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Autore: Endorphin_94    12/04/2018    3 recensioni
Chi sei? Cosa vuoi da me? Perché mi guardi così?
Perché quando combatto con te tutto intorno scompare?

Non sarà per niente facile per Ichigo arrivare in fondo alla storia, alla fine della guerra, se inizierà a fare di testa sua. Se si perderà alla ricerca di qualcosa di diverso, all'inseguimento di sensazioni e poteri sempre più appaganti.
E soprattutto se allontanerà le persone vicine mentre gli avversari si avvicineranno sempre di più.
Remake di Extraterrestrial, con sorprese. Spiegazioni nell'intro.
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 

Luce e Lame


 

Speravo di aggiornare più in fretta questa volta, con l’hype della riscrittura e tutto il resto, ma credo di dovermi rassegnare alla realtà, cioè che sono una gran lentona.
Anyway, questo è “Luce e Lame” 2.0, sperando di aver mantenuto e arricchito il linguaggio e i particolari che erano tanto piaciuti ai lettori della versione precedente, e di averlo reso più avvincente e dalla trama più allineata con il resto della storia.
Spero che tutto funzioni, anche perché dopo questo si apriranno almeno due capitoli dalla trama completamente nuova che spero si incastrino bene. Insomma, perdonate le attese, ma restate con me e questa storia.
Grazie a tutti per leggere e per i bellissimi commenti positivi.
Endorphin <3



 

~ You open my eyes
And I’m ready to go
Lead me into the light!



«Dai, vieni» dice Kisshu porgendomi la mano per farmi alzare. Annuisco e mi scappa uno sbadiglio, lui fa una risata.
«A quanto ne so, le gattine dovrebbero essere animali notturni».
«Non sono una gattina» sbuffo stringendogli la mano e tirandogliela per alzarmi. Lui approfitta per avvicinarsi un po’ più del necessario.
«Certo che lo sei» sussurra troppo vicino alla mia guancia. Non faccio nemmeno in tempo a protestare o a spingerlo via, che il terrazzo su cui siamo viene inghiottito dal vento freddo del teletrasporto.
Ancora una volta grido perdendo l’equilibrio, mi sento sollevare e precipitare, tirare e spingere da tutte le direzioni. E voliamo in alto, ma lo stesso cadiamo nel vuoto, in avanti, indietro, forse in realtà siamo fermi ed è tutta questa nuvola a muoversi, comunque sia a me viene solo una nausea fortissima.
Per mantenere l’equilibrio e il sangue freddo finisco per stringermi forte a Kisshu, sperando che tutto finisca in fretta e di trovarmi presto nella mia stanza al caldo, ma…
… all’improvviso sento Kisshu sparire. Strabuzzo gli occhi incredula, mi guardo le mani, mi guardo intorno, ma non c’è altro se non il vortice bianco e frenetico del teletrasporto.
E non appena lo spazio si raddrizza, sono sola. E decisamente non sono nella mia stanza.
Le mie ciabatte rosa affondano dolcemente nell’erba alta e bagnata di un prato.
Ma cosa…?
Faccio dei respiri profondi per scacciare la nausea e lo stordimento.
Non capisco, dove sono? Perché Kisshu è sparito?
L’erba mi bagna i piedi, decisamente poco piacevole. E noto che ha uno strano colore blu. Come sono blu gli alberi che accerchiano il prato tutto intorno. Annuso l’aria: odora di pioggia.
E… il cielo. Il cielo è verde, con qualche pesante nuvola scura, ma indubbiamente verde acido, non è normale.
E ovunque guardo, di Kisshu non c’è traccia.
«Ma dove accidenti mi ha portato, quel…»
Un lampo illumina di azzurro le cime degli alberi, seguito dal rumore di un tuono non troppo forte.
E una gelida goccia di pioggia atterra sulla punta del mio naso…
«Nyaaaaaaaahh!!!»
Salto di scatto con un miagolio isterico come se avessi toccato un ferro rovente e tenendomi le braccia sulla testa, corro a perdifiato verso gli alberi più vicini.
Ho il fiatone quando finalmente mi fermo all’asciutto. Mi appoggio alla corteccia grigia di un pino particolarmente largo dalla folta chioma blu e mi lascio scivolare seduta sul terreno.
Sulla radura inizia lentamente a piovere.
Odio bagnarmi sotto la pioggia, molto di più da quando ho i geni felini. Anche il freddo mi dà molta più noia e infatti in questo posto ho i brividi.
E odio anche Kisshu. Sapevo che non c’era da fidarsi.
Affondo la faccia tra le mani e mi passo le dita nei i capelli, rendendomi conto che con il teletrasporto si sono arruffati come un cespuglio.
E mi accorgo con terrore di un dettaglio: non ho più legato al collo il campanellino di Masaya.
No.

