "Quello infatti è stato un errore da parte mia. Pensavo che senza di me sarebbe stata persa e che sarebbe corsa tra le mia braccia al mio ritorno, perché con la mia assenza avrebbe realizzato l'importanza della nostra coppia."

"Hai fatto male i calcoli, amico."

"Sì, ma non perché lei non mi ami."

"Ah no?"

"No, non ha funzionato perché è tornata da te."

"Lei è tornata da me? Lascia che ti spieghi la dinamica di questo matrimonio-"

"Intendo che lei ha incontrato di nuovo te, dopo così tanto tempo." tento di spiegarmi meglio, tenendo conto di quanto sia difficile parlare in italiano e soprattutto usare il congiuntivo. "Se non ci fossi stato tu, avrebbe funzionato. Il mio piano avrebbe funzionato sicuramente, ma è successa l'unica cosa, assolutamente unlikely, improbabile, che poteva succedere: te. E so benissimo la dinamica di questo matrimonio; me l'ha raccontato Eva." 

"Quindi ora sei qui per mettere in atto la tua vendetta araba?"

"Fucking racist." lo insulto, con un sorrisetto irritato. "Ti ho detto perché sono qui: perché io sposerò Marinella."

"Auguri e figli maschi."

Marinella ha ragione, è davvero odioso.

"Se non ci credi, sono problemi tuoi." gli dico, alterandomi inevitabilmente di fronte alla sua faccia di culo. "Ma è la mia intenzione fin da quando ho conosciuto Nelly e quindi lotterò per lei. Sai perché ero in Libano? Perché ero talmente convinto che il mio piano avrebbe funzionato, che sono andato a fare i preparativi per la festa di fidanzamento. Ho prenotato una vacanza lì, ho avvisato i miei che avrei fatto loro conoscere una ragazza e, hold tight my friend, ho pure chiamato il signor Argenti per chiedergli la mano di sua figlia."

Gli occhi di Mattia sembrano due enormi semafori verdi: "Ti avrà detto di no, spero!"

"Mi ha detto che ci pensa." rispondo vittorioso. "E solo perché anche lui è razzista, altrimenti avrebbe detto sì subito."

"Tu hai dei problemi."

"Io ho delle certezze! Come quella che io amo Nelly e Nelly ama me!"

Nonostante mi abbia detto il contrario, ma dettagli.

"Perché lo pensi?! In base a cosa?" sbotta, sconvolto e frustrato. 

"Non lo pensi anche tu, riguardo a te e lei?"

"No!" esclama. "Infatti te lo sto chiedendo! Come cazzo fai? Perché io non ne sono mai stato sicuro e probabilmente non lo sarò mai."

"Beh, fai bene." alzo le spalle. "Infatti quello che lei prova per te è solo una delle sue tante fantasie."

Con questa frase, è come se avessi tirato il filo di una presa di Mattia e qualcosa in lui si fosse spento. Penso di aver fatto una mossa molto saggia, per cui lascio che il suo effetto rimanga per bene senza rovinare l'atmosfera.

Al mio silenzio, Mattia risponde abbassando gli occhi e il tono di voce: "Perché hai fatto tutti i preparativi così inconsciamente? Perché non hai aspettato delle conferme vere da parte sua?"

"Perché io credo in noi. Nella coppia che creiamo." rispondo, sperando di tirare altri fili e di spegnerlo completamente.

Una cosa che di certo non mi aspettavo è che lui fosse così insicuro. Voglio dire, nonostante sia il favorito, nonostante lei gli stia appresso da anni, e nonostante sembri scegliere sempre e solo lui, il ragazzo qui ha ancora paura che non ci sia nulla tra loro. Avrebbe tutte le ragioni del mondo per crederlo e... da fuori sembra anche avere la situazione in pugno, ma sotto sotto è un buco nero di terrore.

Posso sfruttare questo suo punto debole per guadagnare ancora più terreno verso la vittoria: "My friend, Nelly e io abbiamo condiviso molto prima che succedessero questi ultimi casini. Lei mi ha confessato che non si era mai sentita così bene, dopo quello che era successo tra di voi. L'ho trovata che era k.o., completamente distrutta, e piano piano, giorno dopo giorno, l'ho aiutata ricostruire se stessa. Alla fine lo ha ammesso: stare con te non ha mai fatto altro che farla soffrire. Non vorrai farle ancora del male, luogotenente... ha fatto così tanta fatica a ritrovare un po' di felicità."

