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Autore: AdhoMu    25/05/2018    7 recensioni
[Leanne/Montague]
Montague (Kain? Craig? Graham?) e Leanne (di cognome?).
Due personaggi dalle identità confuse e di cui sappiamo pochissimo.
Un incontro inaspettato darà vita ad un rapporto che si svilupperà nei mesi precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Magica e che li porterà, con un po' di fortuna, a trovare se stessi l'uno nell'altra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kain Montague, Leanne, Mary MacDonald, Mulciber
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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11. Nuvoloni densi come sbuffi di fumo nero.
 
Leanne spostò gli occhi dall'uno all'altra, intimidita. I signori Montague la guardavano, in attesa; lui continuava a dare lente boccate di sigaro, lei si lisciava la splendida veste con le dita curatissime dalle unghie perfette.
Avvertì una stretta leggera sulla spalla: la grande mano di Graham che le infondeva coraggio, invitandola a farsi avanti.
La ragazza deglutì.
- Ma certo, signora Montague - rispose infine. Avanzò di qualche passo e prese posto su uno dei divanetti spelacchiati che arredavano la stanza. Graham sedette accanto a lei. Il vecchio mobile cigolò in tono di protesta. Era da gennaio che non lo vedeva: sbirciandolo di sottecchi, Leanne ebbe l'impressione che il corso di Spezzaincantesimi lo avesse reso ancor più imponente.
Seguì un breve silenzio imbarazzato; dopodiché il signor Montague si schiarì la voce e prese parola.
- Molto bene - disse, con voce profonda e roca da fumatore trentennale. - Anzitutto, piacere di conoscerla, signorina Lausanne...
- È Lou-Anne - lo interruppe la moglie.
- È Leanne - tossicchiò Graham, irritato.
- ...l'ultima volta che ci siamo incontrati, come forse ricorda, non abbiamo avuto modo di procedere alle dovute presentazioni - continuò lui, come se nulla fosse.
Leanne avvampò al ricordo del disastro avvenuto durante il matrimonio di Greta. E poi, sentendosi una sciocca, si vergognò del fatto che i genitori di Graham si ricordassero di lei vestita da cameriera e aspramente redarguita dal signor Hollein.
- Oh, non si senta in imbarazzo, la prego - soggiunse la signora Montague, che si era accorta del suo colorito acceso. - Kain ci ha raccontato come sono andate le cose. Sappiamo che lei non è responsabile per quello che è successo e che, anzi, è stato lui a far esplodere i calici di champagne.
- Oh. Beh...
- Oltretutto, nostra figlia Caroline ci ha riferito di aver trascorso dei momenti molto piacevoli in sua compagnia - aggiunse il signor Montague, soffiando fuori il fumo.
Leanne ci capiva meno di nulla. Non sembrava avessero intenzione di passarla al microscopio, né di sottoporla a giudizio. Che cosa volevano da lei? Rivolse una rapida occhiata interrogativa a Graham, che le fece un cenno col capo, come a voler dire "aspetta".
- Craig ci ha raccontato anche altre cose davvero interessanti su di lei - proseguì l'uomo socchiudendo gli occhi grigi. La ragazza non potè fare a meno di notare che, in quel momento, la somiglianza fra Graham e suo padre - intensificata dai modi sottilmente inquietanti tipicamente da Serpeverde - era impressionante.
- Già - s'inserì la signora Montague, fissandola intensamente. - Sappiamo tutto del salvataggio e della convalescenza. E questo significa...
- ...che le dobbiamo molto, signorina Lausanne - concluse il signor Montague, rivolgendo un sorriso tirato a Leanne, che non credeva alle proprie orecchie.
- Si chiama Leanne...
- Siamo consci del fatto che, se non fosse stato per lei, forse, Kain non se la sarebbe cavata così a buon mercato.
Gli occhi dell'elegante strega brillavano, velati di lacrime.
- Oh, ma io... non ho fatto nulla - balbettò Leanne, imbarazzata. - Graham...ehm, Kain... Craig... insomma, vostro figlio si era già smaterializzato fuori dall'Armadio Svanitore...
- Ma lei lo ha tirato fuori dal bagno. Lui, a quel punto, non ne avrebbe avuto le forze.
- E poi è tornata a trovarlo in infermeria, quando pareva che tutti (noi compresi) lo avessero abbandonato...
- Siamo così pentiti. Siamo stati dei genitori snaturati. Eravamo così delusi da nostro figlio, in quel periodo... La Squadra di Inquisizione, le pessime compagnie... Lo abbiamo lasciato solo.
Leanne non sapeva cosa dire: percepiva un immenso a disagio. Sobbalzò leggermente, quando sentì la mano di Graham posarsi sulla sua.
- Lo guardi, ora. Sano e salvo, in ottima forma, prossimo a diventare uno Spezzaincantesimi. Davvero un figlio di cui inorgoglirsi. Noi non ci speravamo più... E non penso di esagerare - dichiarò la signora Montague, accorata - nell'affermare che, tutto questo, lo dobbiamo a lei, signorina Lou-Anne.
- È LEANNE! Le-an-ne!...
- E quindi - interloquì il signor Montague in tono serio, ignorando l'esclamazione esasperata di Graham - oltre che per ringraziarla, siamo qui per farle una proposta.
Leanne sbattè le palpebre.
- Una... proposta?
- Ascolti con attenzione e ci pensi su. Avrà tempo fino al termine dell'anno scolastico per darci una risposta.
 