No, no, no!

Lo cerco a raffica nell’erba, tra i sassi, nel terriccio bagnato e gli aghi di pino blu scuro caduti a terra… ma nulla. Niente di rosso, niente di luccicante. Infilo le mani nelle tasche del pigiama e provo un misto di angoscia e sollievo nel sentire che nemmeno lì c’è traccia della collana, ma per fortuna c’è il mio prezioso ciondolo Mew Mew. Lo stringo nella mano cercando di calmarmi e sentire la sua energia positiva…
Ma il campanellino non c’è!
Kami-sama… e adesso che faccio?
Una goccia riesce a farsi strada attraverso le fronde e arriva fino a me: la sento scivolare sulla guancia, provo fastidio, ma cerco di sopportarlo. Esalo un respiro profondo e mi guardo intorno.
Devo stare calma. Non devo farmi prendere dal panico. E devo trovarlo.
Aguzzo la vista e tendo le orecchie, si sente il rumore delle gocce leggere sull’erba del prato. Fra gli alberi si avvertono i cinguettii degli uccelli e i rumori degli insetti, il fruscio dei fili azzurri mossi da qualche animale…
Sembra davvero di essere in una foresta, o in un grande parco.
Chissà dove sono…
È un po’ angosciante non sapere, ma questo posto è davvero carino, pioggia a parte. Questi colori poi sono così strani… come fa il cielo ad essere verde? Sospiro, sono tesa.
Una nuova goccia atterra fastidiosamente fredda e bagnata sul mio orecchio.
Io volevo andare a casa mia a dormire! E invece sono bloccata qui!
Perché qualcuno mi ci ha portato, ecco perché.
Stringo i pugni irritata.
Perché l’ho seguito, cosa avevo in testa? Guarda in che guaio mi sono ficcata, bloccata in mezzo al nulla in un bosco, anzi, abbandonata da Kisshu.
Uff…
La pioggia cade tranquilla su tutto il prato. Non si vede nessuno, nemmeno gli animali. Tutto tranquillo.
«È una delle sua trappole» sussurro arrendendomi all’evidenza.
Chissà che non abbiano preso anche le mie compagne, spero proprio di no, magari mi staranno cercando o si staranno organizzando per combattere… Eppure…
Kisshu…

Il nostro scontro, quegli sguardi. La finestra, il video su quel tetto…
Resto a fissare la macchia di piante davanti a me per lunghi e lenti minuti.
Cosa posso fare?
Non posso arrendermi, giusto? Mew Ichigo non si arrende. Un barlume di fermezza fa capolino nella mia testa. No che non si arrende, né sta ferma ad aspettare.
Meno che mai ad aspettare Kisshu.
Cercando sopportare le gocce di pioggia, mi alzo in piedi decisa e mi guardo intorno alla ricerca di qualche segno dell’alieno sul prato e tra gli alberi.
La radura blu resta in pace sotto la pioggia, niente si muov-…
All’improvviso un sibilo sferza l’aria.
Lo avverto grazie ai sensi del gatto Iriomote e mi scanso di lato, appena in tempo per evitare qualcosa di affilato ed estremamente veloce, che mi graffia il lato della mandibola e va a conficcarsi nel tronco dell’albero dietro di me.
Col cuore che batte frenetico per lo spavento, mi volto e riconosco uno dei sai di Kisshu, ormai familiare. Subito la lama si dissolve in un guizzo di scintille e una risata che conosco bene rompe il silenzio.
Ma guarda cosa mi ha fatto, adesso mi sente!
Kisshu si materializza in piedi in mezzo al prato. Avanzo a grandi passi verso di lui sbraitando.
«Ma ti sembra il modo di tornare? Dove diavolo eri finto? E si può sapere dove mi hai portato!? Avevi detto che-…»
Mi blocco non appena gli sono abbastanza vicina da notare un cosa: Kisshu tiene distrattamente in una mano il mio campanellino.