Mattia non stacca mai gli occhi dai miei, anche se mi avvicino al suo volto fino quasi a sfiorarlo, ma a un certo punto del mio discorso deglutisce lasciando trasparire qualcosa, sul fondo delle sue iridi, che assomiglia alla disperazione.

Sorrido: "In più, anche io ho già tutto organizzato per lei. Il fidanzamento, la vacanza, il matrimonio e poi un piccolo appartamento a New York su cui aveva messo gli occhi, che le voglio regalare. Zingaretti, io posso darle la vita che desidera. Tu puoi?"

Mi guarda da poco più in alto di me, fermamente come gli hanno insegnato a fare in accademia, ma ormai privo di tutta quella minacciosità che dovrebbe saper incutere. Né la sua statura, né le sue maniere hanno il minimo potere davanti a questa situazione. E non per merito mio, sono costretto ad ammetterlo, ma a causa di quello che ho messo in gioco. L'unica cosa che può piegare questo ragazzo non sono io, né la guerra, né i raggiri, ma Marinella Argenti.

"Non lo so." risponde, leggermente tremante. "Ma è quello che vorrei."

"Good luck, then." ribatto, provocatorio. "Hai un bel po' di lavoro da fare prima di battermi. Ma soprattutto, hai un bel po' di lavoro da fare prima che lei possa amarti davvero."

Con un sorriso vittorioso, gli giro le spalle e cammino verso l'uscita, ma prima di sparire mi soffermo un minuto in più e torno a rivolgerli la parola: "Ah, luogotenente... se pensi di correre da Nelly a raccontarle tutto con le lacrime agli occhi, fai pure, per me non c'è problema. Chiaramente così mi odierebbe ancora di più e passeresti in grande vantaggio. Ma se vuoi vedere come va questa partita senza barare, da vero uomo, lascia le cose come stanno e vedi da chi dei due correrà alla fine."

Mattia sospira, poggia la schiena al bancone e incrocia le braccia: "È un po' tardi per vedere come andrà, senza barare."

"Ma questo vale sia per me che per te, no?"

Touché. Mattia non può far altro che riconoscere la validità della mia osservazione con un cenno della testa e, in questo momento, ho la certezza che non dirà nulla a Marinella del nostro faccia a faccia. Almeno, non fino a quando lei avrà compiuto la saggia decisione di scegliere me.

Mi congedo da lui con il saluto militare e, senza aggiungere nient'altro, me ne vado. 

Finalmente ho messo in chiaro le cose. Ho dato un senso al mio viaggio e ho riportato un po' d'ordine attorno a me. Ne sono felice.

Mi dispiace dirlo, ma questo branco di amici del cuore ha fatto i conti senza l'oste: hanno messo in piedi la trappola perfetta per Marinella Argenti, per reintegrarla nel gruppo e far avere alla sua vita il decorso che tutti sperano, ma nessuno ha tenuto conto del povero Sayid.

Hanno aspettato che mi levassi dai piedi, credendo ingenuamente che con il nostro periodo di pausa fosse tutto finito. Ma non è finito nulla; anzi, forse è solo cominciato. Voglio un futuro con Marinella, voglio una famiglia, dei figli, un cane, un conto in comune, le vacanze e pure la vecchiaia.

E non per gli stupidi preconcetti razzisti di Mattia sulla vendetta araba. È perché lo voglio davvero, perché lei mi piace e mi rende felice.

Come vi dicevo prima, con lei è iniziato tutto quasi per gioco. Erano già svariate settimane che la mia amica Fatima parlava a tutti della nuova inquilina: principalmente, se ne lamentava, perché era strana, perché era rumorosa, perché faceva cadere le cose e combinava un sacco di casini. Quando uscivamo con la nostra compagnia, diventava lo zimbello della serata e Fatty passava ore a parlare di lei. Prima che diventassero amiche, hanno avuto un brutto periodo di assestamento, questo è poco ma sicuro.

Tuttavia, questi racconti di lei mi divertivano. Pur non avendola mai vista, l'idea che ci fosse una sorta di demone a rendere la vita di Fatty difficile mi stuzzicava... avrei voluto conoscerla.

Così, dopo un po', chiesi a Fatty se quella Marinella fosse single e se potessi provarci. A tutti sembrò un'idea troppo divertente e quasi non vedevamo l'ora di conoscerla, proprio per ridere di come si sarebbe comportata di fronte a un flirt da parte mia.

