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Autore: Ashcasak_2k2    13/05/2018    2 recensioni
Un tempo nel caos iniziale si distinguevano quattro forze misteriose, quattro energie inesauribili, quattro elementi potenti:
Fuoco, Aria, Acqua e Terra.
Indipendenti da altro, ma legati tra loro, i quattro elementi giunsero dopo numerosi tentativi ad un equilibrio armonico che per millenni è rimasto inalterato grazie ai Custodi. Oggi quest'equilibrio sembra più che mai destinato ad infrangersi come un fragile castello di carte in presenza di un lieve sbuffo di vento... Ma come in ogni altro secolo ci sono quattro Custodi che sono stati preparati a proteggerlo con l'ausilio della natura stessa che si affida a loro.
Heric, Aaron, Meredith e Daisy.
Loro sono i Quattro.
~DAL CAPITOLO 3
"Credi forse che qualcuno di noi abbia scelto di essere qui a giocare a fare gli stregoni creando palle di fuoco, turbini di vento, onde e terremoti?! Credi forse che qualcuno di noi abbia avuto scelta o anche solo voce in capitolo in tutto questo?!"
Le urlò contro quelle parole mentre senza che se ne rendesse conto dalle sue mani iniziavano a prender forma delle scintille...
È LA MIA PRIMA STORIA SIATE CLEMENTI!!!
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci tenevo a ringraziare Ssj13 per il supporto che mi dà con le sue recensioni.
Quindi questo capitolo lo voglio dedicare alla prima ed unica fan della storia. 
Grazie! 


ATTENZIONE!!! LEGGETE LE NOTE A FINE CAPITOLO, CI SARÁ UNA PROPOSTA

ALBO SIGNANDA LAPILLO DIES - Un giorno da ricordare

"I Quattro sono arrivati zio"
Una ragazza dai capelli corvini irruppe nel tempio fasullo di un re senza corona, o per lo meno così era stato definito dai precedenti Custodi. 
"È tempo di farvi avanti allora. Fategli credere di essere loro alleati, fino a fargli confessare i loro punti deboli e poi dall'interno sarà molto più facile distruggerli" 
Ghignò pregustando la vittoria come se l'avesse già avuta in tasca. Non temeva quattro stupidi ragazzini che, seppur dotati di poteri, si sarebbero fatti battere cedendo a sciocche passioni amorose o da folli manie di grandezza: li aveva in pugno e, se il piano non fosse andato come previsto, avrebbe avuto diversi assi nella manica.
"Non credo che il piano funzioni"
Se sua nipote si era dimostrata una degna erede, suo figlio era invece più reticente. Non pensava che il ragazzo non credesse alla causa, semplicemente stava affrontando la classica crisi di ribellione verso la figura genitoriale.
"Funzionerà se voi farete in modo che funzioni. Siate credibili, recitate, abbindolateli e cadranno come il re alla fine di una partita di scacchi. Non importa cosa dobbiate fare; la cosa importate è che lo facciamo se è necessario." 
"Sai che lo faccio solo per un motivo, vedi di ricordartelo sempre" disse a quel punto in ragazzo che aveva gli stessi capelli scuri del padre e della cugina e un così insolito colore di occhi. Nella sua famiglia infatti erano tutti caratterizzati da occhi scuri come le anime dei loro possessori... Decisamente lo sguardo era stato l'unico regalo della madre.
"Ricorda di bere la pigmentum oculis che tua zia Zaira ha preparato per te, altrimenti manderai tutto a monte"
Gli ricordò acida sua cugina, cercando di entrare nelle grazie dello zio.
Detto questo vennero entrambi congedati e partirono per adempiere alla loro missione.

