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Autore: crige    13/05/2018    4 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Quando una storia d' Amore finisce, speri sempre di essere dalla parte del lasciante e non del lasciato.
Perché alla persona lasciata crolla il mondo addosso.
Alla persona lasciata non rimane nulla, ma tutto resta.

Ogni dettaglio.
Ogni più piccolo ricordo.
La più piccola stronzata.
La risata più insignificante.
Una canzone, un film.
E sono quelle  le cose che più feriscono.
Sono quelle cose che ti attraversano come lame.

Ti senti annientato, vuoto.
Senti esploderti nel petto il sentimento che purtroppo ancora provi.
Così talmente grande e senza via di sfogo che ti rimbalza e rimbomba dentro, comes se volesse ricordarti quanto sia inutile provarlo ancora.

La routine di coppia non esiste più.
Tutti i progetti, i bei momenti vissuti insieme, le risate, le cazzate...
Tutto, tutto è rovinato.
Non ci sono più bei ricordi, ma solo cose che vuoi dimenticare ma che non riesci a farlo.

E' come se il mondo ti crollasse addosso e tu non potessi far niente per evitarlo.
Come se adesso vivessi in apnea aspettando solo il momento giusto per riemergere.
Per mettere di nuovo la testa fuori dall' acqua e provare ad andare avanti.

E ti chiedi quanto ancora dovrai sopportare e aspettare prima che quel sentimento abbandoni anche te.
Perché ormai è inutile e ti ricorda solo tutto quello che hai perso.
Ogno fottuto giorno della tua vita.

E non è vero che il tempo aiuta.
Non è vero che prima o poi passa.
E' sempre costantemente tutto nella tua testa e basta solo una miccia a innescarlo di nuovo.

Puoi solamente scegliere se continuare a vivere nell' oscurità o provare a rialzarti verso la luce.
E il vero passo avanti è quando riesci a rimetterti in piedi.
Certo, la miccia è sempre dietro all' angolo ma prima o poi innescare tutto farà sempre meno male e innescherà solo sorrisi.

E tornerai a ripensare ai bei momenti con un atteggiamento nuovo.
Ma non posso dirti che non farà male.
Perché lo farà, perché per te è stato importante e vederlo mandare a puttane così ti spezza solamente il cuore ancora una volta.
Ma riprendere in mano la tua vita dipende da te e da nessun' altro.


Ecco perché quando una storia d' Amore finisce, niente rimane, ma tutto resta.







Non avevo ancora realizzato quanto mi mancasse la mia squadra.
E' bastato mettere piede in spogliatoio per farmi salire un groppo in gola.
Farmi chiudere lo stomaco e lasciare che un senso nuovo di felicità mi attraversasse.

Quando io e Ilaria siamo arrivate, erano già tutte lì.
Inutile dire che è scoppiato un gran casino appena siamo entrate.
Sono stata travolta e abbracciata da ognuna di loro.
Soprattutto da Cinzia e Bianca.

Ilaria è stata accolta in maniera impeccabile.
Come previsto non smettevano di farle i complimenti a fine allenamento.
Hanno pure cercato di comprarla per il prossimo campionato.
Non avevo dubbi.

Nonostante la bellissima serata, non sono riuscita a togliermi questo senso di preoccupazione che provo.
Eleonora è arrivata in ritardo, ad allenamento iniziato.
Ha sbagliato qualche placcaggio e ha pure lisciato alcune prese al volo.
Non capisco cosa le succede e questo mi confonde.

-Ehi, bella addormenata, sei tra noi?-

Alzo lo sguardo e trovo ad attendermi il sorriso ironico di Bianca.
A quanto pare devo essere rimasta seduta sulla panchina per parecchio tempo.
Sono già tutte cambiate e pronte per lasciare lo spogliatoio.

-Sì, scusa- scuoto la testa -Ilaria?-

-Credo di averla vista metteresi d' accordo con Lucia per uscire a bere qualcosa stasera-

-Tipico di lei- sorrido -che fate adesso tu e Cinzia?-

-Io esco con Gianluca e lei dobrebbe vedersi con uno-

-Ho capito- annuisco -riusciremo a berci qualcosa insieme prima che io riparta?-

-Ma tu non ripartirai!- ride, facendomi un occhiolino.

Successivamente si china scrocchiandomi un bacio sulla guancia.
Sorride beffarda per poi scappare via.
La solita idiota.

Butto in alto le braccia, stiracchiandomi.
Mi alzo recuperando il borsone.
Me lo carico in spalla, abbandonando lo spogliatoio.

Mi guardo intorno alla ricerca della mia amica.
Vengo attirata da due figure in mezzo al campo.
Le luci sono già spente, ma una potrei riconoscerla anche in mezzo a mille.
E' Nene e l' altra credo possa essere Antonio.
Sembra che stiano discutendo.
Che cavolo hanno ancora da dirsi?

-Amore!- 

Vengo travolta alle spalle da un uragano assai familiare.
La sento poi scoppiare a ridere, prima di apparirmi di fronte.
Sorride furbamente, facendomi intuire che ha qualcosa da dire.

-Smettila di chiamarmi così!- scuoto la testa, rassegnata -dove eri finita?-

-Con Lucia- risponde, con tono sornione -usciamo a bere qualcosa!-

-Va bene! Ma comportati a modo!-

-Agli ordini!- ride, stampandomi un bacio veloce sulle labbra -non aspettarmi alzata-

-Non ne avevo nessuna intenzione!-

La vedo correre in direzione della macchina della mia vecchia compagna di squadra.
Sarà il caso che si comporti bene.
Non avevo dubbi che avrebbe trovato da scopare anche stasera.
Penso che sia un suo talento nascoto.
Ma neanche troppo.

Torno a rivolgere lo sguardo in mezzo al campo, ma non ci sono più.
Mi guardo intorno cercando di scorgere Eleonora.
Sobbalzo quando Antonio mi passa davanti a tutta velocità sulla sua moto.
Dove è finita la mia amica?

Decido di tornare in spogliatoio.
Con mio grande sollievo, Nene è lì dentro.
E' da sola.
Cammina avanti e indietro con una sigaretta in mano.

-Ehi- mormoro, avvicinandomi.

Sobbalza puntando di scatto gli occhi nella mia direzione.
Si blocca di colpo.
La mano che regge la sua Marlboro trema visibilmente.
Che le prende?