Il giorno del suo compleanno, Fatima organizzò una festa nel loro appartamento. Ovviamente lo fece apposta per poter includere anche Nelly e farcela conoscere direttamente nel suo habitat. Quando la vidi, tuttavia, ne rimasi subito colpito. Era una bella ragazza; del genere che piace a me: piccolina, dolce e anche rotonda al punto giusto. Non pensavo che mi sarebbe piaciuta fisicamente, ma ciò rese le cose ancora più interessanti.

Durante la festa, mentre gli altri se ne stavano a guardare la tv in salotto, ad un certo punto entrai in cucina e la trovai sola, alle prese con il forno e una pirofila bollente. Dall'inizio della serata non mi aveva detto nient'altro che "Hi, I'm Nelly.", ma quando la sentii gridare "Ahia, brucia, porca puttana! Vaffanculo, forno di merda!" in me si accese qualcosa che generalmente chiamano scintilla.

Capivo l'italiano un po' meno di adesso, ma lo adoravo tanto. Adoravo la cultura e i ricordi legati al mio recente Erasmus, ed era un punto a favore che si aggiungeva all'essenza di quella ragazza così particolare e bella. Era come se la conoscessi da tempo, pur avendola vista quel giorno per la prima volta.

"Serve una mano?" le chiesi, sfoggiando subito le mie conoscenze per cercare di fare colpo.

Lei, infatti, si prese benissimo con quelle poche parole e mi guardò con ammirazione: "Wow, parli italiano?" 

Ma nel frattempo stava reggendo la pirofila bollente, che diventò per lei insopportabile e finì dentro il lavabo con un poetico "Cazzo!".

Ripulimmo il disastro insieme e mi chiese scusa per la figuraccia e i termini scurrili.

Uscimmo nel retro dell'appartamento, isolandoci dagli altri per il resto della serata, su un minuscolo balcone che, invece di aprirsi sulla skyline di New York, fronteggiava un grande edificio in mattoni. Ma la brezza calda di luglio faceva già atmosfera per conto suo e la musica araba che arrivava ovattata mi faceva sentire un po' bambino e un po' potente. 

Lei era davvero carina; si era truccata per l'occasione e i suoi occhi castani erano contornati da una linea di matita nera che li rendeva ancora più preziosi. Sembravano due pietre scure che riflettono le luci di un tramonto newyorchese. 

Per scusarsi della cena un po' pasticciata, aveva portato fuori due bicchieroni di tè freddo e, anche se avrei preferito sorseggiare un bella birra con ghiaccio e limone, trovai il tutto comunque elettrizzante.

Parlammo un po' di noi. Mi chiese dove avevo imparato l'italiano, come avevo conosciuto Fatima, e se avessi mai nostalgia di casa. Della vera casa, specificò, del Libano.

Già in quel momento avrei dovuto accorgermi di quanto fosse malinconica, ma mi limitai a rispondere alle sue domande per la fretta di farne a mia volta.

Innanzitutto mi accertai che fosse single, dato che, nonostante le rassicurazioni di Fatima, non lo sembrava affatto. Aveva lo sguardo distante di chi sa che per essere felice deve guardare altrove, a un altrove indefinito e impossibile, come una vedova o come la moglie di un marinaio. Tuttavia, lei stessa mi garantì che non c'era alcuna storia d'amore che al presente la riguardasse. Poi mi parlò d'altro: del suo percorso di studi, della prima laurea triennale e della convivenza con Fatima.

Il fatto che parlare d'amore la mettesse a disagio mi incuriosiva troppo, così cercavo di finire spesso in conversazioni ambigue, finché lei non mi fermò esplicitamente.

"Sayid, che cosa stai cercando di ottenere?"

"Da te o da questa chiacchierata?"

"Entrambe."

"Beh, da te anche un bacio, mentre da questa chiacchierata vorrei intuire il perché sembri presente solo fisicamente, e non con l'anima."

Lei sorrise: "È un mio difetto di sempre."

"Oppure un pregio. È appassionante cercare di capire dove sei davvero con la testa."

"Ho sempre un sacco di pensieri." arrossì, imbarazzata dal mio complimento.

"E con il cuore, invece? Dove sei?"

A questa domanda lei sussultò e si rifugiò con lo sguardo nel suo bicchiere di tè. Non si aspettava che fossi così curioso, o perspicace, e per qualche secondo rimase interdetta.

