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Autore: Fata_Morgana 78    14/04/2018    4 recensioni
Al mondo tutti meritano una seconda possibilità, anche quelle persone che... dopo aver abbracciato per anni il buio, credono di non avere nessun diritto ad essere felici... La seconda possibilità, per avere una vita felice, per Severus Piton potrebbe chiamarsi Clarice Johnson una sua ex studentessa Serpeverde... Una cosina piccola, piccola per la Festa della Donna...
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Opportunità'
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Quinta Parte


Le giornate scivolarono via veloci e piene di impegni, le lezioni erano serrate in quegli ultimi giorni e tutti gli ospiti della Scuola correvano come api laboriose da una lezione all’altra. Clarice e Daniel si erano trasferiti nell’appartamento di Severus e trascorrevano più tempo possibile insieme; imparando a conoscersi e convivere. Per Severus non era facile stare con altre persone, era troppo abituato a vivere da solo ma non voleva perdere l’occasione di conoscere Clarice e Daniel, aveva troppi anni da recuperare.
Fu durante una colazione che, in accordo con il resto del corpo insegnanti, Severus in veste di Preside annunciò alla platea che la gita al Villaggio di Hogsmeade sarebbe stata fatta il sabato per permettere alla Scuola di organizzare nel migliore dei modi il Ballo di Primavera, un modo per salutare e ringraziare tutti per la partecipazione alla prima Open Week della Scuola. I presenti accolsero la notizia con un lungo applauso, Minerva prese la parola dopo Severus spiegando che per la serata era necessario un abito elegante, da Gala perché il Ballo sarebbe stato del tutto simile a quello del Ceppo al quale la scolaresca aveva già avuto modo di partecipare. Severus annuì e concluse dicendo che si sarebbe svolto la sera della domenica, per permettere a tutti di prendere il treno per Londra il mattino successivo.
- Miseriaccia! – gemette Ron lasciando cadere il cucchiaio nel suo porridge – Un altro ballo no!
- Soprattutto se la mamma ti costringerà a mettere nuovamente il vestito della zia… - rise Ginny mandando la testa all’indietro, coinvolgendo Hermione nella risata.
- Chissà se stavolta qualcuno mi inviterà per primo, o mi terrà come ultima scelta. – borbottò la strega Babbana appoggiando il mento nel palmo della sua mano. Ron arrossì e distolse lo sguardo, imbarazzato.
- Domani avremo il tempo di andare a comprare i vestiti eleganti. – annuì Luna con un sorriso.
- Sarà bello trascorrere la nostra mattina facendo un po’ di shopping. – assentì Draco, gli occhi che brillavano.
- Ma non abbiamo bisogno di fare shopping, Drake. – scosse la testa Harry – I nostri abiti da cerimonia sono perfetti. Li abbiamo presi per la serata di Beneficenza al Manor. – lo guardò – Perché comprare un altro abito?
- Ma non shopping per noi, Potter! – ridacchiò e puntò i suoi occhi su Clarice e Daniel – Ma per loro! Sarà divertente, vedrai!
- Ooh no! – scosse la testa Ron – Harry fermalo. Sta facendo di nuovo gli “occhi da pazzo”.
- Già. – annuì Hermione – Ricordo quando ha accompagnato me a cercare l’abito per il ballo. È stato terrificante!
- Ma tu eri bellissima. – incrociò le braccia sul petto Draco fingendosi offeso – Oppure sbaglio?
- Hermione era splendida. – sorrise Ginny – L’abito sembrava cucito apposta sulla sua pelle. Hai ottimo gusto, Draco.
- Grazie Ginny. Se vuoi, posso aiutare anche te a scegliere qualcosa che ti faccia sembrare una femmina e non un sacco di patate!
- Ehi! – la sorella di Ron arrossì, offesa.
- Ragazzi. Non c’è bisogno di litigare. – sbuffò Clarice guardandoli – Draco, accetto la tua offerta. Sarà bello fare shopping con qualcuno che non sbuffa ogni tre secondi. – e indicò il figlio con un gesto della testa – Potremmo andare insieme, lasciando indietro Harry e Danny.
- Accetto! – annuì Harry con un sospiro – Danny, ti porterò da Mielandia e dai Tiri Vispi dei fratelli Weasley, passeremo una mattina fantastica! – gli strizzò l’occhio, facendo sorridere felice il bambino.
- Non è giusto zio Harry! – pigolò una vocina alle loro spalle, era Elettra che li aveva appena raggiunti – Voglio passare anch’io la mattina con te! – gonfiò le guance.
- Non devi chiederlo a me, piccola! – la baciò facendola sedere in grembo – Sai che i tuoi papà devono darti il permesso. Ma tu hai il vestito elegante per il ballo? – le domandò facendole il solletico.
- Mmh. – scosse la testa – I miei papà sono eccezionali e li amo tantissimo. Ma non capiscono molto in fatto di vestiti da femmina! – ridacchiò.
- Allora perché non ti unisci a noi? – le sorrise Clarice, quella bambina le piaceva sempre di più.
- Zio Drake posso? – lo guardò sbattendo le lunghe ciglia.
- Sì che puoi piccolo mostro! – sospirò teatralmente Draco – Però devi darmi almeno 5 bacini. – concluse porgendole la guancia, Elettra roteò platealmente gli occhi al cielo imitando l’espressione di suo padre Sirius, poi si lanciò tra le braccia di Draco facendo ridere tutti.
- Sarete ottimi genitori! – li lodò Clarice osservandoli.
- Con Elettra e Zahir è facile. – la ringraziò con un sorriso Harry – Sono bambini fantastici e mi sono innamorato di loro la prima volta che li ho visti. Anche se erano due ranocchietti. – concluse facendo il solletico alla bambina che gli aveva fatto la linguaccia.
- Zio Drake. – ridacchiò – Proteggimi!
- Tu bruto, non toccare la mia piccolina! – rise felice Draco stringendo tra le sue braccia Elettra che non aveva smesso un momento di ridere.
La colazione terminò tra risate e conversazioni leggere, Clarice osservava tutti con il cuore leggero. Si sentiva bene circondata da tutte quelle persone e già sentiva il cuore pesante all’idea di dover tornare nel suo villaggio. Soprattutto perché Rose e la sua famiglia si sarebbero trasferiti al Villaggio di Hogsmeade per permettere alla strega di insegnare a Scuola.
- Clarice? – la voce profonda di Remus la fece sobbalzare, strappandola dai suoi pensieri.
- Remus… - lo accolse portandosi una mano sul petto, respirando affannosamente.
- Scusami. – arrossì il Licantropo – Non volevo spaventarti. Ti avevo già chiamato, ho visto che ti sei fermata pensavo mi avessi sentito.
- Oooh Salazar benedetto. – squittì distogliendo lo sguardo – No che non ti ho sentito. Ero completamente persa nel mio mondo. Scusami.
- Tranquilla. – le sorrise e, invitandola a camminare con un gesto elegante della mano, le chiese – Elettra mi ha detto che vorrebbe venire con te a comprare un abito per il ballo di sabato. – nella voce dell’uomo c’era una punta di speranza.
- L’ho invitata io. Anzi. Draco, però mi è sembrata una buona idea. – sorrise all’uomo che si illuminò in un sorriso sereno.
- Sarebbe fantastico! – ammise – A me piace portare i bambini a fare compere. È divertente andare per negozi, ma non sono bravo a consigliare Elettra. E Sir è peggio di me. Lui vorrebbe farla vestire come una bambola di porcellana, tutta pizzi e merletti. Ha gusti troppo retrò in fatto di abbigliamento femminile. Forse a causa della sua educazione Purosangue. – ridacchiò a disagio.
- Oddei! – squittì – Anch’io sono una Purosangue, ma non sono stata cresciuta con crinoline, pizzi e merletti. Per mia fortuna. – sorrise – Stai tranquillo, Rem. Penserò io alla bambina. Poi vi darò qualche suggerimento femminile. In modo tale da portarla aiutare in futuro!
- Sei un tesoro! – mormorò l’uomo sollevato.
- Per così poco. – arrossì deliziosamente Clarice.
I due continuarono a camminare chiacchierando fino a quando incontrarono Sirius e Charlie che stavano risalendo il corridoio dalla parte opposta.
- O cielo mio marito! – rise felice di aver trovato Remus, Sirius.
- Ci eravamo visti poco meno di mezz’ora fa. – lo prese bonariamente in giro il Licantropo, Sirius lo abbracciò e, strattonandolo contro il proprio petto, rispose:
- Mezz’ora lontana dalle tue labbra è troppo! – e lo baciò senza dargli il tempo di replicare.
Clarice li guardò sospirando beata: erano veramente una bella coppia. Fece un passo indietro ed andò a sbattere contro il petto di Charlie Weasley che la osservava con attenzione.
- Ti vedo diversa. – parlò dopo alcuni istanti di silenzio.
- Diversa? – lei si girò per osservarlo, poi guardò sé stessa: quel giorno aveva indossato un paio di pantaloni aderenti color caramello che disegnavano perfettamente le sue gambe, ai quali aveva abbinato un maglioncino con lo scollo a barca rosa pallido sotto al quale aveva indossato una canottiera con ampi spallini ricoperti di strass.
- Sì, dalla prima volta che ti ho vista. Sei diversa. – si strinse nelle spalle, quasi incapace di spiegarsi.
- Scusa Charlie, continuo a non capire. Non ho fatto niente di diverso da… - e si zittì, perché lui scosse la testa parlandole sopra:
- Sei più luminosa. Più felice. – spiegò.
- Aaahhh. – Clarice sorrise mandando la testa di lato – È perché sono felice. – ammise a bassa voce.
- Perché nessuno sa ancora di voi? – domandò a bruciapelo.
- Perché Danny gli ha concesso fino a domenica per fare la sua mossa. – ridacchiò la strega osservando il via vai del corridoio – Che dici, andiamo a lezione? Sta arrivando tua nipote a passo di marcia! – la indicò con un cenno della testa, facendo distogliere lo sguardo di Charlie dal suo corpo.
Sospirando per essere riuscita a liberarsi di Charlie senza creare guazzabugli o incidenti, Clarice riprese a camminare lungo il corridoio dove si fermò a parlare con i fantasmi delle Case che la salutarono con affetto. Tutti, anche il Barone Sanguinario si ricordava di lei e della sua bravura in tutte le materie della Scuola. Felice per quell’intermezzo inaspettato, la giovane donna raggiunse l’aula di Storia della Magia dove Daniel l’aspettava per la prima lezione delle loro amica Rose.
La giornata trascorse serena, le lezioni si susseguirono a ritmo serrato portando la sera molta stanchezza nei presenti che, dopo cena, andarono subito a dormire.
Clarice, dopo aver sistemato Daniel nel suo letto, raggiunse la camera di Severus: lui non era ancora arrivato, dal suo laboratorio personale filtrava una luce soffusa stava lavorando ad alcune pozioni e lei non voleva disturbarlo. L’uomo, sentendo i passi della strega davanti alla porta, alzando la testa dal calderone la chiamò:
- Cly, cara, potresti venire un attimo da me?
- Certo. – annuì aprendo la porta, aveva già indossato la sua camicia da notte e la vestaglia, Severus la trovò semplicemente perfetta.
- Potresti aiutarmi con queste pozioni? Non mi ero accorto di aver quasi finito le scorte.
- Volentieri professore. – annuì entrando – Mi dici cosa devo fare? – si scambiarono un bacio e lei sorrise, felice di avere la possibilità di viverlo nel privato.
- Devo fare le scorte di pozione Antilupo per i Black. Quella di Remus è quasi pronta, ma sono indietro con quella dei bambini.
- Ok. – Clarice si tolse la vestaglia e, girandosi alla ricerca di un grembiule, disse – Hai qualcosa da potermi prestare? Non vorrei sporcarmi.
- Lavora nuda… - le disse ammiccando seducente.
- Severus! – Clarice arrossì e si affrettò ad indossare un camice che aveva adocchiato su una sedia – Sei un maniaco!
- Sei tu che risvegli in me simili istinti. – ammise con un’alzata di spalle, le guance di Clarice si tinsero di rosso ma iniziò a lavorare decidendo di fingere di non aver sentito la voce roca e sexy di Severus vibrare nel suo orecchio.
- Smettila amore. – lo pregò ansimando, le mani dell’uomo sui suoi fianchi erano bollenti – La pozione per i bambini, concentrati su quella.
- Era solo una scusa. – le disse mentre le lambiva il collo con la lingua – Per farti entrare nella caverna del pipistrello… - le mordicchiò la pelle sensibile dietro l’orecchio – È da stamattina che ho voglia di te, ma sei sempre riuscita a scappare e adesso… - la girò intrappolandola tra il tavolo e il suo corpo muscoloso – Sarai mia. – concluse un attimo prima di baciarla.
- Mmm… sono sempre tua… - ansimò lei senza fiato mentre le mani esperte del Pozionista vagavano sul suo corpo.
- Andiamo nel nostro letto? – le chiese dopo un altro languido bacio.
- Nostro? – domandò arcuando un sopracciglio lei.
- Prima di te, nessuna donna è mai entrata in quel letto. – sorrise felice della sua gelosia – Dopo di te, nessuna è stata degna di entrarci. Tu sei stata la prima, ragazzina. – concluse facendole scoppiare il cuore in petto dalla gioia.
- Ti amo Severus. E lascia che ti dimostri quanto! – lo prese per mano e lo condusse in camera da letto dove, dopo aver chiuso e silenziato le tende del baldacchino, gli dimostrò molte e molte volte quanto smisurato fosse l’amore e la voglia che provava per lui.
Si addormentarono stremati, dopo essersi amati per buona parte della notte. Mai apparentemente sazi l’uno dell’altra, mai paghi di baci; coccole e carezze.
Quel sabato mattina, la sveglia suonò verso le otto nella camera del Pozionista strappandolo da un lungo sonno ristoratore. Aprendo gli occhi, vide Clarice addormentata sul fianco vicino a lui. Il viso rilassato, le labbra increspate in un sorriso dolce, era bellissima.
- Buongiorno Cly. – le baciò la spalla, lasciata nuda dallo spallino della camicia che era scivolato seducente verso l’incavo del braccio.
- Mmmhhh… - mugolò stirandosi contro il corpo muscoloso dell’uomo – Buongiorno a te, Sev. – girò il viso verso il suo, reclamando un bacio che non tardò ad arrivare.
- Dormi un altro po’, Cly. – le sussurrò nell’orecchio – Devo raggiungere la Sala Grande per verificare che vada tutto bene.
- Tutto bene? – aprì un occhio, languido per il sonno ancora.
- Ricordi che oggi c’è l’uscita a Hogsmeade.
- Oggi? Merlino santissimo, l’avevo scordato! – gettò le coperte di lato, alzandosi con un gesto fluido – Stamattina devo andare a fare shopping per il Ballo di Primavera. – spiegò.
- Veramente? – le sorrise – Pensavo non ti interessasse un vestito di gala.
- Perché no? – lo guardò gonfiando le guance – Solo perché lavoro in un negozio di mia proprietà, preferisca la comodità dei pantaloni alle gonne, questo non significa che non mi faccia piacere sentirmi donna, coccolandomi con trattamenti estetici e bei vestiti. – concluse girandogli le spalle, le parole di Severus l’avevano ferita, ma non voleva darlo a vedere.
- Non volevo offenderti. – mormorò lui cercando di rimediare.
- Tranquillo. – si strinse nelle spalle – Ho capito che non riesci proprio a vedermi come donna. Mi chiami sempre “ragazzina”. – finì di vestirsi senza guardarlo – Pensa tu a nostro figlio, non voglio far aspettare Draco.
- Vai in paese con lui? – chiese.
- Non sarai geloso del tuo figlioccio gay, vero? – lo guardò mandando la testa di lato, Draco era già fuori dalla porta che la stava aspettando con il suo sorriso più sexy dipinto sulle labbra.
- Sono geloso di chiunque posi il suo sguardo su di te. – ringhiò possessivo Severus abbracciandola e baciandola fino a lasciarla senza fiato.
- Potrei vomitare! – bofonchiò Draco imitando il tono usato solitamente dal suo padrino.
Clarice e Severus si girarono a guardare Draco e scoppiarono a ridere, coinvolgendolo.
- Mi raccomando, Malfoy. – parlò il Preside puntandogli il dito addosso – Prenditi cura di lei.
- Come se fosse mia zia. – gli strizzò l’occhio e, davanti all’espressione severa del suo padrino, scoppiando a ridere continuò – Giusto, lei è mia zia!
La curatrice, alzando gli occhi al cielo, si staccò dall’abbraccio di Severus e, dopo aver preso Draco sotto braccio, lo guidò fuori dall’appartamento dicendo:
- Sev, Danny verrà a prenderlo tra poco Harry. Lui si occuperà dei bambini che non vogliono venire a comprare vestiti.
- Potter con mio figlio? – borbottò assottigliando lo sguardo.
- Dai prof. – gemette il rampollo Malfoy – Smetti di essere così duro nei confronti di Harry. Lui ha rischiato la propria vita per salvare le nostre. Anche quella di tuo figlio.
- Dray ha ragione. – annuì Clarice – Abbiamo tutti un debito nei confronti di quel ragazzo. – gli sorrise – E sono felice che Danny possa passare del tempo con lui. Altrimenti sarà circondato da troppi Serpeverdi.
- Va bene. – sbuffò una risata dal naso l’uomo -  So che Danny sarà in ottime mani. – ammise, poi osservò Clarice e Draco lasciare i sotterranei con il sorriso sulle labbra.
Non appena si chiuse la porta alle spalle, vide Danny uscire dalla propria stanza sbadigliando.
- Giorno papà! – salutò.
- Buongiorno Daniel. – si abbracciarono con affetto – Sei pronto per fare colazione? Tra poco Harry passerà a prenderti.
- Ssssìììì! – urlò felice il bambino – Vieni anche tu al Villaggio papà? – lo guardò implorante.
- Non posso figliolo. – sospirò vedendo la delusione dipingere gli occhi ambra del figlio – Devo organizzare la festa per domani. Non posso lasciare tutto sulle spalle delle professoresse. – gli accarezzò con dolcezza il viso – Poi, se fossi presente, non riusciresti a divertiti al massimo.
- Perché? – domandò spalmando una dose generosa di marmellata sul una fetta di pane tostato.
- Perché sono il Preside della Scuola e il loro professore. Avrebbero paura, i tuoi amici, di essere loro stessi.
- Paura di una tua punizione? – domandò capendo il ragionamento del padre che, con un sorriso, annuì.
- Sei veramente molto intelligente, figliolo.
- Papà. – lo guardò – E se finissi in Corvonero?
- Sarei fiero di te. – ammise con un’alzata di spalle, era sincero avrebbe accettato perfino un figlio Grifondoro, se questo significava averlo ogni giorno nella propria vita.
Bussarono alla porta, il Preside si alzò andando ad aprire: sull’uscio trovò Harry, con Tom e Zahir e Ron.
- Professore buongiorno. – salutò balbettando Ron.
- Buongiorno a voi, ragazzi. – li fece accomodare – Avete già fatto colazione? – chiese educatamente.
- Sì, signore grazie. – annuì Harry – I ragazzi ci hanno svegliato presto. – spiegò indicando Tom e Zahir – Ed abbiamo mangiato con calma. – si girò verso Daniel – Ciao Danny, la mamma e Drake sono già andati?
- Sì, Harry. – rispose con la bocca piena, ingollando il grosso boccone con fatica.
- Mangia piano, mastica e rispondi solo dopo che hai ingollato il boccone Daniel. – lo rimproverò Severus che non tollerava maleducazione a tavola.
Daniel sobbalzò, fece quanto il padre gli aveva detto e, solo dopo aver ingollato il boccone aiutandosi con del succo di zucca, disse:
- Vi chiedo scusa.
- Finito di mangiare piccolo? – domandò Harry con un sorriso.
- Sì, - annuì – ho finito. Il tempo di vestirmi e sarò subito da voi. – sorrise.
- Accomodatevi. – li invitò Severus – Mi mettono ansia le persone in piedi. Brutti ricordi. – confessò riferendosi alle riunioni di Voldemort e dei suoi Mangiamorte.
Ron ed Harry si affrettarono ad eseguire l’ordine/invito del Preside, seguiti a ruota da Tom e Zahir che si guardavano attorno curiosi.
- Professor Piton. – lo chiamò d’un tratto Zahir che aveva adocchiato dei libri che sembravano molto antichi.
- Sì, Zahir, dimmi. – lo invitò a parlare mentre finiva di bere il suo caffè.
- Lei ama molto i libri, vero?
- Molto. – annuì – Al pari di tuo padre Remus.
- Lo stavo per dire. – ridacchiò il giovane figlio di Black – Anche a me iniziano a piacere. – confessò – Non come a mia sorella Elettra.
- Tua sorella sarà una grande studentessa. – ridacchiò Harry che aveva seguito la bambina nel fare i compiti alcune volte.
- È una piccola Hermione. – annuì Ron facendo ridere i bambini.
- Se Mione ti sente, ti da’ uno scappellotto! – rise Tom coinvolgendo Zahir e Harry nella risata.
- Benedetta gioventù! – sbuffò Severus, ma Harry capì che lo aveva fatto solo per nascondere la risata che stava rischiando di uscire dalla sua gola: voleva mantenere la sua aria austera; ma da quando Clarice e Daniel erano nella sua vita, l’uomo era cambiato in meglio.
- Sono pronto! – si annunciò Daniel entrando nella stanza.
- Sei stato molto veloce. – lo lodò Severus osservandolo con un amore tale che Harry invidiò nuovamente il bambino: lui stesso avrebbe voluto sentire quello sguardo ricolmo di amore paterno addosso.
- Grazie papà. – mormorò felice del complimento il bambino – Andiamo?
- Certo! – si alzò Ron dal divano – In marcia. – ordinò con un tono fintamente severo guardando i bambini che, ridendo, scattarono in piedi.
- Papà… - lo chiamò sottovoce Daniel, era rimasto indietro e si mordicchiava il labbro nervosamente.
- Danny, tutto bene? – lo chiamò Harry preoccupato.
- Sì, Harry. È solo che… - era a disagio – La mamma è uscita e non ha pensato a lasciarmi dei soldi per i dolcini… - sospirò.
- Non è un problema tesoro. – gli sorrise l’uomo – Ci penso io.
- Non è necessario zio. – lo fermò Harry – Ho abbastanza soldi per viziare i miei tre piccoli accompagnatori. – strizzò l’occhio al bambino e, tendendogli la mano, continuò – Oggi voglio rendere felici i miei piccoli sostenitori.
- Harry non è necessario. – scosse la testa corvina Severus.
- Ma voglio farlo. Ti prego, zio. – il tono supplice della voce di Harry fece zittire le proteste di Severus – Voi mi avete dato la famiglia che non ho mai avuto. – spiegò – Lascia che io ricambi in qualche modo. È poco, lo so. Ma lo faccio volentieri.
- Mi faccio viziare volentieri dal cugino Harry! – Daniel lo abbracciò di slancio, un abbraccio sincero che riempì il cuore di Harry di gioia.
- Andate. – sorrise emozionato il Pozionista – Passate una buona giornata e…
- Non ti dirò del vestito della mamma. – lo anticipò il bambino facendogli la linguaccia.
Severus non riuscì a trattenere la risata che sgorgò improvvisa dal suo petto e fu con quel suono inaspettato che il gruppo di adulti e bambini, raggiunse l’uscita del Castello per unirsi ai gruppi in partenza per il Villaggio di Hogsmeade.

