Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: KiarettaScrittrice92    02/05/2018    1 recensioni
I nostri protagonisti hanno concluso le vacanze estive e sono pronti per il liceo.
La loro vita da supereroi appare finalmente calma e tranquilla e quello che Fu aveva detto l'anno precedente sul ritorno di Makohon sembra solo una supposizione errata, fino a che...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La peste
 

Entrò nella sua camera, quel giorno era stato davvero sfiancante tra le ore di liceo e ben due servizi fotografici: perciò non vedeva l’ora di farsi una bella doccia e riposarsi per un oretta, prima di mettersi sui compiti che aveva ancora da fare per il giorno successivo.
Appena entrò, però, notò immediatamente il piccolo intruso che probabilmente si era intrufolato di nascosto lì dentro, come faceva ogni volta che ne aveva l’occasione. Comprendeva che la sua enorme camera poteva sembrare un enorme parco giochi per un bambino della sua età, ma questo non avere più un minimo di privacy nella sua stessa camera lo innervosiva un po’, nonostante amasse alla follia quel tipetto.
«Pierre, cosa ci fai di nuovo in camera mia?» domandò, posando la tracolla sul divano e avvicinandosi a lui, che era a una delle macchinette addossate al muro che dava sul suo bagno privato.
«Non si vede? Sto giocando!» rispose il bambino che, per arrivare ai bottoni e alle manopole, si era dovuto mettere in piedi sulla sedia girevole della sua scrivania.
«Scendi di lì, ti farai male.» lo rimproverò il ragazzo.
All’improvviso il bambino sbagliò un movimento nel gioco, decretando il Game Over.
«Accidenti!» protestò, ma nel farlo si mosse in modo brusco, facendo ruotare un po’ la sedia, tanto che perse l’equilibrio. Con uno scatto veloce Adrien coprì il resto della distanza che li separava prendendo il piccoletto al volo.
«Pierre, sei un pericolo pubblico...» commentò, spostandogli una ciocca biondo platino dalla fronte e aiutandolo a rimettersi in piedi.
Il bambino sorrise divertito, come se non fosse successo assolutamente nulla, anzi sembrava quasi pronto a combinarne un’altra delle sue da un momento all’altro.
«Zia Monique dice che anche tu eri così da piccolo.» rispose, facendogli alzare gli occhi al cielo.
«Non hai risposto alla mia domanda: perché sei in camera mia?» chiese nuovamente Adrien.
«Perché tieni del formaggio puzzolente lì dentro?» domandò mentre un sorriso si estendeva sul suo viso da bambino. Lui si voltò sconvolto nel punto dove stava indicando, vedendo la piccola cassaforte dove Plagg teneva la sua scorta di camembert, aperta.
«Pierre, quante volte ti ho detto che non devi ficcanasare in giro.» lo rimproverò, andando a chiuderla e ruotando la manopola in modo che fosse nuovamente sigillata, domandandosi se il suo kwami se la fosse dimenticata aperta oppure il bambino aveva scoperto la combinazione.
«Scusa...» disse con quella sua vocetta, per niente pentita. In quel preciso momento entrò Nathalie nella camera.
«Pierre, non disturbare il signorino Adrien! – lo rimproverò la donna – Mi perdoni, stavo facendo un lavoro per suo padre e...»
«Non preoccuparti Nathalie, non è niente.» la rassicurò Adrien con un sorriso.
La donna allungò un braccio verso il bambino, mostrando il palmo aperto. Questi sbuffò, dirigendosi con piedi pesanti e strascicati verso di lei, prendendogli poi la mano. Subito dopo uscirono entrambi dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, solo a quel punto Plagg uscì dalla tracolla, furioso come non mai.
«Spero che quel moccioso non abbia toccato il mio camembert o giuro che lo spedisco in Tibet!» esclamò, andando a controllare subito se dentro la cassaforte c’era ancora tutto.
«Per favore, basta spedire persone in Tibet… – commentò il biondo con un sospiro, avvicinandosi nuovamente alla tracolla e afferrando il cellulare – Maledizione Plagg, tre chiamate perse da Marinette! Potevi anche avvisarmi…»
«Scusami se ero preoccupato per il mio camembert!»
Adrien scosse la testa, sospirando nuovamente e selezionando in rubrica il numero della sua fidanza, per poi portarsi l’apparecchio all’orecchio.
«Era ora…  È da mezz’ora che cerco di chiamarti…» rispose la voce di Marinette.
«Scusami. Ho beccato Pierre in camera mia e Plagg sembrava più preoccupato per il suo stupido formaggio maleodorante, piuttosto che avvisarmi che avevi chiamato… Come sta la mia coccinellina preferita?» domandò aprendo l’armadio bianco e cercando qualcosa da mettersi per casa.
«Disperata… Perché la matematica è sempre così complicata? Insomma sono passate appena due settimane dall’inizio del liceo e già non ci capisco più un tubo.» brontolò esasperata e davanti a lui per un attimo sembrò apparire l’immagine della corvina, seduta alla scrivania di camera sua che si passava disperata una mano tra i capelli, mentre mordicchiava nervosamente la penna nel tentativo di comprendere che calcoli dovesse fare per risolvere gli esercizi.
«Quindi è per questo che mi hai chiamato? Per approfittarti del mio talento in matematica? Ed io che pensavo avessi voglia di sentirmi.» disse, dando un tono quasi offeso all’ultima frase, mentre prendeva una maglietta a maniche lunghe blu scuro e un paio di jeans.
«Ho sempre voglia di sentirti, micetto… Però ho anche bisogno di te…»
«Va bene, ho capito. Vado a farmi una doccia e poi vengo da te coi libri, tanto anche io devo fare quegli esercizi.»
«Sei il fidanzato migliore del mondo!» esclamò entusiasta lei. Lui però rimase in silenzio, proprio davanti alla porta scorrevole del bagno e, nonostante Marinette non potesse vederlo, quel silenzio probabilmente le aveva fatto intendere che stava pensando a qualcosa.
«Adrien…?»
«Vuoi venire qui tu? Così ci facciamo la doccia assieme…» disse, con tono malizioso.
«Cosa?! Adrien… Che… che dici?» balbettò la ragazza, facendolo sorridere.
«Immagino che la risposta sia un ‘no’ quindi.»
«A dopo, Adrien!» lo salutò, chiudendo la chiamata, senza nemmeno aspettare la sua risposta. Allontanò il cellulare dall’orecchio ridendo e poggiandolo sul mobile del lavandino, per poi chiudere la porta.