Bastardo.
Questo non doveva farlo.
«Kisshu! Ridammelo subito!» gli grido contenendo a fatica la furia.
Lui mi guarda senza dire nulla e senza togliersi il ghigno beffardo dalla faccia. Quindi si alza in levitazione e vola in alto con l’intenzione di uscire dalla mia portata. Senza pensarci due volte corro avanti col ciondolo in mano.
«Dove credi di andare?! Mew Mew Strawberry, metamorphose
Atterro in piedi nella mia luce rosa e subito salto verso l’alto con l’energia di Mew Ichigo puntando dritto Kisshu e il mio nastro rosso nella sua mano. Lo vedo osservarmi con una strana aria compiaciuta, ma appena arrivo ad un paio di metri da lui, si smaterializza ridacchiando. Atterro dal lato opposto con una capriola e lo cerco arrabbiata guardando in tutte le direzioni.
Che faccia tosta.
Non ci posso credere, mi ha rubato il campanello di Aoyama. Come, quando?! Come ho potuto abbassare la guardia così? Non mi aspettavo una mossa sleale, anzi, visto il modo in cui stavamo parlando non mi aspettavo proprio niente, se non che davvero mi riportasse a casa.
E non credevo l’avesse neanche mai notato il mio campanellino!
Cosa sta cercando di fare? Fino a poco fa era tutto tranquillo e amichevole!
Tsk, vallo a capire.
Ma adesso non ho proprio voglia di stare al suo gioco.
«Avanti vieni fuori» sussurro. «Vieni fuori, codardo!» alzo la voce.
Nessuna risposta. Solo la pioggia sull’erba e sugli alberi. E su di me…
Forza Mew Ichigo, trovalo.
Piego le gambe e porto la schiena in avanti, la coda mi dà equilibrio.
Non posso permettergli di prendermi in giro così, non dopo avermi portato su quel tetto a vedere le immagini del suo pianeta. Non dopo avermi chiesto di fidarmi di lui con quel sorriso dolce.
Sono così arrabbiata…
«Dove sei?» sussurro.
Mi concentro sull’udito del gatto, sulla pelle avverto tutte le vibrazioni dell’aria, abbasso gli occhi ed esalo il respiro…
Mi immergo nella natura di questo posto, come un vero gatto a caccia…

*BZZ*
Trovato.
Appena sento il rumore vibrante della sfera di energia, la vedo sfrecciare verso di me e in un secondo abbattersi nel terreno dove stavano i miei piedi, distruggendo brutalmente il prato in un'esplosione azzurra. Salto di lato girandomi e atterro a quattro zampe e senza perdere tempo individuo il punto di partenza dell’attacco. Faccio appena in tempo a scorgere Kisshu sospeso a mezz'aria vicino agli alberi, che lui si alza di nuovo in volo fuori dalla mia portata.
«Fermo!»
Corro nella sua direzione desiderando ardentemente di saper volare come lui per arrivare a prenderlo a calci con tutte le mie forze, ma Kisshu ovviamente si smaterializza di nuovo.
Mi fermo ansimando, frustrata e piena di rabbia.
Voglio che venga a combattere. Voglio riavere il mio campanellino, me l’ha regalato il mio Aoyama-Kun e Kisshu non può rubarmelo così.
«Torna qui, Kisshu! Vieni fuori!»
Guardo in alto, a destra, a sinistra, ma vedo solo cielo e alberi, finché… un dolore bruciante tra le scapole mi fa cadere sulle ginocchia senza fiato.