Draco, in compagnia di Clarice; Luna; Amber; Elettra; Ginny; Rose ed Hermione, era il più eccitato all’idea di poter trascorrere una giornata intera a fare shopping per una festa. Era più elettrizzato lui, delle due bambine che, per tutto il viaggio in carrozza dalla Scuola al Villaggio, non avevano smesso un secondo di chiacchierare.
- Che bello trascorrere una giornata di shopping pre-serata di gala! – gemette felice Draco prendendo la mano di Clarice tra le sue.
- Ti mancano le feste, Dray? – chiese la strega più grande sorridendo felice.
- Molto. Quelle che i miei genitori organizzavano al Manor erano fantastiche. – sospirò – Io ho sempre pensato che le idee di mio padre sulla purezza del sangue e altre cavolate del genere fossero giuste. – distolse lo sguardo dagli occhi di Clarice – Sono stato cresciuto in un mondo così diverso da quello reale. Mi hanno fatto credere che solo i Purosangue avessero diritto di avere tutto. – concluse, non voleva scendere troppo nel dettaglio.
- Magari i maschi Purosangue. – scosse la testa Clarice, nella sua voce non c’era cattiveria ma tristezza per quello che lei stessa era stata costretta a vivere sulla propria pelle – Noi femmine, venivamo usate come “merce di scambio”. Un modo per aiutare le famiglie a saldare debiti o diventare più ricche e potenti. – spiegò con un sorriso amaro – Mi dispiace per i tuoi genitori Drake.
- Mio padre ha avuto la punizione che meritava. – disse con voce algida il ragazzo – Mia madre, dopo un lungo ricovero al San Mungo, è tornata a casa. – sorrise – Abbiamo venduto il Manor e lei è andata in una delle case della famiglia Black. È serena e si diletta nel giardinaggio.
- Giusto, - sorrise Elettra – tu ed io siamo cugini.
- Ma io non posso avere una cugina bella come te! – le dette un buffetto sulla guancia – Mi toccherà fare molti duelli per tenere lontani i maschietti da te, signorina!
- Draccoooooo! – Elettra arrossì e, nascondendosi il viso tra le mani, mormorò – Io ho già trovato il maschietto che mi piace…
- Veramente? – domandò Hermione con un sorriso – E chi è?
- Daniel Prince. – rispose di botto, facendo urlare Amber di gelosia.
- Lui è mio! – strillò la figlia di Rose.
- Ehi. Ehi. – si mise in mezzo Luna – Signorine, niente urla o movimenti bruschi. Altrimenti i Threstal potrebbero spaventarsi e farci finire fuori strada con la carrozza.
- Le signorine ben educate non si comportano così. – fece eco alle parole di Luna, Ginny.
- E tu cosa ne sai? – la guardò Draco mandando la testa di lato, ancora non gli andava giù che fosse stata la ragazza di Harry per un periodo.
- Mi stai dando della selvaggia, Malfoy? – chiese dura.
- Adesso basta! – tuonò Clarice – Smettete subito di litigare. Abbiamo deciso di passare questa giornata insieme. Una giornata rilassante e all’insegna dello shopping. Non voglio litigi, né scherzi né altro. Altrimenti considerate conclusa la nostra uscita. – minacciò e tutti sobbalzarono davanti al tono perentorio della giovane donna. Un tono che non ammetteva repliche.
Dopo quel primo momento di acredine, il resto della giornata trascorse senza altri intoppi. Draco accompagnò le ragazze in giro per negozi e fu veramente instancabile nel consigliare, far provare ed abbinare ad ognuna abiti e accessori. Il tempo trascorse veloce e sereno.
Luna e Ginny, trovarono i rispettivi abiti nel primo negozio dove si fermarono a cercare. Il vestito di Luna era in raso color pesca, corto sul ginocchio e con il corpetto aderente che fasciava alla perfezione il seno della ragazza. La fascia in vita, era messa in evidenza da due strisce di brillantini che rendevano l’abito luminoso. La gonna di raso, era nascosta da una sopra gonna composta da spicchi di tulle di una tonalità leggermente più chiara rispetto al corpetto; corti davanti e lunghi a sfiorarle le caviglie dietro. Luna, all’abito abbinò un paio di scarpe con le fasce in strass come la fascia in vita con il tacco alto ma non vertiginoso.
Il vestito di Ginny era un tubino con il corpetto a cuore senza maniche in organza nero con strass ed il corpo a clessidra che metteva in risalto le sue giovani forme. Al quale abbinò un paio di decolté con il tacco impreziosito di strass esattamente come il corpetto del suo vestito.
Hermione trovò il vestito che stava cercando nel terzo negozio che visitarono; Draco restò senza parole quando glielo vide addosso: sembrava cucito su misura per le sue forme morbide.
La strega, aveva scelto un abito lungo a sirena viola scuro con il corpetto a cuore, sorretto dietro al collo da una striscia sottile di tessuto trasparente; impreziosito sulla fascia del seno e sulla schiena da una trama di fiori viola chiaro, arricchiti di piccoli strass. Era lungo fino alle caviglie e si apriva sul davanti con un profondo spacco “a sipario”. Anche lei abbinò all’abito un paio di decolté con il tacco alto, che riprendevano i colori del vestito.
Nello stesso negozio dove Hermione acquistò l’abito e gli accessori, Clarice e Rose trovarono i vestiti per due felicissime bambine.
Amber ed Elettra scelsero degli abiti molto simili, entrambi con la gonna in organza sui toni del blu. Sembravano due pezzetti di cielo.
- Draco, stiamo bene? – chiese Amber facendo una giravolta per gonfiare la gonna.
- Siete bellissime signorine! – annuì il giovane mago – Mi concederete un ballo, vero? – domandò strizzando loro l’occhio.
- Se mio zio non balla con me, - lo minacciò Elettra – io non gli faccio più le coccole!
- Giammai! – rise Draco facendo il solletico ad entrambe, Clarice lo guardò con il sorriso sulle labbra pensando ancora una volta che era davvero bravo con i bambini.
- Clary? – la chiamò Luna strappandola dai suoi pensieri – Hai trovato qualcosa?
- No. – scosse la testa – Sono tutti molto belli. Ma nessuno di questi è il mio. – spiegò con un sospiro.
- Per voi, belle signore. – parlò Draco mentre Ginny ed Hermione avevano portato le piccole a cambiarsi – Ho lasciato la carta vincente per ultima. Vi porterò nel negozio dove si serve mia madre. Lì, sono sicuro che troverete qualcosa.
- Qualcosa che ci possiamo permettere? – domandò Rose alzando un sopracciglio, i Malfoy erano ricchi cosa che non poteva dire della sua famiglia.
- Senz’altro. – la rassicurò – La proprietaria del negozio ha un debito con la mia famiglia. – spiegò – Con mia madre, in modo particolare. Il marito della signora era un Mangiamorte. Lui ha tentato di uccidere Harry per ordine di Voldemort. Ha fallito ed è stato ucciso di alcuni Auror perché aveva tentato la fuga. Quando la sua identità è stata svelata… - concluse con un’alzata di spalle.
- Gli affari della signora sono crollati. Ma lei… - chiese Clarice, interrotta subito dal mago più giovane.
- Mai. Non è mai stata d’accordo con le idee vaneggianti di quel pazzo e ha sempre cercato di tenere il marito lontano dall’oscurità.
- La stessa oscurità che ha riempito il cuore del mio Severus. – sospirò improvvisamente triste la donna.
- Ehi, zia… - la abbracciò Draco – Ma lo zio Severus ha avuto la forza di tornare verso la luce. Ha combattuto per salvare molte e molte vite. – le dette un bacio – È un eroe al pari del nostro amato Harry. – concluse indicandole con un cenno della testa la fontana posta al centro del paese che rappresentava il Golden Trio e Severus che, mantello spiegato, vegliava su di loro.
- Oddei! – ridacchiò Rose – Ma il professor Piton cosa dice di questa fontana?
- Cose non ripetibili alle donzelle! – ridacchiò Draco continuando a camminare per le vie rumorose del Villaggio.
Rose e Clarice scoppiarono a ridere e, aspettando il resto del gruppo, raggiunsero il biondo platino che si era fermato davanti ad una piccola ma luminosa bottega.
- Entrate signore. – le invitò – Questo è il negozio di cui vi parlavo. Sono certo che troverete qualcosa di speciale.
Con un sorriso le due streghe entrarono nel negozio seguite a ruota da Draco che, come se fosse un cliente abituale, salutò:
- Buongiorno Madame Mary.
- Buongiorno. – rispose la voce di una donna dal retro bottega – Ooh signor Malfoy! – lo accolse con un sorriso dolce sulle labbra – Che bello vederla. Come sta? E sua madre?
- Meglio, grazie Madame. – annuì facendole un galante bacia mano – La mamma non ha passato bei momenti; ma è in fase di ripresa. E lei?
- Gli affari vanno leggermente meglio, grazie. – li invitò a sedere, poi chiese come poteva aiutarli. Draco spiegò alla donna del Ballo di Primavera e che stava cercando qualcosa di speciale per le due streghe che lo stavano accompagnando.
La donna, dopo aver dato una rapida occhiata alle due donne, si aprì in un sorriso dicendo:
- Ho quello che fa per voi.
- Per la zia qualcosa di molto speciale. – la pregò girandosi verso Clarice – Lei è la fidanzata del mio padrino, vorrei che fosse bellissima. Come se…
- Dovesse andare ad una festa di fidanzamento? – concluse Madame Mary intuendo il pensiero del giovane mago.
- Esattamente!
- Bene. – annuì – Signorina zia, mi segua. – le strizzò l’occhio – Ho qualcosa che sembra uscito dai miei aghi solo per lei.
- Ooh grazie…
Clarice seguì Mary verso il retro del negozio; la donna le passò una scatola chiedendole di provarsi il vestito contenuto al suo interno. La strega la ringraziò con un sorriso e, non appena aprì la scatola, si lasciò sfuggire un urletto.
- Clarice? – la chiamò Draco – Tutto bene?
- Entra Dray. – rispose la strega con la voce tremula per l’emozione – Ma prometti di non dire niente. Nessuno dovrà sapere niente fino al Ballo.
- Lo giuro io… - e restò senza parole: l’abito calzava perfettamente sul corpo di Clarice; ne modellava le forme mettendo in evidenza i suoi punti di forza, rendendola ancora più donna e sexy di quanto non fosse normalmente.
- Draco. – lo chiamò – Allora? – chiese emozionata.
- Zia, se fossi etero, avrei già iniziato a provarci spudoratamente con te. Tanto da provare a sfilarti quel vestito per metterti le mani addosso! – le sorrise – Sei perfetta. Bellissima. Un sogno!
- Grazie. – mormorò a disagio, mai si era sentita così femmina e così consapevole di esserlo come in quel momento.
- Non ringraziarmi. – le baciò la guancia e notò nella scatola la stola abbinata all’abito e le scarpe – E sarai la più bella e la più desiderata della Sala. Lo zio dovrà metterti presto un anello al dito, altrimenti dovrà tornare ad essere campione di duelli per tenere tutti i maschi lontani da te.
- Esagerato! – alzò gli occhi al cielo Clarice.
- Sincero. – le fece la linguaccia uscendo – Adesso torna in te, zietta. Quest’abito lo prendiamo e non ne proverai altri. Sei perfetta!
- Grazie… - Clarice si guardò un’ultima volta allo specchio soddisfatta del risultato poi, come Draco uscì dal salottino di prova, si cambiò tornando ad indossare gli abiti con i quali era uscita.
Scegliere per Rose fu leggermente più complicato; non riusciva a trovare qualcosa che sentisse suo che la facesse stare a proprio agio. Provò molti abiti creati da Madame Mary, fino a quando riuscì a trovare quello che la fece sentire bellissima e donna, come non le succedeva da tempo.
Il vestito era uno spezzato: la gonna era nera e scendeva morbida fino alle caviglie, da dove partiva uno spacco laterale che si fermava oltre la metà della coscia. Il corpetto, che fasciava perfettamente le sue forme morbide, era color panna con ampi spallini che si incrociavano dietro la schiena ed era impreziosito da un ricamo nero dall’ombelico fin sopra il seno sinistro. Prese le scarpe alla schiava abbinate al vestito e guardò Clarice con espressione felice e soddisfatta.
- Sarete bellissime, signore. – annuì Draco facendo loro strada verso il bancone. Chiacchierando, le due amiche pagarono i rispettivi conti, poi uscirono contente dei loro acquisti.
Dopo aver terminato le rispettive compere, si dedicarono al loro benessere fisico, così felici di poter passare del tempo insieme in completo relax, da non rendersi conto che l’ora di rientrare a Scuola stava arrivando.
- Signore. – parlò Draco con un sorriso sereno sulle labbra – Non vorrei essere il guastafeste della situazione ma…
- Le carrozze stanno rientrando. – sospirò Rose indicando con un cenno del capo i primi cocchi che stavano lasciando il Villaggio.
- Esatto! – annuì il mago che, guardando Clarice, chiese – Stai male, Clarice?
- No, Drake. Sto bene. È che… - si mordicchiò nervosamente le labbra – Quell’abito che mi hai fatto prendere, non sarà troppo?
- Troppo? – sgranò gli occhi il mago – Ma se sembra cucito apposta su di te. Sei bellissima e il professor Piton non ti toglierà gli occhi di dosso nemmeno per un attimo.
- È che non…
- Cly, anche se non ti ho visto, sono sicura che sei uno splendore! – la rassicurò Rose con un sorriso – La metà delle ragazze della Scuola indieranno il tuo fisico e la possibilità che hai di indossare ciò che vuoi. Dopo aver avuto un bambino poi. – le dette un bacio sulla guancia, facendola arrossire.
- Rose ha ragione, zia! – annuì serio Draco che, guardandola continuò - Vedrai che poi mi ringrazierai. Ah, e del vostro prossimo bambino voglio essere io il padrino! – concluse facendola diventare viola per l’imbarazzo.
- Draco! – squittì Clarice – Smettila di fare lo scemo!
- Ma zia. Mi vuoi bene perché sono così scemo!
- Ehi, lui è il mio scemo. – parlò Harry facendoli sobbalzare – Giù le mani dal mio Drake!
- Harry! – lo rimproverò Hermione – Ti sembra questo il modo di arrivare?
- È il metodo Serpeverde! – rise Daniel affacciandosi, in mano aveva alcune buste di dolci.
- Mielandia, eh? – ridacchiò Luna facendo spazio al bambino.
- Sì. È un negozio bellissimo. Anche se il mio preferito è…
- I Tiri Vispi dei fratelli Weasley. – concluse Elettra con un sorriso – È anche il mio preferito! I gemelli sono fantastici!
- Esatto! – annuì il bambino porgendole un sacchetto pieno di api frizzole.
- Tutti i membri della famiglia Weasley sono fantastici! – gonfiò il petto Ron mettendosi seduto di fianco alla sorella.
- Ma quanti siete? – domandò Rose ridacchiando.
- Troppi. – gemette Ginny dando una spallata giocosa al fratello maggiore.
- Zitta tu, mocciosa! – le fece la linguaccia.
- Dovrebbero essere sette. – rispose Elettra guardando con un sorriso i due fratelli.
- Brava Elly. – annuì Ginevra.
- Ti prego. Non chiamarmi così. Sai che non mi piace.
- Ha un nome così bello! – annuì Luna – Perché dovete chiamarla in un altro modo?
Chiacchierando, aspettarono che il grosso degli ospiti e degli studenti si affrettasse alle prime carrozze. Loro non avevano nessuna voglia di rientrare, stavano così bene seduti al bar a ridere e scherzare che l’idea di tornare tra le mura del Castello non allettava nessuno di loro: soprattutto gli ospiti visto che quella sarebbe stata per loro la penultima notte da trascorrere a Scuola
Alla fine, furono costretti ad andare verso la piazza dove i cocchi si fermavano. Non potevano rischiare di perdere quel passaggio, nessuno di loro aveva voglia di tornare indietro a piedi, soprattutto perché le ragazze erano piene di pacchi ingombranti che avrebbero rallentato il loro cammino.
Mentre aspettavano una carrozza libera, Draco si frugò in tasca e, con un sobbalzo, esclamò:
- Dannazione!
- Dray, tutto bene? – chiese Harry preoccupato.
- No. Ho dimenticato i gemelli. – sbuffò – Dovevo ritirarli oggi. – gli dette un bacio – Porti tu le signore al Castello? Io aspetto la prossima carrozza.
- Ma… - tentò di protestare Harry, ma fu inutile, Draco si era allontanato di corsa per raggiungere rapidamente la gioielleria che non era molto distante dalla piazza.

