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Autore: Nao Yoshikawa    24/04/2018    7 recensioni
“Il suo nome sarà Fiamma. Perché, con la fiamma che arde dentro di lei, un giorno ci salverà tutti”.
Cinque anni dopo la battaglia di Alvarez, una nuova minaccia incombe non solo su Fairy Tail, ma su tutta Earthland. Una maledizione verrà scagliata, mandando i nostri eroi in un mondo senza magia e impedendo loro anche solo di ricordare delle loro storie e dei loro legami.
La loro unica salvezza risiede in una bambina appena nata.
Fiamma ha dodici anni, è orfana ed è sempre stata convinta di non essere niente di speciale. Un giorno, però, le cose cambiano drasticamente quando incontra Happy.
Sarà allora che inizierà il viaggio verso la scoperta delle sue origini. Perché solo lei è la Salvatrice che potrà salvare la sua famiglia.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Acnologia, Human!Acnologia, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy Tail Next Generation'
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4 - La profezia

A Fiamma capitava di fare dei sogni piuttosto strani.
Sentiva delle voci e vedeva delle immagini o, per meglio dire, sprazzi di immagini.
Era come se si trattasse di qualcosa proveniente da un mondo lontano, elementi sfocati che le annebbiavano la mente, rendendola confusa.
Anche quella mattina si era svegliata con un forte mal di testa. La camera era illuminata dai raggi del sole e Lucy, come di consueto, si era alzata presto.
Nell’aria avvertì un profumo che le stimolò l'appetito: probabilmente dovevano essere pancakes.
Fiamma si lavò e si vestì, raggiungendo poi la cucina. Non avrebbe saputo dire se Lucy fosse o meno di cattivo umore. Sorrideva, ma nei suoi occhi c’era una strana luce.
Era quasi certa che fosse un po’ giù per l’esito disastroso del suo appuntamento.
Ma l’avrebbe convinta a provare ancora.
“Oggi non esci?”, domandò la bambina, seduta a tavola.
“Non credo. Probabilmente mi dedicherò all’ennesima correzione del mio romanzo. Probabilmente”, alzò gli occhi al cielo. “Pian piano mi sto convincendo”
“Vuol dire che vorresti pubblicarlo? Fantastico! Devi farlo! Sono sicura che avrai successo!”.
La bionda sorrise. Quella ragazzina riempiva le sue giornate di allegria e spensieratezza, tuttavia non poteva fare a meno di sentirsi inquieta nell’averla così vicina.
“Amh, Fiamma...”.
Il suo tono doveva premunire qualcosa di serio, ma in verità Fiamma non ci fece troppo caso. Questo perché la voce di Igneel attirò la sua attenzione.
“Oh, Fiamma! Sei in casa?!”.
Il ragazzo, insieme a Rayn e Happy, la stava salutando da fuori, sventolando una mano.
“Ciao, ragazzi!”, salutò allegramente, ingurgitando l’ultimo pancake. “Ci vediamo dopo Lucy, mi raccomando, non stancarti!”
“Io, ecco… amh, d’accordo!”, esclamò pensierosa, fissando la tazzina ora vuota del caffè.
La bambina corse lungo il vialetto. Subito le venne istintivo abbracciare Igneel e ciò la sorprese non poco: non era mai stata particolarmente espansiva, ma adesso le veniva più che naturale. Abbracciò anche Rayn, rendendosi conto solo dopo di quanto il suo cuore avesse preso a battere forte. Si staccò piano da lui, sorridendogli appena, gesto che il ragazzo ricambiò.
“Ma come, niente abbraccio per me?”, domandò Happy offeso.
Fiamma alzò gli occhi al cielo.
“Mmh, no!”, ridacchiò. “Che facciamo oggi?”
“Beh, stavo pensando che con un mezzo di trasporto arriveremo prima”, rispose il biondo.
“Cosa intendi?”.
Rayn sbuffò.
“Neel mi ha costretto a tirar fuori il mio scooter”
“Uno scooter? Forte, dov’è?!”
“Oh, no”, si lamentò l’altro. “Mi metterò nei guai. Gray non vuole che lo uso, dice che è pericoloso”
“Gray dovrebbe imparare a parlare di meno e divertirsi di più”, proclamò Neel, indicando l’oggetto incriminato poggiato vicino alla staccionata. “Ecco qui!”.
Uno scooter piuttosto vecchio, rovinato in molti punti e di colore azzurro.
“Che bello! Chi guida?”, esclamò la bambina.
“Guida Rayn. A me viene sempre la nausea su quegli affari!”
“Va bene, okay”, si arrese. “Ma se la polizia ci ferma saranno anche cavoli vostri!”.
Dicendo ciò, Rayn si sistemò sul sedile. Fiamma invece gli si sedette dietro, seguita a sua volta da Neel. Si trovava in mezzo a quei due e si trovava incredibilmente vicina a quel… ragazzo.
“Io non credo che sia una buona idea andare in quattro sullo scooter”, disse saggiamente Happy.
“Ah, non rompere!”, il biondo lo afferrò per un polso, costringendolo a sedersi dietro di lui.
“Rayn, puoi andare!”
“E va bene”, sbottò. “Fiamma… tieniti forte”.
Lei annuì. Subito dopo partirono e, probabilmente a causa della paura di cadere, si strinse forte a lui, praticamente abbracciandolo. Sperò soltanto che il battito accelerato del suo cuore non la tradisse, era tutto così strano, così nuovo.
Malgrado fossero in quattro, su quello scooter sembravano volare. Attraversarono la via della città principale in un minuto, facendo poi il giro del bosco intorno. 
Fiamma, che aveva inizialmente chiuso gli occhi, li aveva adesso aperti, senza però staccarsi da Rayn. Dopotutto, non era così male stargli vicino.
“Più veloce, più veloce!”, lo incitò Neel.
“Sta zitto!”, urlò Happy. “Non lo ascoltare!”
“E smettetela di sbraitare! Mi fate perdere la concentrazione!”.
La bambina, a quel punto, vide distintamente una sagoma che stava loro venendo incontro: un’altra moto, seppur più grande.
“Attento, attento! Ci viene addosso!”
