Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: __roje    18/04/2018    1 recensioni
YUGEN. Seconda parte di Ikigai
Questa è la seconda parte e continuo di Ikigai dove appunto ritroviamo Aki e Hayato alle prese con i loro problemi. Due ragazzi che si sono scoperti innamorati, ma sono dei semplici adolescenti e intorno a loro c'è chi vuole dividerli.
Riusciranno i due ragazzi a stare insieme andando oltre il loro passato?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo [6]

Il giorno seguente cominciai a provare un senso di ansia mai sentito prima. Andavo avanti e indietro per la stanza, provavo e riprovavo continuamente degli abbinamenti ma nel guardarmi allo specchio mi reputai ridicolo così optai per qualcosa di molto semplice: felpa, jeans e giubbino. Mi sentivo uno stupido, a suo tempo non avevo mai provato qualcosa del genere quando sapevo di dovermi vedere con lui, adesso invece non facevo che provare un nodo allo stomaco. Non riuscii nemmeno a mangiare e quando arrivò l’ora di uscire di casa avvertii mia madre che avrei rincasato tardi e scappai via, ansioso di raggiungere il luogo del nostro incontro.
Hayato aveva parlato della stazione di Shibuya, così una volta arrivato mi piazzai accanto alla famosa statua di Hachiko e cominciai a guardarmi in giro alla ricerca del suo volto.
Tra i tanti visi banali e comuni, di tante persone che erano li, quello di Hayato sarebbe spiccato come una gemma nel deserto.
Sentivo il cuore battere forte contro lo sterno, ogni minuto che passava sentivo che mi rendeva più vicino a lui.
“Aki!”
Una voce molto familiare mi chiamò, così scattai in piedi e andai a girarmi nella direzione da cui proveniva. Ma ogni barlume di sorriso mi morì quando vidi che Hayato non era solo, ma era in compagnia di un altro ragazzo che non avevo mai visto prima.
Hayato indossava un cappotto lungo sui toni del grigio, aveva le guance arrossate dal freddo e i capelli neri erano arruffati ma cadevano morbidi sulla fronte creando un gioco carino da vedere. Il suo viso pulito risplendeva come la porcella più pregiata, e i suoi soliti occhi blu erano particolarmente luminosi quel giorno.
“Mi dispiace di averti fatto aspettare” disse avvicinandosi seguito dall’altro ragazzo.
“Sono arrivato da poco anch’io, tranquillo.”
Improvvisamente tutto il buon umore provato quella mattina era morto e tentavo di celare i brutti pensieri che avevo dietro un sorriso forzato. Ero in attesa che mi presentasse il nostro terzo compagno di shopping.
“Aki ti presento Shun, anche lui è stato per un pò in America in questi anni.”
Shun si fece avanti e mi fece ciao con la mano sfoderando un sorriso bello ampio, non ascoltai quasi nulla di ciò che mi disse di quel ragazzo. Odiavo il modo in cui si sorridevano tra di loro, e la confidenza che Hayato aveva usato per parlare di quel suo amico che non avevo mai visto prima. Un tempo era stato un antisociale unico, aveva odiato interagire col prossimo e ora improvvisamente era sempre circondato da persone.
Osservai meglio quel suo amico cercando di cogliere qualche dettaglio che mi sfuggiva. Era davvero un amico? Non dovevo solo preoccuparmi di Kuro come minaccia, ma ora ne uscivano come funghi stranamente. Shun era un ragazzo alto, più o meno quanto Hayato quindi pochi centimetri più di me e vestiva in maniera molto casual ma sembrava aver abbracciato completamente la moda americana indossando jeans larghi, scarpe da ginnastica e berretto con visiera che teneva all’indietro.
Riuscii a notare qualche ciocca castana che fuoriusciva dal cappello ma non potevo dire con certezza come fossero i suoi capelli o che taglio avessero. Aveva un viso pulito come quello di Hayato, le labbra erano a cuore e non sottili, il naso era piccolo e sottile e gli occhi erano leggermente tirati di un tenue color marrone molto vicino all’ambra.
Fisicamente era robusto, sembrava praticare qualche sport vista la massa muscolare che fasciava le braccia e le cosce. Le spalle erano larghe e messe in mostra dal giubbotto sportivo che indossava.
Da dove usciva un tipo del genere?
“Hayato io vorrei fare un giro in quel negozio di scarpe che ti dissi la settimana scorsa. Sempre se anche al tuo amico va bene” e mi rivolse un occhiata puntandomi addosso quei suoi occhioni profondi.
Hayato lo seguì a ruota e mi fissò “E’ un problema per te?”
“Ma certo che no” ridacchiai mettendo le mani davanti “sono qui per accompagnare.” E forse anche per scappare di corsa, gridai dentro di me. Sentivo quasi la necessità di inventare un malore e scappare via prima che il pomeriggio prendesse una svolta negativa per me. Eppure continuavo a chiedermi perché Hayato mi avesse invitato visto che aveva già compagnia.