Il mago Serpeverde, raggiunse il negozio con il fiatone e, non appena alzò gli occhi per guardare quante persone aveva avanti, sobbalzò nel vedere il suo padrino che aspettava pazientemente al bancone.
Draco entrò, ma restò in disparte nascosto da un pesante tendaggio nero dove poteva osservare senza essere visto. Vide il commesso del negozio tornare con un piccolo vassoio sopra il quale erano poggiati due anelli; allungando un po’ il collo il mago più giovane osservò con attenzione: uno era di oro giallo con la fascia a forma tempestata di piccole pietre preziose ed il nodo centrale dov’era incastonata una pietra di ametista, sembrava molto antico e prezioso.
Sostando lo sguardo sull’altro anello, Draco sorrise: era in oro bianco, composto da due fasce che intersecandosi formavano il simbolo dell’Infinito. Una fascia era impreziosita da piccoli diamanti, l’altra da smeraldi leggermente più grossi rispetto alle altre pietre.
Severus osservava l’anello con una luce intensa negli occhi. Era in estasi e già immaginava la faccia di Clarice quando lo avrebbe visto. Era certo che l’avrebbe adorato, com’era successo a lui.
All’inizio, avrebbe voluto darle l’anello di sua madre. Lo stesso che aveva immaginato al dito di Lily; ma, quando era andato in gioielleria per farlo pulire, aveva visto quella fascia in oro bianco ed aveva capito che era quello l’anello perfetto per la donna con la quale avrebbe trascorso il resto della sua vita.
- Zio! Anche tu qui?! – si palesò Draco stanco di stare nascosto – Ehi, - continuò vedendo l’uomo sbiancare e arrossire – è quello che penso?
- Cosa ci fai tu qui, Malfoy? – ringhiò a denti stretti l’uomo troppo imbarazzato per rispondere.
- Sono venuto a prendere i gioielli miei e di Harry. – rispose con un sorriso mentre il commesso incartava il prezioso anello di oro bianco – Allora zio, hai deciso di fare il grande passo? – domandò con un sorriso.
- Sì. – annuì.
- Ottima scelta. – sorrise il ragazzo mentre gli passavano i gioielli che aveva pagato precedentemente – Sia per il gioiello sia per la donna. – lo salutò con un cenno del capo, poi ringraziò i commessi ed uscì dal negozio con il cuore gonfio di emozioni. Era felice per lo zio ed anche un po’ invidioso di Clarice: lui ed Harry avevano parlato di andare a vivere insieme dopo la Scuola, ma convivere non era come sposarsi e lui desiderava ardentemente un bel matrimonio.
Tornò in piazza e notò che Harry, Clarice e Daniel erano ancora lì che lo stavano aspettando.
- Ehi! – sorrise il Serpeverde abbracciando felice il suo ragazzo – Potevate andare!
- Non entravamo tutti in una carrozza. – lo baciò sulla tempia Harry stringendolo – Io ho preferito aspettare. Clary e Danny sono stati gentili da farmi compagnia.
- Mamma. – parlò Daniel con un sorriso – Ma se papà dovesse chiederti di sposarlo, dove andremmo a vivere?
- Dei. – squittì la strega arrossendo – Non ci ho pensato! – ammise ridendo, Severus si fermò in un vicolo per poterli osservare senza essere visto.
- A me piacerebbe una casa qua. – rifletté il bambino – Il Villaggio mi piace. Ed ho saputo che anche i gemelli Black abitano qua.
- Affrontiamo una cosa per volta, Danny. – lo baciò sulla testa – Prima il Ballo. Poi vedremo papà che intenzioni ha. Vorrei tanto che ci chiedesse di fermarci. Ma non restarci troppo male se non dovesse farlo subito.
- Prometto che non farò scenate, mamma. – la abbracciò il bambino.
- Siete così belli! – squittì Draco – Voglio essere adottato dalla tua famiglia Danny!
- Ehi! – Harry si finse offeso – Anch’io. Clarissa è la mia mamma preferita!
La risata generale dei tre maghi e del bambino, coprì il rumore della carrozza che si era fermata alle loro spalle.
- Andiamo. – rise Clarice – Siamo gli ultimi.
- Una volta tanto! – sbuffò Harry – Hermione e Draco sono fissati con l’orario di rientro. Ci siamo sempre fatto rientrare al Castello con dieci minuti di anticipo pur di non arrivare tardi! – Draco fece la linguaccia al fidanzato, poi aiutò Clarice e Daniel a salire sulla carrozza, stanco e felice per la giornata trascorsa in loro compagnia.
Il resto del sabato trascorse sereno, Clarice tenne l’ultima lezione nell’aula di Pittura e i suoi “studenti”, le regalarono una bellissima tela con raffigurata lei che stava dipingendo.
Con le lacrime agli occhi per la commozione, la giovane strega ringraziò tutti calorosamente abbracciando quel quadro come se fosse una persona.
Fu Severus che, vista l’ora tarda, invitò tutti ad andare a dormire pregandoli di non attardarsi il giorno dopo nella Sala Grande per dare tempo agli Elfi Domestici di sistemare tutto il Ballo di Primavera.
I due, per mano, raggiunsero l’alloggio del Pozionista.
- Sei felice? – domandò l’uomo facendola entrare.
- Molto. – annuì – Ma anche triste. – ammise guardando il quadro – Domani sarà il nostro ultimo giorno qui. – fece un sorriso veloce e continuò – Vado da Danny.
- Danny dorme. – la fermò prendendola per mano l’uomo – Sono passato a controllare io prima di salire nell’aula di Pittura. Deve essersi stancato molto al Villaggio oggi.
I due si abbracciarono e Clarice annuì, raccontando a Severus tutto quello che avevano fatto quel giorno in compagnia dei suoi studenti. L’uomo la ascoltò rapito, pensando che la sua voce era come un balsamo per la sua anima tormentata. La strega aprì alcuni bottoni della camicia nera indossata dall’uomo e sorrise quando vide che lui ancora portava il ciondolo incantato.
Ricordava ancora quando l’aveva scoperto per la prima volta, ricordava la gelosia e le lacrime che aveva versato in silenzio. Si sentì improvvisamente stupida ad essere stata gelosa di un ricordo.
- Cara, - la chiamò preoccupato – stai bene?
- Splendidamente. – annuì – È il tuo ciondolo. – si strinse nelle spalle – So che è sbagliato, ma una punta di gelosia c’è. Soprattutto perché lo porti sul cuore. – gli baciò il petto, esattamente dov’era il cuore che iniziò a battere più veloce sotto le sue labbra.
- Ti amo Clarice. – le disse prendendole il mento tra le mani – Non te lo dico spesso, ma cerco di dimostrartelo in ogni modo. – osservò il ciondolo – Se non vuoi che lo porti, posso toglierlo.
- Non farlo. – scosse la testa – Saresti infelice senza questo ciondolo. – sorrise.
- Sarei infelice senza te e Danny. – replicò serrando il suo abbraccio.
- Ti amo Sev. – si baciarono – Ma sono troppo stanca per una battaglia verbale con te. – ridacchiarono entrambi – Portami a letto, amore! – lo pregò accasciandosi contro il suo petto muscoloso.
L’uomo non se lo fece ripetere due volte e, prendendola in braccio, la portò fino alla camera da letto che avevano condiviso in quei giorni che avevano passato insieme.
Quella notte dormirono abbracciati, troppo stanchi e pieni di emozioni contrastanti per cercare un contatto più profondo di un semplice abbraccio.

