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Autore: Shireith    24/04/2018    1 recensioni
«Vuoi essere la mia Ladybug?»
«La tua chi?»
«La mia Ladybug! La mia partner. Due supereroi che la notte di Halloween difendono i deboli e gli innocenti dai cattivi, portando caramelle ai bambini buoni.»
Marinette pensò che quel bambino dovesse averne davvero tanta, di fantasia, ma doveva ammettere che c’era qualcosa in lui che l’attirava. Aveva un sorriso raggiante, di un’intensità pari a quella del sole. Era comparso dal nulla, l’aveva salvata da quei bulli e adesso blaterava idee strane sui supereroi – strane, già, ma anche divertenti, motivo per cui accettò. «Va bene.»

{Adrien/Marinette, Nino/Alya, side!Chloé | Volleyball!AU}
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
   

    24 ottobre 2017, martedì,
    ore 15:34, Parigi

  «Credi davvero che Adrien ricambi i sentimenti di Marinette?»
  «Sì» confermò Nino. «Non è stato lui a dirmelo, è ancora confuso, però dovevi vedere il modo in cui parlava di lei, Alya.»
  «In questo caso, faremo meglio a non dire niente a Marinette finché non saremo sicuri di che cosa provi Adrien. Non voglio illuderla.» Alya desiderava davvero che Nino ci avesse visto giusto, che Adrien ricambiasse i sentimenti di Marinette. Voleva un bene dell’anima a quella ragazza e non ci teneva a vederla soffrire ancora a lungo. Sperava con tutto il cuore che presto le sarebbe toccato il compito di comunicare alla sua amica il lieto annuncio, di poterle dire che sì, anche Adrien l’amava, ponendo finalmente fine alle sue pene.
   
24 ottobre 2017, martedì,
    ore 17:11, Parigi

  Avendo avuto a sua disposizione quasi un’intera giornata per rinfrescarsi le idee, Marinette era giunta alla conclusione che preferiva aspettare prima di dire la verità ad Adrien. Le serviva ancora un po’ di tempo per metabolizzare la notizia, in più voleva capire che cosa ricordasse l’altro dell’Halloween di dieci anni prima per comprendere meglio quali fossero i suoi sentimenti a riguardo. Aveva mai ripensato a lei, oppure era solo il fantasma di una bambina che aveva casualmente incontrato dieci anni prima?
   
  I Gatti Neri e le Coccinelle avevano a loro disposizione solo altre due sessioni di allenamento prima della partita contro le Aquile e le Serpi: siccome i due team uniti avevano conquistato due vittorie a testa, i quattro allenatori avevano deciso, di comune accordo, che l’incontro di giovedì sarebbe stato quello decisivo. Antoine e Jacqueline, perciò, avevano scelto di focalizzare gli ultimi allenamenti su delle partite che i ragazzi avrebbero disputato tra loro in squadre miste.
  Nella prima di quella giornata, Marinette e Adrien si ritrovarono nella medesima squadra, poiché la loro veloce costituiva l’arma definitiva da usare nelle amichevoli. Gli allenatori, tuttavia, non volevano che i due giovani, nonché tutti gli altri, ci facessero troppo affidamento, perciò i due ragazzi si ritrovarono a essere anche avversari.
   
