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Autore: __roje    26/04/2018    3 recensioni
YUGEN. Seconda parte di Ikigai
Questa è la seconda parte e continuo di Ikigai dove appunto ritroviamo Aki e Hayato alle prese con i loro problemi. Due ragazzi che si sono scoperti innamorati, ma sono dei semplici adolescenti e intorno a loro c'è chi vuole dividerli.
Riusciranno i due ragazzi a stare insieme andando oltre il loro passato?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo [7]

Il lunedì seguente fu una giornata molto dura e mi pentii amaramente di aver racconto ogni cosa a Yoshida, soprattutto quando iniziò a sgridarmi senza apparente motivo.
“Ma sei stupido o cosa?! Com’è possibile che ricadi sempre negli stessi fottuti errori!” gridò senza preoccuparsi di dare spettacolo, e furono molti gli studenti che nel corridoio si voltarono a guardarmi.
Io, dal canto mio, lo ignorai e non feci altro che guardare fuori dalla finestra standomene poggiato con le braccia sul davanzale.
“Ti rendi conto di quello che fai o no? Io non voglio di nuovo raccattarti da terra quando quel ragazzo ti farà stare male. Non capisco proprio chi è più stupido tra i due.”
Sospirai seccato “Non capisco perché tu ne stia facendo una tragedia. Non ci sono tornato insieme, semplicemente siamo andati a fare un giro e proprio Hayato ha chiarito che tra di noi non potrà esserci nient’altro se non amicizia.”
“Io non faccio sesso con i miei amici! Perché non puoi semplicemente tagliare tutti i rapporti con questo ragazzo? In questo modo non andrai mai avanti.”
Forse era vero. “Ti ripeto che tra me e lui non c’è e non ci potrà più essere nulla. Lo abbiamo chiarito sabato, e ora voglio vedere se come amici puo' funzionare come un tempo. Se così non dovesse essere allora smetteremo anche di parlarci.”
Yoshida simulò il gesto di strapparsi i capelli di testa “Ti rendi conto che non ha senso? Tu ami Hayato!” Lo gridò e immediatamente lo zittii furioso che avesse osato dirlo. Yoshida si accorse della mia reazione e cominciò a calmarsi, così lo lasciai andare liberandolo dalla mia presa. “Mi dispiace” disse con poca voce.
“Capisco la tua preoccupazione e ti ringrazio, sei un vero amico ma sto bene così. E’ vero, i miei sentimenti per lui sono sempre gli stessi ma ho preso una decisione tempo fa e non ho intenzione di tornarci insieme. Va tutto bene, davvero” sfoderai un sorriso, non finto, ero davvero convinto delle mie parole.
In quel preciso momento ci passò accanto Mayu che però si comportò in maniera molto strana, mi rivolse un occhiata distante e senza avvicinarsi a noi andò dritta verso la sua classe.
“Hai litigato anche con Mayu?” domandò Yoshida notando quel comportamento.
“No. Ma è dalla festa di Saori che non mi ha più cercato e a stento mi rivolge la parola.”
“Mah, le donne sono così strane. Forse da una parte è meglio avere un partner maschio, ci si comprende meglio e non bisogna lottare con gli sbalzi di umore” ridacchiò pensando alla cosa.
Ricambiai per quel pensiero così ingenuo da parte sua, ma la verità era un altra, nessuna relazione era semplice, che fosse con un uomo o con una donna.
Poco dopo il passaggio di Mayu vidi venire nella nostra direzione proprio Hayato con un budino tra le mani e dietro di lui un piccolo gruppo di ragazze che si teneva abbastanza distante per non farlo innervosire. Ormai Hayato 2.0 odiava tutte quelle cose e si comportava in maniera molto più normale. Il vecchio nomignolo di principe stava lentamente svanendo.
Diversamente da Mayu che mi aveva evitato, Hayato mi venne vicino.
“Non sei ancora andato a pranzo?” mi domandò e fece un cenno con la testa rivolto a Yoshida, quest’ultimo restò paralizzato dal nuovo atteggiamento del principe.
“Stiamo aspettando Mina per andare. Tu stai tornando in classe?”
“No, in verità stavo andando nella biblioteca abbandonato per avere un po’ di pace da quelle” e indicò il piccolo corteo a duecento metri da noi che ridacchiava. Capii il suo disagio.
“Mi dispiace...” dissi constatando la cosa.
Hayato ridacchiò “Figurati, ormai ci sono abituato ma almeno per il pranzo voglio un po’ di pace. Ci vediamo dopo in aula.”
“Si ciao-“
Yoshida a quel punto fece una cosa che non avrebbe dovuto fare, “Aki pranza con lui! Visto che Mayu non c’è sarebbe inopportuno per te startene da solo mentre io e Mina ci scambiamo effusioni.”
Lo guardai confuso per quella sparata, “Ma quali effusioni, se quando mangi non guardi più null-“ mi zittì tappandomi la bocca, e tentai di divincolarmi per liberarmi da quella presa.
Yoshida si rivolse verso Hayato, quest’ultimo aveva osservato tutta la scena in maniera seria senza dire nulla e dalla sua espressione era difficile dire cosa stesse pensando.
