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Autore: BabaYagaIsBack    18/05/2018    1 recensioni
Re Salomone: colto, magnanimo, bello, curioso, umano.
Alchimista.
In una fredda notte, in quella che ora chiameremmo Gerusalemme, stringe tra le braccia il corpo di Levi, come se fosse il tesoro più grande che potesse mai avere. Lo stringe e giura che non lascerà alla morte, il privilegio di portarsi via l'unico e vero amico che ha. Chiama a raccolta il coraggio e tutto ciò che ha imparato sulle leggi che governano quel mondo sporcato dal sangue ed una sorta di magia e, per la prima volta, riporta in vita un uomo. Il primo di sette. Il primo tra le chimere.
Muovendosi lungo la linea del tempo, Salomone diventa padrone di quell'arte, abbandona un corpo per infilarsi in un altro e restare vivo, in eterno. E continuare a proteggere le sue fedeli creature; finchè un giorno, una delle sue morti, sembra essere l'ultima. Le chimere restano sole in un mondo di ombre che dà loro la caccia e tutto quello che possono fare, è fingersi umani, ancora. Ma se Salomone non fosse realmente morto?
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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"So say goodbye and hit the road

Pack it up and disappear
You better have some place to go
'Cause you can't come back around here "

Good Goodbye, Linkin Park


 

 

Alexandria avanzò in punta di piedi, dubbiosa. Le braccia incrociate strette davanti al seno e lo sguardo basso. Si era fatta strada all'interno della stanza, della sua unica alcova, senza chiedere il permesso, eppure dal modo in cui aveva timidamente aperto la porta Noah aveva capito quanta riverenza provasse per quello che era il suo spazio. Per un istante, addirittura, aveva creduto che lei avesse paura di lui - e per questo non si era opposto a quell'invasione, anche se tutto ciò che avrebbe voluto in quel momento sarebbe stato chiudere fuori da quelle quattro mura qualsiasi cosa non fosse la sua vita prima.
Prima delle allucinazioni.
Prima della sensazione di non appartenere a nulla di quello che lo circondava.
Prima delle Chimere.

La osservò.

Dal materasso su cui era seduto Noah fece un sospiro tutt'altro che silenzioso, buttando fuori l'aria che da troppo tempo teneva imprigionata nei polmoni. Voleva dire qualcosa, sapeva di doverlo fare, ma nonostante questo non riuscì a trovare le parole o le domande da pronunciare; aveva così tanto caos nella testa che faticava persino a comprendere i propri pensieri. In due settimane era passato dall'essere un normale studente universitario, con giusto qualche piccolo problema di mente, a Re di un intero popolo nonché  protagonista del mito; e infine aveva scoperto di essere un alchimista...

Sant'Iddio! Persino a pensarci sembrava una cavolata di dimensioni inaudite, eppure era tutto vero. Ma come?
Si prese la testa tra le mani, tirò i capelli con le dita e poi si volse appena in direzione di Alexandria sperando che fosse lei a spezzare il silenzio, a tranquillizzarlo, invece la trovò rivolta verso il cielo grigio al di là del vetro sporco, intenta a fissare chissà quale panorama; e fu strano, ma gli parve di averla già vista decine di volte in quella posa, con quella smorfia... 