24 ottobre 2017, martedì,
    ore 19:5, Parigi

  A differenza di quanto aveva creduto in precedenza, Adrien non aveva avuto la possibilità di parlare con Marinette per via del cambiamento che gli allenatori avevano apportato agli allenamenti. Aveva dunque deciso di aspettare la fine di tutte le attività sportive per prenderla in disparte e parlarle con calma, perché ancora confuso dal suo strano comportamento del giorno precedente.
  Quando la raggiunse all’esterno dell’edificio che ospitava la palestra in cui si allenavano, Adrien pensò che fosse un buon segno che Marinette non avesse cercato di evitarlo, contrariamente a quanto gli era sembrato il giorno prima, quando era sgattaiolata via senza dire niente.
  «Marinette…» iniziò il ragazzo. «A proposito di ieri, possiamo parlarne?»
  Aspettandosi quella richiesta, la ragazza ricordò a se stessa di rimanere calma. «Va bene» acconsentì.
  «Perché sei quasi scappata, dopo che Camille è arrivata? Ho detto qualcosa che non avrei dovuto dire?»
  Pose quell’ultima domanda con una tale ingenuità che le si scaldò il cuore: Adrien era il ragazzo più buono che avesse mai incontrato in vita sua. Questa ritrovata consapevolezza la aiutò a tranquillizzarsi, permettendole di sorridere all’amico con sincerità e naturalezza. «No, tu non c’entri. Mi sono distratta un attimo perché stavo ripensando a quello che mi avevi appena detto: sai, non pensavo che avessi mai avuto altri amici all’infuori di Chloé.» Era una scusa un po’ banale, se ne rendeva conto, ma Adrien non aveva ragione di credere che fosse una bugia volta a celare una verità più grande. Inoltre, si ricordò Marinette, era per poco, giusto il tempo di riordinare le idee e trovare il coraggio di rivelargli che era lei la bambina di dieci anni prima.
  Adrien si sentì sollevato. «Infatti è così. Ho incontrato quella bambina poco prima che conoscessi Chloé, ma è stato solo per una sera.»
  «Niente di importante, quindi» ne dedusse Marinette. Si aspettava una confessione del genere, ma faceva comunque male sapere che lui non la considerava che una cosa da niente, un avvenimento di poco conto limitatosi a quella sera di dieci anni prima.
  «Tutto il contrario» ribatté però Adrien. «Anche se solo per una sera, quella bambina è stata la mia prima vera amica, non potrei mai dimenticarla.» Si fosse trovato nei panni di un’altra persona, forse l’avrebbe anche fatto. Lui, però, era Adrien Agreste, il ragazzo a cui fin da piccolo non era mai stato permesso di frequentare una scuola né di avere degli amici: a differenza di altri, abituati a entrare in contatto con genti diverse sin dai prima anni di vita, ogni incontro era speciale, per lui.
  «Non puoi rimetterti in contatto con lei?» continuò Marinette, dovendo mantenere le apparenze.
  «No. Non so neanche come si chiama.»
  Annuì. «Credi che si ricordi ancora di te?»
  «Onestamente? No. È durato tutto una sera, sono sicuro che in tutti questi anni si sarà fatti altri amici.»
  Davvero la pensava così, Adrien? Come poteva, lei, dimenticare quell’incontro di dieci anni prima se il bambino che era una volta l’aveva salvata, compiendo quel gesto nei confronti di un’estranea solo in nome del proprio altruismo? Perché Adrien, del resto, era fatto così: possedeva un animo d’oro, puro, che lo portava a comportarsi con garbo nei confronti nel prossimo per il semplice, innato desiderio di trattare gli altri con la stessa dignità con cui tutti gli esseri umani meritavano di essere trattati.
  «Avrà sicuramente trovato nuovi amici, ma non puoi sapere se ti ha davvero dimenticato o no finché non glielo chiedi.»
  «Se solo potessi…»
  Marinette sorrise. «Non sai mai che cosa il destino ha in serbo per te, credimi.»
   
25 ottobre 2017, mercoledì,
    ore 18:54, Parigi

  Dalla conversazione avuta con Nino due giorni prima, Adrien aveva capito di amare Marinette, e l’aveva accettato senza paura: perché vergognarsi di provare quei sentimenti, se erano rivolti a una delle persone migliori che avesse mai conosciuto? Un problema, tuttavia, c’era, ed era anche bello grande: come dirglielo? Non era mai stato innamorato prima d’ora e non era per niente pratico con le questioni di cuore. E se poi Marinette l’avesse rifiutato? E se, confessandogli i suoi sentimenti, non avesse fatto altro che rovinare lo splendido rapporto d’amicizia che avevano costruito? Dopotutto era questo che erano: amici – e, per un periodo, anche compagni di squadra. Non dubitava che Marinette gli volesse bene, considerato tutto ciò che la ragazza aveva fatto per lui, tuttavia c’era una grande differenza tra l’affetto e l’amore che si prova per la persona con cui si è disposti a spendere il resto della propria vita.
  Proprio adesso, la sua amica – l’amica che amava – era lì di fronte a lui, intenta a prendere parte a una delle amichevoli d’allenamento volute da Antoine e Jacqueline, mentre lui e altri compagni – sia Gatti Neri che Coccinelle – sedevano in panchina in attesa del loro turno. Era bellissima anche mentre giocava, con i ciuffi che le ricadevano disordinati sulla fronte e il respiro accelerato per via dell’affanno.
  Osservandola in quello stato, si ricordò della primissima volta che l’aveva vista, ovvero quando, poco prima che si conoscessero di persona, aveva assistito a una partita di campionato delle Coccinelle. Aveva sentito delle voci che giravano sul conto di un’alzatrice molto talentuosa per la sua età, ma non aveva realizzato quale fosse il suo vero talento finché non l’aveva vista giocare con i suoi stessi occhi. In quel momento, due soli pensieri ad affollargli la mente: gli sarebbe piaciuto poter giocare con lei e contro di lei allo stesso tempo, nonostante ne comprendesse l’impossibilità. Ora, a distanza di più di un mese, il suo primo desiderio era stato esaudito. Per quanto riguardava il secondo, Adrien non era sicuro di volerlo ancora: giocare contro di lei dopo aver condiviso così tanti momenti stando dalla stessa parte del campo sarebbe stato difficile. Ad ogni modo, credeva di essere il ragazzo più fortunato del mondo per aver avuto la possibilità di averla conosciuta sì come giocatrice, ma anche e soprattutto come la persona fantastica qual era.
  Forse lei l’avrebbe rifiutato, forse no, ma ciò non importava molto quando il tempo passava inesorabile, insofferente della pressione a cui stava sottoponendo Adrien. Dopo l’ultima amichevole del giorno a venire, tutto sarebbe finito per sempre: i Gatti Neri e le Coccinelle avrebbero smesso di allenarsi e giocare assieme nelle amichevoli, perché di lì in avanti ciascuna delle due squadre avrebbe dovuto pensare al proprio futuro nelle partite ufficiali. Quindi, che la risposta di Marinette fosse negativa o positiva, poco importava: comunque fosse andata, Adrien sentiva che doveva dirle che cosa provava.
   