Alzo gli occhi cercando di tenere lucida la testa che pulsa dal male. Che botta.
E Kisshu è lì in piedi davanti a me, lontano qualche metro, come se niente fosse.
«Tu…» ringhio dolorante. «Codardo».
Mi alzo con fatica, ma soprattutto con rabbia per l’attacco sleale alle spalle. Esito un po’ ad avvicinarmi di nuovo, recupero il fiato.
E da ferma mi accorgo con sorpresa che le gocce di pioggia che mi arrivano sulla schiena hanno un certo effetto rinfrescante sulla pelle, soprattutto dopo essere stata presa in pieno una sfera di energia di Kisshu.
Mi inarco per cercare di guardare quanto è grave, ma arrivo a vedere solo un po’ di sangue colato sul costume strappato.
Meglio non pensarci.
Intanto Kisshu, che non ha ancora detto una parola da quando siamo qui, si limita ad osservarmi, con stampato in faccia il suo sorrisetto, che mi fa venire una gran voglia di lanciargli addosso uno Strawberry Surprise. Come se non bastasse ha ancora in mano il mio nastro rosso e nei miei visceri si fa strada di nuovo la rabbia. Una rabbia calda, potente.
Mi ha ingannata. Mi tiene qui prigioniera e mi attacca, benissimo. Adesso gli faccio vedere io.
Il dolore alla schiena svanisce come per magia, mi alzo di nuovo in piedi a gambe larghe e pugni sui fianchi e sollevo la coda orgogliosa.
«Adesso si fa sul serio».
Kisshu si infila in tasca il mio campanellino e solleva la mano, illuminandola per generare una nuova sfera di energia.
«Non ci pensare nemmeno! Strawberry Bell
La mia arma si materializza dal fiocco sulla coda, la afferro, mi butto in ginocchio e paro il potente raggio elettrico che Kisshu spara dal palmo aperto.
Appena la luce si smorza è un attimo: Kisshu spicca un salto, fa una capriola nell'aria con in mano i suoi sai incrociati al petto e vola in picchiata dritto verso di me.
Tengo forte l'arma e la scontro con le sue lame con tutta la forza che ho da mettere contro la sua e l’energia del potere Mew a darmi manforte.
Ringhio per lo sforzo e sfogo la rabbia.
Siamo di nuovo vicinissimi, uno di fronte all’altro a spingere contro un muro di energia luminosa. Le sue pupille verticali da animale scintillano con la luce che sprigiona dalle nostre armi. Il suo viso affilato è concentrato per lo sforzo, ma… lo vedo sollevare un angolo della bocca in uno strano sorrisetto.
Cos’hai in mente, accidenti a te? Vediamo se dopo questo riderai ancora.
Trattenendo ancora Kisshu con fatica, grido la formula del mio attacco:
«Ribbon… Strawberry… Check
L’esplosione di luce lo sbalza via e fa cadere me all’indietro per il contraccolpo. Atterro col fondoschiena sull’erba bagnata gemendo.
Ahio.
Sbuffo, spero ne sia valsa la pena. Ho le ginocchia sbucciate, le braccia indolenzite, il vestito bagnato e strappato – e non mi sono ancora vista la schiena... Spero tanto che tutto torni intatto alla prossima trasformazione, altrimenti potrebbe diventare un bel problema.
Osservo Kisshu a terra lontano da me, con evidenti segni di bruciatura a causa del mio colpo. Gli sta bene.
Mi rialzo orgogliosa: «Ti decidi a ridarmi il campanello, allora?»
Kisshu per tutta risposta sghignazza di nuovo e si alza. «Quale campanello?»
Dopo questa perdo le staffe. Corro avanti e mi avvento contro di lui ringhiando come una bestia. E iniziamo a combattere.
Parto con un pugno in pieno viso, che però lo sfiora soltanto: Kisshu si scansa agile e veloce, ruota tra le dita le lame taglienti pronto ad usarle. Schivo il primo pugnale, paro il secondo scontrandogli addosso la Strawberry Bell.
Mi prendo un calcio, evito un pugno, provo a colpire e calciare anch’io. Gli assesto una gomitata sul ventre scoperto e un sonoro calcio sul fianco che gli fa perdere il fiato. Ma subito dopo tocca a me gridare di dolore appena un suo sai mi taglia di striscio sulla coda, seguito da due calci in volo e un altro affondo affilato.
Non so come, oggi è fortissimo e veloce.
Ma posso esserlo anch’io. Sono carica, mi sento forte, voglio riavere la mia collana ad ogni costo.
«Aaarrghh!!»