“Cazzo!”, imprecò tentando di frenare. Ma la persona che veniva dalla direzione opposta viaggiava a gran velocità, per questo le due moto finirono con lo scontrarsi.
Fiamma cadde contro l’asfalto, ferendosi ad un ginocchio. Neel cadde seduto, mentre Happy invece batté la testa contro l’asfalto. Rayn, dal canto suo, era già in piedi, guardando con fare esasperato il suo mezzo di trasporto, ora al suolo.
“Il mio scooter”, piagnucolò. “Maledizione, ma chi è il pazzo che correva?!”
“Ohi! Dov’è finito vorrai dire”, sussurrò Fiamma.
A circa dieci metri da loro, l’altra moto, di colore nero, era rovesciata sull’asfalto.
Accanto, c'era una persona.
“Accidenti!”, subito Neel si avvicinò, premurandosi ti togliere il casco all’altra vittima dell’incidente. Non appena lo ebbe fatto, rimase molto sorpreso.
“Ma...”, sussurrò Rayn. “È una ragazza”
“Non posso crederci”, mormorò Happy sconvolto.
“Perché no? Non è raro che una ragazza porti una moto!”
“Ma non è a questo che mi riferisco!”
“È carina!”, Neel sorrise. La sconosciuta sembrava aver perso i sensi. Il biondo si chinò su di lei per essere certo che respirasse.
Ma fu in quel momento che lei aprì gli occhi di scatto, lanciandogli un pugno in pieno viso.
“AH!”, urlò. “Ehi, ma che cavolo…!”.
“È viva!”, esclamò Rayn divertito. “Alla fine riesci a prenderle comunque, anche da una donna!”.
Fiamma strabuzzò gli occhi. La tipa davanti a sé aveva un aspetto piuttosto bizzarro, soprattutto per l’abbigliamento: giubbotto di pelle e borchie, borchie ovunque! Sembrava una sorta di motociclista. I suoi capelli poi erano davvero strani, neri sopra e azzurri sotto. Subito pensò fosse a causa di una tintura finita male, ma non ebbe tempo di lasciarsi andare ad altri pensieri del genere.
“Ah, ma che diamine!”, si lamentò Neel, massaggiandosi una guancia. “Chi cavolo sei tu?”.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, sospirando. Non sembrava una tipa molto paziente.
“Mi chiamo Ametys Iron”, si presentò con fare annoiato. “E mi avete scaraventata a terra”
“Noi ti abbiamo scaraventata a terra?!”, sbottò il biondo. “Tu correvi come una forsennata!”
“Le moto sono fatte per correre”, affermò. “E voi invece chi diamine siete?”
“Io sono Igneel, loro sono Rayn, Happy e Fiamma. Ma… stai bene? Voglio dire, hai fatto una caduta piuttosto brutta..”
Ametyst schioccò la lingua. Era evidente che non avesse voglia di perdere tempo in chiacchiere. 
“Sto bene, avrò solo qualche graffio. Non è per me che sono preoccupata, ma per la mia moto. Adesso dovrò farla riparare, fortunatamente sono già arrivata a Magnolia!”
La curiosità di Fiamma a quel punto crebbe.
“Tu… tu vieni da fuori!”
“Esattamente”, disse a fatica, risollevando la moto e rimettendola in piedi. “Sono in viaggio perché sto cercando i miei fratelli. Akua, Sephir e Emer. Vi sono familiari questi nomi?”.
“Mh”, Igneel ci pensò su. “No, non conosco nessuno con quei nomi assurdi”
“COME OSI, TESTA BIONDA?!”
“Sssh, Neel!”, lo zittì Fiamma. “Perché non vieni con noi? Qui a Magnolia dovrebbe esserci un’officina, possiamo accompagnarti”.
Ametyst mal guardò i due ragazzi, in particolare Happy che continuava a fissarla in silenzio.
”Accetto solo perché la piccoletta mi sta simpatica”, chiarì.
“Mh”, borbottò Neel. “Sai che ci importa”.
Fu così che i quattro, ammaccati e spaventati a causa della brutta esperienza di poco prima, rientrarono in città. Fiamma era rimasta affascinata da Ametyst, sembrava così forte e tosta mentre si trascinava dietro la sua moto. E poi, era davvero curiosa di sapere di più sulla sua storia.
“… Akua, Emer e Sephir sono gemelli, dovrebbero avere all’incirca la tua età”
“Capisco. Come mai li cerchi? Nel senso… li hai persi?”
“Sì, ben dodici anni fa”
“Dodici anni fa?!”, esclamò fermandosi di botto. “E li cerchi da allora?”
“Beh, certo che sì! Sono la mia famiglia, hanno bisogno di me. Purtroppo non ho idea di dove siano, ma non mi fermerò fin quando non li avrò trovati”.
Fiamma non poté fare a meno di chiedersi come fosse possibile perdere tre fratelli così all’improvviso, tuttavia non fece altre domande. Igneel borbottava qualcosa, non gli piaceva quella tipa, si dava troppe arie.
“Che trattamento, accidenti”, si lamentò rivolgendosi a Rayn, malgrado quest’ultimo lo ignorasse. “Tu non dici niente, Happy? Quella tipa fa paura anche a te?”
“Eh? No, non è per questo...”, affermò pensieroso.
Forse le cose stavano iniziando ad andare nel verso giusto.
Una persona era sempre portata a tornare verso la propria casa...
“Oh, no. C’è Gajeel”, si lamentò all’improvviso Neel. “Se ci vede in queste condizioni siamo morti!”
Effettivamente l’agente, nel vedersi arrivare incontro quei quattro, in compagnia di una perfetta sconosciuta che gli dava l’idea di essere una delinquente, non esitò dal chiedere informazioni.
“E questa? Una vostra stramba amica?”, domandò.
“Stramba? Ma vedi tu questo...”, Ametyst imprecò a bassa voce.
“Ehi signorina, un po’ di educazione non guasterebbe”
“Tu mi hai trattato male per primo!”
“Emh… lei si chiama Ametyst”, Fiamma tentò di mettere la buona. “Sta cercando i suoi fratelli e la sua moto si è rotta. Abbiamo avuto un piccolo incidente”.
L’agente li squadrò.