La domenica vorticò rapida attorno agli ospiti del Castello. C’era chi si affrettava a fare le valigie; chi dava gli ultimi ritocchi all’abito per il Ballo di Primavera chi, ancora, cercava compagnia per non andare in sala solo con il proprio figlio o figlia.
Molti uomini invitarono anche Clarice; ma lei rifiutò tutti con galanteria. Aveva promesso a Daniel di andare con lui al Ballo e non avrebbe certo infranto una promessa fatta al figlio per l’ego di qualche bellimbusto sconosciuto. Dopo il pranzo, lo stesso Weasley andò all’attacco:
- Bella strega, con chi andrai al ballo stasera? – le chiese.
- Con mio figlio. – replicò smettendo di leggere il libro che profumava di Severus – Non sto cercando nessun accompagnatore. – concluse a mo’ di congedo.
- Anch’io sono stato catturato da mia nipote. – sospirò – Però mi concederai almeno un ballo o due?
- Uno, Charlie. – sbuffò.
- Facciamo tre. – la pregò facendo gli occhioni da cucciolo.
- Facciamo due e non consecutivi. – lo guardò non abboccando al suo sguardo ferito – È la mia ultima offerta, prendere o lasciare.
- Sei una strega senza cuore.
- Sono una perfetta Serpeverde, Weasley! – sghignazzò Clarice.
- E va bene. – annuì sconfitto il domatore di Draghi – Due balli e non consecutivi. – la guardò con ardore, ma lei aveva occhi solo per il libro sembrava che nient’altro esistesse al di fuori di quelle pagine.
- Hai bisogno di altro? – chiese sentendosi osservata.
- No. – scosse la testa lui colpito che avesse sentito il suo sguardo – Nient’altro. A stasera.
- Ciao Charles. – lo congedò con un sorriso rapido, aveva visto Severus camminare sotto il portico e non voleva né scenate di gelosia né malumori a rovinare una serata così importante per la Scuola.
Il Pozionista, non appena vide il rosso Weasley andare via senza Clarice, si rilassò le dedicò un sorriso e continuò a seguire i preparativi della serata in compagnia del corpo insegnati.
La curatrice sorrise con amore a Severus, si stava impegnando così tanto perché tutto fosse perfetto che era dannatamente fiera di lui e avrebbe voluto gridare a tutti quanto grande fosse il suo amore nei confronti di quell’uomo meraviglioso.
- Mamma. – la chiamò Daniel strappandola dai suoi pensieri.
- Sì, amore, dimmi.
- Posso andare a giocare con Tommy e Zahir sulle rive del Lago Nero?
- Se mi prometti che farete attenzione sì. – annuì – E non dovete tardare troppo.
- Lo sappiamo. Remus si è offerto di venire a farci compagnia.
- Veramente? – un sorriso gentile dipinse le labbra della donna – Mi piace molto il professor Lupin. Con lui sono più tranquilla. – annuì.
- Grazie mamma! – Daniel la abbracciò e la baciò – Profumi di papà. Ed è l’odore più buono del mondo! – rise correndo via.
Clarice continuò a leggere il suo libro indisturbata nel giardino della Scuola, dove fu raggiunta da Luna ed Hermione che la stavano cercando per iniziare a prepararsi per il ballo.
- È già così tardi? – chiese lei chiudendo il libro.
- No, siamo in perfetto orario! – le sorrise Luna – Ma se non iniziamo ora, faremo tardi.
- Possiamo venire a vestirci da te? Nell’appartamento da Prefetto che ti è stato assegnato all’arrivo? Vorremmo fare una sorpresa ai nostri ragazzi. – mormorò Hermione arrossendo.
- Ma certo! – annuì – Chiamate anche Ginny se volete.
- Grazie! – Luna ed Hermione abbracciarono strettamente la strega più grande poi, prendendola per mano, la trascinarono fino ai sotterranei dove Ginny e le scatole dei loro abiti le stavano aspettando.
Ridendo, Clarice sbloccò la porta di ingresso e le invitò ad entrare. Si prepararono impiegando tutto il tempo necessario: volevano essere bellissime per i loro cavalieri per conquistarne definitivamente il cuore.
La strega più grande le osservava con affetto, erano così carine e spontanee avevano ritrovato il sorriso nonostante avessero attraversato l’inferno della guerra. Erano giovani donne da ammirare.
- Clary? – la chiamò Ginny – Tu non ti vesti?
- Sì. Scusate. – arrossì lei – Vi stavo ammirando. Siete forti. Dolci. Determinate e bellissime. – aprì le braccia accogliendole tutte in un abbraccio materno – Sono fortunata ad avervi conosciute.
- Siamo noi fortunate ad aver trovato te. – sussurrò Hermione – Grazie…
- Non ringraziatemi… - le baciò sulla fronte con affetto, come se fosse la loro sorella maggiore.
- Non voglio piangere! – si lamentò Ginny – Ho impiegato ore per avere questo trucco.
- Ooh no, vi prego. Solo sorrisi oggi. – le supplicò Clarice.
Ridacchiando le streghe più giovani lasciarono andare Clarice che poté rifugiarsi in bagno per lasciare andare le lacrime d’emozione che aveva trattenuto a stento dentro gli occhi.
Dopo aver pianto brevemente, la curatrice si concesse una lunga doccia: il cuore le batteva forte contro le costole, cosa sarebbe successo quella sera? Lei e Severus si sarebbero detti addio o qualcosa sarebbe cambiato nel loro rapporto? Sospirando, asciugò magicamente il proprio corpo e, dopo averlo cosparso con un olio secco, si diresse verso la camera da letto dove aveva sistemato il suo abito.