25 ottobre 2017, mercoledì,
    ore 20:27, Parigi

  Marinette fece ritorno a casa che era sfinita dall’intensità dell’ultima sessione di allenamento. Come dettava la sua quotidianità, cenò con i suoi genitori in tutta serenità, conversando con loro della giornata che i tre si erano da poco buttati alle spalle. Una volta che ebbero finito li aiutò con i piatti, quindi ritornò in camera sua per concedersi un po’ di riposo in tutta tranquillità.
  Nonostante avvertisse ancora parte della stanchezza di prima gravarle addosso come un mantello invisibile, decise di dedicarsi ai compiti organizzativi che riguardavano la festa di Halloween del liceo, poiché quel tipo di attività creative la rilassavano molto.
  Come un tempo, quando ancora aveva l’età per “Dolcetto o scherzetto?”, il vestito da indossare lo avrebbe ideato e realizzato lei. C’era solo un problema: il tema. Se prima lei e Alya non sceglievano il tema, non le sarebbe stato possibile decidere da che cosa travestirsi.
  L’illuminazione, tuttavia, non si fece attendere molto, balenandole nella mente come un fulmine a ciel sereno. Facendo leva con i piedi sul pavimento si spinse con la sedia da ufficio in direzione della lavagna di sughero, prelevando il braccialetto di Adrien dal solito posto in cui lo conservava e tornando infine alla sua postazione di lavoro. Ora carica di ispirazione, cominciò a dare una forma concreta alle sue idee, annotando e abbozzando ogni cosa che le veniva in mente man mano che andava avanti. Il giorno dopo avrebbe mostrato i risultati del suo operato ad Alya, sperando di cuore di ottenere da lei – ma soprattutto da parte del comitato organizzativo – un riscontro positivo.
   