“Mh”, lanciò un’occhiata a Rayn, vedendolo trascinarsi dietro lo scooter. “Immagino che foste in quattro su uno scooter. E invece, signorina Ametyst, non credo neanche che tu abbia compiuto diciotto anni. Di conseguenza, non puoi guidare questo tipo di moto”.
“Ah”, sbuffò lei. “Ci mancava solo lo sbirro rompiscatole”
“Sarò costretto a portarvi in caserma!”
“Ma quale caserma?! Io ho da fare, devo cercare i miei fratelli!”
“Adesso cosa stai combinando, eh Gajeel?”.
Ametyst si zittì subito nell’accorgersi di un’agente donna.
“Questi teppisti violano il regolamento stradale, oltre che farmi esaurire”
“Oh, andiamo, sii buono con me, devo cercare i miei familiari”, tentò di convincerlo Ametyst.
“Hai detto i tuoi familiari?”, chiese Levy..
“Sì, i miei fratelli minori. Per favore, non rinchiudetemi in una cella come una delinquente”.
Levy la fissò a lungo. Chissà perché, ma sentiva che non sarebbe riuscita a dirle di no.
“E va bene. Ma le vostre condizioni non sono molto rassicuranti. Preferirei comunque che veniste con noi”.
“Tsk”, ci fosse stata mai una volta in cui Levy gli desse ragione. “Non dovresti fidarti della prima ragazzina che vedi”
“Non lo so… mi ha fatto tenerezza. Lei mi ricorda te, ma non so perché”
“Me? Pff, idiozie!”
“Scusate!”, la ragazza attirò la loro attenzione. “Possiamo andare sì o no?”.
Igneel, dal canto suo, alzò gli occhi al cielo.
“Ora ci mancava solo questa”.
Ametyst lo fulminò con lo sguardo e lui ricambiò senza paura alcuna. 
Fiamma si ritrovò a pensare che non fosse esattamente un buon modo di iniziare...


Subito dopo lo spiacevole incontro con August, Natsu e la sua famiglia erano di fretta e furia tornati alla gilda per avvertirli del pericolo imminente. Immediatamente era stato subito panico, ed era ovviamente compito del master mettere un freno a quest'ultimo.
“Cosa stai dicendo, Natsu?”, Gildarts non poteva credere alle sue orecchie.
Sembrava tutto assurdo e senza senso.
Natsu, dal canto suo, sembrava molto agitato, mentre Lucy stava attaccata al suo braccio, anche lei piuttosto turbata.
“Esattamente quello che hai sentito!”, esclamò. “Questo tipo è venuto da me e mi ha minacciato. Dice di chiamarsi August e credo sia in qualche modo collegato a Zeref, almeno così mi ha fatto intendere. Io però non riesco a capire. Mio fratello ormai è morto, chi è questo qui e perché ce l’ha tanto con me?”.
A quel punto, sia Gildarts che Cana divennero pensierosi. Si lanciarono un’occhiata e fu poi la figlia del master a parlare.
“Hai detto August? Che aspetto ha?”
“È giovane, praticamente è un ragazzo. Ma cosa c’entra questa domanda?”
“Durante la battaglia di Alvarez, io e Cana abbiamo avuto l’occasione di combattere contro un tipo di nome August, sebbene fosse fisicamente diverso. Lui era...”
“Cosa? Era che cosa?”
Gildarts esitò qualche istante prima di continuare.
“Era il figlio di Zeref”.
Natsu sentì un brivido attraversargli la schiena.
“E-era cosa? No, non può essere. Zeref non aveva figli, lo ricordo, lo ha detto davanti a me”
“Non sapeva del legame che li univa. Lui dovrebbe essere morto… invece, in qualche modo, è sopravvissuto...”, costatò.
“Ma questo non ha importanza!”, intervenne Lucy, che fino a quel momento era stata in silenzio. “Noi non gli abbiamo fatto nulla di male”.
Ma il rosato aveva abbassato lo sguardo, forse per nascondere la sua espressione sconvolta.
“Natsu?”, lo chiamò la bionda.
“Sono io che ho ucciso Zeref. Io ho ucciso la sua famiglia. Oh, cazzo…”.
Venire a sapere di certe così, dopo anni, era un vero e proprio fulmine a ciel sereno.
Un fulmine che aveva squarciato la loro quiete, durata forse troppo.
“Vi ha detto qualcosa?”, chiese Cana.
“Ha detto che la nostra felicità verrà spazzata via. E con “nostra” temo che intendesse anche quella della gilda”.
Calò nuovamente il silenzio. Quella era una minaccia che mai nessuno avrebbe potuto prevedere. Proprio per questo, era difficile trovare qualcosa da dire.
“Qual è il problema?”, si udì la voce di Gajeel. “Combatteremo. Lui è solo, noi siamo in tanti. Non può essere un problema così grande!”
“Lo è eccome, invece”, affermò il master. “Se è sopravvissuto significa che è molto più forte di quanto io possa ricordare. Inoltre, è tornato in questa nuova forma… ma che cos’ha in mente? Che cosa?”.

Igneel se ne stava seduto con lo sguardo attonito. In mano reggeva la tazza di latte caldo che Mira gli aveva gentilmente dato poco prima, ma che non aveva comunque toccato.
Anche volendo, non sarebbe riuscito a mangiare nulla.
Il suo cuore di bambino si sentiva inquieto. Per la sua età era molto sveglio, aveva capito che ciò che era appena successo, altro non fosse che il preludio di qualcosa di terribile.
Sentì una voce familiare riportarlo alla realtà.
“Neel, che cosa stai fissando?”.
Ametyst Redfox, con un fiocco rosso tra i capelli, lo guardava imbronciata.
“Lasciami in pace, Ametyst”, sussurrò con lo sguardo vitreo.
La bambina allora alzò gli occhi al cielo. 
“Non devi deprimerti così! Dai, devi avere coraggio!”, lo incitò.
“Coraggio?”, sussurrò. “Tu non c’eri. Non lo sai che è successo. Quell’uomo… è cattivo… ci farà del male… a tutti...”.
Giù di lì, Igneel aveva preso a piangere, dando finalmente sfogo allo spavento accumulato, mentre Ametyst si ritrovava a spalancare gli occhi imbarazzata.
