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Autore: Fanelia    29/04/2018    5 recensioni
La storia si svolge diversi anni dopo la fine della seconda GM e non tiene conto nè di TCC nè dell'epilogo originale.
È una Dramione, anche se non sarà subito presente la coppia.
Dal testo...
Hermione cancelló con rabbia le lacrime che le rigavano il volto, non appena si accorse che qualcuno stava sopraggiungendo. La paura che si trattasse di Ron, che si accorgesse dei suoi occhi lucidi, la spinse a dipingersi il suo miglior sorriso sulle labbra. Voltandosi, si trovò a faccia a faccia con George e non le servirono parole inutili per capire che aveva visto. D’istinto si passò di nuovo la mano sulle labbra e le sfregó, come a volerle pulire. Quel dannato furetto le aveva rubato il sapore di Ron, l’aveva sporcata.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo cinque

Errore di valutazione

 

Se ne era andata e non c'era nulla che il suo sangue puro avrebbe potuto fare per rimediare a quella assenza. Un conato di vomito lo prese alla sprovvista e si ritrovò a liberarsi del caffè nero che aveva bevuto. Si guardò allo specchio, pulendosi la bocca, scrutando i suoi occhi grigi carichi di malcelato dolore. L’aveva trattata così male, umiliandola persino quando ormai non le rimaneva molto.

E non avrebbe voluto, non dopo averla 'amata’ un’ultima volta, ma lei aveva ricominciato a recriminare e a sbattergli in faccia che era stato incapace di amarla, per colpa di una sangue sporco, e lui era sbottato, ammettendo cose che avrebbe preferito tenere per sé.

Si lavó i denti, strinse il nodo della cravatta e tornó nel salone. Entrando, Scorpius gli corse incontro, piangendo e chiedendo dalla mamma.

In una sola settimana da quel primo attacco forte, Astoria Greengrass Malfoy si era spenta e ora toccava a lui rimettere insieme i pezzi. La notizia era rimbalzata sulle varie testate del mondo magico, insieme ovviamente a quella del suo rientro, e per un istante Draco si domandò se lei l'avesse letta. Non si era recato al Ministero nemmeno una volta in quei giorni e, per quanto si sentisse sporco a deviare i suoi pensieri e spingerli sino alla Granger, non era in grado di scordare il loro ultimo confronto.

***

Ronald Bilius Weasley aveva fatto a malapena in tempo a rimettere piede in Inghilterra che era stato travolto da alcune novità a dir poco sconcertanti.

Non solo Draco Malfoy aveva fatto ritorno a casa, ma studiava per divenire Auror e Harry James Potter gli aveva fatto da garante. Ron mandó giù l’ultimo boccone di torta, prima di rispondere al suo migliore amico.

«Stai scherzando, spero? State davvero andando al funerale della moglie di un Mangiamorte?» chiese, sbalordito e incredulo.

«E verrai anche tu, anche solo per sostenere Hermione e Harry.» Ginny lo fissava con le mani sui fianchi. Non riusciva a essere così dura e intransigente con Draco Malfoy, non da quando era a conoscenza del motivo per cui avesse fatto ritorno. Lo odiava ancora, almeno in parte, ma sapere che voleva restare per suo figlio, per riempire il vuoto lasciato dalla madre con gli affetti familiari, le inteneriva il cuore. Quel povero bambino aveva appena perso la madre: chi era lei per ergersi a giudice e condannare Malfoy a tornare negli Stati Uniti? Non aveva intenzione di diventargli amica, era ovvio, ma non sarebbe stata lei a puntare il dito e, ne era certa, anche Harry doveva pensarla alla stessa maniera.

«Verrò, ma non perché mi interessi. Verrò perché me lo chiedete, ma non me ne frega nulla di Malfoy, né del figlio di un Mangiamorte.»

Ron si sarebbe risparmiato volentieri quel supplizio, ma sapeva che indispettire la sorella, incinta e con gli ormoni impazziti, sarebbe stato solo un grattacapo.