*
 
"Si ricordi, signorina Lausanne" le aveva detto il signor Montague a fine colloquio ("Si chiama Leanne!!! Maccheccazzo!" "Kain! Ma che linguaggio!"). "Le nostre fonti ci informano che, ormai, il Mondo Magico è sull'orlo del collasso. Tutti coloro che, come lei, non dispongono o, per cause di forza maggiore, non possono disporre di un solido attestato di sangue, corrono seri rischi. Ci permetta di ricambiare il favore che ci ha reso aiutando nostro figlio; le offriamo la protezione ufficiale della nostra famiglia".
"Signori Montague" aveva detto lei dopo qualche attimo, arrossendo vistosamente. Avrebbe preferito non farlo, ma le sembrò onesto mettere le carte in tavola. "Vostro figlio v-vi ha detto che... che..." Non riusciva a finire la frase, accidenti a lei.
"Che fra voi due esiste un... legame sentimentale?" le era venuta incontro la signora Montague, sorridendole in modo affabile e scegliendo attentamente le parole. "Sì, ne eravamo al corrente già prima del nostro colloquio".
"Stia tranquilla" aveva soggiunto il signor Montague. "Non ha motivi si preoccuparsi per questo, glielo garantisco".
Leanne si era sentita un po' sciocca. Il modo in cui aveva abbracciato Graham quando lo aveva visto, del resto, sarebbe stato sufficiente per fugare ogni dubbio. Poi, però, il sollievo e la gratitudine avevano preso il sopravvento.
La ragazza era uscita dalla sala delle visite felice come poche altre volte si era sentita nella vita.
Lì per lì, comunque, non avrebbe accettato la proposta.
Poi, però, la situazione che degenerava ogni giorno di più (il culmine fu la tragica morte del professor Silente) la fece decidere il contrario. 
E così, al termine del suo ultimo viaggio sull'Espresso di Hogwarts in qualità di studentessa, Leanne sbarcò sulla banchina e si mise in cerca di Graham, che era venuto a prenderla per accompagnarla alla Villa.
- Le mie cose sono tutte lì dentro - gli disse dopo averlo abbracciato con affetto, additando il baule e un paio di borsoni voluminosi.
- Molto bene, principessa. Brisby!
Crack.
- Comandi, padroncino Craig.
- Porta a casa gli effetti personali della signorina, per cortesia.
- Sì, padroncino Craig. E... ehm.
- Che c'è?
- In quale stanza devo portarli, padroncino Craig?
- Come, in quale stanza?...
- In quella fatta predisporre dalla Signora o nella sua, padroncino Craig?
Leanne scoppiò a ridere, un po' per la domanda e un po' perché non si era mai del tutto abituata a sentir chiamare Graham "padroncino".
- Forse è meglio farle portare nella stanza scelta da tua madre, Graham - rise la ragazza, mentre lui la fissava contrariato.
- Sarà fatto, signorina Lausanne!
- Si chiama Leanne, Brisby! Maporcavacca!...
 