Malgrado l’età, era una bambina che non si perdeva mai d’animo ed era sempre pronta a spronare il prossimo, anche se con modi non esattamente gentili.
“Uffa, sei stupido o cosa?!”, si lamentò. “Ho detto che non devi essere depresso, non che devi piangere!”
“Non è colpa mia! Io ci provo, ma non riesco!”.
Lei allora sbuffò, frugando nella tasca del suo abitino blu e tirando, subito dopo, un fazzoletto fuori.
“Dai, prendilo, ne hai più bisogno di me”.
Il bambino tirò su con il naso, prendendo in mano l’oggetto.
“Grazie...”
“Non c’è di che. Coraggio, noi siamo Fairy Tail. E siamo dei maghi. Non c’è niente che non possiamo fare”
“Ma siamo ancora così piccoli e deboli...”
“Non ha importanza. Dai, adesso torna a sorridere, non posso di certo picchiare e insultare una persona che piange, è scorretto!”
“Uffa, sei davvero incorreggibile!”.
Igneel aveva momentaneamente dimenticato del suo malumore. Lui e Ametyst tendevano a bisticciare spesso, oltre che picchiarsi e a farsi i dispetti. Una sorta di amore-odio.
“Ametyst!”, Gajeel la chiamò. “Vieni, dobbiamo andare!”
“Arrivo!”, esclamò dondolandosi. “Ci vediamo dopo. E non piangere più, tanto lo vengo a sapere!”.
Lui annuì, non aggiungendo altro. Adesso stava un po’ meglio, solo un pochino.
Era un bambino, ma non era stupido. Era palese che qualcosa stesse per accadere.

Gajeel e Ameyst tornarono a casa, accolti da una sorridente Levy, la quale si dedicava in tutto e per tutto alla famiglia.
“Ciao, mamma!”, salutò allegra la bambina.
“Tesoro, bentornati! Allora, ti sei divertita?”, domandò mentre cullava uno dei suoi tre gemelli.
“Molto! Dov’è Lily?”
L’Exceed stava tentando di tenere a bada gli altri due piccoli, i quali sembravano gradire molto le sue attenzioni.
“Sono qui”, rispose con fare stanco.
“Ah, vedo che ti diletti bene nel ruolo di baby-sitter”, lo prese in giro il Dragon Slayer.
“Su, su, in fondo mi da una grande mano”, lo difese Levy.
Gajeel posò un bacio sulla testa ad ognuno dei bambini e poi alla moglie, alla quale lanciò poi un’occhiata.
“C’è una cosa che devo dirti”
“Cielo, come sei serio. Cosa succede?”, domandò non potendo fare a meno di sentirsi preoccupata. Lui allora prese a raccontarle tutto, mentre i tre gemelli riposavano tranquillamente nella culla e Ametyst si era stretta a Lily.
Dopo averlo ascoltato, Levy si portò una mano sul viso.
“È… è tutto vero? Oh, no. Non di nuovo. Non voglio combattere un’altra guerra, tu… tu sai quanto abbiamo rischiato l’ultima volta”
“Certo che lo so. Non abbiamo idea di cosa questo tipo, August, abbia in mente. Potrebbe essere potente come Zeref, se non di più”.
Ametyst sollevò lo sguardo.
“Non dobbiamo farci spaventare!”, tentò di risollevare il morale. “Noi siamo forti e vinciamo sempre… vero?”.
“Certo che vinciamo sempre”, Gajeel la prese in braccio. “Non preoccuparti, piccola. Faremo in modo che non capiti niente a te e ai tuoi fratelli”.
Dopodiché, il Dragon Slayer guardò la moglie. Con un’occhiata si intesero alla perfezione.
Già una volta avevano rischiato di venir brutalmente separati dalla morte.
Ma erano riusciti ad uscirne, a sposarsi e a crearsi una famiglia così come avevano sempre sognato. Di conseguenza, avrebbero fatto di tutto per proteggerla.


Ametyst calciò impazientemente, seduta a braccia conserte, mentre Levy digitava veloce qualcosa sulla tastiera del computer. Gajeel stava in piedi accanto all’agente donna, lanciando ogni tanto qualche occhiata truce alla ragazzina.
I poveri Fiamma, Rayn, Neel e Happy, stavano invece seduti dietro, in silenzio.
“Non capisco”, si lamentò il biondo. “Perché dobbiamo stare qui?”
“Sssh”, lo zittì Rayn. “La situazione è già abbastanza orribile, sapevo che mi sarei cacciato nei guai!”
“La situazione è fantastica”, commentò Happy attonito.
“Che?! La botta in testa ti ha fatto male!”.
A quel punto, Levy prese a parlare.
“Dunque, sei giunta qui per cercare i tuoi fratelli?”
“Sì, esatto. Ho girato a lungo di città in città. Adesso sono capitata qui, speravo che qualcuno potesse darmi qualche informazione. Loro sono trigemini. Due maschi, Sephir e Emer. E una femmina, Akua. Dovrebbero avere… circa dodici anni”
“Capisco, però mi servirebbe qualche informazione in più...”
La ragazza abbassò lo sguardo.
“Questo è tutto ciò che so. L’ultima volta che li ho visti… io avevo quattro anni e loro pochi mesi”
“Beh, questo è veramente ridicolo!”, sbottò Gajeel. “Come pensi che possiamo aiutarti così? Com’è che vi siete separati?”
“L’avrei già detto se me ne ricordassi!”, esclamò lei, evidentemente provata.
“Ehi, voi due! Smettetela di litigare!”.
In quel momento Lily, incuriosito da tutto quel baccano, si avvicinò.
“Che succede?”
“Perfetto! Cosa sei, un altro sbirro rompiscatole?”, sbuffò Ametyst.
“Ragazza dal carattere difficile”, costatò l’altro.
“Comunque sia, non potete cercare meglio? Vi prego, vi scongiuro!”
“Cosa ti fa pensare che i tuoi fratelli siano qui?”, chiese Gajeel.
“Non lo so. È una sensazione”. 
Levy sentì il cuore stringersi a quelle parole.