Poi lasciò che la tensione si sciogliesse e tornò a guardare me, quasi ad esaminarmi, centimetro per centimetro del mio viso: "Sai, Sayid, tu mi ricordi molto una certa persona."

"Ah sì?"

"Ti conosco solo da qualche ora, ma ho notato che c'è una cosa che tu e lui avete in comune, ovvero la capacità di dire esattamente quello che vorrei sentire."

"E lui sarebbe quello che ha rapito il tuo cuore?"

"Esatto."

Me lo confessò subito, che nella sua vita c'era una persona, ma non volle raccontami i dettagli. Mi disse solo che era lontano da lei e che non c'erano rapporti fra loro, se non quelli del passato. Tuttavia, da quel momento in poi mi osservò spesso ed ebbi l'impressione, per tutta la sera, che la sua curiosità nei miei confronti fosse più che altro una ricerca di somiglianze.

Alla fine, comunque, me ne innamorai. Mi piaceva per fuori e anche per dentro: tutta quella fragilità, la consapevolezza di aver fatto del male e di averne subito... erano aspetti che mi facevano credere che una persona come lei avesse bisogno di una persona come me, e viceversa.

C'erano tante altre cose ancora da scoprire, ma non volevo di certo che quella fosse la prima e l'ultima occasione per stare assieme. Le dissi espressamente che mi sarebbe piaciuto conoscerla meglio e uscire qualche volta. Lei apprezzò la schiettezza e mi rispose che le avrebbe fatto piacere.

Poi la baciai.

Ok, forse avrei potuto risparmiarmelo e stare lontano dal rischio di rovinare tutto. Ma non riuscivo a resistere, davvero, non mi capitava molto spesso di sentire tutta quell'alchimia con una ragazza appena conosciuta.

Invece di schiaffeggiarmi e darmi dell'irrispettoso, Marinella accolse volentieri il mio bacio e lo ricambiò. Sentivo che c'erano un sacco di sentimenti repressi in lei: non di certo sentimenti per me, ma comunque era chiaro che baciare sconosciuti non fosse un'attività che faceva spesso. Il suo bisogno di me sarebbe stato anche fisico, quello era poco ma sicuro... e non mi dispiaceva affatto.

Il nostro primo appuntamento fu decisamente romantico; mi impegnai un sacco e le feci un'ottima impressione. Parlando anche con Fatima, capii che quello che serviva a Nelly erano distrazioni, tonnellate di distrazioni, e la portai ovunque. Dopo un paio di mesi, finimmo a letto assieme e, per l'occasione, le pagai una super cena di pesce dove le feci una proposta che a parer mio era bellissima.

No, non era il matrimonio, non ancora (anche se già allora avevo serie intenzioni), ma le domandai di darmi lezioni di italiano. Intendo, un corso ufficiale, creato ad hoc per me e tenuto da lei in persona. Ma evidentemente non la conoscevo ancora abbastanza e con quella richiesta la misi totalmente in crisi.

Davvero, voi non potete capire quanto... o forse sì, dato che la conoscete meglio di quanto la conoscessi io al tempo. Si bloccò letteralmente davanti a me, iniziò a balbettare, poi mi chiese di riportarla a casa e, secondo i racconti di Fatima, passò tutta la notte a piangere. Non capivamo che le prendesse, ci eravamo preoccupati, così cercammo di parlarle e fu allora che scoprii altri essenziali dettagli sul passato della mia ragazza.

Beh... non era ancora ufficialmente la mia ragazza, ma era come se lo fosse.

Quella sera di ottobre, ci sedemmo di nuovo sui gradini del retro del suo appartamento, stavolta con molto più freddo e con una cioccolata calda tra le mani. Nelly era dispiaciuta per quello che era successo, ma ancora una volta mi parlò senza mezzi termini e mi disse che forse ciò che c'era tra noi non poteva esistere, perché lei non sarebbe stata la ragazza che io volevo.

Si era pentita di aver fatto l'amore con me, di essere venuta agli appuntamenti e di avermi baciato, qualche mese prima. Ovvio che questo mi fece molto male, ma allo stesso tempo la capivo; capivo perché mi stesse dicendo quelle cose e perché avesse fatto con me ciò di cui ora si stava pentendo. Nelly non aveva mai lasciato andare il suo passato e io non le avevo mai chiesto di farlo, o almeno, non intenzionalmente, perché invece scoprii, parlando con lei, che la mia proposta del corso di italiano aveva colpito direttamente quella parte di lei, e l'aveva scossa.