*
 
Vivere a Villa Montague si rivelò un'esperienza illuminante e completamente diversa da come se l'era aspettata.
La casa era enorme e bellissima, piena di libri rari (la biblioteca era enorme e fornitissima, e le ricordava quella de La Bella e la Bestia, un cartone animato che aveva visto al cinema in una delle rare escursioni con i bambini dell'orfanatrofio) e di opere d'arte. Quando passava nei corridoi, i ritratti appesi alle pareti la salutavano con sussiego e, spesso, la pregavano di trattenersi qualche minuto per fare conversazione. 
Il giardino, poi, era splendido. Ombroso e lussureggiante, occupava un intero versante della collina di Greenwich e grande parte del parco omonimo. C'erano laghetti, alberi secolari e specie esotiche, piante magiche e non magiche (una sorta di piccolo ma nutrito orto botanico), grotte artificiali e cespugli densi abitati da creature di ogni tipo. 
Dentro casa, Leanne era costantemente servita e riverita dagli elfi domestici, che non smettevano un solo istante di vezzeggiarla.  
La ragazza aveva temuto di ritrovarsi invischiata in pasti ufficiali, imbanditi nell'imponente sala da pranzo (non avrebbe di certo saputo maneggiare cinque paia di posate d'argento) ma, per fortuna, si rese conto subito che le cose andavano diversamente. I signori Montague, certo, facevano colazione, pranzavano e cenavano in quelo modo, ma Graham, quando era a casa, preferiva mangiare in cucina, e lei gli faceva compagnia più che volentieri.
- Mia madre dice che mangio troppo e in modo troppo vorace - le confidò un giorno il ragazzo. - Se mangiassi con loro, dovrei sorbirmi le sue lamentele ad ogni benedetto pasto.
La signora Montague le aveva assegnato una stanza luminosa rivolta ad ovest; a fine pomeriggio, gli ultimi raggi di sole estivo filtravano attraverso il finestrone e illuminavano le pareti tappezzate di broccato giallo scuro, facendole risplendere come oro fuso. La camera - massimo del lusso - disponeva anche di un bagno privato con una meravigliosa vasca di ceramica che Leanne riempiva tutti i giorni a fine giornata, concedendosi lunghe e rilassanti sedute nell'acqua calda.
"Davvero niente male, questa vita da ricchi" pensava la ragazza, affondando pigramente nella schiuma aromatizzata alla vaniglia.
Qualche volta, soprattutto nel fine settimana, Greta veniva a trovare i genitori, talvolta accompagnata dal marito, più frequentemente da sola. Quando aveva deciso di trasferirsi a Villa Montague, Leanne sapeva già che non l'avrebbe incontrata molto spesso: la sorella di Graham, infatti, aveva fatto ritorno a Casa Avery all'inizio di marzo (glielo aveva raccontato lui in una lettera). La prima volta che si erano incontrate in luglio (si trovavano tutti e tre in giardino, seduti all'ombra di una rarissima e imponente araucaria), il ragazzo aveva insistito:
- Dai Gree, raccontale la novità, o dovrò imbavagliare nostra madre per impedirle di farlo per prima. Non la tiene più nessuno, quella.
E Greta, con gli occhi che le brillavano, aveva rivelato a Leanne di essere in attesa del suo primogenito. Sembrava davvero felice, eppure Leanne, una volta di più, ebbe l'impressione che dietro ai suoi occhi passasse un'ombra fugace.
Non voleva dare l'idea di impicciarsi dei fatti altrui, ma in quell'occasione la ragazza non potè fare a meno di chiedere a Graham, una volta che furono rimasti soli:
- Graham, secondo te... Greta sta bene?
- Ma certo che no - rispose lui, secco.
- Ah.
Leanne era sorpresa da tanta schiettezza.
- In fin dei conti, con un cognato così sempre in giro per casa - proseguì lui, accendendosi una Hermes - a cosa serve avere dei nemici?
- Ti riferisci a... ?
- Aidan Avery. Proprio lui. Davvero un tipo agghiacciante, lui e quell'altro suo amico.
- Macnair. Quello con gli occhi chiari.
- In persona - rispose Graham con aria grave ed un'espressione del tipo "com'è che ti ricordi del colore degli occhi di Macnair?!" -  Li conosco bene, tutti e due. Ovviamente, prima, li ammiravo moltissimo. Col senno di poi, ti posso dire che con quel tipo di gente c'è poco da scherzare.
- Ma il marito di Greta, tuo cognato...?
- Ah, Eean è a posto. Ma ha un carattere troppo debole. Aidan se lo rigira come vuole.
- Oh, accidenti. Che situazione... - sospirò Leanne, sinceramente rattristata dalle circostanze.
- Davvero una situazione di merda - sentenziò lui, dando una scrollata alla cenere. - Staremo a vedere, dai.
 