“Magnolia è piccola e tutti ci conosciamo. Credo che sapremmo dell’esistenza di tre gemelli. Comunque sia, prometto che farò del mio meglio. Ti aiuterò a trovarli, costi quel che costi”
“Ti ringrazio, ti ringrazio davvero!”, esclamò la ragazza.
Igneel, intanto, si stiracchiò annoiato.
“È gentile con tutti tranne che con me”, sospirò alzando gli occhi al cielo.
Ad un tratto, fece il suo ingresso quello che sembrava un dottore, a giudicare dal camice bianco che indossava.
Fiamma lo riconobbe immediatamente. Si trattava di Gerard, lo spasimante di Erza.
“Ebbene?”, domandò. “Come mai sono stato chiamato qui con urgenza?”
“Ah, eccoti qui, Gerard”, lo chiamò Levy. “I ragazzi hanno avuto un incidente, puoi controllare che non ci siano danni?”. 
Gerard lanciò un’occhiataccia a Neel, il quale gli sorrise nervosamente.
Era chiaro che non fosse la prima volta che si trovava in quella situazione.
Dopo aver fatto tutti gli accertamenti necessari, Levy si senti più tranquilla nel sapere che stavano tutti bene. Talvolta aveva un istinto materno davvero esagerato.
“A parte qualche graffio, non c’è niente che non vada”, confermò Gerard.
“Fantastico!”, esclamò Ametyst alzandosi. “Visto che è così, adesso mi cerco qualche posto dove passare la notte!”
“Aspetta!”, la chiamò Levy. “Non mi sentirei tranquilla a lasciarti da sola”.
La ragazza guardò poi Gajeel. E in quel momento le venne un’idea.
“Puoi andare a stare da Gajeel”.
“COSA?!”, esclamarono i due all’unisono.
“Sei impazzita, Levy? Non intendo avere un’adolescente che mi gira attorno!”
“E io non intendo vivere con questo qui! La sua faccia fa paura!”
“La mia faccia fa paura?! Dico, hai visto come vai conciata tu?”
“Silenzio!”, esclamò Levy. “Su, Gajeel. Tu sei il miglior agente che conosco e lei è una nuova arrivata. Non hai detto che sembra una delinquente? Bene, assicurati che non lo sia”.
Lui allora  assottigliò lo sguardo. Poteva essere duro e severo quanto voleva, ma alla fine gli bastava davvero poco per sciogliersi.
“E va bene! La ragazzina verrà con me, ma si sta alle mie regole!”
“COSA?!”, si disperò lei. “MA QUESTO NON È GIUSTO. È UNA PUNIZIONE, NE SONO CERTA!”.
Levy si rivolse poi agli altri quattro.
“Ho avvertito anche Natsu, Gray e Lucy”
“C-C-Cosa?”, sussurrò Rayn. “Quello lì mi fa a pezzi”.
Fiamma si portò una mano sul viso. L’ultima cosa che voleva era far preoccupare lei, che era sempre così gentile e disponibile nei suoi confronti.
Che disastro.
Dopo circa dieci minuti, Gray arrivò in centrale, agitato e visibilmente nervoso.
Rayn si irrigidì.
“Emh, Gray io...”.
L’altro non gli diede neanche il tempo di parlare. Istintivamente gli lanciò uno schiaffo in viso. Il più piccolo rimase piuttosto di sasso, poiché non si era aspettato quel gesto avventato.
“Dico, sei stupido o cosa?! Dì la verità, vuoi farmi morire di paura. Ma che ti salta in mente?”, lo rimproverò. 
“Non essere esagerato”, mormorò. “Sto bene”
“Stai bene? Beh, io no! Ora ti porto a casa!”, tentò di afferrarlo, ma Rayn subito si scostò.
“Vedi di calmarti! Tu non sei mio padre! Anzi, non sei neanche un mio familiare, quindi non c’è bisogno di preoccuparsi in questo modo!”.
Dicendo ciò gli passò davanti, allontanandosi con le lacrime agli occhi.
“Gray, non prendertela con lui, sono io che...”, tentò di difenderlo Neel, ma venne immediatamente frenato.
“Non provare a difenderlo. Siete degli irresponsabili, tutti e due. Rayn, aspetta!”.
Fiamma osservò la scena con gli occhi spalancati, sentendosi tremendamente dispiaciuta nel vedere Rayn correre via sull’orlo di un pianto isterico.
“Odio i piagnistei”, Gajeel si massaggiò le tempie.
“Già, e se è per questo dubito che Natsu si scomoderà a venire qui”, sospirò Neel. “Possiamo andare a casa?”
“E va bene. Ma vi accompagna la sottoscritta”, disse Levy decisa. “Tu, Gajeel, va pure a casa con Ametyst?”
“Ma… e il lavoro?”
“Lascia tutto a Lily. Lily, sei il capo per ora!!.
Il corvino strabuzzò gli occhi.
“Io il capo? Sissignora! Ogni tanto anche io ho i miei momenti di gloria!”.

Nell’aria si respirava una certa aria di malcontento. Ametyst era imbronciata, non che Gajeel fosse da meno. Non era per niente felice all’idea di avere una ragazzina in giro per casa, ma glielo aveva chiesto Levy, per cui…
“Ma starà bene?”, domandò Fiamma a Levy.
“Certo, tesoro. Non preoccuparti, Gajeel non è poi così terribile come sembra. Su, adesso salite in auto, così vi accompagno”.
Fiamma fece per ubbidire, ma un’altra frase, sempre da parte di Levy, la fece sussultare.
“Oh, sindaco August, che piacere vederla!”.
Sia lei che Igneel si ritrovarono ammutoliti. Quel giovane aveva davvero uno strano potere e anche un grande carisma, per la gente intorno a lui.
“È successo qualcosa?”, domandò August freddamente.
“Ah, niente di che. Ragazzate, tutto qui”. Il giovane posò gli occhi su Ametyst. Quest’ultima indietreggiò appena, rigida come un bastone. Se ci fosse stato silenzio, si sarebbe potuto tranquillamente udire il suo cuore battere veloce.
“Non ti ho mai vista qui, ragazza...”, sussurrò infatti il sindaco.
