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Autore: Colarose    21/05/2018    1 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Riconciliazioni sgradite e consigli
 
Sirius, di certo, durante il suo viaggio in treno -in cui si auto-convinceva che poteva riuscire nella sua “missione” nonostante i probabili ostacoli- aveva ovviamente pensato che non l’avrebbe passata facile. Quindi non fu per niente sorpreso quando trovò un elfo domestico ad aspettarlo in stazione, in mezzo a tutta quella gente. I suoi genitori sicuramente lo consideravano già un essere inutile che non era degno della loro attenzione. L’elfo si era inchinato e si erano smaterializzati in quell’orrida dimora che Sirius stentava a credere si potesse chiamare casa. Non aveva perso tempo a cercare i suoi stupidi genitori per dargli un saluto, poiché sapeva che questo non sarebbe stato di gradimento a nessuno di loro.
Stava giusto per salire le scale, privo del baule che l’elfo aveva già messo nella sua camera (e probabilmente già svuotato) quando sentì una voce gelida e disgustata chiamarlo.

«Sirius» il Black in questione si voltò lentamente, incontrando lo sguardo di sua madre.

«Madre» disse Sirius con disprezzo.

«Cosa non ti era chiaro nella lettera che ho scritto a settembre, piccolo traditore?!» disse Walburga irata «Con quale rispetto disubbidisci ai miei ordini e a quelli di tuo padre, scrivendoci improvvisamente che torni qui?!» Sirius assunse un’espressione sfacciata e di sfida.

«Non ti preoccupare, madre, ho capito ogni parola di quella lettera. Ma ho pensato che se non venivo voi sareste stati troppo felici, e io non voglio questo» rispose, con addirittura il coraggio di sorridere arrogantemente. Sirius non era così stupido da dire «Sai madre, volevo salvare Reg da questa banda di pazzi. Posso passare più tempo con lui in modo da fargli capire le cretinate che dice questa famiglia, per piacere?» per poi essere rinchiuso in camera come unica compagnia un elfo domestico che portava da mangiare.

Walburga si infuriò ancor di più.

«Come osi… sudicio traditore del tuo sangue!» Sirius stava giusto per ringraziare del complimento, ma sua madre riprese a parlare velocemente, con il tono della voce che aumentava pian piano. «Io mi chiedo cosa ho sbagliato con te-».

«Non hai pensato che forse sei tu a essere sbagliata?» chiese innocentemente Sirius.

A quel punto, Sirius capì che avrebbe dovuto trattenersi e andarsene. Lo capì dallo strabuzzare degli occhi e della voglia matta di cui furono invasi, come se volesse lanciargli un Crucio seduta stante e, in seguito, Sirius non avrebbe saputo dire come si fosse trattenuta.

«Come ti permetti, ti insegnerò io a rispettare i tuoi superiori! Non permetterò che il primogenito dei Black disonori ancor di più questa antichissima e prestigiosa stirpe-».

«Ma quale stirpe e stirpe! I Black non sono altro che criminali pazzi e senza cervello!» urlò Sirius adirato, interrompendola. Se solo ci fosse stato un buon Ministero, forse se avessero saputo i segreti oscuri che c’erano in quella casa, se solo avessero visto come sua madre usava le cruciatus, forse, ma forse l’antica e prestigiosa stirpe sarebbe andata a quel paese, con la sua famiglia rinchiusa ad Azkaban. Ma era inutile dire qualsiasi cosa, il Ministero non era un Ministero giusto. Alla fine, se mai fossero stati scoperti, il potere dei soldi sarebbe bastato a mettere tutto a tacere.

