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Autore: Lady Samhain    26/05/2018    3 recensioni
// Sesta parte della serie "La strada di casa"//
Dopo un anno di convivenza e a dispetto di tutti, Percival e Credence sono ancora insieme.
E, pare che nessuno dei due abbia intenzione di tirarsi indietro.
Un'altro anno per conoscere frammenti della loro vita, della loro storia e della loro famiglia.
Un 1931 vissuto attraverso frammenti sparsi, tutti diversi tra di loro, come le figure in un caleidoscopio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
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Never surrender


I don't wanna feel like this tomorrow
I don't wanna live like this today
Make me feel better
I wanna feel better
Stay with me here now
And never surrender

(Never surrender – Skillet)


Martedì 7 aprile 1931


Percival stava finendo di vestirsi.

Quella mattina avrebbe avuto lezione con la sua classe solo alle undici, ma preferiva arrivare prima per preparare l'aula, sfogliare le schede deggli allievi del corso di duello, e decidere se farli esercitare o andare avanti ed insegnare loro nuovi incantesimi.

Credeva che sarebbe arrivato in oraro come al solito, almeno finché Credence non fece irruzione nella stanza da letto facendo sbattere la porta.

Non appena Percival si girò a guardarlo vide che c'era qualcosa che non andava.

Era una sensazione di freddo, come gli era capitata solo poche volte nella vita, qualcosa di più profondo dell'istinto che gridava dentro di lui.

Non ebbe il tempo di chiedere "che è successo?" che Credence aveva sbattuto sul comodino il giornale.

-Stava per fuggire- disse solo.

In una frazione di secondo Percival sentì tutti i pezzetti del puzzle rimettersi insieme da soli: Credence era pallido e sconvolto, e l'unica conoscenza in comune che loro due avevano a cui si potesse adattare il termine "fuggire" era Grindelwald, per cui...

Percival ebbe la spiacevole sensazione di stare per svenire. Il mondo all'improvviso era distante, i suoni ovattati... stava respirando oppure no?

Si appoggiò al bordo del mobile da toletta e tentò di concentrare la sua attenzione sul primo oggetto a portata di vista: il pomello del cassetto del comodino; era così che gli avevano insegnato a fare quando sentiva avvicinarsi un attacco di panico, quando era ancora in ospedale perché quel bastardo schifoso figlio di...

-Non è fuggito, non è vero?- chiese inciampando nelle parole.

Credence scosse la testa.

-No, questa volta no. Ma santo cielo, quelli che volevano liberarlo sono arrivati dentro la prigione! Non sono arrivati a lui solo perché era nella torre più alta, ma... ma le guardie! Hanno dato dura battaglia alle guardie. Sono arrivati a tanto così, dal liberarlo. Hanno dichiarato di aver sentito la sua voce. Sul giornale assicurano che non è affatto difficile sentirlo anche da lontano a causa di fenomeni di acustica, ma... secondo me è una fottuta bugia. Gli sono arrivati vicino, Percival!-

Era chiaro perché Credence avesse un aspetto tanto scarmigliato: mentre parlava non aveva fatto altro che muoversi per la stanza, stropicciando alternativamente i suoi capelli o il colletto della camicia.

Percival si sentì stupido a prestare attenzione a certi dettagli, soprattutto quando si accorse che lui stesso era rimasto con la cravatta che non riusciva ad allacciare che gli penzolava ai lati del collo.

-Credence, va tutto bene. Non è fuggito. È ancora in prigione-

-Ma ci riproveranno-

-Non tanto presto, stai tranquillo. Adesso forse il governo tedesco lo trasferirà in segreto, oppure prenderanno ancora più precazioni per isolare la prigione. Non riproveranno tanto presto-

Percival sapeva che stava parlando per esperienza e non stava mentendo, però sapeva anche che stava tentando di rassicurarsi.

Credence prese un respiro profondo e finalmente si fermò.

-Sì, ha senso quello che dici tu. Ma prima o poi abbasseranno di nuovo la guardia, oppure i suoi seguaci assalteranno la prigione e le guardie non riusciranno a fermarli. E poi lui sarà di nuovo libero-

Percival non sapeva cosa rispondere. Avrebbe voluto chiamare in causa decine di ragioni logiche, ma la verità era che tutto poteva accadere, ed il pensiero di Grindelwald quasi libero lo aveva scosso più di quanto volesse ammettere.

Alla fine disse l'unica cosa di cui era assolutamente certo.