Shun ci trascinò prima in un negozio di scarpe e poi in altri che vendevano per lo più abiti. Fu l’unico a provare e fare compere, mentre Hayato se ne stava in disparte come me e spesso prendeva il cellulare tra le mani rispondendo a dei messaggi che non riuscii a leggere.
Quel pomeriggio fu strano. Shun fu il solo a comprare delle cose, e gli accompagnatori sembravamo noi. Hayato mi rivolse poche frasi, e per lo più di cortesia. Per il restò restava in silenzio e per occupare il tempo giocava col cellulare, mentre io me ne stavo sempre seduto su una delle poltrone, preso dalla noia.
Quando finalmente quella interminabile passeggiata ebbe fine, ci ritrovammo in un piccolo fast food del centro. Per una strana coincidenza era proprio quello dove a suo tempo Hayato mi aveva portato prima di andare dal tizio che vendeva i film horror. Quel luogo fu un tuffo nel passato, ne guardavo l’interno e lo sguardo mi cadde proprio sul posto che a quel tempo avevamo occupato. Una strana malinconia mi assalì, a quei tempi avevo odiato la sua compagnia ed ero sempre arrabbiato mentre ora sentivo solo di essermi perso qualcosa di importante.
“Vuoi sederti vicino alla finestra?” senza accorgermene si era avvicinato Hayato e mi trovai il suo viso a pochi centimetri dal mio. Sussultai per ciò e indietreggiai.
“N-no, cioè è lo stesso.. davvero.”
Hayato parve confuso dalla mia risposta. Aveva anche dimenticato che un tempo eravamo andati spesso li. Poco dopo tornò da Shun che intanto stava ordinando qualcosa e restai ancora pochi secondi a guardare quel posto accanto alla finestra, ed ebbi un allucinazione: noi due seduti uno davanti all’altro, io indispettito e Hayato che mi rideva in faccia. Il nostro solito gioco, il nostro stare insieme. Quella scena svanì subito e tornai alla realtà.
Prendemmo posto un po’ più infondo, ordinammo qualcosa di molto semplice giusto per mettere qualcosa nello stomaco. Hayato però prima di addentare il suo panino ci disse che aveva bisogno del bagno così si allontanò un attimo lasciando me e Shun da soli. La situazione cadde in un silenzio insopportabile, gettavo occhiate nascoste verso l’altro ragazzo che mi era seduto davanti, non riuscendo a capire veramente cosa ci fosse dietro il loro rapporto o che intenzioni avesse lui nei confronti di Hayato.
“Sei un tipo di poche parole eh?” cominciò a dire improvvisamente.
Sussultai “In verità no!”
“E’ solo con me che non vuoi parlare?” mi sorrise amichevolmente,” Capisco il tuo disagio, non sai nemmeno chi sono ma io ti conosco perfettamente. Hayato mi ha parlato spesso di te negli anni.”
Aggrottai la fronte davanti a quel dettaglio “Ti ha parlato di me?”
Shun afferrò la sua bibita e cominciò a berne un sorso, per poi poggiarla sul tavolo “Sì, mi ha sempre detto tante cose di te, ogni volta che veniva in America non faceva che farmi un testa così di tutto quello che facevate insieme. Sono felice che abbia un amico che gli vuole così bene, mi dicevo.”
Intendeva sicuramente i diversi viaggi che Hayato aveva fatto negli anni per andare dal padre. Quella rivelazioni mi aveva reso felice, un tempo Hayato aveva parlato di me con qualcuno ma ormai tutto ciò apparteneva a un passato lontano.
“Quindi aveva te in America..”
“Sì, ci siamo conosciuti ad un corso di judo che si teneva in estate diversi anni fa. Inizialmente nemmeno mi parlava, più cercavo di fargli spiccicare due parole e più mi girava la faccia” rise nel ricordare ciò.
Sapevo perfettamente a cosa si riferiva e la cosa mi fece sorridere “Capisco cosa intendi. Anche con me l’inizio era molto schivo, sembrava quasi che mi odiasse a morte.”
“E’ quello che pensavo anch’io! – Sto’ ragazzo mi odia, è meglio che sparisca prima che mi meni!- Questo mi dicevo ogni volta che mi rivolgeva una brutta occhiataccia.” Scoppiammo a ridere. Chissà come parlare di ciò mi aveva riportato un po’ di buon umore, e forse era dovuto al ricordo di un Hayato così piccino e di quei tempi ormai andati. “Lui però non ti ha mai parlato di me vero?”
Scossi la testa dispiaciuto.
Shun sospirò con un velo di rammarico “Non mi sorprende. Ancora penso che un po’ mi odi, ma voglio convincermi del fatto che non sia così e che un po’ dentro di lui ci tenga a me. Sei fortunato” disse a me.
“Fortunato?”
“Per te non faceva che spendere belle parole ai tempi.”
Come facevo a spiegargli che la mia situazione era sempre stata diversa. Per me Hayato aveva provato qualcosa che andava oltre l’amicizia, e che un po’ ci stavo male. Per lui non ero mai stato un amico, come lo poteva essere Shun o Kuro, e un po’ li invidiavo perché non avevamo dovuto passare quello che avevo dovuto passare io. Finita la nostra storia il nostro rapporto si era praticamente distrutto mentre da semplici amici questo non sarebbe mai successo.