«Hermione, tu più di tutti dovresti capirmi.»

Hermione scosse la testa distrattamente, facendo roteare il caffè nella tazza. Da quando aveva saputo di Astoria non aveva fatto che ripensare al loro incontro e le parole della donna avevano finito con l’assumere significato, anche se faticava a capirne il senso.

«Io e Hermione andiamo. Ron, tu non sei obbligato.» George accarezzò la gamba di Hermione sotto il tavolo e lei si girò, fissandolo. Per una frazione di secondo si chiese se stessero pensando entrambi a quell’episodio di molti anni prima e senza sapere il perché ebbe la consapevolezza di non sbagliarsi. Né lei né George avevano mai raccontato nulla di quel momento strano, di quell’incontro sul feretro di Fred, e ora che si ritrovavano a restituire il gesto, lei comprese quanto difficile dovesse essere stato per Malfoy.

«Andiamo o faremo tardi.» Si attaccò al braccio che George gentilmente le offriva e insieme si smaterializzarono, seguiti da Harry e Ginny.

Rimessi i piedi per terra, sulla soglia del cimitero magico, Hermione avvertì la colazione risalire l’esofago e un senso di oppressione e inadeguatezza.

«Con che coraggio ci presentiamo?» chiese a George, parlando così a bassa voce che Ginny e Harry non colsero.

«Perché è giusto, semplice. La guerra è finita da secoli, stiamo solo restituendo un gesto gentile. E non mi interessa nemmeno sapere perché lui lo fece. Io lo faccio perché credo sia giusto.» La prese per mano, cercando di incamminarsi, ma lei non sembrava volersi muovere.

Hermione lo fissó, incerta. «Non sai cosa gli ho detto l’ultima volta che l’ho visto.» Anche se lui aveva sbagliato, a posteriori, le sue azioni assumevano altre sfumature. Non che gli avrebbe perdonato di aver sbirciato nei suoi ricordi, ma forse c'erano dei motivi che lei ignorava.

«Non ci noterà nemmeno, su.»

Mosse il primo passo sulla ghiaia polverosa, camminando con lentezza come se ciò potesse procrastinare il momento e, giunta nei pressi dove un capannello di persone giaceva in piedi, in un evidente stato di composta commozione, i suoi occhi cercarono e trovarono la chioma biondo platino.

«Miseriaccia, ha la solita faccia da schiaffi» disse Ron al suo orecchio, infastidendola.

«Abbi un po’ di rispetto, Ronald.» sussurrò per non disturbare e non farsi sentire, ma come se avesse colto le sue intenzioni e suoi tentativi di non dare nell'occhio, per colpa di un bizzarro destino, Draco Malfoy si voltò. Non c'era stupore né fastidio sul suo viso, solo un’ombra di malcelato dolore e nessun segno di rabbia o irritazione per la sua presenza. I suoi occhi spessi e freddi come una lastra di ghiaccio non sembrarono nemmeno avvedersi di lei.

***

Le scorse in mezzo alla folla e, anche se avrebbe dovuto avere cuore, occhi e mente solo per quanto accadeva davanti a lui, si lasciò distrarre, ma non si scompose. La trapassò con un sguardo gelido che nascondeva un miscuglio di emozioni così intenso da scuoterlo.

Poi Scorpius gli tirò la mano e fu quasi grato al figlio per quel gesto che lo costrinse a immergersi di nuovo, annegando, nella realtà della vita vera che gli stava scorrendo inesorabile sotto al naso, davanti agli occhi.

Seguì la cerimonia con fare composto e al contempo altezzoso, alla ricerca di una distaccata rigidità che non gli apparteneva fin in fondo, non in quel momento.

Con le parole dell’officiante e dei tributari a stordire la marea dei pensieri, si perse nei pochi frammenti di ricordi che gli schizzarono nel cuore.