-Ehi- ripeto, parandomi di fronte a lei -che succede?-

Per un attimo ho il terrore che i suoi le abbiano detto tutto.
Ma il fatto che non mi stia ancora urlando contro, mi fa capire che non è così.
Anche se da una parte ci speravo.

-Nene?- provo di nuovo, portando una mano sul suo viso -mi parli?-

-No- soffia.

-No cosa?- chiedo, confusa.

-NO!- ripete di nuovo, ma ad un tono più alto.

Mi da le spalle allontanandosi.
Prende a camminare avanti e indietro.
Si passa una mano tra i capelli ogni dieci secondi.

-Ok- insisto -mi stai facendo preoccupare-

-Non posso, Feffe- mormoro -Non posso farcela-

La blocco per un polso, attirandola verso di me.
La obbligo a voltarsi nella mia direzione.
Scruto il suo volto attentamente.

-Ma che cazzo, Ele, sei fatta?-

-Solo qualche canna-

-Ma quando?-

-Prima di allenamento- ammette, abbassando la testa.

Sospiro, allontanandomi di qualche passo.
Porto le mani sui fianchi, restando a guardarla.
Vederla così mi uccide.

-Mi dici che ti succede?- insisto ancora, quasi con tono di supplica -ti ho visto con Antonio-

-E' arrabbiato- confessa -mi conosce e ha capito che avevo fumato-

-Ti ha fatto una parte a culo?-

-Più o meno- scuote la testa.

-Che hai Ele?- mi avvicino di nuovo, cercando il suo sguardo con il mio.

-Io non lo so- alza la testa guardandomi -non capisco cosa succede- vedo una lacrima rigarle il volto.

Non sono abituata a vederla così.
Non l'ho vista piangere praticamente mai.
Mi sta facendo preoccupare a morte.

L' abbraccio di slancio.
La stringo forte a me, sospirando tra i suoi capelli.
La sento ricambiare la stretta e nascondere il viso contro la mia spalla.

-Non sento Erica da stamattina-

-Hai provato a chiamarla?-

-Sì, ma non risponde-

-Perché avete litigato?-

-Non è importante- si stacca di colpo.

Scatta velocemente verso il suo borsone.
Lo afferra mettendoselo in spalla, incamminandosi per andarsene.
Ma io l' agguanto per una manica, impedendoglielo.

-Bisogna che tu mi parli, Testona!-

Ho usato quel nomignolo apposta.
Sapevo che era forse l' unica cosa che potesse fermarla.
Infatti si blocca di colpo, guardandomi in un misto tra confusione e incazzo.

-Se non mi dici cosa c'è che non va, come faccio ad aiutarti?- le chiedo, sospirando  -perché hai discusso con Erica?-

Sbuffa, sedendosi sulla panca.
SI lascia poi scivolare la borsa dal braccio.
China la testa, unendo le mani sulle ginocchia.

-Non siamo d' accordo su alcune cose-

-Quali cose?-

-Non posso dirtelo- mormora -anzi, non voglio dirtelo-

-Nene...-

-No!- alza la voce, alzandosi di scatto -tu sei andata via, Feffe! Te ne sei andata senza dirmi nulla! E ora vieni qui e pretendi che tutto sia uguale a prima! Beh, guarda un po', è cambiato tutto!-

-Ti ho già detto che mi dispiace!- dico quasi con tono esasperato, portandomi davanti a lei -quante volte dovrò ancora scusarmi con te?-

-A volte chiedere scusa non basta- soffia, guardandomi duramente -ho discusso con la mia ragazza perché molto probabilmente ha ragione e io non voglio ammetterlo. Perché ammettere quello, vorrebbe dire stravolgere troppe cose-

-E non potete parlarne?- le chiedo, ignorando il resto capendo che non è il momento giusto.

-Ci abbiamo provato! Ma tutte le volte finiamo a litigare!-

Non ci sto capendo nulla.
Sono tutti discorsi troppo vaghi per essere colti.
Non so a quali cose si riferisce e quindi non so neanche che dirle.

Quand'è che tutto è diventato così difficile?
Ho davverto mandato a puttane il nostro rapporto, andandomene?
Se così fosse, non me lo perdonerei mai.

-Vai da lei, Nene- porto una mano sul suo viso -cerca di risolvere-

-Non so dove possa essere- ammette, in un sospiro -ho chiamato sua madre, ma mi ha detto che non è lì-

-A casa vostra?-

-Ho io le chiavi- dice, estraendole dalla tasca posteriore dei jeans -devo ancora farle una copia-

-Beh, a casa tua? Avrà un posto preferito dove andare!-

-A casa mia non c'è, ho già provato a chiedere a mia madre- posso chiaramente vedere il suo sconforto aumentare sempre più -non posso perderla, Francesca. Lei è tutto quello che ho-

Quelle parole un po' mi feriscono.
E' come se pronunciando quella frase lei mi avesse appena escluso a priori dalla sua vita.
O comunque come se non contassi più niente per lei.

-Vai a cercarla in qualsiasi posto ti venga in mente- le stringo una spalla, cercando di sorridere -e se hai bisogno chiamami-

-D' accordo- annuisce, recuperando di nuovo il borsone -ci vediamo domani-

Si allunga dandomi un bacio in fronte.
Mi dedica un' ultima occhiata strana che non riesco a decifrare e poi se ne va.
Un sospiro mi esce spontaneo quando sento la porta chiudersi.

Non avrei mai immagino che io e Nene arrivassimo a questo punto.
Fatto di silenzi incompresi, di cose non dette, di segreti...
Di questa distanza che aumenta sempre più, senza sapere come fare per accorciarla.
E' davvero solo tutta colpa mia?

Ha detto che non vuole dirmi cosa c'è.
Non che non può, ma che proprio non vuole.
Perchè fa così?

Proprio in quell' istante mi viene in mente dove potrebbe essere Erica.
Insomma, se io fossi lei e avessi appena litigato con la mia ragazza, dov'è che andrei?
Ovviamente da Nene.
Sorrido vittoriosa, sapendo di essere sulla strada giusta.

Mi catapulto fuori dallo spogliatoio correndo come una scema.
Butto il borsone sui sedili posteriori della mia macchina.
In fine salgo, partendo a tutto gas.