Con un grido di battaglia carico di energia il Fiocco e glielo scaglio dritto verso la faccia, colpendolo forte. Lui geme tenendosi lo zigomo e fa una capriola volando all’indietro.
È fatta, me lo sento.
Carica come una molla, faccio per saltare a mollargliene un altro, ma… lui si smaterializza, lasciandomi attonita.
Riappare un attimo dopo dietro di me, schiena a schiena per affondarmi una gomitata al fianco che mi fa mancare il fiato e cadere di lato rotolando sull’erba.
Eh no, non posso permettergli le mosse sleali, devo assolutamente vincere!
Mi rialzo subito, di nuovo di fronte a lui a fissarci pieni di adrenalina.
Ghignando, ma con un grosso livido rosso sanguinante in pieno volto, Kisshu fa girare un pugnale tra le dita e lo fa scattare di nuovo in avanti. Lo evito con una giravolta e subito vado a mirargli il collo con le unghie, ma gli lascio solo tre graffi leggeri perché lui ancora si smaterializza.
«NON OSARE!» urlo in preda ad una potente rabbia euforica.
Mi ricompare subito accanto e affonda dritto al mio stomaco con la lama del tridente. Mi scanso di lato inarcando la schiena e riesco ad evitare un taglio potenzialmente molto profondo in cambio di uno più superficiale sul fianco. Grido per il dolore, premendo subito una mano sulla ferita e rotolo a terra rannicchiandomi e allontanandomi da Kisshu.
Questo fa malissimo. E avrebbe potuto uccidermi.
Con frustrazione, ammetto che questo round è suo.
Kisshu si ferma senza più avvicinarsi. Tiene i sai in mano, puntati verso l’erba, uno dei quali sporco del mio sangue. Anche lui ha il fiatone ed è malconcio, vedo con una certa soddisfazione.
Senza perderlo di vista, alzo la Strawberry Bell con la mano sinistra tesa davanti a me, in ultima difesa, sentendo la carica scendere e il dolore salire.
Fissiamo gli occhi l’uno in quelli dell’altro.
Ma non riesco a guardare a lungo gli occhi di Kisshu. Troppo affilati, troppo profondi, troppo… strani.
Sbuffo e guardo per terra cercando di distrarmi da lui e dal dolore del taglio. Gli steli azzurri dei fiori e i ciuffi d’erba bagnata dalla pioggia sono morbidissimi al tocco.
«Tutto bene, Koneko-chan?» dice Kisshu con quel suo odioso sarcasmo mellifluo. Io resto interdetta, non capisco perché ora mi parli, non so cosa rispondergli.
E di sicuro mi si leggono in faccia la fatica e il dolore. Lui scoppia in una sonora e casuale risata.
«Andiamo, puoi anche rilassarti un po’».
«Ma che stai dicendo?» mi irrigidisco ancora di più senza capire le sue assurdità.
Kisshu sbuffa scuotendo la testa, poi con noncuranza si strofina la mano sulla fronte, scostandosi i capelli bagnati dalla pioggia. Quindi si passa un dito sui graffi che gli ho lasciato, sullo zigomo tumefatto e fa una smorfia di fastidio.
«Avevo sottovalutato quei tuoi artigli rosa».
Alzo un sopracciglio, ma non abbasso l’arma. Lui continua a parlare distratto guardando una lama del suo tridente.
«Sai, sei un gran bello spettacolo, Ichigo. Questo è proprio il giochetto che fa per te, o sbaglio?»
«Adesso mi hai stufato, cosa stai dicendo? Parla chiaro, altrimenti…» mi alzo in piedi per andare verso di lui, ma la fitta al fianco si fa sentire e mi interrompe.
«Ti ho detto di rilassarti» sbotta. Si rigira i sai nella mano e li fa sparire in una nuvola di fumo. Lo guardo confusa senza sapere cosa fare, quindi mi risiedo nell’erba morbida sbuffando.
Dannato Kisshu e i suoi indovinelli.
«Brava gattina».
«Sta’ zitto».
Kisshu ridacchia, fa qualche passo verso di me, quindi si siede a sua volta a gambe incrociate levitando poco sopra l’erba.
Non lo guardo, non ho voglia di sforzarmi di capirlo. Allora osservo gli alberi e ascolto i suoni degli animali, del vento. La pioggia leggera, che tanto mi dava fastidio si posa come un balsamo fresco sulla mia pelle. La sensazione è stranamente piacevole.
«Carino, eh?» fa lui.
«Io non ti capisco…» giocherello con un fiore del prato.
«Così è la vita, Ichigo» risponde Kisshu distrattamente.
«Così come? Prima mi parli, poi cerchi di uccidermi?» «Addirittura, che esagerata… Guarda che anche tu mi hai fatto non poco male».