D'improvviso la Chimera si ravvivò la chioma, abbassando leggermente lo sguardo. Sembrava crucciata, persa in chissà quali pensieri e dalla gola, a quel punto, a Noah sfuggì qualcosa: «Io...»
«Non vuoi partire, lo so. Sei spaventato e non hai idea di cosa aspettarti» concluse lei, sopprimendo una sorta di ghigno.
Lui si morse il labbro inferiore, poi annuì tornando a fissarsi le mani strette in mezzo alle ginocchia.
Sì, in effetti era così, ma avrebbe anche voluto dire altro in quel momento, magari qualcosa che non avesse nulla a che fare con la partenza, l'alchimia o... con la coda dell'occhio vide Alexandria scrutarlo. Le sue pupille lo mettevano in soggezione come mirini di fucile e, quando li spostò per soffermarsi sui poster e le fotografie appese qua e là, quasi si sentì sollevato. 
«Puoi rifiutarti, se lo vuoi.»
Poteva davvero?, si chiese, seguendo la traiettoria dello sguardo di lei. Anche Noah si soffermò sulla maschera di un Darth Vader del 1983 appeso sopra al comò, abbozzando un sorriso nel notare cosa avesse catturato l'attenzione della Chimera. Per quel poster aveva speso tantissimo, più di quanto aveva mai fatto per qualsiasi altra cosa, eppure non se ne era mai spiegato il motivo; lo aveva visto in un negozio vintage e non era stato in grado di frenare l'impulso d'entrare e prenderlo. 
«Per quel film Nikolaij aveva comprato i biglietti per tutti, te lo ricordi?» l'intonazione nella voce di Alexandria non riuscì a nascondere la dolcezza mischiata alla nostalgia che provava per quel ricordo e d'un tratto, come un lampo nel cielo notturno, Noah capì il motivo per cui  anni prima aveva dovuto portare a casa quella locandina: Salomone, le Chimere, una vita passata. «Oh, come si era incazzata Colette quel giorno...» il materasso si schiacciò sotto il peso di un altro corpo e il calore di lei gli pizzicò il braccio. Era vicina, molto.
«Non è fan dell'Impero?» scherzò, fissando la punta dei calzini con le pecorelle che Alex aveva ai piedi. Li teneva vicini in modo insolitamente composto e poi dalle caviglie i jeans risalivano fino alle ginocchia, dove tagli sfilacciati mostravano la pelle nuda. Se ci si soffermava attentamente un alone viola spuntava da sotto la stoffa: chissà se sentiva male da qualche parte, se le ferite che aveva addosso erano gravi o sciocchezze. Chissà se sforzandosi avrebbe potuto guarirla, come il sé di una vita prima.
«La fantascienza non è pane per i suoi denti, no!» La sentì ridere di soppiatto e, dovette ammetterlo, fu confortante: «Ma il problema in realtà era un altro» gli occhi di Noah ripresero la corsa, salendo dalle cosce al maglioncino chiaro che aveva sostituito gli indumenti ridotti a brandelli durante lo scontro. Si era ripulita, della colluttazione con i nemici restavano ben poche tracce. «Ti immagini sette Chimere e un Alchimista seduti uno accanto all'altro, in un luogo chiuso e con le luci spente? Momento perfetto per un agguato!»
Anche lui rise: «Ma alla fine lo abbiamo visto, giusto?» solo dopo averlo detto si rese conto di aver usato il "noi", sentendosi parte di quel ricordo pur non avendone memoria - e anche lei dovette accorgersene, perché per un istante tacque.
«Sì, sì, lo abbiamo visto. Tu e Levi convinceste tutti» la scorse bagnarsi le labbra, tenderle: «Ci sedemmo a piccoli gruppi per tutta la sala, la tensione a mille e i sensi in allerta. Fu divertente, non lo nego.» Appena Alexandria finì la frase un silenzio strano pervase la stanza. Arrivò da sotto la porta, il letto, da dentro l'armadio a parete e si fece strada sino a loro. Cinse le caviglie di lei spaventando le pecorelle sulle calze e si aggrappò ai pantaloni della tuta di lui come un gatto che si fa le unghie. Persino una sciocchezza come l'andare al cinema, si ritrovò a pensare, per le Chimere era qualcosa di speciale e al contempo pericoloso: come sarebbe stata la sua vita nel momento in cui avesse scelto di seguirle? Temette la risposta, ma allo stesso modo sentì di bramarla.
Desiderava l'ignoto che si stava aprendo di fronte a lui, il brivido, l'idea di avere qualcosa di tanto speciale da poter raccontare con la stessa foga con cui Zenas o Levi parlavano del passato ed essere poi preso per folle. Anelava l'idea del fantastico, dell'adrenalina che gli stava porgendo la mano, eppure iniziava a intuirne i rischi.
Già... la sua era un'aspirazione da sciocchi, lo sapeva bene, ma sapeva anche che chiunque, a quel mondo, aspettava per tutta l'esistenza un'avventura come quella che stava venendo offerta a lui; dopotutto se fosse stato altrimenti non ci sarebbero stati così tanti esploratori, scrittori, pittori e sognatori. Nemmeno gli alchimisti.

Guardò Alexandria.

«Cosa mi aspetta?» le chiese, arrendendosi all'idea che sarebbe partito - pro e contro.
Lei lasciò cadere il capo da un lato. I capelli le scivolarono oltre le spalle: «Tutto ciò che puoi immaginare, Noah Dietrich.» Aveva in viso l'espressione di chi aveva già visto molto, la pace di chi non teme il pericolo.
E Noah rise, provando d'un tratto a sdrammatizzare: «In questo momento se devo essere onesto mi immagino in una cella torturato da un gruppo di fanatici.»
Le labbra di Alex si schiusero, tradendo il suo divertimento: «Beh, non posso negare che la possibilità sia alquanto reale...»
A quelle parole lui sobbalzò, impreparato: «C-come?» chiese sentendo la gola seccarsi. Per un istante nel sorriso della Chimera l'Hagufah cercò di trovare conforto, ma fu un'impresa pressoché inutile. Sapeva che lo stava prendendo in giro, ma solo fino a un certo punto.
«Non voglio mentirti, okay? Loro ci danno la caccia, sono disposti a tutto per trovarci.»
«E cosa succederebbe se... se ci dovessero prendere?»
Alex scrollò le spalle: «Non ne ho idea. Per ora non è mai successo.»
«Mai? E non vi siete nemmeno fatti un'idea?»
«Mai» confermò lanciandogli un'occhiata veloce: «Siamo stati bravi in questi ultimi ottocento anni. Ci siamo protetti l'un l'altro in modi assurdi, inoltre gli alchimisti del passato non erano potenti come oggi e quelli di adesso non lo saranno come in un domani. Si evolvono, ma sono sempre rimasti un passo indietro a te.»