Con un incantesimo non verbale, lo chiamò a sé e, osservandolo attentamente, si chiese per l’ennesima volta se non avesse osato troppo.
- Clarice, - la chiamò Luna strappandola dai suoi pensieri – sei pronta per farti pettinare?
- Non ancora Luna! – ingollò un groppo di saliva – Datemi altri cinque minuti! – le pregò.
- Dai mamma! – la voce di Daniel la fece sobbalzare – Sono già pronto anch’io. Non voglio arrivare tardi al ballo, sai?
- Tranquillo Danny. – ridacchiò Hermione – Vedrai che la mamma sarà così bella che sarà valsa la pena aspettarla.
- Mah… - bofonchiò il bambino facendo ridere le tre studentesse.
Clarice non potendo più rimandare, indossò il suo vestito sentendolo aderire perfettamente al proprio corpo; poi prese la stola dalla scatola e, dopo aver indossato le scarpe, raggiunse le ragazze e Daniel nella stanza adiacente.
Dell’abito, i presenti in sala poterono vedere solamente la lunga gonna di organza blu notte. Il corpetto era nascosto alla loro vista dalla stola che Clarice teneva stretta.
- Vorrei dirti che sei bella mamma. – sbuffò Daniel – Ma con quella coperta sulle spalle…
- Questa coperta, ragazzino, - replicò secca Clarice – si chiama stola e serve per non far vedere la parte sopra dell’abito. Voglio che sia una sorpresa.
- Ma dai. Almeno con noi… mostrati! – la pregò Hermione, seguita a ruota da Luna e Ginevra.
Sospirando sconfitta, la strega più grande lasciò scivolare la scola lungo la schiena scoprendo il corpetto dell’abito che aveva scelto di indossare.
Nella stanza calò il silenzio Clarice era perfetta, semplicemente bellissima. Facendole molti complimenti, Luna; Hermione e Ginny finirono di sistemarle l’acconciatura e il trucco rendendola simile ad un’opera d’arte. Vociando allegramente, le studentesse, lasciarono l’appartamento di Clarice con la promessa di ritrovarsi in Sala Grande per fare un brindisi tutti insieme.
Clarice, dopo aver controllato l’ora con la sua bacchetta magica, si girò verso il figlio dicendo:
- Aspettiamo ancora cinque minuti, tesoro. Vorrei fare un’entrata ad effetto.
- Vuoi far scoppiare il cuore di papà. – rise il bambino intuendo il piano della madre.
- Il piano sarebbe quello. – annuì unendosi alla risata del figlio.
- Ok. – approvò il ragazzino con un ampio sorriso sul viso.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, poi Clarice si alzò dalla scrivania invitando il figlio ad andare. Avevano atteso abbastanza. Raggiunsero la Sala Grande quasi per ultimi, camminavano lentamente, godendosi le occhiate curiose e invidiose delle persone che incontravano lungo il cammino.
Sulla porta d’ingresso, trovarono la famiglia Black. Remus e Sirius erano molto eleganti nei loro smoking neri dal taglio classico; Zahir indossava un abito a doppiopetto blu scuro che si abbinava perfettamente al vestito di sua sorella Elettra. Erano bellissimi. Sembravano un dipinto vivente.
- Ciao. – sorrise Clarice emozionata.
- Clarice! – la accolse con un ampio sorriso Elettra – Non siamo bellissimi io e mio fratello?
- Siete semplicemente stupendi! – annuì la strega.
- Non ho mai visto Elettra così felice di indossare un vestito. – la ringraziò Sirius con un sorriso sincero.
- Ooh Sir, l’ho fatto con piacere. È stato un bellissimo pomeriggio che, spero, di poter ripetere.
- Lo spero anch’io! – squittì Daniel stringendo la mano di sua madre.
- Su, su. Non rattristiamoci adesso! – li pregò Remus – Entriamo che dovrebbero esserci già tutti.
- Andiamo. – annuì la strega – Sirius? – lo chiamò un attimo prima che entrasse in sala.
- Sì, Clarice? – la guardò il mago.
- Una volta dentro la sala, potresti aiutarmi a togliere la stola?
- Perché io? – ridacchiò.
- Ti prego. – lo supplicò – Mi serve uno sfacciato ma che non voglia provarci con me.
- Sono l’uomo che fa per te! – le fece un perfetto inchino e lei arrossì, felice.
In silenzio entrarono nella Sala Grande dove videro per la prima volta gli addobbi; i tavoli con il cibo e le bevande ed il palco con la band che suonava dal vivo. Ancora il Ballo non era iniziato, c’erano persone che ridevano, alcune parlavano, altre già bevevano qualcosa per scacciare la tensione.
La famiglia Black e la famiglia Prince, si fecero tra la folla che si era assiepata all’ingresso per raggiungere il soppalco dove stava il tavolo dei professori.
Non appena furono vicino al soppalco, Severus sorrise a Clarice e a Daniel; stava per iniziare a parlare quando il “cane rognoso” si apprestò a togliere con un gesto antico e galante la stola dalle spalle della sua compagna. La gelosia per l’intimità del gesto passò in secondo piano non appena Severus posò gli occhi su Clarice e sul vestito da lei indossato.
L’abito scelto dalla giovane donna era perfetto nella sua semplicità; e la rendeva così sexy e seducente che Severus ebbe difficoltà a non saltare giù dal soppalco per raggiungerla e baciarla e amarla lì davanti a tutti.
Il vestito di Clarice era composto da un corpetto aderente che metteva in risalto le sue forme procaci fatto interamente di minuscoli brillantini che sembravano schegge di stelle. Il corpetto, incantato magicamente, si era avvolto alla sua pelle diventando quasi un tutt’uno con lei celando, ma non troppo, le forme naturali del seno. Due strisce sottili di brillantini correvano dal corpetto fino al collo dove formavano un’elegante chiusura gioiello che scendeva sensuale lungo la schiena lasciata completamente nuda.
La gonna, per quanto il corpetto era elaborato, era di una semplicità disarmante: in organza blu notte, scendeva morbidamente fino alle caviglie impreziosite dalle scarpe abbinate al vestito.
Clarice aveva raccolto i capelli in un complicato chignon, lasciando che qualche ciocca ribelle si arricciasse attorno al suo viso finemente truccato. Era la donna più bella presente in sala. Era bella come un sogno e letale come un basilisco.
Severus ringraziò di aver scelto di indossare l’abito da cerimonia con tanto di mantello, perché la vista di Clarice vestita in quel modo, l’aveva eccitato a tal punto da sentire i pantaloni tirare dolorosamente sul cavallo.
- Preside? – lo chiamò uno dei professori scuotendolo dal proprio torpore – Diamo il via al Ballo?
- Eh!? – Severus osservò la sala, tutti aspettavano un suo gesto, una parola per poter iniziare la festa – Sì. Certo! – annuì.
- Perché non apri tu le danze Severus? – gli strizzò l’occhio Remus.
- Trovo che sia un’ottima idea! – gli dette man forte Minerva – Scegli una dama dalla Sala e… balla con lei! – lo invitò a scendere con un sorriso; la strega anziana aveva notato che l’uomo non aveva staccato neanche per un momento gli occhi dalla figura sensuale di Clarice.
- Lo farò! – annuì il Preside che, scendendo gli scalini del soppalco, raggiunse rapido come un falco Clarice dicendo – Vuole concedermi questo ballo, miss?
- Con piacere, signore. – annuì lei facendo un’elegante riverenza.
La musica si diffuse nella stanza, Clarice e Severus iniziarono a ballare escludendo tutto e tutti dal loro piccolo e meraviglioso mondo. L’uomo continuava a mangiarla con gli occhi, esterrefatto che lei avesse trovato il coraggio di indossare un abito così provocante.
- È stato tuo nipote Draco a convincermi. – ammise alla fine del ballo.
- Ha fatto dannatamente bene! – annuì lui baciandole la mano – Sei… - sospirò – Troppo bella, mi lasci senza parole.
- Oooh daiii! – arrossì felice lei; poi non ci fu più tempo per le parole perché entrambi furono “rapiti” dagli altri invitati presenti che pretesero con loro un ballo.

