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Autore: _Gilestel_    07/05/2018    3 recensioni
Le ultime riprese di un telefilm tanto amato quanto odiato dai suoi fan, le ultime battute dei personaggi, gli ultimi abbracci del cast.
Gli ultimi sguardi delle protagoniste.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jennifer Morrison, Lana Parrilla
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You make a fool of death with your beauty, and for a moment
I forget to worry


 
Quella notte si erano fermate poco fuori Chicago. Lana aveva detto che avrebbe aspettato in albergo, se Jen avesse voluto passare a salutare i suoi, ma a Jen non importava. Ripartirono l’indomani all’alba, dirette verso New York.
“Quante puntate avete già girato?” chiese la mora riferendosi al nuovo telefilm in cui doveva recitare l’altra.
“Cinque, ma ora ci prendiamo una pausa in attesa di vedere come andrà il Pilot.”
“Sei emozionata?”
“Abbastanza,” rispose la bionda con un mezzo sorriso, “anche se non è la prima volta che interpreto un personaggio che fa parte delle forze dell’ordine.”
“Credo che sia un ruolo che ti calza a pennello. Eri molto sexy nei panni dello Sceriffo Swan, anche se i muscoli del tenente White non mi dispiacevano affatto” commentò Lana con un sorrisino malizioso.
Jennifer non riuscì a trattenersi e sfoggiò quelle adorabili fossette per cui Lana moriva ogni volta.
“Beh, anche tu non eri niente male come militare, e anche il camice ti donava molto, ma il ruolo che più preferisco rimane quello di Regina.”
“Solo Regina o anche la Evil Queen?” domandò Lana genuinamente curiosa di sentire la risposta.
“Per me sono la stessa persona. Non fraintendermi, sei riuscita a caratterizzare entrambe molto bene, ma la nuova Regina e la vecchia Regina sono una l’evoluzione dell’altra” spiegò Jennifer in maniera concisa ma professionale. “Anche se devo ammettere che recitare di fronte alla Evil Queen mi aveva fatto eccitare non poco” mormorò poi mordicchiandosi il labbro inferiore.
“A me sembravi più che altro spaventata.”
“Spaventata che mi si leggesse in faccia quello che volevo farti” ammise la bionda suscitando la risata di Lana.
“Mi spiace deluderti, tesoro, ma alcune persone hanno notato i tuoi sguardi fin dalla prima stagione.”
“Perché, credi che i tuoi siano passati inosservati?” ribatté Jennifer con un sopracciglio alzato.
“Ma io interpretavo il ruolo della lussuriosa Regina Cattiva.”
“E del lussurioso sindaco, e della lussuriosa mamma single…”
“Smettila!” la rimproverò dandole una piccola sberla sul braccio. Scoppiarono a ridere entrambe e quando la risata scemò, rimasero in armonioso silenzio per qualche minuto. Poi Lana prese il cellulare e si mise a messaggiare per qualche minuto. “Mia madre ti invita a cena” esordì a un certo punto lasciando l’altra a bocca aperta. “Vieni?”
“Io… emh…” balbettò Jennifer.
“Che c’è? È solo una cena informale con mia madre.”
“Appunto, con tua madre.”
“Probabilmente sarà presente anche mia sorella, ma le conosci già, che problema c’è?”
“Beh… le ho incontrate, non è che le conosca” disse la bionda stringendosi nelle spalle.
“Avanti, ti adorano entrambe!” la spronò Lana. “O meglio, mia madre ce l’ha un po’ con te perché hai permesso che sposassi Fred, ma non ti odia di certo.”
“E tua sorella?”
“Pensa che sia stata una sciocca a sposare Fred, ma non mi odia di certo” rispose con tono leggermente amareggiato.
Jennifer le prese la mano. “Tutti commettiamo errori, siamo esseri umani.”
“Riusciremo mai a imparare da essi?” chiese Lana.
“Non ne sono sicura, ma posso garantirti che ce la sto mettendo tutta.”
 