-Anche io ho paura, Credence-

Era la verità.

Non aveva senso mentire a sé stesso e mostrasi forte sicuro di sé se non lo era, e mentire a Credence equivaleva ad insultarlo.

Il suo compagno lo guardò un po' prima di parlare.

Percival poteva capire che Credence fosse sorpreso dalla sua ammissione, ma era meglio essere sincero.

-Davvero hai paura?-

-Sì. Non ho pausa di qualcosa di concreto, ma il ricordo di cosa mi ha fatto mi fa ancora paura. Non credo che riuscirò mai a superarlo completamente-

Vide Credence stringere i pugni ed aggrottare il viso in un'espressione che Percival non aveva ancora visto in lui.

-Grindelwald ha fatto del male a così tante persone-

Il tono sordo, basso, così freddo, sembrava solo il preludio di qualcosa che Percival cominciava a temere.

-Lo so, Credence-

-E allora perché non lo uccidono?!-

Ecco, era quello che Percival temeva.

Credence era sbottato con un astio che mai nessuno aveva visto in lui.

Ed una volta che era venuto fuori non c'era modo di fermarlo, proprio come una volta era accaduto con l'obscurus dentro di lui.

Percival non potè fare altro che stare ad ascoltarlo.

-Gli Stati Uniti hanno la pena di morte, in Inghilterra hanno i Dissennatori, ed in Germania gli Auror hanno molta più libertà di utilizzare gli anatemi mortali. Perché Grindelwald è ancora vivo?-

-Credence, mi dispiace. So che non potrai mai perdonare quello che ti ha fatto-

Credence feca un gesto con la mano come per scacciare qualcosa dall'aria.

-Non è per quello. Non è rancore verso di lui, Percival, è che non capisco perché maghi che hanno commesso crimini minori sono stati condannati a morte o al bacio dei dissennatori e lui no. Io sono stato condannato a morte, ricordi?-

-Credence, io...-

-Hanno mandato te a prendermi quando io non ero più una minaccia per nessuno, te lo ricordi? Quello che voglio sapere è perché, quando io ero inconsapevole delle mie azioni sono stato condannato senza nemmeno un processo, e perché invece lui che sa perfettamente quello che fa viene lasciato in vita, libero di fuggire di nuovo e libero di fare del male ad altre persone-

Percival non aveva mai sentito Credence alzare la voce in quel modo, mai aveva visto il suo viso prendere colore per la rabbia ed i suoi occhi bruciare di una fiamma distruttiva.

Quando Credence si fermò e rimase a guardarlo negli occhi Percival seppe che doveva scegliere bene cosa dire, perché in effetti quello che diceva il ragazzo era giusto; ciò che Credence non sapeva era che in certe circostanze essere nel giusto contava molto poco.

-Credence. Io lo so perché-

-E allora spiegamelo-

-Perché ucciderlo farebbe di lui un martire-

-Un martire? Che vuoi dire?-

-Riflettici. Lui è freddo, cinico e calcolatore fino in fondo, ma la maggior parte dei suoi seguaci sono degli invasati fanatici. Sono incontrollabili, e gli attentati del mese scorso lo dimostrano. Il fatto che siano stati disposti a tentare un attacco suicida per liberarlo lo dimostra-

Credence scrollò le spalle.

-Sarebbe un motivo in più per ucciderlo, così non potrebbe più guidarli-

In quel momento Percival odiò Grindelwald molto più di quanto lo odiasse già per averlo sequestrato e torturato.

Quelle erano cose con cui avrebbe fatto i conti, cicatrici che forse con il tempo sarebbero sbiadite.

Ma Percival non poteva tollerare che a causa di Grindelwald Credence fosse così arrabbiato da parlare a sangue freddo di uccidere.

In quel modo Grindelwald stava facendo del male all'uomo che lui amava e senza che Percival potesse fare nulla per evitarlo.

Se Grindelwald avesse avvelenato Credence, Percival non lo avrebbe mai perdonato.

Tentò di spiegare la ragione dietro quel modo di agire, sperando che Credence comprendesse.

-Smetterebbe di dare loro ordini diretti, ma i suoi ideali non morirebbero con lui. Se venisse giustiziato diventerebbe un martire per la causa, capisci? Uccidere Grindelwald vorrebbe dire scatenare una rabbia repressa da secoli. Sarebbe più pericoloso da morto che da vivo, perché tenerlo a marcire in prigione vuol dire ricordare ogni giorno la sua sconfitta, ed aver evitato la sua evasione vuol dire dimostrare di essere capaci di tenerlo sotto controllo. Dovrebbe fare perdere fiducia ai suoi seguaci-

Era né più né meno che la verità. Percival sperava con tutto il cuore che Credence la comprendesse e l'accettasse.