Clarice e Severus, si rincorsero più volte sulla pista da ballo. Sembrava che qualcuno non volesse che ballassero nuovamente insieme perché, come erano troppo vicini, qualcuno si frapponeva tra loro, finendo per allontanarli. Ad un certo punto della serata, Clarice fu raggiunta da Charlie Weasley, molto elegante nel suo completo blu notte.
- Signorina Prince, mi concede l’onore di un ballo? – le chiese facendo un inchino.
- Rispetto sempre le mie promesse, Charlie. – annuì lei alzando gli occhi al cielo.
Charlie e Clarice ballarono un lento. Il giovane uomo stringeva con possesso il corpo della strega contro il proprio. Clarice poteva sentire la mano bollente del domatore di Draghi al centro della sua schiena, ma era un contatto che la disturbava, non le dava piacere come la mano del suo compagno.
- Sei così bella che sembri un sogno, Clary! – le disse lui in un bisbiglio all’orecchio, lei ringraziò con un sorriso imbarazzato, non apprezzava tutta quella confidenza da parte di chi aveva già rifiutato più volte.
- Mi stai stringendo troppo, Charlie. – gli disse allontanandolo un po’ – Dovremmo ballare, non stare incollati. – gli sorrise.
- Non posso farci niente! – sospirò accarezzandole con dolcezza il viso, un gesto che aveva già compiuto nell’arco della serata e che Severus non aveva affatto apprezzato.
- Ti prego, basta. – lo redarguì lei.
- Non stavo facendo niente. – ridacchiò lui sistemandole un ricciolo dietro l’orecchio, sfiorando una volta di troppo la pelle del collo di lei.
Davanti a quel gesto, così fintamente innocente, Severus non riuscì più a trattenersi: scusandosi con i genitori che lo avevano fermato a parlare, attraversò la pista da ballo a passo di marcia e, dopo aver toccato Charlie sulla spalla per chiedere di poter ballare con la strega, avvolse Clarice nelle spire del proprio abbraccio e la baciò lì davanti a tutti.
La baciò come se da quel bacio dipendesse la salvezza dell’intero Mondo, Magico e non. La baciò facendole sentire la potenza del proprio amore nei suoi confronti. La baciò come se fosse la cosa più bella, unica e preziosa presente in quella Sala. La baciò come un uomo innamorato bacia la donna della sua vita.
Clarice chiuse gli occhi e rispose al bacio con la stessa passione e intensità dell’uomo, gemendo felice quando sentì le mani che tanto amava sostenere la sua schiena nuda.
Il Preside pose fine al bacio quando il bisogno di respirare divenne impellente per entrambi e, con il fiato corto, appoggiò la fronte contro quella di Clarice non volendo staccarsi completamente da lei.
Un boato di applausi, fischi e frasi di auguri li investì facendoli trasalire. La strega arrossendo distolse lo sguardo da quello nero dell’uomo che, con un sorriso sornione, le disse:
- Dici che ho scoperto le mie carte? Adesso tutti sospettano che mi piaci tu?
- Per Salazar! – squittì lei, la voce piccola per l’emozione – Secondo me hanno ben più di un sospetto. – sorrise.
- Congratulazioni professore. – mormorò mestamente Charlie che aveva continuato a fissare la coppia scuotendo la testa, nella vana speranza che fosse solo un Molliccio quello – Anche a te, Clarice.
- Grazie giovane Weasley. – si girò verso di lui Severus senza mai mollare la presa sulla schiena della giovane donna.
- Non essere triste, Charles. – gli sorrise lei con affetto – Qui in Sala, sono certa che ci sarà qualcuno in grado di farti battere il cuore.
- Spero che tu abbia ragione, Clary. – mormorò stringendo i pugni; poi, prima di dire o fare qualche gesto di cui poi si sarebbe pentito, si allontanò salutando con un profondo inchino.
- Non essere triste. – le baciò la mano Severus mentre osservava Clarice guardare Charlie sparire tra la folla degli invitati.
- Mi dispiace che abbia reagito così, Sev. – sospirò e, girandosi a guardarlo, continuò – Giuro che non l’ho mai illuso, non gli ho mai fatto credere che…
- Sì, lo so. – la zittì lui con un bacio a fior di labbra – Lasciagli il tempo di farsi passare il dolore cocente della delusione. – le sorrise indicandole un punto della sala – Starà presto bene.
Clarice rispose al sorriso del Preside poi camminò tenendolo a braccetto, fermandosi a parlare con questa o quella persona che voleva congratularsi con loro per essersi fidanzati. Nessuno dei due contraddisse tale voce, incassando con sorrisi e frasi di circostanza gli auguri dei più audaci.

La serata trascorse in maniera perfetta. Il Ballo fu un vero e proprio successo: cibo e bevande non mancarono mai e la musica accompagnò allegramente la festa fino a che la Sala si svuotò.
Albeggiava quando gli ultimi ospiti e gli ultimi studenti abbandonarono la Sala Grande, lasciando finalmente soli Severus; Clarice; Daniel; la famiglia di Rose; la famiglia Black; Harry; Draco; Hermione; Minerva e i due Weasley più giovani. I loro bambini si erano addormentati sui comodi divani dopo aver giocato, mangiato e ballato, lasciando gli adulti liberi di godersi la serata.
- Complimenti Severus. – parlò Albus dal suo quadro posto in Sala Grande per l’occasione – È stata una festa molto riuscita. Anche meglio del Ballo del Ceppo.
- Già. – ridacchiò Draco abbracciando il fidanzato – Lì eravamo più “legnosi”.
- Beh. – sbuffò Harry – Ci credo, a parte che non stavamo ancora ufficialmente insieme io e te biondino. Poi ricordi che rischiavo di morire un giorno sì e l’altro pure? – lo baciò dolcemente sulle labbra, per impedirgli di rispondere con sarcasmo alla sua battuta.
- Sono felice che la serata sia stata piacevole per tutti. – parlò con la sua voce bassa e modulata l’uomo – Adesso, però, gradirei per un momento la vostra attenzione. – era emozionato, si vedeva da come camminava nervosamente da una parte all’altra della Sala. Voleva assicurarsi che fossero rimaste presenti solo le persone che lui considerava come una specie di famiglia.
Con un gesto, chiese ai presenti di mettersi comodi sulle sedie imbottite che aveva evocato dalla parete e, mentre tutti si apprestavano a fare ciò che lui aveva chiesto, tese una mano a Clarice, invitandola al centro del semicerchio che aveva creato.
- Clarice. – parlò dopo alcuni minuti di silenzio imbarazzato.
- Sì, Severus? – lo incoraggiò con un sorriso lei.
- Ascoltami con attenzione, per favore.
- Sì, professore. – annuì senza lasciare la mano calda di lui.
- Io e te, Clarice, siamo come la Pozione Polisucco così complicata da creare ma che ha effetti incredibili su chi l’assume… Siamo come l’Essenza di Dittamo, utile per guarire brutte ferite ma altamente infiammabile, da maneggiare con cura. - fece una pausa e un sorriso che la giovane strega ricambiò – Tu sei la mia Pozione Rigenerante e Risvegliante, da quando sei entrata nella mia vita la prima volta qualcosa è cambiato qui… - si toccò il cuore – È cambiato in meglio. Ma avevo paura di ammetterlo con me stesso. Non volevo mettere in pericolo la tua vita trascinandoti nel delirio della mia. Ed ho quasi rischiato di perdere te e nostro figlio. – con un movimento fluido ed elegante, Severus si inginocchiò e, dopo aver estratto una scatolina di velluto dalla tasca dell’abito che indossava, continuò – Clarice Prince, vuoi essere le mie Lacrime di Fenice e sposarmi? – le sorrise aprendo la scatola, troppo emozionato per cercare di dire altro.
Clarice guardò l’anello poi l’uomo in ginocchio davanti a sé, si portò le entrambi le mani alla bocca e, scoppiando a piangere, rispose:
- Io sarò le tue Lacrime di Fenice, se tu sarai le mie Severus!
- È un sì? – chiese l’uomo con un groppo in gola.
- Sì. Sì. Sì. – annuì felice lei – Mille volte sì, Severus Tobias Piton! – gli gettò le braccia al collo ed incollò le proprie labbra a quelle dell’uomo, bagnandole con le sue lacrime di gioia.
Davanti a quel bacio carico d’amore, i presenti in Sala iniziarono ad applaudire ed urlare i loro migliori auguri agli sposi. Quel fracasso, fece svegliare Daniel che, stropicciandosi gli occhi, raggiunse il semicerchio di sedie dicendo:
- Che succede? Perché tutta questa confusione?
- È successa una cosa bellissima, tesoro! – lo abbracciò Rose con gli occhi lucidi dall’emozione.
- Sì? – biascicò assonnato – Cosa?
- Guarda là. – gli consigliò William emozionato come la moglie.
Il bambino fece come gli era stato detto e notò in quel momento che al centro del semicerchio c’erano i suoi genitori che si stavano baciando mentre piangevano.
- L’ha fatto? – chiese improvvisamente sveglio – Papà ha chiesto alla mamma di sposarlo? – continuò guardando Harry e Draco.
- Sì, - annuì il biondo Malfoy – è stata una proposta bellissima! – si asciugò gli occhi – Prendi spunto Potterino.
- Ma figuriamoci. – rise a disagio Harry – Non ti farò mai una proposta usando le Pozioni. – ridacchiò – Non sono così bravo come Piton. Rischierei di offenderti e basta.
- Aaah. – sbuffò Daniel che, ridendo, raggiunse i genitori abbracciandoli strettamente.
- Mi hanno detto che sei stato bravo, papà. – lo baciò sulla guancia – Vedo che la mamma è molto felice.
- Mi ha chiesto di diventare le sue Lacrime di Fenice, Danny. – annuì mentre le lacrime le scorrevano sul viso – Non trovi che sia…
- La più bella dichiarazione d’amore di tutti i tempi? – concluse il bambino abbracciando la donna – Sì, mamma lo è. – poi guardò la mano della giovane donna dicendo – E l’anello?
- Non l’ha ancora messo. – glielo mostrò – Ti piace, figliolo?
- Molto papà. – il bambino prese la scatola e, con dolcezza, la avvicinò al padre affinché potesse mettere l’anello al dito di sua madre.
Severus non indugiò oltre, prese la fascia di oro bianco e la lasciò scivolare dolcemente al dito anulare della mano sinistra di Clarice. L’anello, che era stato incantato, si adattò perfettamente al dito della curatrice scintillando magnificamente.
- Congratulazioni ragazzi. – parlò Albus dal suo quadro, anche lui era commosso, come il resto dei presenti – Avete impiegato anni per incontrarvi, amalgamarvi ed amarvi. Avete attraversato mille peripezie. La guerra, il vostro orgoglio, hanno rischiato di dividervi per sempre. – sorrise mentre loro si abbracciavano stringendo il bambino tra i loro corpi – Ed avete generato una creatura unica. Che da voi ha preso il meglio, mescolandolo con quel pizzico di arguzia e vitalità che contraddistinguono la sua scintilla vitale. – ridacchiò mentre Daniel distoglieva lo sguardo, imbarazzato da quelle belle parole – Adesso non permettete a nessuno di rovinare ciò che volete creare! Siate come l’Elisir dell’Euforia e quello della Vita. Sbaragliate chi non crede in voi con la forza del vostro amore, diventate i Mollicci ed il Riddikulus di chi pensa che l’amore non esista, dimostrare a tutti che uniti si è forti e soli senza amore non si è nessuno. Sorridete alla vita, anche se dovesse mettervi di fronte a prove difficili, non disperate. Uniti potrete cambiare le sorti di ogni partita. Siate l’uno per l’altra Lacrime di Fenice. – l’ex-Preside concluse il proprio discorso iniziando ad applaudire, coinvolgendo i presenti che erano rimasti colpiti dalla profondità del suo discorso e, troppo emozionati per replicare, si unirono felicemente all’applauso.
Silente, con un ultimo sorriso ed un inchino, sparì dal quadro posto in Sala Grande raggiungendo quello più tranquillo che Severus aveva fatto sistemare nel suo ex ufficio. Era emozionato e non voleva farsi vedere dai vivi mentre alcune lacrime dispettose gli rigavano la tela sul viso.