26 ottobre 2017, giovedì,
    ore 12:37, Parigi

   
«Allora, che te ne pare?» domandò, curiosa ma al tempo stesso un po’ intimorita di conoscere il giudizio finale dell’amica.
  «Lo adoro.»
  «Dici sul serio?»
  «Ma certo» ribadì Alya con convinzione, continuando intanto a sfogliare il blocco dove Marinette aveva messo per iscritto tutte le sue idee. «Vedi? Lo sapevo che saresti stata perfetta per questo incarico.»
  Marinette le sorrise. «Spero che anche il comitato organizzativo la pensi allo stesso modo» si augurò.
  Era pausa pranzo. Alya e Marinette vagavano per i corridoi dell’istituto in direzione della palestra, dove di lì a breve si sarebbe tenuta la festa. Le attività sportive al chiuso erano state momentaneamente sospese perché gli organizzatori potessero disporre comodamente di quello spazio e pianificare ogni singolo dettaglio riguardante l’evento del 31.
  Giunte all’entrata della palestra, Alya posò una mano sulla maniglia, spingendola verso il basso e liberando la via a lei e Marinette. Varcata la soglia, ad Alya cadde subito l’occhio su una sua conoscenza – una ragazza del terzo anno facente parte del comitato organizzativo. Fece cenno a Marinette di seguirla mentre le andava incontro, ma quella le notò prima che la raggiungessero.
  «Alya, ciao.» Spostò lo sguardo su Marinette, studiando la sua persona con fare curioso, senza tuttavia risultare invadente o indiscreta. «È lei la ragazza di cui mi hai parlato?»
  «Precisamente» confermò. «Marinette, questa è Margot, una dei ragazzi del terzo anno che si occupano dell’organizzazione della festa. Margot, Marinette.»
  «Piacere di conoscerti» esordì Margot, protendendo una mano amica in direzione di Marinette.
  «Piacere mio» rispose l’altra, ricambiando la stretta di mano.
  «Se siete qui immagino che sia perché hai scelto quale sarà il tema della festa» dedusse. «Felix, un altro tavolo!» disse poi, volgendo un attimo il capo e dando la schiena ad Alya e Marinette per farsi sentire dal suo amico.
  «Sì, e credo ti piacerà» rispose Marinette una volta che lei e Alya ebbero riottenuto l’attenzione di Margot. Dimostrando una sicurezza che la fece sentire fiera di sé, Marinette allungò a Margot il blocco, la quale lo accolse tra le sue mani e cominciò a sfogliarlo con crescente interesse.
  Nel frattempo, due ragazzi – uno dei quali doveva essere Felix – si avvicinarono a loro portando uno un tavolo e l’altro uno scatolone. «Questo è tutto quello che ho trovato dai rimasugli delle vecchie feste di Halloween» disse proprio quest’ultimo, rivolgendosi a Margot.
  La ragazza rovistò velocemente tra la roba contenuta nello scatolone. «Tutto qui?» commentò con delusione. «Ok, ci inventeremo qualcosa. Intanto date un’occhiata a questo.» Così dicendo passò loro il blocco di Marinette, e i due ragazzi presero ad esaminarlo. Alcuni secondi passarono e quelli si guardarono negli occhi, ma non dissero niente.
  «Non vi piace?» domandò Marinette, ora un po’ insicura dell’idea che aveva avuto.
  «Io lo trovo fantastico.»
  «Anche io.»
  «E siamo a tre» chiuse il cerchio dei commenti adulatori Margot.
  «È una grande idea» disse uno dei due ragazzi. «Come ti è venuta?»
  «Oh, un amico…» Ecco un altro punto da aggiungere alla lista delle cose da spiegare ad Adrien.
  Alya le lanciò un’occhiata volpina, lo sguardo di chi già aveva intuito qualcosa. «Quale amico?»
  «A proposito, Alya e Marinette, giusto?» domandò uno dei due ragazzi, indicando prima l’una e poi l’altra nel momento in cui pronunciò i loro nomi.
  «Sì» confermò Marinette.
  «Io sono Felix, lui è Leo.»
  «Sta per Léopold.»
  «Noi tre» continuò Felix, indicando prima Leo e poi Margot «siamo il comitato organizzativo.»
  «Numeroso» osservò con ironia Alya.
  «È il massimo che siamo riusciti a fare con così poco preavviso» disse Leo.
  «Perché vi siete ridotti all’ultimo?»
  «Mia sorella maggiore» prese a spiegare Margot «frequentava questo liceo anni fa. Quando mi ha detto che una volta l’istituto dava una festa di Halloween tutti gli anni, ho pensato che, dato che questo è il nostro ultimo anno, sarebbe stato bello partecipare almeno una volta.»
  «È stata una bella pensata» osservò Alya. «Ma come mai siete solo voi tre?»
  «Con così poco preavviso non si è fatto avanti nessun altro.»
  «Già,» s’intromise Leo, «per questo vi siamo grati per il vostro aiuto, ragazze. Marinette,» frugò nella scatola che aveva portato prima lui stesso e ne estrasse qualcosa, «quando vuoi, questo è il mio numero. Chiamami.» Così dicendo si spostò in un’altra area della palestra, dove c’erano alcune attrezzature da sistemare.
  «È… l’etichetta di un vestito» osservò Marinette inarcando un sopracciglio.
  «Lavare a 40°» lesse Alya. «Wow, che galantuomo.»
  Margot rise. «Non fateci caso, fa così con tutti. È il suo modo per scherzare.»
  «Ma se lo chiamate non vi dirà di no» aggiunse Felix.
  «Oh, questo è certo.»
  «Ci penserò» commentò ironica Marinette, riponendo l’etichetta nello scatolone da cui Leo l’aveva estratta in precedenza.
  «Margot, Marinette sarà molto impegnata in questi giorni, per cui sarò io ad aiutarvi a mettere in pratica le sue idee.»
  «Per me va bene. Ci trovi qui oggi e domani pomeriggio dopo la fine delle lezioni. Sabato e domenica il preside ci ha dato il permesso di accedere alla palestra anche di mattina.»
  «Ok, allora ci vediamo più tardi.»
  I quattro ragazzi si salutarono, poi Alya e Marinette uscirono dalla palestra e si diressero in classe.
  «Visto?» esordì Alya nel frattempo che le due camminavano per i corridoi dell’istituto. «Te l’avevo detto che saresti stata all’altezza.»
  Marinette le sorrise con affetto. «Grazie per avermi convinta a farlo.»
   


   
 
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