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Autore: summers001    04/05/2018    3 recensioni
Post-MJ, pre-epilogo | POV Peeta | "Io e Peeta ricominciamo a crescere insieme."
Dal secondo capitolo:
"Aspetta!" la chiamo e sento la mia voce venire fuori con una certa urgenza. "Vuoi restare? Puoi aiutarci a ricostruire la recinsione, tagliare via le erbacce o..." continuo elencando una serie di mansioni che potrebbe coprire senza stancarsi troppo dopo una mattinata di caccia.
Devo essere pazzo, mi ripeto per la milionesima volta in questi ultimi mesi. Hai continuato a provare a parlarle per anni prima della mietitura, per mesi dopo i primi giochi, per settimane dopo i secondi e dopo la guerra. Perché ti aspetti qualcosa di diverso? Perché dovrebbe voler rimanere qui con me questa volta? Tra i detriti, la polvere e i ricordi che tanto la tormentano per di più.
[...] D'altronde la follia non è ripetere gli stessi gesti aspettandosi ogni volta un risultato diverso?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

 

Il nostro libro si è fatto grande ormai. Forse chiamarlo libro è addirittura sbagliato, perché si tratta solo di fogli sparsi in tutto il salotto ed avere Ranuncolo a gironzolare per casa non ci ha certo aiutati, costringendoci a riscrivere pagine e pagine. Ormai ne avremmo almeno una centinaia.

Una sera decidiamo che è ora di rilegarle, facendo in modo però di lasciare ancora spazio per poter aggiungere di più. Mancano ancora molte persone di cui scrivere. I primi grandi assenti sono la mia famiglia, di cui Katniss ha ancora paura di chiedermi e Maysilee Donner di cui invece io e Katniss abbiamo paura di chiedere. Da questo io e Haymitch sappiamo che è lei quella più forte tra tutti noi, quella più veloce a piangere ed elaborare. Forse anche la più coraggiosa a parlarne.

Alle sei di sera siamo in salotto, armati di spago e un ago dalla cruna abbastanza grande da farcelo passare dentro. Ci siamo procurati persino una copertina: è marrone e di pelle, resistente e molto grande, forse di un vecchio album di fotografie.

Haymitch ci ha raggiunto da poco. E' seduto sul divano, dietro di noi, mentre tiene in mano una bottiglia di liquido ambrato senza etichetta, ma che ormai ho imparato a riconoscere come scotch. Da questo invece capiamo che non ha nessuna intenzione di smettere e che il treno con i suoi rifornimenti è arrivato in anticipo questa settimana e la cosa ci infastidisce, perché un po' ci piaceva il nostro mentore sobrio. A me soprattutto.

Katniss mi guarda mentre faccio passare l'ago attentamente tra le pagine, cercando di infilzarle tutte alla stessa altezza, concentrandomi solo ed esclusivamente su quel puntino che abbiamo disegnato a matita come guida.

"Mi passi le forbici?" le chiedo, stringendo l'ultimo nodo.

Katniss raccoglie delle grandi forbicione nere dal tavolo. Sono attrezzi da sarto che abbiamo recuperato da una delle vecchie ceste di sua madre, che usava probabilmente per rammendare i vestiti. Me le porge stringendo le lame in un pugno e quando le prendo indugio più del dovuto sulle sue dita, sfiorandole coi polpastrelli. Vorrei che lasciasse cadere le forbici e potessi intrecciare le dita alle sue. Vorrei che non ci fosse Haymitch e che potessi baciarla comodamente distesi sul divano dietro di me. Eppure mi piace anche questo nuovo indugiare, i suoi sguardi fugaci che sono solo per me e quella irresistibile sensazione di scosse elettriche che provo nel toccarla.

In tutta risposta, Katniss alza un mignolo ed afferra il mio, facendomi ritrovare la mano che copre la sua. Solo quando Haymitch tossisce o finge di farlo, le sfilo le forbici da mano e con una mossa veloce taglio lo spago e mi metto in contemplazione del blocco di fogli finalmente al sicuro.