-Ma se riuscisse a fuggire?- insistette ancora.

-È un rischio che si deve correre, almeno finché non saranno state individuate e fermate a loro volta le persone a lui più vicine. In questo modo il suo "esercito" sarà allo sbando-

Credence scosse la testa. La tensione che lo aveva tenuto rigido fino a quel momento si allentò un po', per lasciare spazio ad una specie di stanca rassegnazione.

-Capisco il ragionamento, ma preferirei lo stesso che fosse morto-

Era ancora il veleno della rabbia che parlava per lui, e Percival decise di lasciarlo sfogare.

In realtà le parole di Credence avevano riacceso anche la sua indignazione, riportandolo ai tempi in cui per lui la giustizia era un ideale assoluto che troppe volte aveva visto scendere a compromessi.

-Sì, anche io preferirei così- ammise alla fine Percival -Fosse dipeso da me avrei organizzato un incidente. Una passaporta malfunzionante, una smaterializzazione mal riuscita... possono succedere tante cose, e vorrei che una fosse capitata a lui-

-Allora anche tu lo odi?-

Percival dovette respirare a fondo.

Senza accorgersene aveva iniziato a tremare, ed i sentimenti che provava erano gli stessi di quando era appena stato liberato dalla prigionia.

Paura, rabbia, una disperazione che era solo un abbisso nero a cui più si dibatteva per sfuggire e più si avvicinava.

-Sì, io lo odio. Odio tutto quello che ha fatto, non solo a me. Sarei un ipocrita se non ammettessi che vorrei vederlo impiccato. Ma so che esistono più motivi per tenerlo in vita che per ucciderlo, ed allora, nonostante i suoi crimini ed i miei sentimenti personali, che resti in prigione-

Credence gli scoccò un'occhiata strana, che Percival non riuscì a decifrare perché lui abbassò subito gli occhi.

Tanto per fare qualcosa, riprese a tentare di fare il nodo alla cravatta.

Dopo un paio di minuti e di tentativi falliti sentì di nuovo la voce di Credence alle sue spalle.

-Ed allora... allora io? So che a me toccerebbe la pena di morte se rientrassi negli Stati Uniti. Perché voler punire me a tutti i costi?-

Percival non si era aspettato una domanda del genere, e stava già abbastanza male anche senza dover fare i conti anche con quello.

Scosse la testa.

-Credence, lascia perdere-

-No! Devo saperlo- Credence fece un passo verso di lui -Per favore, Percival-

Sapeva che doveva dirgli la verità. Ne andava della fiducia che c'era tra loro e del rispetto che lui aveva per Credence.

Se anche la verità fosse stata brutta, Percival gliela doveva.

-Perché tu eri nessuno- non si fermò nemmeno quando Credence lo guardò come se lui lo avesse schiaffeggiato -Nessuno avrebbe mai protestato per la tua morte, o almeno nessuno di importante. La parola di un'Auror destituita dalle sue manzioni e di un britannico colpevole di aver turbato l'ordine pubblico non avrebbero avuto un gran peso-

Credence si fece pallido, gli occhi pieni di un dolore che non sarebbe riuscito ad esprimere.

La mano stretta a pugno tremava ma Percival non se la sentì di raggiungerlo per dargli un conforto.

La verità era che aver rievocato quella storia lo aveva fatto sentire sporco, perché sapeva perfettamente che, se quel giorno ci fosse stato lui nella metropolitana di New York dove si stava scatenando il primo obscuriale documentato degli Stati Uniti, sarebbe stato in prima fila a fare fuoco.

Il pensiero lo fece stare male.

Si sarebbe sentito un ipocrita se avesse tentato di confortare Credence, e se il ragazzo avesse voluto evitarlo Percival lo avrebbe compreso.

Gli si sarebbe spezzato il cuore ma lo avrebbe compeso.

Ancora una volta odiò Grindelwald perchè rischiava di portargli via Credence e la vita che avevano costruito insieme.

-Allora è così che funziona- disse Credence con voce sorda.

Non era una domanda, era solo un'amara constatazione che Percival non avrebbe potuto controbattere in nessun modo.