 

Si passò una mano tra i lunghi capelli scuri, puntando gli occhi grigi su quelli a mandorla di Tian, mentre il fotografo davanti a lei, faceva qualche altro scatto.
«Perfetto! – si complimentò il fotografo – Ancora un paio senza giacca e abbiamo finito». Lei allora si tolse la giacchetta rossa che aveva addosso fino a poco prima, porgendola a un assistente, che era lì nello studio, e rimettendosi in posa.
Quando il servizio finì tirò un sospiro di sollievo, avvicinandosi finalmente al giovane cinese.
«Sei riuscito a venire.» disse contenta.
«Ho chiesto al nonno di finire da solo gli ultimi due clienti e quindi eccomi qua.» rispose lui allargando le braccia.
«Allora sai che ti dico? Vado a cambiarmi e poi andiamo da qualche parte a cena, che ne dici?» domandò lei, prendendogli la mano, lui però storse la bocca poco convinto.
«Non potremmo mangiare a casa mia? Insomma è la terza volta in due settimane che mi offri la cena e ogni volta trovi un ristorante sempre più costoso... Sai solitamente è l’uomo che offre.» a quelle parole un sorriso dolce e rassicurante si estese sul volto della ragazza.
«Ti prometto che è l’ultima volta.»
Lui sospirò, accettando quell’ennesima richiesta. Per quanto pure lui avesse uno stipendio, lo doveva dividere con il nonno e pur essendo il miglior centro massaggi di tutta Parigi, non avevano certo abbastanza clienti da poter usare i loro guadagni per ristoranti di lusso o cenette romantiche; perciò, spesso e volentieri, offriva Angelie, che con il suo stipendio da modella se lo poteva permettere.
«Allora aspettami, cinque minuti e sono di nuovo qui.» disse la corvina, allontanandosi.