"Che ne pensi?" le chiedo.

"H-hm." mugugna Katniss in approvazione. Si mette a contemplare l'opera anche lei, fingendo che le interessi davvero se ci sono o no fogli che sporgono o spago troppo a vista, intanto si avvicina facendo aderire il fianco e tutto il lato sinistro del suo corpo a me. Questa innocente intraprendenza mi sorprende e fa a cazzotti con la Katniss impacciata ed innocente che la mia testa vuole ricordare. Col fiato trattenuto la studio e lei alza gli occhi e guarda me nel movimento più ammaliante e felino che abbia visto fare, sconvolgendomi ancora di più e facendomi pensare a tutto fuorché al libro.

Immagino di cingerle i fianchi e stringerla addosso a me. Immagino di inspirare il suo respiro ed indugiare con le labbra sulla sua pelle calda, mentre lei mi mette fretta e mi sollecita con piccoli movimenti del capo che la fanno ancora più vicina.

Lei non saprebbe aspettare, mi dico. E' impulsiva, nonostante la straordinaria pazienza che usa per cacciare. Forse lo sarebbe anche con me o forse la sua voglia di vita sarebbe così dirompente da togliermi il respiro. Non faccio che pensarci ed immaginarmelo e questo è nato solo dalla sua vicinanza e dai due baci di ieri. Mi chiedo a cosa lei stia pensando adesso con quei grandi e luminosi occhi grigi e se scapperebbe se sapesse cosa mi vortica nella testa.

Katniss alza un dito ed accarezza il bordo regolare e perfetto delle pagine, arrivando a sfiorare anche me. Abbozza un sorriso imbarazzato che imito anch'io alla perfezione. Potrei sentire una piccola scossa elettrica che dal suo pollice va al mio, ma mi arriva un calcio dietro alla schiena che mi fa sbandare e spezza la magia.

"La piantate voi due?" ci interrompe Haymitch con fare di disappunto. "L'hanno capito tutti."

In realtà non abbiamo neanche iniziato, vorrei dirgli io, ma mi trattengo, non sapendo come lei possa prenderla ed aspettandomi già qualche battuta sprezzante tra i due che ci rovinerebbe la giornata. E poi non ho voglia di litigare. No, proprio per niente.

"Capito tutti cosa?" chiede Katniss con una voce da finto angioletto, mentre mi sorride e mi cerca come complice, per poi girarsi e giocare con le dita sulla copertina marrone orfana. Si sorregge ed arriccia i capelli alla base della nuca, mentre le labbra si curvano ancora di più e quando non riesce più a trattenersi si copre la bocca fingendosi disinvolta. E' spensierata adesso. E' una ragazza giovane che vive nel presente, che nasconde una cottarella alla persona adulta più vicina, che ha un segreto e che pensa che sia imbarazzante.

"Dì un po', dolcezza," comincia Haymitch in tono arrogante ed insolente. Solo sentire la sua voce così mi fa pensare al peggio, so già che il nostro pomeriggio si è incrinato. "Hai già smesso di piangere la sorellina?" chiede, poi si sporge in avanti e mi mette entrambe le mani sulle spalle per coinvolgermi. Da così vicino sento l'odore di alcol e la cosa mi piace ancora meno. "Il nostro Peeta ha le mani magiche?" sospiro e mi arrendo all'inevitabile scontro che sta per arrivare. Ma dov'è quel mentore furbo ed intelligente che ci ha salvati entrambi?

Katniss lo guarda incredula e ferita. Si allontana da me e poi si rigira offesa, guardando i fogli vuoti sparsi ovunque ed il fuoco che scoppietta nel camino. La osservo ed aspetto che un'onda di rabbia si infranga su noi due, ma non succede e questo mi preoccupa ancora di più.