-Sì. È così-

-Ma non è giusto-

-No-

-E allora perché esiste la giustizia, se non è giusta?-

Percival sospirò. C'erano cose che lui avrebbe voluto dimenticare, dinamiche da cui si sarebbe voluto allontanare, ma forse non poteva proprio perché la sua vera natura era quella.

-Credence, la giustizia è un'ideale, e come tutti gli ideali è irragiungibile. Le leggi sono create dagli uomini per avvicinarsi il più possibile all'ideale, ma... ma come puoi vedere, non sempre ci riescono. Forse arriverà un giorno in cui gli uomini impareranno a vivere senza ammazzarsi a vicenda anche senza il deterrente delle pene, ma fino ad allora possiamo solo arrangiarci e tentare di fare del nostro meglio-

-Ed il vostro meglio è accanirvi su chi non può difendersi?-

Quello lo ferì a fondo. Troppo a fondo.

Se la stessa accusa fosse venuta da un'altra persona Percival non ci avrebbe nemmeno fatto caso, ma da Credence era insopportabile.

Lui era forte, ma non poteva sopportare una cosa del genere.

-Oh, no, per favore, non metterla in questi termini!- lo implorò.

-Sono gli unici che mi vengano in mente. E lo sai anche tu che è così-

Dovette abbassare lo sguardo perché non riusciva più a sostenere la rabbia ed il dolore negli occhi di Credence.

-Lo so. E vorrei cambiare le cose. E non posso. Posso solo limitare i danni-

Tornò a guardarlo.

Aveva paura di trovare rifiuto nei suoi occhi, ma l'incertezza era peggiore.

Credence si mordeva le labbra come faceva sempre quando era molto nervoso, e gli sembrò che avesse gli occhi lucidi.

Il bisogno di stringerlo tra le braccia per rassicurarlo era insopportabile, eppure Percival doveva resistere; era una scelta che spettava solo a Credence.

-Dimmi solo una cosa, Percival: se non fossi stato mandato tu, quattro anni fa, un altro Auror avrebbe mentito pur di riportarmi negli Stati Uniti?-

Era una domanda terribile a cui rispondere. La verità non la sapeva nemmeno lui.

-Non lo so. Dipende da chi fosse stato incaricato. Non so darti una risposta e credo che anche se potessi non ti servirebbe a nulla-

-Davvero non lo sai?-

-No, non lo so. All'interno del MACUSA ho conosciuto gli uomini migliori ed i peggiori. Quindi non lo so-

-Allora sono stato fortunato che abbiano mandato te-

Percival si concesse di provare una stilla di sollievo.

Forse era una cosa egoista, ma sapere che Credence non dubitava di lui gli aveva un po' allentato la morsa attorno al cuore.

Non si sentì di rispondere nulla ma lasciò tempo a Credence di assimilare tutto ciò di cui avevano appena discusso.

Avrebbe voluto solo attraversare la stanza, stringerlo tra le braccia e giurare sulla sua vita che avrebbe fatto l'impossibile pur di proteggerlo, ma non era il momento giusto.

Aspettò paziente, guardandolo ma senza forzarlo a stabilire un contatto.

Credence era una persona emotiva, nessuno lo sapeva meglio di Percival, ma da quando lo aveva conosciuto non lo aveva mai visto davvero arrabbiato.

Solo una volta, quando si erano appena conosciuti e Percival era stato meschino e si era meritato tutto il suo disprezzo.

Rivedere Credence in quel modo lo faceva stare male.

Era a testa bassa, che si mordeva le labbra, e stringeva con la destra il gomito sinistro, mentre con la sinistra stritolava qualcosa di invisibile.

Dopo un tempo che gli sembrò interminabile, finalmente Credence si rivolse di nuovo a lui.

-Scusa. Questa storia mi ha sconvolto- ammise, e Percival non poteva certo biasimarlo.

-Sì, è comprensibile. Sei ancora arrabbiato?-

-Non lo so. Credo di sì-

-Ne hai tutto il diritto-

-Davvero?-

-Certo. Non devi chiedere il permesso a me né a nessun altro-

Credence scosse la testa, poi fu lui ad attraversare la stanza per cercarlo.

Gli passò le braccia attorno al torace per stringere forte e nascondere il viso nell'incavo del suo collo.

Finalmente! Percival non aveva aspettato altro.

Lo strinse anche lui come avrebbe voluto fare fin dall'inizio, lasciando che i battiti dei loro cuori si cercassero per dire tutto ciòche per loro era troppo difficile.

C'era paura, certo, ma più forte era la determinazione ad affrontare le cose insieme.