Solo dopo il primo istante di euforia mi rendo conto cosa comporta ciò.
E non so se sono esattamente pronta a quello che avverrà.
Ma lo devo a Ele.
Glielo devo perché lei rimane ancora il mio tutto.
Anche se a quanto pare non riesco a dimostrarglielo.

A quest' ora di sera le strade sono poco trafficate e arrivo a destinazione in tempi record.
Mi stupisco di come ancora so la strada senza doverci pensare.
Quante volte l'ho percorsa...

Scendo dall' auto e mi tremano le mani.
Prendo un bel respiro attraversando il vialetto della casa di fronte alla quale ho parcheggiato.
Mi faccio coraggio e suono il campanello.

Passano pochi secondi prima che la porta si apra.
Lucia mi si presenta davanti il tutto il suo splendore.
E' vestita con un abito da sera nera, scarpe eleganti con un tacco non troppo alto, concludento l' outfit con pendenti alle orecchie  e una collana di perle.
Sta davvero da Dio e io sono in jeans e camicia bianca.

-Francesca!- esclama, dopo qualche secondo di sorpresa -oh mio Dio!- scatta in avanti abbracciandomi con foga -da quanto tempo!- si stacca, infilando la testa in casa - Michele! Vieni a vedere chi c'è!-

-Scusami per l' orario!- biascico, leggermente in imbarazzo.

-Oddio, Francesca!- è il turno di Michele di stringermi senza preavviso -ma stai una favola! Com'è che diventi sempre più bella?- ride, coinvolgendo la moglie.

-Grazie- sorrido, completamente a disagio -mi spiace di essere piombata qui a quest' ora, ma stavo cercando Erica, non è che per caso è qui?-

-E' di sopra con Alessia- risponde la donna -dai, entra!- sorride, facendomi passare -però prima di salire ci devi aggiornare!-

-Aggiormare?- 

-Sì- s' intromette il marito -siediti un po' con noi e raccontaci come stai, che fai..insomma, aggiornaci!-

-D' accordo- acconsento, dirigendomi in sala.

La casa è come la ricordavo.
Non è cambiato niente e questo mi sta facendo salire una strana sensazione alla quale non so dare un nome.
Mi fa davvero strano essere qui.

Aspetterò a scrivere alla mia amica che ho trovato Erica.
Voglio prima parlare con lei e poi deciderò che fare.
Ho bisogno che almeno qualcuno mi dica cosa sta succedendo a Nene.

Prendo posto sul divano e mi viene subito portata una birra fresca.
Dopo allenamento ci sta Dio.
I due coniugi si siedono davanti a me, scrutandomi con un enorme sorriso in volto.

-Ci è dispiaciuto così tanto quando nostra figlia ce lo ha detto- rompe il silenzio, il padre della mia ex -lo sai che ci siamo davvero affezionati  a te-

-Vale lo stesso per me- sorrido, cercando di non farmi cogliere dalla nostalgia -comunque io adesso sto benissimo!-

-Dicci tutto!- esclama contenta, Lucia.

-Abito a Londra da ormai tre anni, sono il vice capitano di una Squadra femminile di rugby con la quale abbiamo vinto il campionato quest' anno e lavoro per una società di grafica che si occupa di pubblicità-

-Siamo così orgogliosi!!- batte le mani la donna -hai fatto un sacco di strada! Te lo meriti!-

-Vi ringrazio- sorrido, imbarazzata -voi come state?-

-Alla grande! Tra qualche giorno andiamo in crocera!-

-Dai, ma che ganzata! Dove?-

-Isole Greche!- s' intromette Michele -ma non ti vogliamo annoiare! Vai pure di sopra-

-Grazie mille- mi alzo, portandomi dietro la birra -mi ha fatto un sacco piacere rivedervi-

-Anche a noi, tesoro- Lucia si avviccina stringendomi con fare materno -passa a trovarci quando vuoi-

Annuisco rivolgendogli poi un ultimo cenno di saluto.
Mi dirigo verso le scale, cercando di regolarizzare il respiro.
Stare qui mi sta facendo uno strano effetto.
Devo ancora capire se bello o brutto.

Una volta di fronte la camera di Alessia, mi prendo qualche secondo e poi busso.
Entro una volta avuto il consenso.
Dalle loro facce deduco che fossi proprio l' ultima persona che si aspettavano di vedere.

-Feffe- soffia, Erica, correndomi incotro.

L' abbraccio, stringendola forte a me.
La sento sospirare tra i miei capelli.
Il respiro irregolare, che preannuncia una crisi di pianto.

-Ho parlato con Ele- mormoro -come penso tu sappia non mi ha voluto dire niente- mi stacco, guardandola negli occhi -ha passato una brutta serata-

-Beh, anche io- ribatte, dura -è una gran testona idiota e terstarda- sbuffa, incrociando le braccia -non mi da mai ascolto-

-Sì, invece- dico, asciugandole una lacrima solitara sulla guancia -è spaventata all' idea di perderti-

-Ma non ho intenzione di lasciarla!- 

-Lo so- sorrido -ha solamente fumato qualche canna di troppo prima di allenamento-

-Cosa?- quasi urla, arrabbiata.

-Calma- alzo una mano, bloccandola prima che escploda -l' ho già sgridata io per quello, adesso ha solo bisogno che tu vada da lei a rassicurarla-

-Sì, lo so- annuisce -tu non capisci- sospira, tornando a sedersi sul letto.

Guardo confusa prima lei e poi Alessa, che scuote la testa facendomi capire che non ne sa nulla.
Mi prendo un attimo per guardarla.
Jeans, maglietta semplice a mezze maniche blu, con scollo a V e delle pantofole nere.
Sta benissimo.

-Ok- torno a guardare Erica -bisogna che qualcuno inizi a dirmi qualcosa-

-Non posso farlo, Franscesca- mi guarda tristemente -o rischierei di perderla-

-Mi state facendo preoccupare tra tutte e due, cazzo!- sbotto, prendendo a camminare avanti e indietro -quando chiedo a Nene cosa abbia, mi risponde che non vuole dirmelo, lo chiedo a te e mi dici che non puoi, ma allora che cazzo sono tornata a fare?- mi altero, senza rendermi conto di quello che dico -ho capito che me ne sono andata senza dirvi nulla, ma non credo di meritarmi tutto sto distacco! Non è stato facile neanche per me-

-Nessuno ti ha chiesto di andartene, mi sembra!- si alza, parandosi di fronte a me.

