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Autore: AdhoMu    22/05/2018    3 recensioni
[Leanne/Montague]
Montague (Kain? Craig? Graham?) e Leanne (di cognome?).
Due personaggi dalle identità confuse e di cui sappiamo pochissimo.
Un incontro inaspettato darà vita ad un rapporto che si svilupperà nei mesi precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Magica e che li porterà, con un po' di fortuna, a trovare se stessi l'uno nell'altra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kain Montague, Leanne, Mary MacDonald, Mulciber
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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9. Arcane reliquie, metalli elfici e velli magici.
 
- Ok. Ora di ripigliarsi. 
- Giusto. 
- Prima , però, una domanda cruciale. 
- Spara. 
- Però devi rispondermi con sincerità. 
- Ma certo. 
- Promesso? 
- Eddài, Graham... 
- A te interessa davvero andare a fondo con questa storia? 
- Beh... ma è evidente. Perché me lo chiedi? 
- Non vorrei che lo stessi facendo... per me. 
Leanne rimase in silenzio per qualche secondo.
- Beh. Un po' è così, non te lo posso negare. Ma sinceramente, lo faccio soprattutto per me. 
- Perché lo sai, vero, che per me sono tutte stronzate? Che io...
- Che tu, cosa?
- Beh, sì. Insomma. Hai capito, no?
Lei gli sorrise con dolcezza. Graham doveva sempre fare il duro, non ce la faceva proprio a dire certe cose. In fondo, l'importante era che le pensasse. A lei, andava più che bene così.
 
*
 
La prima tappa della giornata, come concordato, fu l'Ospedale San Mungo. Mentre si avvicinavano alla stanza occupata da Katie, Leanne si sentì in parte in colpa, per non essere riuscira a passata prima, e in parte in ansia, al pensiero di un ipotetico scontro fra Graham e Oliver.
Fu con un certo sollievo, quindi, che al capezzale della sua amica trovò la signora Bell, che li accolse con un sorriso. Oliver, che aveva fatto la notte, era tornato a casa per farsi una doccia e dormire un po'. Quando Leanne chiese di lui, Carbry Bell (che nel frattempo li aveva raggiunti tenendo fra le mani due tazze di tè di cardo, che poi aveva moltiplicato con un colpo di bacchetta) le raccontò che Oliver aveva preso un periodo di aspettativa e che, ormai da mesi, non faceva ritorno allo stadio del Puddlemere United, né per giocare, né per allenarsi.
Per Leanne, la notizia fu motivo di grande tristezza. Conosceva Oliver da molti anni e sapeva che, per lui, non giocare a Quidditch voleva dire rinunciare ad un pezzo di se stesso; la decisione del ragazzo la commosse molto, perché in essa lesse tutto il disperato attaccamento dell'ex- Capitano del Grifondoro nei confronti di Katie, le cui condizioni, purtroppo, non miglioravano di una virgola. I Guaritori vevano sottoposto la collana di opali ad una gran quantità di stimoli e reagenti, ma non erano riusciti a risalire al tipo di magia oscura che l’aveva quasi uccisa. In assenza di ulteriori elementi, preferivano quindi mantenere la prognosi riservata.
Mentre Leanne si tratteneva per scambiare due chiacchiere con la signora Bell, Graham se n'era rimasto in disparte, in paziente attesa. Si sentiva un po' a disagio in quella stanza fredda e triste, soprattutto perché, proprio come gli aveva rinfacciato Oliver la volta in cui erano quasi venuti allo Schiantesimo, la ragazza costretta a letto era stata tante volte una sua diretta avversaria e lui, doveva ammetterlo, ci era sempre andato giù piuttosto pesante con lei. Nulla, in quella sconosciuta distesa sulla branda, gli ricordava Katie Bell, quella spavalda scozzese che zigzagava qua e là, frangetta al vento e, infischiandosene del sangue dal naso, gli rubava la Pluffa, facendolo imbestialire. L'ambiente sterile ed eccessivamente algido del San Mungo lo fece ripensare ai troppi mesi che aveva trascorso nell'infermeria di Hogwarts, incapace di muovere anche solo un misero dito. Se non fosse stato per Leanne... beh, lo sconforto avrebbe avuto la meglio su di lui. Tutti quei ricordi amari gli misero addosso un'angoscia profonda e gli fecero venire una voglia irrefrenabile di precipitarsi fuori.
- Io scendo. Tu fai pure con calma – disse infine a Leanne. – Ti aspetto di sotto. Arrivederci, signora.
- Vai giù a fumare? – gli chiese Carbry, addocchiando il pacchetto di Hermes, che lui aveva estratto dalla tasca interna del mantello. – Ti accompagno.
In piedi davanti all'entrata del San Mungo, i due ragazzi chiacchierarono per una decina di minuti, soffiando fuori nuvolette di fumo che si condensavano immediatamente nell'aria gelida. Graham, all'inizio, si stupì del fatto che Carbry non lo trattasse con diffidenza, come avevano fatto fino a quel momento i conoscenti di Leanne. Dopo poco, però, scoprì che al fratello di Katie Bell non interessavano minimamente le scaramucce fra Case rivali. Non quelle di Hogwarts, almeno. Carbry aveva studiato ad Ilvermorny, negli Stati Uniti, dove era stato smistato nella Casa del Wampus.
- Ho sentito dire che gliele hai suonate spesso, a Katie – gli disse, guardandolo di sottecchi.
- Questioni di tattica di gioco, niente di personale. – borbottò lui, leggermente imbarazzato.
- Hai fatto bene – sorrise Carbry, accompagnando l'esclamazione con un colpo di tosse piuttosto cavernosa. – Quella piccola sfrontata ogni tanto farebbe uscire dai gangheri anche un Magimonaco del Tibet.
 