Arrivarono a New York la sera e, poco dopo le otto, parcheggiarono di fronte alla casa della madre di Lana, la stessa in cui l’attrice era cresciuta. Quella zona di Brooklyn era piuttosto tranquilla a quell’ora: per le strade giravano poche auto, sui marciapiedi c’erano solo alcune coppiette e qualche runner che probabilmente sarebbe arrivato a Central Park nel giro di un’ora. Mentre Lana metteva il guinzaglio ad un’iperattiva Lola, Jen le tolse le valige dal portabagagli. Poi alzò gli occhi alla porta e si immobilizzò.
“Andrà tutto bene, tranquilla!” la rassicurò Lana accarezzandole dolcemente la schiena prima di afferrare la maniglia di un trolley.
Jennifer fece un respiro profondo e poi la seguì.
La porta si aprì prima ancora che la mora potesse suonare il campanello.
“Tesoro, siete arrivate!” la accolse la madre stringendola in un caloroso abbraccio.
“Come stai, mamma?” chiese Lana dandole un sonoro bacio sulla guancia.
“Molto meglio ora che sei qui.” Poi la sua attenzione fu attirata da Lola. “Ma certo, bellezza, sono felicissima di vedere anche te!” disse abbassandosi per accarezzarle le orecchie.
Quando la donna si alzò, Jennifer allungò la mano verso di lei. “È un piacere rivederla, signora Parrilla.”
La donna prima le sorrise, poi le strinse la mano e con il braccio sinistro le cinse le spalle attirandola a sé in un mezzo abbraccio. “Anche per me è un piacere, ma ti prego, chiamami Dolores.”
 

“Queste lasagne sono buonissime!” si complimentò Jennifer finendo il proprio piatto. Erano nella sala da pranzo, attorno al tavolo erano presenti anche Deena, la sorella di Lana, e suo figlio minore.
“Dovresti provare quelle di zia Maria,” disse la padrona di casa riferendosi alla parente italiana che aveva incontrato l’anno prima, “quelle sì che sono vere lasagne.”
“Assolutamente,” concordò Lana, “un’esperienza mistica. Peccato che poi non rimanga spazio per nient’altro.”
“Quando siamo state in Italia lo spazio l’ho trovato. Sono ingrassata di tre chili in pochi giorni, ma ne è decisamente valsa la pena” disse la madre facendo sorridere le altre donne.
“Sappiate che non vi ho ancora perdonate per non avermi portata” commentò Deena con delle finte occhiatacce.
“L’anno scorso mi ci ha portata Lana, quest’anno se vuoi puoi essere tu a regalarmi un bel viaggetto, tesoro” fu la pronta risposta della madre.
“Solo se paga Lana!”
“Grazie tante, sorellona!” esclamò questa fingendosi indignata.
“Ad ogni modo anche le sue lasagne sono molto buone, signora” commentò di nuovo Jennifer.
“Dolores” la corresse la donna.
“Dolores” acconsentì la bionda con un sorriso.
“Sarò anche nonna, ma non sono anziana, vero Bryce?”
“Certo, nonna, tu sei giovanissima” rispose il ragazzino ingurgitando un’altra forchettata di pasta e provocando l’ilarità generale.
 