-Ok, calmiamoci!- s' intromette Alessia, mettendosi tra di noi -fate un bel respiro e tornate in voi prima che una delle due dica qualcosa di cui poi si pentirà-

Ringhio di disappunto, voltando le spalle a entrambe.
Finisco in un sorso la mia birra, poggiando poi la bottiglia vuota sulla scrivania lì vicino.
Conto fino a dieci cercando di calmarmi.
Mi chiedo come mai questa cosa abbia iniziato a funzionare solo da qualche anno.
Mi avrebbe evitate un sacco di scelte sbagliate.

Cammino avanti e indietro per la stanza ancora per qualche minuto.
Aspetto che i battiti si regolarizzino e poi vado a sedermi sulla scrivania.
Noto dei libiri di fisica aperti e un quaderno con degli appunti.
Ricordo dei pomeriggi passati qui dentro lei a studiare e io a leggere.
Semplici, ma bellissimi.

-Scusami- soffio, in fine, guardando la ragazza della mia migliore amica -sono solo preoccupata-

-Scusami anche tu- sorride -è solo che non so cosa devo fare- sospira -io vorrei tanto dirti tutto, ma conoscendo quell' altra stupida temo che potrei solo peggiorare le cose-

-Che devo fare, quindi?-

-Insisti- dice, semplicemente, allargando le braccia -come farò anche io-

-Ma tra poco io dovrò andarmene di nuovo- mormoro -sono riuscita a farmi dare una settimana in più, ma se non dovesse bastare?-

-Non so cosa dirti, Feffe- scuote la testa -ora però è meglio che io vada da lei, prima che inizi a buttare giù quantità industriali di alcool-

-Chiamami per qualsiasi cosa- 

-Lo farò- annuisce -ciao Ale e grazie di tutto- 

Saluta con un bacio entrambe, dedicandoci un' ultima rapida occhiata dolce e poi abbandona la stanza.
La porta si chiude lasciando dentro me e Alessia in un completo e assordante silenzio.
Non so cosa fare né cosa dire, so solo che non mi va di tornare a casa.



                                                       **********


Francesca si guarda intorno, forse in imbarazzo.
Io mi siedo sul letto, cercando qualcosa da dire.
E' che questa situazione è talmente surreale che non so cosa diavolo potrei mai dire.
Passa ancora qualche minuto prima che Feffe rompa il silenzio.

-Non ho voglia di andare a casa- afferma -è vuota e silenziosa e io ho decisamente bisogno di bere e credo che l' altra sera io e Ilaria abbiamo finito le scorte- dice tutto d' un fiatio -insomma, ti va di andare a prenderci una birra o qualcos' altro?-

Rimango un attimo spiazzata da quella domanda.
Pensavo che dopo quello che le ho fatto manco mi rivolgesse più parola e ora mi sta chiedendo di uscire a bere?
Certo, ovvio che non è un appuntamento ma è comunque un' uscita in solitatia io e lei.
E questa cosa mi fa davvero strano.
 
-Io...-

-No, certo, capisco- m' interrompe -cosa diresti poi alla tua ragazza se venisse a sapere che sei uscita con la tua ex?- balza giù dalla scrivania -non ti preoccupare-

-No, Francesca- mi alzo -stavo per dire che per me va bene- le sorrido.

-Ah- s' immobilizza, sorpresa -ottimo!- ricambia il sorriso -prendiamo la mia macchina! Andiamo!-

Si avvia giù per le scale senza darmi il tempo di aggiungere altro.
Scuoto la testa, infilandomi le scarpe e recuperando maglione e borsa.
La raggiungo davanti alla porta, ma prima che riusciamo ad uscire, veniamo raggiunte dai miei.

-Uscite?- chiede mia madre con quel sorrisetto che odio.

-Sì- 

-Anche noi!- s' intromette mio padre -andiamo al teatro!-

Ci sorpassano uscendo di casa, non prima però di avere dato entrambi un bacio a Francesca.
Li vediamo parlottare tra di loro per poi sparire in auto.
Alzo gli occhi al cielo chiudendo il portone.

-Andiamo và-

Vedo distintamente Feffe ridere sotto i baffi.
Mi ha sempre detto che trovava i miei genotori molto buffi.
Mi chiedo se stia sogghignando per quello.

Fa cenno di salire in macchina, prima di fare il giro e imitarmi.
Mette in moto, lasciandoci così casa alle spalle.
Mi guardo in giro respirando un' aria familiare.
Questa macchina ha lo stesso profumo di sempre.
Deduco quindi che Marta non l' abbia usata molto.

-Dove siamo dirette? Al Danger?-

-No, troppo chiassoso- risponde -pensavo di andare a quel pub del mio amico poco fuori Firenze, ti ricordi?-

-Oh sì! Mi è sempre piaciuto un sacco!-

-Lo so!- 

Sorrido senza capirne il motivo.
Sorrido e una parte di me si sente già in colpa per Giulia.
Ma non  sto facendo niente di male, giusto?

Però sento i battiti del mio cuore aumetare velocemente.
Qualcosa nello stomaco che non riesco a definire.
Il respiro irregolare e le mani tremare.
Non va bene.

-Ho visto Nene litigare con Antonio- mormora, all' improvviso -e non so se fosse solo per la storia delle canne-

-Che vuoi dire?-

-La conosco- afferma -era troppo sconvolta-

-Mi devo preoccupare per la mia migliore amica?-

-No, assolutamente no- scuote la testa -ha detto che Erica è tutto quello che ha-

Sento distintamente una nota di tristezza e amarezza nella sua voce.
Deduco che quelle parole l' abbiano ferita.
E posso facilmente capirne il motivo.
Ma non so neanche se ho il diritto di chiederle qualcosa al riguardo.

-Beh, meglio così- dico, in fine -come è andato allenamento?-

-Benissimo!- esclama, recuperando subito il sorriso -le bimbe mi mancavano un sacco e sono molto contenta di come abbiano subito accettato Ilaria. Le hanno fatto un sacco di complimenti!-

-E' davvero così brava?-

-Ah, lo vedrai da sola domenica- sogghigna, persa nei suoi pensieri.