P.O.V Daisy 
Il college era qualcosa di meraviglioso, una realtà immensa, in un piccolo grande campus. Era assurdo pensare di perdersi lì dentro quando a pochi chilometri si trovava New York. Insomma pensare alla Grande Mela avrebbe dovuto farla impallidire, mentre lei, ragazza semplice e di provincia tramava di fronte alla vastità del campus. Tutto era lì e a portata di mano: sembrava un sogno... O forse lo era... Si ritrovò a pensare. Aaron che aveva cantato felice in macchina con loro durante il viaggio, Meredith ed Heric che scherzavano allegri senza litigare?! Beh si... Decisamente doveva essere un sogno, ma lei non aveva proprio voglia di svegliarsi.
"Ragazzi che ne dite se nel pomeriggio andassimo a comprare qualche mobile per arredare la casa, che so... Qualcosa che dia un tocco più personale e accogliente; infondo dovremo viverci lì!" 
Provò a sfidare la sorte porgendo quella domanda ai suoi amici, ma visto il clima sereno che si era creato nel loro appartamento non appena arrivati aveva creduto di poter fare qualcosa che li unisse ancora di più.
"Io ho già una casa, questa è solo una copertura provvisoria" 
Brusco e tagliente, Aaron l'aveva ferita, come al solito. Non le sembrava di aver chiesto nulla di così assurdo, ma come al solito lui aveva alzato le sue difese sentendosi attaccato da non si sa bene cosa.
"Daisy dobbiamo assolutamente rimetterci in paro con gli esami. Credi davvero che possa perdere tempo dietro simili sciocchezze?"
Se da Aaron c'era da aspettarselo, la freddezza di Meredith la colse impreparata, tant'è che non rispose subito.
"Saputella ti comunico che siamo solo a settembre e non ci sono stati ancora esami... Ma che te lo dico a fare... Tanto fai sempre di testa tua! Sapete che vi dico?! Vado a conoscere un po' di gente che stare qui a parlare di esami il primo giorno mi ammorba. Oh andiamo! Siamo al college!!!"
Heric era intervenuto, ma solo per chiarire di non voler passare del tempo con persone così noiose... Di bene in meglio insomma...
"Ok, ok, ho capito! Afferrato il concetto!! Ognuno per i fatti suoi. Aaron nel suo antro di solitudine e malinconia, Heric a farsi amici e a rimorchiare durante le feste e Meredith in compagnia delle uniche cose in grado di farla emozionare, i suoi cari libri... Oh andatevene al diavolo"
Lo disse con un tono che non le apparteneva; era così furiosa che per un attimo i suoi amici stentarono a riconoscerla, nella sua voce non risuonava alcuna dolcezza e nel suo sguardo non vi era ombra della sua innata pazienza. Dopo quell'esortazione poco galante si chiuse la porta alle spalle sbattendola energicamente. 
L'avevano proprio delusa.

P.O.V Alexander 
"Sai, penso sia ora di rispondere alla tua domanda"
Tutto si sarebbe aspettato, meno che Cassandra cedesse nel giro di un giorno... Sicuramente c'era sotto qualcosa.
"Cosa hai visto?" chiese infatti il Gran Maestro.
"Sai che non posso rivelarlo"
Fece appello al suo giuramento di guardiana.
"In passato non ti sei mai fatta questi problemi con lui..."
Ricordò rancoroso qualcosa di cui, per tacito patto, nessuno dei due aveva fatto parola per quasi dieci anni. Lui aveva infranto quell'accordo, violato un confine invisibile che non poteva, né doteva essere superato; era entrato in un terreno minato, capendo solo dopo il significato e la gravità della sue parole. 
"Cassy, io non..." 
"Hai perfettamente ragione. Non commetterò due volte lo stesso errore... Non è così indispensabile che tu sappia cosa penso dei Custodi, così come non era indispensabile che lo sapesse lui."
Lo liquidò glaciale, fingendo che l'insinuazione del fratello non l'avesse ferita; purtroppo per lei, quella volta, la sua abilità nel mentire non riuscì a mascherare la grande amarezza che provava.