“Non pensarci troppo Aki” aggiunse in fine.
Spalancai gli occhi e lo trovai con il viso poggiato sulla mano, mi fissava con un sorriso tranquillo stampato in faccia. Non capii proprio il senso di quelle parole e nel momento stesso che tentai di chiedere spiegazione Hayato fece ritorno e mi zittii.
“C’era un casino di gente in quel lurido bagno” commentò tornando da noi “non avete ancora iniziato a mangiare?” notò vedendo i nostri vassoi ancora pieni.
“Ti stavamo aspettando e ho trovato l’occasione per conoscere meglio Aki.”
Hayato sorrise seccato e prese posto accanto a me piuttosto che dal lato dell’amico, “Mica gli ha fatto domande strane vero?” e mi guardò per constatare la cosa.
“No, niente del genere” intervenni e addentai il panino per togliere di mezzo quell’argomento, “vi conviene mangiare perché il mio è già freddo.”
Che senso avrebbe avuto dirgli di cosa avevamo parlato. Hayato si sarebbe sentito a disagio e volevo evitarlo, non avevo il diritto di tirare fuori tutto ciò o di parlare del passato. Mi convinsi che dovevo sentirmi contento, potevo stargli accanto e magari proprio come aveva detto potevamo ricostruire un rapporto sano, tornare gli amici che eravamo prima. In questo modo mi sarei sentito meglio no?
Quando finimmo di mangiare salutammo Shun che doveva tornare al suo appartamento. Avevo rivalutato quel ragazzo, era socievole e buono. Diversamente da Kuro con me era stato gentile e mi aveva donato, involontariamente, un sorriso tirando fuori quelle storie su Hayato.
Alla fine restammo io e Hayato da soli, guardammo Shun andare via.
Hayato tirò un lungo sospiro all’improvviso. Lo guardai incuriosito della cosa ma non dissi nulla.
“Pensavo che sarebbe andata peggio ma è andato tutto bene” commentò di colpo.
“Peggio? Che intendi?”
Hayato mi gettò un occhiata “Tu che ne pensi? E’ andata bene oggi no?”
Dovetti ammettere di sì, all’inizio avevo vissuto male la cosa ma poi il pomeriggio era trascorso normale e per finire Shun si era rivelato un bravo ragazzo.
“Credo che allora possa funzionare in questo modo.”
“Che cosa intendi?”
Mi rivolse uno sguardo improvvisamente serio, per un istante sembrò essere tornato quello di prima e il cuore mi sussultò nel petto.
“Quando ho deciso di invitarti mi sono detto – che cazzo sto facendo!? – mi sono sentito un pazzo ma poi ho pensato che era la cosa giusta da fare. Noi due siamo vicini di casa e frequentiamo la stessa scuola, è inevitabile che ci vedremo spesso e non voglio che accada come anni fa che siamo arrivati a dirci le peggior cose. Magari non possiamo stare insieme ma almeno puo' funzionare come amici.”
La mia mente si era come paralizzata in quel momento. La mia speranza legata a quell’incontro si era dissolta nelle sue parole, nell’idea che si era posto di far tornare il nostro rapporto come lo era alle origini. Ma andava davvero bene così?
“Tu puoi vedermi come un amico?” domandai.
Hayato guardò in alto e sospirò, “Credo di sì. In questo momento per te non sento più quello che provavo mesi fa, qualcosa è cambiato ma non posso mentire e dire che per me non esisti. Devi dirmi tu se ti sta bene questo.”
“Penso di sì.”
Abbassai lo sguardo fissando il vuoto. Quella conversazione per me non aveva alcun senso, così come le parole che avevo detto ma lo avevo fatto per non ferirlo, se quello era il suo modo di andare avanti non potevo dirgli che io lo amavo ancora e che lo avevo amato anche quando lo avevo lasciato andare.
Hayato forse notò l’ombra che aleggiava sul mio volto e quasi come una ventata di aria fredda mi accarezzò la guancia con la sua mano fredda sfiorandola delicatamente. Fu un momento strano, i miei occhi si specchiarono nelle sue iridi blu in un attimo che parve eterno. In quel piccolo gesto mi parve quasi di sentire di nuovo l’amore che Hayato aveva provato per me, fu un istante fugace che terminò subito e Hayato ritirò la mano nascondendola nella tasca del cappotto.
“Inizia a far freddo. Che dici andiamo a casa?”
“Sì, torniamo a casa” gli sorrisi.
Quel nostro incontro era stato molto diverso da come me lo sarei aspettato. Dietro le nostre parole c’era ancora dell’affetto, lo percepivo, ma le cose erano cambiate e forse dovevo anch’io adeguarmi a ciò che potevamo essere ancora. Magari essere amici era davvero la strada giusta da seguire.



Siete sempre invitati a seguire i vari aggiornamenti sulla Pagina Ufficiale

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: __roje