Non mi piace quella tipa.
Ma a quanto pare invece fa impazzire tutti.
Fatta ovviamente eccezione per Eleonora.
Io non sono ancora riuscita a inquadrarla e questa cosa mi mette una certa angoscia.
Ma perché deve sempre essere tutto così difficile?

Forse però ha ragione Ele.
E' inutile perdersi dietro una cosa che è destinata a finire.
Sì, magari sono ancora innamorata di Francesca  e sì, posso fantasticare su come sarebbe riaverla nella mia vita, ma lei tra poco se ne adrà e quindi tutto ciò non ha senso.

-Ho visto il libro di fisica sulla scrivania- soffia, interrompendo i miei viaggi mentali -ti stai già preparando?-

-Ci stavo provando- rispondo -ma poi ho messo tutto da parte e prima che arrivasse Erica stavo scegliendo delle foto per il corso di fotografia-

-Ah, giusto!- sbatte le mani sul volante -come sta andando?-

-Benissimo!- affermo, euforica -mi garba abbestia!-

-Bene allora!-

Sorrido, perdendomi a fissare il paesaggio che si sussegue fuori dal finestrino.
Riconosco la zona, siamo quasi arrivati.
Infatti dopo poco scorgo il pub in lontananza.

Francesca trova parcheggio proprio davanti all' entrata.
Prima di scendere dall' auto, però, recupera il suo porta-tabacco rollandosi una sigaretta.
La imito ammettendo che ne avevo giusto voglia anche io.

-Questa cosa che fumi mi fa davvero strano- ridacchia -e io che mi sono dovuta sorbire le tue romanzine per dure anni!-

-Che ti devo dire? Si cambia!- le faccio una linguaccia, abbandonando l' abitacolo.

La vedo fare lo stesso dopo pochi secondi.
Mi raggiunge, appoggiandosi contro il cofano.
Si accende il suo drum, passandomi poi l' accendino.
Tiro subito una boccata dal mio, con bisogno.

-Dio, non fumavo da tutto giorno! Erica è venuta da me subito dopo pranzo!-

-Comprendo il disagio- ride -pensa che io a lavoro posso fumare solo in pausa pranzo! Ma non è così male, almeno fumo molto meno!-

-Io non fumo moltissimo, ma mi aiuta molto con lo stress universitario-

-Immagino-

Butta in terra il mozzicone, spegnendolo con la punta della scarpa.
Mi piace come è vestita stasera.
Con le spalle leggermente più larghe la camicia le sta ancora meglio.
Se prima il suo fisico era già perfetto, non voglio neanche perdermi ad immaginare come possa apparire ora.

-Dai, entriamo!-

La seguo all' interno del locale, trovando qualche cambiamento.
Hanno pure aggiunto un palco in fondo.
Che lo abbiano copiato dal Danger?

Prendiamo posto ad un tavolo un po' isolato, concordando sul fatto di non aver bisogno di troppo chiasso.
Ordiniamo due Leffe medie, accompagnate da un cestino di olive all' ascolana.
Ne siamo sempre andate pazze.

-Dai, raccontami qualcosa della tua vita a Londra! Sono curiosa!-

-Da dove iniziare?!- domanda, retorica, grattandosi la nuca -per i primi tre mesi ho vissuto in una catapecchia con altre quattro persone ed è stato veramente orribile- ride al ricordo -poi grazie alle bimbe di squadra ho trovato un' altra casa da dividere con due di loro ad un buon prezzo-

-Ma che lavoro facevi?-

-Avevo trovato posto come barista di un pub- sorride -ma giusto per un anno, fino a che Ilaria non mi ha fatto conoscere dei suoi amici che mi hanno preso a lavorare con loro per la società dove sto adesso-

-E ti trovi bene in Inghilterra?-

-Molto- annuisce -anche se mi mancano molte cose- abbassa lo sguardo, perdendosi nei suoi pensieri.

Posso capirla perfettamente.
Certo, io non sono andata a vivere in un altro stato, ma più o meno ho vissuto le stette cose.
Trasferirmi a Milano è stato bellissimo, ma tremendo allo stesso tempo.

Andavo avanti con la mia vita, perdendomi quella delle persone a me più care.
Mi sentivo molto sola e distaccata da tutto.
E i bei voti degli esami non riuscivano a consolarmi del tutto.
Sono stati anni davvero difficili.

-E tu come mai sei tornata a Firenze?-

-Perché Milano è davvero troppo brutta come città!- dico senza pensarci troppo -è veramente grigia, buia e vanno sempre tutti di corsa e poi parlano in modo strano- rido, coinvolgendola -Firenze invece sì, è caotica, ma mi lascia sempre a bocca aperta-

-Capisco la sensazione- sorride, stringendomi una mano.

Vengo sorpresa da un brivido lungo tutta la schiena.
Il cuore che riprende a battere velocemente.
Mi tremano le gambe e io  ci capisco sempre meno.

-Come passi le giornate?- le chiedo, curiosa, cercando di spostare la mia atteznione su altro.

Francesca prende a raccontarmi del lavoro, della palestra, della squadra, del gruppo di amici che si è trovata, ma io non riesco proprio a starle dietro.
Lei racconta, racconta e racconta e io non faccio altro che pensare a quanto avrei voluto far parte di tutto ciò.
Non riesco a smettere di pensare a come io abbia potuto tradirla, come abbia fatto a mandare a puttane la cosa a cui tenevo di più.
Che cavolo mi passava per la testa?
Lei era così perfetta e io ho rovinato tutto.
E poi, che diavolo sto combinando con Giulia?

-Perché te ne sei andata, Francesca?- 

Le faccio quella domanda che mi chiedo da quando Erica me lo ha detto.
E' successo davvero solo per colpa mia?
Ho davvero rovinato così tanto la sua vita qui, da costringerla a scappare?

-Avevo bisogno di ricominciare- è l' unica cosa che dice.



                                                          **********


Per tutto il tragitto verso casa ho pensato a cosa fare, a cosa dirle.
Ma ormai sono dieci minuti buoni che sono seduta qui fuori sul mio scooter, cercando il coraggio di entrare.
Ho paura per come posso trovarla e per la piega che potrà prendere la conversazione.