 

Lila sbuffò, mentre si abbottonava la camicia bianca.
«Andiamo è solo per una sera.» disse Holly, guardandola con in suoi dolci occhietti viola, mentre fluttuava davanti al suo viso.
«Non è solo per una sera, è tutte le volte in cui uno dei camerieri non può venire; come se non bastasse non mi pagano nemmeno.» concluse, controllandosi allo specchio.
«Comunque ho mandato il messaggio a Nathaniel come mi hai chiesto, dicendogli che il vostro appuntamento è rinviato a domani.»
«Grazie Holly, sei un tesoro. – le sorrise l’italiana, legandosi i lunghi capelli castani in una coda – E ora forza, in tasca.» a quell’ordine la piccola volpe si tuffò nel taschino della camicia bianca, mentre lei usciva dalla porta di casa e scendeva le scale del palazzo.
Quando arrivò all’ingresso, invece di uscire fuori, si diresse verso una porta laterale alla sua sinistra, su cui vi era scritto Privé, dopodiché bussò. Venne ad aprirgli una donna molto simile a lei, con i capelli castani un po’ più corti dei suoi che le arrivavano fino alle spalle, sormontati da un cappello a fungo sulla testa.
«Era ora che arrivassi! – disse la donna – Forza sbrigati, Noel non può fare tutto da sola.» concluse, scostandosi e facendola passare. Lei le lanciò un’occhiataccia, come ad avvisarla che le stava facendo soltanto un favore e che sarebbe stata volentieri in qualsiasi altro posto che non fosse quel maledetto ristorante.
Non appena entrò in cucina suo padre la salutò appena, mentre stava soffriggendo qualcosa in padella.
«Porta le due linguine al tavolo dodici.» le intimò la madre, che l’aveva seguita, rimettendosi anche lei ai fornelli.
Lei allora, con un sospiro, prese i due piatti che c’erano sul ripiano in metallo della cucina e dando le spalle alla porta che dava alla sala, gli diede una spallata ed uscì dal regno dei suoi genitori, ritrovandosi nel vero e proprio caos del ristorante.
Scoccò subito uno sguardo a Noel, la giovane francese che i suoi avevano assunto l’anno precedente come apprendista cameriera, che ora stava servendo a un tavolo poco più in là con il suo smagliante sorriso. Poi si voltò verso il tavolo che doveva servire e quasi le venne da ridere nel vedere chi vi era seduto.
«Allora chi di voi due piccioncini ha ordinato le linguine alla bolognese e chi quelle alla romagnola?» domandò, non appena fu al tavolo.
«Lila?!» esclamò stupito Tian, non aspettandosi affatto di vederla lì.
«Lavori qui?» chiese invece la ragazza.
«Solo per oggi, perché l’altro cameriere non c’è. Non posso lasciare la povera Noel nelle grinfie fameliche ed esigenti dei miei.» disse tranquillamente l’italiana.
«Capito, comunque la bolaniese è mia.» disse la ragazza, non riuscendo a pronunciare esattamente il nome del piatto italiano. Lila allora le porse il piatto di linguine condite con il ragù fatto in casa, mettendo invece davanti a Tian il piatto di pasta condito con cipolle, pomodori, zucchine e speck.
«Buon appetito fanciulli.» disse la ragazza, per poi allontanarsi e tornare in cucina per prendere un’altra ordinazione.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: KiarettaScrittrice92