Quando era arrivata alla Villa, Leanne aveva stabilito insieme ai signori Montague che avrebbe continuato a lavorare al Georgiano (non voleva dipendere in tutto e per tutto da loro) durante il giorno e che, la sera, avrebbe fatto ritorno a Greenwich, per passare la notte al sicuro fra le sue mura incantate. Il signor Hollein si era dimostrato molto entusiasta all'idea di riammetterla all'Hotel e l'aveva posizionata alla reception; Leanne sospettava che, sotto, ci fosse lo zampino dei Montague, ma aveva saggiamente deciso di fare finta di nulla.
Un giorno, dopo qualche settimana di lavoro, le era capitato di imbattersi per caso nel signor Midgen, appena giunto all'Hotel per prendere servizio come portiere notturno. Dopo averla salutata calorosamente, l'uomo le aveva riferito che Eloise si era appena trasferita a Stennes, nelle Isole Orcadi, in compagnia del suo nuovo fidanzato. "Un tipo simpatico un po' fuori dalle righe" aveva commentato il signor Midgen, descrivendo Cormac McLaggen in modo assai diplomatico (che, a lei, aveva fatto molto ridere) *.
La sera, quando smontava dal turno, Leanne tornava alla Villa attraverso la Metropolvere; passava a salutare la signora Montague nel suo salottino, si faceva il suo sacrosanto bagno alla vaniglia e sgattaiolava in cucina, in attesa che Graham facesse ritorno dalla Gringott. Il corso di Spezzaincantesimi lo teneva ancora piuttosto impegnato ma, finalmente, il ragazzo aveva cominciato a dimostrare entusiasmo nei confronti del lavoro. 
- Molto meglio che starsene seduti a contare rubini - soleva commentare fra un tiro di Hermes e l'altro. - Oggi abbiamo imparato come eludere le protezioni dei Lamassù assiro-babilonesi che sorvegliano le tombe mesopotamiche... - raccontava, visibilmente ispirato. Leanne si sentiva molto, molto fiera di lui.
Gli elfi domestici le tenevano compagnia finchè Graham non arrivava. Poi, i due ragazzi cenavano insieme e si raccontavano delle rispettive giornate. 
Dopo cena, trascorrevano le serate chiacchierando, seduti sul tappeto peloso della biblioteca. Le loro indagini sul passato di Leanne si erano irrimediabilmente arenate, e i due passavano ore tentando di elaborare strategie per riprendere il filo (avevano deciso che durante la prima settimana di agosto, in concomitanza con le ferie del ragazzo dalla Gringott, si sarebbero recati nuovamente alle Shetland per cercare di ottenere, complice il bel tempo, qualche informazione in più). 
E più tardi... beh. Inutile dire che, puntualmente, Graham si materializzava nella stanza giallo oro di Leanne per dormire con lei, infischiandosene bellamente del bon ton imposto dalla sua onorevole (e assai poco convinta) madre tanto attenta alle buone apparenze.
 