«TRADITORE DEL TUO SANGUE! ABOMINIO DELLA MIA CARNE! CHE TU LO VOGLIA O NO SEI UN BLACK E RISPETTERAI LA TUA FAMIGLIA» questa volta la faccia si fece rossa, e a quel punto, si disse Sirius, che era andato troppo oltre e che ormai era inutile ritirarsi. La sua voce, di cui strilli, se la casa non fosse stata protetta da incantesimi e tutto, si sarebbero sentiti anche al palazzo di fronte, si alzò in modo spropositato.
«IO NON RISPETTERÒ PROPRIO NIENTE! SE ESSERE UN BLACK SIGNIFICA TORTURARE DELLA GENTE ALLORA IO NON VOGLIO ESSERLO!» ringhiò, decidendo che superare sua madre di urla era l’unico modo per risponderle e farsi sentire. Urlare così forte era forse l’unica cosa buona che aveva ereditato da lei, per quando fosse disgustato di aver ereditato qualcosa del suo carattere. E considerarla cosa buona.

«O LO SAPEVO CHE CIRCONDATO DA QUEI MEZZOSANGUE E SANGUEMARCIO TI SARESTI ROVINATO! NARCISSA MI HA DETTO CHE TI FREQUENTI CON TRADITORI DEL LORO SANGUE E MEZZOSANGUE!»

Per tutti i gargoyle se non aveva avuto un colpo quando l’aveva saputo.

«NON TI PERMETTERE DI INSULTARLI! LORO SONO MOLTO MEGLIO DI TUTTI I BLACK MESSI INSIEME». 

«QUESTO È UN INSULTO! INSULTI LA TUA STESSA FAMIGLIA, MOCCIOSO!».

«E SAI QUANTO ME NE IMPORTA?!».

«FILA NELLA TUA STANZA E NON USCIRCI FINO A CENA!» gridò sua madre rossa in viso. Entrambi erano con il fiatone e si guardavano ferocemente. Presi dalle loro urla, non si erano accorti di Orion, silenzioso, che se ne stava dalla parte di sua madre. Sirius incontrò lo sguardo di suo padre, terribilmente freddo e intimidatorio. E naturalmente, non ebbe la forza di contrastarlo.

«Vai nella tua camera, Sirius. La punizione per il tuo comportamento la avrai dopo» disse gelido suo padre tagliando l’aria. Sirius si costrinse a mantenere una faccia impassibile, e si trattenne dal deglutire. Sirius sapeva bene quale fosse la punizione, all’inizio, quando aveva cominciato a comportarsi scorrettamente a otto anni, non era subito stato sottoposto a quel genere di punizione, ma poi suo padre aveva capito che con i rimproveri e gli schiaffi non cambiava proprio niente, e quindi era passato a punizioni, secondo lui, più… adatte. 

Sirius salì rabbiosamente le scale. Mentre percorreva il corridoio adirato, vide una porta aprirsi lentamente. Si voltò di scatto incontrando due occhi grigi, molto simili ai suoi, guardarlo indecisi e sorpresi. Sulla soglia c’era Reg.
Ma la sorpresa durò poco: gli occhi di Regulus divennero come due lame di ghiaccio. Il suo fratellino non l’aveva accolto con il sorriso, ma con una gelida indifferenza.

 «Regulus…» esalò Sirius confuso.

«Ti sei divertito a Hogwarts?» chiese Reg con una nota accusatrice nella voce.

«Cosa è successo?» chiese Sirius ignorando la domanda di suo fratello, o forse era meglio dire provocazione.

«È successo che hai tradito la tua famiglia» sbottò Regulus. Sirius lo guardò incredulo.

«Vorresti dire che essere se stessi vuol dire tradire la propria -Sirius fece una smorfia- famiglia?» concluse.

«Devi essere solo un Black, essere se stessi o no non ha importanza» disse Regulus, per poi chiudergli la porta in faccia. Sirius restò a guardare imbambolato la porta per un altro po’, sentendo un sordo dolore crescergli nel petto, ma venne immediatamente scacciato dalla rabbia e dall’ indignazione. Sirius percorse a gran passi il corridoio giungendo di fronte alla sua stanza ed entrandoci.



«Regulus ha paura di deludere la sua famiglia, Sirius! Gli staranno già inculcando per bene che i babbani sono feccia e che tu sei il disonore delle famiglia! Poi penserà che sia l’unico a poter riscattare il nome dei Black e allora farà esattamente ciò che gli diranno, solo per renderli fieri!»