Erano quasi le dieci di sera quando, dopo aver mangiato il dolce ed essersi profusa in una buona dose di complimenti, Jennifer si alzò da tavola per congedarsi.
“Sono stata davvero molto bene, grazie infinite per l’invito, Dolores” disse riuscendo finalmente, nonostante il leggero imbarazzo, a usare il nome di battesimo della donna.
“Il piacere è stato mio, Jennifer, spero di rivederti presto” la salutò l’altra con un abbraccio.
Lana guardò la scena con un sorriso sulle labbra. Sua madre era sempre stata molto cordiale con tutti i suoi amici, ma aveva notato quanta premura avesse usato nei confronti di Jennifer durante la serata. Conoscendone il carattere, e alcune problematiche, dai racconti della figlia, era stata ben attenta a farla sentire ben voluta senza però esagerare nelle dimostrazioni d’affetto, tanto che, se il primo abbraccio era risultato un po’ forzato, quello di commiato era stato ricambiato senza problemi dall’altra attrice, se non addirittura con un’espressione distesa.
“Ti accompagno” disse Lana ringraziando la madre con uno sguardo. Si diressero verso l’ingresso in silenzio, una accanto all’altra.
“È stata davvero una splendida serata” disse Jennifer orami sulla porta, “grazie mille per l’invito.”
“Grazie a te per averlo accettato” mormorò Lana avvicinandosi pericolosamente a lei. “Che programmi hai per la notte?” domandò poi.
“Credo che arriverò a casa, farò una doccia e mi metterò a letto a leggere un libro. Sono stanca per il viaggio, ma sai com’è quando sei così stanca… il sonno tarda ad arrivare” rispose con una punta di malizia nella voce.
“Capisco” rispose la mora con uno sguardo complice.
“E tu invece?”
“Credo che farò una bella doccia e poi mi metterò a letto.”
“Capisco” rispose Jennifer di rimando. “Beh, allora buonanotte.”
“Buonanotte.” Si avvicinò e la baciò sulle labbra per qualche secondo, prima di scostarsi e di rivolgerle l’ennesimo sorriso. “Ci vediamo presto.”
Jennifer rispose dandole un bacio leggero, poi aprì la porta e la salutò con un cenno della mano.
 

Meno di un’ora dopo, Lana passò dal salotto dove si trovava sua madre.
“Mamma, io esco” le disse a bassa voce per non disturbare Bryc, che dormiva sul divano accanto alla nonna. Era consuetudine che il nipote si fermasse per la notte almeno una volta a settimana.
“Ma tesoro, sei appena tornata” mormorò la donna con un uno sguardo triste che spezzò il cuore di Lana.
“Mi spiace, ma avevo promesso ad alcune amiche di passare a salutarle.”
“Ho capito,” sospirò sua madre, “e immagino che non rientrerai stanotte.”
“No, non credo.”
Sul volto della donna si dipinse un mezzo sorriso rassegnato; non era delusa, era solo un po’ triste che la figlia non passasse molto tempo con lei, ma era anche vero che aveva superato i quarant’anni e che non poteva pretendere di averla sempre al suo fianco. Era comunque fortunata ad avere una figlia amorevole e premurosa come Lana.
“Allora divertiti, tesoro” furono le sue parole.
“Grazie, mamma” rispose Lana voltandosi.
“Ah, e di’ a Jennifer che è la benvenuta quando vuole.”
Lana la guardò ma non rispose, riuscendo a mala pena a trattenere la risata per essere stata scoperta da sua madre.
 

Il taxi si fermò davanti al palazzo, Lana pagò per la corsa, afferrò la borsa e scese dall’auto. Percorse i pochi metri che la separavano dall’ingresso e spinse la pesante porta a vetri, salutò il portiere, che ricambiò cortesemente, e si diresse in fondo all’atrio, verso gli ascensori.
Salì al tredicesimo piano e quando le lucenti porte di acciaio si aprirono, uscì e svoltò a destra, percorse il lungo corridoio e bussò all’ultima porta. Sentì avvicinarsi uno scalpiccio e quando la porta si aprì non poté fare a meno di sorridere.
“Spero di non averti svegliata.”
“Tranquilla, non riuscivo a dormire” rispose l’altra appoggiandosi allo stipite.
“Sai, conosco un ottimo modo per prendere sonno” disse Lana con voce sensuale.
“Sempre pronta a correre in mio aiuto, come sono fortunata!”
Si scambiarono un altro sorriso, poi Jennifer si scostò per far passare Lana, che cominciò a sbottonare la giacca, mentre lei chiudeva la porta alle loro spalle.



NDA
Un grazie di cuore a chi ha letto, recensito e seguito questa storia. 
Grazie per avermi sopportata in quest'avventura breve ma intensa.
A presto!
  
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