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Autore: Kim WinterNight    21/05/2018    5 recensioni
Avete mai notato che quando salite sui mezzi pubblici finite per incontrare le peggiori specie di umanità senza raziocinio?
Non serve che lo neghiate, capita a tutti!
Ebbene, ho deciso di raccontarvi cosa capita a me quando salgo a bordo di simpatici autobus o sfreccianti treni, per non parlare di quei meravigliosi aerei...
Insomma, tutto ciò che leggerete in questa raccolta di scempiaggini mi è capitato davvero; questa è la dimostrazione del fatto che la realtà è sempre peggio di ciò che è frutto della nostra fantasia o immaginazione!
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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ReggaeFamily

La Peste




Volo Ryanair, metà mattina


Le disgrazie non capitano solo in pullman, ahimè. Viaggio relativamente poco in aereo, ma ovviamente non può andare tutto liscio durante quelle rare volte in cui ciò accade.

C'è da dire che detesto il fatto di dovermi sedere lontano dalle persone con cui viaggio, visto che quando si prenotano i voli online è impossibile scegliere dove sistemarsi, a meno che non si aggiunga un tot a testa per avere questo comfort.

Stavolta sono capitata in un sedile centrale, in mezzo ad altre due signore. Quella seduta alla mia destra, dalla parte del finestrino, sembra piuttosto tranquilla, l'altra già mi indispone non appena si siede.

Si volta subito nella mia direzione e si rivolge all'altra, così capisco che queste due si conoscono. Peccato che non appena apre bocca, mi rendo anche conto che soffre di una brutta alitosi.

Vorrei alzarmi e andarmene, mi viene da vomitare, soprattutto perché le due cominciano a chiacchierare tranquillamente come se io non ci fossi.

«Allora, anche tu qui? Come stai?» fa quella alla mia sinistra.

«Eh dai, bene... volevo fare un viaggetto e ne ho approfittato adesso, e tu?» risponde la tizia alla mia destra.

«Oh, bene, io sono andata a trovare mio figlio!»

Come cavolo può essersi accoppiata e riprodotta? Il suo alito puzza come uno scarpone da lavoro in piena estate, e tutto il suo essere emana un odore strano, come se i suoi abiti – e anche il suo corpo – fossero rimasti rinchiusi in una bara per centocinquanta anni di fila.

«Hai un figlio che vive a Bologna?»

«Sì, Marco. Vive lì con la sua compagna, poi sai, volevo vedere mio nipotino!» cinguetta la pestilenziale sessantenne.

«Hai fatto bene! E a scuola come va? Stai ancora insegnando lì?» domanda l'altra, intenta però a frugare il suo cellulare.

L'aereo è ancora fermo, così decido che devo fare qualcosa. Mi schiarisco la gola e chiedo alle due: «Se volete, possiamo fare scambio di posto».

Quella alla mia destra dice: «No, grazie, mi piace stare vicino al finestrino».

La Peste aggiunge: «No, no! Ho bisogno di aria!».

Mi trattengo per non sospirare, anche se vorrei tanto farle notare che anche io ho bisogno di aria, non dico pulita, ma almeno respirabile.

Mi appiattisco contro il sedile mentre le due continuano a cianciare belle e tranquille.

«Allora? Insegni ancora lì?»

«Sì, sì! Eh, la pensione per me è ancora lontana... e tu?»

«Io sì, sono in pensione da un anno. Sono rinata, non puoi capire... vado più spesso a trovare mio figlio, ho più tempo per me... e Anna? Come sta? È da molto che non la vedo!»

Quella alla mia destra sospira. «Eh, Anna... ha avuto un tumore.»

L'altra inorridisce. «Un tumore? Ma non è morta, vero?»

Ecco, questo sì che si chiama tatto. Ragazzi, imparate da questa donna come si sta al mondo!

Che poi, a me dispiace per questa Anna, però... obiettivamente... a me...

«No, no... pian piano si sta riprendendo. Ora sta meglio, infatti deve venire a prendermi. Magari la saluti.»

Sì, così se non è morta per il tumore, crepa per l'alitosi di questa mummia egizia!

A volte sono cinica, ma questa gente lo è molto più di me. Come si può parlare con tanta leggerezza – e di fronte a un'estranea – di certi argomenti? Se io fossi questa Anna e sapessi che queste due dementi stanno sbandierando le sue disgrazie ai quattro venti, come minimo le denuncerei per diffamazione!