*
 
- Ed ora, seconda tappa – esordì Graham una volta che Leanne lo ebbe raggiunto. Salutato Carbry con una stretta di mano, il ragazzo si avviò lungo Diagon Alley, seguito da lei che, ormai, aveva rinunciato a chiedergli dove fossero diretti. Dopo qualche centinaio di metri, Graham svoltò a destra e imboccò un vicolo stretto e scuro. Era ancora pieno giorno, ma la sensazione era di trovarsi in un ambiente crepuscolare.
Un cartello vetusto e arrugginito confermò i suoi sospetti: Notturn Alley.
Era la prima volta che Leanne ci metteva piede e ciò che vide non le piacque affatto, ma siccome si fidava di Graham, lo afferrò per un braccio e lo affiancò senza fare commenti. Le poche persone nelle quali si imbatterono lungo il percorso avevano facce tutt'altro che raccomandabili. In un paio di occasioni, le parve di scorgere in lontananza figure inquietanti che si smaterializzavano dentro ad inequivocabili sbuffi di fumo nero.
"Mangiamorte" pensò, terrorizzata, stringendosi al fianco del ragazzo.
Graham camminava a passo deciso, con un'aria minacciosa dipinta sul volto, facendo valere la sua taglia fuori dal comune e lasciando volutamente in bella vista un piccolo scudo della famiglia Montague appuntato sul suo mantello. Finalmente, si fermò davanti ad una vertina impolverata, infestata di ragnatele. Sull'insegna del negozio, Leanne lesse: “Magie Sinister”. Graham spinse la porta ed entrò, subito seguito da lei, che non aveva alcuna intenzione di restarsene là fuori da sola.
- La molletta, Leanne. Guarda! – le disse subito lui, non appena furono entrati. Lei si affrettò a sfilarsela dai capelli e, quando la guardò, non potè fare a meno di contrarre le dita per la sorpresa. La piccola fenice si era illuminata e brillava di un tenue bagliore azzurrino nell'oscurità del negozio. Leanne l'osservò a bocca aperta, incantata. 
- Ha cominciato ad illuminarsi non appena abbiamo fatto ingresso a Notturn Alley - le rivelò Graham, aggrottando la fronte. – Ora, il bagliore è più intenso. Quella volta al San Mungo, invece, era proprio azzurra.
Nel frattempo, un vecchio mago dall'aria arcigna era comparso dietro il bancone, squadrandoli sospettoso. Poco dopo, però, riconoscendo il blasone della casata di Graham, assunse un'aria untuosa e li apostrofò con un sorriso inquietante.
- Signor... Montague, mi sembra di capire – disse rivolto a Graham, che lo squadrò con alterigia. – In cosa posso esserle utile? 
Il ragazzo prese la piccola fenice dalle mani di Leanne e la posò sul bancone. 
- Che cosa ci sa dire di questa, signor Sinister? 
Il vecchio mago osservò attentamente l'oggetto, facendolo lentamente levitare con la bacchetta. Dopo un paio di minuti, pronunciò il suo verdetto. 
- Mithril.
Il due ragazzi lo guardarono senza capire.
- Metallo forgiato dagli elfi del Nord – spiegò Sinister, che continuava a guardare il gioiello, come ipnotizzato. – Estremamente raro.
- E inequivocabilmente magico – mormorò Graham, socchiudendo gli occhi.
- Senz'ombra di dubbio – convenne Sinister. 
- Ci saprebbe dire qualcos'altro a riguardo? – domandò Leanne, col cuore che le batteva forte nel petto. 
- Il mithril si illumina in presenza di fonti di magia oscura – rispose il vecchio, dopo averla squadrata per qualche secondo.