*
 
Nonostante la situazione generale si facesse ogni giorno più cupa (spesso, quando al mattino arrivavano a Diagon Alley, Graham e Leanne avevano la spiacevole sorpresa di trovare chiuso qualche negozio in attività fino al giorno prima), le cose procedevano in modo apparentemente lineare. Si tentava di andare avanti, insomma.
Un brutto giorno, però – e si era già all’ultima settimana di luglio – accadde un fatto che cambiò radicalmente le carte in tavola, mandando irrimediabilmente all’aria i piani dei due ragazzi.
Leanne si trovava in servizio al Georgiano, in piedi dietro il bancone in attesa degli ormai rari ospiti dell’Hotel quando, attraverso il vetro della porta girevole, vide materializzarsi un paio di inquietanti sbuffi di fumo nero.
Fu questione di un attimo.
Il signor Hollein, che in quel momento si trovava proprio accanto a lei, le afferrò la testa e la spinse giù con malagrazia, facendola chinare per farla nascondere sotto al bancone.
- Non fiatare e vedi di strisciare fino al mio ufficio senza farti vedere. Svelta! – sibilò al suo indirizzo il vecchio mago mentre la porta, con un cigolio, prendeva a ruotare su se stessa.
Leanne rimase paralizzata per qualche secondo; poi, lentamente, cominciò a camminare a quattro zampe verso l’ufficio del Direttore, che si trovava alle spalle della reception. Si mosse con estrema cautela, tentando di non fare rumore; per fortuna l’atrio di un grande hotel come il Georgiano non era, per definizione, un luogo particolarmente silenzioso.
Nel frattempo, un rumore di passi decisi le annunciò che qualcuno stava attraversando il salone e si avvicinava spedito al luogo in cui, fino a poco prima, si trovava anche lei.
- Buongiorno, signore. In cosa posso esserle utile? - domandò la voce del signor Hollein in tono deferente.
- Cerco la signorina Kaplett. Leanne Kaplett. La conosce? - rispose una voce maschile sconosciuta dal timbro basso e leggermente inquietante. Il signor Hollein seppe mirabilmente mantenere l'aplomb.
- Se la conosco? Ma certo.
- Sa dirmi dove si trova? Da quanto mi risulta, lavora qui - continuò la voce. A Leanne vennero i brividi.
- No, sono desolato. Per fortuna non ho più nulla a che fare con quella pestifera ragazza. L'ho licenziata giusto qualche giorno fa, dopo l'ennesimo disastro. Non so dove si trovi attualmente e, francamente, neanche mi interessa saperlo.
Seguì un silenzio gravido di tensione.
Leanne, raggiunta carponi la Direzione, sgattaiolò dentro attraverso la porta semiaperta, richiudendosela pian piano alle spalle. Una volta al sicuro da occhi indiscreti, la ragazza si alzò in piedi. Sulla parete dell'ufficio del signor Hollein si apriva un'ampia vetrata che dava sul bancone; il Direttore la usava per sorvegliare gli impiegati al lavoro nel salone, ma dalla parte esterna era impossibile guardare dentro perché il vetro era stato incantato per riflettere le immagini come uno specchio.
Leanne afferrò la cornetta del citofono che permetteva di udire le conversazioni tenute all'esterno e sbirciò attraverso il vetro.
Il signor Hollein si trovava in compagnia di un mago adulto completamente vestito di nero, che la ragazza non aveva mai visto. Non le fu necessario rivolgergli una seconda occhiata per capire che si trattava di un tipo assai poco raccomandabile.
- Se la vede, le dica di entrare in contatto col Ministero - stava dicendo costui al compunto Direttore. - Ho l'ordine di consegnarle una lettera di convocazione da parte del Settore Purezza Ematica.
- Ma certo, sarà fatto senz'altro, signor...?
- Mulciber. Ares Mulciber.
 
Alcune cosette:
1) Tanto per evitare confusioni (visto che la cosa in sé è, effettivamente, piuttosto confusa), i signori Montague hanno alcuni problemi con i nomi. La madre chiama i figli, rispettivamente, Keira e Kain. Il padre li chiama Caroline e Craig. Entrambi i ragazzi, però, prediligono il nome dato loro dalla balia: Greta e Graham. La nobile coppia, a quanto pare, ha deciso di storpiare anche il nome di Leanne: la signora Montague la chiama Lou-Anne; il signor Montague, Lausanne (Brisby, l'elfo domestico, prima di essere attribuito a Graham apparteneva a lui, per cui rispetta la nomenclatura da lui istituita). Tutto questo casino di nomi prende spunto dal fatto che Montague, nella saga, un vero nome non ce l'ha; in alcuni Paesi viene chiamato Kain, in altri Craig e in altri ancora Graham.
2) Leanne ricorda bene il colore degli occhi di Macnair perché, quando era sua studentessa e parlava di lui con i compagni, gli affibbiava spesso appellativi come MacSplendid, MacCool e MacSexy per sottolinearne l'avvenenza (cfr. L'Assistente di Pozioni).
3) * Per chi volesse saperne di più sulla coppia Midgen-McLaggen, si consiglia la lettura di Appuntamento al Buio...pesto Peruviano.
   
 
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