Haymitch nel frattempo è di nuovo con la bottiglia in mano, se la porta alla bocca e lo vedo fare un lungo sorso, mentre riesco solo ad immaginare quanto possa bruciare tutto quell'alcol nell'esofago. Si lecca le labbra, poi si asciuga la bocca col dorso di una mano, trovandosela impasticciata ed appiccicosa e se la pulisce alla fine sul divano. Tutte le mie fantasie che riguardavano quel divano muoiono all'istante. Vedo ripetere al mio mentore lo stesso gesto, così decido di intervenire. Contento? Ce l'hai fatta a coinvolgermi.

"Questa la prendo io." faccio tirandogli via la bottiglia. La allungo a Katniss verso il tavolino, aspettandomi le sue dita che mi sfioravano di nuovo, ma lei non reagisce e gliela metto affianco. "Adesso ti porto a casa e basta bere per oggi."

Haymitch si divincola dalla mia presa. Agita il braccio ed anche se un po' istabile, si tira su e mi punta un dito contro. "Non ho bisogno della tata." mi dice e si allontana. Arranca e quasi cade a terra, ma si salva all'ultimo secondo piantando un piede a terra. "Però portami da mangiare." mi dice aprendo la porta "E non quel pasticcio di carne di Sae." aggiunge, riferendosi alla cena del giorno prima.

Annuisco anche se non mi sta guardando, mentre gioco con le dita nelle tasche, aspettando impaziente il momento in cui esca di scena. La porta si chiude e tiro un sospiro di sollievo: pericolo scampato. Dov'eravamo rimasti?

Le dita di Katniss tamburellano nervose nel tavolino. Sembra trattenersi e cercare di contenere la rabbia, nata forse dal tentativo di Haymitch di sminuire il suo dolore o forse dall'allusione troppo spinta per i suoi gusti. Non ho neanche il tempo di rifletterci su che la vedo afferrare la bottiglia che le avevo posato di fianco. All'inizio temo che voglia bere lei al posto suo. Invece, quando il suo braccio prende la carica dietro alla testa, capisco cosa sta per fare e stringo solo gli occhi in attesa che il vetro si infranga nel caminetto e una scia di fuoco segua a ritroso la traiettoria dell'alcol. Una fiammata invade la stanza e quasi sembra toccare Katniss, che invece se ne sta ferma impalata a farsi sfiorare dalla vampata bruciante. Vorrei controllare che stia bene, ma la sua faccia impassibile è già piuttosto eloquente. E poi adesso sono io quello che arrabbiato: poteva farsi male, poteva uccidersi ed uccidere anche me, dare fuoco alla casa o distruggere solo qualcosa, come il libro. I miei occhi allora cercano immediatamente il libro, che per fortuna non pare neanche aver sentito caldo.

"D'accordo," comincio cercando di contenere la rabbia, cosa in cui sono diventato bravissimo. "che hai?" le chiedo, anche se lo so già, ma non ho voglia di starle dietro.

"Che ho? Niente." risponde subito lei come se io fossi pazzo, mal celando disprezzo e disappunto, ma nei miei confronti non in quelli del nostro mentore.

"Haymitch ti ha..." cerco una parola e lascio cadere una pausa ad effetto, ma non voglio che sia troppo lunga ed uso la prima che mi viene in mente "turbata?" mi rendo conto da solo che suoni come un esagerato eufemismo.

"Questa cosa" comincia lei indicandosi prima il petto e poi me "non può funzionare." mi dice secca.

Tutta la rabbia mi scivola via, facendo spazio ad una incertezza mista a disperata ansia. "Questa cosa?" le chiedo confuso dalla voglia contemporaneamente di sapere e di non sapere cosa intenda con "questa cosa".

Katniss prende un respiro profondo, mi guarda di nuovo ed intanto stringe le pagine appena rilegate del libro con una mano nervosa. Adesso lo so che sta facendo: scarica la rabbia su di me e mi fa male per allontanarmi, per poter stare da sola, leggere di nuovo di Prim crogiolandosi nel suo ricordo e smentendo le insinuazioni di Haymitch su come l'abbia così velocemente dimenticata.