“Principe te lo lascio, mi raccomando fallo mangiare visto che il nostro Aki è diventato fissato di linea ultimamente. A dopo!” e Yoshida scomparve in meno di due minuti.
Ciò che era successo mi sconvolse profondamente e meno male che era stato il primo a dire che dovevo tenermi lontano da Hayato il più possibile. Me l’avrebbe pagata per ciò.
“Cos’è questa storia della linea?”
Mi ero completamente dimenticato di Hayato e quella domanda mi stupì, ridacchiai nervoso per l’imbarazzante situazione di prima. “E’ uno stupido! Non sto seguendo nessuna dieta.” Hayato mi diede le spalle e cominciò a camminare, lo seguii a ruota.
“Meglio. Pelle e ossa non saresti un bello spettacolo.”
E da una parte non mi erano mancati affatto i suoi commenti pungenti e quel suo tono sempre ironico. Non sapevo neppure perché lo stessi seguendo in biblioteca per pranzo, l’allarme nella mia testa mi diceva che era sbagliato ma la parte più razionale mi diceva che non c’era nulla di male. Eravamo due amici che volevamo pranzare insieme, nulla di più.
E così ci ritrovammo nella biblioteca abbandonata, dove tutto era cominciato, e la cosa mi mise a disagio. Continuai a dirmi che ero li in veste di amico e che davanti a me c’era un compagno, il mio vicino. Mi costringevo a non rivangare nessun ricordo e mi concentrai sul bento che avevo per le mani divorandolo.
Hayato mi fissò incredulo che lo stessi mangiando così velocemente.
“Forse dovresti rivedere la questione dieta.”
Mi fermai e lo guardai male “Ahah spiritoso. E tu? Mangi solo quel misero budino?”
“Ho dimenticato il portafogli questa mattina e non ho potuto comprare altro” e osservò il suo misero pasto cercando di convincersi che fosse abbastanza.
Quel ragazzo era sempre stato un disastro, e aveva fin da piccolo seguito una pessima alimentazione. Mi sorprendeva che fosse cresciuto così bene nonostante il pasti precotti e bruciati.
Senza che me lo chiedesse spostai il bento verso il centro del tavolo che avevamo occupato. Hayato non capì il gesto e fissò me e il bento perplesso. “Mangiane anche tu, lo sai mia madre abbonda sempre con le porzioni quindi è troppo per me.”
“Ho dimenticato i soldi, non sono un morto di fame...” commentò velenoso come al solito.
La cosa mi indispettì e ritirai la mia gentile offerta “Allora mangiati quello schifo” e divorai un altro boccone senza più nemmeno guardarlo in faccia. E io che avevo voluto fare una gentilezza, certe volte ero proprio un stupido irrecuperabile.
Con le bacchette catturai un altro boccone di pollo e nel portarlo alla bocca la mano di Hayato afferrò il mio polso e tirò il braccio verso di lui imboccandosi da solo. La cosa mi fece rimanere di sasso, che avesse osato tanto e restai per qualche secondo a fissarlo incredulo.
Hayato mandò giù il boccone e ghignò divertito “E’ ottimo come sempre.”
Cercai ancora una volta di convincermi che fosse una cosa normale tra due amici, che anche a suo tempo lo avevamo fatto e che spesso anche Yoshida si era comportato così. Eppure dentro di me non riuscivo a scacciare l’idea che per me fosse qualcosa di più.
“In cambio voglio il budino allora” dissi riprendendomi.
Hayato poggiò il mento sulla mano e con nonchalance mi passò il budino al cioccolato che aveva portato. Facemmo questo scambio, lui prese il mio pasto e io finii il pranzo col dolce. Il tutto serenamente, tra una chiacchiera e l’altra, tra qualche risata e battuta pungente.
Fu piacevole. Hayato era stranamente più loquace di un tempo, era diverso e magari non avrei mai accettato del tutto questo suo nuovo aspetto ma non potevo dire che mi dispiacesse. Osservandolo meglio e avendoci a che fare per un po’ iniziavo a comprendere che quel suo carattere burbero era ancora dentro di lui, magari più celato, ma sempre presente.
“Quindi Mina ha deciso di essere la fidanzata di Yoshida. Che coraggio.”
Risi per il commento, “Sì, dopo tutto quel casino Mina ha continuato ad uscirci per un po’ e poi chissà come Yoshida si è dichiarato. Sono una coppia strana ma si vogliono davvero bene.”
“Sono contento per loro.”
“Ah e poi chissà come anche Saori si è decisa a fare sul serio con Oija. Non lo avrei mai creduto ma è successo, e dovevi vedere quanto erano buffi a mare insieme quando decidemmo di andarci tutti insieme.”
Hayato ascoltò i miei racconti in silenzio e ogni tanto sorrideva anche se in apparenza sembrava forzato.
“E tu Aki?” domandò alla fine preso finalmente da un po’ di iniziativa.
“Io cosa?”