Il tonfo di una porta che si chiudeva rabbiosamente fu sentito addirittura da Orion, seduto nel salotto al primo piano.

​ *


Lily aveva davvero sperato che a sua sorella fosse passata la sua rabbia verso di lei.

Naturalmente non era così. Quando era scesa dal treno era stata accolta dai suoi genitori, che le avevano sorriso e abbracciata. Ma Lily non aveva potuto fare a meno di rattristarsi quando aveva notato che Petunia non c’era. Tornata a casa, l’aveva abbracciata ignorando completamente la faccia ripiena di disprezzo e rancore della biondina, ma sua sorella maggiore non aveva ricambiato l’abbraccio, e quando Lily si era staccata, la rossa aveva fatto del suo meglio per non far vedere la sua delusione. I loro genitori l’avevano guardata dispiaciuti e sua madre aveva scoccato un'occhiata di rimprovero a Petunia. Lei in risposta aveva contraccambiato con uno sguardo furente e aveva salito le scale, rifugiandosi in camera.

Ora era in salotto a raccontare a suo padre e sua madre, rispettivamente Jeremy e Susan Evans, cosa le era successo negli ultimi tre mesi. Lily aveva ereditato i suoi fantastici occhi da suo padre, che aveva i capelli biondi e una corporatura piuttosto robusta. Era spiritoso, socievole e molto protettivo tant’è che poteva essere spaventosamente minaccioso con chi voleva far del male “alle sue tre donne”. Non amava molto stare al centro dell’attenzione e non amava le ingiustizie. Sua madre invece, aveva i capelli rossi, un po’ più chiari di quelli di Lily, degli occhi marroni e la pelle chiara, che faceva un bel contrasto con i suoi capelli. Era molto comprensiva e gentile, scherzosa, e per lei aveva una certa importanza la sua reputazione e quella della famiglia. Gli piaceva sapere i vari gossip e capitava che ne spettegolasse con le sue amiche.

Lily parlò degli incantesimi, delle pozioni e delle trasfigurazioni. Dei fantasmi, dei professori e dei suoi compagni. Parlando a lungo di Mary, Alice, Marlene e Harry. Disse che lei e Sev erano stati smistati in Case che erano rivali da secoli, ma che comunque con un po’ di difficoltà erano restati migliori amici. I suoi genitori ascoltarono tutto affascinati e curiosi. Parlò anche di…

«Ci sono cinque ragazzi che si divertono a fare gli scherzi ed a infrangere le regole. C’è anche Harry fra loro, ma è molto più calmo e maturo in confronto a quelli. Ci sono due di loro, Potter e Black, che sono i peggiori di tutti e cinque. Non ho mai visto gente così arrogante e prepotente! Hanno preso in giro Sev ma ora si sono un po’ calmati, penso che sia a causa di Harry, lui li mette in regola. Ma quello che li batte tutti è James Potter! Un borioso pallone arrogante, egocentrico e imbecille! Mi ha tinto i capelli di verde ed è… così odioso! Almeno due volte al giorno devo litigarci!» esclamò Lily concitata «È così viziato! Pensa che tutti devono inchinarsi al suo cospetto!».

«Fallo incontrare con tuo padre e vedi che non ti darà più fastidio» disse la signora Evans divertita, indicando con un cenno del capo il marito che ascoltava con un po’ d’irritazione la descrizione del giovanotto.

«Ci sono addirittura quelle che perdono la testa per lui! Una mia compagna di dormitorio, Alysha Fawley, non fa altro che parlare di quanto sia bello, affascinante, carismatico… Pff! Io e le altre non la sopportiamo più!»

«Ti insulta, Lily?» chiese il padre usando il tono più calmo possibile. Lily ci pensò.

«Mmh, no, a volte capita che mi faccia dei complimenti» Disse Lily. Gli occhi di Susan si accesero di una luce maliziosa, ma non condivise con gli altri del perché di questa reazione.

«Beh, mi dispiace molto non poter vedere questa fantastica scuola sinceramente. Sono contenta che ti trovi bene. Per quanto riguarda James, vedrai che col tempo maturerà, sono sicura. È ancora giovane, per i ragazzi è normale comportarsi in questo modo» Disse Susan sorridendo.