La rabbia scompare definitivamente e con quella anche la mia insicurezza. Le allungo una mano per massaggiarle una spalla, cercando di consolarla col contatto, ma lei si allontana e capisco che questo non funziona.

Katniss comincia a tirare su col naso da sola e respira a grandi boccate, mentre io mi preparo alle lacrime. "Non posso lasciarla andare." mi dice e gli argini si rompono e cadono le lacrime, ma dura solo un momento perché torna a combattere, per lei, per Prim, per il suo ricordo. Guardandola mi chiedo come faccia solo a pensare che sia possibile per lei lasciarla andare e dimenticarsela o come possa dubitare di averlo già fatto.

Non appena si riprende, mi guarda con fare da guerriera, pronta ad attaccarmi per difendersi ed a tirare su il suo scudo di forza che maschera il suo cuore a pezzi. "Non sono come te." insinua, ma non ci casco.

Non so come affrontarla. Escludo immediatamente un abbraccio e passo in rassegna nuove idee, fino a quando non trovo quella giusta. Vuole soffrire? Bene, facciamolo, ma facciamolo insieme. Così mi faccio male per lei. E' come se ai suoi piedi avesse una serie di vetri rotti e per aiutarla dovessi passarci sopra anch'io e sanguinare.

"Io neanche l'ho fatto." rispondo con voce spezzata, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime all'idea di quello che sto per dire. "Penso a mia madre ogni santo giorno. Non siamo mai andati d'accordo. Avrei voluto avere più bei ricordi, come te con Prim e con questo dicendo che tu sia fortunata di me, anzi forse il contrario." dico tutto d'un fiato. Le frasi mi escono da sole e controvoglia, nonostante sia stato io ad iniziare, come infilarsi due dita in gola e lamentarsi poi dei conati. E' un vomito di parole, ecco cos'è. "E nonostante tutto questo non hai mai spesso di fare male. Posso assicurarti che il tempo non te la farà dimenticare." le confesso. Poi continuo e le parlo come non ho mai parlato neanche al dottor Aurelius: una volta aperto il barattolo non riesci più a richiuderlo. "Quando ho saputo cosa era successo al distretto, ho messo da parte tutto il resto un attimo. Tutto," ripeto con più enfasi "Capitol, quello che mi avevano fatto, la guerra, tu coi pas-pro. Ero..." comincio a pensare a come dirlo meglio e nel frattempo sorrido e questo mi fa pensare che sono uno stupido che sorride al posto di piangere, che questo mi rende meno credibile, che la mia faccia non è sintonizzata con quello che provo. "...un bambino. E ricordavo quella mia madre di quando ero bambino." alzo gli occhi e trovo Katniss a labbra schiuse che pende dal mio racconto, dal mio dolore, dal mio sangue sui suoi vetri rotti e so che nel frattempo si riconosce in quello che dico. Ci riconosciamo e comprendiamo. "E' successo di nuovo qualche settimana fa, sul prato." le ricordo "E stamattina. La aspettavo con la mia tazza di latte caldo mentre urlava ai miei fratelli di preparsi per la scuola." al ricordo sorrido e Katniss abbozza un sorriso, che mi ricorda il mio quando mi parla di Prim. Ma basta parlare di me.

Katniss stringe le labbra ed abbassa gli occhi grigi. Si muovono come se stesse leggendo qualcosa nell'aria davanti a sé e mi fermo a guardarli incuriosito. Le sue palpebre sono gonfie e mi ostruiscono la visuale. Le lacrime le si sono seccate sulle guance, dove hanno appiccicato ciglia e ciuffi di capelli ribelli ancora un po' rovinati. Tira su col naso di continuo, dilatandone le ali color pomodoro che non riescono a catturare abbastanza aria. Allora alterna un risucchio d'ossigeno con la bocca ed uno col naso ostruito.