- La collana di opali! – sbottò Graham, menando un pugno sul bancone. – La fenice si è illuminata quando tu, per evitare la gomitata di Baston, sei quasi andata a sbattere contro alla teca! – aggiunse rivolgendosi a Leanne, che lo guardava a bocca aperta. 
Parve loro che, all'udire la frase di Graham, il signor Sinister si fosse fatto attento. Subito dopo, però, il vecchio assunse un' espressione di bramosa cupidigia. 
- La compro. 
- Non è in vendita. 
- Offro qualsiasi cifra. 
- Glielo ripeto: non è in vendita. 
- Non vorreste dare un'occhiata in negozio? Magari, una permuta...
In quel momento, un tonfo sordo attirò la loro attenzione. Leanne si voltò verso la fonte del rumore, per poi accorgersi che Graham stava guardando qualcosa con gli occhi sbarrati. Seguendo la traiettoria del suo sguardo, individuò un mobile di legno scuro, di forma triangolare, riccamente intagliato.
- Quello... quello – disse il ragazzo con voce strozzata, indietreggiando di qualche passo. Sembrava terrorizzato.
- È un Armadio Svanitore – disse precipitosamente Sinister. – Ma purtroppo  non funziona. 
- Non... no! – urlò Graham, retrocedendo di scatto e andando a travolgere un appendiabiti gremito di vecchie pelli di bestie ignote, che si schiantò al suolo con un clangore agghiacciante. Con un paio di falcate, raggiunse la porta e si precipitò fuori. 
- Graham!
Leanne raccolse in fretta la molletta dal bancone e gli corse dietro, richiamandolo a gran voce.
 
*
 
Tremava e balbettava. 
Non sembrava più lui. Era davvero spaventato. Anzi, no: la parola giusta era atterrito. Graham Montague era letteralmente atterrito.
Al mattino, la visita al San Mungo e i ricordi dell'infermeria. Ed ora, trovarsi davanti una copia esatta di quell'oggetto infernale che, per settimane, l' aveva tenuto intrappolato nel buio. Leanne l'aveva trascinato per tutta Diagon Alley fino al Grand Hotel Georgiano e aveva supplicato il signor Hollein, subito accorso, di poter usare uno dei camini dell'altrio per riportarlo a villa Montague via Metropolvere.
Una volta al sicuro fra le mura di casa, l'aveva fatto sedere su una delle tante sedie della sala da pranzo e gli si era messa davanti, in piedi, stringendogli le braccia intorno alla testa e cullandolo delicatamente. Brisby, nel frattempo, si affaccendava intorno a loro, posando sul tavolo chili e chili di cioccolato, che Graham aveva subito preso a divorare ininterrottamente. Con un rapido gesto, la ragazza aveva appellato la sua copertina di lana, che aveva lasciato in camera da letto. Gliel'aveva avvolta intorno alle spalle per scaldarlo, perché Graham era sotto shock, gelido e scosso da tremiti inconvulsi.
La copertina era morbida e calda e profumata di sapone bianco. Profumata di Leanne. Finalmente, dopo una decina di minuti, il ragazzo aveva cominciato a sentirsi meglio. 
- Io... non – cominciò a dire, soffiando fuori l'aria, ancora un po' affannato.
- Non c'è bisogno di dire niente, Graham – gli disse dolcemente lei, baciandogli la fronte. Lui alzò la testa per guardarla. Le sue braccia stavano appena cominciando a stringersi intorno alla vita sottile della ragazza, quando si udì un lieve crack e un'aggraziata voce femminile che diceva:
- Ehilà, fratello caro. Come andiamo? Oh! Ci sono visite!
 