Sono delle dinamiche strane, ma apparentemente un rapporto insegnante-studente le ricordava troppo quell'idiota che le ha rovinato la vita. Tuttavia, io l'avevo ormai fatta entrare nel mio cuore e non avrei voluto separarmene. Io che avevo avuto modo di scoprire com'era stare con lei, ero del parere che forse, con il tempo e la pazienza, avremmo potuto essere perfetti assieme.

Così tentai di convincere anche lei; ormai sapevo come prenderla, e forse perché, come diceva lei, avevo la capacità di dirle esattamente ciò che voleva sentire, riuscii a calmarla. Parlammo a lungo, al freddo, bevendo la cioccolata in tempi biblici, e rassicurando Fatty, che ogni tanto veniva a controllare che fossimo ancora vivi.

Alla fine della giornata, e della cioccolata, le promisi che avrei rispettato ogni sua piccola fragilità, che le avrei dato tutto il tempo di cui aveva bisogno e le chiesi di diventare la mia ragazza.

Lei accettò.

I cinque mesi successivi furono perfetti. Certo, dovevo stare attento ai tasti dolenti, ma imparai a capire quali fossero, piano piano, e non feci la minima fatica. Mi piaceva stare con Marinella; mi rendeva davvero felice. 

Solo guardandomi indietro, poi, mi resi conto di quanto anche lei fosse cambiata e di quanto distrutta fosse quando l'avevo conosciuta. Mi piace pensare che sia merito mio, e in fondo, non sono l'unico di questo parere, dato che anche Fatty si è sempre meravigliata di quanto il mio arrivo nella sua vita avesse reso le cose più facili a tutti. Le due coinquiline avevano smesso di litigare e con la scusa di avermi in comune, una come ragazzo e l'altra come amico, trovarono un primo argomento di discussione, e da lì in poi anche il loro rapporto migliorò. Non sapevo nulla dei veri amici di Marinella, non l'avevo mai sentita parlarne, perciò fui felice che finalmente andasse d'accordo con qualcuno, che potessimo fare delle uscite di gruppo spensierate.

Insomma, tutti sembravamo più felici ma avevo il presentimento che il peggio dovesse ancora venire. Ero consapevole che, prima o poi, io e Nelly avremmo dovuto affrontare quel suo trauma a trecentosessanta gradi, entrando nella sfera privata, quella che riguardava puramente noi due e il sentimento che ci definiva. Di lei e Mattia sapevo l'intera storia e, sebbene facessimo tutte le attività che fa una coppia, sentivo la presenza di quel ragazzo come un fantasma, ovunque, persino tra le lenzuola. La sensazione che lei mi stesse usando per non pensare a lui era sempre più potente e l'impressione che lei mi frequentasse perché ero simile a lui non era mai passata, sin dal primo giorno in cui l'avevo conosciuta.

E difatti, tutto iniziò a complicarsi quando proposi a Nelly di rendere la nostra relazione più seria. Fatty cercava di aiutarmi, lei era dalla mia parte, ma Nelly si rifiutava di fare quel passo. Stavolta non era diretta come all'inzio, quando mi comunicava apertamente i suoi dubbi e problemi. Al contrario, era diventata schiva, super pensierosa e triste. Certo, era successo a causa delle mie richieste forse un po' troppo premature per lei, ma anche in concomitanza con la visita della sua amica Federica a New York. Non sapevo nulla di quella ragazza, ma dopo averla incontrata avevo capito di non piacerle e con il senno di poi, ora so che non poteva di certo essere venuta per spronare Marinella a stare con me.

Quindi avevamo iniziato a vederci più di rado e solo per poi finire a letto, e per quanto mi facesse piacere, tutto ciò mi lasciava con una certa inquietudine. Le mie paure diventavano giorno dopo giorno più reali e non avevo idea di come fare.

Dire esattamente quello che lei voleva sentire non bastava più. Avevo l'impressione che per non lasciarmela sfuggire avrei dovuto essere ancora meno Sayid e ancora più Mattia, e anche se era sbagliato, decisi di provarci, lasciandola sola da un momento all'altro con la scusa di dover prendere una pausa. Mi sentii malissimo, uno schifo.

Ma le volevo troppo bene per permettermi di perderla. Non avevo mai provato nulla di simile con altre ragazze; era quella giusta per me, quella che avrei voluto presentare ai miei genitori, quella con cui avrei vissuto a metà tra Libano e Italia, per sempre.