Non oso immaginare in che stato sia la mia faccia e non voglio saperlo, per non perdere il coraggio di allungare una mano e prenderle la guancia. Con la manica blu della maglietta le pulisco le lacrime dalle guance, ma una sola non basta e così aggiungo l'altra e la guardo completamente perso nel suo viso. "Fatto." dico più a me stesso. All'improvviso mi torna in mente il nostro aspetto devastato la prima volta che arrivammo a Capitol City. Quell'aspetto quasi da selvaggi che contrastava con lo sfarzo ed il lusso della città. Ma non è un pensiero triste, no anzi: è strano come il tempo che passa cancella le brutte sensazioni e ti lascia solo quelle più belle, come Effie che ci ammira estasiati prima che Cinna ci andesse le fiamme. Il ricordo mi fa sorridere e lo uso per far sorridere anche lei. "Se Effie ti vedesse adesso, ti farebbe ripartire dal livello di bellezza zero."

Piano piano gli occhi di Katniss si alzano. Mi guarda come se si stesse chiedendo se l'ho detto per davvero ed alla fine cede e ride addirittura, con una risata che le esplode in gola, dirompendo dalle labbra e dalle narici. Si copre bocca e naso, mentre riesco ancora a vedere le due fossette sulle guance. "Neanche tu sei bellissimo." mi risponde poi a tono ed eccola di nuovo qui la mia ragazza di fuoco.

"Non è vero, sono sempre bellissimo!" scherzo, ma neanche mi impegno a fare il finto offeso preso come sono dall'ammirare lei.

"Adesso sembri Finnick." mi deride.

"Ho imparato dal migliore." le dico e mi aspetto un'altra battuta sul fatto che fosse insopportabile o magari sul fatto che avesse troppe ammiratrici. Invece Katniss sta zitta. Allunga una mano ed istintivamente mi accarezza una guancia. Mi pulisce col pollice lacrime che neanche sapevo di avere, mi guarda ed io chiudo gli occhi per sentire solo il suo tocco sulla pelle. Poi mi lascia e si appoggia al divano. Ha le mani bloccate tra le gambe chiuse, quasi dovesse proteggersi. La schiena è piegata e gli occhi sono bassi, persi di nuovo. Le giro un braccio attorno alle spalle e la stringo tra il petto ed una mano. Katniss sospira e la sento lasciarsi andare contro di me. All'improvviso mi scappa un sorriso, che non riesco a trattenere: Katniss è qui con me. Abbiamo pianto, abbiamo litigato, ci siamo arrabbiati ed ora siamo più legati di prima. C'è qualcosa di speciale nelle lacrime, nel piangere e nel farlo con qualcuno. E' come se ogni lacrima fosse un filo che lega lei a me.

Katniss deve avermi sentito sghignazzare, perché si solleva e mi guarda stranita, non capendo cosa ci sia da ridere. "Che hai?" mi chiede incuriosita.

"Che ho? Niente." faccio io, imitando lei e prima che me ne accorga mi rifila una gomitata nel fianco che mi farebbe ridere ancora di più se non sapessi che me ne arriverebbe ancora un'altra in quel caso. "Niente, niente." mi difendo "Sono solo contento."

"Per cosa?" mi chiede poi, ma credo che lo sappia e che voglia solo sentirselo dire.

"Per questa cosa." rispondo in estasi, imitando di nuovo il suo gesto della sua mano di poco fa, indicando me e poi lei compulsivamente. Katniss capisce e non risponde. Lo so, è troppo presto per pretendere che esprima qualunque tipo di emozione. Mi aspetto altra ritrosia ed invece si rilassa e torna di nuovo nella stessa posizione, poggiando la testa sulla mia spalla. La vicinanza mi offre l'occasione di rifilarle un veloce bacio tra i capelli.