Clarice abbracciò e baciò tutti, ebbra di felicità si lasciò stringere dando e ricevendo amore da chi aveva assistito a quella bellissima e affatto banale dichiarazione d’amore.
- Adesso sei mia zia a tutti gli effetti, sai?
- Non ancora biondino! – scosse la testa Harry – Sono fidanzati. Non ancora sposati!
- Harry, abbiamo impiegato sei anni per fidanzarci. – sbuffò Severus – Potremmo organizzare il nostro matrimonio alla fine della Scuola.
- Mi piacerebbe sposarmi a dicembre. – sospirò Clarice con aria sognante – In mezzo alla neve, un paesaggio magico, da “favola”. – sorrise quando sentì le lunghe braccia di Severus stringerla possessivamente.
- Sarebbe perfetto. – annuì Rose con il suo modo di fare pratico e spiccio – Un matrimonio invernale e una meta estiva. Io saprei già dove organizzare il vostro viaggio di nozze. Una località che piacerà ad entrambi. Con storia, mare e tanto relax. – sorrise strizzando loro l’occhio.
- Ma dobbiamo parlarne ora? – sbadigliò sfinito Daniel – Non possiamo aspettare domani? – chiese speranzoso.
- Domani…? – Clarice ingollò a vuoto.
- Domani dovrete tornare al vostro villaggio? – si irrigidì Severus.
- Già. – annuì lei – Ma non pensiamoci adesso. – lo baciò sulle labbra – È molto tardi. Andiamo a dormire tutti. Non voglio rovinare le parole bellissime di Albus con pensieri tristi. Ricordi? Dobbiamo essere il Molliccio e il Riddikulus di chi non crede in noi. Essere l’uno per l’altra Lacrime di Fenice. – si scambiarono un bacio carico di amore, facendo sospirare i presenti.
- Forza via. Ognuno nella propria stanza. – li congedò Minerva – Abbiamo vissuto fin troppe emozioni stasera! Sono vecchia per queste cose. Via. Via! – concluse uscendo per prima, non voleva farsi vedere mentre piangeva commossa dai presenti.

Vociando emozionati, gli studenti si dissolsero nel corridoio raggiungendo ognuno la propria stanza.
Severus, che portava in braccio Daniel addormentato, non riusciva a staccare gli occhi dalla schiena di Clarice, così nuda e così sensuale mentre camminava ammirando il suo anello.
- Ti piace, cara? – le domandò?
- Immensamente! – annuì lei – Non avresti potuto scegliere anello migliore. Così semplice e con un messaggio così intenso. È il simbolo dell’Infinito. Vuol dire che saremo noi per…
- Sempre. – concluse l’uomo con un sorriso emozionato sulle labbra.
- Sì. Per sempre. – sorrise lei – Entriamo amore mio?
- Sì. – Severus disse la parola d’ordine al quadro che chiudeva la porta ed entrò per primo per portare Daniel nel suo letto per farlo dormire.
Clarice lo aspettò nel salotto con un bicchiere di liquore in mano. Lo stesso liquore che aveva bevuto dalla bocca dell’uomo la prima volta che erano stati insieme.
- Cly? – la chiamò facendola sobbalzare – Scusa. Non volevo spaventarti.
- Stavo rivivendo vecchi ricordi. – spiegò mostrandogli il bicchiere.
- È per me? – domandò lui con un sorriso sornione.
- Sì, professore. – si passò la lingua sulle labbra – Ma lo berrai alle mie condizioni.
- Mmh. Interessante. – annuì slacciandosi il cravattino, stanco di stare ancora imbustato in quell’abito da “pinguino elegante” – Posso prima mettermi leggermente più comodo? – chiese continuando a togliersi il mantello, la giacca, il gilet, restando così in maniche di camicia.
- Per me puoi stare anche nudo. – ridacchiò Clarice arrossendo.
- Signorina Prince. – sgranò gli occhi, fingendosi contrariato – Sono cose da dire? E non pensa al suo futuro marito? – si lasciò andare nella poltrona che preferiva e lei gli sedette in grembo, facendo alzare il vestito, scoprendo così le sue lunghe e belle gambe.
Severus appoggiò le sue mani grandi e calde sulle cosce di lei, facendola rabbrividire di piacere. Clarice, con un ghigno sensuale, si portò il bicchiere alle labbra e, dopo averne bevuto un piccolo sorso, si chinò sulla bocca del suo uomo, baciandolo mentre lo faceva bere emulando ciò che lui aveva fatto con lei quasi sette anni fa.
- Non ricordavo che questo liquore avesse un sapore così buono. – mormorò con gli occhi chiusi Severus.
- Nemmeno io. – gemette Clarice, non era abituata a bere e le poche gocce che aveva ingerito le stavano già facendo girare la testa.
- Sei bellissima. – le disse lui togliendole il bicchiere dalle mani.
- Non vuoi più il tuo liquore? – ridacchiò facendo aderire il suo bacino con quello dell’uomo.
- Mi piacerebbe berlo direttamente dalla tua pelle, moglie! – rispose ansimando l’uomo mentre Clarice continuava a muoversi su di lui.
- Fallo… - gemette mentre un brivido le scorreva sulla pelle.
Severus le sganciò il bottone gioiello che teneva su il corpetto del vestito e si beò della vista del corpo nudo della sua compagna. Alla luce fioca dell’alba, il Pozionista lasciò scivolare il liquore sulla pelle calda di Clarice osservando le spire che esso disegnò seducenti lungo il suo corpo.
Severus, affascinato, seguì con la lingua il percorso tracciato dal liquore facendole inarcare la schiena e gemere di piacere. Fecero l’amore nella poltrona dove si erano dati il primo vero bacio, toccandosi, mordendosi, unendo le loro anime fino a formarne una, fino a raggiungere le più alte vette del piacere.
- Ti amo Clarice. – mormorò con il viso affondato nel seno di lei Severus.
- Mi piace sentirtelo dire, Sev. – ansimò lei abbracciandolo, le dita avvolte tra i capelli di lui, il corpo soddisfatto, abbandonato contro quello del suo compagno.
Restarono a respirarsi per una manciata di minuti, poi un brivido di freddo fece accapponare Clarice e Severus si rese conto che il camino era spento e lei era completamente nuda tra le sue braccia.
- Sono un’egoista Clary. – le disse mordicchiandole la pelle della spalla – Andiamo a dormire.
- Non sei egoista. – ridacchiò lei mentre un brivido di tutt’altra natura le increspava la pelle – Ma hai ragione, andiamo a letto. – si scambiarono un ultimo bacio; poi Severus l’avvolse nel proprio mantello e la portò in braccio fino in camera da letto.
Con un sorriso, la donna raggiunse il bagno e si concesse una rapida doccia non voleva andare a letto sporca del proprio piacere e di quello del suo quasi marito. L’uomo la raggiunse nel giro di alcuni minuti, anche lui aveva bisogno di darsi una rinfrescata, era stata una lunga giornata.
Si lavarono a vicenda, scambiandosi tenere effusioni e dandosi dolci baci fino a quando furono puliti e pronti per uscire. Severus asciugò entrambi con un colpo di bacchetta; poi Clarice si lasciò scivolare sulla pelle una camicia da notte in raso verde acqua e si girò a guardare l’uomo che dormiva abitualmente con solo un paio di boxer aderenti.
Per mano, raggiunsero il grande letto a baldacchino dove si stesero stanchi dalle emozioni della giornata. Si addormentarono abbracciati, il sole sorgeva lento ma per loro era come se fosse calata la notte.