«Certo! Certo!» accetta La Peste, annuendo come un'esaltata per dare enfasi alle sue parole.

Quando l'aereo finalmente si prepara per il decollo, le due smettono di parlare. Forse La Peste ha bisogno di respirare a fondo – non troppo a fondo, per l'amor del cielo – in vista del decollo, anche se non capisco come un essere del genere possa provare emozioni come l'ansia o la paura, ma tant'è.

Quella alla mia destra, dopo aver impostato il suo smartphone in modalità aerea, comincia a scattare foto durante tutto il decollo. Ora capisco perché le piace stare vicino al finestrino.

Che poi non si vede niente, che senso ha fare delle foto al nulla? Non c'è nemmeno il sole, il vetro è lurido e io dubito fortemente che riuscirà a fare uno scatto degno di nota.

E continua così per tutto il viaggio, mentre La Peste porta fuori un libro e comincia a leggere. La sua alitosi mi raggiunge comunque, anche perché ogni tanto si volta per dire qualcosa alla sua conoscente.

È veramente difficile resistere. La nausea bussa prepotentemente alla bocca del mio stomaco e io devo concentrarmi tantissimo per non lasciarmi sopraffare da essa. È un incubo, non riesco a credere che stia succedendo davvero.

Il viaggio è breve, ma a me sembra passata un'eternità quando infine ci viene annunciato che l'aereo sta per atterrare e che dobbiamo allacciare le cinture di sicurezza.

Ovviamente per tutto il tempo i passeggeri sono stati importunati da un'hostess che voleva venderci di tutto: da biglietti della lotteria a profumi, da orologi a golosi snack e bibite; non sto neanche a soffermarmi tanto su questo aspetto, tanto sappiamo tutti come funziona sui voli Ryanair. Lo sa anche chi non ne ha mai preso uno.

La demente alla mia destra continua a scattare foto con il cellulare anche mentre stiamo atterrando, mentre l'altra sembra piuttosto in ansia, il che non fa che amplificare il puzzo proveniente dal suo corpo – che sospetto sempre più essere in decomposizione.

Il raccapriccio sta per finire, finalmente l'aereo sta per toccare terra e io potrò liberarmi di queste due piattole e tornare a respirare.

Ma no, al peggio non c'è mai fine!

E infatti...

Non appena l'aereo tocca terra, dagli altoparlanti del mezzo si diffonde una musichetta presumibilmente festosa, che però a me sembra molto inquietante. È una melodia strana, sembra un misto tra una canzoncina cinese e un brano in stile film sulla Rivoluzione Francese. Sopra di essa, una voce maschile registrata parla in inglese e dice qualcosa a proposito del viaggio che è riuscito con successo e che la compagnia aerea ci dà il benvenuto a destinazione.

A questo punto mi irrigidisco e non faccio neanche in tempo a formulare la vaga idea di ciò che sta per succedere, che uno scroscio di applausi imbarazzanti e tremendamente ridicoli esplode tra i passeggeri.

Ecco, adesso sì che voglio morire.

Scoppio a ridere, infischiandomene del fatto che anche le due cerebrolese sedute accanto a me stanno partecipando attivamente a questo scempio, e sento da qualche parte dietro di me la risata tonante di mia sorella.

Non vedo l'ora di buttarmi fuori da questo inferno, ne ho davvero abbastanza. È troppo per me.

Quando finalmente tocco terra, mi trattengo a stento per non chinarmi a baciare la terra ai miei piedi.

È stato il viaggio della speranza, l'ennesimo.



- - - -


Ehilà!

Stavolta sono riuscita ad aggiornare regolarmente, visto che ho scritto questo capitolo lo stesso giorno del precedente; avevo una gran bella botta d'ispirazione per creare qualcosa di comico, quindi...

Okay, be'... chi ha vissuto traumi simili in aereo?

Io, ragazzi, non so veramente come posso essere ancora tra voi... questa, più che una raccolta comico-demenziale su piccole disavventure sui mezzi pubblici, si sta trasformando nel diario di una sopravvissuta! ^^”

Allora, attendo i vostri commenti e vi ringrazio per esserci ancora, nonostante la mia irregolarità negli aggiornamenti :3

A presto ♥

  
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