P.O.V Heric
"Giubbotto di pelle, occhiali da sole e ciuffo spettinato. È un classico"
Heric stava camminando a passo sicuro verso la mensa; il suo unico obiettivo per quel giorno sarebbe stato fare nuove conoscenze. Era stufo di quei tre insopportabili musi lunghi noiosi. Lui voleva divertirsi.
"Scusami?!"
Chiese rivolto alla ragazza che, quasi sbucata dal nulla, lo aveva fermato.
"Si, si, dico proprio a te! Ti hanno mai detto che il bello e dannato è passato di moda?"
Quella ragazza era proprio strana... Nemmeno lo conosceva e già si prendeva tutta quella confidenza... Non si fece troppe domande e pensò che volesse solo flirtare e così decise di accontentarla.
"Beh evidentemente a te non hanno mai detto che i grandi classici sono eterni invece!"
Rise provocante con un piccolo ghigno ad increspargli le labbra.
"Può anche darsi... Ma trovo i cliché terribilmente noiosi"
Ammiccò sarcastica all'indirizzo di quel ragazzo che l'aveva attirata per la sua solarità, mal celata da un abbigliamento da bad boy.
"Posso almeno sapere il nome della ragazza che mi sta deliberatamente offendendo senza neppure conoscermi?!" 
Represse un sorriso con scarsi risultati.
"Sei decisamente troppo permaloso... Se questo lo definisci offendere..." Sbuffò contrariata lasciando in sospeso la frase, senza però perdere la luce birichina che le accendeva lo sguardo. Sapeva di averlo incuriosito e la cosa la soddisfaceva più del lecito.
"Oppure sono semplicemente troppo furbo e ho usato una scusa per chiederti come ti chiami"
La canzonò divertito da quel siparietto e dalla complicità che si era creata dopo poco meno di dieci minuti.
"Sarà... Ma oltre allo stile da cattivo ragazzo decisamente out dovresti rivedere anche le tue tecniche di abbordaggio"
Replicò la ragazza schioccando la lingua al palato in modo seducente.
"Chi ti dice che io voglia abbordarti? Al massimo è il contrario... Ti ricordo che sei tu che hai attaccato bottone per prima"
Non era solito perdere uno scontro verbale, quella volta non avrebbe fatto eccezione. Le parole erano le sue frecce e, come un bravo arciere, non avrebbe mancato il bersaglio.
"Se non volevi abbordarmi perché mi hai chiesto come mi chiamo allora?"
Gongolò per averlo messo nel sacco rispondendo solo alla prima delle due affermazioni di lui e non sapendo che il custode del Fuoco non era un tipo che soleva arrendersi facilmente.
"Semplice: non ho la cattiva abitudine di parlare con gli estranei!"
Improvvisò furbescamente per non perdere terreno.
"Ma se parliamo da quasi mezz'ora?!"
Gli fece presente con un pizzico di scetticismo per poi riprendere più tagliente: "Credi che basti sapere il mio nome per poter dire di conoscermi?! Comunque, se proprio ci tieni, piacere, Emily"
Non avrebbe mai dimenticato lo sguardo perforante con cui quella ragazza gli porgeva la mano: scuro, profondo, se non fosse stato attento avrebbe rischiato di annegare. Ripresosi dai suoi pensieri le rispose: "Non credi che una stretta di mano sia troppo formale?!"
Rise tra sè pensando a tutti gli uomini di affari con cui sua madre aveva a che fare ogni giorno e a quanto fossero noiose le cene dove era andato sotto minaccia della signora Cooper.
"Comunque io sono Heric"
Aggiunse subito dopo essersi ripreso dall'ilarità del momento.
"Beh Heric è stato davvero un piacere conoscerti, però si è fatto tardi e ho lezione. Ci si vede in giro!"
Si voltò raggiungendo un gruppo di ragazze che ridacchiarono nel vederla arrivare.
Decisamente quella ragazza era strana... Ma si ritrovò a pensare che non era poi così convinto che quella stranezza lo infastidisse...

P.O.V Aaron
Era stufo.
Aveva condiviso di tutto con loro: chiacchiere scherzose, battibecchi, il cibo, la casa... Di tutto! E sapere che quel tutto non era ancora abbastanza per loro, lo irritava molto. Non era mai stato una persona rumosa, che si sente arrivare da lontano o di cui si sente la mancanza quando non c'è perché si percepisce la casa vuota: lui non era così e mai lo sarebbe stato. La morte dei suoi genitori non aveva fatto altro che accentuare un tratto del suo carattere che era, già di per sé, ben delineato. Stava facendo degli sforzi assurdi per provare ad essere diverso. Diverso per loro. Loro che lo stavano aiutando ad aprirsi, ma che non rispettavano i suoi tempi. Poi c'era stata Daisy; la rossa pazza che dopo un giorno di viaggio e due di trasloco voleva uscire per arredare la casa... Una cosa indispensabile a sentir lei... Pff... Erano altre le cose indispensabili, ma non si sarebbe aspettato che capisse. Prima di lasciare la sua casa, l'unica sua grande paura era stata dimenticarla e, con lei, dimenticare i suoi genitori. Daisy non poteva capire e neppure si sforzava di farlo. Eppure quella volta si sbagliava e la dimostrazione gli arrivò via WhatsApp nel giro di qualche ora:
"Scusami se ho alzato la voce e grazie perché oltre a me sei l'unico che si sta impegnando in questa convivenza e so quanto ti risulti difficile. Lo apprezzo"
La solita bambina! Gli scappò un sorriso per il modo genuino che aveva di affrontare i problemi e pensò che forse qualcuno i suoi sforzi li aveva veramente notati e proprio con la sensazione di esser stato apprezzato e finalmente capito digitò il messaggio di risposta:
"Fatti trovare tra venti minuti sotto il portico all'entrata del campus."
Breve e coinciso, proprio come lo era lui. Molto meno nel suo stile sarebbe stato il gesto che si accingeva a compiere. 