Il punto è che non so quanto io possa esserle d' aiuto in questo momento.
Perché più che starle vicino come meglio posso, io non posso fare.
Non riesco a capire appieno come possa sentirsi.
Continuo a credere che la persona migliore con cui lei possa parlarne rimane Francesca.
Ma se non vuole ascoltarmi, come diavolo faccio?

Sopsiro togliendomi il casco.
Scendo di sella, riponendolo nel bauletto.
Alla fine percorro il vialetto che conduce alla porta.
Aspetto due secondi e puoi suono.
Mi chiedo quando finalmente anche io avrò le chiavi della nostra casa.

Il portone si apre dopo qualche minuto.
Eleonora mi si palesa di fronte evidentemente ubriaca.
Ha i capelli spettinati e una bottiglia di vodka semi vuota nella mano.
Mi domando se sia la prima.

-Ehi- mormoro, entrando.

-Ehi- sussurra, chiudendo il portone.

La seguo in sala trovandola abbastanza in disordine.
Ci sono bottiglie di birra vuote sparse per tutta la stanza.
Un cartone di pizza vuoto abbandonato sul tavolincino davanti al sofà.
Macchie sparse di pomodoro ovunque.
Mi sta già entrando il nervoso.
Quando poi noto ciò che giace dentro il posacenere, esplodo.

-Si può sapere che diavolo stai facendo?- sbotto, girandomi a guardarla -è così che pensi di affrontare la cosa? Cazzo, Ele! Hai venticinque anni, è ora che tu cresca!-

-Non urlare- soffia piano -ho mal di testa-

-Eh, chissà perchè?!- sbuffo, sedendomi sul divano.

-Dove eri? E' tutto il giorno che ti chiamo!- si lascia cadere sulla poltrona, arrabbiata -mi stavo preoccupando!-

-Noto- rispondo, sarcastica -ero da Alessia, Francesca è venuta lì a cercarmi-

-Capito-

Faccio scrocchiare le labbra palesemente incazzata nera.
Mi armo di tutto il mio autocontrollo per non far degenerare la situazione.
Ma odio quando fa così.
Questo suo lato auto-distruttivo non l'ho mai sopportato.

Prendo un bel respiro cercando di calmarmi.
La mia ragazza continua a bere distrattamente dalla bottiglia.
Speravo fosse lei a iniziare a parlare di quello che è successo stamattina.

-Hai intenione di dire qualcosa o che ne so?!- le domando, in fine.

-Mi dispiace per stamattina- risponde, dopo qualche minuto -ma continuo a pensare che tu abbia torto-

-E io continuo a pensare che tu sia una gran testona!- ribatto -e che tu debba andare dalla tua amica a dirle tutto quanto!-

-Questa è una gran cazzata!-

-Cazzo!- sbatto entrambe le mani sul divano, alzandomi successivamente -odio quando fai così!-

Non dice nulla.
Si limita ad accendersi una sigaretta.
Manco mi guarda.

-Francesca è preoccupata per te e anche io lo sono!-

-Non ne avete motivo!-

-Ah, no?!- alzo un sopracciglio fermandomi a fissarla -ma guardati, porca troia! Sei completamente fatta e sbronza!-

-Ti ho detto di non urlare- dice a denti stretti, massaggiandosi le tempie.

-Invece io urlo!- allargo le braccia, aumentando il tono -urlo perché far finta di nulla non ti aiuta! Devi parlare! Lo vuoi capire?!-

-Sto bene!-

-No, non è vero!- ringhio -gli attacchi di panico sono sempre più frequenti e stai dando fuori di matto!-

-A me sembra che quella che sta urlando sei te- si alza dal divano venendomi incontro -io ho tutto sotto controllo!-

-Non mi pare- 

-Ho passato momenti peggiori- abbassa lo sguardo -passerà anche questo! Tra poco lei se ne andrà e tutto tornerà normale!-

-Se per normale intendi che rinizierai a piangerti addosso e a dirmi quanto lei ti manchi, allora ok!-

-Ma che cazzo ne sai tu, eh?- quasi urla, facendosi sempre più vicina -tu vieni nel mio ufficio a spararmi addosso le tue sentenze su un periodo nel quale manco c'eri, pretendendo che io ti dica che hai ragione e quando non lo faccio ti arrabbi, prendi le tue cose e te ne vai! Poi sarei io quella immatura?-

-Occhio a quello che dici, Eleonora- le punto un dito contro, indietreggiando di un passo -pensa bene a che parole usare-

-Perchè, sennò che fai? Te ne vai di nuovo? Brava, accomodati! Tanto lo fanno tutti!- vedo i suoi occhi inumidirsi -sono stanca delle persone che dicono che ci saranno sempre e poi spariscono dal nulla! Prima Federica, poi Antonio e in fine Feffe! Siete tutti bravi ad andarvene!-

-Ele..-

-NO!- m' interrompe -tu non sai cosa ho passato quando lei è morta! Non sai delle cose che ho dovuto sopprimere per non rischiare di perdere anche Francesca e non sai delle notti in bianco che ho passato accanto a lei controllando che respirasse ancora! Non sai un cazzo, perché non c'eri e quindi non ti puoi permettere di vomitarmi addosso parole!-

-Amore..- provo di nuovo, mettendole una mano sul braccio.

-NO!- urla nuovamente, scansandosi -ho soppresso il mio sentimento per F perché averla come migliore amica era sempre meglio di non averla proprio e poi me l' hanno portata via comunque e allora a che cazzo è servito, eh? E cosa cazzo può servire dire a Francesca che io la amavo? Che per me Federica era tutto il mio mondo? Ma anche per lei era lo stesso con la sola differenza che Federica la ricambiava!- si allontana, passandosi una mano tra i capelli -nessuno si è mai preoccupato di come avessi preso la sua morte, perché erano tutti presi dallo stare dietro a Feffe! Ho dovuto ingoiare, stringere i denti e cavarmela da sola. Perché ero sola! Mia sorella passava le giornate a letto senza mai alzarsi, i miei erano preoccupati per lei perché tanto ehi, Eleonora è forte se la caverà!- si gira di scatto nella mia direzione -capito? Sono forte, me la caverò!- ripete, sarcastica.

In uno scatto di rabbia scaraventa la bottiglia ormai vuota contro il muro.
L' enorme frastuono rimbomba per tutta la sala.
Cosa che Eleonora non sembra neanche notare.