«Mai quanto te!» replico risentita indicando il taglio al fianco che mi stringo ancora con la mano.
«Guardatelo, invece di piagnucolare!»
Dopo un attimo di perplessità sollevo il guanto dalla ferita. È sporco di sangue secco. Il mio vestito da Mew Ichigo ha un lungo strappo, ma sulla pelle c’è già la crosta, quasi guarita. Guardo di nuovo Kisshu a bocca aperta, lui alza un sopracciglio saccente. Quindi alza il viso verso il cielo, chiude gli occhi e si lascia bagnare dalle gocce di pioggia, strofinandosi gli occhi… E lentamente i graffi, le bruciature e i segni della lotta sulla sua pelle diafana si attenuano fino a svanire.
Qualcosa decisamente è strano.
«Kisshu… che cos’è questo posto?»
«Oh, nulla» fa lui con un’alzata di spalle. «Un piccolo esperimento di mia invenzione».
Apre un palmo della mano per catturare le ultime gocce di pioggia, che dopo qualche secondo smette definitivamente. «Con qualche piccolo dettaglio per gentile concessione di Pai. Ah, ci voleva proprio!» Atterra di nuovo in piedi, si sistema i vestiti soddisfatto e si asciuga la fronte con le fasce rosse che porta sugli avambracci.
Io sono sempre più confusa, ma voglio riuscire almeno ad avere qualche spiegazione. Mi alzo anch’io.
«E perché mi hai portato qui?»
«Oh, non l’hai capito?» chiede ironico.
«No» nego risoluta, attenta a non farmi prendere in giro. «Mi hai portato su quel tetto, mi hai fatto vedere quel video del tuo pianeta, mi hai indotto a fidarmi di te per poi attaccarmi. Mi hai ingannata».
«Ah ah, secondo me tu sei arrabbiata per questo».
Evita le mie domande ghignando maliziosamente ed estrae dalla tasca il mio nastro rosso col campanello, facendomi salire un certo impulso di colpirlo di nuovo. Lo fisso lanciando scintille dagli occhi e riprendo in mano la Strawberry Bell.
«Troppo facile…» sussurra beffardo.
Mentalmente valuto in che modo posso attaccarlo con le energie che mi restano e contando che la pioggia miracolosa guarisci-ferite è cessata, ma…
… Kisshu cambia completamente espressione e modi, si smaterializza e dopo mezzo secondo ricompare dietro di me, mi prende per il polso e mi torce bruscamente il braccio contro la schiena.
Ringhio di dolore e fastidio per essermi lasciata di nuovo cogliere alla sprovvista.
Vince facilmente la mia resistenza e mi viene vicinissimo, fino a che lo sento respirare piano vicino al mio orecchio da gatto. La sua pelle è fredda, mi mette i brividi. La sua mano scivola a stringermi il fianco scoperto dal taglio, prendendosi tutto il tempo di accarezzarmi la pelle con le dita.
«Lasciami…» ringhio disgustata.
«Sai micetta? Sei davvero incredibile. Hai reso questo gioco ancora più divertente di quanto mi aspettassi ed è bastato rubarti questo stupido campanello…» sussurra posando le labbra sui miei capelli. «Tuttavia, ho notato che anche tu sembri esserti goduta questa amichevole partita… Non vedevi l’ora che stessimo un po’ da soli, secondo me, non è così?»
Oppongo resistenza alla sua stretta e cerco di allontanarmi da lui più che posso.
«Ma che dici… Sei tu che hai iniziato tutta questa storia!»
Riesco a liberare il braccio che mi tiene alla schiena con uno strattone e a voltarmi per stargli di fronte. Tuttavia di nuovo, il solo guardarlo negli occhi, la sua espressione arrogante, vicino, famelico, in attesa di un mio passo falso, mina fortemente la mia determinazione.
Sicuramente si nota dal tremare della mia voce.
«Sei… sei stato tu che mi hai fatto vedere quelle cose prima. E poi oggi nella battaglia mi hai spinto con l’inganno a seguirti in quel buco!»
«Io non ricordo di aver fatto nulla, sai, ero gravemente ferito…»
Arrossisco violentemente.
Kisshu approfitta del vantaggio, si avvicina e mi prende di nuovo il polso.
Devo resistere se voglio batterlo, non devo farmi ingannare.
«Tu… Tu mi hai detto che mi avresti portato a casa e invece mi hai scaricato qui e mi hai attaccato! Voglio una spiegazione!»
«Perché invece non ammetti che ti sei divertita?»