Percival non gli promise che sarebbe andato tutto bene; sarebbe stato come prenderlo in giro.

Gli promise però che sarebbe stato sempre al suo fianco, come avevano giurato quando si erano sposati.

Tenendolo tra le braccia non sapeva come espimersi. Per Credence avrebbe combattuto più di come aveva fatto fino ad allora.

Perché Credence era la cosa migliore che fosse capitata nella sua vita e meritava di essere protetto da tutto.

Rimasero a stringersi per paura e per amore, per non perdersi e semplicemente perché in quel momento avevano bisogno di sentire la vicinanza uno dell'altro.

-E adesso come faremo?- chiese Credence senza staccarsi da lui -Adesso che sappiamo che potrebbe scappare di nuovo, come faremo a non vivere nella paura che, quando ci ritroviamo la sera, uno di noi due possa essere un impostore?-

Una fitta attraversò Percival dritto al cuore, perché no, sapeva che non avrebbe sopportato che Credence lo guardasse con la domanda "Sei davvero tu?" che leggiava nell'aria tra loro.

Perché anche quello? Non aveva già sopportato abbastanza dalla vita?

Doveva pensare ad una soluzione, ed alla svelta.

-Percival?-

Una soluzione c'era.

Allontanò il compagno da sé per guardarlo negli occhi.

-Esiste un incantesimo, Credence. Ci porterà via un po' di tempo, ma con quello saremo al sicuro-

-Allora dobbiamo farlo! Dobbiamo, Percival!-

-Sono d'accordo. Oggi prenderemo una giornata libera, va bene? Ne varrà la pena, perché francamente so che se uscissimo dalla porta di casa, quando torneremmo niente sarebbe più come prima-

-Sì, è così che mi sento anche io-

-Allora dobbiamo farlo. Dimmi cosa devo fare-

-L'incantesimo non è complesso, ma è molto potente perché è uno di quelli che richiedono sangue-

-Va bene-

Percival non si era aspettato niente di meno. Sapeva che Credence era coraggioso, e qualche goccia di sangue non lo avrebbe certo fermato.

-Andiamo-

***

Si tenevano per mano in cucina, mentre il calderone sul bracere bolliva a fuoco bassissimo.

Dall'interno proveniva un tintinnio metallico che avrebbe potuto essere allegro se non ne avessero conosciuto la vera causa.

Sulla mano sinistra di Credence, stretta nella destra di Graves, si notava il segno lasciato dall'anello adesso che se lo era tolto.

Percival continuava a passare il pollice sul segno che anche lui aveva all'anulare sinistro.

Era stato strano togliersi la fede, e solo in quel momento aveva realizzato quanto fosse familiare la sua presenza e quanto gli mancasse averla indosso.

-Con questo saremo al sicuro, non è vero?-

-È la soluzione migliore che ho trovato. Sì, questa è una prova impossibile da falsificare-

Credence annuì, ma ancora non lasciò la sua mano.

Sul polpastrello dell'indice la pelle appena guarita con l'essenza di dittamo era molto sensibile, ed ogni tanto lo faceva trasalire se gli capitava di urtare.

Gli unici rumori tornarono ad essere lo scoppiettio del fuoco, il tintinnio metallico dentro il calderone, ed i loro respiri nella stanza.

-Come hai imparato questo incantesimo?- gli chiese Credence, forse solo per ammazzare il tempo.

-Quando sono entrato nei reparti speciali. La paura delle spie era molto alta dopo la guerra civile, ed allora tutte le matricole auror avevano questo incantesimo sulla medaglietta di riconoscimento-

-Tu ce l'avevi? Ed allora come ha fatto Grindelwald a prenderla?-

-Non l'ha presa. Una volta fuori dai corpi speciali e nella mia posizione non avevo bisogno di controlli così severi. Ma forse sarebbe stato meglio aver mantenuto quella prassi, dato come sono andate le cose-

Percival sentì Credence stringerlo appena più forte.

Sapeva che cercava di rassicurarlo, ed allora strinse anche lui.

Non voleva perderlo. Non l'avrebbe perso, giurò a sé stesso.

-Però è efficace-

-Sì, la tipica soluzione pragmatica americana: veritaserum, una pozione urticante, il suo antidoto ed il sangue dell'interessato-

-Ed un oggetto personale che possa assorbire la pozione, in modo che non possa essere indossato da nessun altro che il proprietario a meno di non voler incorrere in una fattura urticante- completò Credence -Ingegnoso, davvero. I miei complimenti agli auror americani che l'hanno inventata-

Percival rise piano.

