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Autore: LightingThief    04/05/2018    3 recensioni
L'annuncio del Torneo Tremaghi, che quell'anno si terrà ad Hogwarts, scuote particolarmente gli animi degli studenti e chiunque vuole partecipare per ottenere fama e gloria. Ma il Ministro della Magia Sengoku impone un'unica regola: solamente i ragazzi appartenenti al sesto ed al settimo anno potranno prendervi parte.
Così iniziano le avventure dei ragazzi, che dovranno affrontare un anno più difficile degli altri sia per via del torneo sia per la convivenza con gli studenti provenienti dalle altre scuole. Affronteranno il famoso Ballo del Ceppo e soprattutto dovranno risolvere enigmi e prove.
Ma chi verrà scelto dal Calice di fuoco?
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Questa è una ff Crossover con i personaggi di One Piece catapultati nel mondo di Harry Potter. Spero che l'idea possa piacere e che soprattutto diverta.
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ASL, Ciurma di Barbabianca, Famiglia Vinsmoke, Mugiwara, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 33. Second task

Il professore le aveva chiaramente detto di mantener la calma una volta giunta fuori e questo faceva ben intendere quello che sarebbe potuto succedere, ma non appena superarono l’ingresso della tenda, oltre al boato di applausi ed urla, che rischiò di stendere la campionessa, Bibi si ritrovò a fissare quello che era il loro avversario. Dovevano averlo innaffiato durante la notte, perché non solo il Platano Picchiatore era già in movimento, ma fra l’altro era diventato ancora più grande del previsto. Odiava quando la magia veniva utilizzata contro i ragazzi, ma fu solamente dopo che si rese conto del peggiore particolare, che invece aveva già sconvolto gli altri due ragazzi. 
Infatti, assottigliando lo sguardo verso il grande albero, in un groviglio di rami e radici che sembravano muoversi ed avvolgere quei corpi in continuazione, intravide Pell, e proprio allora il cuore le si fermò. Fu piuttosto sicura di esser rimasta senza fiato e che tutta la paura accumulata per la prima prova era niente in confronto a quello che stava succedendo in tale momento. Il professor Phoenix, che si era voltato verso i campioni, fece segno a tutti e tre di seguirlo, ma a protestare per prima fu Boa Hancock. 
«Che cosa avete fatto a Rufy? Che storia è mai questa? »
Ovviamente lo urlò, additando il professore come se quella fosse tutta colpa sua, ma probabilmente lui non c’entrava un bel niente. In quel frangente di eventi era il ministero della magia, quindi la colpa era unicamente di Sengoku. O almeno questo fu il ragionamento di Bibi, eppure le ci volle una discreta dose di coraggio per non mettersi ad urlare proprio come stava facendo Boa, catturando su di sé tutta l’attenzione. Al contrario delle ragazze, invece, Katakuri pareva infinitamente calmo e determinato, come se stesse studiando i rami che vorticavano sopra le loro teste. 
«Signorina Hancock, se continua ad urlare in questo modo verrà sospesa la sua partecipazione dal torneo, quindi, adesso tutti quanti seguitemi e diamo inizio a questa prova. »
Il Primo ministro, che non sembrava ammettere repliche, fulminò tutti e tre dinnanzi agli occhi dell’intero pubblico, che osannava i propri campioni. Bibi sperò di intravedere fra la folla i propri amici, ma era abbastanza difficile riconoscerli. Una schiera di professori era posta dinnanzi alle staccionate che separavano i ragazzi dagli spalti, posti a debita distanza, ma questo non la tranquillizzò neanche per un istante. La propria bacchetta divenne improvvisamente più pesante, anzi, decisamente pesante e l’istinto di urlare si fece sentire vivo anche in lei.
Come avevano osato toccare Pell semplicemente per farlo esser parte di quella stupida prova?
Insomma un conto era mettere in pericolo lei, ma quel ragazzo non c’entrava nulla e poi la sola idea di saperlo in pericolo la faceva sentire male.
Guardò con attenzione in direzione di coloro che erano stati presi e vide che oltre a Pell avevano rapito anche Rufy e Reiju. Effettivamente non li aveva visti entrambi, quel giorno, ed a colazione li aveva cercati anche abbastanza disperatamente, ed ecco spiegato che cosa gli era successo e perché non li avrebbe trovati. 