P.O.V Meredith
Dopo la sfuriata di Daisy era rimasta sola in casa a studiare, ma più si sforzava di leggere, più le parole non le restavano in mente. Era distratta: vedere proprio Daisy, la più pacata e dolce fra loro, alzare la voce l'aveva scossa e le parole che la custode della terra le aveva urlato contro l'avevano ferita molto. 
Per non pensarci decise di cambiare aria e, con i libri alla mano, uscì alla ricerca di una biblioteca. Aveva portato con sé tutti i volumi che aveva già acquistato, senza usare una borsa, quindi per chiunque passasse lei doveva apparire come una grande montagna di tomi. A passo incerto raggiunse la sua meta, ma non avendo mani libere si trovò in difficoltà quando dovette aprire la porta.
"Serve una mano?!"
Chiese retorico un ragazzo che doveva avere, su per giù, la sua età, prendendole i libri di mano, senza aspettare la sua risposta.
"Grazie, ma non era necessario"
Entrò stizzita da tutta quella confidenza che il giovane si stava prendendo e si riprese le sue cose togliendogliele di mano.
"Sarebbe bastato solo il grazie, comunque io sono William, ma tu puoi chiamarmi tranquillamente Will o Bill."
Se si fosse limitata alle parole che aveva detto avrebbe potuto pensare che ci stesse provando, ma, sentendo il tono e vedendo l'espressione con cui le pronunciava, aveva capito che era semplicemente il modo di fare stravagante di quel ragazzo.
"Beh William è stato un piacere, ma direi che ora puoi anche andare. Grazie per l'aiuto"
Disse facendo ciao ciao con la mano.
Lui fece per girarsi e andarsene, ma poi si voltò nuovamente verso di lei:
"Senti sono nuovo e non conosco nessuno, volevo solo..."
Lei non lo lasciò finire: "William ti andrebbe di accompagnarmi alla segreteria didattica?"
L'aveva capito, quel ragazzo era nella sua stessa situazione: ambiente nuovo e nessuna conoscenza, l'unica differenza era che lui era stato più coraggioso nell'uscire allo scoperto, mentre lei aveva preferito rifugiarsi nei suoi libri.
"Ma non dovevi studiare?"
Fece presente scettico il ragazzo, nonostante si leggesse felicità nei suoi occhi.
"Hai ragione: dovevo. Ma la biblioteca rimane sempre qui e poi ho delle faccende da sbrigare in segreteria... Ma se non vuoi posso anche andare da sola..."
Tagliò corto per accelerare i tempi di quella buffa conversazione.
"No, no! Ci vengo! Tanto anch'io ho da fare delle cose lì. Però ad una condizione"
Si affrettò a dire sfoderando un sorriso bellissimo.
"Dimmi"
Sbuffò Meredith pensando a quanto tempo stava perdendo di sua spontanea volontà.
"Non chiamarmi William, non mi piace..."
Bofonchiò grattandosi la nuca imbarazzato.
"D'accordo, ma Will e Bill sono troppo comuni... Mmm... Che ne dici di Liam?!" 
Propose divertita: amava dare soprannomi più di ogni altra cosa e forse le uniche persone,a cui non ne aveva affibbiato neppure uno, erano stati proprio i suoi compagni Custodi.
"Andata! Io come devo chiamarti invece?!"
"Direi che il mio nome andrà benissimo: piacere Meredith Smith"
"Liam Collins, lieto di conoscerti Meredith"
Si strinsero la mano fingendo di essersi appena incontrati e si incamminarono verso l'uscita.
Lui aveva insistito per portarle i libri e alla fine, dopo svariati tentativi, lei aveva ceduto.
"Senti facciamo una cosa: andiamo nel mio appartamento, posiamo i libri e poi andiamo insieme in segreteria"
Suggerì la custode dell'acqua al suo nuovo amico. In fondo non era andata così male, aveva conosciuto già una persona amichevole: le sue ansie erano totalmente infondate.
"Speravo lo dicessi, questi cosi pesano un quintale"
Rise lui tirando un sospiro di sollievo.
 