«Ma se non vi hanno mai preso allora come fate a sapere che vogliono catturarvi e farvi del male?»
«C'è stato un tempo in cui non erano così ossessionati da noi. Molto prima della mia nascita...» si fermò giusto un istante, cambiando tono: «quella vera, intendo, non la mia rinascita» tenne a precisare, come se Noah non sapesse vi fosse stato un prima anche per lei. «Beh, da quello che ci raccontaste tu, Levi, Zenas e Hamza ci furono vari approcci da parte del Cultus. Volevano imparare a usare l'Ars, a piegare la vita e la morte per gli stessi motivi che li spingono ora. Ti rifiutasti di farlo. Non condividevi nessuna delle loro idee, non volevi essere la causa del male che eri certo avrebbero portato. L'Alchimia è un'arma molto più subdola e feroce di quelle che l'uomo ha ora...» Nuovamente la scorse umettarsi le labbra. Era la prima volta che la sentiva parlare così a lungo, con calma, spiegandogli davvero qualcosa riguardo a loro - e gli piacque quella versione di Alexandria, gli portava alla mente una quotidianità persa. «Sta di fatto che la tua decisione non gli andò a genio, quindi chiesero almeno una delle Chimere. Potevi scegliere quale, l'importante è che li aiutassi almeno in piccola parte a perseguire i loro obiettivi. Rifiutasti di nuovo e quindi passarono alle maniere forti.»
«In tutti questi anni loro non...» Noah non seppe come concludere, eppure la Contessa capì.
«No. Non ci sono ancora riusciti. Forse si sono avvicinati, magari hanno capito qualcosa, ma per quello che sappiamo non hanno creato Chimere o riportato in vita qualcuno. Se ci fossero riusciti avrebbero smesso di darci la caccia, non pensi?»

Già... e oltre a quello, probabilmente, avrebbero già iniziato la loro ascesa al potere.
Prendendo consapevolezza di ciò che le parole di Alexandria stessero a significare, l'Hagufah arrivò a un'ultima domanda. Ovvia, certo, ma di cui aveva comunque bisogno di sentire la risposta: «Rischio la vita venendo con voi, vero?»
Lei rimase un momento in silenzio, forse soppesando un pensiero, poi parlò: «Sì.» La sua fu una risposta cruda, un colpo secco al centro dello stomaco. Noah avrebbe voluto dirsi terrorizzato, pronto a far marcia indietro e aggrapparsi a quell'istinto di autoconservazione che si rese conto in quell'istante di non avere più.
Morire durante quel viaggio era una possibilità estremamente reale. Sì, i loro nemici magari non l'avrebbero ucciso di loro spontanea volontà, ma sarebbe bastato uno scontro improvviso col Cultus, la perdita di controllo sull'Ars e lui avrebbe potuto perdere la vita.

«Non è confortante» sussurrò più a se stesso che a lei.

Z'év a quel punto si alzò e andò dritta verso l'armadio. Prese a frugarci dentro come se fosse roba sua, ma a Noah la cosa non generò alcun fastidio.
«Non ha alcun senso mentirti, lo sai benissimo anche tu che il rischio c'è» d'improvviso la schiena di lei tornò dritta e quando si volse tra le mani teneva un borsone, forse quello che solitamente lui usava per andare ad allenarsi in piscina. «Ma noi siamo qui per te. Tutti noi» disse, puntando gli occhi color sangue dritti nei suoi.
«Pensavo di non piacerti» rise mentre la Chimera poggiava il borsone sul letto dove prima era seduta.
«Abbiamo questioni in sospeso, te l'ho già detto. Cose di cui parleremo quando sarà il momento, quando la tua memoria sarà un po' meno offuscata. Per ora ti basti sapere che ho fatto un giuramento, il giorno in cui mi hai salvata... e purtroppo per me, sono nata in un'epoca in cui giurare equivale a mettere in gioco la propria vita. Non permetterò a nessuno di farti del male, non più.» La sicurezza delle sue parole fu disarmante, come il giorno in cui per la prima volta aveva parlato con Levi.
«Voi fareste davvero di tutto per Salomone» gli sfuggì di bocca ricordando ciò che gli era stato detto fino a quel momento. 

Alexandria si morse il labbro, non lo guardò forse per timore, poi aggiunse: «Non immagini ancora cosa abbiamo già fatto e cosa potremmo fare per il nostro Re.» Poi prese un grosso respiro, quasi risvegliandosi da una trance. Con gli occhi si fissò su un punto alle sue spalle, in modo da guardarlo indirettamente: «Te lo lascio qui. Quando hai finito Zenas ed io saremo di là ad aspettarti. Fai le tue valutazioni, okay?» E come era arrivata sparì, lasciandolo solo.
 

 
 
   
 
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