-Lo sai che hai appena fatto i complimenti a tuo suocero?-

Credence sussultò e si girò verso di lui.

-Davvero? L'ha inventata tuo padre?-

-Eh, sì. Proprio lui: Robert Graves-

Per la prima volta Perival provò un po' di nostalgia per il genitore.

Le tipiche cose non dette tra padre e figlio.

Scosse la testa.

-Sarebbe fiero dell'uso che ne stiamo facendo. È lui che mi ha insegnato a sapermi difendere in ogni circostanza. Senza di lui sarei finito molto peggio e molto prima di Grindelwald-

-Allora dovrei ringraziarlo anche io, se tu sei qui con me adesso-

Dal calderone proveniva un ticchettio più rapido adesso, segno che la pozione era quasi completamente penetrata negli anelli.

Una volta completato l'incantesimo nessuno avrebbe potuto indossarli a parte loro due, ed aggiungere il sangue di entrambi era stata un'idea di Credence per poterli eventualmente scambiare e poter fare un'altra prova.

-E se il governo avesse insabbiato la sua fuga per non diffondere il panico?-

Chiese Credence.

Percival dovette pensarci. Adesso che la prima ondata di emotività era passata riusciva di nuovo a riflettere a mente lucida.

-No, non sarebbe stato possibile insabbiare: Grindelwald o uno dei suoi avrebbero fatto sapere che lui ce l'aveva fatta ad evadere. Magari sarebbe sparito per molto tempo come ha fatto dopo- esitò, con un accenno di paura che rischiava di trapelare dalla sua voce -dopo la prima volta, ma stai certo che l'avrebbe fatto sapere-

Credence annuì convinto.

-Va bene. L'importante è che, se mai dovesse riuscirci, non potrebbe più ingannarci-

-No. Non potrebbe più-

Per la prima volta Percival si sentì sicuro di quello che diceva.

Nel calderone il tintinnio era cessato, segno che non era rimasto più liquido in cui gli anelli potessero muoversi.

Percival si sporse oltre il bordo per controllare e Credence fece lo stesso.

Il ragazzo stava per allungare la mano per prenderli, ma Percival lo bloccò dal polso.

-No, non puoi. Hai idea di quanto possano bruciare adesso? E non posso raffreddarli con nessun incantesimo o potrebbe interferire con quello principale. Dobbiamo avere ancora un po' di pazienza, enfant terrible-

-D'accordo, non li toccherò. Però potrebbero volerci delle ore, lo sai, non è vero?-

-Certo che lo so. Ma ormai abbiamo la giornata libera, dico bene?-

-Eh, sì... ormai siamo liberi... ehi, ci prendiamo una vacanza?-

Percival lo guardò senza capire.

-Una vacanza?-

-Sì. Improvvisiamo ed andiamo in qualche posto. Insieme, tanto per non perderci di vista ma senza stare qui a contare i minuti-

La proposta era fatta con il giusto equilibrio di entusiasmo e buonsenso, e Percival pensò immediatamente che sarebbe stata un'ottima idea uscire a prendere aria.

-Hai ragione, stare fuori ci farà bene. Dove andiamo?-

Credence sorrise e riprese le mani tra le sue.

-Sorprendimi- gli disse solo.

Non si rendeva conto di quanto il suo gesto fosse stato importante: aveva lasciato a Percival la decisione, e dunque si fidava di lui.

Per Percival la fiducia di Credence contava più di tutto il resto del mondo.

Ora sapeva dove voleva portarlo.

-Vestiti pesante, perché dove andiamo farà freddo-

Credence annuì senza domandare nulla, e poco dopo entrambi, con sciarpa e cappotti pesanti, si erano smaterializzati.

Al loro ritorno gli anelli non sarebbero stati più incandescenti ed avrebbero potuto indossarli di nuovo, e per il momento ognuno dei due non aveva nessuna intenzione di separarsi dall'altro.

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Nel Cerchio della Strega


Ecco: era QUESTO il capitolo che volevo scrivere davvero!

Qualcosa che mi riportasse ai tempi ed alle atmosfere del Percival Graves di "Iniquity" ma con Credence al suo fianco stavolta.

E con Grindelwald presente anche se non sulla scena.


Robert Graves esiste davvero: è uno scrittore.


Grazie a chi segue la storia con tanta pazienza.


Lady Samhain


  
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