Rimane lì, immobile, a guardare i vetri sparsi in terra.
Il respiro corto e la sigaretta che ancora le fuma in mano, praticamente finita.
Fisso alternativamente lei e il punto in cui la bottiglia si è frantumata, senza sapere che cazzo dire.

Volevo che mi parlasse, volevo che si sfogasse, ma non immaginavo che sarebbe esplosa così.
Non l'ho mai vista in questo stato.
E devo ammettere che mi fa un po' paura.

Mi siedo sul divano incapace di trovare qualcosa da dire.
Vedo la mia ragazza sparire in cucina per poi tornare con scopa e paletta.
Pulisce il disastro creato in rigoroso silenzio.
In fine percorre la stanza fino al caminetto in fondo, appogiandocisi contro.

-Scusa- mormora -non so cosa mi sia preso-

-Hai solo confermato che ho ragione- soffio, senza guardarla -è questo che ho cercato di dirti stamattina. Te e Francesca amavate entrambe la stessa persona che purtroppo se n'è andata, se c'è quindi qualcuno che può comprendere come stai è proprio lei-

-Ma è una storia ormai passata-

-Per lei forse, ma a quanto pare non per te-

-E come dovrei iniziare il discorso, Erica? Cosa le dico? Sono passati troppi anni-

-Da qualche parte dovrai iniziare- le dico, cercando di incrociare il suo sguardo, ma senza riuscirci perché si è appena voltata di spalle -perché io sono stanca di vedere così la persona che amo-

Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente si volta.
Noto con disappunto che si è graffiata su un braccio, ma non sembra darle fastidio.
Punta i suoi occhi nei miei dove posso leggere tutta la tristezza e la frustrazione che sta provando in questo momento.

-Non volevo urlarti contro-

-Lo so- mi sforzo di sorriderle, facendole capire che è tutto a posto.

-Mi spiace di essere stata la ragazza peggiore del mondo in quest' ultimo periodo-

-Ehi, no!- mi alzo di scatto, andandole incontro -tu sei la migliore- sussurro, abbracciandola forte -ma anche i migliori hanno i loro momenti bui-

-Ti amo da morire, lo sai vero?-

-Certo che lo so- sorrido contro la sua spalle -ti amo anche io-

Mi stacco, portando una mano sul suo volto.
Lei porta la sua sulla mia, sorridendo.
Almeno sono riuscita a farla calmare.

-Promettimi solo che proverai a parlare con Francesca-

-D' accordo-

-E che mi darai presto la mia copia di chiavi!- rido, coinvolgendola.

-Domani- 

Mi alzo sulle punte dei piedi per poggiare le mie labbra sulle sue.
Un semplice e soffice bacio che pone fine alla discussione.
Ma c'è ancora una cosa che voglio dirle.

-Sappi che se ti troverò di nuovo in queste condizioni, prendo e esco di casa. Non ti voglio più vedere così. Non ti fa bene e non fa star bene me. E tra l' altro se il tuo allenatore della Nazionale sapesse che ti droghi, ti butterebbe fuori dalla squadra senza pensarci troppo. E' questo che vuoi?-

-No- abbassa la testa, accusando le mie parole.

-Allora la prossima volta comportati da persona matura e parla con me o con chi ti pare, ma ridurti così non serve a niente-

-Mi dispiace, Amore-

-Anche a me, ma non sto scherzando Ele. Fatti trovare ancora così e io me ne vado-

-Non succederà-

-Lo spero bene!- mi allungo dandole un altro bacio -e pulisci sto cazzo di disordine-



                                                                      **********


Mai avrei immaginato di ritrovarmi così con Alessia.
Io e lei a bere una birra al pub come vecchie amiche.
Come se non fosse successo nulla o come se non fossimo mai state niente.

Ce l'ho avuta con lei per così tanto tempo da non riuscire a pensare ad altro.
Mi sono chiesta più volte come avesse fatto a mandare a puttane tutto quanto.
Ma poi mi sono risposta che non ha importanza il motivo, ma quello che ha fatto.
E che molto probabilmente in parte è stata pure colpa mia.

-Facciamo un gioco!- esclama all' improvviso, richiamando la mia attenzione.

-Non ti è ancora passata sta cosa?- domando, divertita.

-Mai!- ride, coinvolgendomi -quante ragazze ti sei fatta in questi tre anni?-

-Ma che domanda è?-

-Dai, rispondi!- insiste, battendomi una mano sul braccio.

-Ma che ne so! Più di 30?-

-EH?- quasi urla, sporgendosi in avanti -scherzi?-

-Sai, una botta e via, no?-

-Direi più che altro tante botte  e via!- si lascia andare ad un' altra fragorosa risata, forse complici le tre birre medie che ha bevuto.

-Perché, te invece?-

-Io al massimo dieci!- 

-Beh dai, non è male!-

-Che fai prendi in giro?- s' imbroncia.

-Non oserei mai- scoppio a ridere, notando il suo broncio pronunciarsi sempre più.

Mi fa strano pensare ad Alessia a letto con altre persone.
Forse perché io sono stata la sua prima e mi ricordo quanto si sentisse in imbarazzo a spogliarsi davanti agli altri.
Io manco l'ho vista in reggiseno prima che facessimo l' amore.

-Ordiniamo un' altra birra?- chiede, cambiando discorso.

-Direi che hai bevuto abbastanza e che forse dovremmo andare-

-Dai, l'ultima!- m' implora, facendomi gli occhoni.

-E va bene- mi arrendo, chiamando il cameriere.

Ordino altre due Leffe, sorridendo della faccia vittoriosa di Alessia.
Com'è che riesce ancora a farmi fare quello che vuole?
Non ho mai saputo dirle di no.
E' questo il problema.

-Dov'era Ilaria stasera? Credevo che viaggiaste sempre in coppia!-

-E' uscita con una mia compagna di squdra e conoscendola deduco che in questo momento non stiano proprio parlando- scuoto la testa, rassegnata -è fatta così-

-Era così anche quando stavate insieme?-

-No, ha fatto del suo meglio. Ma cercavamo due cose divrse-

-Io non riesco a inquadrarla quella ragazza!- fa spallucce, ringraziando il ragazzo che ci ha appena portato le birre.