Aveva perso l’unica donna, oltre sua madre, che l’aveva amato sempre, al di là delle sue scelte discutibili, senza avere pretese. Aveva tollerato a lungo il suo essere distante e scostante, aveva sopportato il suo sentimento per la Granger e l’aveva amato comunque. Gli era rimasta accanto nonostante tutti i difetti, i dolori e le delusioni che le aveva inferto e gli aveva fatto un dono importante.

Sì, aveva cercato di prendersi il posto nel suo cuore senza mai riuscirci. Certo, aveva recriminato, frustrata, per non essere ricambiata, ma non se ne era mai andata. Non gli aveva voltato le spalle e lui, per un illusorio e fuggevole, brevissimo istante, aveva quasi sperato di saperla amare. Invece non vi era mai riuscito, aveva fallito anche in quello.

***

Rimase in silenzio per l’intera durata della cerimonia, confusa dalle parole della Greengrass che tornavano con forza a rimbombarle in testa. Quel loro incontro sembrava assumere una nuova sfumatura alla luce di quanto accaduto, ma cosa doveva realmente leggerci? Astoria le aveva chiesto di concedere a Malfoy il beneficio del dubbio, forse quasi pretendendo che lei si comportasse come se non si fossero mai conosciuti prima. E non poteva farlo, scordare quanto accaduto… il passato era tale e non intendeva rivangarlo, ma dimenticare sarebbe stata un'offesa nei confronti di chi aveva sacrificato la propria vita.

Rivolse un ultimo sguardo al piccolo Scorpius, incapace anche solo di immaginare cosa dovesse significare quella perdita per lui e, mentre si allontanava con George, facendo cenno agli altri, si promise che non sarebbe stata lei a segnare per sempre la vita di quel bambino. Non le importava di chi fosse figlio, di quali orrori si fossero macchiate le mani dei genitori, dei nonni, quale onta gravasse su quel cognome. Scorpius Hyperion Malfoy era solo un bambino senza colpe e aveva il diritto di vivere felice.

«Ce ne torniamo alla tana? Ho una fame!» Ron sbadigliò, annoiato, beccandosi uno scappellotto da parte di Ginny.

«Come fai, eh?» La infastidiva che fosse così poco empatico e, anche se conosceva il fratello e non doveva stupirsi, forse perché era mamma anche lei, chissà, non riuscì a trattenersi.

«Tu sei la solita manesca! Io vado!» Ron schizzò via, smaterializzandosi senza concedere al resto del gruppo il tempo di replicare.

«Lo seguo, andiamo?» Harry era dispiaciuto per come Ginny aveva trattato Ron, anche se era certo che il suo migliore amico non fosse del tutto pronto a perdonargli di essere il garante di Malfoy. Inoltre, temeva che ora che anche Arthur e Molly lo sapevano, be’ temeva che potessero arrabbiarsi con lui.

«Arrivo fra un momento, andate pure.» Hermione non trovava la bacchetta e, scuotendo la testa, ripercorse la strada che portava al feretro.

Non si era nemmeno accorta che, lentamente, tutti si erano dileguati, forse perché a disagio con quel dolore e con la manifestazione del quale non sapevano come comportarsi.

Poi gli occhi si poggiano su di lui e, per un istante, le parve di vedere le sue spalle alzarsi e abbassarsi a un ritmo costante: il ritmo di chi piange e singhiozza. Sconvolta, stupita, stordita non realizzò di aver estinto la distanza tra loro avvicinandosi, invadendo quel momento così privato. Prima che potesse fare dietrofront, dietro al padre vide sbucare Scorpius e capì di essersi messa nei guai da sola.

«Granger, ho sentito il tuo aroma sin da prima che i tuoi piedi calpestassero la ghiaia.» La fissò, sorpreso di vederla lì, lievemente infastidito per quella sua presenza che non comprendeva. Perché era tornata indietro? Voleva forse insultarlo ancora per il Legilimens?

«Ho perso la bacchetta.» Sembrò uno stupido tentativo di giustificarsi e si preparò a venire offesa, ma il sorriso che veloce, così veloce da indurla a dubitare di averlo visto, corse sulle labbra di Malfoy, lasciandola perlomeno perplessa.