Anche se a malincuore seguì gli altri due e poi, una volta giunti esattamente davanti all’albero, ma a parecchi metri di distanza, apparvero tre pedane in legno sulle quali i campioni rispettivi furono fatti salire e posizionare in ordine di altezza decrescente. Bibi, dunque, era l’ultima, quindi posizionata a sinistra di Boa, che invece era al centro, mentre alla destra della corvina vi era Katakuri. 
Con un semplice colpo di bacchetta il preside Barbabianca fece apparire accanto a loro tre un alto palo in legno con un orologio dalle fattezze barocche, dorato, il tutto fra gli applausi generali. Così almeno avrebbe saputo quanto tempo le rimaneva per finire la prova. 
«Dunque, campioni, lasciate che vi spieghi in cosa consiste la seconda prova. » sottolineò Sengoku limitandosi ad utilizzare un incantesimo per incrementare il tono della propria voce, richiamando così il silenzio. «Per chi fosse riuscito a risolvere l’indovinello, come potete ben vedere, qualcosa vi è stato sottratto—… ma a questo punto forse è il caso di dire qualcuno. Per ognuno di voi è stato selezionata una persona che il platano avrebbe tenuto come ostaggio. Voi, miei cari, avrete giusto un’ora di tempo, sempre per rifarci all’indovinello, e riuscire a liberare dal platano picchiatore il vostro ostaggio. »
Ovviamente tutti e tre i ragazzi annuirono nel silenzio generale, quindi la prova si faceva decisamente più seria del previsto, perché un conto se ad essere messi in pericoloso erano solamente loro, ma adesso c’era in ballo ben altro. 
«Qui non si tratta di toccargli la mano o altro, dovrete letteralmente liberarli dalle sue spire se non ci riuscirete—… »
Ma le parole di Sengoku vennero interrotte dal brusco colpo di un cannone che doveva decretare l’inizio della prova. E poi, quella frase lasciata in sospeso, forse orchestrata ad arte, aveva trasmesso a Bibi un’ansia non indifferente ed una paura per il destino di Pell. 
«Andate, che la seconda prova abbia inizio. »
Urlò mentre la gente alle spalle dei campioni aveva iniziato ad applaudire e l’orologio a segnare i secondi che passavano dall’inizio della prova. Probabilmente Bibi fu quella più lenta a ricollegare il tutto infatti, mentre ancora si guardava intorno spaesata, sia Boa che Katakuri erano saltati giù dalla pedana ed avevano iniziato a correre in direzione del platano e dei suoi ostaggi.
Lei, nonostante le gambe stessero tremando, riuscì a balzare giù ed a muovere qualche passo, mentre le dita si serrarono intorno alla bacchetta. Ma proprio mentre la ragazza aveva iniziato ad avanzare in direzione dell’albero i rami si mossero sopra la propria testa, e si abbassarono sempre di più verso di lei. Infatti l’albero non sembrava disposto a tollerare perdite di tempo ed era partito anche lui all’attacco puntando a tutti e tre i campioni che correvano nella sua direzione. Bibi, concentrata com’era su Pell, che senza sensi ed incastrato fra quelle radici le incuteva timore, rischiò di essere colpita immediatamente da un pesante ramo, che sembrava una mazza da quidditch ma dalle dimensioni di una macchina, le crollò addosso per schiacciarla contro il terreno. 
Fu una fortuna che si gettò di lato all’ultimo secondo, finendo a terra, ed evitando di essere uccisa durante i primi minuti di gioco. Insomma questa era una gara di forza, intelligenza e velocità, tutte qualità che in generale non le mancavano ma lei stessa era anche abbastanza certa di non eccellere in nessuna di esse.
Probabilmente era fregata e con lei anche Pell, ma non avrebbe mai permesso che il suo destino dipendesse da una stupida prova. 
Si rimise in piedi senza molte difficoltà, mentre afferrava la bacchetta, pronta a lanciare un Immobilus sull’ennesimo ramo che si dirigeva contro di lei, ma non ebbe alcun effetto. Era tutto un saltare ed evitare i rami che si muovevano con frenesia, lasciandola senza fiato. Riuscì ad intravedere con la coda dell’occhio Katakuri avvicinarsi alla sorella di Sanji, ma un ramo più grosso di lui, il che era quanto dire strano, lo scagliò via con forza inaudita. Lui, però, era riuscito a sfiorare il polso del suo ostaggio, cosa che Bibi difficilmente sarebbe riuscita a fare.
Ma poi si ricordò delle parole di Usopp e di come sarebbe dovuta riuscire a trovare quel nodo che serviva, appunto, per arrestare l’intero albero.