P.O.V Cassandra 
Aveva oltrepassato ogni limite, non era giusto che proprio lui le rinfacciasse quella cosa. Lui, che per primo aveva fatto follie per una donna, le rinfacciava di essersi fatta ingannare dall'unico uomo che aveva e che avrebbe amato nella sua vita. 
"Cassandra" 
Solito tono di voce autoritario, si sarebbe aspettata che in quella circostanza si sforzasse di dare alla sua voce quantomeno una parvenza di dispiacere. E invece... Niente. Assolutamente Niente. Non delle scuse, né il capo chino e la coda tra le gambe che avrebbe dovuto avere... C'era sotto qualcosa e, malgrado la rabbia le offuscasse la vista, aveva capito che il fratello voleva dirle qualcosa di importante: dopo tutto, litigio o non litigio, lei era una guardiana; certe cose le capiva subito. Proprio per questo sentore di pericolo, si risparmiò la parte della storia in cui l'avrebbe cacciato in malo modo per palesare il suo disappunto e passò direttamente alla domanda cruciale:
"Che è successo?" 
"È importante. Riguarda delle anomalie nelle gemme dei custodi: una si è illuminata ed è rimasta accesa a lungo... Sai cosa vuol dire vero?" 
Disse preoccupato. La guardiana aveva subito inteso la gravità della situazione: ogni pietra, posta sul capitello delle quattro colonne del tempio, rappresentava uno dei quattro Custodi e illuminandosi tramite un meccanismo magico indicava se questi stavano correndo qualche pericolo. 
"Lui è tornato e ha mandato qualcuno dei suoi da uno dei Custodi"
 
P.O.V Daisy
Non appena aveva ricevuto il messaggio era corsa nel luogo stabilito e, nonostante fosse in anticipo, Aaron era già lì, appoggiato ad una colonna di marmo con lo sguardo perso in chissà quali pensieri. 
"Ciao"
Si riscosse il biondo salutandola con un mezzo sorriso. Non si sarebbe aspettata di più. Era già assurdo pensare al fatto che le avesse risposto al messaggio, senza contare che non la aveva mandata al diavolo e che anzi le aveva proposto un incontro. Vedendo che la rossa non accennava a rispondere, ma che anzi lo guardava in modo strano, il ragazzo si premurò di aggiungere:
"Watson sta tranquilla, non ho intenzione di ucciderti". 
Alla ragazza scappò una breve risata che smorzò la tensione. 
"Beh se il tuo scopo non è ammazzarmi, in cosa consisterebbe il tuo piano?" 
"È una sorpresa... Mettiti il casco e reggiti forte" 
Così dicendo la fece salire sulla sua moto nera e partì spedito verso una meta a lei ignota.
 
 
 
 
N.d.A:
Eccomi qui per la serie "chi non muore si rivede", anche se non credo che in molti abbiano sentito la mia mancanza. Quanto a quei pochi che hanno atteso il capitolo: mi scuso. 
Primo litigio per i nostri quattro custodi e per il Maestro e la Guardiana... Per non parlare della sorpresa di Aaron a Daisy... Vi siete fatti un'idea?! E poi William ed Emily. Emily e William. Uno di loro potrebbe essere benissimo l'infiltrato... Chissà chi di voi indovina. 
Spero di essermi fatta perdonare per l'assenza e che il capitolo vi sia piaciuto. Se vi va fatemi sapere la vostra opinione con una recensione. Consigli e critiche costruttive sono sempre ben accetti. 
 Ad ogni modo ho una proposta da farvi.  
Vi sfido a capire chi dei due è "l'inviato" del cattivo e quale sorpresa potrebbe fare Aaron a Daisy. Chi indovina o comunque chi si avvicina di più alla risposta potrà scegliere tra l'avere uno spoiler facendomi una domanda o tra lo scegliere una cosa importantissima per la trama su cui sono parecchio indecisa.
Accettate la sfida?!
 
Baci e alla prossima 
Ashcasak_2k2 ❤️ 
 
 
 
 
 
 
 


 
   
 
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