Così, a malincuore, decisi di imitare il suo caro Mattia, e nel frattempo iniziai a preparare questa super sorpresa per il mio ritorno. Fatima è stata essenziale in questa fase; era la mia complice di fiducia che mi aggiornava su ogni sua mossa. Fu lei a dirmi che Nelly avrebbe partecipato a un matrimonio di amici, non appena ne venne a conoscenza. Le chiesi di raccogliere più dettagli possibile e solo qualche giorno fa mi passò la notizia che temevo di sentire: non solo al matrimonio c'era anche Mattia, ma Nelly sembrava essere già ricaduta nella sua rete. Così ringraziai Fatima e partii senza nemmeno aver terminato i preparativi per la vacanza nel mio paese. Durante il viaggio chiamai il signor Argenti: volevo occupare più caselle possibili con le mie pedine, anche se ora come ora mi rendo conto di aver pensato a un piano troppo debole... anche avendo il consenso di suo padre, dovrò superare ben altri ostacoli prima di dichiararmi vittorioso.

Però, chi avrebbe mai immaginato che dopo cinque anni lei avrebbe acconsentito a rivedere i suoi amici? Chi avrebbe pensato che proprio in quel momento avrebbe smesso di scappare dal passato? Chi avrebbe potuto prevedere che qualcun altro stava preparando un ottimo piano, contemporaneamente al mio?

Se credono di poter mettere i piedi in testa a Sayid Matar, si sbagliano di grosso. Tenterò il tutto per tutto con Marinella, anche se è tornata tra le braccia di Mattia, anche se dice di amare lui, anche se mi ha spezzato il cuore. Loro avranno anche più vantaggi di me, ma io tornerò a New York assieme a Marinella, e lo farò a tutti i costi... a modo mio.

***


ANGOLO AUTRICE

Questa non è una OS, vi avverto, questo è il preludio di una guerra vera e propria XD

Ahaha, eddai, sciogliamo un po' questa tensione, cerchiamo di non arrabbiarci troppo.

Questa OS chiude il primo gruppo di OS che appartengono alla raccolta. La mia prossima pubblicazione sarà - finalmente - il capitolo 15 della storia principale, che riprenderà esattamente da dove ci eravamo fermati. Quello che avete letto finora nelle OS sono informazioni in più, ci tengo a ripeterlo, che però non vanno a creare buchi nella trama principale. Certamente vi avranno aiutato e vi aiuteranno a capire meglio e sapere nel dettaglio che cosa c'è dietro alle scelte dei nostri pg.

Per quanto riguarda questa OS nello specifico, forse è la più succulenta. Prima di questa avrebbe dovuto essercene un'altra dal punto di vista di Davide, ma l'ho ritenuta di troppo. Allo stesso modo, avrebbe dovuto essercene una dopo di questa dove era Nelli a raccontare dei suoi mesi assieme a Sayid, ma si è già preso lui l'incarico, e quindi ho riunito 3 OS in una, e sono contenta. Per quanto mi piaceva l'idea di scriverne ben 10, mi sa che è meglio che il numero sia leggermente diminuito, anche per poter procedere più velocemente rispetto all'abissale ritardo in cui già sono.

Detto questo, vi lascio ad alcune domande...

1) C'è a chi Sayid piace e a chi non piace. Dopo questa os, qualcuno ha cambiato idea, o è tutto confermato?

2) Che ne dite dell'osservazione di Sayid? Anche secondo voi l'ex 5^A soffre di sindrome di Stoccolma di gruppo?

3) Quanti piani organizzati in questa OS, eh? XD

4) Mattia vi è piaciuto oppure no in questo confronto? La sua insicurezza potrebbe essere un problema?

5) Che ne pensate della storia tra Nelli e Sayid? Non sembra anche a voi che lui sia stato piuttosto dolce e lei piuttosto stronza?

6) Ma non ci saremo tutti, per caso, affezionati ai personaggi sbagliati, pieni di brutti principi, come dice Sayid? XD


Ancora una volta chiedo scusa per i capitoli non corretti dalla beta (Ellie mi ucciderà prima o poi, me lo sento) e ringrazio tutti per la pazienza e la sempre presente voglia di leggere. Aspettando con ansia il capitolo 15 io vi saluto e vi mando un bacio <3

Alla prossima!

Daffy



***


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