Purtroppo, il momento di alzarsi da quel piacevole tepore, arrivò troppo velocemente: i due furono svegliati dall’insistente bussare di Minerva e di Rose alla loro porta.
- Preside Piton! – urlava la professoressa di Trasfigurazione – Preside Piton, insomma si svegli!
- Severus! Clarice! – le dava man forte Rose – Forza, aprite questa porta. Sto iniziando a preoccuparmi.
- Mmmhhh! – mugugnò Clarice tirandosi le coperte sopra la testa – Ti prego, amore, fa qualcosa.
- Posso cruciarle? – sbadigliò il Pozionista troppo stanco per alzarsi.
- No! – rise la strega, avrebbe voluto aggiungere altro ma Daniel si era alzato ed era andato ad aprire loro la porta.
- Danny, tesoro, grazie. – lo salutò Rose abbracciandolo – Mamma e papà?
- Ancora a letto. – sbadigliò – Buongiorno professoressa McGranitt. – le sorrise – Perché siete qui così presto?
- Perché oggi è lunedì, tesoro. – rispose con un sorriso l’amica di sua madre – La colazione è servita e tutti gli ospiti sono già in Sala.
- Oggi… - biascicò il bambino.
- Sì, amore. – annuì Clarice che si era alzata sentendo le voci all’interno del salotto, aveva indossato la veste da camera di Severus per coprire la camicia da notte troppo seducente – Dobbiamo preparare le nostre cose per tornare a casa.
- A casa? – Daniel sgranò gli occhi, lui non voleva tornare a casa. Lui voleva restare lì, a Scuola con suo padre.
- Certo. – rispose la voce baritonale di Severus che, prima di raggiungerli in salotto aveva indossato dei pantaloni e una maglietta, continuò con un sorriso – Tu e la mamma dovrete prendere le vostre cose.
- Quindi non ci stai mandando via? – lo guardò con gli occhi che brillavano di gioia.
- Mandare via la mia famiglia? – rispose inarcando un sopracciglio il mago – Certo che no. Dovremmo fare un lavoro di squadra. – gli scompigliò i capelli con dolcezza – Non vivremo al Castello. Così come non vivranno al Castello Rose e la sua famiglia.
- Andrai a cercare una casa per noi? – rise felice.
- Certo che sì. – lo guardò con solennità – Una casa in grado di accogliere la nostra famiglia.
- Avrai il tempo che ti serve dopo aver salutato gli ospiti e pensato agli studenti, Preside! – lo sgridò duramente Minerva, lei era l’unica che poteva rivolgersi a lui in quel modo duro.
- Ha ragione Minerva. – annuì l’uomo che, dopo un breve sospiro, continuò – Lasciateci il tempo di fare una breve colazione. Poi inizierò a svolgere tutte le attività che mi competono. – le pregò con un sorriso e le due donne sorrisero comprensive.
- Mi sembra equo. – annuì con un sorriso Rose – Io vado ad aiutare Willy con i bagagli. – si congedò – Con permesso.
- Ciao Rose. A dopo. – la salutò con un bacio e un abbraccio Clarice, anche Minerva li salutò dopo aver scambiato qualche altra frase con Severus su come organizzare al meglio il trasporto degli ospiti dalla Scuola alla stazione.
Gli adulti e il bambino, fecero colazione nel salotto del sotterraneo poi Severus si congedò da loro, raggiungendo il resto del corpo insegnanti per salutare e ringraziare gli ospiti di essere intervenuti così numerosi all’iniziativa.
- Mamma, - la chiamò Daniel vestendosi.
- Sì, Danny?
- Sei felice di poter sposare papà?
- Certo che sono felice. Mi dispiace lasciare il villaggio, ma sono felice di poter vivere con gli uomini della mia vita. – lo baciò sulla testa nera, respirando il suo odore di bambino così unico e speciale che l’avrebbe riconosciuto tra mille.
- Ho avuto paura, sai? – confessò mentre si sistemava le scarpe.
- Paura? – chiese lei mandando la testa di lato, i capelli le accarezzarono la schiena facendola rabbrividire.
- Paura che lui non ci volesse nella sua vita. – sospirò – So che non è stato facile per voi.
- Non sarà mai facile, tesoro. – gli spiegò continuando a spazzolarsi i capelli con gesti gentili – Abbiamo dei caratteri forti, prendiamo fuoco nel ghiaccio. – ridacchiò – Io non sono molto brava a gestire la rabbia e papà non è granché bravo ad esternare i suoi sentimenti. Avrai un bel da fare con noi.
- Mh. – sbuffò una risata – Spero presto di non essere più solo.
Clarice arrossì a quell’affermazione: anche lei desiderava ardentemente un altro figlio dal suo Severus; ma quello non era il momento opportuno, non con il trasloco e una nuova vita da affrontare.
Bussarono alla porta, la strega andò ad aprire per evitare di dover rispondere alle altre domande impertinenti di suo figlio. Fuori dalla porta trovarono Draco ed Harry.
- Famiglia Prince. – fece un rapido inchino Draco, gli occhi brillavano di gioia.
- Ragazzi! – Clarice li avvolse in uno dei suoi abbracci “da mamma”, riempiendoli d’amore e calore – Che bello vedervi. – li baciò sulla guancia.
- Siete pronti? – chiese Harry lasciandosi cullare dall’affetto della donna.
- Onestamente no. – sospirò – Ma sappiamo che è provvisorio. – sorrise.
- Ehi Danny. – lo chiamò Draco – Ti piacerà un sacco vivere a Hogsmaede.
- Spero che papà trovi una casa vicino ai Tipi Vispi. – ridacchiò abbracciando i due studenti con affetto.
- Dei, spero di no! – squittì Clarice – Non sopporterei di vederlo sempre con la faccia scura a causa dei dispetti dei gemelli Weasley.
- A questo non avevo pensato! – ridacchiò pensieroso il bambino.
- Amore, va con Harry e Draco. – sorrise la strega io finisco di chiudere i bagagli e sono pronta.
- Ok mamma. – annuì – Andiamo in Sala Grande?
- Sì. Stiamo aspettando che tutti gli ospiti presenti al Castello ci raggiungano lì. Alcuni sono già alla stazione.
- Giusto. Non tutti si erano fermati a dormire qua. – annuì Clarice – Allora invece che fare da sola, posso chiedere il vostro aiuto ragazzi?
- Ma certo zia! – annuì Draco estraendo la bacchetta – Con gli Elfi Domestici del Manor, facevo spesso i bagagli per andare in vacanza. – sorrise – Era quasi divertente.
- Io non sono mai andato in vacanza. – mormorò Harry – Ma vi aiuto volentieri. Che incantesimo usiamo, zia Clary? – le chiese.
La strega sorrise ai due ragazzi, consigliò loro uno degli incantesimi che preferiva per fare i bagagli poi si misero al lavoro. Daniel li osservò sorridendo, gli piaceva molto osservare le evoluzioni degli incantesimi e i movimenti dei polsi quando essi venivano lanciati, lo avevano da sempre affascinato.
- Pronti! – disse Draco dopo alcuni minuti di lavoro – I bauli sono pronti, da qui in poi ci penseranno gli Elfi della Scuola.
- Grazie ragazzi. – li baciò nuovamente Clarice.
In silenzio, raggiunsero la Sala Grande dove trovarono il resto degli ospiti già pronti per rientrare alle loro case. Tra tutte le facce che aveva imparato a conoscere in quella settimana, Clarice vide Charlie Weasley in compagnia della studentessa Tassorosso, Honey di cui però non ricordava il cognome.
Sembravano intimi, si tenevano per mano e si parlavano a bassa voce. Gli occhi di lei erano umidi di lacrime e quelli chiari di Weasley sembravano colmi di molte emozioni.
- Vuoi andarlo a salutare, mamma? – domandò Daniel che aveva seguito lo sguardo della donna.
- Direi che sarebbe un comportamento educato. – annuì la donna – Vieni con me? In fin dei conti è lo zio di una tua amica.
- Certo che vengo. – ridacchiò – Viky è una tipa tosta. Però io… - arrossì.
- Però tu?
- Io preferisco Elettra. – confessò diventando rosso come un pomodoro maturo.
- Non Amber? – chiese mentre camminavano verso Charlie e Honey.
- Lei è la mia migliore amica. – rispose stringendosi nelle spalle – Le voglio bene. Tanto.
- Lo comprendo molto tesoro. – annuì la strega – Vedrai che crescendo troverai altre ragazze che ti piaceranno, e molti altri amici e amiche con cui condividere esperienze diverse.
- Ooh lo so. – gli occhi ambra scintillarono, facendola sorridere felice.
- Clarice. – la salutò con affetto Honey – Che bello, temevo di non poterti salutare!
- Honey! – si abbracciarono con slancio – Sarebbe dispiaciuto molto anche a me. – ammise – Ciao Charlie.
- Clary. – si scambiarono un bacio sulla guancia e un rapido abbraccio.
- Cosa farai ora Clary? – chiese la studentessa – Tornerai nel tuo villaggio?
- Sì, ma sarà provvisorio. – rispose Daniel che, mostrando la mano sinistra ai due, continuò – Papà e mamma si sposeranno, verremo a vivere qua.
- Al Castello? – chiese arcuando un sopracciglio il domatore di Draghi.
- Non credo che Clarice sarebbe felice qua. – scosse la testa Honey – Anch’io non vorrei viverci. Preferirei una casetta, anche piccola, al villaggio.
- Esatto. Ho bisogno di avere contatto con le persone. – annuì la strega più grande – E poi, non vorrei lasciare del tutto il mio lavoro. Ma solo portarlo con me. – concluse con un sorriso.
- Ti auguro di essere felice ogni giorno della tua vita. – le sorrise sincero Charlie.
- Te lo auguro anche io, domatore. – si abbracciarono con più calore.
- Io ti devo ringraziare, sai? – mormorò arrossendo Honey – Grazie a te, ho trovato il coraggio di dare a Charlie il dipinto. Gli ho parlato e… abbiamo passato la notte del Ballo insieme. – distolse lo sguardo – In Sala Comune Tassorosso a parlare. Raccontandoci le nostre vite. I nostri sogni.
- È bellissimo. – sorrise felice Clarice – Sono sontuosamente felice per te, tesoro!
- Alla fine della Scuola, tornerò in Romania. – continuò Honey – Charlie mi ha promesso che parlerà con i miei genitori. Vorrebbe avere il loro permesso per frequentarmi. – concluse con un sorriso incerto.
- Ne sono felice. – annuì lei – Bravo Charles, non farti scappare questo splendore di ragazza!
- Fossi matto! – ridacchiò lui arrossendo.

La conversazione in Sala Grande fu interrotta dall’arrivo del Preside Piton seguito dal corpo docenti al gran completo. I maghi e le streghe, si posizionarono sul loro soppalco e, uno alla volta, salutarono e ringraziarono i presenti per essere intervenuti così numerosi alla loro iniziativa. Dopo che finirono con i convenevoli, la professoressa McGranitt consegnò magicamente ad ognuno degli ospiti un plico di fogli per poter effettuare l’iscrizione a Scuola per il proprio figlio/nipote.
Con un caloroso applauso, i presenti risposero ai saluti dei docenti poi, seguendo quelli che erano stati i loro accompagnatori per tutta la settimana, raggiunsero le carrozze che li avrebbero condotti alla stazione.
Draco trattenne Clarice e Daniel, Severus stava aspettando che tutti andassero via per poterli raggiungere.
- Ci salutiamo qui, zia. – parlò con voce triste – Lo zio ci ha chiesto di farvi compagnia, ma vuole esserci lui alla stazione.
- Ragazzi. – Clarice ingollò un groppo di lacrime – Mi mancherete terribilmente! – disse abbracciandoli con amore.
- Anche tu ci mancherai. – rispose Harry – E’ stato bello conoscerti.
- Anche per me. – annuì lei – Ma sarà un arrivederci breve. Poi torneremo.
- E mi prenderai al lavoro con te? Vero? – la guardò Draco speranzoso.
- Studierai per diventare curatore, farai come ho fatto io: dei corsi di specializzazione in Pozioni e qualcuno anche di Erbologia. Poi sarai il mio assistente. Ne sarò onorata. – ammise.
- Studierò con profitto. – promise il giovane Serpeverde.
- Lo so fratello di casa. – lo baciò sulla guancia.
- Adesso, zia, gongolerà fino alla fine della Scuola. – sospirò Harry, ma era felice per Draco.
- Lascialo gongolare. Poi quando troverà insegnanti più crudeli di Severus che non si lasceranno conquistare dal suo bel faccino, rideremo io e te. – baciò anche Harry che la abbracciò di slancio.
I due maghi salutarono abbracciandolo strettamente anche Daniel che li aveva ascoltati parlare felice, sapere che non avrebbe perso l’amicizia di Draco ed Harry lo rasserenò, facendolo sentire ancora più importante ed amato. Severus li trovò così, abbracciati che parlavano come se fossero una famiglia. Quel pensiero lo colpì come un pugno allo stomaco: Clarice aveva accolto Harry e Draco nella sua vita come aveva fatto lui, amandoli come se fossero sangue del suo sangue.
- Ehi. – parlò il Preside – Posso unirmi a questo abbraccio?
- Papà! – urlò felice Daniel gettandosi contro il padre.
Clarice sorrise piena d’amore e, raggiungendo il figlio e il fidanzato, si lasciò stringere.
- Pronta ad andare amore? – le chiese dopo averla baciata.
- Pronta. – annuì – Anche se non completamente felice.
- Nemmeno io, papà. – squittì Daniel.
- Sarà solo per una manciata di giorni, piccolo. – lo rassicurò.
- Ci sentiremo tramite gufo? – chiese.
- Anche tramite camino.
- Sev. – lo guardò Clarice – Perché non vieni a dormire a casa nostra?
Dai papà, ti prego!!! – lo supplicò il bambino e il Preside scoppiò a ridere, lasciando completamente senza parole i propri studenti che non l’avevano mai né visto né sentito lasciarsi andare così liberamente.
- Ti amo Severus! – lo abbracciò strettamente lei.
- Anch’io. – sospirò l’uomo chinandosi a baciarla.
Tenendosi abbracciati, raggiunsero l’ultima carrozza che li avrebbe portati alla stazione. Il viaggio dalla Scuola fino alla stazione del treno lo fecero tenendosi stretti, in silenzio, erano troppo emozionati per parlare, troppo bisognosi di stare vicini per sprecare tempo con le parole.

Il Preside li aiutò a prendere posto sul treno, William aveva tenuto loro dei posti occupati. Il treno era pieno ed aspettava solo i passeggeri ritardatari per partire. Sulla banchina, Clarice salutò Rose con un lungo e stretto abbraccio poi Severus baciandolo fino a che il bisogno di respirare glielo concesse.
Daniel abbracciò e baciò il padre e la migliore amica di sua madre, poi scappò sul treno per non farsi vedere in lacrime.
- Questi giorni passeranno in fretta! – mormorò Clarice baciando le mani di Severus.
- Poi sarà per sempre. – annuì lui commosso.
- Per sempre! – sussurrò come un eco lei.
- Adesso va, Clary. – la pregò Rose – Altrimenti William ed i bambini scenderanno di nuovo.
- Sì. A tra qualche giorno Rosy! – la abbracciò un’ultima volta, poi scomparve sul treno.
Le porte dell’Espresso si chiusero magicamente, la locomotiva fischiando iniziò la sua corsa verso Londra, riportando a casa i maghi e le streghe che avevano condiviso per una settimana l’esperienza più magica e unica della loro intera vita. Clarice, William ed i bambini, parlarono poco durante il viaggio di ritorno. Tutti avevano lasciato un pezzo di cuore in quella Scuola e pregavano di poter trovare presto una casa dove poter vivere insieme a coloro che amavano.

Angolino dell’Autrice:

Non riesco a crederci… Sono riuscita a finire anche questa quinta parte…
Non odiatemi però se non c’è un vero e proprio “happy ending”. Chissà, forse dopo questa parte potrebbe esserci un… epilogo, vero Dream?

Grazie a tutti coloro che passano a leggere, a chi ha inserito la mia storia in una delle categorie a chi trova un momento per lasciarmi una recensione e, soprattutto, a Dream perché mi ha condotto fino a qui.
Ai maghi ed alle streghe del gruppo What’s Up “Hogsmeade” perché mi incoraggiano a non smettere mai di inseguire i miei sogni.

Dream, che altro aggiungere? Grazie perché mi accompagni nel caos dei miei pensieri, sei la mia bussola quando troppe idee rischiano di soffocarmi. Perché riesci sempre a regalarmi un sorriso spontaneo e perché sai come “pungolarmi” per andare avanti: facendomi riflettere e ridere. Alimentando con la tua fantasia la mia. Grazie dal più profondo del mio cuore!

 

  
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