“Una nuova arrivata. Tuttavia non c’è bisogno di preoccuparsi, non creerà problemi. Me ne sto occupando io”, lo tranquillizzò Gajeel.
“Bene… voglio ben sperare. Beh… buona permanenza...”, disse poi.
Ametyst non gli tolse gli occhi di dosso neanche un attimo, finché l’agente non la riportò alla realtà, afferrandola per un braccio.
“Su, andiamo!”

Anche August se n’era tornato a casa sua, più nervoso che mai. Anzi, era più corretto dire che ultimamente gli capitava spesso di essere nervoso, da quando Fiamma era arrivata in città.
Acnologia, sempre legato neanche fosse stato un prigioniero, lo sentì arrivare e percepì il suo malumore, prendendo a sorridere.
“Qualcuno qui è di nuovo di cattivo umore?”.
Il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia.
“Ah, sta zitto. Questo deve essere un incubo. I bambini che ho separato dalle loro famiglie stanno tornando… uno dopo l’altro… a tormentarmi!”
“E quale sarebbe il problema? Dopotutto loro non ricordano niente… giusto?”
“Certo che non ricordano niente! La maledizione li ha colpiti tutti. È tutta colpa di quell’Exceed! Ha portato lui qui Igneel, Rayn e Fiamma. E se ne venissero altri? È come se fossero attratti dal fuoco della Salvatrice”
“Oh, August, sembri un ragazzino spaventato, rilassati. Eppure, non mi sembravi tanto agitato quando hai deciso di scagliare la maledizione”.
Lui allora si irrigidì.
“Io sono assolutamente tranquillo. Anche perché se qualcosa non va… non sarà di certo colpa mia… visto che è stata una tua idea!”.
Acnologia alzò gli occhi al cielo. Alle volte era così difficile avere a che fare con quel tipo.
Ma era anche incredibilmente divertente.

August passò sotto il getto della cascata ignorando il fatto che adesso fosse completamente fradicio. Anzi, probabilmente l’acqua lo avrebbe aiutato a sbollire la sua rabbia. Essere faccia a faccia con l’assassino di suo padre aveva smosso in lui un’ira incontenibile.
“Acnologia”, chiamò. “Ma dove diamine ti nascondi?!”.
Il diretto interessato, seduto a pochi metri da lui su una roccia, sembrava completamente perso nella pace dei sensi.
“Allora? Sei andato a fare un salutino ai tuoi parenti?”, domandò senza scomporsi più di tanto.
“Loro non sono i miei parenti, piantala!”, borbottò. “Credo di avere istigato il giusto timore nei loro cuori. Adesso faranno di tutto per tentare di fermarci”
“Ma il bello è proprio questo”, affermò Acnologia sorridendo. “Non esiste un modo per fermarci”.

Alla gilda, intanto, i maghi stavano continuando a pensare ad una soluzione. Sicuramente doveva esserci dietro molto più di quello che si poteva pensare. August doveva avere qualche asso nella manica, qualcosa che nessuno mai avrebbe potuto immaginare. Malgrado l’aria cattiva che si respirava a causa dell’infausta notizia, c’era chi tentava di non pensarci. Lucy e Juvia avevano preso a parlare con Mira circa le loro gravidanze. Parlarne era come avere una speranza per il futuro.
“So che probabilmente ve l’avranno già chiesto in molti, ma come li chiamerete?”, domandò Mira. “Quando sono nati i miei figli, ho aspettato di tenerli in braccio e guardarli in viso prima di scegliere i nomi”
“Già, e fortunatamente è andata così, visto che i nomi che avevi programmato erano, come dire… orribili”, commentò Erza.
“Ma… ehi…!”.
“Juvia ha deciso che lo chiamerà Yuki. Va bene sia per un maschio che per una femmina, no?”, fece l’azzurra.
“Mi sembra davvero adatto!”, rispose l’albina. “E tu, Lucy?”
“Non ne ho idea. So che come secondo nome avrà quello di mia madre. Credo che lascerò decidere a Natsu. È incredibilmente bravo con queste cose”.
Wendy ascoltava le sue amiche parlare, con aria sognante.
“Adoro i bambini. Non li trovi anche tu adorabili, Charle?”
“Molto”, affermò l’Exceed accanto a lei. “È un vero peccato che questo problema sia capitato adesso che i figli di Juvia e Lucy stanno per nascere”
“Su, su, non pensarci adesso. Anche se è difficile, bisogna essere positive!”.
Charle alzò gli occhi al cielo. In quel momento le accadde qualcosa che in realtà non le succedeva da un po’.
La mente si svuotò ad un tratto, tutto divenne oscuro. La sua testa iniziò a riempirsi di una serie di immagini una dietro l’altro, in modo confusionario.
E poi c’era una voce, che come una cantilena diceva:
La più giovane della famiglia sarà la Prescelta. Ella verrà al mondo per salvare tutti noi.
Poi vide August e altri squarci di ciò che sarebbe successo nel futuro.
Tutto finì con la stessa velocità con cui era iniziato. Le ali di Charle cedettero e l’Exceed fece per cadere, ma Wendy la afferrò saldamente.
“Charle!”, esclamò. “Che cosa succede?”.
La maga si spaventò quando vide l’amica guardarla con gli occhi sgranati.
“Io ho visto...”, sussurrò. “Io ho visto quello che succederà”.
Immediatamente, le due chiamarono a raccolta il resto della gilda per raccontare loro cosa avesse visto o meno.
“Ebbene, Charle”, disse Gildarts. “Parlarci pure della tua visione”.
Lei si irrigidì un attimo, tentando di far mente locale. Le venivano i brividi se solo ci ripensava… ma doveva.
“Credo di aver più o meno visto in cosa consiste il piano di August. Lui… vuole… vuole lanciare una maledizione. Vuole spedire tutti i noi in un altro mondo, in mondo senza magia...”
“Un altro mondo?”, domandò Natsu. “Ma questo non è possibile, non ho mai sentito di niente del genere!”
“Solo perché non ne hai sentito parlare, non vuol dire che non sia possibile!”, gli diede contro Gray.
“Questo l’ho capito, ghiacciolo pervertito! Ma August, per quanto forte sia, rimane comunque un semplice mago!”