Quindi doveva analizzare il tutto con attenzione, senza perdere la calma.
Nonostante si ripetesse che doveva ragionare, in quel momento una pioggia di rami pari a fruste, s’abbatterono su di lei, circondandola e provando a distruggerla. Fu costretta letteralmente a proteggersi con l’ausilio delle braccia, ma il dolore provato per quelle frustate, non fu indifferente. Con difficoltà riuscì ad allontanarsi, usando anche l’incantesimo Stupeficium, ma l’effetto fu quasi nullo.
Possibile che nessun incantesimo funzionasse contro quell’essere bestiale? Perché di questo si trattava, di un platano arrabbiato che non vedeva l’ora di farli fuori. 
«Bene, ragioniamo—… devo trovare il nodo ma devo anche provare ad avvicinarmi, nonostante sembri impossibile. »
Sussurrò fra sé e sé la turchina, liberandosi i capelli da delle ciocche sfuggite alla coda alta che si era fatta quel giorno. Un sospiro fuoriuscì dalle sue labbra e poi inaspettatamente alle incitazioni del grande pubblico alle sue spalle, che le urlava di avvicinarsi, iniziò a correre lateralmente, nella speranza di studiare quel platano alla ricerca del suo punto debole. Fu costretta a saltare ogni ramo, ed abbassarsi quando meno se l’aspettava, uno di essi provò ad afferrarla per un polso, quasi come a volerla immobilizzare, ma un piccolo incantesimo di Incendio l’aiutò nel liberarsi da quelle grinfie. Non si sarebbe arresa, ed infatti continuò a correre, con difficoltà, studiando quel tronco, mentre i suoi colleghi combattevano e litigavano con immensi rami e radici che non li lasciavano stare. Boa era letteralmente appesa per i polsi e non riusciva a liberarsi, mentre urlava il nome di Rufy, mentre Katakuri sembrava essere messo meglio, nessuno spareva curarsi di lei, ma le urla di Boa la fecero fermare. Non poteva lasciarla li, anche perché la sua bacchetta era caduta a terra, quindi Bibi, contro ogni aspettativa, lanciò un incantesimo di Incendio sui rami che bloccavano la corvina, che improvvisamente si ritrassero e la lasciarono cadere al suolo. La campionessa di Beauxbaton, sorpresa come non mai da quel salvataggio in extremis, lanciò uno sguardo stupito a Bibi, che senza dire altro riprese a correre nella sua folle analisi di quell’albero. Era chiaro che il tempo scorreva inesorabilmente, ma purtroppo sulle radici non sembrava esserci nulla che sembrasse ad un ammasso inespugnabile.
E poi, all’improvviso, dal nulla, apparve un ramo spesso che le si parò dinnanzi, quasi come se fosse sbucato dal nulla, e la colpì in pieno stomaco, sobbalzandola via a metri e metri di distanza. La ragazza chiuse gli occhi durante il volo, soprattutto preparandosi all’impatto e quando andò a sbattere si ritrovò letteralmente senza fiato e con gli occhi lacrimanti per il dolore. Era insostenibile una cosa simile. Non si rese neanche conto di essere andata a sbattere contro la staccionata che sperava il pubblico dal campo, ma una mano possente l’afferrò per il colletto della felpa e la tirò su di peso, senza che lei neanche se ne accorgesse, perché ancora troppo sconvolta. 
«Girare intorno non ti servirà a nulla, Nefertari, agisci. In che cosa sei brava? » 
Le parole di Crocodile, sussurrate in modo tale che fosse solo lei a sentirle, l’accompagnarono nel rimettersi in piedi, il tutto unito ad una forte spinta che la faceva rientrare in campo. 
Bibi, molto lentamente, si voltò, massaggiandosi lo stomaco, però Crocodile aveva ragione, era inutile girare intorno, doveva riflettere. Ma poi, quelle parole, che la riportarono indietro ad una conversazione avuta prima che iniziasse il torneo, rischiarono di stordirla perché forse aveva trovato un modo per andare più velocemente nel controllare l’intero albero, anche perché fino in cima era difficile arrivarci. 
In che cosa era brava lei? 
Puntò la bacchetta in direzione del castello, sperando che tutto ciò potesse seriamente funzionare, e con decisione sussurrò due semplici parole che forse l’avrebbero salvata, perché quella era l’unica possibilità di sopravvivenza. 
«Accio Nimbus! »
   
 
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