-Ilaria è particolare- sorrido -è una delle persone più buone e generose che io abbia mai conosciuto. Si è in un certo senso fatta carico di me senza neanche conoscermi davvero. Mi ha supportato, consolato, ascoltato e raccattato senza mai chiedere niente in cambio o senza aspettarsi qualcosa. Da quando la conosco c'è sempre stata per me e mi ha capita fin da subito soltanto guardandomi negli occhi. Sa quando ho qualcosa che non va e sa come farmi stare meglio, sa quando sto male oppure quando muoio dalla voglia di raccontarle qualcosa-

-La fai sembrare la persona migliore al mondo- sorride, puntando lo sguardo da un' altra parte -com'è che non ti sei mai innamorata di lei?-

-Perché sapevo che sarebbe stato solo masochismo. Lei non è pronta ad impegnarsi davvero con qualcuno, deve prima aggiustare i conti con i suoi demoni-

-Beh, chi non ne ha?- domanda, retorica, bevendo la sua Leffe.

C'è stato un momento, in realtà, in cui ho pensato che mi sarei potuta davvero innamorare di Ilaria.
Era una sera di ottobre di due anni fa e noi ci conoscevamo da circa un anno.
Ci eravamo già lasciate da un pezzo.
Io ero completamente ubriaca dopo aver avuto una pessima giornata, complice anche la discussione per email che avevo avuto in quei giorni con Nene.
Ero fuori dal solito pub seduta da sola sul muretto lì vicino.

Ad un certo punto è arrivata Ilaria.
Aveva il fiatone e sembrava molto accaldata.
Ha biascicato qualcosa riguardo al fatto che mi stava cercando da ore e che aveva pure provato a chiamarmi un sacco di volte.
Poi quando ha visto che non accennavo a dire nulla, si è semplicemente seduta accanto a me.
E' rimasta lì ferma, immobile e in completo silenzio con me per ore.

Ha aspettato pazientemente che io sentissi il bisogno di parlare.
E quando ha capito che non avrei detto nulla, si è alzata e mi ha detto che mi avrebbe portato a casa.
Mi ha accompagnato alla sua auto facendomi salire.
Siamo salite a casa sua e mi ha condotto nella sua camera da letto.
Mi ha messo sotto le coperte e poi si è sdraiata accanto a me.
Ha spento la luce e mi ha abbracciato sempre in silenzio.

La mattina dopo mi ha svegliato portandomi la colazione a letto.
Mi ha dato un bacio su una guancia dicendomi che stava andando a lavoro e che potevo restare lì quanto volevo.
Quando ho sentito la porta chiudersi...ecco, è stato lì che ho pensato che mi sarei potuta innamorare di lei.

-Ehi!- Alessia sventola una mano davanti al mio viso, richiamando la mia attenzione -a che stai pensando?-

-A niente di importante- scuoto la testa -che ne dici, andiamo?-

-D' accordo-

Si alza barcollando visibilmente.
Mi affretto ad andarle incontro porgendole il mio braccio.
Mi prende a braccetto sorridendo.
Ci dirigiamo alla cassa per pagare e dopo usciamo dal locale.

Decidiamo di farci una sigaretta prima di andare a casa.
La guardo rollarsela una e non riesco a smettere di pensare quanto sia bella.
Sento la nostalgia salire e non posso fare a meno di tornare indietro negli anni e a pensare a quanto ero felice nel periodo che siamo state insieme.
E' incredibile come una sola persona possa portarti sia in paradiso che all' inferno.

-Ok, penso di essere decisamente sbronza- 

Alessia interrompe i miei pensieri.
Si appoggia contro la mia macchina, mettendosi una mano in fronte.
L'ho vista così solo un paio di volte.
Quando stavamo insieme non beveva molto.

-Devi vomitare?- chiedo, allarmata.

-Macchè!- ribatte, quasi risentendosi -mica sono così ubriaca!- biascica quelle parole, non convincendomi del tutto.

-Dai sali, che ti porto a casa- affermo, salendo in auto -e se devi vomitare dimmelo che abbasso il finestrino e ti metto la testa fuori-

-Ah, grazie!-

Scoppio a ridere, mettendo in moto.
Si sono fatte quasi le tre senza che neanche me ne accorgessi.
E io che mi ero ripromessa di lavorare al disegno per la pubblicità, domani mattina!
Dovrò svegliarmi presto lo stesso.
Che palle.

Arriviamo a casa di Alessia in neanche quindici minuti.
L' aiuto a scendere, chiedendole di cercare intanto le chiavi di casa nella borsa.
Richiesta inutile, dato che stiamo aspettando da almeno cinque minuti fuori dal portone.
Alla fine le rubo la borsa dalle mani e in pochi secondi tiro fuori il mazzo.

A quanto pare quei pochi secondi che sono bastati perché lei si addormentasse contro il muro.
Sbuffo prendendola in braccio.
Chiudo la porta con un calcio per poi iniziare a salire le scale.
Una bestemmia ogni gradino.
Avevo già le gambe distrutte dall' allenamento!
Menomale che continua a pesare poco.

Una volta in camera sua la adagio sul letto.
Le tolgo le scarpe e la metto sotto le coperte.
Le do un bacio in fronte, prima di andarmene.
Ma prima che possa fare un passo, mi agguanta per un polso.

-Grazie- sussurra, per poi crollare di nuovo.

Sorrido, scuotendo la testa.
Ridacchiando sotto i baffi, mi dirigo verso la porta.
Prima di richiuderla però sento qualcosa che mi manda completamente in confusione.

-Ti amo-


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Angolo dell' autrice:

Sì, lo so, sono in ritardo!
Saltiamo direttamente la parte in cui mi offendete e andiamo avanti!

Spero che questo capitolo un po' Feffessia vi sia piaciuto.
E anche il colpo di scena xD
Ci mancavano un po' queste due, vero?!

Per quanto riguarda Nene e Erica, beh.. per il momento hanno chiarito.
Ma Erica è stata decisamente chiara con la sua ragazza.
Staremo a vedere!

Adesso vi saluto che ho una cena a base di vino e vino e se tardo la mia compagna di squadra mi uccide.
Se ci sono errori vi chiedo scusa, l'ho riletto solo due volte ma volevo aggiornare per aggiornare voi xD
Spero che non ci siano troppo orrori grammaticali.
Per qualsiasi cosa scrivetemi pure!

Un bacio a tutti,

Crige.
  
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