«Rispondimi!» strillo al limite della sopportazione.
«Più ti scaldi, più sei eccitante, così mi uccidi» ride lui.
Non ne posso davvero più. «Mi hai stufato».
Mi ritraggo decisa a non guardarlo più e faccio sparire la Strawberry Bell.
Kisshu lo nota, ma non si impressiona più di tanto.
«Va bene, tu fai pure l’offesa, non cambia le cose. Lo sguardo che avevi in combattimento parlava per te».
Continuo imperterrita ad ignorarlo. Ma non riesco a non ascoltare.
«Lo hai notato anche tu, vero, Ichigo? Eri forte, eri euforica, una vera guerriera. È successo oggi allo scavo ed è successo di nuovo qui… Arrabbiarti con me, sfogarti senza niente a cui pensare è liberatorio, non è così? E non ti dispiace affatto…»
Fa un altro passo, io mi giro dall’altra parte. Mi parla da sopra la spalla come un diavoletto tentatore. Le sue parole lasciano pesanti solchi nella mia testa.
«Sei un felino feroce» ghigna. «E magari questo non era nemmeno tutto quello che potevi tirare fuori…»
La mia curiosità gli concede una breve occhiata. Cosa sta dicendo?
«… centro» sorride lui notandola.
«Smettila» sibilo. Mi giro imbarazzata e gli do di nuovo le spalle con le braccia incrociate.
«Tsk, povera gattina» fa lui quasi sincero. Quindi lo sento avvicinarsi e subito dopo lo sento toccarmi leggermente la nuca. Mi irrigidisco di colpo, faccio per voltarmi indignata, ma lui mi stringe forte la spalla tenendomi voltata. Estrae il mio nastro rosso e me lo passa lentamente intorno al collo, allacciandomelo dietro dove era prima, sfiorandomi solo leggermente la pelle con le dita.
Quindi si allontana di un passo, senza fare altro, senza toccarmi come suo solito.
Io pietrificata lentamente mi volto.
«Ora sì che ti riconosco».
Resto imbambolata qualche secondo, prima di mormorare un ‘grazie’ e sciogliere la trasformazione.
«Ah ah, devi essere proprio stanca, in effetti deve essere tardi per te. In ogni caso stasera mi hai dato una bella idea, gattina».
«Quale idea sarebbe?»
Lui si porta le mani dietro la testa con i gomiti alzati, guardando gli alberi distratto.
«Rifarlo altre volte, ovviamente».
Io mi scaldo in un attimo, colta di sorpresa. «Noi non rifaremo un bel niente, Kisshu, non hai il diritto di-…»
Kisshu fulmineo scatta in avanti e mi prende il mento tra le dita avvicinandosi così tanto a me che mi zittisco di colpo per l’imbarazzo e la paura.
«Basta con le chiacchiere, Ichigo. Io ti offro un modo per conoscere e usare a pieno tutto quello di cui sei capace e per diventare ancora più forte. Qualche altra sera come questa, senza missioni e battaglie di gruppo, senza doversi controllare, senza fretta. Tutto lo spazio che ci serve… So che ti piacerebbe».
Il suo sguardo è duro, il suo tono serissimo. Non c’è nulla di malevolo, né di ironico o folle in lui ora. Lo guardo con gli occhi sbarrati, specchiati nei suoi, stavolta al contrario non riesco a staccarli da lì. Sento i brividi dove mi tocca, insistente e invadente, freddo, ma brucia.
Sono immobile e allo stesso tempo mi sforzo per stare ferma.
Con una forte sensazione di vuoto ai visceri, registro le sue parole e cerco di pensare a cosa rispondere. …
Cosa gli posso dire?
Hai torto. Io non sono così.
Sono curiosa. Quelle sensazioni…
Lasciami in pace. Mi fai paura.
Senza controllo. Senza missione?
Non voglio più vederti. Stai lontano da me.
Una volta. Una sola, cosa può succedere di male?
Una trappola, un inganno. Un altro giochetto.
Cosa vuoi da me? Cosa ti importa del mio potere?
Cosa puoi fare?

«…I-io…»
Kisshu inaspettatamente rilassa il viso e lascia la presa. Il suo ghigno si distende in un leggero sorriso e sospira. Mi accarezza un orecchio da gatto con un dito, quindi un poco la guancia. Non c’è traccia di inganno o malizia quando parla.
«Dormici sopra, d’accordo?»
Senza la minima idea di cosa dire, annuisco impercettibilmente.
Quindi Kisshu schiocca le dita e io, lui e questo assurdo bosco blu spariamo in una nuvola di fumo.





 


 
   
 
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