Se adesso potessi scegliere una qualunque persona, viva o morta che sia, per poterci parlare, chiamerei banalmente il mio terapista, senza scomodare i miei genitori dall'oltretomba. Gli direi che ha sbagliato sin dall'inizio con me, che avrebbe dovuto lasciarmi tornare al distretto e stare con Katniss da subito. Gli direi che con lei ho ritrovato me stesso, che con lei sono un po' più Peeta. Non che non lo fossi prima, ormai l'ho accettato, ma mi riconosco finalmente e la sua forza indomita mi dà il coraggio di mollare la presa qualche volta, di sentirmi arrabbiato di tanto in tanto e poi di rilassarmi. Non ne conosco la ragione e non ha senso, niente di tutto quello che ci è successo ne ha, ma è così e lo accetto. Con lei voglio essere la persona migliore che so di poter diventare, con lei non ho più paura di uccidere qualcuno. Forse si tratta solo di voler fare bella figura per conquistare la ragazza o forse no. Tutto quello che so è che sono quello che sono oggi grazie a lei; che i miei successi, per quanto futili e banali per una persona normale possano essere, sono in parte merito suo.

"Peeta?" mi chiama lei, distraendomi dai miei pensieri che però sono ancora contagiosi e non possono non farmi notare quanto sia melodiosa la sua voce quando pronuncia il mio nome.

"Hm?" le chiedo sopraffatto dal momento, inspirando profumo di shampoo e ossigeno dai suoi capelli.

"E Haymitch?" mi chiede.

E' incredibile come un solo nome possa rompere un incanto. Haymitch sta diventando oggetto delle nostre conversazioni un po' troppo spesso: è diventato ancora più scostante ed impertinente, al punto che siamo entrambi ad un passo dall'obbligarlo a chiudere con l'alcol una volta e per tutte. Sono sicuro che uno di questi giorni l'urgenza ci spingerà a studiare una strategia. Questa è una di quelle cose che il Peeta migliore vuole fare, ma deve farla per forza adesso?

"Cosa?" fingo di non capire perché voglio tornare nell'incanto, in quel mondo che profuma di shampoo e dove sembra tutto voltare per il verso giusto.

"Che facciamo?"

"Niente. Che si fotta!" gli dico in uno sprazzo di ribellione, abbracciando quella parte più oscura e disinibita di me. Katniss mi guarda come se non credesse a quello che ho detto. "Voglio dire," mi rimangio subito "credo che abbia solo paura di essere tagliato fuori." le spiego. "Non succederà." e la tranquillizzo.

Katniss sospira. "Io voglio tagliarlo fuori."

Mi metto a ridere perché so che non è seria, ma poi alza lo sguardo di nuovo, come ha fatto prima, con quegli occhi luminosi concentrati su di me, che sembrano cantare come una sirena.

"Oh." riesco a dire solo, prima di precipitarmi sulle sue labbra.

 




Angolo dell'autrice
​Grazieeeee! Cioè ho visto un'impennata di letture esagerata O_O no vabbè, grazie!
​Grazie mille! Mi piacerebbe ricambiare con aggiornamenti più veloci, però purtroppo non ho tantissimo tempo.
​Comincia comunque la parte carina della storia, quella dove si esplora una relazione. Vi dico la verità, ero partita con l'idea di arrivare fino allo scorso capitolo, ma man mano che scrivevo continuavano a venirmi diverse idee in mente. La mia idea di partenza era solo di guardare Katniss dall'esterno, dagli occhi di qualcun altro, guardare quell' "effetto che faceva alla gente". Adesso mi rendo conto in prima persona davvero di quell'effetto xD Mi voglio mettere alla prova per darle un'identità in una relazione e speriamo di arrivarci. Comunque tranquilli, so dove sto andando a parare. 
​Come al solito fatemi sapere che ne pensate, pensieri belli o brutti che siano :) 
​Un saluto, un bacione gigantesco ed alla prossima!

 
  
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