“August non agisce da solo”, Charle aveva preso a tremare . “Lui è… non so come sia possibile… è alleato con Acnologia”.
Calò il silenzio. Poi nuovamente Natsu prese a parlare.
“No! Impossibile! Noi stessi abbiamo intrappolato Acnologia in modo che non potesse più tornare! Devi aver visto male!”
“Fin ora non mi sono mai sbagliata. Questo è quello che sappiamo. Se quei due sono davvero alleati, non possiamo stare tranquilli e...”.
Lucy notò che l’Exceed era strana, come se non avesse detto proprio tutto.
“Charle?”
“C’è anche un’altra cosa. La definirei una profezia. Mentre avevo la visione, ho sentito questa voce che diceva: 
“ La più giovane della famiglia sarà la Prescelta. Ella verrà al mondo per salvare tutti noi”.
Di nuovo silenzio.
“E cosa pensi che significhi?”, chiese Gildarts.
Lei sospirò.
“Nella mia visione ho visto… una bambina in fasce. La famiglia è la gilda. La figlia più giovane è… l’ultima nata che… probabilmente verrà al mondo prima che questa maledizione venga lanciata. Ma se davvero questa profezie si avvererà, la Salvatrice andrà protetta. Se non si salva lei, non ci sarà possibilità per nessuno”.
Fu allora che Juvia e Lucy si guardarono con apprensione.
“Ma… entrambe… aspettiamo un figlio”, fece notare Lucy. “Chi dei due…?”.
Charle allora le guardò, dispiaciuta.
“Questo non lo so”.


Rayn non intendeva fermarsi, malgrado Gray continuasse a chiamarlo.
“Rayn! Raaayn!”, compì un lungo passo, afferrandolo. “Ma ti vuoi fermare?”
“Lasciami in pace”
“No!”, esclamò. “Insomma, capisci o no che io mi preoccupo per te?!”
“E perché dovresti? Fino a qualche mese fa non mi conoscevi neanche! Se provi di nuovo a schiaffeggiarmi io...”, si sentivo un isterico. “Non lo so, ma guai a te!”
“Oh, Rayn!”, Gray si portò una mano sul viso, sentendosi parecchio in difficoltà.
Juvia aveva ascoltato la conversazione dei due, appostata dietro un muro.
Forse, pedinare Gray alle volte era utile. Cautamente si fece vedere.
“Amh… scusate, Juvia vi ha sentito litigare e...”
“Non anche tu, ti prego!”
“Smettila di trattarla così. Sai cosa? Io vado con lei! Juvia, posso stare con te?”
“C-con me? Juvia sarebbe onorata ma…!”
“Ehi, non osare!”.
Ma l’altro pensò bene di alzare il dito medio.
“Beccati questo! Piuttosto, ti sono spariti i vestiti”
“Eh… eh?!”
“Oh… cielo… Juvia non può smettere di guardare!”
“Umh. Andiamo!”, Rayn la afferrò. “E non provare a seguirmi!”
“Ma… aspetta!”.
Ovviamente Rayn lo ignorò bellamente. Juvia allora si voltò a guardarlo, facendogli chiaramente intendere che non ci fosse motivo di preoccuparsi e che lo avrebbe tenuto d’occhio.
Volente o no, avrebbe dovuto ringraziarla.

Ametyst si guardò intorno a braccia conserte. Decisamente, quel posto non le piaceva. Si vedeva proprio che Gajeel viveva da solo, era tutto così… anonimo, spartano.
“Tu dormi sul divano!”, gli disse l’agente.
“Ma che gran senso di ospitalità che hai”, sbuffò lei scostandosi il ciuffo dalla fronte. “Sono finita all’inferno”
“Suvvia, cerca di essere un po’ più grata con chi ti sta ospitando! I tuoi genitori non ti hanno insegnato l’educazione?!”.
La ragazza allora abbassò lo sguardo. Solo allora Gajeel si rese conto di aver detto qualcosa di troppo.
“Cioè… non intendevo… non...”
“Ah, non potevi sapere che io dei genitori non ce li ho! O per meglio dire… sono passata nelle mani di tante famiglie affidatarie. Alcuni erano gentili… altri...”.
Adesso si metteva anche a parlare della sua triste vita con uno sconosciuto.
“Comunque sia non ha importanza. Da un anno a questa parte sono libera e indipendente. E ciò che mi importa è trovare i miei fratelli”, affermò con durezza. Gajeel continuò a guardarla senza distogliere lo sguardo. Che stesse iniziando a provare… un po’ di empatia?
Lei mi ricorda te.
Tsk, sciocchezze.
“Emh… va beh, dai. Dormi pure nel mio letto, ci sto io sul divano”
“Aspetta, cosa?! Ma sei sicuro? Avevi detto che...”
“So quello che ho detto, ragazzina. Ma ho cambiato idea. Va pure”
Cos’era quell'istinto che si stava ritrovando a provare?
Alle volte provava delle cose… davvero, davvero strane.
Non passò molto prima che Ametyst crollasse addormentata sul materasso, la sua giacca di pelle buttata in un angolo, il suo respiro pesante.
Gajeel scosse il capo, coprendola in modo che non sentisse freddo durante la notte.
Santo cielo, lui odiava i ragazzini, soprattutto quelli impertinenti come lei, ma era strano, nonostante tutto non riusciva a detestarla.
Si soffermò a guardarla, ad osservare i suoi lineamenti. Gli ricordava qualcuno, ma non avrebbe saputo dire chi. Così come sentiva di conoscerla, che l’avesse già vista da qualche parte?
Stava per lasciarsi andare ad una serie di pensieri, quando qualcuno bussò delicatamente sulla sua porta: l’inatteso ospite era Levy.
“Ah, sei qui. Hai scaricato Fiamma e Igneel?”
“È più corretto dire che li ho riportati a casa. Posso entrare?”
“Sì, certo. Ametyst… lei sta dormendo. Credo fosse esausta, chissà quanto deve aver viaggiato”.
L’azzurra allora, quasi senza ascoltarlo, si avvicinò all’adolescente, la quale dormiva beatamente e completamente indisturbata. In genere provava una grande empatia con bambini o ragazzi che fossero, ma con lei era diverso.