«Harry non si comporta in questo modo, né Sev» disse Lily corrucciata.

«Ognuno ha il suo carattere» disse Jeremy alzandosi con un sospiro dal divano.


 
*


Remus non seppe per quanto tempo i genitori lo abbracciarono. Gli chiesero ansiosi come fosse andata e gli chiesero di raccontare tutto quello che era successo. Remus fu ben contento di parlare dei suoi amici e degli scherzi che avevano fatto. Quando però si ritrovò a parlare di Harry, esitò sul dire o no che lui avesse scoperto tutto quanto. Alla fine si decise.

«Riguardo a Harry… c’è una cosa che non vi ho detto nelle lettere. Lui sa che sono un Lupo Mannaro» disse tentennante.

«Quando l’ha scoperto?» chiese Hope, sua madre, allarmata. Era una Babbana, aveva il viso tondo e le guance sempre un po’ rosa, i capelli biondo scuro e degli occhi nocciola.

«Me lo ha detto a novembre, il giorno prima della Luna Piena» rispose Remus.

«Come l’ha presa?» chiese Lyall, con un po’ di rassegnazione negli occhi, come se fosse già un po’ convinto che la cosa non fosse andata bene. Lyall Lupin era un uomo alto e snello, con degli occhi castano chiaro come quelli del figlio, i capelli castano scuro e il viso un po’ sottile. Remus sorrise.

«L’ha presa benissimo, papà. Non ci potevo credere! Mi ha detto che sarebbe comunque rimasto mio amico e che non mi considerava affatto un mostro!» esclamò Remus sorridendo, ancora felice al ricordo. I suoi genitori lo guardarono un attimo sorpresi, prima di sorridere anche loro felici per il proprio figlio.

«Vedo che te li sei scelti bene gli amici, figliolo» commentò suo padre assestandogli una pacca sulla spalla.

«Però…» incominciò Remus.

«Però?» chiese Hope.

«Mi ha fatto promettere di dirlo agli altri entro quest’anno. Secondo lui la prenderanno bene anche loro» concluse il licantropo.

«Tu vuoi dirlo a loro?» chiese sua madre dolcemente.

«Sì… però ecco, se non la prendessero bene? È rischioso» disse Remus incerto.

«Secondo te come la prenderebbero?» chiese Lyall.

«Non lo so… Credo bene, ma c’è sempre quella piccola possibilità…» Remus lasciò la frase in sospeso.

«Io credo che dovresti dirlo ai tuoi amici, per correttezza nei loro confronti. Ma se non te la senti, puoi anche non dirlo. Puoi dire al tuo amico che non te la senti e sono sicuro che capirà» disse suo padre rassicurante.

«Da come li hai descritti, ho capito che loro ci tengono molto a te. Non ti lasceranno solo per stupidi pregiudizi. Ti fidi di loro?» chiese Hope.

«Sì» disse Remus, benché si conoscessero solo da tre mesi, la loro amicizia era molto salda.

«Bene, allora metti da parte il cervello e le conseguenze e segui il tuo cuore. Sono sicura che quel che ti dirà sarà la scelta più giusta» concluse sua madre saggiamente.































Angolo Autrice
 
Ciao a tutti! Siamo passati dal Maniero dei Black, a casa Evans e poi a Casa Lupin. Regulus si è fatto più freddo e distante con Sirius, e quest’ultimo, poverino, ha dovuto affrontare sua madre, l’urlatrice per eccellenza. Il tutto va a finire con la punizione di suo padre, ma che non ho scritto. All’inizio avevo scritto ben otto pagine di capitolo, ma poi l’ho cancellato tutto perché ho avuto dei ripensamenti. Abbiamo un po’ conosciuto i genitori di questi tre e gli unici che mancano di una vera e propria descrizione sono i coniugi Black, ma lì ho voluto dare più importanza alle azioni. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e alla prossima! 
   
 









Capitolo gentilmente revisionato da lilyy e Nag, grazie!
 
   
 
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