*
 
Una strega giovane e molto bella si era appena materializzata a pochi passi da loro. Aveva i capelli scuri come quelli di Graham, e gli stessi occhi grigi dal taglio un po' allungato. Guardandola, Leanne non poté fare a meno di pensare che era vestita in modo molto, molto elegante. Sprizzava signorilità da tutti i pori.
- Oooh, signorina Caroline, che piacere rivederla! – squittì Brisby, con una riverenza. 
- Ciao Greta – le disse Graham, sorridendo appena.
- Ah, per fortuna che c'è ancora qualcuno che si ricorda il mio nome preferito, in questa casa – sorrise la ragazza. Poi, girandosi verso Leanne, le rivolse uno sguardo curioso. Lei arrossì leggermente, rendendosi conto di trovarsi ancora stretta fra le braccia del ragazzo.
- P-piacere, signora Avery – le disse, balbettando un pochino e scivolando discretamente lontano da Graham, che tossicchiò divertito. – E... beh, le mie congratulazioni per il matrimonio... 
Greta la guardò fisso per qualche istante; un'ombra fugace le offuscò gli occhi grigi. Poi però, subito dopo, proruppe in una risata argentina. 
- “Signora Avery”?! Mi fai sembrare una vecchia, mia cara ...? 
- Leanne. 
- Mi fai sembrare una vecchia, Leanne. Non me lo merito, suvvia. 
Graham, nel frattempo, si era alzato dalla sedia, senza smettere un istante di ingurgitare cioccolato. 
- Qual buon vento ti porta da queste parti, Gree? – chiese, a bocca piena. 
- Ah, sai com'è. Avevo una gran voglia di dormire nel mio vecchio letto, stanotte. Incredibile quanto siano duri i materassi a casa Avery – rispose lei con un'allegra noncuranza che, a Leanne, parve palesemente studiata. C'era qualcosa di volutamente inespresso, fra le righe della sua frase.
- Desidera un po' di cioccolato, signorina Caroline?
Greta guardò accigliata l'elfo domestico e poi alzò gli occhi al cielo. 
- E va bene... Grazie, Brisby.
 
*
 
Trascorsero un pomeriggio divertente, seguito da una serata all'insegna della spensieratezza , chiacchierando e mangiando il cioccolato che gli elfi domestici rifornivano senza sosta. Leanne era meravigliata. Non si sarebbe mai aspettata di trovarsi così bene in presenza di un membro della famiglia di Graham. Greta non l'aveva guardata con supponenza, non aveva preteso di analizzare il suo albero genealogico e, a fine serata, la stava trattando come se la conoscesse da sempre. 
Inoltre, la sua presenza in casa, quel giorno, servì a fornire ulteriori elementi alle loro indagini sul passato di Leanne.
Accadde per caso. 
Ad una certa ora, Greta si alzò dalla sedia, con il proposito di andarsene a letto. Passando per fare un rapido buffetto sulla testa di Graham, indugiò con la mano sulla copertina di lana di Leanne, ancora stretta intorno al collo del ragazzo, a mo' di sciarpa. La carezzò con le dita, esclamando:
- Che meraviglia di sciarpa, Graham! Vello Magico delle Shetland; chi te l'ha data? 
- È di Leanne e non è una sciarpa.
- Complimenti... questo sì che è un articolo di lusso. Ne ho sempre desiderato uno uguale... 
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata, annotando mentalmente questo nuovo e sorprendente elemento.
 