“Nessuna ragazza che ti piace? Nessuna ex?” L’unica domanda che non mi sarei aspettato venisse fuori in quel momento e proprio con lui. La cosa mi spiazzò tanto che sentii ogni parte del corpo venir meno, mi paralizzai. “Mi hai parlato degli altri, tu che mi dici? Nessuna novità in quel senso?”
“N-no nessuna. Lo sai sono sempre stato una frana con le ragazze” ridacchiai per smorzare la cosa.
Hayato prese a giocherellare con un pomodorino rimasto nel bento e non mi guardò in faccia dopo la risposta. Sembrò non curarsene in quel momento ma non era così.
“E tu? Non hai nessuna novità? Sei stato lontano così tanti mesi.”
Lasciò perdere il suo nuovo divertimento, mi rivolse di nuovo un occhiata e incrociò le bracia contro il petto. Sfoderò un aria divertita per qualche strano motivo. “Sono andato a letto con un po’ di persone ma nulla di serio in verità, dopo di te non ho più voluto impegnarmi.”
Quella frase più peggio di una pugnalata al petto. Persino un proiettile avrebbe recato meno danno e lui mi aveva rivelato tutto ciò con una tale leggerezza che quasi mi spaventò. Era stato con altre persone dopo di me, e scoprire ciò mi fece talmente male che sentivo il fiato farsi corto ma dovevo reggere, mantenere il gioco e continuare a ripetermi che quei discorsi erano del tutto normali tra due amici.
Feci ricorso a tutta la mia forza interiore per reggere quella conversazione. Non potevo crollare, non potevo dargli modo di credere che fossi ancora attaccato a lui in quel senso o lo avrei perso del tutto.
“C-capisco, ancora non capisco come tu faccia a parlare così facilmente di certe cose ahah.”
“Sono cose naturali no? Ormai abbiamo diciassette anni.”
Sì erano cose naturali ma non certo sentirle da parte sua. Mi chiedevo se i suoi partner fossero stati uomini o donne, se gli era piaciuto. Possibile che non avesse più pensato a me neppure un po’. Io al posto suo, se anche avessi incontrato qualcuno non sarei riuscito ad andarci a letto.
Mi resi conto di essere quasi assente in quella conversazione, quasi un automa. Non riuscivo proprio a focalizzarmi sulle cose che mi diceva perché ormai ero rimasto attaccato a quell’unica frase immaginando chissà cosa nella mia testa. Hayato tra le braccia di un altro.
“Aki?” sussultai nel sentirmi chiamare, “Sei un po’ pallido.”
Sorrisi “Davvero? Sarà dovuto al fatto che qui dentro è tutto chiuso” feci per alzarmi, andai dritto alla finestra per aprirla e prendere un boccata d’aria. Ma lo feci sopratutto per nascondere il viso da lui, sentivo di voler piangere ma dovevo impedirmi di farlo.
Spostai le tende per far passare l’aria, e guardandovi fuori notai la squadra di baseball che si allenava. Avevo tentato di scacciare ogni ricordo di quel luogo dalla mia testa, ma dentro di me stavano riaffiorando. Era stato li che Hayato aveva ammesso di amarmi e io di conseguenza con ingenuità avevo deciso di starci insieme, senza sapere che dentro di me già lo amavo così tanto.
“Sai sono sempre stato invidioso del tuo modo di fare. Non hai vergogna di parlare di certe cose, mentre io... forse resterò solo a vita visto che non riesco nemmeno ad accettare un budino da una ragazza. Sono una frana ahah dovresti darmi qualche lezione qualche volta.”
Mi voltai a guardarlo e trovai Hayato misteriosamente buio e serio, mi fissava con una strana intensità.
“Intendi Mayu per ragazza?” domandò con una voce stranamente profonda.
“Non lei, dico in generale sono un disastro.”
Guardai nuovamente fuori dalla finestra. Non provavo più alcuna emozioni, mi sentivo come svuotato di ogni cosa e forse andava bene così. Sapere che Hayato era stato con altre persone mi aveva come permesso di arrendermi una volta per tutte e accettare il fatto che fosse andato davvero avanti. In parte ero felice stranamente, potevo arrendermi.
Fu allora che accadde l’impensabile. Ero di spalle rispetto a dove era seduto Hayato, e perso nei miei pensieri, non mi accorsi che nel frattempo lui aveva lasciato il suo posto venendomi incontro. Si era avvicinato a me, si era attaccato da me e da dietro cominciò a sfiorare la mia mano. Una cosa del genere mi paralizzò, sentivo la sua presenza alle mie spalle e quel fugace tocco era reale.
Che stava succedendo improvvisamente? Con le sue labbra sfiorò la mia testa facendosi scappare un leggero bacio. Stava accadendo davvero o stavo sognando? Forse la scoperta di prima mi stava creando qualche allucinazione.
“Aki...” mi sussurrò all’orecchio con voce bassa e sensuale. La stessa aveva usato tante volte un tempo quando eravamo stati insieme. Mi lasciai cullare da tutto ciò e con le sue labbra cominciò a scendere lungo il mio collo, e finalmente la sua mano strinse la mia.
Era tornato il mio Hayato.



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