«Anche questa volta? Dovresti stare più attenta.»

Lo vide mormorare qualcosa e, un istante dopo, si ritrovò la bacchetta fra le mani. Gliela porse, fissandola e Hermione non seppe cosa trovare in quegli occhi.

«Enge, magia» guardò il piccolo e si chiese se accontentarlo, se parlargli non avrebbe fatto altro che irritare Malfoy.

Non voleva battibeccare, offenderlo e farsi deridere, non in quel momento.

«Granger, non puoi deludere un bambino.»

Glissó sulle lacrime che gli aveva visto asciugare lesto, avviluppato da una strana sensazione di indefinito. Draco Lucius Malfoy aveva pianto, e perché poi la cosa la stupisse tanto era davvero mistero. Che piangesse la moglie, la madre del figlio, era una cosa normale. Ma era normale anche per lui?

«Aguamenti» sperò che in rivolo d’acqua fosse sufficiente e quando Scorpius scoppiò in lacrime, si sentì morire.

«Voglio la mamma.»

Lo vide aggrapparsi al braccio di Malfoy che lo sollevò e lo strinse a sè, cullandolo.

«Scusa, io non…» non sapeva che dire, non capiva perché il suo incantesimo avesse intristito il bambino.

«Era l’incantesimo che gli faceva sempre anche Astoria.» Non seppe perché glielo disse, forse per farle capire, magari perché lo sguardo colpevole e costernato di lei gli faceva male al cuore. «Dobbiamo andare.» La guardò per un secondo e poi,con un pop, sparirono.

Hermione rimase con la bacchetta fra le dita, interdetta e sconvolta da quanto appena accaduto.

Aveva fatto piangere un bambino, ma non solo, lei e Draco Malfoy avevano parlato senza che lui la insultasse. L’aveva trattata quasi come una persona qualsiasi, senza dedicarle tutto il suo odio. Possibile che Astoria Greengrass avesse ragione? Che oltre lo spocchioso e antipatico essere viziato che aveva avuto la sfortuna di incontrare, magari perché padre, Malfoy avesse davvero imparato a essere migliore?

Con una stranissima sensazione a scorrerle nelle vene, rientrò alla tana e, non appena le fu possibile, ritagliò un momento di pace per lei è Ginny e raccontò alla sua migliore amica tutte le cose strane successe in quel periodo.

«Non ho mai amato la Greengrass ma magari il suo discorso davvero aveva un fine. Credi che sarebbe venuta da te, “un’inferiore e mente del trio”, che si sarebbe umiliata a cercarti se non fosse stato importante?»

Hermione comprese che non intendeva offenderla e, sorseggiando il tè, le rivolse un’espressione dubbiosa, alzando le sopracciglia per poi concentrarsi sulla bevanda calda e i cerchiolini che in essa si formavano, mentre muoveva la tazza con un movimento cadenzato, al ritmo della sua confusione.

«Mi darei della pazza anche io se mi sentissi dire una cosa del genere, ma lascia che ti dica una cosa.» Ginny pauso e attese che la guardasse negli occhi. « La guerra ci ha cambiati in un modo che non credevo possibile estirpare. Ma un figlio riporta la luce nelle tenebre e non posso né voglio escludere che persino a uno come Draco Malfoy questo possa essere successo.»

Hermione la fissò, stupita, chiedendosi perché tutti riuscissero a immaginare che lui potesse davvero essere cambiato mentre a lei sembrava impensabile. E poi si disse che forse le faceva più comodo credere che non fosse cambiato, altrimenti avrebbe dovuto ammettere di essersi approcciata a lui nel peggiore dei modi.




Nda: ciao a tutte e buona lettura. Mi spiace per il ritardo, ma sono rimasta senza computer... e fino a quando non ne avrò uno solo mio, mi tocca scrivere nei ritagli di tempo. Spero che il capitolo vi piaccia. Buona domenica
   
 
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