*
 
- Tua sorella è simpatica. 
- Lo dici come se la cosa ti sorpendesse. 
La sentì che si muoveva contro di lui, un po' a disagio.
- Oh... Scusa. No, certo. Ma è che... 
Lui sbuffò. 
- Senti, Leanne. Loro non sono... come me.
- Cosa vuoi dire?
- Che il coglione di famiglia sono sempre stato io. Loro...ascoltami bene: sono schifosamente ricchi e ammanicati e puri fino all'ultima goccia di sangue, ovviamente. Sono eccentrici e conservatori. Ma non hanno mai... 
- Graham... 
- Non sono mai stati Mangiamorte, non hanno mai servito Tu-Sai-Chi... Ai tempi della guerra magica, questa villa ha protetto in gran segreto decine di babbani. Sai a quale casa sono appartenute mia sorella e mia madre?
- ...
- Tassorosso! Ho sfottuto Greta per anni, per questo... Ero solo un bambino ed ero già un idiota.
Leanne era sbalordita. 
- Ma sai qual è il peggio? Io gliel'ho rinfacciato! Mi sono vergognato di loro. Li ho chiamati rammolliti, li ho considerati dei traditori. Loro non sono così. Sono io quello che si è lasciato sedurre dal richiamo della magia oscura. Io, quello che si inorgogliva di tutte ste stronzate sulla purezza di sangue.
Lei rimase in silenzio. 
- Sai cosa mi ha detto mia madre quando ha visto la spilletta della Squadra di Inquisizione? 
Leanne trattenne il fiato.
- Mi ha detto che ero indegno. E Greta, mi ha dato del cazzone. E io le ho mandate a quel paese tutte e due. Non ci siamo parlati per mesi. Quando ero ricoverato in infremeria, i miei si sono fatti vedere una sola volta, da tanto erano delusi.
- Graham, eri solo confuso. 
- Oh, no. Sapevo molto bene quello che facevo. Sempre pronto a saltare su e menare le mani e lanciare incantesimi di pessimo gusto e litigare e difendere ideli da coglione. Sai come ho ottenuto il posto di Capitano? Sulla base della mazzata. Ho quasi fatto la pelle a Warrington, alle selezioni.
- Ma Silente ti ha nominato prefetto.
Lui stava per vomitare fuori altri sproloqui, ma quell'osservazione gli fece inghiottire le parole che aveva in bocca. 
- Già - mormorò, poco dopo. - Non so proprio cosa ci abbia visto, in me. 
- Forse, quello che vedo anch'io. 
- Sarebbe a dire?
- Un cretino. Che parla male di se stesso solo per sentirsi dire che sono tutte cazzate!
Dal silenzio che seguì, Leanne capì che Graham era rimasto interdetto e temette di aver esagerato. Subito dopo, però, lui propruppe una risatina bassa. 
- Ma tu, da dove le tiri fuori certe cose? 
- Me le tiri fuori tu, razza di babbeo! 
- Ma sentitela! ... Io ti giuro che non ho mai conosciuto... 
- Blablablablabla... 
- Ma tu, non hai mai paura a dirmi certe cose?
- Paura? Io? Di te?!
- Oh, per Salazar. Dovevi essere tu. Per forza. Con quella tua linguetta biforcuta, ti amerei anche se fossi la prima punta dei Montrose Magpies - le disse lui, catturandola fra le sue spire da serpente tentatore. 
E Leanne, schiacciata più dalla felicità che dal peso del ragazzo, pensò e ripensò ininterrottamente all'ultima frase che Graham le aveva rivolto.


Alcune cosette:
1) Mini cross-over. Il mithril è un metallo elfico citato ne Il Signore degli Anelli, solitamente usato per la realizzazione di armi da taglio. L’ho mischiato con un altro metallo elfico sempre tolkieniano, che assume una tonalità azzurrina e brillante in caso di pericolo.


 
   
 
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