“Com’è bella”, sussurrò dolcemente. “Accidenti, ecco di nuovo il mio istinto materno che viene fuori. Mi piacerebbe un giorno avere dei figli”
“Ah, li avrai. Al contrario mio. Sono completamente negato”
“Io non penso proprio che sia vero”, lei gli sorrise. “Sei protettivo, coraggioso, anche tanto affettuoso”
“Ma perché devi sempre ripetermelo?”, sbuffò alzando gli occhi al cielo. Levy allora si avvicinò a lui, guardandolo con fare languido. Era chiaro che fosse un delle poche a poter scalfire quel suo cuore all’apparenza tanto freddo.
“Forse perché è la verità”.
Gajeel fremette leggermente. Molte volte si era dovuto trattenere dal prenderla e farla sua, come in quel caso. Non ci sapeva proprio fare con certe cose.
L’attenzione dei due furono ad un tratto catturate da Ametyst. Quest’ultima aveva preso ad agitarsi nel sonno, come se stesse facendo un brutto sogno.
“M-m-mamma”, sussurrò chiaramente, ad occhi chiusi. Levy allora si avvicinò, poggiandole una mano sulla fronte, ora sudata.
“Ehi, sssh… va tutto bene. Ho l’impressione che abbia la febbre. Hai un termometro?”.
Lui però era rimasto ad osservare quella scena. Batté le palpebre ripetutamente, avvertendo la sensazione… di aver già vissuto una cosa del genere.
Stupidi Deja-vou.

Fiamma aveva preso a gesticolare mentre aveva raccontava a Lucy delle sue avventure nel corso della giornata. La bionda la ascoltava, apparendo però piuttosto distratta.
“… E quindi poi siamo andati in caserma. Ho avuto seriamente paura che potessero arrestarmi. Si possono arrestare i bambini? Gajeel lo farebbe. Però in fondo è stato divertente”.
Lucy annuì distrattamente, prendendo poi a parlare senza guardarla negli occhi, giocherellando con il cibo nel suo piatto.
“Emh… Fiamma… una domanda. Per quanto avresti intenzione di fermarti?”
“Beh… io mi trovo bene qui, sto facendo tante nuove amicizie! Aspetta, perché?”
“Non è niente...”, da quando lei era lì, era diventato tutto così strano. “È solo che… insomma… tu sei scappata dal tuo orfanotrofio, sei venuta fin qui e io ti ho ospitata ben volentieri. Stavo pensando che… forse tu avresti bisogno di essere affidata a qualcuno che può prendersi cura di te”
“Ma tu ti prendi già cura di me”
“Intendo… una famiglia vera. Non fraintendere, io adoro stare con te, ma… non sono tua madre, questo lo capisci, vero?”.
La bambina strabuzzò gli occhi.
“Che cosa stai cercando di dire? Vuoi che me ne vada?”
“No, non intendo dire questo! Voglio soltanto che tu possa sistemarti, il problema è che questo non potrà succedere se vivi sempre con me! Io sono sconclusionata, vivo della mia  arte senza avere gloria, cosa posso offrirti più di quello che ti ho già dato?”.
Fiamma abbassò lo sguardo, sentendo il cuore battere forte. Per un attimo, per un breve attimo, si era sentita voluta. Amata. Ed era stata una sensazione fantastica. Ma era tutto crollato abbastanza alla svelta. Ritornò a guardarla, furiosa.
“Bene!”, urlò. “Se è per questo non ti creo problemi, me ne vado subito!”
“Fiamma, aspetta, dove vai?!”.
Subito la bambina corse a prendere il suo zaino, precipitandosi poi giù dalle scale.
“Via!”
“No, un momento! Non intendevo questo, ti prego… Fiamma!”.
Adesso Lucy stava urlando contro una porta spalancata. Ma cosa le era venuto in mente, dire tutto ciò proprio a lei che aveva così bisogno di affetto?
Si portò una mano sul viso, sentendosi incredibilmente stupida.
La bambina si era intanto allontanata, con lo sguardo basso e il passo veloce.
Magnolia era incredibilmente silenziosa la sera. Si guardò intorno, osservando le luci delle case.
E le venne in mente il calore.
Adorava il caldo, quello che può darti un abbraccio. Paradossalmente, un brivido le attraversò la schiena.
Ma questo le diede una spinta per incamminarsi verso dove sapeva vivesse Neel.
Chissà se lui e gli altri sarebbero stati felici di accoglierla.
Bussò con forza, aspettando che qualcuno arrivasse. Poco dopo, Natsu le comparve davanti.
“Oh, ciao piccola Fiamma!”, salutò allegramente. “Cosa posso fare per te?”
A quel punto lei decise finalmente di lasciar andare le lacrime. Prese a piangere disperata e lo abbracciò. Natsu spalancò gli occhi, ma non esitò dal ricambiare quel gesto.
“Ehi… non piangere! Fiamma!”, le sollevò il viso. “Qualsiasi cosa sia successa, ci penso io a te, okay?”.
Lei annuì. E avvertì quel calore che tanto amava.


NDA
Salve! Questo capitolo è venuto più lungo di quel che credevo, ma non importa.
Fa la sua comparsa Ametyst, la quale sta cercando i suoi fratelli. Subito Levy la prende in simpatia. E alla fine anche Gajeel, anche se ovviamente non lo ammetterà mai.
Ametyst viene da “ametista”, mentre invece Akua, Emer e Sephir vengono rispettivamente da “acquamarina”,”smeraldo” e “zaffiro”.
Non so, avevo il pallino di chiamarli con nomi di pietre preziose.
Inoltre ho deciso di sfruttare l’abilità di Charle di poter vedere nel futuro per realizzare questa sorta di profezia. 
Ciò ha fatto nascere un dubbio amletico: chi delle due bambine sarà destinata ad essere la Salvatrice? Lo è effettivamente Fiamma oppure è Yuki ad esserlo realmente? Le due migliori amiche sono unite, senza saperlo, dallo stesso destino.
Ammetto che per questa cosa mi sono rifatta molto alla profezia di Harry Potter, chi ha letto i libri sa a cosa mi riferisco.
Comunque, nel prossimo capitolo si parlerà esattamente di Gray & family.
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